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Autore: ShanaStoryteller    09/08/2022    0 recensioni
[La Sirenetta]
La sirenetta è cresciuta.
Ma prendere il posto della strega del mare e diventare regina dettando le sue condizioni non era il modo in cui intendeva farlo.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La mattina della partenza per Kia, Tuyet uscì dalla camera di Elias e per poco non sbatté addosso a Fiona. “Ecco a voi.” Disse lei, mettendole in mano una cesta piena di vestiti.

Tuyet li guardò, sbattendo le palpebre. “Grazie?”

“Il vestito sul fondo è per il ballo.” Disse lei. “Gli altri sono normali.”

Tuyet posò a terra la cesta e prese il primo vestito, dandoci una sbattuta. La parte superiore era di un materiale spesso e flessibile con una gonna attaccata, separata sul davanti con una serie di bottoni discreti sul retro per poterla staccare a piacimento, e poi sotto c’erano un paio di morbidi leggings di pelle in tinta col corpetto e altrettanto flessibili. Non erano solo pratici, ma belli, di un blu scuro con dei ricami intricati. “Fiona.” Disse lei, stupita. “Non so cosa dire.” Con quei vestiti poteva combattere e muoversi, erano comodi e pratici e meravigliosi. Erano stati fatti per lei, diversi da qualunque vestito che indossavano i nobili, il che significava che Fiona doveva aver cucito ogni capo a mano, e anche se si fosse fatta aiutare con taglio e cucito, il design era chiaramente suo.

Lei incrociò le braccia al petto e guardò oltre la spalla di Tuyet. “Vi ringrazio per aver trattato bene mia figlia.”

“Ti ringrazio per aver cresciuto una figlia che tratta bene me.” Disse lei, e diceva sul serio. Riley era così gentile e paziente con lei, a dispetto di quante cose Tuyet non sapesse o capisse.

Infine, Fiona la guardò, un sorriso che le illuminava il volto. Si inchinò e disse: “Fate buon viaggio, vostra altezza.”

***

Tuyet era potente, ma perfino lei ebbe difficoltà a lanciare incantesimi di nascosto sulla nave per aiutarli ad arrivare in tempo. Quando aveva deciso di ritardare la partenza per Kia, non aveva pensato che sarebbe stata su una nave piena di persone che non sapevano che era una strega del mare. Finì per sporgersi per metà dalla nave con Elias che faceva del suo meglio per nasconderla alla vista, la mano poggiata sulla parte bassa della sua schiena, come se avesse paura che cadesse fuori bordo. Che uno, non sarebbe successo, e due, anche se fosse, non sarebbe stato un problema. Anche se spiegarlo a tutti lo sarebbe stato di certo, quindi forse Elias aveva ragione. Sarebbe stato tutto molto più semplice se avessero potuto sfruttare John e la sua ciurma, ma chissà perché un re e una regina che navigavano verso una terra straniera senza le proprie guardie o servitù su una nave pirata era considerato inaccettabile, o così le aveva detto Elias. I Darling erano perfino rimasti a terra, qualcosa sul fatto che portare dei famigerati pirati in un altro paese solitamente non era ben accetto o qualcosa del genere.

Quello che voleva dire era che sarebbe stato più semplice. Era felice che ci fossero Riley e Isobel con lei, però. A quanto pareva, lei ed Elias avrebbero dovuto sostituire le loro guardie personali con degli ufficiali della marina, ma lei aveva insistito a portare Darius. Al momento, era in piedi vicino a Riley, sorridendole mentre lei gli diceva qualcosa che implicava un sacco di gesti.

La sua magia avvolse la chiglia e le onde si alzarono attorno a loro, spingendo in avanti la nave poco più veloce di quanto avrebbe fatto normalmente. Con la coda dell’occhio, vide qualcosa di rosa nel mare e temette di aver preso un delfino o un banco di meduse nel suo incantesimo, ma quando guardò meglio non vide niente.

Strano.

La ciurma proruppe in un coro di sorpresa e ammirazione quando i venti cambiarono in loro favore e Tuyet nascose il sorriso dietro la spalla di Elias. Lui rise e le baciò il collo, cingendole la vita per tirarla ancora più a sé.

Un’esplosione di delizia le proruppe nel petto. Si girò quanto bastava per baciarlo, storcendogli la corona quando gli affondò le mani nei capelli.

Se la felicità avesse potuto alimentare la sua magia, il mondo intero sarebbe stato ai suoi piedi.

***

Re Coriolanus di Kia era molto vecchio e molto alto.

“Diventerai anche tu così alto?” Sussurrò Tuyet a Elias, a braccetto con lui. Cetus stava facendo un ottimo lavoro a fingere di essere un braccialetto. “Quand’è che gli umani smettono di crescere? Non voglio iniziare a mettere quei maledetti tacchi solo per poterti baciare quando voglio.” La regina Orla non era né così vecchia né così alta, e Tuyet pensò che doveva venirle il torcicollo ogni volta che cercava di baciare suo marito.

Sapeva che Elias era adulto e che lei non sarebbe rimasta abbastanza a lungo perché la cosa diventasse un problema, ma lui dovette mordersi la guancia per evitare di sorridere, che era ciò che lei stava cercando di ottenere in primis. Li stavano guardando tutti nella sala del trono, e rendevano Elias nervoso. I re non si innervosivano. O non lo mostravano, perlomeno.

“Cugino.” Disse Elias, chinando il capo.

“Cugino.” Rispose Coriolanus. Indicò una delle porte dietro di sé. “Credo che abbiamo cose importanti da discutere prima dei festeggiamenti di questa sera. Forse mia moglie potrebbe cogliere quest’occasione per mostrare l’isola a vostra moglie?”

Orla le sorrise, e non le sembrò un sorriso falso o sgradevole, ma allenato sì. Le ricordò il sorriso di Elias quando i consiglieri gli parlavano troppo a lungo.

Tuyet inarcò un sopracciglio. Aprì la bocca, ma Elias le posò una mano sulla schiena. “Mia moglie ci accompagnerà.”

Coriolanus strinse le labbra prima di dire: “Per quanto sia lieto di vedere che vai d’accordo con tua moglie, ci sono cose che vanno discusse solo tra noi, cugino.”

“Io sono la regina Tuyet di Tizile, moglie di re Elias di Tizile.” Disse lei, perché nonostante apprezzasse che Elias la stesse aiutando o le stesse impedendo di irritare uno dei loro alleati, non aveva la pazienza per nessuna delle due. “Se desiderate parlare di affari di famiglia, devo esserci perché sono famiglia. Se desiderate parlare di questioni di stato, devo esserci perché sono regina.”

Tuyet si aspettava sdegno o rabbia, invece Coriolanus le sorrise. Apparve per un momento prima che il suo volto ritornasse intonso come prima, poi disse: “Ma certo, regina Tuyet.”

Vedeva Darius con la coda dell’occhio. Sembrava orripilato. Prese mentalmente nota di prenderlo in girio per quello più tardi.

La porta conduceva a un corridoio che portava a una stanza con un grande tavolo e numerose sedie, una stanza riunioni pensata per ben più di tre persone. “Ti ringrazio per ciò che stai facendo.” Disse Elias non appena la porta si chiuse dietro di loro.

“Cosa starei facendo?” Domandò Coriolanus. “Non volevo fare troppe domande durante il nostro continuo scambio via falco, ma ora sei qui e voglio sapere cosa sta succedendo. Perché ho organizzato un ballo? Perché ti preoccupi di un ballo nel bel mezzo di una guerra con i pirati? Pensavo che prendere moglie fosse una sorta di strategia, però.” Indicò Tuyet. Fece una pausa, poi si rivolse direttamente a lei: “Vogliate scusarmi se vi ho offesa poco fa. Mia moglie è stata scelta per il suo comportamento piacevole e gli accordi commerciali che comportava il nostro matrimonio, non per le sue abilità al comando. Pensavo che mio cugino vi avesse sposata per gli stessi motivi. Mi sbagliavo, a quanto pare.”

Tuyet avrebbe dovuto accettare le sue scuse e lasciar perdere. Era più di quanto si aspettava, dopotutto, e di certo più di quanto molti re avrebbero fatto. Ma. “Dubito molto che un comportamento piacevole impedisca di essere atti al comando.” Elias la guardò, ma lei era sicura che non fosse tanto per aver iniziato una discussione quanto perché lei gli diceva sempre di essere un poco meno accondiscendente.

Si aspettava la rabbia di Coriolanus. Invece, lui sorrise di nuovo. Non cercò di nasconderlo quella volta. “Le abilità di Orla sono più discrete.”

Cosa voleva dire? La sua confusione doveva essere palese perché Elias disse: “Orla è il capo delle spie di Kia. È anche adorabile, ma il suo ruolo principale è di conoscere tutto ciò che c’è da sapere.”

“Sarei stato felice di una moglie che mi ascolta e mi da un figlio.” Disse Coriolanus.

“Ed è ciò che avete avuto?” Gli domandò Tuyet.

“Beh, mi ha dato tre figli.” Disse, ancora sorridendo. Non si espresse su quanto lo ascoltasse o meno, il che la diceva lunga.

Tuyet sorrise a sua volta, dissipando ciò che rimaneva dei suoi dubbi. “Mi piacete.”

“Anche voi.” Disse lui. “Ora. Potreste dirmi cosa diavolo sta succedendo?”

Elias e Tuyet si scambiarono uno sguardo. Lei inclinò il capo verso di lui, e suo marito iniziò: “Dunque, a proposito della guerra contro i pirati. A quanto pare, i pirati non hanno fatto niente di male, per una volta.”

Coriolanus alzò le sopracciglia pericolosamente vicino all’attaccatura dei capelli, ma non lo interruppe.

Le piaceva davvero.

***

Riley e Isobel la aiutarono a prepararsi, e le ricordò il giorno del suo matrimonio. Riley le stava acconciando di nuovo i capelli e stava per fermarli con un fermaglio quando Tuyet le disse “Aspetta” e fece finta di cercare qualcosa in un cassetto della sua toeletta, mentre evocava qualcosa nella mano.

Era il suo tridente, ma rimpicciolito, quindi non più grande di un fermaglio per capelli. “Usa questo.” Non aveva pensato di farlo, ma aveva visto ciò che avrebbe indossato e sapeva che quella sarebbe stata l’unica cosa adatta.

Riley lo prese con gioia, ma Isobel aggrottò la fronte. “Siete sicura di non voler usare le perle? Potrebbe sembrare strano assieme alla sua corona.”

“Sembrerà parte della corona,” disse Riley, “e si intona al vestito.”

Isobel era scettica, e lo rimase finché non aiuto Tuyet a indossare l’abito. Riley si inginocchiò e le mise le scarpe ai piedi, comode babbucce con cui poter camminare senza temere di inciampare. “Wow. Riley, tua madre si è proprio superata.”

“Lo so.” Disse lei con orgoglio. “Il conciatore avrebbe voluto ammazzarla alla fine, ma penso che ne sia valsa la pena.”

L’abito aveva due strati. Il primo era di cuoio fino e flessibile. Aveva il collo alto e lasciava le spalle e la schiena scoperti per poi continuare fin sopra le ginocchia. Era aderente senza risultare costrittivo, e il cuoio era stato tinto di grigio e lavorato in un intricato disegno a onde, e quelle onde erano state dipinte in diverse sfumature di grigio-blu, così il vestito dava l’impressione di brillare quando si muoveva. Il secondo erano lunghe fasce di tessuto vaporoso blu cucite ogni 15 centimetri attorno alle anche. Era stretto in alto e si allargava in basso, dando l’impressione di una gonna tutta d’un pezzo quando stava ferma ma che si apriva a strascico quando camminava, così da non intralciarla mai.

Era il tipo di vestito che le regine indossavano in battaglia nelle favole.

“Non voglio che sia nessun altro a vestirmi.” Dichiarò Tuyet, facendo una piroetta sul posto e osservando le parti della gonna turbinare e volteggiarle attorno.

Isobel annuì in assenso e Riley sorrise. “Sarà felice di sapere che vi è piaciuto. Voleva farvi un vestito che avrebbe subito fatto capire a chiunque chi eravate senza dovervi parlare.”

Fiona era un genio. Tuyet le avrebbe assegnato un titolo nobiliare o un castello al suo ritorno.

Non c’era posto per Cetus tra i suoi capelli o al collo, dunque ritornò nel suo posto al polso. Gli aveva detto prima che non doveva venire con lei se non voleva, ma era felice che ci fosse. Trovava rassicurante il suo peso freddo sul polso.

Quando lasciarono la stanza, Darius disse: “Siete tutte bellissime. Vostra altezza, sembrate pronta a combinare guai.”

“Di certo la cosa non dovrebbe più sorprenderti.” Gli disse, e Darius sospirò senza contraddirla.

Elias reagì a scoppio ritardato quando la vide, chinandosi per baciarle la mano, e l’avrebbe sbattuto contro il muro per baciarlo se solo non avesse rovinato tutto il duro lavoro di Isobel nel metterle olii e ciprie sul volto. Considerato quante guardie e nobili c’erano lì attorno, anche se erano i loro, forse era meglio se non lo faceva.

“Farai scoppiare una guerra vestita così.” Mormorò lui.

“No,” disse lei, “la farò finire.”

***

All’inizio, andò tutto bene. Tutti li guardavano, ma c’era da aspettarselo. Erano giovani monarchi, lei era una regina sconosciuta e, pensò con orgoglio, erano una bellissima coppia, soprattutto ora che indossava quel vestito. Era normale che tutti li stessero guardando.

Ballarono e incontrarono più persone possibili. Sarebbe stato tutto molto più semplice se i pirati avessero saputo chi li aveva assoldati, ma non lo sapevano, ovviamente. Sapevano solo che gli ordini venivano da qualcuno vestito in normali abiti neri, e viste le descrizioni sempre diverse, o avevano tutti una pessima memoria o erano state diverse le persone inviate da parte del loro re.

La guerra era un argomento ricorrente, e lei osservava tutto, cercando di capire chi era il responsabile. Avrebbe potuto lanciare un incantesimo di verità sul vino da servire per la cena, se proprio doveva, ma preferiva scoprire il colpevole prima. Anche se avrebbe di certo portato a galla la verità su chi stava attaccando la sua isola, e chi aveva infranto il trattato, una volta compreso che si trovava in una stanza piena di alleati che non potevano né mentire né essere ingannati, la situazione sarebbe degenerata molto in fretta.

Avrebbe preferito evitarlo, ma non avrebbe lasciato quel ballo con la sua isola ancora in pericolo, quindi se doveva andare così, pace. Orla le aveva fatto una serie di domande vaghe sul suo incantesimo di verità finché Tuyet non le aveva promesso di incantarle una bottiglia di vino prima di andarsene, in caso le dovesse servire.

Il sorriso di Orla in risposta alla sua proposta non era stato cortese. Era stato spietato.

Stava andando tutto bene, se non estremamente, finché non si trovarono davanti al re di Fell. Era pallido, con capelli di un rosso brillante e occhi blu e arrabbiati. “Re Elias.” Lo salutò con formalità. “Vedo che non avete avuto problemi a rimpiazzare mia figlia.”

Elias rispose qualcosa, ma Tuyet non lo sentì, col vento che le fischiava nelle orecchie e l’incapacità di concentrarsi su altro che non fosse la sfumatura di rosso dei capelli di re William.

Era il padre della principessa Felicity.

Era da molto che non sentiva l’impulso di scappare, ma ora sì, di allontanarsi il più possibile da quell’uomo.

“-uyet? Stai bene?”

“Scusami.” Disse, costringendosi a distogliere lo sguardo, a guardare suo marito. “Cos’hai detto?”

“Re William ti ha fatto una domanda.” Disse, ma studiò il suo volto, cercando di capire cosa l’aveva turbata.

Gli aveva raccontato com’era stata la sua vita, del suo ruolo nella morte di Felicity, ma non era entrata nel dettaglio. Non gli aveva detto che era andata a cercare il suo corpo, che aveva cercato e fallito nel trovare le parole giuste da dire sul suo cadavere e che l’aveva trasformato in spuma di mare perché non sapeva che altro fare. Non gli aveva detto che l’inutile morte di Felicity l’aveva straziata, di come le facesse male il petto e le si seccava la bocca perfino allora.

Voleva vomitare, ma non lo fece. Inspirò e si voltò verso William. “Sì?”

“Dove avete preso quella collana?” Le domandò lui.

Resistette alla tentazione di toccarla, di sentire la corona di Felicity lì dov’era poggiata sulla sua gola, dov’era stata da quando l’aveva presa dal suo corpo. “Non ricordo.”

“Davvero?” Domandò lui, le labbra storte in una smorfia. “Mi è familiare.”

“Quanto possono essere simili le collane tra loro?” Domandò lei. Avrebbe dovuto parlare della guerra, fare quei commenti arguti che aveva fatto per tutta la serata per vedere come avrebbe reagito, per vedere se era lui che minacciava la sua isola, ma non riusciva neanche a guardarlo. Voleva andarsene.

Stava per inventarsi una scusa per svicolare, per evitare di continuare a guardare i capelli di Felicity, ma in quel momento le porte del salone si aprirono di scatto, con vento e fulmini che fecero urlare e allontanare i presenti. Fuori pioveva a dirotto, erano nel bel mezzo di una tempesta tremenda, il che era strano perché l’ultima volta che aveva guardato fuori dalla finestra non l’aveva notato.

Poi vide chi c’era all’ingresso.

Almeno aveva i pantaloni.

“LEI DOV’È?” Ruggì re Proteus.

“Padre?” Le sfuggì dalle labbra prima di potersi fermare. Forse sarebbe riuscita a gestire meglio la situazione se re William non l’avesse colta alla sprovvista, ma era successo, e non sapeva cosa sarebbe successo, come suo padre sapeva dove si trovava, come sapeva che era ancora viva.

Poi intravide qualcuno dietro la figura di suo padre mentre le porte si chiudevano di scatto, ed era la sua sorella maggiore. Mai indossava un vestito semplice, era chiaro che suo padre non si era curato troppo dei loro abiti quando si erano fatto spuntare le gambe per andare a riva. Non era un incantesimo che poteva mantenere a lungo, ma di certo abbastanza da rovinare tutto.

Perlomeno, questo spiegava ciò che aveva visto in acqua e perché suo padre l’aveva trovata. La coda di Mai era rosa.

Proteus guardò nella loro direzione e, quando la vide, socchiuse gli occhi per la rabbia. Non era più la ragazzina di un tempo, ma si sentì così quando la guardò a quel modo. “Tu le hai fatto questo.” Sibilò, correndo verso di loro, ed evocò il suo tridente d’oro tra le mani.

Ebbe solo un paio di secondi per capire che il suo sguardo non era diretto a lei, ma a suo marito, e che suo padre lo stava per uccidere.

Reagì senza pensare, estraendo il suo tridente dai capelli. Nel farlo, fece cadere la corona e i capelli le ricaddero attorno al viso. Il tridente ritornò alle sue dimensioni nelle sue mani, e Tuyet sfruttò le poche lezioni di Maria per bloccare il tridente di suo padre, argento contro oro, e rivolse un’occhiata truce alla sua espressione stupita. Lo respinse, usando una combinazione di magia e forza fisica per costringerlo ad arretrare lontano da lei, da Elias. Tenne il tridente di fronte a sé, la punta contro di lui, e disse: “Cetus, proteggi Elias.”

Cetus sibilò, lasciandole il polso, e crebbe fino a diventare un enorme serpente argentato, parandosi di fronte a Elias con le fauci spalancate.

“Cosa- come.” Suo padre portò lo sguardo dal suo tridente a lei. “Perché lo proteggi?”

“Perché lo attacchi?” Domandò lei. “Se sei qui per rinchiudermi è un conto, ma non c’è motivo di coinvolgerlo!”

“Rinchiuderti?” Disse Elias, superando Cetus e mettendosi al suo fianco. “Perché dovrebbe rinchiuderti? Non può farlo!”

Non alzò gli occhi al cielo, ma solo perché avrebbe significato distoglierli da suo padre. “È il re dell’oceano e mio padre. Non è che possa impedirglielo.”

“Ci potresti provare.” Supplicò lui. “Non lasciarmi.”

Voleva baciarlo così tanto, era un bisogno fisico. Pensò che c’era la possibilità che non l’avrebbe baciato mai più.

“Come osi fare questo a mia figlia.” Ruggì Proteus, facendo un passo avanti, il tridente in pugno.

Cetus li avvolse, sibilando a suo padre. Era un antico mostro marino. Proteus era molto potente, ma Tuyet dubitava che sarebbe riuscito a superare Cetus. Il serpente marino poteva anche essere fuori dal suo elemento, ma anche suo padre lo era.

“Di che stai parlando?” Gli chiese lei. “Non mi ha fatto niente!”

Proteus sbatté il tridente a terra, affondandolo parecchio nel marmo. Avrebbe dovuto ripararlo più tardi. “Ha usato un incantesimo per scambiarvi i cuori e ti ha intrappolata qui! Dovrei forse ignorare il fatto che ha rapito mia figlia? Costringendola a essere qualcosa che non è? Usando i suoi poteri per i suoi fini?”

“Un incantesimo per scambiare i cuori.” Ripeté lei piano. In tutte le sue letture, non aveva mai visto un incantesimo simile.

Elias fece un passo avanti, furbo abbastanza da rimanere dietro a Cetus, per fortuna. “Non ho usato nessun incantesimo! Sono un uomo mortale, non ho magia, e non le farei del male neanche se potessi. Io la amo!”

“Tu menti.” Sibilò Proteus, fulmini che gli percorrevano le braccia.

“Scambio di cuori.” Disse lei, e per un momento non le importò di ciò che la circondava, dei monarchi o della sua famiglia. Aveva occhi solo per Elias. “Mi ami? Mi daresti il tuo cuore?”

Lui si voltò verso di lei, le guance arrossate. “Ti ho già dato il mio regno. Cos’era il mio cuore a confronto? Li hai trattati entrambi con così tanta cura.”

Mai si fece avanti, posando con cautela una mano sul braccio di Proteus. “Padre, fermati. Credo che ci siamo sbagliati.”

Di colpo, capì molte cose. Il bacio di Elias, l’ondata di potere e energia che aveva sentito subito dopo, il fatto che non si era più sentita così stanca. Aveva pensato che fosse perché finalmente riusciva a dormire bene, ma se non fosse stato per quello, se fosse-

E se ci fosse stato più di un modo per ottenere un cuore mortale? Un modo che qualcuno come Caligula non si sarebbe curato di annotare, un modo che qualcuno come lei forse non conosceva? Ma questo non spiegava come John e il suo amato – o beh, forse sì. Come John aveva ammesso, il suo amato lo amava, ma non abbastanza.

“Questo significa che potrò restare?” Domandò a suo padre. Se fosse stato vero, allora si sarebbe battuta. Non sarebbe andata in una prigione scelta da suo padre senza combattere, non quando Elias era lì, non quando la amava, non quando avrebbe potuto averlo.

La rabbia di Proteus si era dissipata. Ora la guardava come se non la riconoscesse, ma non necessariamente in senso negativo, non nel modo in cui temeva che l’avrebbe guardata. “È ciò che vuoi?”

“Io.” Si fermò, confusa. Certo che era ciò che voleva. Ma perché glielo aveva chiesto? Significava che l’avrebbe lasciata andare? “Aspetta, ero- stavo facendo una cosa, prima di tutto questo.” Osservò i nobili terrorizzati che si nascondevano da loro. Coriolanus teneva la moglie tra le braccia, ma entrambi sembravano più interessati che impauriti. Non c’era motivo di essere discreti, a questo punto. Ogni possibilità di discrezione era sfumata quando suo padre aveva sfondato le porte con fulmini al seguito. Concentrò la magia nelle mani e lanciò un: “Veritus!”.

Suo padre sbatté le palpebre. Perfino Mai sembrò presa in contropiede. “Non hai usato il tridente!”

Perché avrebbe dovuto usarlo per un incantesimo minore? Le sembrava decisamente uno spreco. Ma ignorò sua sorella, avrebbero parlato dopo aver risolto quella questione. Aspettò un momento di più per assicurarsi per l’incantesimo di verità avesse attecchito prima di domandare: “Chi di voi ha organizzato gli attacchi pirata contro la mia isola?”

“Sono stato io.”

Tutti si voltarono. Era proprio l’ultima persona che si sarebbe aspettata. “Perché? Come?”

Re William era mortificato, gli occhi che quasi gli schizzavano fuori dalle orbite per lo sforzo di non rispondere, ma ci voleva qualcuno un poco più potente di un re mortale per resistere al suo incantesimo. “Volevo controllarla. È un’isola così piccola, non ha senso che si governi da sola. Ho pagato i pirati perché continuassero ad attaccarla, poi ho offerto al re la mia marina militare e mia figlia come mezzi per finire la guerra e controllarla. Ma mia figlia si è suicidata, quindi volevo aspettare che i pirati distruggessero l’isola per poi raccogliere ciò che ne sarebbe rimasto.”

Mormorii sconvolti si levarono tutt’intorno, e le persone si allontanarono da William, anche se significava avvicinarsi a lei e suo padre. “Quando re Coriolanus te lo chiederà, digli i nomi di coloro che ti hanno aiutato, e di coloro che hai ingannato.” Guardò Coriolanus. “Potete continuare voi? E potrei usare la vostra sala riunioni?” Forse avrebbe dovuto lasciare che fosse suo marito a occuparsene, ma non voleva che lo facesse da solo, e sembrava che il minimo che potessero fare fosse lasciare il comando a Coriolanus, visto che l’avevano trascinato loro in quella situazione e il disastro che avevano fatto nella sua sala da ballo.

Coriolanus e Orla avevano la stessa espressione disgustata in volto, ma guardavano William, non lei.

“Fate pure, cara.” Disse Orla. “Ce ne occuperemo noi.”

“Vi ringrazio. Padre, Mai, venite con me.” Ordinò lei.

“Aspettate!” Urlò Isobel.

Tuyet si girò, confusa. Riley sfrecciò in avanti da dove si era nascosta dietro Darius. Raccolse la corona di Tuyet che le era caduta quando aveva preso il tridente e se la strinse al petto, esitando di fronte a Cetus. Non riusciva a costringersi a superarlo, e Cetus emise un sibilo basso e divertito per poi rimpicciolirsi, non così piccolo come quando fingeva di essere un braccialetto, ma abbastanza da potersi avvolgere attorno al tridente, poggiando la testa nell’avvallamento tra due rebbi.

Riley continuò a guardarlo, nervosa, ma fece quegli ultimi due passi, tenendo la corona di Tuyet con entrambe le mani. “Vostra maestà.”

Darius si fece avanti e si inchinò, e poco dopo tutta la sua gente fece lo stesso. Tutti coloro che erano venuti con loro da Tizile si inchinarono a lei.

Sapevano cos’era, avevano appena visto cosa poteva fare e comunque la riconoscevano come loro regina. Erano confusi e spaventati ma, chissà perché, non da lei.

Tuyet si mise in ginocchio di fronte a Riley, e lei le posò con cura la corona sul capo. “Ti ringrazio.” Disse lei, guardandola.

Riley sorrise e sussurrò “Grazie a voi” per poi farle un profondo inchino.

Dovette schiarirsi la voce prima di parlare: “Elias, dammi un momento. Torno subito.”

“No.” Disse lui, e lei non capì finché lui non le prese la mano. “Ovunque tu vada, vengo con te.”

Era decisamente il momento peggiore per baciarlo, quindi non lo fece, ma ci pensò davvero molto.

***

Le ci volle più di quanto avrebbe voluto per districare ciò che era successo.

“Quindi non vuoi rinchiudermi?” Domandò lei, giusto per essere chiari.

“Voglio uccidere di nuovo Caligula.” Tuonò Proteus. “Che cosa ti ha fatto-”

“Sono stata io ad andare da lei.” Sottolineò Tuyet, e non per la prima volta. “Ho infranto le tue regole e rubato dal tesoro reale e sono andata da lei per cercare aiuto. Sono stata io a causare lo tsunami e poi ho preso il suo posto, anche se non ero obbligata a farlo. Tutte le voci terribili che hai sentito da allora su una strega del mare riguardavano me.”

“Sei una bambina!” Scattò Proteus, a metà tra il risentimento e la tristezza. “Eri una bambina.”

Mai scosse il capo. “Non ci hai ascoltate. Abbiamo sentito voci su una strega del mare più buona, più giusta. Perché pensi che non abbiamo mai fatto niente in merito? Anche se, col senno di poi, avremmo dovuto.”

Tuyet fece spallucce. “Non avete fatto niente con Caligula.”

“No,” disse suo padre, “è vero. Ho sbagliato. Avrei dovuto rinchiuderla quando ne avevo la possibilità. Avrei dovuto prendermi meglio cura di te. Ma pensavamo che fossi morta, Tuyet. Hai idea di cos’abbia significato per tua nonna? Per le tue sorelle?”

Non lo sapeva. Non voleva saperlo, ma anche se sentiva una fitta di rimpianto non si fece distrarre. “Mi costringerai a tornare?” Anche se non l’avrebbe rinchiusa, se avesse provato ad allontanarla da Elias, dalla sua isola, sarebbe stato lo stesso.

Lui scosse il capo, ma sembrò che fosse più per rassegnazione che per diniego. “Non credo che potrei. Guardati. Brandisci il tridente di Pallas, che io non riesco neanche a sollevare. La tua conoscenza sulla tua magia è tale da non dover usare il tridente per incantesimi complessi. L’antico mostro marino Cetus ti obbedisce. Come puoi pensare che ti costringerei a tornare a casa?”

“Sei mio padre.” Disse lei, ignorando il resto, che sembrava più notevole di quando lo fosse.

Lui sospirò, e sembrò molto vecchio, e Mai gli posò una mano sulla spalla. “Tuyet, ti vogliamo bene. Torna a casa.”

“Lei è a casa.” Disse Elias, parlando per la prima volta. “È mia moglie e la mia regina. Il suo posto è qui.”

 Proteus aggrottò la fronte, ma Tuyet disse: “Lo voglio. Ho scelto lui. Voglio tenerlo.”

“Bene,” sbottò suo padre, “ma vuoi davvero vivere sulla terraferma e governare la sua isola per sempre?”

Sembrava terribile pensarci adesso, ma: “Quando il regno di Elias finirà,” quando lui morirà, “tornerò a casa.” Erano sirenidi, erano straordinariamente longevi. Rimanere separati per la durata di una vita umana era molto tempo, ma non il tempo di una vita, non per loro.

Mai e Proteus sembravano confusi. Infine, Mai disse: “Tuyet, credo che tu non abbia capito. Finché ti amerà davvero e appieno, finché avrai il suo cuore, potrai vivere e camminare liberamente tra i mortali senza che questo ti tocchi. Ma finché tu lo amerai davvero e appieno, finché lui avrà il tuo cuore, proprio come tu non sarai come le altre sirene, lui non sarà come gli altri mortali. Avrà una vita lunga tanto quanto la tua. Finché vivrai, finché vivrà.”

Per un momento, fu così sorpresa da non riuscire a parlare.

“Davvero?” Chiese lei, trepidante. “Ne sei sicura?”

Mai guardò Proteus, poi annuirono entrambi.

Si voltò verso Elias, che le stava sorridendo con un sorriso sbilenco. “Non ti perderò.” Disse lei, e non si accorse che stava piangendo finché Elias non le fu abbastanza vicino da asciugarle le lacrime dalle guance.

“E io non perderò te.” Sussurrò lui, posandole un veloce bacio sulle palpebre. La strinse a sé per la vita, girandosi verso il padre e la sorella di Tuyet. “Re Proteus, principessa ereditaria Mai, la nostra isola ha bisogni di entrambi in questo momento. Ma in futuro, quando i nostri figli saranno cresciuti e pronti a prendere il nostro posto, potremo tornare al mare.” Fece una pausa, poi guardò Tuyet. “Puoi farlo, giusto? Darmi una coda come tu ti sei fatta spuntare le gambe?”

“Sì.” Disse lei. “Ma Elias, ne sei sicuro? Non devi farlo.”

“Non sono mai stato così sicuro in tutta la mia vita.” Disse lui. “Ovunque tu vada, vengo con te.” Non riuscì più a trattenersi e lo baciò perché se non l’avesse fatto sarebbe morta, ne era sicura.

Quando si separarono, Mai sorrideva e suo padre sembrava solo rassegnato quando disse: “Mi sembra accettabile.”

“Vi ringrazio, re Proteus.” Disse Elias, formale.

Lui incrociò le braccia. “Immagino che potresti anche chiamarmi Padre. Sembra che dovremo conoscerci.”

Tuyet rise e lasciò il fianco di suo marito per abbracciare suo padre, per abbracciare sia lui che sua sorella, e farsi abbracciare a sua volta.

***

Sulla via del ritorno, non dovette nascondere la sua magia. Rimase al timone della nave e avvolse la sua magia intorno a loro, dove la ciurma poteva vederla, ed esultarono quando le correnti e i venti cambiarono in loro favore.

“Dovremmo inviare un qualche tipo di regalo di scuse a Coriolanus e Orla.” Disse lei, accoccolata al fianco di Elias.

“Scherzi? Era da anni che non si divertivano così.” Disse lui. “Negoziare i termini delle riparazioni di guerra di Fell e le modifiche ai tratti è il regalo migliore che potessero ricevere. William non gli è mai stato molto simpatico.”

“E a ragione, sembra.” Borbottò lei.

La ciurma cacciò qualche urlo e Tuyet sentì una fitta di preoccupazione, ma poi vide il grido di emozione di Darius.

Tutti si accalcavano ai bordi della nave, indicando e salutando con la mano, e quando vide perché non riuscì a trattenere le risate.

Tutte e cinque le sue sorelle nuotavano ai lati della nave, con Mai in testa, chiamandola e muovendo la coda in saluto.

“Vuoi andare con loro?” Le chiese Elias.

“Non ti dispiace?” Gli domandò, anche se moriva dalla voglia di farlo.

Lui sorrise. “Mi vuoi. Hai scelto me. Mi terrai. Di cosa dovrei preoccuparmi?”

Lo baciò per poi togliersi corpetto e pantaloni, correre dall’altro lato della nave e tuffarsi.

Le sue sorelle e la sua gente esultarono quando riemerse, la sua coda che brillava nel caldo sole di pomeriggio.

Tuyet nuotò con le sue sorelle fino a Tizile. Promise loro di andarle a trovare presto e tornò a riva, dritta tra le braccia frementi di Elias.

Non doveva scegliere.

Non doveva continuare a sacrificarsi.

Poteva avere tutto, suo marito e la sua isola, e la sua famiglia e il mare.

***

Note dell’autrice:

Tuyet curò il cuore di John e i Darling rimasero sull’isola a capo della marina militare. Darius divenne consigliere e sposò Riley. Isobel divenne il capo delle spie. E vissero tutti felici e contenti.

Mi sono divertita COSÌ TANTO a scrivere questa storia, e spero che anche voi vi siate divertiti a leggerla!

   
 
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