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Autore: Krgul00    14/08/2022    0 recensioni
Quando Astra, un pastore tedesco di cinque anni, entra a far parte della sua vita, Maddie Foster non aveva pensato che questo avrebbe potuto portarla ad incontrare un uomo bellissimo e misterioso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO CINQUE
 
Non avrebbe mai più toccato un goccio di vino.
Mai più.
Se l’era già detto altre volte, prima d’allora, ma adesso gli eventi l’avevano messa difronte all’evidenza: l’alcool portava solo a pessime decisioni.
Prima Gino e poi questo.
D’accordo, forse qualcuno avrebbe potuto sostenere che quella era una scelta fin troppo drastica. In fin dei conti, due bicchieri li reggeva benissimo e non si era mai ubriacata in vita sua. Ma, allora, cosa diavolo le era preso?
Tra tutte le cose che avrebbe potuto fare, aveva scelto di baciare Max! Non era assolutamente una cosa che avrebbe fatto da sobria. Era sempre stata una donna coscienziosa.
Sempre.
Aveva sempre pagato le bollette, fatto la fila alla posta, ogni domenica andava a trovare i suoi genitori e la cosa più estrema che si era mai concessa era di non mettere il reggiseno per andare a fare la spesa.
Certo, senza contare la volta in cui si era finta la moglie di Charlie al concessionario del signor Edwards, l’anno precedente. Oppure, quando aveva fatto la Charlie’s Angel. Per non parlare di quando era una ragazzina e Charlie la trascinava in ogni sorta di guaio.
Ecco, in effetti, ora che ci pensava, era l’influenza dell’altra a renderla avventata e sconsiderata; infatti, proprio la sera prima, quando Max aveva rifiutato il suo invito ad entrare e l’aveva salutata sulla soglia di casa sua, Maddie si era chiesta “cosa farebbe Charlie al mio posto?” e da lì, da quella semplice domanda innocente, si era ritrovata a sfiorare le labbra di lui.
Dopo, non era nemmeno riuscita a dormire. Si era rigirata nel letto chiedendosi più e più volte cosa diavolo potesse aver pensato Max di quel suo goffo tentativo di rendersi sensuale. Probabilmente credeva fosse una disperata. Magari, quel bacio, lo aveva trovato addirittura terribile!
Santo cielo, doveva smettere di rendersi ridicola difronte agli uomini: era troppo vecchia. Si era ripromessa che, dopo Christopher, non si sarebbe mai più invischiata in una situazione di quel tipo e, invece, aveva baciato – sempre se di bacio si potesse parlare – un uomo che, sicuramente, non sarebbe rimasto.
Un uomo che aveva un’altra vita; un uomo che – era evidente – poteva avere qualsiasi donna desiderasse e che era decisamente fuori dalla sua portata.
Max era a Sunlake solo per lavoro, doveva tenerlo ben a mente e, semmai si fosse ritrovata in un’improbabile situazione simile a quella con Christopher, doveva evitare di intraprendere una relazione puramente fisica con lui. Non che ci fosse qualcosa di male, ma lei non era affatto capace di prescindere il sesso dal sentimento. Per Maddie non esisteva l’uno senza l’altro, e innamorarsi di Max voleva dire risvegliarsi di nuovo da sola nel letto con uno spazio vuoto nel petto, in corrispondenza del cuore.
Quella di Christopher era una lezione che non avrebbe dimenticato.
Assolutamente no.
Se non altro perché, la volta precedente, la mortificazione aveva rischiato di devastarla.
Per fortuna, però, aveva un piano. Un piano alquanto ridicolo e infantile ma, comunque, un buon piano che, sicuramente, avrebbe potuto risolvere il problema che più le dava pensiero: come avrebbe fatto a guardare nuovamente negli occhi Max con la consapevolezza d’esser stata una stupida? Non poteva. O, almeno, avrebbe dovuto far passare abbastanza tempo di modo che lui se ne scordasse: qualche anno, magari. Così, lei avrebbe avuto tutto il tempo di trovare un brav’uomo, sposarsi e metter su famiglia. Allora, quando Max fosse ripassato da quelle parti, semmai fosse successo, lei avrebbe riso di quella volta in cui aveva cercato di baciarlo perché, ormai, sarebbe stata sposata e non avrebbe avuto più alcuna importanza.
Cosa mai poteva andare storto? Bastava solo evitarlo per più di trecentosessantacinque giorni e i giochi erano fatti. Non sarebbe stato nemmeno troppo difficile: non si erano scambiati il numero di telefono e lui, prima o poi, sarebbe ripartito; quindi, ecco fatto.
Era tutta la vita che evitava quell’idiota di Cameron Harris: ormai era allenata.
C’era un unico problema, però, a cui Maddie non aveva pensato: Cameron non era mai stato interessato ad incontrarla. In più, a differenza della volta precedente – in cui aveva avuto una valida ragione -, si sentiva incredibilmente in colpa a dar buca a Max per il loro solito appuntamento al parco. E proprio per questo, almeno per quella domenica, aveva fatto di tutto per tenersi impegnata: aveva pulito da cima a fondo casa, riordinato il suo guardaroba secondo le gradazioni di colore, così come la sua libreria e la sua collezione di vinili in ordine alfabetico.
Quando aveva finito erano le undici e trenta e, al solo pensiero di Max che la doveva star aspettando già da mezz’ora, ormai, il suo stomaco si era contratto in una morsa.
Ad acuire quel suo senso di colpa, poi, aveva provveduto Charlie. La donna, infatti, stranamente preoccupata, l’aveva chiamata inspiegabilmente un cinque minuti dopo, per chiederle dove fosse e se stesse bene. E quando lei le aveva detto che si era svegliata all’alba per poter ripulire da cima a fondo casa sua e che, sì, stava bene, dall’altro capo della linea era seguito un lunghissimo silenzio prima che l’amica, quasi come nulla fosse, domandasse: “Non dovevi vederti con Max?”
“Si…” Era risuscita a rispondere in un mormorio colpevole.
“Non capisco. È successo qualcosa ieri sera?”
“Nah, non direi…” Era riuscita ad articolare in maniera non troppo convincente.
“Cos’ha fatto?” Silenzio. “Ti giuro, sto per uscire di casa e andare a cercarlo, Diddi. Dimmi che diavolo ha fatto.”
“Niente!” Aveva cercato subito di rabbonirla. “La colpa è mia. Ho fatto un casino ed ora sono troppo in imbarazzo per rivederlo, quindi ho deciso di evitarlo, però ora mi sento così tanto in colpa che io… non so più cosa devo fare, Charlie.” Le ultime parole erano state soffocate dal piccolo cuscino viola del suo divano, nel quale aveva immerso la faccia.
La risata di sollievo di Charlie le era risuonata nell’orecchio. “Addirittura. Cosa puoi aver mai fatto di tanto terribile?”
“Non ha importanza.” Aveva brontolato nella morbida stoffa.
“Potrà anche esser vero ma voglio saperlo comunque.” Il divertimento nella sua voce era evidente. “Lo hai insultato?”
Maddie aveva alzato di scatto la testa dal divano a quell’ipotesi. “No! Non lo farei mai.”
“Non di proposito ma magari hai detto qualcosa che potrebbe averlo offeso.”
“Non è per qualcosa che ho detto.”
“Non vedo cosa tu possa aver fatto, allora. Insomma, non gli sarai mica saltata addosso, no?” Aveva suggerito piena di divertita ironia ma, poi, quando Maddie non aveva risposto, il suo tono era diventato incredulo. “Aspetta, gli sei saltata addosso?”
“Non la metterei proprio così…” Era riuscita a balbettare e poi le aveva raccontato di come, la sera prima, si era fatta avanti e aveva ricambiato la buonanotte di Max con un bacio a fior di labbra.
“È fantastico!” Aveva esultato Charlie.
Maddie era riemersa dal cuscino e aveva aggrottato la fronte. “Come fa ad essere fantastico? Adesso penserà che io abbia una cotta per lui e che passo tutte le mie notti a scrivere i nostri nomi sul mio diario rosa tra centinaia di cuoricini rossi. Il che non potrebbe essere più lontano dalla realtà: non ce l’ho nemmeno un diario!”
“Mi sembra che tu stia esagerando. Lo hai baciato, e allora? La gente si bacia in continuazione…”
“Probabilmente l’avrà trovato orribile.”
“Non l’ha trovato orribile.”
L’aveva ignorata. “È tutta colpa di quel secondo calice di vino. Non avrei mai dovuto berlo, maledizione.”
“Diddi, sono certa che a Max non sia dispiaciuto affatto.”
La convinzione nel tono di Charlie l’aveva un po’ rincuorata. “Lo pensi davvero?”
“Ne sono sicura. E sono davvero fiera di te, sul serio. Per una volta hai preso l’iniziativa, così si fa! E stai tranquilla, non hai fatto assolutamente niente di male, anzi, sei stata fantastica e sono sicura che lo pensa anche Max. Quindi, non c’è nessun motivo di nascondersi, devi affrontarlo a testa alta. E se lui è così idiota da non voler ripetere l’esperienza, allora chi se ne frega. Non è l’unico uomo sulla faccia della terra!”
Maddie si era raddrizzata sul divano, le parole dell’amica le avevano dato nuova carica, come un allenatore che motiva la sua squadra per sconfiggere un avversario impegnativo. “Già! Posso baciare tutti gli uomini che mi pare e quando mi pare!” Le aveva fatto eco, sull’onda dell’entusiasmo.
Charlie aveva riso, deliziata da quella sua ritrovata vitalità. “Dannatamente giusto, sorella. Perciò, nuovo piano: domani vai lì e lo affronti.”
E quale modo migliore di fare ammenda e alleviare i suoi sensi di colpa se non preparare una bella torta per l’uomo che aveva lasciato da solo su una panchina ad aspettarla? Pertanto, quel pomeriggio, Maddie si ritrovò al market della signora Peterson. Aveva lasciato Astra fuori, a giocare con Jake e i suoi amici in piazza, mentre lei prendeva tutto l’occorrente che le serviva.
A quell’ora, il negozio era vuoto. C’erano solo lei, Daisy Peterson, naturalmente, e Lara Young, la moglie del sindaco. Tutti sapevano che l’hobby preferito della donna era spettegolare; perciò, non c’era da sorprendersi se, mentre sistemava la spesa sul bancone davanti a Daisy, ne approfittasse per mettere l’altra al corrente delle ultime novità.
Le loro chiacchiere, quindi, facevano da sottofondo mentre Maddie sceglieva la confettura con cui farcire la sua crostata: fragole o albicocche?
“Qualcuno dovrebbe fare qualcosa. Quel ragazzo sta davvero esagerando. Prima rompe le preziose statuette da giardino di Gracie e poi nemmeno si assume le sue responsabilità.” Stava dicendo la signora Young.
Maddie guardò attentamente l’etichetta della confezione che stringeva nella mano destra. Sapeva di gente che era allergica ai frutti di bosco e non sapeva se Max fosse tra questi, quindi, forse era meglio ripiegare sulla marmellata di albicocche.
“Ancora sostiene che non sia stato lui?” Sbuffò Daisy. “Emma l’ha visto rompere quel maledetto affare, è inutile che contini a negare. Dovrebbe occuparsene Logan, così vediamo se Cameron avrà ancora voglia di scherzare.”
Tuttavia, Maddie preferiva di gran lunga quella di fragole. Era più dolce e con la frolla ci stava decisamente meglio; però, certamente, non poteva rischiare che Max non la mangiasse. Anche perché, quell’uomo evitava persino di mettere lo zucchero nel caffè! E se ne era accorta eccome, diavolo...
“Oh, salve!” Non fece molto caso al tono sorpreso della signora Peterson all’ingresso di un nuovo cliente; anche se, teoricamente, avrebbe dovuto visto che, in un paese come Sunlake, i suoi acquirenti erano sempre gli stessi da più di trent’anni e non aveva davvero molto per cui esser sorpresa.
In ogni caso, la voce fin troppo familiare, con un accento inconfondibile, che ricambiò quel saluto, la notò eccome: “Buenas tardes.”
Maddie alzò subito la testa in direzione della porta, anche se, dal bel mezzo della corsia del market, dove era perfettamente nascosta, non poteva vederla. Un suono di passi le disse che l’uomo si stava avvicinando al bancone della cassa. “Stavo cercando Maddie. È qui?”
Al sentir pronunciare il suo nome, la donna fece istintivamente un passo indietro e il suo indietreggiare fu fermato solo dallo scaffale pieno zeppo di barattoli di cibo pronto dietro di lei. Vi si appoggiò, con il cuore che le correva forsennato nel petto, neanche Max fosse un assassino da cui lei sarebbe dovuta fuggire a gambe levate.
In realtà, dopo la sua chiacchierata con Charlie, quella mattina, si era ritrovata ben determinata ad affrontare quell’uomo; eppure, quella sua momentanea tranquillità era dovuta, in tutta probabilità, all’aver procrastinato il tutto al giorno successivo: ad un futuro che, in fin dei conti, le sembrava ancora lontano.
Ma in quella domenica pomeriggio, nel bel mezzo del market, alla presenza di due delle pettegole più attente di tutto il paese, Maddie non si sentì affatto preparata a quell’inevitabile confronto.
La signora Peterson, però, non era affatto consapevole del suo turbamento, ovviamente; pertanto, da brava padrona di casa, si affrettò subito a rispondere: “Certo! È proprio qui!”
Fu evidente che la donna fosse oltremodo soddisfatta del solo fatto che – come sempre – Maddie avesse scelto di fare la spesa proprio nel suo negozio; per altro, l’unico di tutta Sunlake. “Maddie!” La chiamò, e dalle labbra della ragazza, che si aprirono per rispondere, non vi uscì alcun suono.
“Strano, non mi pare sia andata via…” Considerò Daisy, evidentemente perplessa.
“No, infatti, nemmeno a me.” Le diede man forte la signora Young.
“Forse avrà quegli affari nelle orecchie e non ha sentito. Pare che voi giovani non possiate fare a meno di ascoltare la musica in ogni singolo istante della vostra vita.” Il suo sbuffo contrariato arrivò fino a Maddie. “Va’ pure, giovanotto. Guarda se è ancora qui, altrimenti sarà uscita e non ce ne siamo accorte.”
Le corsie del market, delineate dalle semplici scaffalature in legno, ripiene di ogni sorta di bene alimentare e non, si estendevano in un lungo corridoio chiuso dalla forma serpentina. Pertanto, per arrivare all’ultima corsia si doveva obbligatoriamente passare per tutte le altre. Di certo, quella disposizione non era proprio il massimo della comodità, ma così era sempre stata, già dai tempi del padre della signora Peterson e, con tutta probabilità, di suo nonno.
In ogni caso, non seppe dirsi nemmeno lei perché, ma alla consapevolezza che quell’uomo, una volta svoltato nella seconda corsia, l’avrebbe vista lì in piedi, il cestino della spesa appeso al braccio, addossata agli scaffali come nella speranza di confondersi tra i barattoli, Maddie si ritrovò ad affrettarsi nella direzione opposta. Solo quando fu sul punto di svoltare nella terza corsia fu folgorata dalla consapevolezza di quello che stava facendo: perché diavolo sto scappando? Si chiese. È solo Max.
Si fermò. Il petto che si alzava ed abbassava repentinamente per l’agitazione. Si appoggiò allo scaffale dei pomodori in scatola, proprio nel breve tratto di curva per passare da una corsia all'altra, e si sforzò di fare dei respiri profondi per calmarsi.
È vero, si era proposta di affrontarlo il giorno successivo al parco, ma ormai lui era lì; perciò, che senso aveva rimandare? Doveva solo ricordarsi il discorso di Charlie e tutto sarebbe andato per il meglio: non aveva niente per cui essere in imbarazzo.
“Sono fantastica.” Si disse in un sussurro di incoraggiamento, ripetendo le stesse parole che l’amica le aveva rivolto solo poche ore prima. Fece un altro profondo respiro e raddrizzò le spalle. “Sono dannatamente fantastica, maledizione.” E sull’onda della ritrovata determinazione che ora le scorreva in corpo, Maddie uscì fuori da quel suo nascondiglio improvvisato, per tornare indietro nella seconda corsia.
O almeno, ci provò.
Per poco non andò a sbattere contro un corpo caldo e solido. E lì, appoggiato con una spalla ad uno scaffale, con il divertimento che gli illuminava lo sguardo e un leggero accenno di sorriso ad addolcirgli la bocca, c’era Max; che allungò una mano ad afferrarle un braccio, per aiutarla a ritrovare l’equilibrio che, per un momento, rischiò di perdere.
Maddie, da parte sua, si sentì senza fiato. Non aveva idea se fosse per la sorpresa di ritrovarselo davanti, per la sensazione della sua mano che, prima di lasciarla andare, indugiò sulla sua pelle per un momento in una morbida carezza, oppure per l’innegabile bellezza di quell’uomo che, anche vestito con dei semplici pantaloncini bordeaux al ginocchio e una maglia nera, sembrava pronto per un servizio fotografico.
“Max!” Riuscì a farfugliare con l’ultimo refolo d’aria che le era rimasto nei polmoni. E il suo nome, uscitole di bocca come una preghiera, parve avere il potere di accendere le iridi dell’uomo di una luce che, in un istante, inghiottì tutto il suo divertimento, donandogli la capacità di far formicolare ogni singola parte del corpo di Maddie su cui i suoi famelici occhi si posarono.
Il silenzio, carico di elettricità, li inghiottì per un lungo istante, come riportandoli alla sera prima, ad un momento durato – ora se ne rendeva conto – fin troppo poco. Tuttavia, Maddie lo sapeva, quella era unicamente una sua impressione.
In ogni caso, la magia fu spezzata dalle parole che, seppure con l’intenzione d’esser sussurrate, giunsero alle sue orecchie e, di conseguenza, a quelle di Max: “Quello deve essere il nuovo fidanzato di Maddie, Emily me ne ha parlato proprio l’altro giorno.” Chiosò la signora Young.
Un calore bruciante le affiorò subito alle guance e Maddie abbassò la testa, evitando così di incontrare il suo sguardo, e solo allora si accorse di star ancora stringendo tra le mani i due barattoli di marmellata.
“Stavo giusto pensando a te.” Proruppe e, solo dopo che quelle parole le furono sfuggite dalle labbra, Maddie si rese conto delle loro possibili implicazioni e, subito, arrossì ancor di più. “Cioè, voglio dire, stavo proprio pensando di prepararti una torta. Una crostata, per l’esattezza. Mia nonna mi ha insegnato a fare una frolla morbida e deliziosa, che si scioglie in bocca. La mia non sarà come la sua ma, ti garantisco, non ne rimarrai affatto deluso. Devo solo decidere la confettura.” Sorrise e alzò i due vasetti che aveva in mano, nella speranza che questo bastasse a nascondere il suo imbarazzo. “Fragole o albicocche? Ti avverto, questa è la marmellata di Millie e la sua confettura di fragole è la più zuccherosa che esista. Probabilmente nemmeno ti piacerebbe.” Abbassò il vasetto più scuro e fissò quello dal colore aranciato. “Forse è meglio l’albicocca.”
“Le fragole vanno bene.”
Lo guardò perplessa. “Credevo che le cose troppo smielate non ti piacessero. Insomma, il caffè lo prendi nero, e hai detto che la Nutella è troppo dolce...” Il che era al limite della blasfemia, per quanto la riguardava. A parte i churros, non lo aveva mai visto far colazione o merenda con qualcosa anche di solo vagamente zuccherato.
Ad ogni modo, l’uomo parve decisamente compiaciuto del fatto che lei ci avesse fatto caso, e un piccolo angolo delle sue labbra si sollevò verso l’alto. “Ultimamente ho scoperto di adorare le cose zuccherose.” Le fece l’occhiolino. “Le trovo fantastiche.”
Maddie non avrebbe saputo dire perché, ma quelle parole, così come il tono basso e roco con cui Max le disse – quasi fossero un segreto scandaloso -, la lasciarono con il dubbio che lui – a differenza di lei - stesse ancora parlando della marmellata di Millie. In realtà, la fecero ripensare alla sera prima. A quando, ancora con il dolce sapore dell’audacia sulla lingua, aveva sfiorato le morbide labbra di Max.
Inoltre, le rivelarono che Max aveva sentito il suo privato discorso motivazionale.
Santo cielo, non poteva andar peggio di così.
L’uomo si avvicinò, protendendosi leggermente in avanti, e il loro visi furono pericolosamente vicini. A Maddie sarebbe bastato alzarsi sulle punte per ripetere l’esperienza della sera prima e, se l’improvviso calore che le pervadeva nel petto, ribollendo ad ogni respiro, era un indizio, non avrebbe voluto altro.
Si rese conto di star fissando proprio la sua bocca e si affrettò subito a distogliere lo sguardo.
Non puoi farlo di nuovo, Maddie. Non puoi!
Si schiarì la gola e fece un passo indietro, mettendo i due barattoli di marmellata dentro il cestino che ancora le pendeva dal braccio. “Beh, li prendo entrambi. Prima o poi li userò, in ogni caso.”
Si avviò alla cassa e Max la seguì. Svuotò il contenuto del suo cestino sul bancone, con il gentile aiuto dell’uomo, e sotto l’occhio vigile e attento della signora Peterson che, parve, non voleva perdersi nemmeno la più piccola interazione tra loro.
E quando, finalmente, tutto il contenuto del cestino di Maddie fu disposto sul banco, la ragazza si voltò verso Max e gli rivolse un sorriso riconoscente. “Grazie.”
La mano abbronzata di lui le sfiorò delicatamente una guancia e risalì verso l’alto, a sistemarle una ciocca dietro l’orecchio. “Quando vuoi, Mamita.
Al sentirgli pronunciare quel nome – lo stesso del giorno prima – Maddie fu pervasa da un brivido che le arrivò diritto dritto all’utero. Santi numi, se non avesse saputo fosse impossibile, avrebbe creduto che fosse appena rimasta incinta. Quell’accento spagnolo e la musicalità di quel nomignolo le davano alla testa. Forse si era sbagliata, non era il vino a spingerla verso di lui. Sembrava come se Max avesse il potere di richiamarla a sé, annullando ogni suo pensiero razionale.
Per un momento, si ritrovò a considerare che, dopotutto, non c’era bisogno d’esser tanto severi. In fondo, era come diceva Charlie: la gente si baciava in continuazione, e lei avrebbe voluto provare solo un'altra volta.
Una sola. Poi basta.
Inoltre, lo aveva già fatto una volta, quindi il pasticcio era già stato fatto. Magari, se si fosse…
“Voi due siete proprio una bella coppia.” Maddie fu riportata bruscamente sulla Terra dalla signora Peterson.
Batté velocemente le palpebre, per un attimo spaesata, come se non si ricordasse nemmeno di stare per saltare addosso ad un uomo nel bel mezzo del market di Sunlake.
Cercò di trovare la propria voce per dissuadere Daisy dall’idea completamente erronea che s’era fatta, ma Max la precedette: “La ringrazio, signora. Lo penso anche io.”
Lo fissò a bocca aperta. Aveva davvero appena concordato con la signora Peterson? Cosa diavolo stava facendo?
Max, da parte sua, ricambiò il suo sguardo costernato con uno di imperturbabile attesa. Completamente a suo agio nel suo ruolo di fidanzato – vero o falso che fosse.
Maddie si guardò intorno. Sicuramente, da un momento all’altro, avrebbe visto una cavalletta zampettare sul bancone tra lei e Daisy: primo indizio dell’invasione delle locuste e, quindi, dell’apocalisse. Erano tutti completamente impazziti.
“V-veramente, signora Peterson, non stiamo insieme. Siamo solo amici.” Le sopracciglia della donna si sollevarono in un’espressione di assoluto scetticismo. Si voltò brevemente verso Max, come cercando conferma delle sue parole, e quando tornò a guardarla Maddie si sentì in dovere di ribadire: “Solo amici, davvero.”
“Come vuoi, tesoro.” Acconsentì con poca convinzione. “Sono diciassette dollari e ventitré.”
Si affrettò a pagare e, finalmente, uscirono di lì.
Fu Max a prendere la busta della spesa e, una volta varcata la soglia del negozio, a chiamare Astra con un fischio che, con gran dispiacere di Jake e i suoi amici, gli corse subito incontro.
Maddie sapeva cosa sarebbe successo adesso. Max era venuto a cercarla per un motivo, dopotutto. E cosa poteva esserci di tanto urgente da spingerlo ad arrivare fino a Sunlake per parlare con lei? Le avrebbe detto che non era interessato, che gli dispiaceva – perché Max era pur sempre un tipo gentile – ma lei aveva frainteso le sue intenzioni: voleva solo esserle amico, nulla più.
E Maddie voleva lo stesso, naturalmente. Non sapeva cosa l’aveva spinta al folle gesto della sera prima, ma era sicurissima che fossero sulla stessa lunghezza d’onda.
Il market distava cinque minuti a piedi da casa sua, ma nemmeno lei, con le sue chiacchiere incessanti, sarebbe riuscita a distrarre un uomo deciso a parlarle con cinque minuti consecutivi di sproloqui senza senso.
In ogni caso, lo sapeva, doveva scusarsi.
Si schiarì la gola nel silenzio, interrotto solo dal rumore dei loro passi sull’asfalto. “Mi dispiace di non essere venuta stamattina. Il fatto è che…”
“Eri nervosa per quello che è successo ieri sera.” L’aiutò Max.
Le sfuggì una risatina nervosa. “Forse sì.” Che bugiarda: decisamente e inequivocabilmente sì.
“Volevo parlarti proprio di questo, in effetti.”
Eccoci. Lo sapeva che sarebbe andata a finire così.
Lo sbirciò. Camminava con una mano nella tasca dei pantaloncini, e Maddie riusciva a malapena a distinguere la lettera D che aveva tatuata alla base del polso, sovrastata dal solito bracciale di cuoio. Fece risalire il suo sguardo verso l’alto e, nonostante la maglia scura nascondesse la pelle color caffelatte di Max, riuscì ad intuire la forma dei pettorali ben definiti al disotto.
Mannaggia a lui. Come diavolo faceva ad essere così bello? Era sicura che era costretto ad affrontare il discorso che stava per fare a lei in continuazione con un mucchio di altre donne.
Poteva essere davvero colpa sua se si era ritrovata a baciarlo? Non poteva andarsene in giro con tutta quella sua perfettissima perfezione, non era corretto. Era come metterle sotto il naso una torta al cioccolato appena sfornata ed aspettarsi che lei non avrebbe allungato una mano per rubarne un pezzetto minuscolo.
Sentì una punta d’indignazione risalirle lungo la schiena al pensiero di quella fantomatica ingiustizia sociale e, improvvisamente, le sovvenne che anche lei aveva qualcosa da dire!
Si fermò di botto, raddrizzò le spalle e si voltò ad affrontarlo. “Già, infatti: parliamone.” Persino lei fu sorpresa dalla vena leggermente bellicosa di cui fu permeata la sua voce. E anche Max dovette rendersi conto che la donna s’era stranamente messa sulla difensiva, perché a quel suo tono alzò un sopracciglio, anche se il divertimento che bruciava nel suo sguardo non si spense. “È vero, ti ho baciato, e sai cosa? Non me ne pento affatto. Quindi se sei venuto fino a qui per dirmi che non succederà più, hai perso tempo perché non mi interessa!” Come si permetteva di credere che fosse l’unico a non voler intraprendere una relazione sentimentale?! Anche lei non voleva saperne niente, non era mica l’unico. “E se non vuoi rifarlo allora peggio per te, ci sono un sacco di uomini che vorrebbero baciarmi. Beh, forse non proprio un sacco ma sicuramente più di cinque!” Che presuntuoso, credeva sul serio che se era più di un anno che non baciava nessuno era solo perché stava aspettando lui? “Sai quanta gente bacio ogni giorno? Una caterva! Perché io sono fantastica e se non te ne sei ancora accorto allora sei un idiota!”
Riemerse da quella sua filippica sconclusionata con il fiatone e solo allora si rese conto di averlo appena insultato.
Arrossì.
Diavolo, doveva prepararseli meglio i suoi discorsi.
Con le braccia incrociate al petto – postura che, per la cronaca, gli gonfiava i bicipiti – la guardò dall’alto e dall’espressione impassibile che aveva in viso, Maddie non seppe dire se fosse arrabbiato oppure no.
In ogni caso, non sarebbe stata tanto sciocca da aspettare e scoprirlo; perciò, girò i tacchi e si affrettò verso casa. Era quasi arrivata ormai: poteva già vedere le piccole statuette del giardino della signora Howard, così come la Triumph nera parcheggiata vicino al suo vialetto.
Dannazione.
Non sembrò faticare per tenere il suo passo e le fu accanto in un attimo.
“Hai ragione.”
Lo sbirciò di nuovo, mentre attraversava il vialetto di casa sua. Era fuori di testa se pensava di farle credere che non gli importasse che gli aveva appena dato dell’idiota. Tuttavia, non si aspettava di certo ciò che seguì: “Ti passo a prendere domani sera, allora.”
Con un piede sul primo gradino della veranda, Maddie si voltò di scatto a guardarlo. “C-come?”
“Alle sette, ho prenotato un ristorante che sono sicuro ti piacerà.” Le sorrise e, dio santo, per poco il cuore non le spezzò una costola.
“Ma…” Si guardò intorno, convinta che qualcuno sarebbe saltato fuori da un cespuglio urlando “Marameo! Ci sei cascata!”, invece, non successe. “Hai sentito cos’ho detto?” Gli chiese in un sussurro incerto. Gli aveva appena detto che non era interessata a una storia e lui le stava chiedendo… le stava chiedendo di uscire, giusto?
Claro. E, come ho detto, hai ragione: sarei un fottuto idiota a non voler ripetere.” Le si avvicinò, finché le sue labbra non le sfiorarono l’orecchio. “Non immagini quante volte ho pensato di baciarti da ieri sera, Mamita. E, ti assicuro, che la prossima volta non sarà affatto un bacetto a fior di labbra, come quello di ieri. Mi prenderò tutto il tempo per assaggiarti e, quando avrò finito, me ne chiederai ancora.”
Un brivido le corse lungo la schiena, e sentì un calore divamparle ovunque. Si sentì improvvisamente affannata e chiuse gli occhi, appoggiando la tempia alla sua.
“Domani. Alle sette.” Ripeté e lei non poté far altro che annuire, come stordita dal profumo fresco di Max.
Riaprì gli occhi giusto in tempo per vederlo salire sulla sua moto e schizzare via.
Aveva un disperato bisogno di un bicchiere di vino.
   
 
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