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Autore: tbhhczerwony    08/08/2022    0 recensioni
[1/3 Arcs | OC-centered | ship varie, shonen battles!]
dal quindicesimo capitolo:
Xanard osservò l’antico puzzle incompleto sulla scrivania di fronte a sé, cercando difficilmente di connettere due pezzi senza impazzire. Pensava che approfittarsi di essere solo in stanza avrebbe potuto aiutarlo, rendendo il processo più facile, con Nikolaj e Raoul che si facevano i fatti loro fuori dall’appartamento. La sfera di cristallo davanti a lui iniziò a brillare, facendolo sussultare dalla sorpresa.
Toccò la sfera con un dito, aprendo quindi la comunicazione tra lui ed Icy. La strega più anziana fissò silenziosamente il figlio, notando che era da solo.
«Allora… sei arrivato ad una conclusione?» gli chiese.
«No, Madre»

Il pianeta Zeldris e il suo Tempio della Vita sono presi di mira da Xanard, un misterioso ragazzo con i poteri di ghiaccio che Jandor e i suoi amici del Winx GX Club dovranno affrontare. Che segreto si cela dietro il puzzle del tempio, e perché Xanard vuole prendere possesso della Fiamma del Drago?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Icy, Nuovo personaggio, Winx
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jigentō'
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eeed eccoci con il quarto capitolo! ci ho messo un po' anche perché ho avuto la settimana più piena del solito tra visite in famiglia, ospedali, e lavoro. tra cui anche un mini shock che ho avuto a seguito di un'esperienza paranormale camminando di notte, ma tralasciamo. il protagonista di quest'oggi è atan, l'icon l'ho sempre fatta io, disegnata io (in realtà il disegno è molto più grande e sta sul mio tumblr che vi ho linkato in altri capitoli precedenti) ed è appunto il figlio di musa e tecna presentato nel primo capitolo in cui appare con gli altri tre (anzi quattro *COUGH* ma non dico altro). da come si potrà notare in alcune descrizioni, jandor e atan si conoscono da molto più tempo rispetto agli altri, sono praticamente amici sin dalla tenera età anche perché hanno fatto parte delle elementari insieme per poi ora a seguire le medie, sono dei classici bff opposti, insomma. ricordo che durante questi capitoli i protagonisti hanno tra i 12 e i 13 anni (saleh ha già compiuto 13 anni, mentre gli altri li devono ancora compiere ma siamo lì), e il nuovo personaggio che andremo ad introdurre qui, di fonterossa, ne ha 16, ovvero sta frequentando il suo primo anno. la vedrete presentata qui e nel prossimo capitolo, quindi spero che vi piaccia! ;;
 
 



L'avventura di Atan



 

Atan incontrò i ragazzi dopo che gli dissero della loro idea di uscire insieme. Saleh non poté venire con loro, ma lo videochiamarono, anche se per poco tempo poiché era impegnato con i suoi genitori. Questo fece ricordare ad Atan di quello che aveva origliato dalle madri, del fatto che potrebbe avere una sorella maggiore senza saperlo.

Alzò lo sguardo verso Jandor e Aimon che ridacchiavano insieme, sorseggiando il loro drink. Quando Atan abbassò nuovamente lo sguardo, i due notarono il suo insolito silenzio e l’espressione pensierosa.

«Qualcosa non va?» azzardò a chiedere Aimon.

«Sì, questo comportamento non è da te,» Jandor concordò, «È successo qualcosa?»

Atan scosse lentamente la testa, «Oh, no… stavo solo…» sospirò, «Forse non dovrei neanche dirvelo»

I due ragazzi si guardarono in confusione, per poi porre nuovamente l’attenzione su di lui. «Atan… puoi dirci tutto» lo rassicurò il principe di Andros.

«Lo so, però…» Atan fece una pausa, «È qualcosa di cui Madre e Mama stavano parlando ieri, e riguarda Saleh»

Jandor sgranò gli occhi, «Alle tue mamme non piace Saleh?»

«No, non è per questo» la fata del suono scosse la testa, «Si tratta della sua famiglia. Nemmeno io ho capito bene la situazione, ma se è vero, è qualcosa che Saleh deve sapere.» il suo sguardo si fece più serio, corrucciò le sopracciglia e ricalcò la parola “deve”, premendo le labbra.

«Ma… perché non ce lo vuoi dire? È qualcosa di brutto?» domandò Aimon.

«Beh, no, ma…» Atan sgranò appena gli occhi e li guardò, «Sentite, perché non partiamo per il suo pianeta? Adesso»

Jandor e Aimon lo guardarono scioccati.

«Amico, non è proprio da te suggerire una cosa simile…!» disse l’erede della Fiamma del Drago.

«Jandor ha ragione, e la probabilità che possiamo andare in un altro pianeta senza essere controllati è bassa,» continuò Aimon, «Siamo ancora dei bambini per la società»

Atan assottigliò gli occhi, non sapeva più cos’altro fare.

«Va bene.» si alzò dalla sedia, «Se non volete venire con me, investigherò da solo»

Si aggiustò gli occhiali sul setto nasale e uscì dal bar, Jandor e Aimon non ebbero abbastanza tempo per raggiungerlo. Qualche volta desideravano aver già imparato come trasformarsi, come le loro madri. Avrebbero potuto volare per fermarlo. Ma dovettero correre.

«Atan! Per favore, ragiona!» esclamò Aimon, «Non puoi metterti in pericolo per qualcosa di cui non sei responsabile!»

«Torna qui!» urlò Jandor.

Atan li guardò da lontano, non poté sentirli a quella distanza, ma sapeva cosa stavano facendo. La fata del suono sciolse il filo del suo cappello conico per indossarlo, prima di entrare alla stazione. Jandor scattò in strada, ma una voce familiare dietro di sé lo bloccò.

«Jandor! Cosa ci fai qui, perché non sei a casa?!»

Jandor si voltò subito verso la fonte della voce, «Ciao… mamma!» balbettò.

«Oh…?» Aimon si voltò verso la donna che si stava avvicinando a loro. Bloom portava una busta bianca, probabilmente appena tornata dal market, e aveva i suoi capelli stancamente legati in una chignon. La donna sorrise dolcemente all’amico del figlio.

«Ah, tu devi essere Aimon! Aisha mi ha detto che saresti arrivato,» disse, «Puoi chiamarmi Bloom, non c’è bisogno di formalità»

«Ne siete sicura…?» chiese il principe, ridacchiando nervosamente, «Siete comunque una principessa, dopotutto»

Bloom si lasciò scappare una risata, «Sei troppo gentile!» dopodiché diede un’occhiataccia a Jandor, prendendolo per l’orecchio destro, «Tu…! Quante volte ti ho detto di stare a casa quando è vuota?!»

«Ahi, ahi, mamma…!» esclamò il ragazzo, «Mi dispiace, non lo farò più! È solo che… ero eccitato all’idea che Aimon venisse qui, e volevo fargli fare un giro…»

«Oh, per favore, Vostra Altezza… non lo incolpate,» intervenne Aimon, accennando un inchino, «È stata una mia idea, sono stato io a chiedergli di farmi vedere la città, perché ero curioso. Ve lo chiederemo personalmente, in caso succeda di nuovo»

Bloom lasciò l’orecchio di Jandor, «D’accordo…» e guardò suo figlio, «E tu dovresti seguire il suo esempio»

«Sì, mamma…»

«Su, andiamo a casa» disse lei, «È quasi ora di cena»

I ragazzi seguirono la donna al suo stesso passo. Jandor e Aimon si guardarono, entrambi stavano pensando al loro amico che aveva lasciato testardamente il pianeta, e si chiedevano cosa stesse facendo e come stava.


 

***


 

Atan si sedette in uno degli ultimi posti della navetta spaziale. Fortunatamente, grazie al suo cappello conico, le guardie gli lasciarono comprare un biglietto e prendere la navetta da solo, ma immaginavano fosse minorenne dal suo aspetto giovane. Atan guardò fuori dalla finestra, vedendo le meteore fluttuare nella nera notte dello spazio e pochi, lontani pianeti.

E se Musa e Tecna lo stessero cercando? Atan scosse la testa. Avrebbero capito, vero? Era qualcosa che Saleh doveva sapere. E se lo sapesse già? Atan non riuscì a liberare la sua testa da tutte queste domande, ma alcuni rumori molesti lo fecero tornare alla realtà.

«Allacciate le cinture e state seduti ai vostri posti,» una donna nell’interfono iniziò a parlare, ma il messaggio cambiò improvvisamente, «Emergenza»

Atan ebbe solamente il tempo di sentire quell’ultima parola, prima di realizzare che stava per succedere qualcosa. Le portiere d’emergenza e le finestre si aprirono, e alcuni passeggeri stavano uscendo dalla navetta. Ma improvvisamente, tutto diventò buio.


 

«Ehi…! Ehi, puffetto…!»

Atan aprì lentamente gli occhi, li strinse non riuscendo a sopportare la luce inaspettata sparata davanti ai suoi occhi. Una voce femminile lo chiamava, poi vide un sorriso. La sua vista non era chiara, dov’erano i suoi occhiali?

«Oh, sei sveglio! Che sollievo» la giovane donna gli porse qualcosa, «Scusa, ho dimenticato di ridarti gli occhiali. Fortunatamente sono intatti!»

«O… oh, grazie…» balbettò Atan, indossando i suoi occhiali. La sua vista diventò leggermente più acuta e vide la ragazza di fronte a sé. Capelli neri con ciuffi castano chiaro, pelle leggermente scura e occhi verdi. Il ragazzo abbassò le sopracciglia, le sue gote si colorarono leggermente di rosso, era sicuramente la ragazza più bella che avesse mai visto.

«Ehi? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» scherzò la ragazza più grande, «Sei stato molto fortunato, avresti rischiato di morire!»

«A—ah… haha, grazie, grazie mille, davvero…» Atan posò la sua mano destra in testa, «Io… che è successo?»

«Qualcuno ha fatto esplodere la navetta e tu devi essere svenuto durante l’impatto,» spiegò lei, «Abbiamo portato tutti qui a Fonterossa, dopo che Codatorta ci ha dato l’ordine» inarcò un sopracciglio con un sorrisetto, «Ma di’ un po’, perché eri lì? Non sembri un ragazzino a cui piace fare bravate»

Atan abbassò lo sguardo, «Uhm… stavo andando da un mio amico. C’è qualcosa che devo dirgli»

La ragazza lo guardò pensierosa, «Lascia che ti dica una cosa, uhm… come ti chiami?»

«Atan»

«Va bene, Atan, lascia che ti dica una cosa» disse, «Se è qualcosa di cui non sei responsabile, non dovresti dirglielo»

Atan strinse nervosamente i denti, «Ma i suoi genitori…! Non possono nascondergli queste cose…»

La giovane donna corrucciò appena lo sguardo, confusa.

«Posso sapere qual è il problema? Voglio dire, non ci conosciamo, quindi magari può essere più facile per te dirmelo»

Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, poi sospirò, «Ho origliato una conversazione tra le mie madri, parlavano della mamma del mio amico. Hanno detto che aveva una figlia prima di lui, ma non sono sicure che lui lo sappia già o no»

La ragazza più grande sembrò cambiare espressione, il suo sorriso diventò malinconico, «Visto? Non sei responsabile di questa cosa. I suoi genitori dovrebbero parlargliene» si alzò da terra e voltò lo sguardo altrove, «Uhm… su, andiamo, Codatorta mi aspetta, devo portarti sul tuo pianeta. Dove vivi?»

Atan si alzò da terra, avvicinandosi a lei, «Willowsdale, è un paese vicino a Magix City» inclinò curiosamente la testa, «Uhm… posso sapere qual è il tuo nome?»

La ragazza si voltò verso di lui con un sorriso, «Sono Fauna» gli rivolse un occhiolino, «Sbrigati!» e si allontanò dal giardino.

Atan la fissò per un momento. Nonostante fosse più grande, poté già sentire di aver preso una cotta per lei, in qualche modo. Forse era per la sua maturità, i suoi capelli particolari, lui non lo sapeva. La seguì dall’altro lato di Fonterossa, rimanendo a fianco a lei. Codatorta era davanti agli altri Specialisti, Fauna chiese ad Atan di seguirla e lui lo fece. Il professore guardò i soldati, annuendo una volta arrivati tutti.

«Portate tutte le persone che avete salvato nei loro rispettivi pianeti,» ordinò, «Fauna, hai detto di aver salvato un bambino e una ragazzina?»

«Sì, signore» lei annuì, «Vado a cercare la ragazza, lui può entrare in nave e aspettarmi»

Codatorta abbassò lo sguardo verso Atan, «L’hai sentita»

Lui finse un broncio ed entrò nella nave, «Pfft, bambino. Io?» si lamentò, guardandosi intorno, «Però, è una bella nave…»

«Certo che lo è!» sentendo una voce familiare, si voltò verso la fonte e sorrise sornione riconoscendo l’uomo seduto al posto di pilotaggio.

«Signor Timmy!» esclamò, avvicinandosi all’uomo, «Non mi aspettavo di trovarti qui»

«Nemmeno io mi aspettavo di trovare te,» gli disse Timmy, «Che ci fai qui? Le tue mamme sapevano già dove stavi andando?»

Atan sospirò, «No… ma giuro, era per una buona ragione!» abbassò lo sguardo, «Ho realizzato che era inutile…»

Timmy lo guardò corrucciando appena le sopracciglia, poi sospirò, «Su, ragazzo, vai dietro» vide il ragazzo sedersi dietro di lui, «Quindi, che stavi facendo?»

Lui incrociò timidamente le braccia, come se si stesse abbracciando sul sedile, «Stavo andando dal mio amico Saleh,» rispose, giocando nervosamente con le dita delle mani sulle ginocchia, «C’era qualcosa che dovevo dirgli»

«Ah, l’amore giovane…» Timmy sospirò sognante.

Atan sussultò, sorpreso, «Cosa?! No!» gli si arrossarono le guance, «In realtà… sì, c’è qualcuno che mi piace ma non la conosco bene per essere sicuro…» scosse poi la testa, «Ma comunque! Dovevo dirgli qualcosa che doveva sapere»

«Dev’essere qualcosa di importante, visto che hai rischiato la vita» disse l’uomo, «Di cosa si trattava?»

«Beh… lui—»

«Eccoci qua!» Fauna tornò con una ragazza più bassa di lei, che si avvicinò a due sedili di distanza da Atan, «Non essere timida, tesoro! Siediti accanto a quel ragazzo»

La ragazza dai capelli rosa annuì e si sedette di fianco a lui, si rivolsero un sorriso, prima che Fauna potesse sedersi a fianco a Timmy nel posto di comando. La portiera della navicella si chiuse ed entrambi accesero i comandi per partire e dopo poco decollare. Atan guardò fuori alla finestra dietro di sé, alzandosi dal sedile per vedere bene lo spazio intorno a loro. La suoneria che proveniva dallo schermo di pilotaggio lo fece voltare, notando Fauna impegnata in una videochiamata.

«Ciao, Riven!» salutò lei.

Riven? Atan aveva già sentito quel nome prima, aveva sentito Musa e Tecna nominarlo un po’ di volte con Timmy. Sarà stata una coincidenza.

«Come sta papà?» chiese successivamente lei.

«Sta per tornare a casa. Tu invece che fai?»

«Oh, sto portando dei ragazzini a casa e poi torno a Fonterossa» Fauna sospirò, «Sono già stanca…»

«Abituati, perché lavorerai così ogni giorno!» l’avvisò Timmy.

«Oh, no!» la ragazza si mise a ridere con loro.

Atan li ascoltò in silenzio. Aveva saputo da Musa che Riven era fidanzato con un certo Helia, se ben si ricordava il nome, e si sarebbero presto sposati, ma non si aspettava che fosse il padre di Fauna. Non sapeva perché, ma aveva uno strano presentimento.

«Ehi, Atan» lo chiamò Timmy, «Non vuoi salutare Riven? È uno dei nostri vecchi amici, sai?»

«Ah… c… certo…» il ragazzo si avvicinò a Fauna, «Salve, signore»

«Ah, quindi sei tu Atan!» Riven si stava comportando come se lo conoscesse da uan vita, «Non ti vedo dal giorno in cui eri nato»

Fauna sgranò gli occhi, sorpresa, e alternò lo sguardo tra i due, «Davvero? Non lo sapevo»

«Neanche io…» mormorò Atan.

«Credo che avremo molte cose da dirci, ragazzo» Riven guardò particolarmente lui, ma si voltò successivamente verso Fauna, «Prenditi cura di lui»

«Va bene…?» la ragazza inarcò un sopracciglio, perplessa, e gli sorrise, «Ti voglio bene, ci vediamo domani!» la chiamata terminò lì e diede un’occhiata ad Atan, «Quindi hai due mamme, eh?»

«Già…» Atan si grattò la testa timidamente.

«Io avrò presto due padri! È eccitante, ho sempre adorato Riven, da quando ero bambina» sorrise, «E anche mio padre lo ama. Erano entrambi Specialisti quando erano giovani, quindi ho pensato di seguire le loro orme» e gli diede un’altra occhiata, «E tu invece?»

Atan scosse appena la testa, notando che la stava fissando per troppo tempo, «Beh, uh…» sorrise fieramente, «Io sono una fata! La fata del suono»

«Davvero? È fantastico! Probabilmente salverai più vite di me, allora» commentò Fauna, «Frequenterai Alfea quando sarai più grande?»

Atan annuì, «Sì, mi piacerebbe molto»

«Incontrerai mia madre, quindi» il suo tono si intristì leggermente, ma continuò a sorridere, «Lei insegna lì»

«Oh, non vedo l’ora di incontrarla allora» rispose lui.

Fauna continuò quindi a pilotare, con quello stesso sorriso malinconico che difficilmente se ne andò via.


 

***


 

A Willowsdale, Bloom portò Jandor e Aimon quasi alla stessa ora in cui Brandon era tornato a casa. Ebbero tempo per preparare la cena, ma Jandor e Aimon non sembrava volessero parlare, erano silenziosi poiché ancora scioccati dalla partenza improvvisa di Atan e speravano che stesse bene. I ragazzi mangiarono lentamente, ma solo Aimon decise di rompere il silenzio per interrompere la tensione tra loro e i genitori dell’amico.

«Apprezzo molto la vostra cucina, Vostra Altezza» si complimentò con Bloom con un sorriso.

Bloom sorrise dolcemente, «Grazie mille! Puoi chiamarmi Bloom, comunque. Come ho già detto, non c’è bisogno di formalità»

Aimon ridacchiò timidamente, «Ma è così strano per me… però posso provarci»

«Quindi, Aimon,» Brandon lo chiamò, richiamando anche la sua attenzione, «Aisha ti sta allenando con il Morphix, giusto?»

Il ragazzo annuì, «Non posso ancora gestirlo appieno con entrambe le mani, quindi Madre mi ha suggerito di iniziare con il mio arco per creare le frecce di Morphix con la mia mano destra»

«Ho poca esperienza con l’arco, ma spero che il mio allenamento possa comunque esserti utile» gli disse l’ex Specialista, «Ho molta più esperienza con le spade, haha! Vero, draghetto?»

Jandor tenne lo sguardo basso, poi sussultò appena si sentì chiamato dal padre, «O—oh… sì!» ridacchiò.

«Stai mangiando meno del solito, c’è qualcosa che non va?» chiese Bloom.

«Oh, no, mamma… non preoccuparti»

Aimon corrucciò appena le sopracciglia, guardandolo. Il principe sapeva come si sentiva l’erede della Fiamma del Drago, si sarebbero sentiti entrambi responsabili se fosse successo qualcosa ad Atan.

«A proposito, hai sentito di quella navicella esplosa vicino a Solaria?» domandò Brandon, Bloom lo guardò preoccupata.

«Pensi che Stella sappia già cosa sia successo?»

Una volta sentite le parole “navicella” ed “esplosa” insieme, Jandor e Aimon si guardarono di scatto.

«Probabilmente, ma c’erano degli Specialisti nuovi condotti da Codatorta e Timmy per salvare i passeggeri» disse Brandon, «Sono sicuro che stiano bene ora»

«Atan era in quella nave!» esclamò improvvisamente Jandor, facendo voltare i genitori verso di lui.

«Davvero? Ma come ha fatto a salire da solo?» chiese Bloom.

«Non lo so… ma era lì, l’abbiamo visto! E…» il ragazzo dai capelli rossi abbassò lo sguardo.

«Ci sentiamo responsabili per quanto è successo, avremmo potuto fermarlo ma era troppo veloce» continuò Aimon, con tono dispiaciuto, «Voleva assolutamente andare da Saleh, il nostro amico di Linphea»

«Sì, Timmy me l’ha accennato» rispose Brandon, «Ma lo sta portando a casa, perché non lo chiamate per vedere come sta?»


 

***


 

Era già notte su Linphea. Saleh tornò a casa con i suoi genitori, dopo aver passato una bella giornata alla festa del giorno della Botanica e della Natura. La città vicino alla loro casa era ancora sveglia a festeggiare, ma loro decisero di tornare a casa presto. Flora e Palladium avrebbero dovuto tornare ad Alfea, mentre Saleh sarebbe dovuto andare a scuola a Magix City il giorno dopo.

Dovevano aspettare solo tre anni e Saleh avrebbe potuto vivere ad Alfea con loro, senza necessariamente cambiare posto ogni volta. Stavano a casa con lui per non lasciarlo completamente solo. Era in quel momento che Flora realizzò il suo errore—Helia e Riven erano fantastici genitori per Fauna, ma allo stesso tempo lei sarebbe potuta essere una sorella maggiore perfetta per Saleh.

Si coricò sul letto, sospirando e fissando il soffitto. Una singola, sottile foglia rossa cadde sulla sua testa e la prese con la mano destra, socchiudendo gli occhi.

«C’è qualcosa che non va?» domandò Palladium, distogliendo lo sguardo dal libro per darle un’occhiata.

«Pensi…» fece una pausa per guardarlo, «…Che io sia una buona madre?»

L’elfo sgranò gli occhi, «Che vuoi dire? Certo che lo sei. Cosa ti fa pensare che tu non lo sia?»

Flora voltò lo sguardo altrove, abbassando le sopracciglia, «Non lo so… stavo pensando»

«A tua figlia?» azzardò a chiedere lui.

Lei annuì, «E se mi odiasse?» si chiese, «Capirei come potrebbe sentirsi… non ci sentiamo da molto, da quando ci eravamo trasferiti…»

Palladium chiuse il suo libro, lasciandolo sul comodino, «Non penso che ti odi» cercò di rassicurarla, «L’ultima volta che l’ho vista—quando aveva sei anni, se ricordo bene—mi fissava male. Ma in ogni caso, è quasi adulta ora, capirà perché non riesci a chiamarla spesso. Non incolpare te stessa»

«Ma non potevo esserci quando lei aveva bisogno di me…» Flora si voltò nuovamente verso di lui, poi guardò il suo telefono, prendendolo in mano, «E se… provassi a chiamarla ora…?»

«Sempre se non sta dormendo» Palladium ridacchiò, «O studiando»

Flora cercò il suo numero, chiamandola poco dopo. Fauna non sembrò rispondere, non subito, almeno.

«Ehi» salutò semplicemente la ragazza.

Flora sorrise, «Ciao, tesoro…» ricambiò il saluto, «Come stai? Scusa se non ho potuto chiamarti…»

«Sì, non preoccuparti. Ero occupata» la ragazza rispose in tono quasi evasivo, «Ho portato dei ragazzini a casa e ora sto tornando a Fonterossa»

«Oh, meraviglioso!» commentò la donna, «Ci dovrebbe essere uno scambio in una settimana, sarà bello poterti rivedere!»

«Hmhm,» Fauna mugulò come se stesse annuendo, «In quale classe?»

«Oh, ce lo diranno domani. Ti terrò aggiornata, va bene, cara?»

«Sì, uhm… scusa se chiudo ora, ma devo andare a studiare»

«Okay, ti chiamerò domani, allora»

La loro chiamata terminò in quel momento, Flora sospirò di sollievo e lasciò il telefono sul comodino. Dal tono di voce della ragazza, Palladium poté capire che non era particolarmente felice di sentire la madre, ma forse si sbagliava, non sapeva cosa pensare.

Nel frattempo, Saleh si chiese perché Atan fosse così preoccupato per lui, trovandosi i suoi messaggi di notte.


 

***


 

«Non osare mai più fare una cosa del genere!»

Atan strizzò appena gli occhi al suono stridulo della voce di Musa quando lo stava sgridando. Tecna era di fianco a lei con le braccia incrociate e uno sguardo serio.

«Scusate, io… ho imparato la lezione» si scusò lui, «Non avrei dovuto farlo. Non… non sono responsabile per la famiglia del mio amico, è solo che…»

«Ma che ti è passato per la testa?» domandò Tecna.

«Penso solamente che le famiglie non debbano nascondere segreti, specialmente se una madre tiene nascosto qualcosa invece di dirla a suo figlio.»

«Ma di che stai parlando?» chiese Musa, «Non capisco, davvero…»

«Non… non è niente. Non più, almeno.» Atan si alzò dalla sedia, camminando lentamente verso la sua stanza, «Buonanottte Mama, Madre» disse, entrando in camera e chiudendo la porta dietro di sé.

Tecna e Musa si guardarono confuse, sedendosi sul divano insieme.

«Una madre che tiene nascosto un segreto da un figlio…» mormorò la fata della musica, «Mi chiedo di chi stia parlando…»

La fata della tecnologia mise una mano sulla spalla della moglie, «Non dovremmo preoccuparcene, l’importante è che Atan stia bene ora»

Musa annuì, «Hai ragione»

   
 
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