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Autore: MauraLCohen    14/08/2022    0 recensioni
Diversi anni dopo la laurea di Ryan, il giovane Cohen si imbatte in una situazione familiare per lui, che porterà i Cohen ad aggiungere un posto a tavola.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Nuovo personaggio, Ryan Atwood, Sandy Cohen, Sophie Rosie Cohen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per l'event organizzato dal gruppo Facebook Prompt are the way.
Il prompt è di Davide Wolfstar
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Qualcuno di nuovo 
 
« Dustin, vieni qui. »
 
Sandy guardò la figura di appena un metro e venti davanti a lui. Quel giubbino in pelle nera, i capelli biondissimi e lo sguardo diffidente, gli ricordavano un altro giovanotto che doveva essere solo di passaggio in casa Cohen e che poi era diventato un membro della famiglia, un figlio, per lui e Kirsten.
Il piccolo si voltò, guardando il nonno con fare curioso. Stava giocando con Sophie alla PlayStation e non poteva tenere gli occhi lontani dalla tv per troppo tempo, sua zia era una piccola imbrogliona.
 
« Mettete in pausa. È tempo che anche tu conosca una cosa. »

« Che cosa? » Il piccolo puntò il suo nasino all’insù, curiosamente, ma la risposta che cercava la sentì arrivare dalle sue spalle.

« La storia di come lui e la mamma si sono conosciuti. La deve raccontare a tutti, almeno una volta. » Era Sophie, che tenendo lo sguardo fisso sullo schermo, mosse le mani rapidamente, fino a far apparire un lampo bianco che partiva dal centro della tv e si espandeva per tutta la sua superficie.
“Game Over”.

Sandy sorrise, allungando la mano verso il bambino. « Andiamo. »

Dustin seguì il nonno in silenzio, guardando la punta delle loro scarpe muoversi in sincronia.
Erano solo pochi mesi che faceva parte di quella famiglia, da quando Ryan lo aveva portato a casa sua e gli aveva proposto di rimanerci.
Lui, del resto, non aspettava altro. Gli piaceva Ryan: era un uomo buono, sempre sorridente e che cucinava il cibo migliore del mondo. Aveva una bella famiglia, una fidanzata simpatica, dei genitori amorevoli e la loro casa era sempre piena di bambini. Sophie era la sua preferita, avevano quasi la stessa età e andavano molto d’accordo. Giocavano insieme e facevano i compiti, aiutati da Kirsten, che sapeva ogni cosa.

A Dustin piacevano anche gli zii e i cugini, ma la sua preferita era Julie. Una testa di capelli rossi come il fuoco e una voce strillante. Gli ricordava la sua mamma, che era morta qualche anno prima, lasciandolo solo con il padre.
Julie non diceva mai di no, né a lui né a Sophie e Connor, suo figlio. Li portava a prendere il gelato, al cinema e se volevano fermarsi alla sala giochi, Julie diceva a Kirsten che avrebbero fatto tardi perché lei voleva fermarsi a comprare delle scarpe.

Era uno spasso la casa dei Cohen e, soprattutto, era piena d’amore. Quell’amore che, da quando sua madre era morta, Dustin non aveva più sentito intorno a sé.
Suo padre era un alcolizzato. Quello che guadagnava col suo lavoro, li spendeva in tequila.
Non avevano corrente a casa né cibo in tavola, quando lui era scappato, dopo l’ennesimo pugno in faccia.
Fu quel giorno che conobbe Ryan, che gli spiegò la sua storia e lui lo accolse in casa . Gli disse che avrebbe trovato il modo di portarlo via da quell’inferno, come Sandy aveva fatto con lui, e ci riuscì. Mantenne la promessa e finalmente anche il giudice aveva deciso così. Quella sera erano tutti riuniti per festeggiare la sua adozione.
Kirsten aveva cucinato tutti i suoi piatti preferiti, dopo averli studiati con cura in quei mesi; Sophie e Connor aveva tirato fuori i loro migliori giocatoli, mentre Julie, Seth e Summer avevano preso il primo volo per arrivare a Newport e lo avevano inondato di regali.

Dustin aveva spiegato che niente di tutto quello era necessario, perché la sentenza era un regalo più che sufficiente, ma Ryan lo aveva abbracciato, poco prima di scendere dall’auto e gli aveva spiegato che avrebbe dovuto farci l’abitudine:
« Noi Cohen siamo un po’… Esagerati. In tutto. Ci piace festeggiare. All’inizio è strano, lo so, ci sono passato; ma presto ti renderai conto che anche tu fai parte di questa famiglia e abbraccerai le tradizioni sentendoti meno in colpa e meno estraneo. Datti tempo. »
Ma lui non aveva bisogno di tempo, lui voleva sentirsi parte di quella famiglia. Voleva essere un Cohen. Voleva leggere con Kirsten, andare al mare con Sandy, a giocare in giardino con Sophie; voleva le serate cinema con Taylor e Ryan, i fumetti sotto banco di Seth e le coccole di Summer.
Voleva sentirsi a casa ogni giorno della sua vita nello stesso modo in cui lo aveva fatto in quei mesi.

« Vieni qui. » Sandy lo issò da terra, riportandolo alla realtà, e tenendolo vicino al proprio petto, si andarono a sedere insieme sulla poltrona dello studio.

« Ti voglio raccontare una storia. Ora che sei un Cohen a tutti gli effetti, devi sapere come sono nati, i Cohen. » Sandy lo lasciò accoccolare tra le sue braccia e sulle sue ginocchia.

« Tutto ebbe inizio una mattina di settembre dell’Ottantaquattro…

Era una mattinata assolata, la prima dopo diversi giorni di inspiegabile pioggia. Le temperature erano clementi, così tutti avevano mantenuto gli indumenti estivi ancora per qualche giorno.
Sandy Cohen, ormai all’ultimo anno, aveva deciso di saltare le lezioni per portarsi avanti nella campagna politica di Mondale e Ferraro.
Aveva trascorso al banchetto politico quasi tutta la mattina, con terribili risultati per quanto concerneva la distribuzione di volantini e spille; stava per gettare la spugna, quando la vide in lontananza.
Kirsten Nichol.
Intelligentissima, ricchissima, biondissima… Bellissima.
L’aveva vista qualche volta alle feste studentesche, il venerdì sera al pub. Sapeva poco di lei, qualcosa su suo padre e che non era per niente una tipa facile. In ogni senso.
Di sicuro, non era il tipo di ragazza che avrebbe prestato attenzione ad uno come lui, non dopo la reputazione che aveva al college.
Quindi, quando trovò il coraggio di fermarla con una scusa banale, quella della spilla, nemmeno lui riuscì a crederci.
Ci credette ancora meno nel momento in cui realizzò di trovarsi seduto ad un tavolo con lei, davanti ad un caffè e ad un cappuccino infinitamente lungo nella sua preparazione.

« Eri già innamorato di lei? » Dustin gli rivolse due occhioni enormi, speranzosi, a cui Sandy sorrise col cuore.
Quel bambino era speciale.
Stava per rispondergli, ma una voce lo fece per lui.

« Ovviamente. Non sapeva resistermi. »

Era Kirsten, sbucata da dietro alla porta dello studio, in cui era rimasta in silenzio per lungo tempo.
Né Dustin né Sandy si erano accorti della sua presenza finché non aveva parlato, ma appena il bimbo la vide, distese le labbra in un sorriso interminabile, che arrivava da un orecchio all’altro. Balzò giù dalle ginocchia del nonno e corse verso di lei, che subito lo prese in braccio.

« Ti vanno i croissant salati? » gli chiese, pettinandogli le punte ribelli con le dita. « Li ho appena tolti dal forno. Sono caldissimi-missi-missimi come piacciono a te. »

« Ehi. Non vale! » Era la voce di Sandy. Entrambi lo guardarono e lui alzò le braccia e si strinse nelle spalle. « Avevamo un racconto in corso, noi. »

« Tesoro, il finale è che il nonno ci ha messo due settimane prima di trovare il modo di chiedermi di uscire di nuovo. Il resto… È tutto qui. »
 
Sandy e Dustin scoppiarono a ridere, in effetti quella era esattamente la storia dell’amore tra Sandy e Kirsten.

« Dopo cena ti faccio vedere qualche foto, ti va? »

Dustin annuì.

« Allora andiamo a cena. » Kirsten si rivolse verso Sandy, tenendo la mano verso di lui. « Tu vieni? »

« Subito » rispose questi, prendendo la mano di sua moglie.
 
   
 
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