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Autore: Il cactus infelice    08/08/2022    3 recensioni
Estate 2020. Il riscaldamento globale colpisce non solo il mondo Babbano, ma anche quello dei Maghi. La frenesia dei social, della tecnologia, sta travolgendo anche i maghi e le streghe. Bisogna tenersi al passo coi tempi.
Ma mentre queste questioni vengono lasciate ai Babbani - che se ne intendono di più - il Mondo Magico avrà un'altra gatta da pelare.
Harry Potter si ritroverà a dover risolvere un altro mistero, forse addirittura a combattere un'altra guerra e questa volta lo riguarda molto, molto da vicino.
Tutto inizia con un ritorno inaspettato una mattina del 10 Luglio 2020.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, I Malandrini, Nimphadora Tonks, Teddy Lupin | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, James/Lily, Teddy/Victorie
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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So che probabilmente mi troverò a casa un sicario stanotte dopo questo capitolo. Ops!

 

***

 

UN PAIO DI PAROLE DI INCORAGGIAMENTO E UN OPUSCOLO

 

Regulus sedeva nello studio di un altro medimago, il famoso esperto oculista che gli avevano menzionato più di una volta, seduto di fronte alla sua scrivania, o almeno era ciò che intuiva; di certo di fronte a lui c’era un tavolo, riusciva a toccarne il bordo con uno ginocchio, e la voce del medico proveniva da poca distanza da lui. Sapeva di averlo di fronte e riusciva a sentirlo muovere qualcosa, forse delle pergamene o delle cartelle. 

Quella era la prima volta che Regulus usciva dopo… Be’, dopo tutto quanto, e andare in giro senza poter vedere quello che lo circondava o dove metteva i piedi era… Strano, spaventoso, difficile. Innanzitutto perché doveva affidarsi agli altri e Regulus non era a suo agio col contatto fisico, anche se si trattava di un braccio, specie se di persone sconosciute, come i medimaghi in quel caso. Finché si trattava di Sirius andava bene, ma Sirius non era con lui in quel momento. Sirius non sarebbe potuto andare con lui dappertutto. 

Poi c’era il fatto che doveva affidarsi agli altri sensi, come l’udito e il tatto, e c’era una limitata quantità di cose che quei due sensi potevano comunicargli. La vista… Be’, la vista era il senso a cui si affidava di più, come tutti; con la vista poteva capire subito dove si trovasse, dove stesse andando e cosa lo circondasse, poteva verificare le porte, le finestre, le vie d’uscita, le espressioni di chi aveva di fronte e in generale tutto ciò che gli facesse capire in che tipo di situazione si trovasse, amichevole o meno.
Ora che questo era venuto a mancare, Regulus provava un generale senso di angoscia: si sentiva in una posizione di manchevolezza, di debolezza. Non riuscire ad avere un quadro immediato delle cose e doversi basare soltanto sull’istinto e quei pochi indizi che gli davano l’udito e il tatto lo faceva sentire in posizione di svantaggio. Sapere di dover dipendere dagli altri, di essere stato privato della sua autonomia, gli provocava un senso di disagio che non avrebbe saputo spiegare.
Era stato cresciuto in una famiglia dove la debolezza non poteva esistere, dove non si doveva chiedere aiuto o dipendere da qualcun altro. Se sua madre lo avesse visto in quello stato… Oh, Walburga lo avrebbe diseredato sicuramente, non potendo accettare di avere un figlio debole, fragile, diverso. Un Black non può essere altro che perfetto, forte, orgoglioso, e qualcuno da temere. Nessuno teme una persona cieca.

Ma Walburga non era lì, doveva ricordarselo, nonostante alcuni suoi sogni fossero ancora pieni dei ricordi dell’infanzia e sentisse la voce di sua madre urlargli nelle orecchie, pretendendo null’altro che la perfezione. 

Perciò Regulus non stava bene, no, affatto. Sentiva tante cose in quel momento, ansia, terrore, preoccupazione tra le altre, ma di certo non stava bene. E non riusciva a vedere di fronte a sé - metaforicamente parlando si intende - un momento in cui sarebbe stato bene. Come sarebbe andata la sua vita d’ora in poi? Come avrebbe fatto? Aveva troppe domande e nessuna risposta ed era questo a terrorizzarlo soprattutto. Ma non ci voleva pensare, avrebbe ignorato quelle domande per il momento perché era tutto semplicemente troppo. 

Concentrati sul presente, Regulus, concentrati su questo momento. Un passo alla volta.

Il medimago aveva passato diversi minuti a mettergli una varietà di attrezzi sugli occhi, a dargli pozioni e ficcargli svariate luci in faccia, alcune di queste cose anche abbastanza fastidiose, ma il Serpeverde non si era lamentato neanche una volta, lasciandolo fare il suo lavoro e sperando, anche se davvero poco, di avere qualche speranza.

Regulus non amava particolarmente la speranza; ti illude che un problema si possa risolvere e poi prontamente ti senti crollare in mille pezzi quando non è così. Preferiva di gran lungo il più doloroso e freddo realismo, anche se era difficile cacciare via la speranza dalla propria testa.

Il medimago, Regulus non riusciva a ricordarsi il nome, sembrava un uomo molto gentile e tranquillo e forse era anche per questo che lo aveva lasciato fare, senza la sua solita aria di sospetto - non che pensasse di potersela permettere in quel momento; la perdita della vista gli stava decisamente danneggiando l’autostima, ma quella era una questione per un secondo momento. Comunque, il medimago, sembrava essere abbastanza giovane, forse sulla quarantina o poco più da quello che suggeriva la sua voce - ma le voci non erano sempre affidabili - e si muoveva con calma, non in maniera rumorosa, ma comunque lasciando dietro di sé un fruscio sufficiente per far capire dove stesse andando. 

“Regulus”, lo chiamò a un certo punto, il tono gentile ma fermo. “Posso chiamarti Regulus?”
Il giovane annuì, alzando la testa verso di lui, ma non gli occhi che rimasero fissi sulla scrivania. 

Il medimago si tolse gli occhiali, piegò le stecchette laterali e li appoggiò di fronte a sé. 

“Sarò molto diretto. Non c’è niente che io possa fare per ridarti la vista. Purtroppo un danno al nervo ottico è difficilmente riparabile, almeno per oggi. A noi medici non piace usare il termine permanente perché la medicina e le pozioni avanzano ogni giorno, e in più sperimentiamo con la medicina Babbana, quindi un giorno forse verrà trovato qualcosa, ma… Possiamo dire che ad oggi la tua cecità è permanente”. 

Regulus sentì il cuore staccarsi dalla cassa toracica e cadergli sul fondo dello stomaco e dovette resistere alla tentazione di vomitare. O urlare. Le lacrime gli pizzicarono il bordo degli occhi ma non le avrebbe lasciate andare, almeno la dignità di non piangere di fronte a uno sconosciuto poteva preservarla. 

Ecco perché odiava la speranza. 

“Il fatto che tu possa vedere dei colori e la luce è già qualcosa. So che ora come ora non ti sembra tanto e non c’è niente che io possa dire per indorare la pillola, ma credimi, andrà meglio. Ti abituerai, il tuo cervello e il tuo corpo si adatteranno e sì, ci saranno alcune cose nella tua vita che dovrai fare diversamente e altre che dovrai imparare completamente da capo, ma la tua vita non finisce qui”. 

Regulus si sentiva sopraffatto; le parole del medimago avevano un suono strano. Non facevano veramente presa. Capiva la teoria del “andrà meglio”, ma la verità era che quel meglio gli sembrava lontano anni luce e, soprattutto, non sapeva da dove iniziare. 

Detestava non riuscire a vedere il volto dell’uomo di fronte a lui, capire dalla sua espressione che cosa provasse davvero, se pena o pietà. La voce lasciava poco a intendere, sembrava quasi che fosse abituato a dire quelle cose e chissà se c’erano stati altri maghi o altre streghe seduti lì di fronte a lui come Regulus in quel momento, a sentirsi dire che avevano perso la vista permanentemente. 

“Dimmi un po’. Vivi con qualcuno? C’è una persona sulla quale puoi fare affidamento?”
Regulus sospirò, parlando per la prima volta dopo un bel po’ di tempo e rabbrividì quando la voce gli uscì roca: “Mio fratello”. 

“Okay. Allora adesso ti accompagno fuori e faccio un paio di chiacchiere con lui, va bene?”
Regulus annuì chiedendosi che cosa Sirius avrebbe pensato di tutto quello. Quella cosa avrebbe coinvolto pure lui.


Fu il turno di Sirius dopo. L’uomo si sedette sulla stessa sedia occupata da suo fratello poco prima, quasi imitandone la posizione. 

Il medimago procedette ad aprire le tende alle finestre, lasciando entrare il sole nello studio, prima di sedersi alla scrivania.

“Signor Black”, esalò, le mani incrociate davanti a sé e le labbra strette in una linea sottile. Sirius osservò che era un bell’uomo. “Quindi Regulus vive con lei?” 

“Sì”.

Sirius si protese in avanti, con una rigidità che non gli era naturale. Era teso e nervoso. Che cosa aveva detto quel medico a Regulus? Come stavano le cose?

“Dirò più o meno le stesse cose che ho detto a suo fratello un attimo fa. Purtroppo non ci sono possibilità che recuperi la vista. Anche volessimo eseguire una qualsiasi procedura rischieremmo di rovinare quel poco che ha conservato. Vede ancora dei colori e percepisce la luce e, sebbene possa non essere tanto, è qualcosa. Quindi, suo fratello è legalmente cieco”.

Sirius sentì spezzarsi il fiato. Sperava che le sue emozioni non fossero troppo evidenti sul suo volto perché non aveva le energie di controllare anche quello. Era confuso, sbigottito, smarrito. Si sentiva stupido perché glielo avevano detto eppure come faceva uno a prepararsi per una cosa così grossa?

“E adesso?” domandò Black, non riuscendo a nascondere l’insicurezza e la paura nella voce.

“Adesso”, proseguì il medico. “Un giorno alla volta. So che è un grosso cambiamento e le sembra che il mondo le sia appena venuto addosso, a suo fratello soprattutto, ma cerchi di non far pesare troppo la cosa. Regulus avrà bisogno di lei, soprattutto i primi tempi. Avrà bisogno di un po’ di adattamento, magari cambiare alcune abitudini e tenere in ordine la casa e queste cose qui”. Il medico si girò un attimo per prendere qualcosa dietro di sé è poi porse a Sirius una specie di volantino piegato in quattro. L’Animagus lo guardò come fosse un animale strano, notando subito la foto di alcune persone di età diverse sorridere tra di loro, alcuni con gli occhiali da sole altri senza. Sirius capì subito che erano persone cieche, la scritta “scuola per non vedenti” in bella vista in alto un indizio più che chiaro. 

“Mia moglie è la direttrice di quella scuola. Lei ha perso la vista quando era molto piccola ma, mi creda, spesso sembra che ci veda meglio di me”. Il medimago ridacchiò piano. “Quello che posso dirle è che… Non lo tratti in maniera diversa solo perché ora è cieco. Non è debole o fragile. Una cosa che mia moglie detesta, e che detestano tutti quelli che hanno una disabilità, è essere trattati in maniera diversa da tutti gli altri, come se non fossero in grado di fare delle cose banali o come se fossero coraggiosi a uscire di casa nonostante il problema che hanno”.

Sirius annuì, sicuro di sembrare un pesce fuor d’acqua. No, non avrebbe trattato suo fratello in maniera diversa, certo che no, come gli veniva in mente, però allo stesso tempo tutto era diverso e non era sicuro di avere la minima idea da dove iniziare.

“Inizialmente ci sarà bisogno di un po’ di adattamento, farete degli errori e ci saranno momenti difficili. Quella scuola lo potrebbe aiutare davvero tanto, anche solo parlando con altre persone che affrontano la stessa difficoltà. Mia moglie è Babbana, quindi la scuola è orientata per loro, ma ha lavorato anche con alcuni maghi, quelli a cui l’ho raccomandata io. Le cose non sono tanto diverse”.

“Okay”.

“Comunque sia, prima di dimetterlo, performerò un incantesimo di orientamento permanente che lo dovrebbe aiutare a percepire gli ostacoli che non può vedere e non andarci a sbattere contro. Tuttavia non è così intuitivo come può sembrare quindi gli servirà un po’ di tempo per abituarsi”. 

“La ringrazio, dottore”.

Sirius infilò il volantino nella tasca dietro i jeans appena si alzò dalla sedia e si congedò. 

Tutto qui quindi? Un paio di parole di incoraggiamento, un opuscolo e la cosa finiva lì? 


La notizia di Regulus aveva fatto il giro di tutta la famiglia, compresi coloro che avevano visto il Serpeverde solo una volta. Lo conoscevano tutti però ed era difficile che qualcosa non si venisse a sapere anche tra i membri che vivevano più lontano.

Le reazione si erano alternate tra lo scioccato, lo sbigottito e l’incredulo. Tuttavia una cosa era comune a tutti, ovvero il dispiacere. Anche se non era per l’affetto, sapere che una persona conosciuta aveva perso la vista dal giorno alla notte in maniera così violenta faceva accapponare la pelle a tutti nonché riflettere sul fatto che poteva capire a chiunque e nessuno poteva sapere come avrebbero reagito in quella situazione. Per Regulus doveva essere… difficile. Considerando oltretutto il tipo di personalità e il ruolo che aveva nella risoluzione del problema Mangiamorte. Questo lo avrebbe fermato? Lo avrebbe depresso? Lo avrebbe mandato fuori di testa? 

Inutile dire che sarebbe stato argomento di discussione per i prossimi giorni a venire. E poi c’era la seconda faccenda: nessuno era sicuro di come comportarsi ora. Dovevano offrire il loro aiuto a Regulus? O a Sirius? E i due fratelli avrebbero apprezzato? Specialmente coloro che non avevano avuto molti rapporti con i due Black non volevano rischiare di fare un passo falso. Ma c’erano già abbastanza persone, sicuramente molto più vicine a loro, che avrebbero saputo come essere presenti, tra cui James, Lily, Harry, Andromeda. 

Questi ultimi si trovavano in casa di Harry e Ginny, insieme a Narcissa, perché Potter aveva chiamato una improvvisa riunione con loro per sapere se avevano scoperto qualcosa rispetto ai loro ultimi accordi. Stavano solo aspettando che arrivasse Sirius, che era in ritardo e potevano tutti immaginare il motivo.

Andromeda stava girando il cucchiaino nella propria tazza di tè quando disse, senza guardare nessuno: “Non posso credere comunque che sia successo a Reggie. Non oso immaginare come si senta”.

“Io mi auguro solo che ne parlerà con qualcuno. Regulus è sempre stato molto… riservato. Ma adesso…”, fece Narcisssa.

“L’importante è non pressarlo”.

“No, certo”.

Le due sorelle avrebbero continuato volentieri la discussione se la porta di ingresso non si fosse aperta, lasciando entrare un Sirius piuttosto spettinato e l’espressione scura e nervosa in volto.

“Scusate il ritardo”, disse l’uomo semplicemente, non guardando nessuno in particolare. 

James stava per dire qualcosa, chiedergli di Regulus probabilmente, ma Lily gli posò una mano sul braccio e gli fece cenno di no con la testa. James richiuse la bocca e tornò ad appoggiarsi allo schienale del divano. 

“Non vi tratterò molto, so che avete tutti cose da fare”, fece Harry, decidendo che era meglio non perdere tempo. I convenevoli potevano aspettare. “Vorrei solo sapere se ci sono novità rispetto all’ultima volta”.

James prese parola: “Io e Tonks abbiamo indagato un po’ e siamo andati in un negozio di Nocturn Alley che vende gli ingredienti della nostra fantomatica pozione. Il tizio ha detto di non sapere chi sia Zeudi ma ci ha mandato da uno che vende Sangue di Unicorno. Questi si ricordava di Zeudi ma ha detto che lei gli ha rubato il Sangue. Non sappiamo perché, magari non ha abbastanza soldi per comprarlo, però non ha idea di dove trovarla. Quindi anche questo è un punto morto”.

Harry annuì, ponderando le parole del padre. “Non è proprio un punto morto. Almeno sappiamo da chi è stata e cosa ha fatto”. Poi si girò verso Narcissa e Andromeda. “Voi siete riuscite a tracciare l’albero genealogico della famiglia?” 

“Non ancora, ci stiamo lavorando. Ricordare tutti i membri della famiglia non è facile, soprattutto dopo tutto questo tempo. Però abbiamo fatto un elenco dei possedimenti e delle ville possedute dai Black”.

Andromeda esibì un foglio di pergamena ripieno di una calligrafia minuta ed elegante. “Alcuni di questi sono improbabili, ma… abbiamo segnato quelli che secondo noi potrebbero essere un buon nascondiglio”.

“Grazie”. 

“Abbiamo informazioni sull’incantesimo usato da Zeudi per resuscitare i Mangiamorte?” domandò James.

“Ci stava lavorando Regulus”, rispose Harry con fare mesto.

Alcuni occhi si spostarono su Sirius, appoggiato al camino e lo sguardo basso. In quel momento sembrava ancora più stanco rispetto a quando era arrivato e sembrava quasi che evitasse di guardare i presenti nella stanza, come se non volesse far vedere quanto era stanco o volesse evitare le domande. 

Fu Andromeda allora a fare il primo passo, un po’ come aveva fatto quella notte al San Mungo. La donna posò la tazza e gli si avvicinò. 

“Quando è che Regulus torna a casa?” chiese. 

Sirius la guardò. “Domani lo dimettono. La ferita al petto è quasi guarita e… non possono fare niente per… i suoi occhi. Perciò non c’è motivo di tenerlo”. 

“Questa è una bella cosa, no? Almeno a casa avrà i suoi spazi”.

Sirius si bagnò le labbra con fare nervoso, guardando la cugina come se cercasse in lei delle risposte.

“Non lo so, Meda. Io-Io non so esattamente cosa fare. Adesso devo tornare da lui perché non voglio che stia da solo ma ci sono tante cose che devo ancora sistemare. La casa è in disordine e non so se avrò tempo di sistemarla prima che lui torni e… E non so se ci sono delle cose che devo fare, capisci? Forse eliminare tutte le cose superflue così non ci inciampa, ma… Il dottore mi ha dato sto cazzo di opuscolo di una scuola per ciechi e io non so… Non ne ho parlato con Reg, non so se vorrà andarci ed è tutto un casino-“.

“Ehi, ehi!” lo bloccò allora Andromeda prendendogli le mani e accarezzandogli i dorsi coi pollici, cercando i suoi occhi per dargli un po’ della sua calma. Sirius si stava decisamente lasciando andare a una crisi di nervi. “Respira, Sirius. Andrà tutto bene. Domani Regulus torna a casa e questa è una bella cosa. Partirete da lì. So che farai tutto quello che è in tuo potere per aiutarlo, ma dovrai dargli un po’ di tempo per adeguarsi. Io ci sarò per voi, okay? Verrò tutti i giorni se servirà, tanto non ho nulla di meglio da fare”. E rise all’ultima frase.

Sirius sorrise, un sorriso debole ma pieno di gratitudine. “Grazie”.

“Puoi contare anche su di noi”, si intromise James, indicando sé stesso e Lily. “Anzi, possiamo sistemare noi la casa”.

Sirius lo guardò come se gli avesse appena detto che sarebbe andato a raccogliere le stelle per lui. “Davvero?”

“Certo! Lo facciamo stasera. Abbiamo le chiavi”.

“Ti ringrazio, Pads”.

“Non c’è problema. E qualsiasi cosa vi serva, noi ci siamo. Remus e Tonks anche. Sai che vogliamo tutti bene a Reggie”. 

Sirius era entrato col cuore in gola, incerto su quello che avrebbe detto e spaventato dalle reazioni, ma ora si ritrovava carico di una nuova speranza. Piccola ma pur sempre speranza.

Nessuno si era accorto che però la loro piccola riunione aveva degli spettatori silenziosi. 

Sulle scale che portavano al piano superiore, Jim, Al e Lily sedevano sui gradini da dove potevano sentire tutto. Per fortuna i loro genitori si era scordati di lanciare un incantesimo silenziante. 

“Cazzo! È terribile quello che è successo a Regulus”, mormorò Lily, muovendo lo sguardo da uno all’altro dei suoi fratelli. 

“Già. Dev'essere brutto perdere la vista. Immaginatevi non vederci nulla”.

“Mi viene in mente quel nostro compagno di scuola. Quello in carrozzina, come si chiama?” fece Lily.

“Murphy McNully!” esclamò James ma tenendo la voce bassa per non farsi sentire dagli adulti in salotto. 

“Lui! Riusciva comunque a fare tutto quello che facciamo noi, e vedere la sua carrozzina che levitava sulle scale era sempre divertente”.

“Sì. Ed era un genio nel quidditch. Peccato non potesse volare”. 

“Solo perché non hanno ancora inventato delle scope per i paraplegici”.

“Un giorno lo faranno”.

“È un peccato si sia già diplomato. Mi sarebbe piaciuto averlo come commentatore per un altro anno”.

Per un po’ restarono in silenzio tutti e tre, le orecchie tese per sentire altro della conversazione che si stava svolgendo a pochi metri da loro. 

A un tratto Albus disse, facendo quasi balzare gli altri due Potter. “A me piace Regulus. È uno dei pochi Serpeverde in famiglia. E sa suonare bene il pianoforte”.

“Pensate che riuscirà ancora a suonarlo?” domandò Lily, il tono triste. 

“Non servono gli occhi per suonare”, le rispose James cercando di alzarla su di morale. “Ci sono musicisti ciechi. Beethoven era sordo”.

“Teddy e Dominique erano con lui quando è successo l’attacco”, ricordò allora Albus, guardandosi le scarpe. “Sembra brutto da dire ma se fosse successo a loro… Avrebbero avuto molto più da perdere”.

James inarcò le sopracciglia, confuso. “Dici?”

“Be’… Teddy è un medico e di certo non avrebbe potuto continuare a lavorare in quel campo. E Dominique… Be’, Dominique non è nella situazione mentale di sopravvivere a un trauma così. Magari si sarebbe ributtata sulle droghe. E le piace dipingere. Come farebbe a dipingere se non ci vedesse?”

“Sono sicura che ci sono delle tecniche per dipingere anche se si è ciechi. Siamo nel 2021, dopotutto”, rispose la sorella, anche se non era sicura che fosse quello il punto di tutto il discorso.

“Quello che voglio dire è che… Anche se era meglio non fosse successo a nessuno, Regulus era l’opzione con meno cose da perdere”.

James Sirius lo guardò come se fosse una chewing gum sotto la sua scarpa. “Per Godric, Al! A volte mi fa paura il modo in cui la tua testa ragiona”.

Il ragazzo scrollò le spalle. “Sono solo riflessioni. Pensate se ci fossimo trovati noi tre invece di loro tre”.

James rabbrividì accanto a lui. “Non ci voglio pensare. E ti prego, non iniziare a ragionare su chi di noi tre avrebbe avuto meno cose da perdere”.

Albus piegò le labbra in un piccolo sorriso divertito e non disse più niente. Aveva già in mente chi di loro tre era quello con meno cose da perdere, ma dato che Jim era così contrario a sentirlo, non avrebbe dato aria alle sue osservazioni. 


*** 

Buonsalve buon Lunedì!!
Fa troppo caldo ç_ç
Coooomunque, che si dice??
Okay, un paio di chiarimenti: per chi si sta ancora domandando - e per chi me lo ha scritto nei commenti - se Regulus recupererà la vista… (non è uno spoiler perché di per sé non rivela nulla della trama principale, ma lo voglio specificare), la risposta è no.
Mi dispiace, so che qualcuno probabilmente ci teneva a vedere Reggie felice e sano come prima, ma ci sono alcune cose che non si possono riparare. Farlo diventare cieco per poi magicamente ridargli la vista non avrebbe senso. E poi, come avevo specificato all’inizio, questa storia parla di traumi, di malattie, di salute mentale, di disabilità. Inoltre, la disabilità è un qualcosa ancora molto poco rappresentato nei nostri media, e ci tenevo molto a inserirla, essendo io stessa disabile, e le fanfiction per me sono anche un modo per parlare di me, di quello a cui tengo e di ciò che mi rappresenta.
Bene, parentesi personale chiusa.
Regulus resterà cieco fino alla fine della storia e questo farà sì che alcune dinamiche cambino un po’, così come il rapporto con Dominique. Se qualcuno ci rimarrà male, be’... Mi spiace (ma non mi dispiace ^^).

Tornando al capitolo… Ho cercato di rendere il meglio possibile le sensazioni che provava Regulus, specie riguardo il fatto che ora deve fare tutte le cose senza vederci. Non so se ci sono riuscita, non mi fa completamente schifo quel pezzo, ma non sono nemmeno pienamente soddisfatta.
Sirius fratello maggiore preoccupato e in ansia mi scioglierà il cuore <3 Lo voglio abbracciare. Voglio abbracciare entrambi i fratelli Black. 

E poi… I tre mini Potter che confabulano tra di loro? E Albus che dice “oh be’, Regulus è quello che ha meno da perdere a diventare cieco”, cioè… Whaaaat?? Al, ma come ragioni? hahahah. A proposito, ma secondo voi a chi avrà pensato il piccolo Serpeverde alla fine? Chi dei tre fratelli avrebbe “meno da perdere”? 

Arriviamo a Murphy McNully! Chi di voi gioca a Hogwarts Mystery sa benissimo chi sia ^^ Ho adorato che in quel gioco abbiano inserito un personaggio in sedia a rotelle :) 

Okay, queste note sono più lunghe del capitolo stesso.
Nella prossima puntata, avremo il ritorno a casa di Reggie, da cui poi vedremo anche un po’ più di Dominique. Yuppi!!!!

Su, fatemi sapere cosa ne pensate. Non siate timidi.
Non lo scrivo mai perché non voglio fare le note troppo lunghe, ma già che ci sono: sono molto grata a tutti coloro che seguono la storia, anche chi lo fa silenziosamente. Ogni preferito o seguito è uno stimolo per noi autori che sappiamo di non star scrivendo solo per noi stessi.
E voi che commentate puntualmente ogni capitolo… Avete il mio cuore.
Grazie. 

A presto,
C.

   
 
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