Anime & Manga > Saiyuki
Segui la storia  |       
Autore: MLR    06/08/2022    0 recensioni
“Sanzo risponde con un verso che lascia intendere di non stare davvero ascoltando mentre sbuffa una nuvola di vapore bianco. La sigaretta elettronica stretta in una mano, era passato da quelle vere a quelle elettriche un paio di mesi dopo avere deciso di vivere insieme. Sanzo diceva perché era da stupidi continuare a spendere così tanto, non perché gli importasse di crepare prima del tempo, queste erano state letteralmente le sue parole.
Goku ripensa alla prima volta in cui l’aveva visto inalare dall’apparecchio elettronico, il soffio bianco che era uscito dalle sue narici gli aveva dato uno strano aspetto, come un drago appena risvegliatosi dal suo eterno dormire. Forse era davvero così. Sanzo da sempre dava l’impressione a tutti di essere questo strano essere millenario che si ripresentava in varie forme ogni cento anni circa. Goku lo sapeva, il loro incontro non era stato per caso; o così amava pensare."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3 - Cinque Anni Prima

 

“Il più grande errore è credere che l’uomo abbia un’unità permanente. Un uomo non è mai uno. Continuamente egli cambia. Raramente rimane identico, anche per una sola mezzo’ora.” George Ivanovitch Gurdjeff

🀆

 

Il secondo giorno la nausea è svanita. Goku salta giù dal letto con l’energia di chi spera di vendere ancora e ancora. Mentre faceva la doccia la sera prima il pensiero delle commissioni sulla vendita era apparso dentro la sua testa ed improvvisamente la semplice euforia d’avere venduto un pezzo così velocemente aveva aggiunto quel bonus inaspettato. Chissà quanto poteva guadagnare in un mese solo.

Goku divora la colazione, lava i denti ed indossa il berretto di lana, il paesaggio fuori è grigio e cupo e la neve sembra essersi completamente sciolta, alcune montagnette negli angoli cercano di resistere alla pioggia ma questa sciacqua via ogni cosa lasciando le strade pulite.

Il tragitto per lavoro è affollato e claustrofobico come sempre e Goku si ritrova ad affrontare il tragitto in metro schiacciato contro un palo o con lo zaino di qualcuno schiaffato contro il viso. Lui ci prova con tutte le sue forze a reclamare l’attenzione della gente per chiedere di mettere lo zaino per terra ma il suo animo pacifico alle volte lo trattiene e finisce spesso per sopportare interi tragitti soffrendo. 

“Hey, non lo vedi che non c’è spazio qui? Metti giù quella roba adesso.” Goku inarca le sopracciglia sorpreso. Preoccupato che il suo subconscio alla fine abbia tirato fuori quella frase dalla propria bocca senza accorgersene. Quando l’uomo davanti a sé finalmente toglie lo zaino dalle spalle e lo piazza per terra tra le proprie gambe, il volto di Gojyo si presenta sotto la luce tremolante del vagone. 

“Hey! Goku, giusto?” Il rosso fa cenno di saluto con il mento e Goku rimanda altrettanto impossibilitato a muoversi, dovranno mantenere le distanze per il momento.

“Giusto, Gojyo?” Il rosso annuisce confermando il nome.

“Vedo che sei sopravvissuto al primo giorno nella galleria. Com’è andata?” Scherza il più alto cercando di farsi appena più spazio in quel minuscolo anfratto vitale creatosi tra una vecchia signora seduta e due giovani alti quanto lui.

“Credo sia andata bene, sarò in fase di prova per i prossimi tre mesi ma al momento il lavoro sembra interessante. Ovviamente è solo il primo giorno e non ho nemmeno conosciuto il resto del team. Ho lavorato soltanto con Sanzo, voi due siete amici?” Chiede ricordando il rosso ed il biondo allontanarsi per il pranzo assieme.

“Amici è una parola grossa, il vero amico in comune è Hakkai ma sopportiamo le personalità l’uno dell’altro, mettiamola così.” Gojyo ride cercando di dare una descrizione che abbia un senso a quello strano trio che cerca d’incontrarsi ogni giorno a pranzo. Se dovesse davvero riflettere sul perché, non sarebbe capace di rispondere. Una strana forza di gravità li aveva uniti, come se non avessero davvero mai avuto scelta. Era inevitabile che dovessero conoscersi ed era inevitabile che dovessero passare del tempo assieme. Difficile da spiegare ad un estraneo sul treno delle sette e mezza.

“Oggi dovresti conoscere Dokugakuji, gli dirò di trattarti bene allora.” 

“Si, credo di avere letto il suo nome in uno degli armadietti. Conosci anche lui?” Domanda Goku dando un’occhiata verso fuori dalla finestra del vagone per assicurarsi di non mancare la propria fermata.

“Si, è mio fratello maggiore.” 

Goku offre un’espressione sorpresa ed annuisce, un po’ di circostanza non sapendo bene come continuare da quel punto ma il rosso rincalza con altre domande che rompono un po’ il ghiaccio tra i due.

“Hey, dovresti venire a pranzo con me e Hakkai oggi. Sanzo non c’è, ti facciamo vedere un po’ la zona e ci racconti un po’ di te.”

Goku annuisce. “Si, perché no!” Esclama sorridendo, non gli è mai dispiaciuto conoscere nuove persone e di sicuro non potrà che aiutare conoscere la zona. 

Una voce all’improvviso li avverte entrambi della prossima fermata e i due scendono insieme dal treno, districandosi nella valanga di gente che sembra arrivare da tutte le parti della piattaforma.

“Ti va di camminare? Sono letteralmente due fermate.” Chiede Goku indicando il segnale dell’uscita sopra le proprie teste. Gojyo ride e concorda con la decisione del più basso incamminandosi poi dritto verso le scale mobili.

Quando finalmente raggiungono l’esterno, Goku prende una boccata d’aria e solo allora nota Gojyo accendere una sigaretta. Il fumo grigio è pungente contro l’aria gelida di Dicembre.

“Credo di avere capito allora cosa vi lega tu e Sanzo.” Scherza Goku accennando alla sigaretta tra le mani del rosso.

“Ora che ci penso finisce per scroccarle spesso.” Ride Gojyo.

***

Sanzo solleva la schiena lentamente massaggiando una delle spalle ed il collo. Gli ci vogliono dieci interminabili minuti di dolore per mettersi in piedi ed assicurarsi che la schiena non si spezzi. Ha decisamente dormito meglio, nel senso che non ha mai finito per svegliarsi e non ha sentito alcun suono provenire dalla camera di Komyo. Eppure non è stata una notte così tranquilla. Sanzo ha sognato tanto, ne è abbastanza sicuro ma non riesce a ricordare niente. Chiude gli occhi e aggrotta le sopracciglia sforzandosi di ricordare qualcosa, ma nulla.

Mentre prepara un lunghissimo caffè Americano alcuni dettagli sbrecciano dentro la testa ma appena cerca di aggrapparsi ad uno di questi, ecco che il ricordo si volatilizza. Era qualcosa a che fare con Komyo. No, forse non era Komyo. Forse era se stesso? Il volto di Komyo compare e poi il suo si manifesta, entrambi contratti dal dolore. Entrambi… feriti?

Sanzo guarda la tazza di caffè tra le mani, quanto tempo è rimasto a fissarla? Scuote il capo e si trascina nel corridoio che conduce alla camera da letto. La apre lentamente per controllare che il padre sia ancora vivo. Si premura che respiri. Chiude la porta alle spalle. Risale il corridoio e torna in salotto piazzandosi dietro la scrivania. Inforca gli occhiali, accende il portatile e finalmente da la prima sorsata al caffè nero. Compiaciuto di quel traguardo e della pace di quel mattino, Sanzo osserva il cielo azzurro fuori la finestra prima di buttarsi sulla stesura del libro su cui lavora ormai da circa cinque anni. In sua difesa, ci sono stati così tanti cambianti negli ultimi anni da avere rallentato notevolmente quel processo di scrittura. Riportare tutte le annotazioni accumulate in una vita intera non è stato facile. 

Le prime ore della mattinata volano e quando solleva lo sguardo per cercare l’ora nell’angolo destro del computer, le dieci e mezza del mattino lo avvertono che è ora di mangiare qualcosa e preparare uno straccio di colazione per lui e per Komyo, sempre che questo non dorma ancora. Gli duole tremendamente ammetterlo ma stargli dietro è un lavoro a tempo pieno e nel suo unico giorno libero vorrebbe soltanto dedicarsi alla lettura ed al suo libro.

Prima di alzarsi dalla sedia, connette il computer alle casse ai lati di esso e accende in sottofondo una playlist di canti buddisti, gli erano sempre piaciuti, sin da bambino. Il volume è basso, appena udibile, non vuole disturbare il genitore nell’altra stanza.

Sanzo torna a sbirciare nella camera da letto, Komyo è già sveglio, seduto nella poltrona accanto al letto, deve essere riuscito a trascinarsi. 

“Buongiorno Sanzo.” Lo saluta il padre adottivo.

“Ti ho svegliato?” Risponde il biondo avvicinandosi cauto, non è mai troppo sicuro delle reazioni dell’altro. Eppure Koumyou questa mattina lo sorprende di nuovo, il viso è rilassato e gli occhi brillano di quella lucidità che Sanzo riconosce immediatamente.

“No, ero sveglio già da un po’ ma non volevo disturbare la tua scrittura mattutina. Come sta andando il libro?” La voce di Komyo è un piacevole toccasana. Sanzo ha bisogno di alcuni istanti per convincersi di non stare dormendo. Il padre è nuovamente sul pianeta terra. Conversa con lui come se nulla fosse accaduto.

“Ah… ahm.. grazie. Credo.” Nemmeno lui è certo di cosa rispondere. “Hai fame?” 

Koumyou annuisce sorridendo, le braccia fanno leva sui braccioli della poltrona e prima che Sanzo possa fare nulla per fermarlo o aiutarlo il padre adottivo si alza in piedi. Dritto come una canna senza nessuna esitazione. Sanzo rimane basito, non ricordava neppure che Koumyou fosse alto appena più di lui. Il tempo sembra tornato indietro a quando era bambino ed il padre adottivo era tutto il suo mondo. Non aveva mai avuto paura di niente in sua presenza. Il biondo fa un passo indietro, come per dare spazio all’altro e per un secondo i sogni della sera prima si riaffacciano dentro la sua testa e si proiettano nel mondo attorno a lui. Per un secondo o nemmeno una frazione di secondo, Koumyou è davanti a lui ma i suoi vestiti sono completamente diversi. Prima di battere le ciglia Koumyou è un monaco buddista e subito dopo avere riaperto gli occhi Koumyou ha addosso la solita vestaglia di casa annodata sul davanti.

Scombussolato da quello scambio di corpi e vestiti, Sanzo stringe i denti impaurito che anche lui sia sull’orlo di un collasso mentale. In silenzio esce dalla camera e si muove spedito verso la cucina.

“Eggs on toast?” Chiede ad alta voce per farsi sentire dall’altro senza avere il coraggio di voltarsi indietro per paura che la sua testa lo prenda in giro di nuovo.

“Si, grazie.” Risponde di rimando Koumyou, può sentirlo muoversi per la camera e rifare il letto. Le ore successive sono un susseguirsi di conversazioni surreali e sensazioni al di fuori dalla realtà. Un po’ come essersi risvegliati in un episodio di The Twilight Zone. Sanzo non può fare a meno di tenere gli occhi incollati sul genitore il quale dopo avere fatto colazione si è immediatamente candidato per fare i piatti e persino uscire per fare una spesa decente.

Sanzo alza lo sguardo sull’orologio, chiedendosi quanto durerà quel sogno.

***

Goku osserva l’orologio appeso al muro e lo stomaco brontola conscio dell’ora di pranzo che scatterà tra meno di dieci minuti. La mattinata è volata, il collega appena conosciuto sembra un chiacchierone con cui conversare facilmente. Essendo questo il fratello di Gojyo, ci ha tenuto a mortificarlo raccontando vecchie storie di quando erano bambini e ragazzini. I due hanno avuto decisamente un’infanzia movimentata ma anche divertente per certi aspetti.

Poi è stato un bel susseguirsi di clienti interessati a comprare e Goku ha sfruttato quell’occasione per ascoltare tutte le conversazioni iniziate da Dokugakuji ed imparare qualche fatto interessante o imparare qualche tecnica di persuasione.

Eppure ecco che finalmente l’ora scatta e Goku cerca immediatamente lo sguardo del collega il quale sbotta in una risata “Vai, vai.” Il più giovane non se lo fa di certo ripetere due volte. Corre a prendere parka e cappello e corre fuori. Non appena mette un piede fuori la porta, due voci reclamano la sua attenzione.

“Hey, Goku! Siamo qui!” Una voce lo spinge sulla destra sino a quando non vede Hakkai e Gojyo, quest’ultimo tiene una mano alzata per segnalare la propria posizione.

Hakki e Gojyo introducono il nuovo membro nella loro tana, la piccola caffetteria dove si ritirano ogni giorno per pranzo, i baristi ormai li riconoscono subito appena entrano e l’atmosfera è accogliente. Goku sceglie di tutto, affamatissimo e curioso di provare ogni panino o fetta di torta.

Pagato, ritirati i caffè e finalmente seduti con ognuno la propria scelta per pranzo, i tre conversano con una piacevole familiarità e con una certa naturalezza. Non sono troppo timidi, la chiacchiera arriva velocemente e in meno che se ne accorgano si ritrovano a scherzare come se si conoscessero da tempo.

“Quindi, dicci di te Goku. Cosa ti porta a lavorare nella galleria e come sei arrivato qui?” Hakkai ha un volto spesso sorridente e gentile ed il suo modo di parlare è eloquente e deciso, difficile dirgli di no.

“Non che ci sia molto da raccontare o comunque non abbastanza.” Comincia Goku abbassando lo sguardo sul gigantesco cinnamon roll. Gojyo ed Hakkai sembrano non capire. Il moretto prende un morso, mastica, deglutisce e solo dopo quella lunga attesa finalmente chiarisce. “Non sono molto sicuro di come sia arrivato qui, nel senso che non ricordo praticamente nulla dei miei primi sedici anni di vita. Da quel che mi è stato raccontato, sono nato in Sud Korea ma la mia famiglia mi ha dato via in adozione ad una famiglia Cinese. Poco dopo avere compiuto sedici anni la mia famiglia adottiva decise di trasferirsi in Europa, non so per quale motivo scelsero di prendere una nave, onestamente non ho mai capito il senso. Morale della storia, la nave colò a picco ed io sono uno dei pochi sopravvissuti, naturalmente rimasto in coma per circa due anni e mezzo. Quando mi sono risvegliato qui a Londra non avevo alcun ricordo e tutt’oggi non ho idea della mia vita prima del risveglio. Per questo ho un accento da north-london, per certi versi è come se fossi nato per la prima volta a diciotto anni.” Goku alza lo sguardo verso gli altri due presenti soltanto alla fine di quel racconto e solo allora si accorge del volto scioccato di Gojyo e del sorriso pietrificato di Hakkai. “Intendevo come sei arrivato qui.. da casa…”

“Cosa? Oh! Intendevi… oh damn! Scusatemi, ho frainteso la domanda!” Goku nasconde gli occhi dietro una mano imbarazzato per l’avere esposto all’improvviso quel tragico passato che i due non avevano richiesto.

“Come puoi raccontare una cosa del genere con tanta leggerezza?!” Sbotta il rosso.

“Non fa niente.” Cerca di mitigare Hakkai sorridendo imbarazzato. “È decisamente una storia incredibile, da ascoltare magari una sera dopo avere alzato il gomito.”

Gojyo sbotta in una risata e così segue Goku gettandosi sul proprio pranzo, le guance rosse non riescono a nascondere il totale imbarazzo.

“Vivo a Limehouse adesso. Di solito esco a Green Park e faccio un pezzo a piedi o a volte cammino da Westminster, dipende dalla giornata.” Il più giovane cambia discorso - o semplicemente lo riporta dove avrebbe dovuto essere. “E voi? Come vi conoscete?”

“Questa è decisamente una storia da raccontare solo in presenza di litri di alcool!” Scherza il rosso lanciando uno sguardo ad Hakkai il quale butta gli occhi al cielo.

“È meno eccitante di quello che vuol farti credere.”

“Raccontala tu allora!” Lo incalza Gojyo.

“Andrò con la versione breve e sarò felice di soffermarmi sui dettagli una sera dopo il lavoro. C’è un pub dietro la galleria.” 

“Ho visto un Be at One nella strada opposta.” Aggiunge Goku ma gli altri due lo interrompono subito.

“Oh no.. Gojyo non può più entrare al Be at One… in tutti i Be at One di Londra. O perlomeno non fino a quando non assumeranno nuovo personale femminile.” Hakkai lancia un’occhiata di rimprovero all’amico ma il rosso ride. “Non è colpa mia! Sono le ragazze che mi cercano!”

“Mi eri sembrato un po’ un pervertito ma non credevo di averne conferma così presto.” Goku rincara la dose.

“È molto peggio.” Aggiunge Hakkai con un’aria dispiaciuta sul viso, come se avesse in qualche modo fallito lui stesso nel prendersi cura di Gojyo.

“Hey, non sei mica mia madre! Smettila con la lagna e racconta.” 

“Va bene, va bene.” Hakkai ritorna al suo racconto. “Gojyo ed io ci conosciamo durante gli anni dell’Art College. Seguivamo lezioni diverse. Storia dell’Arte per me e Disegno e Scultura per lui. Immagino avrai già capito l’antifona con lui.”

“Era lì solo per le ragazze?” Chiede Goku. Gli altri due presenti annuiscono all’unisono.

“Ovvio che ero lì solo per le ragazze, dovresti vedere la tavole che disegnavo. Il mio professore continuava a dire che fossi un genio incompreso… lungi da me rinnegare le sue parole!” Il rosso ride.

“Abbiamo diviso un’appartamento insieme all’inizio  ma dopo circa un anno ho dovuto trovare un posto da solo. Con Gojyo era solo un via vai di ragazze. Ho dunque dovuto prendere la dura decisone di salvare la nostra amicizia e lasciarlo da solo in compagnia delle povere malcapitate. Altrimenti sarei finito in galera per omicidio. Per diamine se sai essere rumoroso.”

“Da dove arriva tutto questo risentimento improvviso? Sono passati oltre nove anni ormai.” Gojyo sbotta e Goku cerca disperatamente di trattenere una risata. “Inoltre, sei veramente un codardo a lasciare fuori il vero motivo per cui decidesti di lasciare. Ti sei forse dimenticato del periodo in cui eri un tantino ossessionato con il gioco e non avevi più soldi nemmeno per pagare l’affitto? Quante volte ho dovuto coprirti?”

Hakkai nasconde lo sguardo dietro la tazza di caffè gigante fingendosi non curante di quel commento. Goku rimane sorpreso dalla naturalezza con cui i due sembrano battibeccare mettendo a nudo il loro passato ed i loro problemi senza ferirsi. Un’amicizia al di fuori lo spazio e di cui lui piuttosto non è mai riuscito a vantarsi. Forse per via degli anni passati in coma e della totale sensazione d’essersi perso, Goku non è mai riuscito a legarsi davvero con nessuno. Eppure non appena quel pensiero si fa largo, per qualche ragione la chiamata della sera prima di Sanzo spazza via quell’insicurezza. La curiosità quindi si fa subito largo. “Hey, come conosci Sanzo?”

“L’ho conosciuto circa sei anni fa. Come Gojyo stava dicendo, ho avuto un periodo difficile in cui non riuscivo più a controllarmi e ho preso la dura decisione di ritirarmi in un centro speciale per chi soffre di dipendenza o in generale ha bisogno di aiuto per schiarirsi le idee.” Hakkai cerca di essere il più vago possibile, conscio della vita privata di Sanzo e della difficile situazione in cui si trova. Lo conosce troppo bene da sapere che non vorrebbe la compassione di nessuno.

“Sanzo ed io ci siamo conosciuti lì e per certi versi lui è stato anche un grande aiuto nella mia riabilitazione. Dopo il centro abbiamo lavorato insieme in HMV, il negozio di DVD ed album sulla via principale ed ho sempre trovato affascinante il suo modo di affrontare la vita. Sprezzante ed allo stesso tempo perfettamente consapevole delle proprie responsabilità.”

Tra i tre cala il silenzio. Gojyo volge gli occhi su Hakkai e poi cerca lo sguardo di Goku. “Un maniaco psicopatico.” Riassume il rosso.

“In buona sostanza? Si, certe volte gli vuoi mettere le mani addosso ma si finisce per sopportare nella speranza di ascoltare qualche sparuta perla di saggezza.” Hakkai sorride mortificato da se stesso per il ritratto orribile che ha appena presentato a Goku eppure quest’ultimo non sembra sconvolto, al contrario gli occhi color miele sono curiosi e genuini. Gli stessi occhi scorgono alle spalle dei due interlocutori l’orologio appeso alla parete. L’ora del pranzo è finita da un pezzo.

“Fuck! Oddio è tardissimo!” Esclama Goku raccattando le sue cose, la bottiglia di lucozade e sparendo oltre la porta.

***

“Fuck!” Sanzo geme di dolore all’ennesimo colpo di martello contro il muro che questa volta invece di colpire la testa del chiodo schiaccia il dito del biondo. Istintivamente porta questo alle labbra succhiando l’indice immediatamente gonfio.

“Dovresti metterlo sotto l’acqua fredda.” Koumyou lo guarda dal basso reggendo con le braccia la scala a pioli su cui Sanzo si è arrampicato per montare alla parete l’ennesima mensola su cui collezionare libri. Questa volta era stato diverso però, Koumyou aveva insistito che i due montassero insieme una mensola specifica per i cinque sutra che avevano collezionato durante i loro viaggi.

“Non è niente. Passami quello.” Il biondo accenna con il mento uno dei sutra abbandonato sul divano. Koumyou consegna il prezioso manoscritto all’altro e questo lo poggia sulla mensola appena montata. “Dovremo comprare un vero e proprio supporto, altrimenti non si vedranno mai dal basso.”

“Per il momento andrà bene.” Commenta criptico il padre consegnando gli altri quattro. Sanzo cerca di posizionarli in un modo consono o con qualche straccio di composizione estetica ma quando finalmente abbandona la scala e fa qualche passo indietro per osservare il proprio lavoro, la delusione è evidente. “Non si vede niente!” Sbotta aprendo le braccia.

“Va bene così per il momento. Ordinerò delle vetrinette.” Koumyou sorride con le braccia incrociate al petto e gli occhi puntati verso la mensola. Sanzo osserva il genitore chiedendosi ancora una volta quanto durerà quella farsa. Da un lato è felice e sollevato di vederlo rinsavito, in forze e il Koumyou che conosceva e che adorava da bambino ma allo stesso tempo una voce dentro la testa continua a dirgli di non fidarsi e di non rimanere nuovamente ferito se dovesse avere una ricaduta. Il biondo scuote il capo cercando di cacciare quel dolore al petto che ha conosciuto e visto tante volte. L’illusione del miglioramento e poi la ricaduta repentina.

Sanzo apre il pacchetto di sigarette poggiato sul bordo della finestra ed estrae due di queste. Una per lui ed una per Koumyou. I due siedono entrambi sul bordo con il freddo dell’inverno che investe i volti pallidi. Le gote di Sanzo diventano rosse in fretta mentre Koumyou sembra immune a quella temperatura gelida.

“Stavo pensando.. forse dovresti prendere il letto per stanotte. O fare dei turni da questo momento in poi fino a quando non troviamo una sistemazione più grande.” Koumyou inizia quella conversazione dal nulla tra una boccata e l’altra. Gli occhi ametista guardano il padre adottivo e poi scrutano le luci delle macchine per le strade. La luna piena incombe sulle loro teste. 

“No. Tu ne hai più bisogno, io posso resistere un po’ più a lungo.” Il biondo non da occasione di scelta.

“Insisto.” Koumyou non lascia spazio al compromesso e Sanzo lo conosce troppo bene, quel tono lo ha sentito tante volte quando era bambino e ragazzo. Se Koumyou prendeva una decisione, non c’era verso per lui di fargli cambiare idea. Solo che non riesce a fidarsi. Non che lo avesse mai recluso nella camera da letto, la porta è sempre stata aperta ma il saperlo nella stanza più lontana dal salotto lo ha sempre fatto sentire più al sicuro. La situazione opposta non gli farebbe chiudere occhio e dunque sarebbe quasi uno spreco dormire sul letto comodo.

“Non ho più quindici anni. Dormirò sul divano come sempre.” Sanzo emula il tono deciso di Koumyou ed aspira l’ultima boccata dal mozzicone schiacciandolo poi in una tazza vecchia e rotta usata per lungo tempo come posacenere. Non si era mai convinto a comprarne uno.

Mentre si allontana dalla finestra, può sentire lo sguardo del genitore perforagli le spalle e persino una strana aura d’astio. Sanzo si volta per invitarlo a rientrare e chiudere la finestra ma Koumyou sembra non sentire. Gli occhi del padre tornano ad osservare il cielo e poi scivolano sulla strada sotto di lui. Il corpo s’incurva appena nel vuoto e gli occhi ametista immaginano immediatamente il peggio. Sanzo muove un passo nella sua direzione ma prima che possa aprir bocca Koumyou ritorna dentro e chiude la finestra.

“Va tutto bene?” Domanda ingenuamente osservando l’espressione trafelata di Sanzo il quale ingoia il magone di terrore ed annuisce silenziosamente. Le mani gli tremano. “Vado a fare una doccia.” 

Silenziosamente si rinchiude in bagno cercando il proprio riflesso nello specchio. L’espressione non è cambiata, un velo di terrore si nota negli occhi ed insieme ad esso uno strano ed improvviso formicolio alle mani. I polmoni che si restringono. Quanti anni erano passati dall’ultimo attacco di panico?

Eppure quel vortice di emozioni è interrotto dalla vibrazione del proprio smartphone nella tasca dei jeans. Sanzo deglutisce un paio di volte per calmarsi e quando lo schermo si accende sul nome di Goku, un suono nella testa improvvisamente spegne tutti quei sintomi. Il biondo scivola il dito sul tasto rosso e porta il telefono all’orecchio dando le spalle al proprie riflesso e poggiando il proprio peso contro il lavandino.

“Hey! Ho fatto un’altra vendita!” La voce del nuovo collega è così forte da rimbombare nel bagno.

“Ehm.. cosa?” La voce di Sanzo si affaccia rauca ed incerta.

“Oddio stavi dormendo? Scusami, non volevo disturbarti.” 

Il biondo si schiarisce la gola e scuote il capo dimentico come sempre che l’altro non possa vederlo.

“No, no. Sono solo sorpreso della chiamata.” Risponde con sincerità.

Goku cammina lungo the Mall con le mani nelle tasche per tenerle al caldo e delle cuffie auricolari nelle orecchie. Il cavetto bianco è incastrato sotto i vestiti.

“Oggi sono stato a pranzo con Gojyo ed Hakkai, sembrano simpatici.” Ride il più giovane e Sanzo sbuffa una mezza risata insieme a lui. “Oh no, ti hanno catturato?” Domanda scatenando l’ennesima risata nel moro.

“Già, ma mi hanno raccontato un paio di storie divertenti.” 

Sanzo butta gli occhi al cielo cercando il bordo della vasca per sedersi con più comodità, completamente dimentico di Koumyou, dell’attacco di panico di pochi secondi prima e del mondo intero. Chiuso in quel bagno di appena tre metri-quadri, la voce del nuovo collega riempie ogni spazio e tutte le cellule del corpo e della mente di Sanzo. Di colpo non c’è spazio per la paura o per nascondersi. All’improvviso l’intero universo è riverso dentro quel telefono e la voce di Goku apre una grande voragine dentro cui viene risucchiato.

Passano i minuti e le ore e i due chiacchierano per tantissimo tempo e Sanzo continua a chiedersi quando è stata l’ultima volta in cui ha potuto parlare così liberamente con qualcuno. Quando è stata l’ultima volta che una chiamata così inattesa fosse la fonte di un sorriso celato.

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saiyuki / Vai alla pagina dell'autore: MLR