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Autore: Lady PepperMint    15/08/2022    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sophia fosse salita su quella carrozza? Se Gabriel non l'avesse rincorsa per dirle la verità sul legamento e sui suoi sentimenti?
Un finale alternativo al bellissimo romanzo di Virginia de Winter (l'ordine della penna, il 3° della serie), che approfondisce i sentimenti intensi e tormentati che legano Gabriel e Sophia.
Il loro amore dovrà affrontare la difficile prova della lontananza, delle insicurezze che rendono i giovani cuori innamorati fragili e spaventati.
Troverà lei la forza di affrontare i suoi errori e di ricomporre i pezzi del suo cuore per tornare alla vita che l'attende?
E lui avrà il coraggio di mettere finalmente da parte l'orgoglio per non perdere il suo amore?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Stuart, Justin Sinclair, Sophia Blackmore
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Sophia
 
Il dondolio costante della carrozza doveva averla fatta addormentare. Anche se per lo stato di stordimento che provava si sentiva più come una persona che si risveglia dopo aver perso i sensi: gli occhi si erano aperti ma non vedevano veramente lo sfondo, i rumori giungevano molto ovattati alle sue orecchie e il suo corpo era molle, sfinito, appoggiato in maniera scomposta fra i cuscini della carrozza. Era stato un colpo brusco a risvegliarla, ma non aveva ancora capito cosa stesse succedendo. Erano già arrivati? Ma dove stavano andando? Il cielo era rosa per il tramonto, o era l’alba del giorno seguente? Quanto tempo era passato?
La sua mente si rifiutava di funzionare.
«Principessa, abbiamo raggiunto la prima tappa. Ci accampiamo per la notte, gli uomini stanno preparando la vostra tenda». Il capitano Dartmont le venne in soccorso dandole dei punti di riferimento. Era sera, avevano viaggiato tutto il giorno dopo essere partiti quella mattina stessa dalla caserma di Altieres.
La caserma.
Gabriel…
Improvvisamente riaffiorò il ricordo. Quella mattina aveva parlato con Gabriel, dopo aver sciolto il legamento, per scusarsi, per vederlo ancora una volta, per coltivare la speranza che i suoi sentimenti avevano piantato a fondo nel suo cuore. Ma non era rimasto più niente, nessuno spiraglio di luce, nessun legame fra loro; solo il suo sguardo gelido e le sue parole taglienti. Così crudeli, così definitive.
Lo aveva perso per sempre, e poteva biasimare solo sé stessa. Non avrebbe mai dimenticato il gelo nei suoi occhi, nella sua voce, la sua fretta di chiudere e allontanarla. Gabriel voleva solo lasciarsi tutto alle spalle e dimenticare, era stato molto chiaro. Anzi, capitano Stuart … avrebbe fatto meglio ad abituarsi fin da subito a chiamarlo con il suo titolo formale, come le aveva chiesto lui, per mettere più distanza possibile fra loro.
Non sarebbe più stata fra le sue braccia, non lo avrebbe più sentito pronunciare il suo nome con quella cadenza che lo rendeva unico, intimo. Non lo avrebbe più baciato … Tutte queste perdite erano semplicemente troppo per il suo cuore, non poteva affrontarle tutte in una volta. Adesso desiderava solo non sentire, non sentire più nulla.
Nei recessi della sua mente valutò l’idea di farsi trasformare in vampiro da suo fratello, per dimenticare tutta la sua vita precedente, come era successo a Cain. Iniziare da zero, come una tela bianca, cancellando per sempre il volto di lui, i loro ricordi insieme e il dolore che le stava stritolando il cuore, i polmoni, la mente. Sì, era l’unica soluzione per continuare a vivere senza dover rinunciare ai suoi principali organi vitali; l’alternativa era restare vuota e silenziosa a respirare per il mondo senza più vederne i colori …
 
Altre scosse la svegliarono di soprassalto. Era ancora nella carrozza, ma questa volta fuori dal finestrino la luce del sole era forte, e l’odore nell’aria era cambiato. Cos’era? Non riconosceva quella fragranza intensa.
I suoi occhi misero a fuoco l’orizzonte: un’immensa distesa blu si estendeva a riempire metà del panorama, lucida e palpitante. Dov’erano? Quello era il mare di cui le aveva parlato lui?
A quella domanda, che aveva toccato solo i suoi pensieri, altre lacrime le inondarono gli occhi, scivolando silenziose lungo il viso, fino a cadere sul corpetto del vestito. Credeva di averle finite tutte, ma a quanto pare la riserva di dolore era infinita.
Quella era la scena che lui le aveva descritto, che avrebbe dovuto vedere al suo fianco, attraverso i suoi occhi innamorati perdutamente di quella terra.
Dopo cinque giorni di viaggio, come le aveva riferito Dartmont, avevano raggiunto la destinazione scelta da Bryce e Ashton in seguito a lunghe disquisizioni. Fra tutti i piani che quei due avevano elaborato per garantire la sua sicurezza, allontanandola temporaneamente dalla Vecchia Capitale, alla fine avevano scelto questo, tenendo conto del desiderio che lei aveva espresso di non rifugiarsi in una terra straniera per non dare il messaggio sbagliato al suo popolo. Così adesso si trovava in Altieres, in qualche angolo disperso e ben nascosto dalle colline, in una tenuta antica ma bellissima, affacciata sul mare.
Forse partire era stata davvero la soluzione migliore dopotutto.
 
5 mesi dopo
A Sophia sembrava di aver viaggiato su una macchina del tempo e di aver raggiunto un’altra dimensione: in quel posto fuori dal mondo il tempo scorreva diversamente, lento e dilatato, estraneo a calendari e ricorrenze. L’isolamento e la solitudine le avevano fatto uno strano effetto, dandole un sollievo momentaneo che però spesso si alternava a incubi e lunghi momenti di apatia. Il suo cuore era costantemente dilaniato da desideri opposti e in conflitto fra loro: lasciar andare per sempre i ricordi che non sarebbero mai più tornati realtà o trattenere le emozioni indimenticabili di quei momenti d’amore? La lotta si consumava pressoché ogni giorno, e nel mezzo il suo corpo, unica vera vittima di quella battaglia senza tregua. Mangiava a malapena e dormiva a singhiozzi, come se si stesse preparando a diventare puro spirito. Si era creata una sorta di nuova routine da quando era lì, che la vedeva immersa in lunghe passeggiate sulla spiaggia per la maggior parte del tempo. Sempre lo stesso percorso, mai al di là delle colline per non rivelare la sua presenza a eventuali avventori di passaggio. Per lei non era un problema: a mala pena vedeva il paesaggio che la circondava, le interessava solo stare in movimento, fare qualcosa che non le richiedesse una partecipazione attiva. Dei cinque mesi trascorsi aveva ricordi vaghi e tutti uguali, ma non le importava molto.
A un certo punto aveva acconsentito a rendere ufficiale il suo fidanzamento con Justin Sinclair, secondo il disegno politico elaborato dai suoi tutori per attribuire maggiore legittimità alla sua ascesa al trono. Al termine dell’anno scolastico lui l’avrebbe raggiunta lì, così avevano deciso, per tenerle compagnia e per dare modo ai due ragazzi di prendere un po’ di familiarità e verificare la loro compatibilità. «Se il ragazzo Sinclair non sarà una compagnia a te gradita e se proprio ti sembrerà impossibile condividere la tua vita con lui, ricorda che possiamo tornare indietro in qualsiasi momento Sophia. Lungi da me costringerti ad una vita coniugale lunga e infelice! La tua felicità è sempre la mia priorità, non dimenticarlo mon cherì», le aveva scritto Bryce in una delle lunghe lettere che le mandava ogni settimana, un po’ per mantenere i contatti, un po’ per aggiornarla sul suo stato di salute e sui pettegolezzi della Capitale. Lui non aveva idea di cosa esattamente le fosse successo prima della partenza, del suo cuore spezzato e del dolore costante che la stava consumando; ma era abbastanza sensibile da intuire anche attraverso le sue misere e stiracchiate missive che qualcosa non andava. Forse aveva organizzato l’arrivo di Justin perché pensava che fossero la lontananza e la solitudine a renderla così malinconica e di poche parole. Nessuno, assolutamente nessuno poteva farle visita mentre era lì, per non mettere a rischio la sua vita. Così era stato deciso la notte prima della sua partenza: sarebbero rimasti tutti nella Vecchia Capitale per scovare chi aveva attentato ripetutamente alla sua vita. Mandarla in un luogo isolato e segreto era stata un’idea si Ashton: era stato irremovibile sulla segretezza, così come sul divieto per chiunque di farle visita. Persino Cain aveva dovuto obbedire a questa imposizione, ma non senza lottare: lui sapeva cosa era accaduto fra Sophia e Gabriel; non conosceva tutti i dettagli della storia, ma aveva intuito il grande dolore della sorella dopo la visita a Mastro Lavolier, per questo non voleva lasciarla sola. Ma Sophia lo aveva pregato di non raccontare niente a nessuno per nessun motivo. Voleva rispettare tutte le richieste di Gabriel. Preferiva accettare con dignità ciò che il destino le offriva, e andare a vivere il suo dolore lontano dagli occhi delle sue persone care, così da potergli dare sfogo senza doversi spiegare.
Questo le aveva consentito di ritrovare un po’ della sua compostezza: si sentiva debole e assente, ormai nulla le suscitava particolare interesse e curiosità, ma se non altro aveva smesso di scoppiare a piangere improvvisamente. Non perché non provasse più dolore. Semplicemente il vuoto straziante della sua perdita le era diventato familiare: aveva imparato a conviverci.
L’indomani sarebbe arrivato Justin, il primo contatto umano con cui mettere alla prova la sua nuova compostezza. In casa, la servitù e quelle poche guardie che l’avevano accompagnata nell’isolamento, si prendevano cura di lei con discrezione: a un certo punto avevano smesso di allarmarsi per le sue crisi di pianto improvvise e l’avevano lasciata fare, trattandola con prudenza ed estrema cura, come se fosse un delicato vaso di cristallo. Ma non voleva mostrare a Justin le macerie del suo cuore come prima cosa, sarebbe diventato suo marito! Forse il loro impegno ufficiale non partiva da un grande amore, ma Justin era un bravo ragazzo, si era sempre comportato in modo gentile e premuroso con lei, era una persona buona. Non meritava di raccogliere i resti di una storia che nemmeno conosceva. Sì, si sarebbe impegnata, avrebbe cercato di rivolgergli tutto il suo rispetto e la sua accoglienza, se qualcosa dentro di lei era ancora in grado di farlo.
   
 
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