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Autore: Titania    20/08/2022    0 recensioni
[The Quarry]
dicembre 2020. sei mesi prima dei fatti di Hackett's Quarry, Travis aveva un ospite nella sua cella. Stava solo aspettando di disfarsene al momento giusto
Genere: Dark, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Appena si svegliò, Travis, andò a prendere una maglietta e dei pantaloni di una vecchia tuta di Caleb e andò a darli al suo nuovo ospite

“Mettiteli” disse freddo, il ragazzo ubbidì lentamente e finalmente apparve quasi umano. Lo sguardo di quegli occhi rossi era un enigma, Travis non riusciva a capire se fosse odio, paura o la richiesta di spiegazioni, ma poco importava in quel momento

“Sai perché sei qui?” chiese. Il ragazzo lo guardò senza dire nulla, senza scuotere la testa, rimanendo immobile, in piedi a fissarlo come un soldato inglese, ma con quegli occhi che riflettevano tutte le espressioni, quindi nessuna “hai morso mio nipote cinque anni fa. La mia famiglia è nei casini per colpa tua. Non hai idea del dolore che hai causato” si avvicinò con le mani dietro la schiena, facendo perfettamente la parte del poliziotto cattivo “quindi resterai qui fino al mese prossimo. Quando ti trasformerai, io ti sparerò. Così possiamo buttarci questa brutta storia alle spalle. Capito?” nessuna reazione, Travis indietreggiò “hai tutto il tempo per pensarci” e se ne andò. Tornò qualche ora dopo con un vassoio con sopra un petto di pollo e dell’insalata. Silas prese la fetta di carne e la divorò strappandola coi denti
“ma cazzo, ragazzino!” disse Travis disgustato “usa le posate, Santo Dio!” Silas si limitò a lanciargli un’occhiataccia per poi riprendere a mangiare in quel modo.  Accovacciato come un cagnolino, un animale in gabbia. Che ha passato la vita in gabbia. Pensò Travis. Provava un po’ di pena per il ragazzo… ma non aveva altra scelta che comportarsi in quel modo.

Quando Silas finì, Travis tolse via il piatto senza dire nulla, e tornò nel suo ufficio. Nelle poche ore in cui era assieme a lui l’aveva osservato un po’, e per tutto il tempo Silas non aveva detto una parola: stava sempre lì a guardarlo con lo sguardo perso e i capelli sugli occhi. Aveva provato a chiedergli qualcosa, quanti anni aveva, da quanto tempo era infetto… ma la risposta è sempre stato uno sguardo perso. Travis si chiedeva se avesse qualche problema mentale, non era un dottore ma avendo vissuto cinquant’anni con Bobby riconosceva l’aria di un provato mentalmente. Forse Silas era nello spettro autistico? Non posso portare un dottore qui però pensò devo sbrigarmela io. Cercò su Google “spettro autistico”. Trovò qualche definizione scientifica e delle ipotesi. Come individuare lo spettro autistico. Travis riconobbe solo le capacità di comunicare ridotta, ma forse non voleva semplicemente parlargli. Non è grave, non doveva farci amicizia.

Il giorno dopo volle metterlo alla prova: prima di andare a comprò un bicchiere di noodles precotti, e disse alla famiglia che non sarebbe tornato per cena. Non dovevano sapere del Lupo Bianco in gabbia, gli avrebbe spiegato tutto a conti fatti.
Arrivata l’ora di pranzo, mise la pasta nel microonde del suo ufficio e poi la poggiò su un piatto. Quando lo portò a Silas lo trovò seduto per terra, mentalmente chissà dove, che si dondolava avanti e indietro in maniera nervosa e ipnotica. Autistico concluse Travis Rain Man l’ho visto, almeno.

“Ora di pranzo, ragazzino” a queste parole, Silas smise il suo dondolio e guardò oltre le sbarre, vedendo l’uomo con in mano il vassoio e la ciotola “sai usare una forchetta?” Silas non rispose, si limitò ad avvicinarsi alle sbarre “devi prenderla, agganciare un po’ di spaghetti, girare e alzare” disse Travis mostrandoglielo “e il gioco è fatto. Prova” Silas guardò prima la ciotola, poi Travis e poi di nuovo il piatto, poi prese la forchetta e fece le stesse mosse, dimostrandogli che sì, lo sapeva fare. Con uno sguardo di sfida prese gli spaghetti e se li mise in bocca, poi prese la ciotola e tornò in fondo alla cella, seduto per terra. Travis stette ad osservarlo mangiare assicurandosi che non affondasse le mani. Il fatto che sapesse mangiare in modo decente era un buon segno, forse iniziava a fidarsi, o forse voleva dimostrare di essere normale.

“Non sei selvaggio come vuoi farmi credere” disse Travis “non ho intenzione di trattarti male. probabilmente ti tratterò meglio di come ti trattava tua madre” alla parola “madre” il ragazzo si fermò e guardò di nuovo il suo aguzzino “sì, so abbastanza di te. Un cacciatore deve sapere cosa sta cacciando”. Per tutta risposta, Silas lanciò la ciotola di riso verso le sbarre. Si spezzò in due, ma un po’ di brodo e spaghetti finì sulla camicia dell’uomo. Che non ebbe alcuna reazione se non un sospiro, e uno sguardo alle macchie. Silas iniziò a ringhiare come un cane idrofobo verso di lui.

“Non credere di farmi paura” disse Travis alzandosi. Aveva come l’impressione che il ragazzo volesse dirgli qualcosa, ma si limitò a smettere di ringhiare e rimettendosi seduto a gambe incrociare sul pavimento “non mi convincerai a lasciarti andare, la famiglia viene prima di tutto. E la prossima volta che mi tiri il cibo addosso, passerai l’intera settimana ad acqua del rubinetto” poi se ne andò. Era tentato di spegnere le luci, o accendere la radio, ma non voleva passare per torturatore. Voleva dimostrargli che sa essere più umano della sua precedente aguzzina. Anche se doveva ucciderlo, indorargli la pillola il più possibile. Ma il ragazzo doveva collaborare.
   
 
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