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Autore: Aliseia    06/08/2022    2 recensioni
Prosegue il nostro viaggio nei ricordi di Albus e Gellert. Il tramite una delicata ampolla dove Gellert ha nascosto la memoria rubata di entrambi. I nostri occhi sono quelli di un incredulo Albus.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The First Picture Of Summer'
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Fandom: Animali Fantastici e dove trovarli – I Segreti di Dumbledore..
Genere: Romantico
Personaggi: Albus Silente; Gellert Grindelwald
Pairing: Albus/Gellert
Note: Prosegue il nostro viaggio nei ricordi di Albus e Gellert. Il tramite una delicata ampolla dove Gellert ha nascosto la memoria rubata di entrambi. I nostri occhi sono quelli di un incredulo Albus.
Dedica: a Miky. Bombi e fiori di lavanda
A Abby: mini Grindeldore/Eternal Grindeldore
Rating: Mature audience
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a J.K. Rowling.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
 
Seeing The Flowers Scream Their Joy
 
The first picture of you
The first picture of summer
Seeing the flowers scream their joy

The First Picture Of You – Lototus Eaters

 

Agitò le zampe roride timido del bacio
appena ricevuto tuffò la testa nel calice
era accogliente e oscuro capì che si sarebbe perso
solo a distrarsi e avrebbe perso la direzione
smarrendosi nel doppio sentiero dello sguardo:
serenità e tempesta, nettare e veleno.
Il calice oscillò il bombo lo seguì perdendo la concentrazione
la testa capovolta, le ali raccolte sulle spalle
piccolo e goffo quanto l’altro era sterminato e immenso
forte e viola di lavanda, così profumato da stordire.
Anch’egli alato ma capovolto
le gambe alte e i capelli sparsi sul cuscino.
 
Era la prima volta per Albus, la prima volta di tutto, la prima che come un fiore si lasciava suggere, la prima in cui sollevava le gambe di lui, lunghissime, da fenicottero, e le allacciava dietro la propria schiena, ed entrando poi in lui con meno preliminari di quelli che aveva immaginato, troppo voglia troppa urgenza. Aveva creduto di poterlo titillare per ore e di prenderlo quasi per sfinimento e invece il desiderio di lui troppo forte e l’eccessiva di lui insolenza fecero sì che lo violasse quasi subito, al primo accenno di quel sorrisetto storto, voleva vedere la sua faccia che cambiava, la bocca schiudersi e le iridi cangianti rovesciarsi nel bianco degli occhi, poi le labbra tremare e unirsi in un grido silenzioso, il petto che si sollevava mentre inarcava la schiena per offrirsi a lui. Albus voleva e lo voleva fino in fondo, non c’era nulla di paragonabile al suo primo lamento. “Saprò farlo godere?“ si era chiesto ma ogni paura era svanita (o quasi) mentre fissava avidamente il suo viso a ricordare ogni vertiginosa spinta e a ognuna il lamento diverso: languido, insolente, secco, prolungato. Sapeva di fargli un po’ male ma nel sorriso intrepido con cui lo accoglieva c’era già la rassicurazione: non era il momento di fermarsi. Non ancora. Per la prima volta si concesse un paio di gemiti più sonori e poi fermarsi divenne quasi impossibile. Prenderlo gli dava una vertigine mai provata con le più audaci magie “sì, oh sì” accompagnò le ultime spinte con qualche carezza audace e fu allora e all’improvviso che Gellert riprese il controllo e ghermendo le sue natiche lo costrinse al proprio ritmo, la mano sulla sua a cercare il proprio piacere. Albus si lasciò sfuggire una breve protesta ma poi il calore che si spandeva dal petto riempì le sue viscere e ogni muscolo e ogni nervo, era luce liquida che gli scorreva dentro, una spinta e il mondo sembrava rimpicciolire e quella luce traboccare fino a ingoiare tutto. Una, due, tre fino a regolare il ritmo. Quattro, cinque, sei, sette.
Sette, sette, sette, Oh sì… Sette. Vennero insieme, risplendenti di gioia condivisa e di umori. Per Albus era la prima volta come per tante altre cose.
*
Erano passati due giorni e Gellert non si vedeva. Albus pensava seriamente di organizzare una spedizione di Auror per cercarlo e riportarlo a Nurmengard. Mai più armadi svanitori, mai più fine settimana infuocati da trascorrere insieme all’insaputa del mondo… Pure non poteva smettere di suggere con avidità quel veleno, quella droga rara che erano i ricordi nel cassetto di Gellert. A volte e con profonda vergogna arrivava nella propria camera da letto già turbato e a stento dominava i propri istinti per non finire come un ragazzino eccitato che viene da solo tra le lenzuola.
Prese tra due dita la delicata ampolla da riporre nel cassetto dell’amante, la materia iridescente sgorgò inaspettata tingendo le sue mani e tentandolo ancora.

 
 
 
 
  
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