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Autore: Swan_Time_Traveller    10/08/2022    0 recensioni
[Prequel su Eddie Munson, il primo di una trilogia, che presenta la famiglia di origine del personaggio e le vicende che hanno portato alla sua nascita.]
"Andarsene, in un posto lontano. Ovunque, purché i giudizi affilati della gente di Hawkins non la raggiungessero: nella mente di Liz però, quelle parole sarebbero risuonate ugualmente, a prescindere dal suo nuovo inizio. E davvero si parlava di questo, di un capitolo da aprire ex novo? Era tutto nelle sue mani, e tutto dipendeva da lei, inclusa la vita che nove mesi dopo avrebbe cambiato la sua esistenza per sempre: forse era proprio quello il punto, settembre. Il momento in cui quella nascita sarebbe stata concreta, l'attimo in cui sarebbe diventata una madre.
Le incognite erano però troppe, così come la vergogna, le lacrime versate mentre suo padre, Christopher Munson, le ripeteva di non tornare a casa mai più.
Tutto quel di cui Liz era sicura era scappare. Fuggire, allontanarsi per sempre da una cittadina che le aveva voltato le spalle, assieme alla sua intera famiglia."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eddie Munson, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dallas - Hawkins Hotline 

 

La prima settimana in Texas dei Sinclair era praticamente volata: la seconda sera, a casa Halliwell, William era stato costretto a cimentarsi nella preparazione della cena, sulla quale aveva miseramente fallito ed era toccato rimediare a Davina, sotto gli sguardi divertiti di Eleanor, Edward e Liz, che sembrava praticamente rinata da quando erano arrivati i due fratelli. 

Certamente, dal punto di vista degli ospiti, Elizabeth non era mai stata così raggiante: sicuramente la loro presenza l'aveva aiutata molto, ma dalle parole che avevano scambiato fino a quel momento, la giovane Munson sembrava davvero aver trovato in un certo senso il proprio posto nel mondo. Era così bizzarro per una ragazza della sua età? 

La domenica che chiudeva la prima settimana di vacanza dei Sinclair, era stata trascorsa dai tre in giro per il centro di Dallas: naturalmente William aveva insistito affinché potessero passeggiare su Dealey Plaza, e di conseguenza si era sentito in dovere di blaterare un po' sul povero Presidente Kennedy, e un po' sul suo successore, che William praticamente odiava. 

“Non fosse stato per Johnson il Civil Rights Act ce lo saremmo visti col cavolo!” Troncò la riflessione di suo fratello così Davina, senza gran delicatezza o tatto: del resto, lei era lì per la sua amica e anche per accertarsi che lei stesse bene e, soprattutto, che non ci fosse nulla in più che eventualmente potesse fare per farla contenta. 

“C'è qualcosa che possiamo fare Liz? Intendo ... Di rientro ad Hawkins, o prima, o durante il nostro soggiorno. Qualsiasi cosa! Hai bisogno di vestiti? Quel bambino cresce a vista d'occhio.” Disse Davina, una volta che i tre si fermarono in centro città, su un muretto, a bere un thé che avevano comprato al locale poco più avanti. 

Liz sorrise e, scuotendo la testa, replicò: “No grazie. Già per me è moltissimo avervi qui. Non avrei mai pensato che prima di settembre potessi vedere voi o mio fratello. In più, al lavoro mi pagano discretamente bene e anche se mi secca, a casa Halliwell continuo ad essere praticamente un'ospite. A volte compenso facendo la spesa, ma mi costa un sacco di fatica far valere la mia volontà in quella casa.” Rise, pensando al fatto che la signora Eleanor fosse davvero molto più testarda di lei. 

William replicò: “Beh, qualcuno di noi doveva raggiungerti per il tuo compleanno.” 

In un istante Liz smise di sorridere: davvero era riuscita, in quel caos di vicende ed emozioni, a dimenticarsi del suo imminente compleanno? 

Stava per spegnere diciassette candeline, e lo avrebbe fatto pochi giorni più tardi, il ventidue di giugno: con lei effettivamente, e fu solo in quel momento che ne prese coscienza, ci sarebbero stati i fratelli Sinclair. 

Grazie al cielo, aggiunse tra sé e sé. Improvvisamente, l'idea che sarebbe stato il suo primo compleanno senza suo fratello Wayne, le fece avvertire una stretta al cuore, e poi allo stomaco. Inspirò profondamente, sperando di non dare nell'occhio. Fallimento totale, perché a Davina sfuggivano davvero poche reazioni della migliore amica. 

“Tutto a posto Liz?” Le chiese, avvicinandosi preoccupata. Elizabeth ingurgitò quella sorta di magone che stava salendo, e annuì, senza aggiungere altre parole. 

Quando i Sinclair, assieme a Liz rientrarono a casa Halliwell dopo cena, Eleanor si era già coricata, probabilmente per lasciare spazio ai tre giovani e il salotto a loro disposizione, per qualche chiacchierata notturna. 

Una volta lavati e cambiati, Davina e Liz si stravaccarono immediatamente tra il divano e le poltrone, mentre William aveva ricevuto il compito di portare al tavolo qualche bevanda fresca, visto il calore di quei giorni, che sembrava aumentare quotidianamente. 

“Hai un futuro come governante.” Davina apostrofò suo fratello con un'occhiata divertita, per poi osservare Liz, che sembrava ancora assorta nei suoi pensieri. 

Indossava una camicia da notte grigia scuro, insolita per la moda dell'epoca ma davvero tipica di Liz, che sembrava prediligere i colori scuri. Se ne stava con le gambe appoggiate al bracciolo della poltrona, supportata da un cuscino enorme che le manteneva la schiena il più dritta possibile: le mani, forse più per spontaneità che per volontà specifica, erano quasi sempre posizionate sopra la pancia, ma non si muovevano mai più di tanto. 

“Mi dispiace avervi intristito ragazzi.” Mormorò Elizabeth, prima ancora che qualcuno potesse chiederle qualcosa. I due Sinclair si rivolsero uno sguardo rapido e, prima che uno dei due replicasse, Liz continuò: “Purtroppo l'idea del mio compleanno, che paradossalmente nemmeno mi ha sfiorato fino a poche ore fa, mi riempie di tristezza e... Pensieri.” 

Davina annuì, e replicò: “Ti manca Wayne, giusto?” Liz annuì, trattenendo un sospiro pesante come un macigno. Dopo aver deglutito, afferrò un bicchiere, riempiendolo di acqua fresca, per berne un sorso. 

“Sì, e dire che mi manca è riduttivo. E' il primo compleanno che passerò in sua assenza. Non è tanto la festa mancata a turbarmi, figuriamoci... Alla fine a me è sempre importato avere voi tra gli invitati, e poca altra gente. Ma questo ... Questo compleanno è diverso. E' cambiato tutto, e l'assenza di Wayne è una conseguenza di tutto questo periodo caotico.” 

William commentò: “Beh, possiamo trovare una soluzione. Insomma, siamo negli anni Sessanta, qualcosa il progresso tecnologico riuscirà a combinare, o no?” Davina lo guardò perplessa e, senza dare adito a speranze che probabilmente sarebbero svanite in men che non si dica, tornò a osservare la sua amica e le disse: “Qualche tempo prima di venire qua, siamo andati a trovare tuo fratello. Ci ha spiegato che prima di settembre per lui sarebbe stato impossibile per via del lavoro raggiungerti. Ma a settembre ci sarà Liz, sarà qui per te.”

La giovane Munson abbozzò un sorriso e, annuendo, bevve un altro sorso d'acqua. 

“Ma ditemi un po' cosa mi sto perdendo in città. Come avete concluso l'anno scolastico? Ci sono nuovi pettegolezzi ad Hawkins?” Le domande che stava rivolgendo Elizabeth ai Sinclair erano genuine ma, sull'ultima relativa ai gossip, certamente si parlava più che altro di un diversivo adottato dalla ragazza, per evitare di tornare a parlare della sua situazione malinconica. Infatti Elizabeth Munson era allergica all'ipocrisia, apparentemente all'ananas (e lo aveva imparato pochi anni prima sulla sua pelle) e, in ultima analisi, ai pettegolezzi. 

Davina, che naturalmente conosceva quel tratto caratteriale dell'amica, decise di sorvolare e stette al gioco: “Siamo riusciti entrambi a concludere l'anno senza grossi problemi, nonostante ci siano stati momenti in cui William sembrava preferire le gonne alle interrogazioni.” Il più grande dei Sinclair, incassata l'ennesima frecciatina, spalancò la bocca e scuotendo la testa replicò: “Stronzate! Ho studiato dall'inizio dell'anno alla fine senza mai perdermi d'animo, e i risultati cara mia si vedono. 

In più perdonami, cosa c'è di così spiacevole nel voler mantenere i contatti con le donzelle che ho invitato al mio compleanno? Che fai? Le inviti, accettano, passi la serata con loro e poi ti dilegui?”

 

William Sinclair non era uno che rifletteva più di tanto prima di parlare. Pensava un istante, si convinceva della totale genuinità di ciò che aveva da dire, e sputava il rospo. A prescindere, a meno che non ci fosse qualcuno abbastanza veloce da comprendere l'importanza di bloccarlo nell'incipit. In quel momento, forse anche a causa della stanchezza che imperava nei tre dopo una giornata in giro per Dallas, Davina non era riuscita a fermare suo fratello in tempo, prima che potesse sviscerare la sua figuraccia. 

Calò il silenzio, mentre Willi sbarrò gli occhi, realizzando che forse della festa non si era più parlato per un motivo ben specifico, e nemmeno troppo celato. 

“Sei proprio un deficiente.” Esclamò Davina, scuotendo la testa. 

Liz scoppiò a ridere, dopo essere rimasta seria e muta per un istante: ma la sua era una risata davvero poco genuina, quasi iniziata per inerzia e cortesia, che altro. Il finale di questa fu comunque brusco e, in un certo senso, amaro. 

“Non preoccuparti William, prima o poi saremmo entrati in argomento.” Elizabeth anticipò le scuse del maggiore dei Sinclair, che stava davvero per inginocchiarsi imbarazzato. 

“A proposito...” Borbottò Liz, schiarendosi la voce. Tenendo lo sguardo basso, forse per impedire che le sue parole si bloccassero tra i denti incrociando le espressioni dei Sinclair, continuò: “Che combina adesso? Robert intendo.” 

In quel momento fu Davina ad irrigidirsi: rivolse uno sguardo severo al fratello, quasi per incitarlo a prendere parola. 

Incredibile, quando deve parlare non parla. Davina non poteva crederci, perciò passò ad una leggera gomitata, che destò suo fratello repentinamente. 

“Ah! Difficile dirsi. O meglio, l'ho visto poche volte dopo ... La festa. Passa molto tempo fuori città, ad Hawkins diciamo che meno ci sta, meglio sembra vivere.” Calò nuovamente il silenzio, ma William cercò di ripristinare un clima di tranquillità, e aggiunse: “Ma non ho dubbi sul fatto che stia bene. Insomma, è uno che sa come sopravvivere.” 

Elizabeth sospirò e, sbattendo le palpebre due o tre volte, annuì. “Sì, penso di sì.” Rispose lei, cercando di apparire meno pensierosa possibile. 

Dall'altro canto, Davina guardava la scena a braccia conserte, nascondendo con cura l'espressione contraria che avrebbe voluto esibire con nonchalance sulla faccia. Come poteva la sua migliore amica, in quello stato, davanti a mille preoccupazioni, rivolgere un pensiero ancora a quel disadattato? Era una domanda che decise di non farle, preferendo una buona notte di sonno a qualsiasi altra cosa. 

Pochi giorni prima del ventidue giugno, i fratelli Sinclair sembravano non avere pace: approfittando dei turni di lavoro di Liz, in assenza di quest'ultima avevano preso a girare il centro città in cerca di qualche regalo che potesse davvero rendere quel compleanno speciale. Fino a quel momento però, ogni ricerca era sembrata un vero e proprio buco nell'acqua. 

“Al diavolo! Io lo sapevo che dei texani non ci si può fidare, nemmeno per un regalo decente.” Si lamentò Davina, in uscita dall'ennesimo negozio di accessori e braccialetti. 

“Diciamo le cose come stanno: io qualche proposta l'ho fatta, sei tu che non ne hai accettata una. Hai solo avuto da ridire.” Replicò prontamente William, per essere poi subito rimbeccato da sua sorella: “Ti ricordo che Elizabeth è la mia migliore amica, e sta per sfornare un bambino! Capisci il senso di questo regalo o sei del tutto rincretinito?!” 

Riprendendo la marcia verso casa Halliwell, Davina iniziò a riflettere ad alta voce: “Per lei quest'anno vorrei davvero qualcosa che la possa far felice, magari temporaneamente o per regalarle un ricordo che valga la pena conservare per tutta la vita sai. 

Ma mi sembra che qualsiasi oggetto visto non sia nemmeno lontanamente all'altezza di tutto questo. Capisci cosa voglio dire?” 

William Sinclair annuì e, dopo aver riflettuto rapidamente sulle parole della sorella, si bloccò nel bel mezzo del marciapiede, con lo sguardo fisso in avanti. 

“Will, tutto bene?” Chiese Davina, avvicinandosi al fratello, ancora in quella posizione. 

“Stavo pensando.” Esordì lui dopo pochi istanti di silenzio. “Forse so cosa potrebbe aiutarla. Ho in mente un bel regalo per lei, ma dobbiamo fare rientro a casa Halliwell subito, e parlare con Edward prima che Elizabeth faccia rientro.” 

La prontezza del fratello sorprese Davina che, per la prima volta in vita sua, non fece altro che seguire il consiglio del maggiore, curiosa come non mai di scoprire cosa fosse balenato nella testa di quest'ultimo. 

 

 

“Temo di non seguirti.” Furono queste le parole del dottor Halliwell, una volta accolti i due Sinclair in casa e praticamente costretto a sedersi immediatamente al tavolo delle trattative, in salotto con loro. 

“E' molto più semplice di quel che pensate, davvero.” Disse William, guardando il dottor Halliwell e Davina, entrambi perplessi. 

“Nel 1963, con l'obiettivo di raggiungere una vera e propria distensione politica, John F. Kennedy e Khruscev per l'Unione Sovietica, decisero di inaugurare una linea telefonica diretta, una hotline tra Washington e il Cremlino.” 

Davina sospirò, ribattendo: “E fin qui.” 

William spalancò le braccia ed esclamò: “E' proprio questo il punto! Un filo diretto tra Dallas e Hawkins. Una sorta di hotline che permetta a Elizabeth di parlare con suo fratello, ed evitare per una volta tutto questo scambio di lettere che li sta facendo diventare matti.”

Edward e Davina spalancarono gli occhi, una volta compreso finalmente il punto sul quale si era andato a focalizzare William Sinclair. 

“Insomma, per il suo compleanno Elizabeth meriterebbe di poter parlare tutto il tempo che desidera al telefono con Wayne. Nessun intermezzo, solo le loro voci. Credete sia fattibile?” 

Dopo le ultime considerazioni del fratello, Davina alzò le spalle e replicò: “Non so Will, mi sembra un'idea perfetta ma... Come possiamo procurarci un telefono? Senza considerare che forse sarebbe giusto concedere loro un po' di spazio, e non una chiamata in mezzo alla strada qualunque.” 

Edward Halliwell si passò una mano tra i capelli e, abbozzando un sorriso, rivolse uno sguardo ad entrambi i fratelli Sinclair e dichiarò: “Forse abbiamo quel che fa al caso nostro.”

   
 
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