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Autore: LatazzadiTea    11/08/2022    7 recensioni
La pace regna incontrastata ormai da anni nel piccolo ma prosperoso regno di Patnar, quando la notizia di un'imminente catastrofe ne sconvolge gli abitanti. E in particolar modo Madya - giovane guaritrice dotata di enormi ed oscuri poteri - che per scongiurare la completa distruzione del suo mondo sarà costretta a indagare al fianco di un eccentrico generale e un invincibile assassino.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era quasi mezzanotte, e uscire per le strade a quell'ora - per di più alla ricerca di uno scagnozzo della "Moltitudine" - a Madya sembrò fin da subito una pessima idea, soprattutto dopo aver realizzato d'esser stata seguita sin da quando aveva messo piede fuori dalla porta da qualcuno che si aggirava furtivamente nell'ombra. Anche Valkya ed Altay avevano percepito quella presenza, ma come lei avevano preferito ignorarla, lasciando che li pedinasse nascosta fra le intricate ed oscure viuzze di quel pericolosissimo e fittissimo sottobosco urbano in cui stavano per cacciarsi.

"Sul serio darai a quella ficcanaso un terzo del tuo oro? Tagliale la gola, piuttosto..." aveva finito per proporre Valkya, fermo ad ammirare una contorsionista che si esibiva nella piazza del mercato.

"Avevi detto di poter comprare il suo silenzio o sbaglio?" sospirò in risposta Madya, fingendo indifferenza, ma incuriosita quanto il giovane da quell'insolito spettacolo.

"Certo che si, anche se ucciderla sarebbe molto meno dispendioso" aggiunse il generale, rimettendosi sul viso la ridicola maschera che indossava per non essere riconosciuto.

"Non diciamo idiozie, la piccoletta terrà la bocca chiusa se vuole il suo denaro. E poi, non sottovalutate mai il potere di mio padre. Credetemi, il vecchiaccio cospira qualcosa, me lo sento nelle ossa!" li mise in guardia Altay, arrossendo vistosamente di fronte alle grazie prosperose dell'esotica bellezza che gli danzava davanti.

"Ci risiamo! Non è così, Altay?" sbottò d'improvviso Madya, iniziando a camminare più velocemente fino a perdersi fra le innumerevoli bancarelle di quel variopinto mercato notturno.

"Ti capisco sai: i Bradesch sono dei veri e propri idioti..." cercò di consolarla Valkya, dopo averla raggiunta lungo la strada.

"Si può sapere come fai a trovarmi sempre? È imbarazzante, lo sai?" si lamentò la giovane, continuando a girovagare lungo gli intricatissimi carruggi che dal quel punto in poi si diramavano in qualunque direzione.

"È a causa del tuo odore Madya, te l'ho già detto" le ricordò il giovane.

"Sul serio? Pensavo che soltanto le creature dell'Oltre potessero sentirlo..." replicò incuriosita la guaritrice, fermandosi ad ammirare un carretto pieno di stoffe dai colori sgargianti per distrarsi.

"Beh, per essere precisi, anch'io posso!" le confessò il ragazzo.

"Sarà per via dell'armatura, non credi? Avrebbe senso visto che proviene anch'essa dall'Oltre. E dimmi, di che sà questo odore che senti?" continuò incuriosita Madya.

"Allora, prima di tutto di carne bruciata, rum e lampone. Poi di alcol, metallo e polvere da sparo, direi..." rispose Valkya dopo averci attentamente pensato.

Madya spalancò i profondi occhi scuri, facendoli sembrare ancora più grandi di quanto già non fossero al pensiero che l'odore emanato dal suo corpo somigliasse a un festino a base di grigliata, fiumi d'alcol e frutta acida con tanto di duello e fuochi d'artificio. Chiedendosi fra l'altro da dove provenisse mai quel profumo, dato che, per quel che ne sapeva, le terre dell'Oltre risultavano essere per lo più desertiche e quasi completamente prive di vegetazione. Abbandonando poi ogni riflessione che avesse mai avuto un senso logico, Madya pensò ai luoghi che visitava regolarmente ogni anno per raccogliere le rare erbe medicinali che usava per creare i propri intrugli. Non c'era traccia di loro nel suo mondo, tanto che, per quanto ci avesse provato, non era mai riuscita a piantarle o farle crescere nel suo piccolo giardino. Perciò, più ci pensava più si convinceva che la fonte d'energia che al tempo della sua creazione aveva dato origine all'Oltre, altro non potesse che essere magica. D'altronde, non vi erano prove che il disastro che aveva cancellato interi regni dalla faccia della terra fosse naturale, tanto più per i mostri e i pericoli che vi si erano venuti a creare al suo passaggio.

La capacità di dominare le forze della natura mediante il ricorso ad arti occulte di natura malefica ( m. nera ) o benefica ( m. bianca ) era qualcosa di profondamente temuto a Patnar. Un potere in cui si era quasi totalmente smesso di credere e di cui non si parlava mai, se non nelle favole che si raccontavano la sera per spaventare i bambini, fatta eccezione per Madya, naturalmente. Perché lei, sin da bambina, la magia l'aveva sempre "vista". La magia era la fonte di energia naturale più potente a cui l'uomo avesse mai attinto. Di sovente, questa forza primordiale appariva nei racconti come un ammasso dorato che fluttuava nell'etere, da cui si ramificavano lunghi filamenti che intrecciandosi fra loro creavano disegni fantastici e spirali di parole. A Madya era capitato spesso di vederla da bambina, ma ancor più spesso, col tempo le era capitato persino di toccarla, soprattutto quando riusciva a puntare lo sguardo oltre l'impercettibile linea che separava l'ovvio dall'incomprensibile. La sua comparsa si manifestava come un fremito che, contraendosi, squarciava la realtà. Ma più di frequente, la magia creava a una crepa attraverso la quale poteva intravvedere un mondo nuovo e del tutto sconosciuto. La maggior parte della gente ne ignorava l'esistenza - limitandosi inconsapevolmente a conviverci - e questo a dispetto del fatto che, presto o tardi, quella forza si sarebbe liberata creando un'onda d'urto che li avrebbe uccisi tutti.

Proprio come in quell'istante, pensò Madya. Il momento in cui il tempo sembrò rallentare fino a fermarsi tranne che per lei e Valkya, mentre Altay restava immobile come uno stoccafisso dietro di lei a fissarla come si trattasse di un'immagine riflessa nello specchio. Madya si era voltata quasi istintivamente a guardare il giovane assassino che tentava di liberarsi, cercando di estrasse la propria arma dal fodero senza riuscirci. Come se Altay avesse percepito il pericolo pochi istanti prima che lo scorrere del tempo si bloccasse, e da una nube scintillante comparisse un ometto storto, basso e claudicante.

"Così, eravate voi gli intrusi..." constatò l'omino, uscendo da quella luce in tutta la sua aberrante stranezza.

"Alla buon ora, Dagmar! Si può sapere che fine avevi fatto?" sbottò Valkya, come se già lo conoscesse.

Madya capì solo allora come Valkya avesse tirato i fili sin dal principio per convincerla a seguirlo. Tuttavia lei - soprattutto perché quel disgraziato si fosse messo a fare boccacce al povero Altay che restava frizzato - pur avendolo scoperto, inevitabilmente rise.

"Sono desolato Vostra Grazia, ma come sapete molto bene nelle fogne c'è sempre un gran da fare..." si scusò l'omuncolo, che nello sforzarsi di sorridere strabuzzò talmente tanto gli occhi enormi da farli letteralmente fuoriuscire dalle orbite.

"Gentile "Moltitudine" io sono Madya... Madya Pradek!" si presentò la giovane in preda a una febbricitante emozione.

"Il piacere è mio, signorina Pradek. Prego, seguitemi, da questa parte..." li invitò infine Dagmar, scoccando nuovamente le dita contorte per riaprire il passaggio da cui era comparso.

"Aspettate, e il mio amico laggiù?" domandò la ragazza, riferendosi chiaramente ad Altay.

"Non preoccupatevi per lui: i Bradesch non sono ammessi nelle fogne. Ma vi assicuro che nessuno gli torcerà un capello finché sarete miei ospiti, può bastare come garanzia?" aggiunse Dagmar.

"C-Certo!" accettò Madya, rivolgendo al ragazzo un accorato gesto di scuse.

Solo in quel momento Altay potè finalmente muoversi e sfoderare l'affilata scimitarra, anche se inutilmente perché sia Madya che Valkya erano ormai scomparsi, svanendo nella stessa nuvola lucente creata poco prima da Dagmar proprio davanti a lui.




Dopo essere rimasto solo in balia della notte, la disperata corsa di Altay verso l'imponente costruzione che ospitava molte delle gilde presenti in città - fra cui quella dei guaritori che la casta degli assassini - non passò inosservata. Mentre la gente comune già dormiva ed artisti e commercianti lasciavano il posto a chi li avrebbe seguiti al mattino, il giovane assassino fu intercettato dal suo ex "Devanagari" e due dei suoi scagnozzi. L'uomo - alto sacerdote dei Bradesch nonchè maestro di spada non più in carica - che più di ogni altro conosceva l'animo generoso del suo allievo, aveva fiutato qualcosa sin da quando Antarik lo aveva cercato per parlargli del "Celato" e l'anomala presenza dei suoi Druzi alle porte di Murwara.

In seguito alla furiosa lite col padre, era stato l'uomo a prendersi cura di lui in quegli utlimi cinque anni. Un ragazzo della sua età non avrebbe avuto speranze di entrare nella setta dei Bradesch visto che normalmente si veniva iniziati al culto della "Via del Sangue" sin da piccoli e l'addestramento durava almeno dieci anni. Le grandi abilità fisiche e mentali che possedeva avevano permesso ad Altay di raggiungere l'obbiettivo in meno di quattro, e dopo la fine del suo apprendistato, malgrado avesse voluto, il giovane non lo aveva più visto né cercato. La ricomparsa di Ummar Vuk - che niente aveva da invidiare ai suoi "Fratelli" più giovani malgrado fosse già sull'ottantina - fu per Altay un vero colpo al cuore, se non altro perché il ritorno sulla "Via del Sangue" di un Devanagari ormai in pensione non preannunciava niente di buono. Anzi, una cosa simile avrebbe portato solo guai, e guai grossissimi, a dire il vero.





A causa della gran quantità di "Ratti", "Topi" e "Scarafaggi" che si affannavano al suo servizio, agitandosi ogni notte in quel buio sozzo e maleodorante, non era un caso che quell'omettino deforme e insignificante avesse acquisito quel titolo. Di fatto, era proprio lui a gestire il più grande traffico di informazioni e merci di contrabbando che Murwara avesse mai visto, al punto che si vociferasse in tutti i bassifondi che proprio Dagmar ne fosse il vero e incontrastato Signore. Malgrado apparisse decrepito e brutto come la fame - con una scucchia contorta e pelosa, due occhi grandissimi e una bocca talmente enorme da non passare inosservata - Madya intuì immediatamente quanto l'omuncolo di fronte a lei non fosse poi così vecchio e malconcio quanto si potesse pensare. Questo perché - nonostante le apparenze - Senny Dagmar era figlio dell'Oltre forse più di quanto non lo fossero mai stati né lei né Valkya benché si nascondesse nel sottosuolo in una vecchia casucola che puzzava di marcio da quanto era infestata di muffa.

"Siamo veramente all'interno di una casa? Oh, ma è assurdo!" esultò Madya, sbirciando l'esterno da un battente semi aperto che dava su una specie di cortile.

"Ho preferito far così per non dar troppo nell'occhio, bambina. Di questi tempi poi, non so se capisci che intendo..." le rispose pragmatico Dagmar, ordinando ai suoi sgherri di farli sedere e servirgli da bere.

"Capisco che avere il "Celato" fra i piedi non piaccia a nessuno, perciò sì, credo di capirlo" azzardò Madya, bevendo un abbondante sorso di spremuta di Mekòn dal suo bicchiere.

"Non è di me che si preoccupano, Madya. In realtà sei tu il problema, o meglio, lo è il capo della tua gilda" le spiegò invece Valkya, alquanto indispettito.

"Antarik è un rispettato membro dell'Alto Consiglio: sono certo che non gradirebbe affatto saperti qui, quanto a permettirti di partire da sola per l'Oltre, poi... Ma questo già lo sai, non è così bambina mia?" aggiunse Dagmar.

Madya annuì, sentendo le frizzanti bollicine del succo di Mekòn solleticarle il palato. Il sapore di quel frutto esotico era dolce e aspro insieme, ma erano i suoi effetti collaterali a renderlo tanto ricercato. Più era maturo e zuccherino, più la sensazione di euforia e beatitudine aumentavano, viceversa, se era ancora acerbo il Mekòn risultava tossico, creando in chi ne abusava una dipendenza tale da ucciderlo. Anche se non era quello il caso, appurò la ragazza, che ben conosceva gli effetti devastanti di quell'indotta schiavitù. Facendola ubriacare la "Moltitudine" intendeva semplicemente alleggerirle l'anima, pensò, visto che su di lei l'effetto di quel frutto non avrebbe funzionato.

"Non sarei affatto sola in vista del mio viaggio, ma ovviamente sì, ne sono consapevole. Per questo sono qui, e non da lui. E se tanto mi da tanto, avete accettato di incontrarmi perché avete bisogno di me quanto io di voi..." lo ricambiò con la stessa moneta Madya, ingoiando tutto d'un fiato il suo succo con la speranza che quell'orripilante omuncolo le credesse.

"Pungente, ma diretta come una freccia al cuore! Ragazza mia, tu mi piaci. Ed è proprio così, abbiamo bisogno l'uno dell'altra per scoprire la verità e impedire a questa città di sprofondare nel panico. Ma torniamo a noi, conosciamoci meglio, vuoi?" concludette entusiasta Dagmar.

Grazie alla conversazione col padrone assoluto di quel mondo sotterraneo Madya riuscì a scoprire molte cose, fra cui perché la "Moltitudine" avesse quell'aspetto. Anche i genitori dell'uomo erano stati tracciatori in passato, e in particolare la madre, esattamente come lo era stata la sua. Pareva proprio che le donne avessero un talento particolare in tal senso, una sorta di sensibilità che permetteva loro di orientarsi in quei territori desolati come nessun altro avrebbe potuto fare. Ma non era tutto, perché quella scoperta non la turbò quanto l'apprendere che anche la madre di Dagmar - come la sua - aveva partorito dopo aver compiuto un viaggio verso i Giardini Perduti di Heligan, con l'unica differenza che Senny era nato durante un'ondata espansiva. Era stato questo a renderlo deforme durante la nascita, conferendogli tuttavia il potere di manipolare sia il tempo che lo spazio seppur per pochissimi istanti. Che fosse già adulto o stesse per nascere, certo era che un avverso destino colpisse chiunque si avvicinasse troppo alle città sepolte nell'Oltre, sebbene la cosa peggiore fosse la scoperta che le ondate espansive si fossero via via ravvicinate facendosi col tempo sempre più potenti, devastanti e distruttive.

Madya si domandò solo alla fine di quella lunga chiacchierata se nascondere la verità fosse giusto, soprattutto senza averne le prove. Si, perché se la minaccia di un'ennesima e totale distruzione proveniente dall'Oltre fosse reale, lei non poteva dimostrarlo. Come difficile era far credere che il temibile generale Dunagan, e quindi il "Celato", fosse caduto accidentalmente nella tana di un Tazelwurm a pochi chilometri dal tempio in cui i Druzi custodivano le spoglie mortali del Dio che veneravano. A dire il vero, di quel luogo si sapeva ben poco, e a tal proposito, le dicerie erano tante. I Druzi di Karazhan credevano profondamente nei principi di azione ed effetto dettati dalla "Grande Legge" che seguivano, e cioè che ciascuno di loro avesse uno scopo ben preciso sulla terra. Di conseguenza a Karazhan era pensiero comune credere che le ripercussioni di una propria azione - giusta o sbagliata che fosse - si riflettesse sugli altri.

Cosa accadesse di preciso durante le cerimonie che si tenevano al tempio dedicato al Dio Nerborus erano in pochi a saperlo, ma di certo, e ne aveva le prove, l'usanza di fare offerte e tenere banchetti era la norma. Giravano voci persino sul consumo di carne umana durante quei baccanali, e c'era gente che affermava di aver visto più di qualcuno offrire alla divinità sia sangue che parti del proprio corpo per propiziare quei riti. Che si sacrificassero e si mangiassero persone - o parti di esse era cosa nota in molteplici culture, anche se nel caso di Karazhan c'era qualcosa di strano a meno che - com'era altamente probabile - non si pensasse che cedere a quell'atto non adempisse in qualche modo ai precetti dettati dal Dio o della "Grande Legge".

"Sei seria e pensierosa da quando siamo tornati, qualcosa non va?" volle sapere Valkya.

"Si, se tieni conto che mi hai mentito" replicò indispettita Madya.

"Non ho mentito, ho omesso, c'è differenza. Ma se la metti così..." si finse offeso il generale.

"Così come?" continuò imbronciata la guaritrice.

"Non ti fidi e lo capisco. Ma essere così sospettosi, soprattutto dopo averti fatto parlare con Dagmar, beh, mi pare eccessivo" aggiunse Valkya, cercando di rimediare.

"Non fraintendermi, credo di sapere quale sia il tuo vero scopo. L'Oltre minaccia di inghiottire e riempire di mostri il luogo più sacro che avete, tuttavia il motivo per cui il famigerato comandante dei Druzi di Karazhan si stia prendendo tanto disturbo per salvarci visto quanto ci disprezzate, beh, mi sfugge..." andò dritta la punto la giovane, scimmiottandolo.

"L'unica cosa che ci interessa è salvare il tempio, è vero. Karazhan non verrà minimamente toccata dall'onda d'urto, tuttavia, e ne converrai, anche per noi è solo una questione di tempo. Perciò visto che questa minaccia ci interessa tutti, prima la fermiamo meglio sarà. Non sei d'accordo?" confessò serenamente il "Pallido".

L'espressione seria e contrita di Valkya finì per convincerla, specialmente nella consapevolezza di quanto per ogni uomo donna e bambino di Karazhan quel tempio fosse importante. Così, seppur a malincuore Madya dovette riconoscere che Valkya aveva ragione. Data la loro vicinanza ai confini dell'Oltre, l'onda d'urto non avrebbe risparmiato niente e nessuno: certamente non Murwara né le Piane dell'Ombra, per non parlare delle centinaia di persone che vivevano nelle vallate al di la delle montagne che separavano la capitale dalla vicina città di Chattisgart, ora annessa all'impero. Come Valkya le aveva fatto giustamente notare, anche se per il momento Karazhan era salva, prima o poi quella distruzione sarebbe toccata anche a loro.

Secondo le ultime prevesioni di Dagmar, i primi ad essere colpiti dall'onda espansiva dell'Oltre sarebbero stati proprio i territori sotto l'egemonia del Sovrano dell'Ombra, cosa che, malgrado tutto, li avrebbe favoriti. Il Kaleedar del popolo libero degli Zamindari non avrebbe mai negato il transito ad una spedizione atta a salvare sia lui che la sua gente, il più era convincerlo. Grazie al suo potere e al caratteristico odore emanato dal suo corpo - che a detta di Valkya confondeva l'olfatto sviluppato di quei mostri - era quasi certa di poter raggiungere Heligan quasi illesa, anche se per Valkya e Altay c'era da fare ancora i conti col Deserto dei Pinnacoli e le Pozze ardenti della Madre Nera. Per fortuna, all'occorrenza avrebbe potuto curarli mentre combattevano al suo fianco per aiutarla a scongiurare una minaccia di cui in realtà non sapevano nulla.

"Già, in effetti non sappiamo proprio nulla di cosa ci sia veramente laggiù..." ammise sconfortata la ragazza, ripensando alle pochissime mappe che avrebbero avuto a disposizione per viaggiare nell'Oltre.

"Per questo ti aiuterò a scoprirlo, sempre che Altay abbia ancora voglia di fare lo stesso visto che è sparito" replicò Valkya, guardandosi improvvisamente attorno in cerca del giovane assassino.

Come Valkya anche Madya aveva notato l'assenza di Altay, anche se aveva sperato fino all'ultimo di ritrovarlo dove l'aveva lasciato. Di sicuro - anche se aveva giurato di tacere riguardo la loro missione - era corso alla gilda dei guaritori per chiedere aiuto al padre, cosa che non faceva presagire nulla di buono visto come gli avevano disubbidito a proposito di Valkya, figurarsi se il vecchiaccio avesse saputo come aveva contattato la "Moltitudine" proprio grazie a lui.


 
   
 
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