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Autore: mortifero    15/08/2022    1 recensioni
Jerry vuole portare la famiglia in giro con il suo camper nuovo di zecca. Summer nota che fra Rick e Morty qualcosa non va. [Aged up!characters]
«C’era stata una domanda, a cui Morty aveva risposto “no”. Una scelta forse univoca, o magari per entrambi. Rick si era lamentato della facile mutabilità delle decisioni del moro, di quanto nelle mani di Morty avessero vita precaria. Il “no" del giovane adulto probabilmente era stato anche dato all’ultimo minuto, quando tutto ormai era alla fine, il termine di una cerimonia pratica, cogliendo impreparato perfino Rick. La questione deve essere stata difficile da masticare, soprattutto per lo scienziato, e rimasta indigesta per entrambi. Bloccata sullo stomaco come il tacchino crudo di Jerry a Ringraziamento, era un rimasuglio fastidioso nella loro relazione.»
Genere: Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Beth Sanchez, Jerry Smith, Morty Smith, Rick Sanchez, Summer Smith
Note: AU | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Healthy and Romantic Relationship'
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Capitolo Sei: Ballata Per La Mia Piccola Iena




«L'amore rende soli ma è ben più doloroso

Se per nemici e amici non sei più pericoloso»



Morty era nato d'estate, in una tempestosa notte d'agosto, ma il giorno dopo la mitezza del giallo aveva predominato il cielo. Non c'era da stupirsi se lui fosse il ragazzo custode del sole, se rifiorisse tra i suoi raggi, l'incarnazione di Amore che trova il suo riparo, il punto culminante della sua danza, tra le braccia di Febo. Carne giovane incontrò pelle molto più matura che cantava anche la sua storia, il passato condiviso e la discendenza; tramite movimenti lenti, impressero il passaggio l'uno nella vita dell'altro, creando solchi presto ricolmati, scolpendo a immagine e somiglianza della propria mente chi avevano davanti a sé.

Summer non avrebbe dovuto vederli, scoprirli tra i fitti alberi della zona più selvatica del camping dove Beth e Jerry avevano sostato. Strabuzzò gli occhi, come se incredula che tanta ovvietà potesse essere reale. Non c'era altro spazio per quei due, se non insieme, nella loro placida tranquillità che sembrava la copia di ciò che traspariva nei dipinti ottocenteschi raffiguranti colazioni sul prato. Un moderno Manet vedeva Rick e Morty concedersi finalmente attenzioni che non fossero l'urlarsi addosso. Avrebbero gridato, fino a far scoppiare i polmoni e bruciare la laringe, ma non di rabbia. Inimmaginabili, una visione mistica.

Il dio figlio di Venere, come affermava Apuleio, non era altro che un mostro feroce, crudele e viperino, nato per la rovina del mondo intero, perché nemmeno il potente Giove era immune alle sue frecce, e anche Febo era volubile tra le sue braccia. Rick era il più cocciuto tra i due sull'argomento che aveva scatenato tutte le loro altre liti, come mostri generati da una maledizione masticata tra le labbra, ma niente aveva combattuto il bisogno di un tocco che, forse, la sua mente disillusa aveva già considerato come lontano. Ma se gli insegnamenti nichilisti del nonno erano serviti a qualcosa, Summer poteva affermare con certezza che quel sesso non voleva dire un bel niente, se non il bisogno di un prurito reciproco da grattar via, un ben più istintuale e umano cercare un contatto con la carne.

Non c’era un dialogo. Solo gemiti, nemmeno soffocati. Nessun insulto colorito per vivacizzare l’atmosfera, nessuna timida confessione d’amore e quella sì, sì che avrebbe strizzato le budella della rossa, facendole venire i conati di vomito, non davanti alla nudità fisica, ma la più facilmente feribile vulnerabilità sentimentale. Rick aveva da poco imparato a concedersi anche emotivamente a una persona, e quella non era di certo Summer, che ancora continuava a studiarli. Agivano in una costante battaglia dove l’obiettivo era strappare un lamento all’altro, che nemmeno poco tentava di resistergli, perché lo scopo del sesso in natura rimaneva sempre uno.

Summer sentiva la sua presenza scomoda. Non doveva assistere, nemmeno sentire, immaginare. Lo spettacolo davanti a lei la disgustava, ma niente era come quell'atto perfetto, finito, emblema di unione - uno dentro l'altro, la Luce e l'Amore, l'energia che dava vita alla Terra. E lei si sentiva sempre più vuota, sola, dal finale incerto. Avvertiva la piena assenza di qualcuno che non aveva ancora nome, voce, corpo; che non era né idea, né materia. Indegna di un tale legame, di affetti così sanguigni, una parte di lei godeva nella loro improvvisa separazione.

Non che avesse voluto prendere il posto di nessuno dei due. Rick non lo avrebbe voluto nemmeno se le avesse donato galassie intere capaci di prostrarsi ai suoi piedi, o per tutte le notti passate a fumare al chiaro di luna, quando le parole mutavano in sussurri da dimenticare e le idee diventavano aria in comune. Perché, anche se trovava estremamente affascinanti gli uomini che all'apparenza avevano sempre un piede fuori dalla porta, non era una donna che si sarebbe inginocchiata facilmente a un dio. E di Morty, c'era bisogno di parlarne? Così irritante, così noioso nella sua pulita tranquillità, Summer non gli avrebbe mai dato una chance. Neanche morta. Eppure suo fratello sapeva essere buono, gentile, attento. Bello, anche. Non che Rick fosse privo di fascino, ma la giovinezza era qualcosa che levigava ancora il volto e la carne di Morty. Amava che glielo si ricordasse, le timide risate flautate appena udibili. Fresco come un cetriolo, amava pavoneggiarsi di ciò di cui Rick era privo da tempo (non che avesse bisogno di essere giovane, Sánchez, per essere attraente).

Morty non aveva quella bellezza mozzafiato e frizzante, ma attraeva di lui la dolcezza dei lineamenti e dei sorrisi - oh, quel sorriso, quel maledetto sorriso, avrebbe citato ironicamente Summer. Ma era vero: il moro era più bello quando sorrideva. Il rossore sulle sue guance ancora piene lo rendeva angelico, il degno cherubino che sta alle spalle di un dio. Un delizioso puttino vivo più che mai nella sua forma, dinamico nella sua tessitura e compiuto, finito. Summer, ancor prima che iniziasse la loro relazione, ricordò di aver notato molto frequentemente alle feste in casa, occhi gelidi come l’averno alla ricerca di quel volto angelico, mentre tra le mani stringeva la giovane conquista femminile della serata. Eppure sarebbe bastato un solo sguardo di delusione o gelosia in quei occhi marroni, e Rick l'avrebbe dimenticata all’istante.

Nessuna accoppiata più discordante sarebbe potuta esistere. Eppure Rick e Morty erano stati insieme, un bel mistero, senz'altro, se solo le leggi della fisica non avessero già provveduto nel risolverlo. Gli opposti si attraggono.

Summer era abbastanza adulta anche da capire che il partner perfetto era una gioiosa ma infantile illusione. Si andava spesso alla ricerca di partner sfidanti, proiezioni delle parti mancanti nella propria vita, nella corsa verso la propria crescita personale.

E forse Rick e Morty erano cresciuti, il che li rendeva non così bisognosi l'uno dell'altro.

Summer corrugò la fronte: si stava sbagliando. Non poteva essere.

Dio, se si poteva credere nella sua esistenza, era una donna che amava un gioco perverso con regole mutevoli. Non era giusto che due esseri talmente ripugnanti avessero ricevuto un dono così prezioso, e che lo stessero mandando via, schizzinosi come se avessero trovato un insetto nella loro insalata. Summer digrignò i denti, le orecchie perforate da un suono grezzo nato dagli abissi della gola. Morty era malato, Rick era ancor peggio, e Summer era completamente fuori di testa a pensare che la storia d'amore più interessante che avesse mai visto fosse quella tra suo nonno e suo fratello.

"Oh, R-Rick, sto per- sto per - ah!".

"Fa-fa - sì, merdaccia, fallo per me, bebito".





Summer aveva passato fin troppo tempo a pensare a quei due, ma erano una buona distrazione alle congetture con cui la sua mente decideva di punirla, perché lei era sola, perché lei non aveva nessuno, e ironia della sorte pure Rick e Morty erano un gelido promemoria. Per sadomasochismo, per istinto di auto-preservazione, il suo cervello si concentrava sull'evento del secolo.

Non era una loro lite casuale. Aveva qualcosa di pesante, ingombrante, che difficilmente si smussava dai cardini della loro relazione, preannunciandone lo scioglimento, e il che rendeva altrettanto arduo smaltire tutti i residui, le implicazioni nascoste come briciole sotto i tovaglioli; era difficile anche solo parlarne. Esternarlo a qualcuno fuori dalla coppia rendeva l'incombere dell'apocalisse meno reale. Di solito, quando i due litigavano normalmente, Morty continuava a ripetere all'infinito cosa fosse successo, i perché, e quando si dimenticava un particolare Summer sapeva che lo avrebbe aggiunto il giorno dopo, o anche solo nel lasso di tempo di mezz'ora. Morty guardava ogni volta sua sorella con un cipiglio strano — no, particolare, inquisitore. Era come se volesse perlustrare nella mente della sorella alla ricerca di risposte, di una soluzione concreta che potesse mettere fine al suo supplizio. Anche quando era ferito o arrabbiato, gli mancava terribilmente Rick.

Summer scuoteva la testa, prendendo un sorso del thè che le aveva preparato Morty (glielo preparava sempre, diventando particolarmente bravo con sua sorpresa), e diceva solo "Sei troppo sensibile, Morty, lascia stare".

Rick aveva un approccio differente, più distaccato e sprezzante, più Rick. Lanciava frecciatine, rispondeva d'impeto ma i suoi commenti erano talmente pungenti che appariva ci fosse una singolare arguzia dietro di essi, più prominente del solito. Ma solo alacrità e orgoglio ferito erano i magici strumenti che trasformavano abilmente la sua lingua in un rasoio affilato, che già sapeva quale carne tagliare, perché più tenera, vulnerabile. Era contagiosa, la sua nascente derisione. Summer spesso si aggiungeva, e Rick le dava corda, ma allo stesso tempo la colpiva. Che fosse una qualche battuta svilente nei suoi confronti (perché se Rick era arrabbiato con Morty, lo era anche con il mondo intero, eternamente consapevole di quanto quella furia potesse scemare in un lasso di tempo brevissimo. Bastavano grandi pupille scure e umide, labbra arrossate, e le carni di un Dio potevano essere ridotte in cenere in un battito di ciglia), o che fosse un colpo vero e proprio, al braccio o alla spalla, Summer veniva rimessa al suo posto.

Perché anche se era chiaro come il sole che Summer volesse bene a suo fratello (nonostante non lo mostrasse nel modo più ortodosso), quella rimaneva una questione fra Rick e Morty, e nessuno vi aveva diritto di immischiarsi.

Summer non aveva diritto di immischiarsi, proprio così. Nemmeno quella volta.

Eppure no, non era per nulla una lite casuale – rimaneva fastidiosamente invischiata tra le sinapsi della rossa, una nuova brulicante ossessione. Era un mistero, un omicidio irrisolto. Chi per primo aveva fatto a pezzi il cadavere della relazione tra Rick e Morty? Chi l’aveva nascosto per primo tra le parole di disprezzo? Cosa era scattato nella sua mente? Qual era la mens rea? Il movente? Chi sarebbe stato condannato? chi assolto?

Era qualcosa di più profondo: delineava l'area di un nuovo e insormontabile cambiamento. La medesima dimostrazione di come l'essere umano fosse dinamico, fluido, eternamente incoerente con sé stesso. Catturata in un particolare caso di Darwinismo, Summer vedeva l'habitat intorno a sé mutare a ritmi vertiginosi, rendendola schiava del cambiamento, perché altrimenti ne sarebbe rimasta schiacciata.

Summer doveva crescere, ancora, e per un po' la pervase l'angoscia al pensiero che nella vita nessuno potesse prendersi il lusso di sentirsi arrivato, compiuto, completo. Doveva capire che fosse ormai giunto il suo momento di farsi da parte. Se non le avevano raccontato della lite, il motivo era chiaro: non era quello il suo ruolo nella sua relazione con i due. Le persone si avvicinano le une alle altre per il soddisfacimento di un bisogno, se l'era ricordato poco tempo prima, come il bisogno di ricevere e dare amore, perché l'uomo non sarebbe mai stato capace di rinunciare al suo status di animale sociale.

Summer ricopriva la parte della giusta compagnia, quella festaiola, ma seria quando serviva. Smorzava la dolcezza indulgente di Morty e dava un taglio netto al radicale raziocinio di Rick, era il giusto aiuto dall'esterno che riusciva a far emergere i caratteri completamente opposti dei due, estrapolando da loro i lati migliori, rendendoli complementari. Se una cosa era troppo complicata per Morty, Rick ci arrivava al posto suo. Se un argomento molto difficilmente si collocava negli schemi mentali di Rick, Morty gli mostrava l'alternativa.

E ci aveva visto giusto: Rick e Morty erano cresciuti, non avevano più bisogno della loro vecchia amica e terapista di coppia personale; cercavano un equilibrio tra loro e, per la prima volta, non chiedevano implicitamente a lei di risolvere il problema.

Decise che fosse arrivato il momento di lasciare ai due la privacy che prima, molto incurante dei bisogni altrui, aveva scelto di ignorare. Era meglio che tornasse al campeggio. Magari avrebbe potuto scaldare degli smores, e litigare con i suoi genitori sul trasferimento a New York. Forse la sera sarebbe uscita. Il Texas avrebbe dovouto avere dei locali notturni, no? Summer non ne era così sicura, ma immaginava che nel vecchio parcheggio che aveva visto a pochi isolati più in là ci fossero dei commerci interessanti.

Era a un passo dal voltarsi indietro, lasciare alle spalle un pezzo di vita che non sarebbe ritornato, finché…

Ti amo, Rick”. Si levò nell'aria un sospiro, placida dichiarazione tra gli arbusti, infido sintomo della gioia post orgasmo.

Summer tremò, presa alla sprovvista dall'innocenza (incoscienza) delle parole di Morty. Si massaggiò le orecchie, incredula di aver sentito giusto, e strizzò gli occhi, spiegando le labbra in un’espressione esterrefatta. Non stava succedendo. Non poteva.

Stava succedendo?

Era ancora tra le sue mani, quel mistero. Una data di fine maggio, una domanda, una negazione. Poteva ancora lavorarci su, dare da bere alla sua mente assetata di risposte. Doveva solo collegare i punti, ma per farlo aveva bisogno di un indizio fondamentale: la matrice, il contenuto di quella domanda.

Aveva passato il punto di non ritorno, e Summer si fermò sui suoi passi, facendosi governare dall’ingordigia. Mesi dopo, l'ascoltare quella confessione, quell'intera discussione, le sembrò più impudico di immaginarseli in un rapporto carnale.

Ma n-non abbastanza per andare oltre a un po' di sesso del cazzo, finisco la frase io per te”. Rick rimaneva sempre il più razionale tra i due, il più freddo, il più calcolatore, e forse quella sincera confessione aveva appena rovinato l'atmosfera. Anni addietro Morty si sarebbe mangiato le mani, nell'essersi mostrato così dolce, nell'aver pronunciato parole così sentite da disgustare Rick, che mal sopportava che un sentimento così viscerale potesse essere provato per un Dio sbagliato come se stesso. Morty, in quel momento, non si curava nemmeno più dell'atmosfera, nemmeno più di infastidire Rick, e suo nonno non lo avrebbe fatto passare impunito. “Non ho bisogno delle classiche cazzate che le persone si dicono solo per sentirsi meno merde, perché, sai, tu ti sei dimostrato lo stronzo che tanto temi di essere. Puoi risparmiarlo. Io sto bene, Morty”.

No!”, il moro rispose d'impulso, e chi poteva negare che ci fosse del sentimento anche in quelle sole due lettere? Era un deciso «non è vero ciò che dici», un disperato «non è vero che stai bene. Ti vedo, ti sento». Rick non stava bene, era evidente, ma nemmeno Morty. Nel loro scontro, indispettiti forse ancora dall'esistenza dell'altro nel loro stesso spazio, cercavano ancora un punto di collisione. Poteva cadere il mondo, ma non avrebbero mai voluto separarsi del tutto. “Quello che provo non è una stronzata, o un hobby, tu lo sai.” O almeno Morty sperava che lo facesse, perché aveva detto così tanti ti amo, a volte mai risposti, che per Rick doveva essere certo e inconfutabile che il moro non provasse altro che ardore nei suoi confronti. Ingenuo, forse, nel non considerare quanto alcuni schemi mentali, creati spesso da eventi traumatici o abbastanza dolorosi dal poter venire considerati alla pari dei primi, potessero essere come occhiali ingannevoli. Lenti che modificavano ogni percezione della realtà, e Rick ne possedeva a bizzeffe. Morty non lo capiva, non ci arrivava. “È che ho bisogno di tempo, sono ancora giovane, e alcune cose…”.

Hai trent’anni”, Rick tagliò netto la frase del moro, con lo stesso tono piatto e annoiato che usava ogni volta in cui veniva costretto a rispiegare un suo piano (nei rari casi in cui lo faceva), perché nessun altro a parte lui stesso capivano.

Ventidue, ho tempo”, Morty declinò il capo, come se parlasse con un bambinello cocciuto. "Sono ancora giovane".

Il tono di Rick divenne lugubre. "Non per molto".

Un silenzio teso si addensò nell’aria.

Morty fu il primo a sospirare, un tiepido tentativo di stabilire un po’ di equilibrio, rompere quello schema gerarchico ristabilito da una maledetta pausa. Rick aveva vari modi di confermare la sua situazione in potere, e lasciare l’interlocutore senza parole era uno di questi. Lo sfiniva, sminuiva, lasciandolo nervoso, i piccoli pezzettini di quelle sue frasi sconclusionati a vorticargli per la mente. Che cosa avrà mai voluto dirgli? Perchè si comportava così? Era davvero colpa sua? L’autocommiserazione era una caratteristica comune di chiunque stesse intorno a Rick.

Forse Morty non aveva avuto tutti i torti, con quel fatidico “no”. Chi poteva immaginare Rick cosa gli avesse chiesto, in che razza di guaio lo voleva invischiare, portandolo, chissà, a fare a pezzi un altro po’ della sua morale ormai a brandelli. E se invece fossa stata una domanda molto più cruciale, sarebbe stato saggio avventurarsi in un “sì”, con una relazione in cui lo spareggio di potere era così evidente?

Forse dovevano chiudere, pensò Summer, consapevole però che non sarebbe mai successo. Nessuno dei due avrebbe voluto. Avrebbero preferito farsi estrarre una costola senza anestesia, e avrebbero seppellito le loro frustrazioni, nonostante ribollissero dentro loro come catrame. Un agglomerato di angoscia, disgusto e insicurezza sarebbe rimasto in agguato tra loro, ma senza parole a renderlo un concetto, una realtà dura su cui sbattere il muso.

Morty aveva alzato il tono di voce, deciso a farsi valere, volendo essere un punto di svolta in quella situazione di stallo. "Qual è il problema con te adesso?".

Rick grugnì. "Vorrei capire il tuo. Tu hai deciso di mandare a puttane tutto". Summer immaginò suo nonno con la sua tipica gestualità, impuntare ferocemente il dito verso suo nipote, addossandogli ogni colpa, come quasi sempre, anche quando Morty non faceva niente. C’erano eccezioni, ma il prendersi le proprie responsabilità nella vita era ancora una nuova scoperta per Rick.

"No-non fare come se-se fosse solo colpa mia!".

"Lo è".

"Sul serio credi di non aver fatto nulla?".

"Allora scusa, se credi di meritarti delle scuse, testa di cazzo".

"Graz- ehi!".

Non era difficile iniziare a figurarsi Morty stizzito, lo sguardo alterato e le mani sui fianchi. Summer lo aveva reso molto spesso così, e Rick sicuramente era un degno avversario nel rendere Morty irato. Era divertente, a volte.

Ma in quel momento nessuno rideva.

"Cambiato idea, ora?", chiese Rick. Come se potesse essere così semplice, pace fatta, tutto chiarito, dammi un cinque e amici come prima. "Il tempo passa, più in fretta di quanto si pensi, e di certo non si adegua al volere del tuo culetto viziato".

Summer non aveva bisogno di essere lì vicino per sapere che l'alito di Rick puzzava, puzzava esageratamente di liquore a basso costo e fumo. Ma perché suo nonno aveva così fretta?

"No, non cambio idea.".

Certo che no, adesso il principino è diventato pretenzioso”. Non c’era forza dell’universo che trattenesse Rick dall’essere il solito burbero seè, né che gli negasse di alzare gli occhi al cielo. “Ora tiri fuori le palle, bene. Beh, in realtà lo facevi anche prima, ma in quel senso era più piacevole”. Pessima, pensò Summer, e lo fece anche Morty, visto che non accennò alcuna minima risata. “Eh, era una battuta”.

Spiritoso, come un calcio sulle gengive”, Morty replicò, grondante di sarcasmo.

Rick rispose a tono: “O una coltellata nella gamba”.*

Morty deve aver accennato a un piccolo sorriso, perché sua sorella percepì un briciolo di soddisfazione nella sua voce quando domandò: “Te la ricordi ancora?”.

Perfino Rick dal tono sembrò rilassarsi. Ci puoi giurare, hombre”. Un senso di tensione e angoscia, che prima si era addensato nell’aria, in quel momento diminuì, diluendosi come acqua e sangue sotto la doccia. C’era una nuova atmosfera, molto più rinfrescante e leggera.

Summer non riusciva a credere come quei due avessero trasformato il ricordo di una pugnalata in qualcosa di romantico. D’altra parte, però, nessuno le aveva promesso che Rick e Morty fossero due persone normali.

Un momento di silenzio passò, e poteva essere accaduto qualsiasi cosa. Forse, entrambi sdraiato o seduti, ancora senza alcun vestito addosso, avevano incominciato a condividere uno stesso sguardo famelico, ma non di sangue. Probabilmente Morty si era avvicinato a Rick, alla sua gamba, e con le dita aveva iniziato a tratteggiare la cicatrice che aveva lasciato sulla pelle dell’uomo più vecchio. Lentamente, sacrale, come se avesse paura di ferire di nuovo Rick, o come gli bastasse sfiorare solo un po’ quei segni per venire travolto da un inebriante senso di piacere. Purtroppo per lei, Summer aveva già beccato suo fratello a masturbarsi in giro per la loro vecchia casa, e ricordava bene quale fosse la sua espressione eccitata: i denti che mordono il labbro inferiore e le palpebre socchiuse, rapite da quei graffi che Rick avrebbe potuto far sparire in un secondo, eppure eccoli ancora lì, come un simbolo, un promemoria.

Questo ti eccita, Morty? Ti piace fare del male al nonno?”. La voce di Rick non diventava altro che un sussurro, una sporca carezza alle orecchie del moro. Un suono umido, come un bacio, saliva e altri liquidi corporei condivisi, in un momento osceno e tremendamente intimo. Un leggero mormorio da parte di Morty, un probabile segno di assenso, e il nonno rise leggermente. “Sai che il vanilla non è proprio il mio genere. Vediamo di cos’altro sei capace, piccola canaglia vendicativa”.

Si sentì qualcosa di pesante colpire delle foglie e farle scrocchiare. Non era neanche difficile immaginarsi Rick e Morty di nuovo uno sopra l’altro, il moro con le braccia intorno al collo dell’altro e lo scienziato con un sorriso lascivo nel volto, incapace di distogliere lo sguardo. Occhi chiari riflessi in orbite più scure, l’antico fervore condiviso che tornava alla luce.

È… questo è tutto ciò che hai da dire, vecchio?”.

Mh, parlare sporco non è proprio il tuo forte, cucciolo”.

Summer rimase un attimo destabilizzata. Non per le preferenze sessuali dei due, che – doveva ammetterlo – non la sorpresero chissà quanto, ma da come fossero passati dallo scannarsi all’incapacità di staccarsi l’un l’altro. Più che tra loro, Rick e Morty dovevano fare pace col cervello.

Era giusto che ritrovassero un equilibrio, il maledetto equilibrio che infestava la mente di Summer da mesi. Dominata dallo spirito distruttivo di Thanatos, se si voleva analizzare la relazione di Rick e Morty in chiave freudiana, il coinvolgimento di uno spirito passionale come quello di Eros diventava elemento determinante. Eppure un tassello era ancora mancante, e Summer, non importava quanto si scervellasse, non riusciva proprio a venirne a capo.

Udendo gemiti poco trattenuti e suoni ancora più umidi, giganteschi segnali che indicavano “slinguazzamenti in corso, meglio girare a largo”, la rossa prese in considerazione l’ipotesi di andarsene e mangiare finalmente i suoi smores.

Ma una brusca interruzione di tutto ciò fermò Summer sui suoi passi.

Forse qualcuno stava imparando a non farsi distrarre dalla promessa di un orgasmo, con grande disappunto di qualcun altro.

"Sì, abbiamo vissuto dei bei momenti insieme", Morty sospirò piano, incontrando con lo sguardo l'incarnazione umana di un ego narcisista e megalomane concretamente ferito, confuso. “Ma io voglio le mie scuse. E sei ubriaco", il moro accusò, consapevole però che quello fosse ormai un dato di fatto costante.

"Spiegami perché no, allora". Rick parlava solo di un “no” in particolare. Deve essere stato intenso, a vedere dal modo in cui l’ha ossessionato, dominando ogni argomento di discussione. Morty gli aveva detto no, e questo proprio non gli andava giù. Il suo potere vacillava, aspettando per assestarsi in una nuova dinamica relazionale.

Il moro schiuse le labbra, poi le richiuse, e lo sguardo di Rick divenne ancora di più inquisitore, le folte sopracciglia corrugate verso il basso, come ali di gabbiano.

Il cuore di Morty sbattè di continuo contro la gabbia toracica, facendo male, nell'aria un acre tensione che non lo faceva sentire così piccolo da anni. Era di nuovo bambino e i suoi genitori avevano iniziato a litigare, urla feroci che stridevano nella mente, ombre dalle fisionomie affilate, pronte a infestargli il sonno, mille perché? a cui non riusciva a trovare risposte che non fossero l'incolpare se stesso.

Senza di me, avrebbero un peso in meno, sarebbero più felici.

E Rick? Anche lui era nascostamente uomo, anche lui mentiva — diceva di esser forte, ma nessuna roccia resisteva all'erosione. Era evidente che quella situazione aveva mandato in subbuglio la sua testa cervellotica, come quel "no" fosse stato talmente imprevisto, perché incapace di integrarsi con i suoi precedenti calcoli. E si sentiva minuscolo, come quando suo padre aveva incominciato a picchiare sua madre, o forse era sempre successo e lui finalmente aveva iniziato a notare cosa stesse effettivamente succedendo, ma il perché non lo comprendeva; non capiva nemmeno perché i suoi fratelli rimanessero così silenziosi, indifferenti, gelidi. Lo stesso gelo che Rick sentì quando di sua madre non rimase altro che cenere.

Non capivano, non capivano, non capivano. Perché erano un peso, perché erano così inermi alla vita.

E si perdevano, tra le parole mal dette e i sentimenti distrutti con repulsione.

Non capisco perché non mi capisci.

Oh, per favore…", Morty scuoteva il capo, sentendosi insultato da come semplicemente Rick non ci arrivasse. Come se non lo sapesse.

Rick, l'uomo più intelligente del mondo, che purtroppo non brillava molto per autocritica e morale.

"Non mi piace essere quello che non arriva alle cose in una relazione", Rick sbraitava, "Fun-funziona in solo modo tra n-noi. Sei tu quello che non capisce un cazzo, e poi arri-arrivo io con Morty, sul serio? È più facile q-questa robaccia che fare scoreggia. M-Morty, come cazzo fai a svegliarti la mattina se non ti si accende neanche mezzo neurone?".

"Quindi ti vado bene solo come stupido?". Morty ad ogni frase sembrava rimanere scandalizzato dal comportamento di Rick, come se non lo avesse mai conosciuto. "Come se potessi essere altro, rispondo io per te". Lo scienziato non si era mai fatto problemi a chiamare Morty per quel che era ai suoi occhi, stupido inutile spreco di spazio, e quelle parole non potevano rimanere nella polvere a lungo. Da quando la loro relazione era mutata, quegli epiteti non erano diminuiti, fossilizzati nel linguaggio come un intercalare, un brutto vizio inutile da estirpare. E Morty ci aveva provato, a segregare ogni parola, ogni suono, ogni ricordo, in qualche scantinato buio della sua mente, in qualche stanza angusta e poco pulita. Aveva imparato a rispondere a tono, a incassare i colpi e a saperli restituire, facendo finta che niente potesse fargli davvero male, ma i nodi vengono sempre al pettine. Quelle parole facevano male. Altre mille azioni avevano infettato quella carne, penetrate in una ferita aperta con lo scopo di infierire. E doveva essere ancora peggio, pensò Summer, quando eri innamorato di chi ti aveva inflitto tanto dolore. Era ancora peggio aver amato nonostante l'abuso, lo smantellamento della morale e del concetto di famiglia, dell'unico posto sicuro che Morty avesse mai avuto, per inseguire il proprio cuore, avvelenato e rubato dal peggior Dio nella galassia.


"Zitto". Sembrava essere rimasta l'unica mossa nel repertorio di Rick, come se fosse a corto di parole. Ma lui non lo era mai, e forse, chissà, semplicemente si rifiutava si ammettere una verità che sicuramente avrebbe reso più morbida la corteccia che amava far aderire così tanto tra i filamenti della sua epidermide. Una verità che entrava sottopelle, e che nascondeva affetto e addirittura orgoglio, per quella piccola iena di suo nipote.

"Non ci posso credere!".

Rick fece spallucce, ritornando a indossare quella maschera di sfacciataggine che si cuciva così perfettamente col suo viso. “Il mio era un suggerimento”, disse. Una semplice cosa da niente, no?

No. "Proprio come hai voluto suggerirmi velatamente che scrivere una sceneggiatura su Netflix fosse stupido? O che lo fossero i draghi? Vuoi davvero che ti faccia la lista tutto ciò che mi hai rovinato?", Morty cominciò ad elencare, la lingua spuntava fuoco e fiamme.

"N-non c-che mi interessi molto", l’indifferenza era sempre un’arma micidiale, a volte a doppio taglio. Mai che avesse avuto un’epifania, Rick, da lasciarlo con l’espressione sbigottita e stralunata, in un vago senso di incertezza e perdita. Erano davvero quelle le motivazioni? Erano così semplici? Così stupide? "Te le sei proprio legate al dito, eh? Beh, non mi scuserò, scordatelo". 

Morty sgranò lo sguardo. "Non lo farai?", boccheggiò, scandalizzato. Dentro di sè ribolliva lava incandescente, sentimenti che avrebbero eruttato come la sveglia improvvisa e letale di un vulcano dormiente.

"Morty, tu davvero vuoi che le persone si scusino per volerti al loro fianco?".

"Tu volevi che fossi lì con te solo per potermi usare!", il moro lo accusò, aspro ma diretto.

Si erano guardati negli occhi mille e più volte. Felici, arrabbiati, con il viso ricoperto di sangue e delusione, o con uno scintillo di pura devozione, ma niente era cime quel momento. Niente poteva essere peggio. Summer non poteva immaginarseli che così, incatenati l'uno nello sguardo dell'altro. In allerta, su chi avrebbe inciso per primo il colpo più letale.

"Perché non lo riesci a capire, cazzo? Che cosa aspetti, un invito formale di merda? Un libretto delle istituzioni? Perché ogni fottuta cosa con te deve essere così complicata?", Rick sbraitava, sempre più incline a una crisi di nervi. "Sei così fastidioso, cazzo! Vaffanculo!".

Tu brutto stron-”. Morty si fermò, all'improvviso, nell'aria si respirava qualcosa di sinistro. Ogni motivazione che poteva averlo fermato, di certo non era delle migliori. Non perché si stesse pentendo di ciò che stava dicendo, ma perché nella sua mente aveva affilato un'arma migliore, una più tagliente, che sapeva bene dove colpire. “È per questo che ti ho abbandonato all’altare”, aveva sibilato Morty, digrignando i denti, una naturale cattiveria che poteva essere comparata a quella di una vipera che mordeva e lasciava che il veleno penetrasse nelle sue vittime.

Rick non poteva tollerare nient'altro.

Levati dal cazzo”. Il suo tono era fin troppo calmo, tanto da risultare inquietante. Una bellezza come il cielo prima viola, tranquillo, limpido, ma ingannatore, che subito dopo una prima pace scatena una guerra di lampi e saette.

Morty strabuzzò gli occhi, come se si fosse appena svegliato da un sogno ad occhi aperti, e fosse appena ritornato alla realtà. Cos'era successo? Erano state le sue labbra a parlare? La sua bocca aveva davvero sparato parole tanto efferate? “No, Rick, io –”.

Troppo tardi per pentirsene.

ORA!”.



NdA

*è canon. Uno degli autori ha affermato che Morty ha cacciato una coltellata al nostro caro Rick (non ricordo se prima o dopo che lui lo facesse cadere dalle scale davanti ai suoi compagni, rip).



Qué lindo eres tú, eres mi bebé

Mi bebito Fiu Fiu

feeling those vibes, eppure col capitolo non c’entrano nulla! Lmaoo

Ma ciao, mie primule! Que onde?

Ho molto peccato col ritardo di questo capitolo, ma vuoi lo studio, vuoi che c’era un dialogo che proprio non mi piaceva ma non sapevo come cambiarlo, vuoi che questo maledetto virus ha preso anche me (anche a Ferragosto uffina :c). solo adesso riesco a pubblicare. Lo siento.

Grazie a Dio il fandom ha iniziato a parlare di quella coltellata, sennò davvero non sapevo come aggiustare quel dialogo. Non mi convince del tutto nemmeno ora, ma sempre meglio di Rick che diventa insicuro sul suo aspetto fisico per colpa di Morty. E onestamente i’m living for petty Morty – un po’ di vendetta non fa mai male u.u

Anche se molto probabilmente l’accoltellata è venuta prima della scena delle scale, non penso Morty sia il tipo da accoltellare a caso, quindi si stava vendicato anche lui a sua volta. Inception di vendette.

Ho anche cambiato il giorno del suo compleanno, perché finché nessuna data è canon, I do what I want + ho di nuovo indulgiato un po’ nei pov suoi e di Rick, lo ammetto.

Prima che me ne dimentichi, la canzone a inizio capitolo è quella degli Afterhours. Prob non c’entra moltissimo con il contesto, ma quell’estratto rappresenta molto Rick, ammettiamolo u.u

Per il resto non ho molto da dire - oltre che sono in hype per la nuova stagione, dove spero non risolvano tanto in fretta la questione Morty, e il modo in cui i due faranno pace non vorrei fosse troppo veloce, ma ho amato come in 3\4 delle scene ci sia Rick difendere Morty, they’re dating,it’s canon. Non mettiamoci a parlare di quanto sia figo Rick in a suit, anche se un po’ mi ricorda un inviato delle iene u.u

Statemi bene, gente, e alla prossima!!











   
 
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