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Autore: crazyfred    12/08/2022    2 recensioni
Ritroviamo Alex e Maya dove li avevamo lasciati, all'inizio della loro avventura come coppia, impegnati a rispettare il loro piano di scoprirsi e lavorare giorno dopo giorno a far funzionare la loro storia. Ma una storia d'amore deve fare spesso i conti con la realtà e con le persone che ci ruotano attorno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 17

 

 

“Chi è?” domandò Claudia, alla figura di spalle nel videocitofono.
“Sono io, scusa” disse Alessandro, sorridendo e mettendosi a favore della telecamera “fai scendere i ragazzi, li aspetto qui sotto.”
“Non sono ancora pronti. Dai sali …”
“Chi non muore si rivede!” esclamò Claudia, ricevendolo in casa e dando un veloce bacio sulla guancia, ricambiato con gentilezza dall’uomo.
“I ragazzi?”
“Di sopra, Edo è ancora sotto la doccia”
“Insomma siamo tornati alle vecchie cattive abitudini” commentò l’uomo, scuotendo la testa ma in realtà felice che suo figlio fosse ormai praticamente ristabilito.
Claudia rise con lui della sua osservazione “…e Giulia sta finendo un lavoretto per l’asilo” proseguì “così potete godervi il week end tranquilli.”
“Grazie”
“Ma vieni di là, ti offro qualcosa. Quand’è stata l’ultima volta che sei venuto qui? Tre settimane?”
Sì: due settimane e cinque giorni per essere precisi. Due settimane e cinque giorni da quando era tornato da Parigi e la sua vita era finita di nuovo sotto sopra, ma a questo giro non aveva nessuno da incolpare se non sé stesso.
“Più o meno, ma ho avuto un sacco di casini al lavoro” tentò di giustificarsi.
“E non solo lì, a quanto ne so” commentò Claudia, facendo accomodare Alessandro in salotto e andando in cucina a prendere da bere, in totale distensione.
“E comunque ci siamo visti il giorno del compleanno di Daniele”
“Va beh ma quello non conta, è stata una toccata e fuga” disse Claudia, ammiccando con complicità. Ad Alex quella ritrovata armonia sembrava un sogno, un traguardo raggiunto dopo mesi di tira e molla: un’oasi di calma in piena turbolenza. Sapeva che, in fondo, la sua ex moglie era una donna di buon senso e sarebbe arrivata da sola alla conclusione più ovvia, cioè che farsi la guerra, non solo non portava da nessuna parte, ma avrebbe fatto male più ai loro figli che a loro.
“Toglimi una curiosità” le disse, mettendosi comodo sul divano “ma da quando in qua sei diventata amicona con mia sorella? È inutile che fai finta di nulla … lo so che è lei l’uccellino che spiffera tutto.”
“Sei troppo severo con lei. Voleva solo aiutarci a salvare il nostro matrimonio”
“Però c’è un detto che dice tra moglie e marito non mettere il dito … soprattutto in fase di separazione aggiungo io.”
La donna si avvicinò a lui sorridendo spensierata, portando in un vassoio dei salatini, delle olive e due calici di prosecco.
“Non è un po’ presto per bere?”
“Sono le sei, siamo perfettamente in orario per l’aperitivo” considerò, porgendogliene uno “e poi bisogna brindare”
“A cosa?” domandò.
“Ho trovato un lavoro”
“Oooh, finalmente una bella notizia!”
Non lo diceva solo perché non avrebbe più dovuto versare l’assegno di mantenimento anche a lei; l’aveva sempre spronata a fare qualcosa per realizzare sé stessa, anche se lei insisteva nel ripetere che come madre si sentiva pienamente realizzata.
“È uno studio di architettura. Mi occuperei di interni. Lo sai, è una cosa che mi è sempre piaciuta. Certo all’inizio sarà più un lavoro da dipendente che da creativa, ma mi danno la possibilità di lavorare principalmente da casa, il che è perfetto per i ragazzi”
“Benissimo, sono contento per te, veramente …”
“E se me lo permetti …” continuò Claudia, esitante, squadrando il marito dubbiosa “…brinderei anche a te, che sei tornato single”
“Non c’è niente da festeggiare, Claudia” decretò Alessandro, buttando giù il vino tutto d’un fiato, con una smorfia di irritazione mentre il vino scendeva giù per la gola secco e frizzante “non so cosa ti abbia detto quella simpaticona di Anna, ma di sicuro non è come crede lei”
“E com’è? Perché ti dico come sembra da fuori: che tu hai avuto un brutto periodo e lei alla prima difficoltà ti ha mollato. Per carità, eh, io non giudico, meglio così, almeno hai capito di che pasta è fatta …”
“E se invece ti dicessi che la colpa è mia?” Alessandro si pentì immediatamente di aver detto quei pensieri ad alta voce, del resto non era solo la sua vita di cui stavano parlando, ma anche di quella di Maya.
“Come sarebbe colpa tua?”
“Se permetti preferirei tenere certe cose per me” avevano trovato un punto d’incontro, ma questo non significava che erano diventati amiconi o che lei fosse la sua confidente, nonostante i venti anni insieme, di tanto in tanto, si facessero ancora sentire nella dimestichezza che, inevitabilmente, avevano ancora nello stare l’uno di fianco all’altro.
“Però io continuo a credere che non tutti i mali vengano per nuocere, persino l’incidente di Edoardo … lo so che è brutto da dire, ma non puoi negare che ci abbia aiutato. È da tanto che non stiamo così bene insieme io e te” dichiarò, avvicinandosi. Alex si irrigidì, e completamente preso alla sprovvista non riuscì ad alzarsi né a tirarsi indietro sul divano, letteralmente messo all’angolo, tra lo schienale e il bracciolo.
“Claudia, io …”
“Shhh” sussurrò la donna, ormai a pochi centimetri dal suo volto. Ma quando azzerò la distanza tra loro, trovò le labbra dell’ex marito fredde e rigide come quelle di una statua al punto che, anche per lei, andare oltre sembrò non solo impossibile, ma anche inopportuno ed imbarazzante. Alex si alzò dal divano, pulendo con il dorso della mano le labbra, istintivamente, andando verso l’ingresso.
“Dì ai ragazzi che li aspetto di sotto” le ordinò, fermo e rabbioso.
“Aspetta” lo richiamò la donna, irrequieta, maltrattando le proprie dita intrecciate “parliamone.”
“Ma di cosa vuoi parlare ancora? De che?” disse Alex, tornando al centro del grande salone; se l’uomo avesse avuto bisogno di una prova che per la sua ex moglie non sentiva più niente, l’aveva avuta in quel momento.
“Io … io pensavo che …” balbettò lei.
“Claudia …” il tono di Alex era patetico e monocorde, come di fronte a qualcuno di cui si ha compassione “… te l’ho già detto, io non ti amo più, discorso chiuso. Che senso ha continuare così? Ti rendi solo ridicola. Non so come ti sia potuto venire in mente …”
“Ti amo ancora” confessò Claudia, mettendosi in piedi e andando verso di lui. La voce era suadente, lo sguardo ora più sicuro puntava dritto verso di lui, vigoroso ed appassionato “in queste settimane in cui ci siamo riavvicinati ho trovato la finalmente la risposta a quella domanda che mi avevi fatto prima di andartene di casa. Io amo tutto di te … il tuo essere combattivo e risoluto, la tua intraprendenza…”
Sembrava la descrizione di un uomo di affari, non di un marito o di un amante, né tanto meno del padre dei suoi figli; ma ad Alex non importava, anzi continuava a fargli pena: purtroppo per lei, pur distorto che fosse, non ricambiava più quel sentimento.
“Io lo so che è assurdo, che in questi mesi ci siamo fatti male, ma è più forte di me …” continuò, sistemandogli il colletto della camicia; ma Alex si scostò: davanti ai suoi occhi, l’immagine di Maya che compiva gli stessi gesti, teneri e attenti, di nascosto, nel suo ufficio, prima di andare in riunione. “Ho fatto un grande errore ad andarmene senza parlarne con te. Adesso l’ho capito veramente, ma forse possiamo avere una seconda possibilità, se solo tu volessi, possiamo essere ancora una famiglia, insieme a Giulia ed Edoardo… sono pronta anche a perdonare la sbandata … in fondo, ora che ti sei tolto quel prurito … in un certo senso siamo pari”
“Sbandata? Prurito? Ma come parli? E tu che cazzo ne sai di cosa è stata Maya per me?”
“Dai Alex, non potevi fare sul serio con quella lì”
“Innanzi tutto, qualunque cosa sia successa tra me e lei non cambia le cose tra noi. E poi bada a come parli. Quella lì…come la chiami tu…ha una dignità e una sensibilità che nemmeno ti immagini. Mai una volta che abbia detto una cattiveria nei tuoi confronti e tu invece sei subito pronta a sputare veleno. Non sei cambiata per niente Claudia …”
“Perché avrei dovuto cambiare scusa? Per te che sei in piena crisi di mezza età e hai bisogno di sollazzarti e sentirti giovane?!”
“Ma piantala … mi conosci e sai che non sono quel genere di uomo”
“No, non ti conosco più”
“Ah pure! E nonostante questo insisti ancora … non so se mi fai più pena o più schifo”
“Avete finito? Noi siamo pronti” Edoardo stava impalato sull’uscio del soggiorno, con i borsoni ai piedi e sua sorella in braccio.
“Stai attento, sai che non dovresti ancora sforzarti troppo con i pesi” lo riprese sua madre, facendo finta di niente.
“Ciao papà!”
“Ciao Puffetta!” Alessandro si fiondò, sorridente, a prendere la piccola dalle braccia di Edoardo, ma il suo sguardo tradiva una profonda inquietudine. “Scusaci, non succederà più” sussurrò al figlio.
Il ragazzo non rispose nulla: si limitò a salutare con una mezza parola sua madre e ad uscire di casa.
 
“Giulia entra in macchina, papà deve fare due chiacchiere con Dedo”
“Va bene”
Alessandro chiuse la portiera posteriore della sua berlina e si voltò verso il maggiore dei suoi figli, che sembrava tutt’altro che entusiasta al prospetto di quella conversazione.
“Che c’è?” domandò lagnoso il ragazzo, buttando i borsoni nel portabagagli e richiudendo il portellone poco delicatamente.
“Scusa … non so quanto avete visto prima tu e Giulia, ma ti giuro che è avvilente per me dover ripetere sempre l’ovvio a tua madre”
“Lo so, anche con me certe volte sa essere proprio fastidiosa…ma non dirle che te l’ho detto”
Not a word” disse Alessandro, soddisfatto che per una volta suo figlio riuscisse a dargli ragione, ma senza darlo troppo a vedere.
“Le cose sarebbero più facili per tutti se si riuscisse ad andare avanti” commentò il ragazzo, di punto in bianco “vi siete lasciati, non è riuscita a convincerti a tornare insieme? Amen! Basta! Mi chiedo a volte se di anni ne abbia quattro invece che quaranta, Giulia sembra più matura di lei a volte”
Il padre gli posò una mano sulla fronte, come per controllare che non avesse la febbre, ridacchiando “Ti senti bene, sì?”
“Dai andiamo …!” la chiuse lì Edoardo, alzando gli occhi al cielo ed entrando in auto con il padre che rideva sotto i baffi.
Fermi ad un semaforo, mentre andavano verso casa dei nonni, Alessandro notò, buttando uno sguardo alla sua bambina dallo specchietto retrovisore, che Giulia, sempre vivace e chiacchierona, ora se ne stava in silenzio, seduta sul suo rialzino, e il nasino pressato sul vetro del finestrino, musona e vagamente malinconica.
“Che c’è Puffetta? Non mi racconti niente?” domandò, ma la bimba fece spallucce, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla strada. Di solito non doveva tirarle fuori alcunché, era sempre lei che, entusiasta anche delle più piccole cose, ma soprattutto di ritrovare il suo papà, lo tempestava di domande e faceva il resoconto di tutto il tempo che avevano passato separati. Doveva esserci qualcosa che non andava.
“Sarà per prima, papà …” suggerì Edoardo, a bassa voce “un po’ di gelato e passa tutto, vero Giuls?”
“Non mi piace Giuls!” esclamò la bambina, rivolgendo una linguaccia al fratello che rideva, seduto di fianco al padre, rispondendole, per dispetto, con delle smorfie.
“Allora andiamo a prendere il gelato, che dici?” domandò il padre alla piccola “Dedo ha ragione, lo possiamo mangiare dopo cena, tanto ormai è caldo abbastanza.”
“Mm mm” si limitò a rispondere la piccola. Alessandro pensò che Edoardo aveva ragione: probabilmente aveva visto e sentito i genitori litigare come non succedeva da un po’ e questo l’aveva messa di cattivo umore.
La scelta dei gusti del gelato da portare a cena dai nonni per dessert non era servita a risollevare il morale della piccola, neanche la bacchetta di wafer al cioccolato che le aveva regalato il gelataio. Per non arrabbiarsi mentre era alla guida, memore dell’incidente nel parcheggio della redazione, Alessandro non disse nulla, ma prima di arrivare dai genitori, camminando sul marciapiede, l’uomo non seppe resistere.
 “Giulia … insomma si può sapere che c’è, papino? Non mi far preoccupare …” le disse, deciso ma comprensivo “... è perché hai visto papà e mamma litigare, piccola? Mamma e papà hanno qualche problemino e può succedere che si mettano a litigare ogni tanto, ma tu non c’entri niente”
“Lo so, Maya me lo ha spiegato”
“Cosa piccola?” domandò, la voce che faticava a venire fuori, per colpa del nome che la bambina aveva pronunciato.
“Che i grandi si dicono le cattiverie quando non si capiscono”
“Sì, piccola … è così purtroppo”
Era stato ingeneroso con Maya, accusandola di non capirlo perché lei non era madre; eppure era stata vicina a Giulia più di una volta, dimostrando di avere con lei un rapporto speciale. Sei un emerito coglione, Alessandro. Un emerito coglione.
“Però tu non fai piangere mamma, vero papà?”
“No amore, è la tua mamma e per questo io le vorrò sempre comunque bene, solo in maniera diversa … perché dovrei farla piangere?”
“Niente…” rispose la bimba, mesta.
“Giulia!” si impuntò Alessandro: gli stava nascondendo qualcosa e non andava bene, l’istinto gli diceva che non c’era niente di buono.
“Io l’ho promesso a Maya”
“Cosa?”
“Di non dire niente”
“Ma io sono il tuo papà, tra me e te non ci devono essere segreti”
“Ma Maya …” protestò Giulia.
“A Maya lo spiego io, non ti preoccupare”
“È che … zia Anna ha detto delle cose a Maya e Maya si è messa a piangere”
“Quando?”
“Il giorno che Dedo è caduto con la moto e mi è venuta a prendere”
“Puffetta lo sai vero che non è una cosa bella quella che mi stai raccontando?!” le disse, inginocchiandosi di fronte a lei “Magari non hai capito quello che zia ha detto Maya e a te è sembrata una brutta parola”
“Io ho capito benissimo papà!” protestò la bambina, ferma nelle sue posizioni. In quel suo modo di fare, così caparbio e precoce, ci si riconosceva tutto.
Se non fosse stata una situazione seria, si sarebbe fatto una gran risata sotto i baffi e l’avrebbe abbracciata. Si limitò ad accarezzarle il viso, che però stava comodamente in tutta la sua mano.
“Hai ragione, amore mio, scusa … e tu ti ricordi cosa ha detto zia a Maya?”
La bambina ci pensò su per un attimo, arricciando le labbra per la concentrazione “Che è una rompi-, una rompifamiglia!”
Ad Alessandro mancò il respiro per un attimo che gli sembrò lunghissimo, come se qualcuno gli avesse tirato un pugno allo stomaco. Primo, perché chissà per quanto tempo era stato ad ascoltare lui e la madre parlare per aver fatto quella associazione alquanto improbabile, lontana e contorta; secondo, perché Giulia era troppo piccola per dire bugie e, per quanto potesse fraintendere delle situazioni tra adulti, difficilmente poteva sbagliarsi su una cosa simile. Con fare deciso, Alessandro prese la bambina in braccio e, a passo svelto, si diresse verso la casa dei genitori. Sentiva gli occhi di Edoardo puntati su di lui, ma provò ad ignorali, continuando a camminare a testa alta, dritto per la sua strada.
“C’è tua madre?” domandò, appena Daniele aprì la porta, entrando come una furia. Il ragazzo riuscì a stento a rispondere che era in cucina, che lo zio aveva già superato. Alex sentì alle sue spalle Edoardo parlottare con il cugino che gli chiedeva cosa fosse successo, ma lui ormai era già in cucina, dove sua sorella stava passando in rivista la credenza con un taccuino e una penna tra le mani.
“Anna, dobbiamo parlare” sparò, di botto, facendo girare tutti i presenti che a malapena si erano accorti del suo arrivo.
“Prima santa cosa si saluta, eh” rimbrottò suo padre, guardandolo torvo sotto gli occhiali da lettura e il giornale aperto sul tavolo “… l’educazione …”
Ma Alessandro in quel momento delle buone maniere non se ne faceva nulla: doveva levarsi quel dubbio che come un tarlo gli stava rosicchiando testa, stomaco e fegato.
“Ciao nunno!” esclamò provvidenzialmente Giulia, dopo che il padre l’aveva messa a terra, come se fosse consapevole di dover togliere suo padre dall’impiccio del nonno brontolone, presentandogli la vaschetta del gelato come fosse uno scrigno prezioso.
“Ciao cocchina bella de nonno … e che m’hai portato?”
“Abbiamo preso il gelato, ha detto papà che lo mangiamo insieme dopo cena!”
“Ma certo che lo mangiamo dopo cena, ma adesso dallo a nonna ”
“Nonnaaa!”
​“Eccomi amore bello … vieni in braccio a nonna tua che mi aiuti a m
ettere il gelato nel freezer che io non ci arrivo”
“Guarda Ale, devo andare a prendere alcune cose al supermercato prima che chiude, è urgente, parliamo dopo, ok?”
“No, mi dispiace … ci mettiamo poco, te lo assicuro”
Anna incrociò lo sguardo dei genitori i quali, perplessi quanto lei, fecero spallucce.
“Senti che vuole tuo fratello” la consigliò sua madre “tanto non è poi così urgente, mal che va ce poi anna’ pure domani”
“E va beh…dimmi”
“Di sopra” disse, telegrafico, invitandola ad uscire dalla cucina con un cenno del capo, fermo. Cesare e Maria si scambiarono uno sguardo impensierito ed insieme squadrarono il loro primogenito, ma da lui, imperscrutabile, non riuscirono ad ottenere alcuna risposta alle loro preoccupazioni.
“Ciao zì!” lo salutò il maggiore dei nipoti, incrociandolo sulle scale “esco con degli amici, passate una buona serata”
Alessandro gli sorrise a labbra serrate, e sperava davvero che potesse essere una buona serata, ma ne dubitava fortemente.
“Allora, si può sapere che c’è?” domandò la sorella, una volta entrati nella sua stanza da letto. Era arredata con poco, con mobili in truciolato bianco della grande distribuzione, e anche se lei la teneva pulita, ordinata e aveva disposto tutto come se fosse pronta per uno shooting di un volantino pubblicitario, i graffi e i segni di usura tradivano la fattura economica. Alessandro chiuse la porta dietro di sé, mentre la sorella stava appoggiata alla cassettiera con le braccia conserte, irritata da tutto quel mistero e dall’umore evidentemente pessimo del fratello.
“Giulia mi ha detto una cosa” esordì Alessandro, restandole a debita distanza “e non mi è piaciuta per niente”
“Su di me?” domandò Anna, stupita. Suo fratello annuì. “E cosa può mai averti detto su di me?” ridacchiò nervosamente “Ci vediamo così poco …”
“Mi ha detto che il giorno dell’incidente di Edoardo non sei stata molto carina con Maya … al punto da farla piangere. È vero?”
“Cosa?!” Anna sembrava esterrefatta, ma nei suoi occhi, dietro lo stupore, Alex riusciva a leggere un pizzico di paura, propria di chi viene scoperto con le mani nel sacco.
“Hai veramente fatto piangere Maya?”
“Io? Ma no dai, Giulia è piccola, ingigantisce le cose…” provò a difendersi la donna “ci ha viste parlare, magari abbiamo alzato la voce per via dei phon, sai com’è, e ha capito male”
“Non mentire Anna” la freddò l’uomo, inflessibile “Giulia è piccola, non scema! E tu sei sua zia, perché dovrebbe dirmi una cosa così grave nei tuoi confronti…non me ne frega un cazzo che sei mia sorella, se è vero non rispondo di me stesso”
“Ma scusa, poi cosa te ne importa più, ormai è storia passata, no?!”
Il suo tono, trionfale, con un sorriso come a dire lo vedi che avevo ragione io, non tentava minimamente di nascondere il suo compiacimento per una storia che aveva sempre osteggiato.
“Non svicolare, Anna, non è questo il punto”
“Io le ho detto solo la verità” ammise, finalmente “non è un problema mio se ti sei scelto una mignottella sensibile”
“Non ti permettere” sbraitò, fiondandosi di fronte alla sorella, puntandole l’indice contro “Tu devi solo sciacquarti la bocca quando parli di lei hai capito?”
Il suo cuore e la sua testa avevano sperato fino all’ultimo che fosse un abbaglio di Giulia, per quanto si fidasse ciecamente dalla sua bambina, o quantomeno che ci fosse una spiegazione razionale a quello che la bambina aveva sentito. A questo punto, non faticava nemmeno ad immaginare che sfasciafamiglie fosse l’offesa minore che la sorella aveva riservato a Maya.
“Perché l’hai fatto?” continuò, avvilito “Cosa ti ha fatto per meritare quel trattamento?”
“Non te ne rendi conto perché hai perso completamente la testa appresso a quella, ma dovresti ringraziarmi. Non ho fatto altro che proteggerti …”
“Proteggermi? Ma tu sei completamente fuori di testa …”
Di punto in bianco, nel vivo della discussione Cesare entrò nella stanza della figlia, attirato dalle urla del figlio. “Ragazzi ma che succede?” proruppe Cesare, affannato per aver salito le scale a due a due, in ansia.
“Papà per piacere stanne fuori, è una cosa tra me e mia … sorella” disse Alessandro, sputando quell’ultima parola.
“Eh no, eh. Questa è casa mia e voi siete i miei figli e fate morire di crepacuore vostra madre e pure a me quando fate così”
“Va tutto bene papà, stai tranquillo” lo rassicurò Anna, remissiva “fai come dice Ale”
L’uomo e il figlio si scambiarono uno sguardo grave, ma Alex provò a suo modo, pur nel nervosismo, a rincuorare il padre. Cesare annuì, chiudendo la porta alle sue spalle.
 “Se pensavi che sarei stata a guardare mentre coprivi di ridicolo te e pure noi che siamo la tua famiglia ti sbagliavi di grosso. Io non sono come mamma e papà che hanno sempre alla bocca il povero Alessandro. Povero un cazzo! Tutte le fortune hai avuto dalla vita, e intanto in casa con loro nella casetta di periferia ci sto io! Avevi la famiglia perfetta e ti sei permesso pure di sputarci sopra andandotene con la prima che si mette a novanta per spennarti e da bravo pollo neanche te ne accorgi”
“Ingrata schifosa che non sei altro … dovresti baciare la terra dove camminano quei due poveretti che neanche si stanno godendo la pensione per stare appresso a te e ai tuoi figli. E poi che cazzo ne sai di me, della mia famiglia o di Maya … sei gelosa di me? Non lo capisco ma lo accetto … ma mettere in mezzo lei è veramente di una bassezza e di uno squallore che mi fa schifo anche solo starti vicino”
“E che mi fai adesso? Mi cacci di casa? Qui non siamo nel tuo giornale, non comandi tu…”
“Se potessi altro che cacciarti di casa … continuerò a sostenere i tuoi figli perché tra loro e i miei non c’è differenza, ma tu con me hai chiuso. Non voglio più vederti, Anna, mai più …”
“Alessandro …?!” la donna fece per trattenerlo per un braccio mentre usciva dalla stanza, il tono di voce sottomesso “ti prego”
“Adesso mi preghi?! Adesso è tardi! Maya l’ho persa per colpa mia, ma tu sei riuscita a sporcare la cosa più bella che avevo solo per gelosia e ripicca. Dovresti andare a sotterrarti anziché pregarmi”
Alessandro si stacco dalla presa della sorella e in men che non si dica richiamò i figli all’ordine e se ne andò, senza una spiegazione, lasciando i genitori con un palmo di naso e la promessa che li avrebbe chiamati l’indomani, o quando gli fosse passata la rabbia che aveva addosso. A Giulia, che protestava per il gelato che le era stato promesso, chiese, una volta tanto, di fare silenzio.
“Non ti preoccupare” sentì bisbigliare Edoardo, seduto ora di fianco alla sorella nel sedile posteriore, nell’orecchio della bambina “ci penso io”.
 
“Ma insomma” esclamò Cesare, appena sua figlia ricomparve in cucina “se pò sape’ ch’è successo? Tu fratello è andato via come n’assatanato!”
Senza dire niente, Anna prese di nuovo il taccuino e continuò quello che aveva lasciato in sospeso poco prima. Maria, da parte sua, notò immediatamente gli occhi e il naso arrossati e gonfi.
“Niente” minimizzò, tirando su con il naso e grattandolo con manica della maglietta che indossava “la signorina che sta in affitto a Testaccio pensava di diventare la nuova signora Bonelli, ma le cose sono andate in modo diverso … se solo mio fratello si rendesse conto di quanto è stato fortunato a perdere quella sgualdrina”
“Lassa perde tuo fratello, c’ha ragione a dire che saresti da prendere a schiaffi certe volte …” commentò la madre, scuotendo la testa.
“Cos’è che sarei …?”
“Piantala, e fila a fare la spesa, hai già fatto troppi danni per oggi.”
Anna radunò le borse riutilizzabili per la spesa dal piccolo ripostiglio in cucina e uscì dalla stanza con aria strafottente e irrispettosa. Cesare, che non ne poteva più dell’arroganza con cui la figlia riempiva ogni stanza in cui entrava, si alzò dal tavolo per andarle dietro.
“Adesso te ne vai a fare la spesa, e fai prendere un po’ di aria a quel cervello” sbottò, afferrandola energicamente per la manica del giacchino di jeans che aveva appena indossato “magari fai anche un bella passeggiata prima di rientrare … e te fai un bel esamino di coscienza …che qua nun c’avemo fretta de cenà che c’hai fatto passà la fame a tutti”
“Incredibile … ti sei lasciato abbindolare pure te … almeno Alessandro è ancora giovane, tu invece …”
Cesare alzò una mano in aria e sua figlia scattò, per paura di un ceffone, ma il padre, più lesto di lei, la girò verso lo specchio del mobile dell’ingresso “Ma guardati … guarda che faccia da vipera che t’è venuta … ma come te sei ridotta figlia mia?! Dovresti ringraziare il Signore che quella ragazza non gli ha raccontato tutte le porcherie e le bugie che di sicuro le hai detto davanti e pure dietro e invece continui imperterrita. E adesso fuori dai piedi prima che perdo quel po’ di educazione verso le donne che m’ha dato tu nonno …”
Mentre sua figlia, uscendo, sbatteva il portoncino d’ingresso, Cesare tornava in cucina, il passo pesante e trascinato di chi porta un peso sulle spalle e nel cuore e non può raccontarlo a nessuno. Nonostante la richiesta dei figli era rimasto in ascolto, nascosto nel bagno, e ora quasi se ne pentiva. Di certo non avrebbe raccontato a sua moglie quel poco che aveva sentito e le avrebbe risparmiato l’umiliazione di una figlia che non aveva tratto niente dai loro insegnamenti, le avrebbe taciuto che tutto il buon esempio e i loro sacrifici non erano serviti a niente. Sua figlia non era stata fortunata in amore, ma a che pro ostacolare la felicità degli altri?
Si sedette al tavolo, affaticato “Ch’hai fatto Ce’? Te senti bene” domandò Maria, apprensiva ma scrutandolo a distanza.
“Sono solo stanco …”
Accese la tv, nella speranza che il rumore di chiacchiere inutili lo aiutasse ad abbassare il trambusto dei pensieri che ora affollavano la sua testa.
 
Con pizza e gelati da asporto, Edoardo aveva salvato la loro serata e la reputazione del padre di fronte alla sua sorellina. Dopo cena, la piccolina di casa era scappata in cameretta a giocare, padre e figlio invece sparecchiavano la tavola. Pur innervosito da tutta la spiacevole situazione con la sorella, all’uomo non era passata affatto inosservata l’attenzione e la premura che Edoardo stava dimostrando nei confronti suoi e di Giulia. Non veniva fuori dal nulla, questo era certo, perché dopo l’incidente i rapporti tra loro avevano subìto una notevole distensione, ma non al punto di mostrarsi servizievole e comprensivo sul piano personale.
“Sei strano oggi” commentò Alessandro, mentre il figlio gli passava piatti e bicchieri da mettere dentro la lavastoviglie “che hai?”
Sì aveva assistito al litigio del padre con la madre e poi, in qualche misura, a quello con la zia, ma Alessandro era convinto che ci fosse dell’altro.
“Vi siete lasciati?” domandò a bruciapelo Edoardo, con somma sorpresa del padre “Tu e la tua … ragazza, intendo”
Alessandro non poté fare altro che annuire, provando ad ironizzare “… immagino tu sia contento ora”
Non era un mistero per nessuno, tantomeno per lui, che Edoardo disapprovasse la relazione con Maya. Alessandro non ne era contento, ma non poteva imporre al figlio di cambiare la sua opinione. Per il tempo che era durata, aveva sperato di riuscire a fargli cambiare idea.
“La verità? Pensavo che lo sarei stato” rispose il ragazzo, onestamente “ma avevi ragione … mi sa che dovevo solo passarci anche io”
Quella dichiarazione del figlio, che in pratica ammetteva di essere dispiaciuto per il padre e, implicitamente, si scusava per quello che aveva detto in precedenza, erano la prima bella notizia di un lungo pomeriggio negativo.
“Fermo fermo fermo!” esclamò di punto in bianco Alessandro, chiudendo lo sportello dell’elettrodomestico per avviare il lavaggio “mi sta dicendo che …?” 
Con tutte quelle informazioni da assorbire, ci era mancato poco che perdesse la più importante. Alessandro squadrò per un attimo il suo primogenito: nonostante i tentativi di rimanere indifferente, il suo viso tradiva un sorriso imbarazzato e uno sguardo vispo. Il padre passò un braccio attorno alle spalle del figlio, con entusiasmo ma facendo ancora istintivamente attenzione. Forse era un caso, ma nelle ultime settimane, dopo l’intervento, era cresciuto un bel po’, arrivando quasi al metro e ottanta.
“Dai papà non incominciare con ste smancerie! Già sto facendo una fatica bestiale a tenerlo nascosto a mamma altrimenti quella sguinzaglia i servizi segreti…”
L’uomo alzò le mani, liberandolo dalla sua stretta “Per carità, che non si dica che mi metto in mezzo alla prima storia di mio figlio”
“Storia … papà … è solo una ragazza della scuola che mi piace e … e ci stiamo sentendo, tutto qua …”
“Avevo ragione, eh?”
Il ragazzo, a testa bassa, annuì. I sentimenti sanno essere imprevedibili, di questo Alessandro ne era sicuro; così potenti da essere in grado di cambiare le persone, oppure di far aprire gli occhi, facendo ritrovare loro la strada: lui era così che si sentiva, come uno che per anni, accecato dall’avidità e dalla fama, si era dimenticato di chi fosse e da dove venisse e ora, pur conoscendo la strada, sbandava ancora, perché i suoi occhi dovevano tornare ad abituarsi alla luce che Maya aveva riportato nella sua vita.


 
Salve salvino, gente! Oggi vi lascio un capitolo più corposo del solito perché la prossima settimana sarò via e non potrò avere il pc con me. Proverò a recuperare le risposte alle recensioni e, se vorrete commentare, di sicuro leggerò quello che vorrete scrivermi. 
In questo capitolo ne sono successe di cose, Claudia ha provato per l'ennesima volta, senza riuscirci, a riprendersi il marito e si scoprono diversi altarini che portano Alessandro a riflettere su quanto Maya sia, non solo importante nella sua vita, ma anche una persona limpida e corretta, che lo ha sempre rispettato senza mai chiedere nulla in cambio se non lo stesso trattamento per sé stessa (che mi sembra i minimo in effetti all'interno di una relazione). Vedremo ora come cambierà l'atteggiamento di Alex nei suoi confronti.
A presto e buon Ferragosto,

Fred ^_^

   
 
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