Serie TV > Wynonna Earp
Segui la storia  |       
Autore: aurora giacomini    18/08/2022    0 recensioni
Nel buio qualcosa si muove, si nutre di oscurità e paura. Si nutre di colpe e rimpianti.
E' arrabbiata. Non ha pace.
-
La pubblicazione riprenderà quest'autunno/inverno; questo è il piano :)
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nicole Haught, Nuovo personaggio, Waverly Earp, Wynonna Earp
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

N.d.A: Che fa l'Aurora, si rimette a pubblicare? No, semplicemente mi sono messa a rileggere e correggere questi 2o capitoli (qualcosa mi sarà comunque sfuggito, mi spiace) e, guardando su Ao3, mi sono resa conto che anche qui dovevano essere 21; ignoro cosa sia successo.
Riprenderò quando arriverà un po' di fresco; con un po' di fortuna non dovrò aspettare troppo.
Odio l'estate.

Ho finito. Chiedo scusa... è il caldo.


 


 

21


 


 

Gli ultimi raggi stavano scomparendo, inghiottiti dai monti circostanti. La notte cala rapidamente d'inverno; forse col freddo al sole viene maggior voglia di inseguire la sua amante: la luna. Un inseguimento eterno e infruttuoso, aveva sempre pensato Waverly. O, per lo meno, l'aveva pensato fino a quando, un giorno di primavera, aveva visto la stella e il satellite nello stesso cielo. Quella visione le aveva dato grande gioia: finalmente i due amanti avevano trovato il modo di incontrarsi.

Wynonna non aveva ancora capito come iniziare il discorso di scuse che sentiva di dovere a sua sorella, quindi fu quest'ultima a prendere la parola. Lo fece pensando al cielo notturno e a quella mattina di primavera di qualche anno prima:

“Nicole ha preso solo due stanze, mostrando la chiara intenzione di condividerne una con me”, disse, guardando le poche e ancora pallide stelle fra le grosse nuvole rosa e arancio. “Non ha esitato neppure un momento. Mi ha fatta stare bene...”

Poi, dato che Wynonna non sembrava intenzionata a commentare o altro, proseguì: “Forse non sarà per sempre, ma questo è il momento in cui Sole e Luna possono esistere nello stesso cielo. Intendo godermi questo momento senza pensare troppo a domani. Domani è lontano.”

“Se guardiamo troppo lontano, rischiamo di perdere quello che abbiamo qui e ora”, mormorò Wynonna osservando il cielo. “E' questo che intendi, non è così?” Non provò a nascondere il sollievo di quella conversazione innocente e leggera; non riguardava lei e i suoi sensi di colpa.

Waverly assentì con un cenno del capo. “Forse troverò il modo di rimare con Nicole, forse la perderò per sempre, ma questi pensieri appartengono a domani. Oggi voglio dare un senso a quello che provo per lei. Voglio conoscerla e capire perché penso sia diversa da tutte le donne che ho conosciuto fino a questo momento. Forse la mia è solo un'illusione: minuto dopo minuto, mi sorprendo a scoprire di sapere così poco di lei.”

“Nicole è una donna misteriosa”, ne convenne Wynonna. “Però è anche limpida e onesta. E' onesta con se stessa e con chi la circonda. Ammiro la consapevolezza che ha di sé, anche se a volte mi turba e mi fa sentire infantile. Vive in un mondo tutto suo, un po' come te, ma è sempre presente a se stessa e alla realtà che la circonda.” Abbassò lo sguardo su Waverly: “In Nicole ho trovato un'amica, la sua partenza ferirà anche me. Ma, come te, cercherò di far tesoro di quello che il qui e ora in sua compagnia mi regaleranno. Forse alla mia età è più difficile ammettere che c'è qualcuno da cui posso imparare. Nicole è una maestra paziente: non impone il suo punto di vista, lo regala semplicemente. Parla delle sue verità con un tono di assoluto, ma non ho mai l'impressione che cerchi di farmi cambiare idea o imporsi; mi spinge solo a riflettere, a vedere le cose da un altro punto di vista. La sua presenza mi consola.”

Waverly ebbe l'impressione che le parole di Wynonna le avessero regalato un altro pezzo di Nicole; un pezzo di puzzle che, unito a tutti gli altri, le avrebbe dato uno quadro sempre più chiaro. Le sembrò logico, infine, ammettere che per capire una persona ci vogliono più prospettive, che quella individuale è solo la visione dal buco di una serratura.

La percezione di noi stessi è possibile solo attraverso gli occhi degli altri, si sorprese a pensare. Come potremmo esser certi di esistere, se nessun altro lo sa? Dove aveva letto quelle frasi? In una fan-fiction. Quella FF parlava della figlia del diavolo, dei suoi più o meno diabolici piani per sopravvivere sotto una cupola... fino a scoprire che tutto quello che voleva era amore, ma era incapace di meritarselo. Almeno fino ad un certo punto. E' sorprendente pensare a dove possiamo trovare delle verità da fare nostre, o, se non le sentiamo tali, su cui almeno riflettere; in fondo, le FF non sono altro che pezzi di mondo dati dalle prospettiva di diversi autori. Diversi esseri umani con la loro visione e percezione del mondo, appunto.

La percezione di noi stessi... o la percezione degli altri. Una percezione di Nicole (non la sua, la mia) dimostra che lei esiste; Nicole esiste, perché io so che esiste. Due percezioni (la mia e quella di Wynonna) cominciano a formare un'immagine veritiera.

Prima del suo discorso su passione e amore non mi ero mai interessata alla filosofia. Certo, in linea teorica tutto è filosofia, ma essa era ed è territorio inesplorato per me.

Il discorso di Nicole sull'amore ha gettato le basi che mi hanno permesso di capire le parole di mia sorella, proprio quelle che ha appena scelto per Nicole. Potevo comprendere anche prima, ma sarebbe stata una comprensione incompleta e dal diverso significato. Quello di Wynonna è amore... meglio: è una forma di amore. Sì, una forma di amore. La forma più pura: l'amicizia. Il rispetto. Fra mia sorella e Nicole non c'è passione: non c'è alcuna lotta. E' sereno e placido, il loro viaggio insieme. Non ci sono istinti, non c'è fame.

Nicole non pensa che l'amore possa o debba essere rinchiuso in un insieme, ma io non posso non vedere degli insiemi; lei stessa me ne ha suggeriti: l'amore per una persona; l'amore per una macchina; l'amore per un animale. Lei stessa ha detto che tutto ciò è amore, diversi tipi di amore. Sempre lei ha definito l'amore come la cosa che più può avvicinarsi al concetto di infinito, ma, ancora una volta lei, mi ha detto che l'essere umano non può comprendere l'infinito, e io sono d'accordo con questo.

Quei ragionamenti la spinsero a dire, ad alta voce: “Penso che Nicole stia scappando da qualcosa. Esclude di concepire l'infinito, ma allo stesso tempo rifiuta gli insiemi. I cerchi. I confini. Si muove in questo spazio indefinito fra un recinto e l'Universo. Non la vedo come un'ipocrisia né come una confusione, da parte sua; è solo tutto ciò che chiama libertà. La libertà di muoversi proprio fra quel recinto e tutto ciò che c'è là fuori. E cosa c'è di più vicino alla libertà, del concetto di scelta? Lei ha fatto una scelta: la scelta di chiamare fuga libertà.” Quella nuova consapevolezza la colpì, facendole un po' male, ma le diede anche la sensazione di aver compreso meglio quella donna. Pensò, e ne fu certa, di aver trovato una verità che era sempre stata sotto il suo naso, ma che prima di allora non era riuscita a vedere. Prima di allora le mancavano gli strumenti; gli stessi che le aveva fornito proprio la donna che così ardentemente cercava di capire.

Si voltò verso Wynonna, che la guardava con la fronte corrugata e la sigaretta tra le labbra. Waverly non seppe dire quando se la fosse accesa, né se fosse la prima che fumava.

“E' la prima volta che ti sento fare un discorso di questo tipo”, disse infine, prendendo una boccata e lasciando uscire lentamente il fumo azzurrognolo dalle narici. “Mi hai colta alla sprovvista.”

Waverly abbassò lo sguardo. “Non finisce bene quando ti prendo alla sprovvista...” mormorò. Improvvisamente si sentì piccola e i brividi della scoperta lasciarono il posto a quelli del vento gelido e del senso di colpa.

“Waverly...” Le appoggiò una mano sulla spalla. “Mi dispiace per il modo in cui ti ho trattata.” Infine era arrivato il momento di affrontare quel discorso. “Mi sento in colpa per avertelo fatto pesare, non è ciò che meritavi. Non è stato il tipo di comportamento che dovrebbe avere una donna adulta, una sorella maggiore.”

“Non voglio che ti senta in colpa, Wynonna. I tuoi sensi di colpa sono estremamente pericolosi...” Non avrebbe voluto esprimere anche la seconda frase, ma non aveva potuto impedirselo. Provò a rimediare: “Voglio solo dire che non ti devi sentire colpevole per esserti giustamente arrabbiata con me. Ho agito in preda alla paura, al desiderio di dare una svolta a quello stallo che mi stava soffocando, opprimendo. Volevo scatenare una reazione, un cambiamento... ma non ho minimamente preso in considerazione le tue emozioni; mi sono comportata nel modo in cui odio che gli altri si comportino con me.” Sospirò e spiegò: “Mi arrabbio con Nicole proprio perché non si arrabbia mai, ma allo stesso tempo l'altrui collera mi ferisce e umilia. Forse devo fare pace col cervello...” Alzò la testa per guardare Wynonna negli occhi: “So che mi vuoi bene e che l'ira non potrà mai cancellare l'amore che hai per me, questo mi fa sentire al sicuro. Sarai per sempre mia sorella, saremo per sempre una famiglia e nulla cambierà mai questo fatto.”

Wynonna si morse il labbro, ma le lacrime le inumidirono comunque gli occhi. “Ho il terrore che una di noi due lasci questo mondo mentre siamo arrabbiate. La mia rabbia... non è questo l'ultimo ricordo che voglio tu abbia di me...”

L'abbraccio che si scambiarono colmò il vuoto in cui le parole sarebbero state superflue, seppur cariche di sincero sentimento.


 

Trovarono Nicole nella stessa posizione in cui l'avevano lasciata una mezz'ora prima. Sembrava addormentata.

Non lo era.

“Mi piace quando entrambe emanate positività”, disse infatti, senza aprire gli occhi, “mi ricarica.”

Waverly le si mise al fianco, sul bordo del letto. Wynonna sull'altro materasso. Fu lei a prendere la parola, dopo aver osservato per un po' il quadro che formavano Waverly e Nicole:

“Devo dirti, rossa, che inizialmente ero parecchio perplessa riguardò la cosa della carta di credito e l'hotel. Mi dava l'impressione di rubare, e tutto si può dire di me, ma non che sono una ladra. Ciò non significa che pensavo a te come una truffatrice o altro, era semplicemente un pensiero che includeva me soltanto e la mia idea di giusto e sbagliato.” Sospirò e allungò le gambe, irrigidite dal gelo. “Ho pensato anche non hai esitato a fornirmi, per la seconda volta, un alloggio senza pretendere nulla in cambio. Quei soldi, a prescindere dall'uso che ne farai infine, sono tuoi.”

“E' proprio questo il punto, Wynonna”, affermò Nicole, aprendo finalmente un occhio e metà dell'altro. “Posso fare ciò che più ritengo giusto con quel denaro, e saresti davvero meschina a pensare che ti lascerei indietro. Inoltre, tu stessa mi ha accolta nella tua casa, mi hai dato cibo e un letto caldo in cui dormire.”

“Così sembra che tu sia un animaletto!”, rise.

“E cosa più importante”, proseguì senza badare al commento della donna dai capelli neri, “mi hai dato la tua fiducia e il tuo sostegno. La mia potrebbe essere gratitudine, ma preferisco vederla come un equo scambio di gentilezze. Voglio essere gentile con te, perché la prospettiva mi fa sentire a mio agio.”

“Se il lavoro che penso di aver trovato darà i frutti sperati, ti ripagherò.”

“Non voglio i tuoi soldi, Wynonna. Il perché è molto semplice: non mi servono. Mi sarei fatta pagare da te per poi potermi permettere l'hotel e tutto il resto, ma la situazione ha preso una differente piega.”

“Tutto accade per una ragione...” mormorò quasi involontariamente.

“Proprio così”, confermò lei. “Pensavo di dover rinunciare a quel lavoro, ma una parte di me sapeva anche che quell'hotel era nel mio destino. Ignoro il significato che avrà, posso solo parlare di sensazioni. A volte penso che tutto sia già scritto, e il concetto mi va stretto, ma poi mi consolo pensando che anche se quello sarà il risultato inevitabile, la strada per giungere a quel punto è tutta da scrivere: cambia la strada, non la meta.”

“E' esattamente il significato che ho dato alla morte, in un certo senso: cambia la strada, ma la fine è quella.”

“La morte non è la fine, non è neppure un inizio: è solo una delle tante tappe dell'anima immortale.”

Waverly decise di rimanere in silenzio. Respirò addirittura più piano, per timore di interrompere lo scambio fra Nicole e Wynonna: ogni volta imparava qualcosa da loro, o semplicemente trovava qualcosa di interessante su cui riflettere. Infine, molto semplicemente, capiva qualcosa di nuovo su Nicole.

“Credi in Dio? Perché il tuo discorso mi ricorda quelli che sentivo in chiesa, quand'ero bambina.”

Nicole non rispose subito. Wynonna pensò addirittura che non l'avesse sentita o che avesse scelto di ignorare la domanda. Ma Nicole stava solo pensando, forse scegliendo le parole.

“Non so chi o cosa sia Dio”, rivelò dopo un intero minuto di silenzio. “Forse vedo Dio come assoluto e di conseguenza sfugge alla mia logica. Ma Dio non ha bisogno di logica: se Dio è, allora è e basta. Posso solo dire di rispettare il pensiero e la visione di tutti quanti, ma posso anche dire di non riuscire a tollerare il fanatismo, qualunque forma assuma. Il fanatismo, l'abbandono cieco e tutto ciò che viene usato per giustificare atti abominevoli mi fa male all'anima; è una prigione senza finestre, e chi ci si rinchiude è destinato all'annullamento di sé. In qualche modo, cessa di esistere. Il pensiero di Dio mi consola, ma la mia verità su questo punto è ancora un labile sussurro che non riesco a cogliere. Forse non sono destinata a capire questo passaggio della mia umanità, perché probabilmente non ne ho bisogno.”

Si mise seduta, non senza qualche difficoltà, e guardò Wynonna negli occhi: “Sto per dirti una cosa, vorrei esprimerti un concetto che mi confonde da molti anni. Probabilmente non cerco una soluzione, ma vorrei ascoltare la tua opinione in merito.”

“Ti ascolto.”

“E' un discorso che potrebbe piacerti, in quanto scrittrice. Ma che potresti anche ritenere blasfemo...”

“Tutto dipende dall'intenzione che uno ha, quando è blasfemo... se davvero di blasfemia stiamo parlando. Penso che il confine fra farsi delle domande e bestemmiare sia sottile, ma non impossibile da trovare.”

“Sono d'accordo. Mi sento dunque libera di parlare.” Si appoggiò comodamente alla testata del letto e guardò il soffitto. “Inizierò parlandoti di un amico, conosciuto alcuni anni fa in Germania, durante un lavoro. Era un ragazzo davvero intelligente e un vero umanista. Come tutte le menti geniali, anche la sua era tormentata. Tormentata dai demoni.” Si voltò a guardarla brevemente. “Sì, i demoni. Principalmente quelli Cristiani. Era terrorizzato dall'oscurità di quel mondo. Non potevo nominare la Bestia, dovevo per forza usare l'espressione il vicino del piano di sotto, perché altrimenti sbiancava e cominciava a sudare. Lo facevano stare davvero male. Non faceva mai i loro nomi, per terrore di evocarli. E qui arriviamo al punto: lui era convinto che il solo immaginare la loro esistenza potesse, in qualche modo, farli esistere davvero. Era convinto che la mente umana potesse... creare. Potesse renderli reali e tangibili, materiali, fisici. Questo si collega al discordo di Dio: forse se esiste nelle nostre menti, Egli esiste davvero.”

Wynonna resistette all'impulso di prendere una sigaretta: per lei era sempre una tortura non poter fumare quando pensava.

“Mi sono fatta la tua stessa domanda, proprio in quanto scrittrice. Il mio ragionamento non includeva Dio o demoni, ma i miei personaggi. Mi spiego: ho la convinzione che i miei personaggi, o comunque qualunque personaggio, esista in un altro universo, magari uno parallelo, che si è creato nello momento in cui l'abbiamo immaginato. Questi universi non li immagino comunicanti col nostro, però.”

“Loro vivono e sentono come noi?”

“E' proprio ciò che intendo”, confermò Wynonna. “Loro esistono e vivono. In un certo senso, la tua comparsa mi ha confermato questa possibilità.”

“Come?”, chiese, genuinamente incuriosita.

“Il velo sottile... non è la cosa più simile ad un universo parallelo?”

“Immagino di sì”, replicò Nicole, “ma al contrario di quelli che mi hai descritto, il mondo oltre il velo può interagire col nostro. Lo sappiamo fin troppo bene.”

“Già, infatti!”, esclamò. “Il punto è che non avrei dovuto usare il termine universo parallelo, per ciò che è oltre il velo, ma la parola mondo!”

“Credo di capire...” mormorò Nicole, meditabonda, “un universo può contenere uno o più mondi, ma non il contrario. Il mondo oltre il velo è solo un altro mondo di questo universo; partendo da questo presupposto, perché escludere l'esistenza di altri universi, se accettiamo di vivere dentro uno di questi? Ovviamente sono tutte teorie, ma... ma se quello che tu ed il mio amico ipotizzate... Cavolo, devo ammettere che la cosa mi intriga, anche se probabilmente non sarò mai destinata a scoprire la verità. Posso solo dire che una parte di me lo trova logico, benché di logico ci sia ben poco.”

Nicole e Wynonna continuarono ad esplorare la teoria. Poi Wynonna si alzò. “Vado a scaldare la macchina.” Indicò la finestra: “Ha ricominciato a nevicare.”


 

“Spero non ti sia sentita esclusa, Waverly”, disse Nicole quando rimasero sole. “Spero tu non abbia esitato ad intervenire o altro. Sarebbe stato interessante sentire anche le tue opinioni.”

“Non avevo nulla di intelligente da dire”, rispose. “E poi mi piace ascoltare te e Wynonna. Lei si anima e torna ragazzina, quando parla con te. Mi piace vederla felice.”

“La sua anima è sempre inquieta, ma, esattamente come le corde di una chitarra, vibra a seconda della melodia: le emozioni che prova. Sono sinceramente curiosa di scoprire cosa le passa per la testa.” La guardò intensamente negli occhi: “Ma sei tu la creatura che in assoluto mi incuriosisce di più. Ho sempre la sensazione che una sfumatura di te mi sfugga... Credo di aver colto la tua vera essenza, ma cos'è quella nota stonata? No, non stonata... solo disarmonica.”

Waverly aveva abbassato lo sguardo e non sembrava intenzionata a rialzarlo tanto facilmente.

“Mi imbarazzi...”

“Perdonami, sono solo curiosa. La curiosità è bambina; è forse quella parte di noi che ci permette di far sopravvivere chi eravamo. Chi eravamo al tempo dell'innocenza.”

“Chi eri, Nicole?”, chiese trovando finalmente il coraggio di guardarla in faccia. “Chi sei?”

“Ero una bambina che amava saltare. Sono una donna che corre e non sa fermarsi.” Le sorrise, sfoggiando le fossette. “E tu?”

“Da cosa scappi?”

Nicole non smise di guardarla negli occhi e neppure di sorridere. “Scappo dalle prigioni che desidero crearmi. Scappo dalle mie paure. Scappo dal tempo. Scappo dai miei demoni. Scappo da un sacco di cose, Waverly Earp. Ma il mondo è tondo, e prima o poi tornerò nello stesso punto.”

“Quindi tu sai, in fondo al cuore, che la libertà di cui parli non esiste...”

“Questa è poco meno di una bestemmia, per un Aquario!”, esclamò ridendo. Si indicò la tempia e spiegò: “La mia libertà è qui dentro, il mondo fisico è solo uno dei tanti scenari in cui la mia mente si muove. Però sì, non sono folle. Anche se devo dire che il modo in cui usiamo la parola follia non mi piace: quando sei matto non esisti, non provi sentimenti e emozioni. Invece è solo un modo diverso di interpretare e interagire con questa fantomatica realtà... E allora sì, forse sono folle, dopotutto!”

“Decisamente!”, le sorrise.

“Sai cosa piace tanto ai folli?” Le due fossette divennero ancor più profonde. “E intendo che ci piace moltissimo.”

“Aspetto sia tu a dirmelo...”

Nicole si piegò quel tanto che le costole le permisero e avvicinò il volto a quello di Waverly.

“I baci...” sussurrò.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Wynonna Earp / Vai alla pagina dell'autore: aurora giacomini