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Autore: Moira2020    10/08/2022    0 recensioni
La nascita di Evelyn Been corrisponde con la morte di Vincent Cooper. Come possono due persone divise dalla morte incontrarsi?
Evelyn agli occhi degli altri appare come una ragazza normale; ha un lavoro, una casa e pochi amici. Ma dentro di se ha un mostro, un mostro chiamato depressione. Il suo demone interiore la porterà ad una decisione drastica, ma qualcuno verrà da lei per salvarla.
Tratto dalla storia:
Evelyn aprì per un attimo gli occhi. I suoi occhi grandi e all'insù quasi come quelli dei gatti. - Chi sei?- chiese con un filo di voce.
Vincent sorrise. Era la prima volta che i loro occhi si incontravano. - Sono il tuo angelo custode.-
Genere: Dark, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Capitolo 2 
Lo sconosciuto



Evelyn stava volando. Era così leggera da poter fluttuare nell'aria. Sotto di lei il suo corpo inerme era immerso nell'acqua, ma a lei non importava. Finalmente sentiva di essere tranquilla come se si fosse tolta di dosso un grosso macigno. Poi qualcosa la tirò verso il basso. La sua caviglia iniziò a bruciare e quando abbassò lo sguardo vide un'enorme voragine. Il senso di terrore che provò fu il più forte della sua vita, chiuse gli occhi stringendoli più che poteva. Era sicuramente un sogno, stava sognando. 
- Evelyn, apri gli occhi. - 
Quella voce improvvisa la riportò alla realtà. Sapere che stava sognando la tranquillizzò. La sua mente andò alle pillole che aveva ingerito e la felcità lasciò spazio alla delusione. 
Era viva.
Aprì lentamente gli occhi, sicura di trovarsi in ospedale. Qualcuno aveva chiamato un'ambulanza e lei avrebbe dovuto sicuramente spiegare il motivo del suo tentato suicidio. Improvvisamente si sentì nuovamente stanca e pesante almeno una tonnellata. 
- Evelyn!- la incalzò di nuovo quella voce. Finalmente quando ebbe aperto del tutto le palpebre potè mettere a fuoco ciò che la circondava. Era ancora a casa sua, distesa sul suo letto. Davanti a lei un uomo la stava fissando. Capelli neri lunghi sino alle spalle, naso piccolo e bocca carnosa. Ma quello che colpì di più Evelyn furono i due occhi color del ghiaccio che la stavano guardando con attenzione. Per un attimo le sembrò di riconoscere quel viso così tenebroso, ma poi il raziocinio prese il sopravvento. Urlò. Urlò così forte da far cadere l'uomo. 
- Che cosa vuoi da me? Chi sei? - chiese urlando isterica. 
- Zitta! Vuoi far svegliare l'intero vicinato?- rispose lui alzandosi da terra. Evelyn urlò di nuovo e così l'altro fu costretto a tappargli la bocca con una mano. 
- Eve, per piacere non urlare. Allora ti sembrarà strano. Penso che anch'io avrei urlato al posto tuo. Non sono un pazzo maniaco, non voglio farti del male. Mi chiamo Vincent e sono il tuo angelo custode. - 
Evelyn sentendo quella spiegazione cercò di urlare ancora più forte ma il suono fu ovattato dalla mano che aveva sulla bocca. Un angelo custode? Quello era un pazzo furioso. 
Io volevo solo morire.
Sarebbe scappata se i suoi arti glielo avrebbero permesso. Era troppo debole per muoversi e così morse con forza la mano di Vincent. 
- Vattene da casa mia, brutto maniaco! - 
Vincent, con una smorfia di dolore, si allontanò da lei. - Sei impazzita? Cristo, come faccio a fartelo capire? Non ho neanche i miei poteri. - 
Evelyn cercò l'ultimo bruciolo di forza e si alzò dal letto. Le gambe le cedettero però riuscì a rimanere in piedi. Solo in quel momento si accorse di avere soltanto le sue culotte addosso. E se il maniaco avesse abusato di lei mentre era svenuta? Non era capace neanche di morire in santa pace. 
Con la coda dell'occhi vide la sua camicetta appoggiata alla sedia della scrivania. La prese velocemente e se la mise addosso, dopo di che uscì di corsa dalla camera. Vincent la seguì e quando lei arrivò alla porta la chiamò nuovamente. 
- Evelyn! Senti posso dimostrarti che sono il tuo angelo. Non ti bloccherò se vorrai andare. Guardami, mi sto sedendo sul divano. -
Evelyn si immobilizzò. C'era una parte di lei che le diceva di ascoltarlo, mentre il suo corpo le urlava di scappare.
- Sei nata il dieci di Novembre. Hai iniziato a camminare ad un anno e hai parlato presto. Il suo primo peluche si chiamava Gabe; era un ippopotamo. Lo tieni ancora nell'armadio. Sei sempre stata una brava studentessa. Ti piace la musica rock e anche il metal. Se devo essere sincero condivido i tuoi gusti musicali. - 
Come faceva a sapere tutte quelle cose? Era una specie di stalker che la seguiva da quando era appena nata? A giudicare dall'aspetto il tizio doveva avere la sua stessa età. 
- A quindici anni, mentre attraversavi la strada per andare a scuola, una macchina ti ha investito, ma tu miracolosamente ne sei uscita incolume. Te lo ricordi? Hai pensato ad un angelo custode. Beh, avevi ragione. - 
Evelyn continuava a stare in silenzio. Era tutto vero, era tutto fottutamente vero. 
- Come diavolo fai a sapere queste cose? Chi te le ha dette? - chiese lei voltandosi. Vincent rimase seduto sul divano. A giudicare dal suo viso non sembrava affatto pericoloso. C'era però qualcosa di strano in lui. Aveva il colorito di chi era morto da un pezzo e i suoi vestiti sembravano usciti direttamente da una rivista metal degli anni novanta. 
- Le ho vissute insieme a te. Non potevi vedermi, ma delle volte mi hai sentito, non è così? - 
  Evelyn si appoggiò alla porto d'ingresso, sentiva le gambe molli come budini. La voce profonda di Vincent in effetti le sembrava quasi familiare. Era sicura di non averlo mai visto, però aveva dei ricordi vaghi. Forse in qualche sogno. 
- So che ricordi... Ricordi le ore che passavi a scrivere il tuo diario? Quante volte ti sei voltata per vedere se ci fosse qualcuno seduto sul tuo letto. Ero io. - 
Lei sgranò gli occhi. Era vero e nessuno avrebbe potuto sapere quelle cose. 
- Ma non vedevo mai nessuno, perchè adesso posso vederti?- chiese stupefatta. 
- Perchè... - Vincent non potè finire di parlare. Una luce accecante si espanse dal soffito e una donna dai lunghi capelli biondi apparve improvvisamente nel salotto di Evelyn.
- Sei un'idiota!- proruppe la sconosciuta rivolgendosi a Vincent. - Sei un grandissimo idiota! Perchè l'hai fatto?- 
Evelyn sbattè le palpebre velocemente. Come aveva fatto quella donna a materializzarsi in casa sua? L'idea degli angeli adesso le appariva quasi sensata. Per un attimo pensò che avrebbe vomitato. 
- Ti prego, Amelia, non immischiarti anche tu. - rispose Vincent alzandosi dal divano. - La mia protetta aveva bisogno di me e questo è quanto. So bene cosa mi aspetta...- 
- Avresti potuto aiutarla in altri modi. Per te adesso è finita, finita per sempre... - la voce della ragazza venne spezzata da un singhiozzo. Stava piangendo. 
- Scusate, io non mi sento molto bene - Evelyn corse in bagno a vomitare. 
Aveva appena appreso che due angeli o, almeno, due esseri a lei sconosciuti, stavano tranquillamente parlando nel suo salotto. Forse era tutto un sogno dovuto alle pillole che aveva ingurgitato qualche ora prima. 
Passò diversi minuti appoggiata al WC, vomitando una sostanza amara e gialla. Quando uscì dal bagno Vincent era ancora seduto sul suo divano e l'altra donna era magicamente scomparsa. Lui le sorrise. - Ti senti bene? - chiese. 
-No, affatto. Ma sono sicura che tu sia un' allucinazione dovuta alle pillole. Adesso dormirò un pochino e domani mattina o sarò morta, oppure mi sveglierò da sola nel mio letto. - 
- Hai ragione. Riposati, io sarò qui al tuo risveglio.- 
Evelyn si trascinò nella sua camera e appena toccò il letto chiuse gli occhi. Non era stata capace neanche di suicidarsi a dovere. 


 
   
 
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