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Autore: Soleyl    06/08/2022    3 recensioni
TRAMA
Octavia è la figlia di Rebastan Lestrange, un mago purosangue ed uno dei più fedeli seguaci del signore oscuro. Lei ha solo due anni quando suo padre viene rinchiuso ad Azkaban, assieme agli zii Rodolphus e Bellatrix per aver utilizzato la maledizione Cruciatus sugli Auror Frank e Alice Logbottom.
Con sua madre che morì il giorno della sua nascita in circostanze misteriose, la bambina rimane senza famiglia. Essendo apparentemente gli unici parenti benestanti ancora in vita, il ministero decide di affidarla ai suoi lontani zii: i Malfoy. La bambina cresce, venendo istruita con gli stessi ideali che suo padre per molti anni aveva inseguito. Ma nonostante il tentativo di Lucius e Narcissa, sente dentro di se di non appartenere completamente a quel mondo. La ragazza non riesce ad accettare le tradizioni senza porsi un’infinità di domande. La curiosità ed il dubbio fanno da sempre parte del suo carattere, e uno volta arrivata ad Hogwarts scoprirà il perché.
La protagonista ha un anno in più di Harry, perciò la storia parte un anno prima della pietra filosofale.
(personaggi conosciuti presenti fin da subito: Tonks, Percy, Fred, George, Charlie, Draco, Cedric, Cho, Katie Bell e i professori di Hogwarts)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Lestrange, Famiglia Rosier, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO 1 - La Bacchetta

I raggi del sole filtravano dalla finestra da ormai qualche ora. La piccola strinse forte le coperte di seta del suo letto, rigirandosi in esso, con l’intento di dormire almeno un po’. Aveva passato tutta la notte insonne a causa dell’emozione. Quel giorno era il suo compleanno. Non le piaceva affatto festeggiarlo, ma quella volta era diverso: compiva 11 anni e qualche settimana prima le era arrivata la lettera di Hogwarts, il che significava che sua zia Narcissa l’avrebbe portata a Diagon Alley, per poter acquistare la sua prima bacchetta.

“s-signorina Octavia” la richiamò una voce proveniente dalla porta “i s-suoi zii la attendono p-per la colazione”.

Con un colpo di reni, alzò il busto mettendosi seduta sul letto e con estrema calma lo guardò “Dov’è Gildor?” chiese infine alzandosi.

“G-Gildor è in cucina s-signorina Octavia. Per questo i padroni hanno m-mandato Dobby a svegliarla” spiegò il piccolo elfo.

“va bene. Avvisa i miei zii che arrivo subito” ordinò.

La creatura sussultò e sparì oltre la soglia della porta. Lo sguardo della strega rimase fisso nel punto da cui era sparito l’elfo, mentre un ricordo di qualche anno prima le tornava in mente.

 

“S-signorina Octavia!” la salutò allegramente.

“ciao Dobby, come sta andando la tua nuova vita?” chiese calma e parlandogli con lo stesso tono che riservava agli amici. La sua voce sembrava diversa dalla attuale, un po’ più matura. Intorno a loro c’era un enorme cucina, piena zeppa di altri elfi che erano concentrati su ciò che facevano: stavano preparando le più varie pietanze, e dalle quantità sembravano destinate ad alcune centinaia di persone.

“b-bene signorina. D-Dobby la ringrazia per il suo interessamento. E-e Dobby è molto felice che la signorina Octavia non sia arrabbiata con lui dopo quello che è successo col s-signor Malfoy” spiegò dolcemente mentre muoveva le mani tra di loro.

“perché dovrei essere arrabbiata? Ricordi? Sono stata la prima a dire che un giorno saresti stato libero” sorrise dolcemente mentre la creatura ricambiava con un accenno timido.

 

Era stato un sogno ovviamente. Eppure a volte le sembrava che ci fossero troppe cose reali. Come ad esempio il fatto che avesse visto in faccia ogni singolo elfo presente in quella stanza: nei sogni solitamente si vedono solo persone o creature già viste in precedenza e quello non era il suo caso.

Nonostante quei dubbi però, rimase scettica sul fatto che potesse realmente accadere. Per quanto l’idea di vedere l'elfo libero non la infastidisse affatto, le pareva impossibile che uno come suo zio Lucius potesse concedere un tale privilegio a qualcuno che considerava il suo servo. Sia chiaro, Octavia non aveva nulla in contrario nel fatto di avere un elfo domestico al proprio servizio, ma i suoi zii li trattavano in modo fin troppo duro secondo lei. Li costringevano spesso a punirsi per il più piccolo sbaglio, anzi, a volte anche senza motivo.

Finì di vestirsi in fretta e finalmente uscì dalla sua stanza. Percorse il lungo corridoio per poi scendere le scale ed entrare nella sala da pranzo.

“buongiorno zii, buongiorno Draco” li salutò educatamente prendendo posto nel lungo tavolo, accanto a suo cugino che era posizionato alla destra di suo zio a capotavola.

“buon compleanno cugina!” disse il piccolo dandole una gomitata scherzosa. A quel gesto la ragazza rise lievemente, sotto lo sguardo annoiato di Lucius. Lei e Draco avevano soltanto un anno di differenza, ed essendo cresciuti insieme, avevano stretto un legame fraterno, nonostante non si assomigliassero molto caratterialmente.

“Buon compleanno” ripeté sua zia Narcissa accennando un sorriso.

L’uomo invece mantenne un tono serio “oggi compi 11 anni, è un passo importante. Sei pronta per ricevere la tua prima bacchetta?”.

“certo che sì. Finalmente potrò mettere in pratica tutto ciò che ho studiato nei libri di incantesimi e trasfigurazione che mi avete regalato” constatò ricomponendosi, con tono impassibile per poi aggiungere “ovviamente sotto la tua supervisione”.

L’angolo destro della sua bocca, si spiegò lievemente all’insù mentre rispondeva “certamente. Come sempre dimostri di avere una grande intraprendenza, Octavia”.

Annuì lievemente per poi dedicarsi alla colazione mentre il solito silenzio trovava spazio nella stanza. La verità era che Octavia non aveva affatto bisogno di supervisione, dal momento che ammaestrava già dai 9 anni ogni incantesimo base senza l’utilizzo di alcuna bacchetta. Ma visto che nessuno ne era a conoscenza, portò avanti quella recita. I suoi zii avevano già altissime aspettative su di lei a causa di alcuni 'incidenti' avvenuti qualche anno prima che avevano mostrato il potenziale della ragazza. L’unico a sapere quel suo piccolo segreto era il suo elfo domestico, Gildor.

La mattinata passò in fretta, e ben presto si ritrovò a Diagon Alley. Sebbene da fuori potesse sembrare incredibilmente calma, il suo cuore pareva poter uscire dal petto da un momento all’altro.

Alzò lo sguardo e si perse ad ammirare il negozio antico che si trovava di fronte a lei. Sembrava un posto piccolo e angusto. La vetrina era polverosa e in esposizione c’era un’unica bacchetta adagiata su un cuscino di porpora scolorito. Sopra la porta c’era un insegna d’orata con scritto <>.

“la scelta di una bacchetta è un momento incredibilmente dedicato e personale. Aspetto qui” sussurrò la zia appoggiandole delicatamente una mano sulla spalla con fare rassicurante. Annuì sorridendo ed entrò con calma. Il suo ingresso fu segnalato dal suono acuto di una campanella.

L’interno di quel posto dava la stessa impressione dell’esterno; con sua grande sorpresa, sembrava tutto incredibilmente vuoto, tranne che per un bancone vecchio ed una sedia dalle gambe esili. Le pareti invece, erano gremite di mensole che arrivavano al soffitto dove, impilate in straordinario ordine, vi erano riposte delle scatole al cui interno si trovavano le bacchette.

Dalla penombra del negozio si fece avanti un uomo anziano, i cui occhi sbiaditi sembrarono riconoscerla all’istante.

“ah sì, sapevo che prima o poi avrei fatto la sua conoscenza, Octavia Lestrange” esordì avvicinandosi, mentre in mano sembrava tenere un metro da sarto. Confusione invase la mente dell’undicenne. Come faceva ad averla riconosciuta? La risposta le fu presto rivelata “lei è tale e quale ai suoi genitori. Occhi e forma del viso di sua madre, naso e bocca di suo padre. Siete identica a loro” Si avvicinò misurandole immediatamente alcune parti del corpo come il braccio o la distanza tra l’ascella ed il ginocchio. Nel frattempo emozioni miste la invasero al commento che aveva udito. Assomigliava anche a sua madre? Nessuno glielo aveva mai detto prima. E mentre il metro rilevava la circonferenza delle sua testa e la distanza tra le narici, si accorse che l’uomo non lo stava più reggendo, anzi, stava estraendo una decina di scatole.

“è sufficiente” disse facendo fermare l’oggetto e tornando di fronte alla piccola. Estrasse la prima bacchetta per poi porgergliela. La ragazza la agitò lievemente ma non successe nulla. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzarlo che ne aveva già in mano un’altra. Nemmeno stavolta successe nulla, anzi, sentì come una scossa dolorosa alla mano. E così fu anche per tutte quelle che le fece provare. L’ultima creò addirittura una scintilla che si schiantò al suolo. Gliela restituì massaggiandosi la mano a causa del dolore provocato.

“interessante” constatò lui, che sembrava averla presa come una sfida “tranquilla, troveremo quella giusta.”.

Si voltò verso le bacchette e le prese in mano per riporle. Nel sollevare anche le scatole, prese dentro al vaso di fiori che fungeva da unica decorazione al mobile. Esso scivolò, cadendo e dirigendosi verso il suolo. Octavia allungò la mano verso quella direzione e fermò la caduta prima che toccasse terra tramite la levitazione, posizionandolo poi nuovamente al suo posto.

Tornò a quel punto a guardare l’anziano che la stava osservando con aria sorpresa. Quest'ultimo stava per dire qualcosa, quando le luci del negozio si fecero più chiare. Si guardò intorno affascinato per poi voltarsi in direzione dell’angolo più nascosto della bottega. Da lì iniziò a provenire un lieve fruscio. Si diresse verso quel punto e sparì per qualche istante. Tornò con un'ulteriore bacchetta e, con non poca esitazione, la porse.

Una sensazione di calore invase la mano della maga appena impugnò l’oggetto, mentre i suoi capelli neri venivano scompigliati da un lieve vento. La alzò sferzando l’aria e una scia di scintille rosse e oro si sprigionò dall’estremità.

“bene, bene. Certo è interessante” commentò semplicemente quando tutto cessò.

“che cosa?” chiese curiosa.

“conosco molto bene il comportamento delle bacchette. Quelle provate in precedenza sembravano non essere in grado di sopportare la magia che percepiscono in lei” spiegò per poi indicare l’oggetto magico nelle sue mani “quella bacchetta è stata una delle prime che ho creato signorina Lestrange. 11 pollici, rigida, ricavata da un acero. Questo tipo di legno predilige streghe o maghi intelligenti ed ambiziosi: il suo prestigio e i suoi talenti crescono infatti con quelli del suo padrone.” Aveva già sentito parlare delle bacchette di Acero: possederla è uno status symbol in quanto aveva la fama di essere la bacchetta di persone di successo. L’anziano prese una pausa per poi continuare “le bacchette d’acero trovano raramente la loro compatibilità, questa era resa ancora più complicata dal nucleo di crini di thestral, più unico che raro e dai poteri straordinari. Negli anni è stata l’unica volta in cui io abbia utilizzato un nucleo tanto particolare” finì la spiegazione. “quando una bacchetta così potente sguscia fuori dalla sua scatola, perché riconosce il potere del mago prediletto, è chiaro che ci si possa solo aspettare grandi cose” sussurrò infine, continuando ad avere un tono di ammirazione “credo che sentirò parlare presto di lei”.

Si diresse poi verso la cassa e mentre la strega pensava a ciò che le era stato detto, sentì il campanello suonare nuovamente “fatto?” domandò sua zia Narcissa. La diretta interessata annuì solamente mentre le mostrava la bacchetta. Pagò ed insieme uscirono dal negozio ringraziando il fabbrica bacchette.

Si diressero poi verso il paiolo magico, dove li attendevano Lucius e Draco.

“posso vedere la bacchetta?” domandò il più piccolo non appena le vide arrivare.

Octavia la estrasse ridendo e gliela mostrò “caratteristiche?” domandò lo zio.

“11 pollici, rigida. Legno d’acero e.. nucleo di corde di cuore di drago” mentì con calma sotto il suo sguardo attento. I thestral erano creature generalmente disprezzate nel mondo dei maghi, perciò la ragazza decise di tenere quel particolare per se.

“Il legno d’acero è molto prestigioso. Ben fatto” si congratulò orgoglioso.

“io e papà nel frattempo ti abbiamo ordinato tutto il necessario per la scuola” la avvisò Draco.

Lei li ringraziò entrambi per passare poi il resto del pomeriggio a parlare della sua futura scuola. Toccarono anche l’argomento delle casate, e tutti loro sembrarono talmente convinti che la casata più adatta a lei fosse quella dei serpe verde, che anche Octavia stessa finì per convincersene. La casata dei purosangue. La casata dell’ambizione e dell’intraprendenza. Lei era una purosangue.. Lei era ambiziosa ed intraprendente, perciò credette che forse, alla fine, sarebbe davvero finita dove tutti dicevano. Eppure, in contrasto con ciò che aveva raccontato ai suoi genitori, se qualcuno avesse chiesto al piccolo Draco di descrivere la cugina con la prima cosa che gli fosse venuta in mente, l’avrebbe definita incredibilmente talentuosa ed intelligente. E tutti sapevano che, mentre il primo aggettivo poteva adattarsi a qualunque casata, il secondo apparteneva unicamente alla casata dei corvonero.

 

Angolo dell'autrice.

Rieccomi col primo capitolo! :D grazie a tutte le persone che hanno votato il prologo! Una mia amica che legge fanfiction, mi ha "rimproverata" per aver fatto sapere già nella scheda personaggi la casata di Octavia.. voleva che creassi suspance ma dal momento che il titolo della fanfiction è letteralmente "erede di CORVONERO"  penso che chiunque apra questa storia sappia già che la protagonista è, appunto, una Corvonero :') fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, e se trovate oggi questa storia, magari fatemi sapere cosa ne pensate anche della trama e del prologo <3 grazie a tutti quelli che commenteranno o voteranno :D

   
 
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