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Autore: dirkfelpy89    14/08/2022    1 recensioni
La guerra è finita, Voldemort sconfitto. Una settimana dopo Severus Piton si risveglia in un letto al San Mungo pesantemente fasciato e in lotta tra la vita e la morte.
"Nagini." Sussurrò Piton.
Ma certo, tutto era chiaro. Voldemort avrebbe potuto utilizzare la bacchetta di Sambuco con qualsiasi altro Mangiamorte da due soldi ma con lui no, era troppo rischioso, meglio utilizzare Nagini. Ma quella bestia era un serpente e per quanto velenoso…
"Devo… devo fare un salto nel mio ufficio," sussurrò infine Severus.
Il ritratto annuì, sorridendo.
"Ti rimangono pochi minuti prima di insospettire Voldemort ma sono sicuro che assumere qualche pozione non potrà fare male."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 5, Questa Notte è Per Noi

 



Pareti bianche, luce forte… era morto e si trovava nell'aldilà?
Non c'era altra spiegazione perché si ricordava perfettamente l'attacco del serpente e adesso era sdraiato in quella stanza che non riconosceva ma che sembrava così eterea e… distante dalla realtà.
Ma se si trovava nell'aldilà… dov'era Lily?
Se si trovava nel mondo dei morti, dove non esistono travagli o sofferenze, perché sentiva un dolore diffuso in tutto il corpo? Come mai non riusciva a muoversi?

"Severus, non agitarti, ti sei appena risvegliato dopo quasi dieci giorni di coma!"
L'uomo riuscì appena a voltare la testa verso la fonte di quella voce, un uomo piuttosto anziano. Un angelo?
"Sei stato sull'orlo tra la vita e la morte per molto tempo e sei ancora debolissimo," l'uomo continuò a parlare, "ma, e sembra quasi impossibile, sei riuscito a sopravvivere ai morsi del serpente e al suo veleno."
Solo allora la mente di Severus Piton si schiarì un poco. Sentiva le parole dell'uomo ma non riusciva a carpirne il significato.
Era sopravvissuto? Ma no, non era possibile… Nagini… Voldemort…

Poi l'uomo ricordò: Voldemort…Potter… la guerra, che cosa era successo, come mai era sopravvissuto? Si agitò e fece per alzarsi ma venne subito bloccato facilmente da quello che, adesso riconosceva, era un Guaritore.
"No, non agitarti Severus, non sei ancora fuori pericolo!"
"Pott… Vold…" Severus provò a parlare, doveva sapere come erano andate le cose!
"Professore…"
Quella voce e gli occhi di Lily… il ragazzo che, in compagnia di Kingsley Shacklebolt lo osservava, appoggiato alla porta era… ma no, non poteva essere lui, doveva essere morto, il suo sacrificio avrebbe… allora Voldemort era ancora…

"Non ti agitare, Severus, non è il caso," la voce profonda di Kingsley cercò di calmarlo. "Sì, i tuoi occhi non ti ingannano, Harry è vivo!"
Il ragazzo sorrise e poi aggiunse: "e Voldemort morto per sempre. L'idea di Silente era tutto sommato giusta, anche se non ha funzionato completamente, visto che sono ancora qui."
"Come… io…"
"Gli antidoti che hai ingerito nel corso dell'anno, e subito prima del morso, ti hanno salvato la vita. Ron e Hermione ti hanno recuperato in tempo, qualche ora più tardi e saresti morto," rispose Kingsley.

Una singola lacrima fuggì dagli occhi di Severus che finalmente poté rilassarsi. Voldemort era morto, Potter ancora in vita, il sonno lo vinse completamente.

"È ancora molto debole," disse Fergus, lasciando la stanza di Piton, " ci vorranno dei giorni prima che possa tornare a casa e non sappiamo se recupererà del tutto la funzionalità della gamba destra, è ridotta piuttosto male."
"Considerando che aveva pochissime possibilità di sopravvivere, direi che possiamo comunque ritenerci soddisfatti," ammise Kingsley.
"L'importante è che vivrà," aggiunse Harry.
"Lo farà. Forse la sua vita non sarà come prima ma posso assicurarvi che uscirà di qui sano e salvo," disse Fergus, stringendo le mani degli altri due.



/ / / / / / /



"L'importante è che si sia risvegliato e sia fuori pericolo," dichiarò Hermione, terminando di pelare una patata particolarmente grossa e gettandola in un secchio, insieme alle altre già pelate, "ci vorrà del tempo ma almeno sappiamo che non morirà."
Erano le nove di sera alla Tana e Harry, Ron ed Hermione stavamo terminando di pelare tutte le patate che la signora Weasley quella sera aveva affibiato loro.
In un piccolo tavolo accanto a loro c'era Ginny che aveva già terminato di tagliare le sue carote ed era intenta a scrivere una lunga lettera a Luna.

"Già, insomma se l'è vista proprio brutta," borbottò Ron.
"Una volta che si sarà ripreso dovrà affrontare il processo ma immagino che sarà una formalità," disse Harry, attaccando un'altra patata.
"Come sarebbe a dire? Piton ha già dimostrato che era tutto fuorché un traditore!" esclamò Hermione, indignata.
"Lo sappiamo noi e il ministro ma è necessario che ne venga a conoscenza tutta la comunità magica ed è un passaggio dovuto, se vuole tornare a insegnare a Hogwarts," rispose Harry.
"Già… chissà se rimarrà come preside!" si domandò Ron.
"Improbabile, non sappiamo quanto tempo ci vorrà prima che torni in forma e nel frattempo avrà un processo da affrontare, anche se una formalità, e il castello non può rimanere nelle sue condizioni attuali," rispose Harry. "Kingsley mi ha detto che, questione di giorni, nominerà come preside la Mcgranitt che già si sta occupando della ricostruzione del castello, perlomeno fino a quando Severus non tornerà in forza e non sarà scagionato completamente. Allora potrà decidere cosa fare: se tornare come preside, come insegnante o prendere un'altra strada."
Ron Hermione annuirono in silenzio e per qualche secondo non si udirono altri rumori che il pelare delle patate e la penna di Ginny che scriveva sulla pergamena.

"A proposito di scuola," disse infine Hermione, "avete deciso che cosa fare, se accettare o no la proposta del ministro?"
"Io sì, mi mancherà Hogwarts, e affrontare un anno senza problemi a parte lo studio sarebbe un'esperienza interessante, ma non posso farlo," rispose prontamente Harry. Lo scrivere forsennato di Ginny si fermò per qualche secondo poi riprese a un ritmo più lento.
"Sì, beh, insomma Harry ha ragione. Hogwarts senza Mangiamorte o Voi-Sapete-Chi che minaccia di farci secchi da un momento all'altro sarebbe una bella esperienza… però anch'io non so, pensavo di rimanere vicino alla famiglia, almeno per quest'anno, e nel frattempo provare l'accademia Auror," borbottò Ron, pensieroso. "Insomma, con tutto quello che abbiamo visto e quello che potremmo fare, un anno a Hogwarts sarebbe una perdita di tempo!"
Ma il ragazzo si accorse subito di aver detto la cosa sbagliata.
"Io pensavo di tornare ad Hogwarts per completare la mia istruzione magica," disse Hermione, il tono glaciale, "ma se per te è una cosa inutile…"
"No, 'Mione, io… non intendevo che…"
Area di tempesta tra quei due, ormai Harry la sentiva da lontano. Si voltò verso Ginny, sorridendo e pronto a condividere un'alzata di occhi, ma la ragazza non c'era più.
"Dov'è andata Ginny?"
"È uscita di casa con la lettera, se vuoi andiamo a cercarla," propose Ron, speranzoso, ma subito si fermò, intercettando lo sguardo di Hermione.
Sorridendo sotto i baffi, Harry si alzò dalla tavola e si diresse fuori dalla Tana: forse sapeva dove si era rifugiata Ginny.

/ / / / / / /



La temperatura nel cortile era piuttosto piacevole: a differenza dell'anno precedente, quando la potenza dei Dissennatori aveva plasmato il tempo e una nebbia perenne opprimeva le loro anime, quell'estate si preannunciava calda al punto giusto.
Harry rimase in silenzio per qualche secondo, annusando gli odori di quella florida tarda-primavera e puntando gli occhi al cielo che andava via via incupendosi.
Aveva un sospetto piuttosto fondato di dove si fosse diretta la ragazza ma per esserne completamente sicuro avrebbe avuto bisogno di un'ulteriore prova.
Dopo qualche secondo di silenzio, improvvisamente sentì il rumore di un frullare di ali e infatti ben presto intravide la sagoma di un gufo volare via alta nel cielo. Il ragazzo sorrise e si avviò nella direzione dalla quale l'animale era partito: come sospettava, aveva avuto ragione.

Vicino a un grande salice, anni prima, il signor Weasley aveva costruito una piccola altalena, il rifugio preferito della sua unica figlia femmina quando desiderava starsene lontana dalla confusione generata dai suoi fratelli.
Ginny sedeva immobile proprio su quella, ormai piccola, altalena, lo sguardo puntato verso il cielo.
Era così bella, con quel vestitino arancione, eppure, allo stesso tempo, il ragazzo si meravigliò di quanto apparisse triste. La cosa lo disorientò più di ogni altra cosa perché mai aveva visto la ragazza in quella condizione così fragile.
Fece per avvicinarsi ulteriormente ma calpestò un ramo secco che si spezzò, avvertendo Ginny della sua presenza.

Costei si voltò, sorpresa, e non appena i suoi occhi si incrociarono con quelli di Harry, sobbalzò dall'altalena.
"Harry… cos…"
"Ginny, scusami non ti volevo disturbare, è solo che…" Harry non seppe continuare. Sotto la luce della luna piena poteva vedere chiaramente che gli occhi dell'altra erano umidi. Si era rifugiata per pensare, forse per piangere, e lui aveva interrotto quel momento privato?
Si diede dello stupido, fece per voltarsi, ma la voce di Ginny lo fermò: "No, figurati…"
Raccogliendo tutto il coraggio, Harry si avvicinò a lei e sussurrò: "ti ho visto piuttosto strana, oggi, e quando, prima, sei sparita da un momento all'altro ho pensato che ti saresti rifugiata qui."
La ragazza abbassò la testa, asciugandosi quasi con rabbia gli occhi.
"Ti sei ricordato il mio nascondiglio?"
"Dai temibili fratelli Weasley, sì," rispose Harry, sorridendo. "Me lo mostrasti un paio di anni fa."

"Se mi vedi così strana è perché lo sono, Harry," Ginny disse, infine. "Perché prima vi ho sentiti parlare del futuro e io non ci riesco. Non riesco a pensare a niente, se non al fatto che Fred non c'è più e che George è sempre fuori casa a bere e quando c'è si comporta come un Vermicolo. Che mamma fa finta che tutto sia a posto ma che poi, quando crede di essere da sola, piange, inconsolabile."
Una nuova, singola, lacrima cadde dagli occhi della giovane Wesley.
"Non riesco a pensare al futuro, non riesco nemmeno a focalizzarmi sul presente e Fred mi manca così tanto che fa male, e…"

Ma Harry non poteva rimanere ancora fermo a sentire quello sfogo: in silenzio, fece gli ultimi tre passi che lo dividevano da Ginny e l'abbracciò forte. Sulle prime la ragazza rimase rigida ma poi si lasciò andare e pianse a dirotto, come forse non le accadeva da anni.
Harry rimase fermo, tenendola stretta, facendole sentire la sua presenza. I due rimasero così per alcuni minuti in totale silenzio se non per i singhiozzi della ragazza che lentamente scemarono.
Già una volta si era ritrovato tra le braccia una ragazza che stava piangendo ma allora la cosa era sembrata strana, in quel momento invece non sentiva altro che una profonda dolcezza pervaderlo nel profondo.

"Scusami, Harry, per come mi sono comportata ma…"
"Non c'è bisogno di scusarsi, Ginny, sono io che dovrei farlo perché non ti sono stato vicino come avrei dovuto e voluto," rispose Harry. "La verità è che concentrarmi su quello che accade al Ministero mi aiuta a non pensare, a scappare dal dolore. Non mi ero reso conto di quanto fossi stato egoista."
"Fa così male… pensare che Fred…" sussurrò la ragazza.
I due si staccarono, rimanendo comunque molto vicini.

"È un dolore che non passerà mai. Come una ferita, si cicatrizzerà però rimarrà e a volte basterà un odore, un sapore, una parola o qualche semplice e stupida cosa per farla riaprire e sanguinare," disse Harry. "E come una cicatrice che non puoi mandare via, dovrai abituartici. Ma come ho detto al funerale, andare avanti, lottare, vivere a pieno le nostre vite è l'unica cosa che possiamo fare per rendere il loro sacrificio utile e non vano."
Ginny annuì, rimanendo in silenzio. Una leggera brezza si era alzata nel frattempo ma i due sembravano non farci caso, Harry era letteralmente ipnotizzato dagli occhi di lei.

"Sai, la notte della battaglia di Hogwarts sono andato di mia spontanea volontà da Voldemort, questo lo saprai," disse infine il ragazzo, "Quel che forse non saprai, è che effettivamente, in quella radura, penso di essere morto per qualche secondo."
"C…cosa?" Esclamò Ginny, lo sguardo terrorizzato.
"Questa è una cosa che non ho detto a nessuno, tranne a Ron, Hermione e al ritratto di Silente," continuò Harry, "ma effettivamente Voldemort mi ha lanciato un Avada Kedavra. Solo che ha colpito la parte di anima che aveva nel mio corpo, lasciando la mia intatta."
"Harry… io non lo sapevo…"
"No, è una cosa che ho rivelato solo alle persone più importanti della mia vita e tu sei una di quelle, volevo dirti questo la notte che Kingsley ci ha interrotto," rispose Harry, sorridendo. "C'è un'altra cosa che nessuno sa, a parte voi, e cioè che, poco prima di entrare in quella radura, ho trovato la Pietra della Resurrezione e, per qualche istante, ho rivisto i miei genitori, Sirius e Remus."

Gli occhi di Ginny si riempirono nuovamente le lacrime e la ragazza prese immediatamente le mani di Harry tra le sue. Quel contatto così caldo e intimo riempì il cuore del ragazzo di gioia e serenità, dandogli la forza di andare avanti.
"E così quella sera ho capito due cose," disse, "la prima è che le persone care non ci lasciano mai del tutto ma rimangono sempre dentro di noi. Anche se non riusciamo a vederle loro ci sono e ci guidano," concluse, posando una mano sul cuore di Ginny.
"E la seconda?" Chiese la ragazza.
"Poco prima di andare in quella radura ho visto un'altra persona, anche se lei non ha potuto farlo visto che indossavo il Mantello dell'Invisibilità. E quella persona eri tu,” rispose Harry.
L'altra fece per parlare ma tacque a un gesto del ragazzo.
"E per un folle istante ho pensato di mollare tutto, prenderti la mano e materializzarci via. Ovviamente non avrei potuto farlo, ma il pensiero mi ha assalito numerose volte. Quindi, in breve, la seconda cosa che ho capito è che non posso vivere senza di te, Ginny Weasley."

Ecco, l'avevo detto, lo aveva fatto.
Prima di quella sera si era preparato mille e mille discorsi molto più nobili e aulici ma là, davanti a quegli occhi, si accorse che i discorsi preparati non servivano a niente. L'unica cosa necessaria era che parlasse attraverso il suo cuore.
Ginny rimase in silenzio, come colpita da una fattura stordente e per un folle istante Harry pensò di avere detto la cosa sbagliata, che non avrebbe dovuto farsi avanti in quel modo, quella sera. Che aveva rovinato di nuovo tutto.
"Ginny… se io ho detto la cosa…"
Ma l'altra per tutta risposta colmò la distanza tra di loro un'altra volta e i due si baciarono. Un bacio molto diverso rispetto, ad esempio, a quello che si erano scambiati nella stanza della ragazza l'estate precedente. Quello era stato un bacio feroce, quello che si stavano scambiando in quel momento era pieno di tenerezza e dolcezza.
Pieno di cose non dette e di tempo sprecato a non farlo.

/ / / / / / /



"Finalmente, ce ne hanno messo di tempo," esclamò Hermione, in piedi sulla soglia della Tana, in compagnia di Ron.
"Bah," borbottò il ragazzo, le braccia conserte.
"Oh, non dirmi che sei ancora geloso!"
"No, non è quello…"
"Ho visto che Ginny era molto strana e ho notato anche il fatto che Harry stesse sempre a guardarla. Per questo motivo, quando lei è uscita dalla Tana, ho spinto Harry a seguirla, inscenando una finta litigata," spiegò la ragazza, "penso di essere stata piuttosto convincente."
"Oh, sì, anche se avrei gradito se tu mi avessi avvertito prima," rispose Ron.
"Non sarei risultata così naturale," disse Hermione, abbracciando il ragazzo e baciandolo sulle labbra.

"Ma, davvero, speravo che tu continuassi per un ultimo anno Hogwarts. Sarebbe stato d'aiuto per la tua futura vita lavorativa e non nego che mi sarebbe piaciuto passare un anno tranquillo, come fidanzati."
"Considerando che avremmo dovuto frequentare l'ultimo anno, quindi affrontare i M.A.G.O., dubito che sarebbe stato un anno normale, sopratutto per te" ghignò Ron. Hermione sorrise e scosse la testa.
"Andiamo dentro, lasciamolo loro un po' di privacy," propose.
"Oh, no. Rimango qui," rispose Ron.
"Peccato, pensavo di rivedere le dichiarazioni da portare tra qualche giorno in tribunale e poi… insomma, rimanere un po' da soli prima di andare a letto," sussurrò la ragazza.
Per tutta risposta, Ron, dopo qualche secondo di lotta interiore, alla fine sbuffò, abbassando le spalle.
"E va bene, immagino che dovrò rimandare il discorso da fratello maggiore a domani."

Hermione annuì, prese per mano il ragazzo ed entrarono nella Tana.
"Questa notte è per loro," disse Hermione.
"E per noi," sussurrò Ron.

/ / / / / / /



Chi mi conosce sa che sono un amante dell'angst, di scene di battaglia, politica o guerra. Per questo motivo alcuni momenti che ho dovuto affrontare in questo capitolo non sono proprio la mia cup of tea.
Ho paura di risultare troppo smieloso, di andare OOC, spero che non sia il caso, chiaramente.
Non vi preoccupate già dal prossimo capitolo tornerà un po' di angst, politica e rivedremo il caro vecchio Severus, finalmente in grado di parlare ma non ancora di lasciare il San Mungo.

Come sempre vi invito a lasciarmi una recensione con i vostri pensieri su questa storia e noi ci vediamo al prossimo capitolo

  
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