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Autore: oscuro_errante    21/08/2022    3 recensioni
[What If: A Star Trek Series // L'Esplorazione del Quadrante Gamma] Il Tenente Comandante Jadzia Dax è devastata in seguito agli eventi narrati in Riuniti, durante i quali incontra il nuovo ospite del simbionte Kahn, la dottoressa Lenara Kahn, innamorandosi nuovamente di lei, rimanendo però delusa dalla decisione presa dalla donna. Qualche giorno dopo, parlando con un giovane ufficiale della U.S.S. Europa, scopre che la dottoressa Kahn è tornata su Deep Space Nine...
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir, Kira Nerys
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'What If: A Star Trek Series'
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Il giorno dopo, la madre di Drenkteg fu scortata in Infermeria da un addetto alla sicurezza appartenente al complemento di stanza su Deep Space 9, chiaramente in stato di shock dopo aver ricevuto la devastante notizia della morte del marito e del rischio corso dall’unico figlio.
Vicino a quello che doveva essere l’ufficio dell’Ufficiale Medico Capo, un paio di ufficiali della Flotta Stellare affiancavano Drenkteg, pallido e logorato dall’esperienza traumatica vissuta a bordo dell’Hukawa Maru, ma per il resto apparentemente sano. Il bambino, che fino a quel momento era rimasto vicino alla giovane donna in uniforme rossa, non appena scorse la madre le corse in contro a braccia tese, pronto per farsi prendere al volo dalla donna, che lo strinse a sé piangendo di sollievo e di immenso dolore.

«Beh,» brontolò Ferrari, con l’intenzione di non farsi sentire da nessuno a eccezione del Dottor Bashir, ancora al suo fianco. «Questo risolve la faccenda una volta per tutte. Dottore…» gli sorrise furtivamente, chiaro l’intento di lasciare l’Infermeria di soppiatto, «…è stato un piacere conoscerla, ma… devo proprio andare.» Speranza vana, tutto considerato, in quanto non fece in tempo a fare qualche passo per lasciare, discretamente, l’Infermeria, che si ritrovò di fronte madre e figlio, scioltisi dall’abbraccio precedente e in attesa che i due umani concludessero la loro conversazione sommessa.
«Sì?» Ferrari li guardò un attimo perplessa, non aspettandosi di certo di vederli ancora lì, ma piuttosto diretti verso gli alloggi assegnati alla donna o, perché no, diretti verso il primo trasporto diretto alla volta di Bajor. «Volevo ringraziarvi - entrambi - per quello che avete fatto per mio figlio. Davvero non so cosa avrei fatto se avessi perso anche lui.» Lo sguardo che lanciò al figlio diceva tutto, così come tutto diceva il sorriso, che stirò faticosamente il volto, parlava più di quanto lei potesse altrimenti dire: di fronte a loro avrebbero avuto tempi difficili.

Ferrari le rivolse un sorriso incoraggiante, prima di accovacciarsi allo stesso livello di Drenkteg: «Andrà tutto bene, ragazzo, ok?» I due si scambiarono un rapido abbraccio, poi si rivolse alla madre: «Se è sano e salvo, lo deve a suo padre, che lo ha protetto a costo della vita, e alla Dottoressa Kahn, che ha messo a rischio non solo la sua vita, ma anche quella del proprio simbionte.»
La donna ktariana cercò di ricomporsi, nonostante lo sforzo fosse chiaramente immane: «Possiamo vederla?» Il dottor Bashir annuì: «Vi accompagnerò, ma ho bisogno che facciate molto silenzio: è ancora in stato di incoscienza, ci vorrà tempo perché si riprenda completamente, abbiamo intrapreso una procedura impegnativa. Sarebbe meglio non disturbare più di tanto il suo riposo e il suo recupero.»
La donna annuì: «Se è possibile, vorrei davvero vedere almeno il suo volto. Solo pochi minuti, lo prometto.»

*

Lenara Kahn non si era mai sentita tanto contenta di trovarsi circondata da architettura cardassiana come in quel momento. Per lungo tempo, non aveva fatto altro che ricordare dolore e ancora dolore, affiancato a uno stato di astrazione protratto indefinitamente, fino a quando non aveva ripreso progressivamente conoscenza, ritrovandosi in un ambiente stranamente familiare.
Quando il Dottor Bashir era comparso al suo fianco, con i suoi modi affabili e la sua premurosa attenzione, la Trill aveva finalmente collocato tutti i tasselli del puzzle al proprio posto, realizzando di essere su Deep Space 9. Nonostante non fosse particolarmente propenso a dispensare informazioni di alcun tipo, probabilmente per evitarle ulteriori pressioni, Bashir le aveva spiegato, dietro sue pressioni, nel più breve tempo possibile la situazione, prima di puntualizzare: «Hai bisogno di riposo e di tempo per poterti riprendere in maniera adeguata, Lenara. Tu e il tuo simbionte avete comunque patito le pene dell’inferno e la procedura alla quale sono stato costretto a sottoporvi non era di certo tra le più semplici…»

Con un ultimo sorriso e una stretta rassicurante, Bashir aveva fatto per allontanarsi dal lettino dove Lenara era stata collocata, ma la Trill lo aveva fermato con una domanda: «Jadzia…?» e, allo sguardo interrogativo che l’uomo le aveva lanciato, Kahn aveva elaborato meglio: «Sa… che sono qua?» Bashir aveva scosso il capo: «No, non sa nulla.»
A quel punto, ritornando al suo capezzale, le aveva spiegato che l’altra Trill si era sempre più chiusa in sé stessa dopo la sua partenza dalla stazione, limitandosi a fare il minimo indispensabile durante i suoi turni, ma per il resto rimanendo sulle sue, non partecipando più alla vita di bordo come faceva un tempo. Non interagiva più con i suoi amici intimi, non passava più le ore a giocare con Quark a tongo... non si poteva dire fosse se stessa, in effetti.
Lenara aveva pregato Bashir di poter parlare con Jadzia, certa che sarebbe riuscita a scuotere l'altra donna dall’apatia in cui era caduta una volta per tutte, ma il medico si era rifiutato con forza di farlo, per numerosi motivi, non da ultima la reazione emotiva di entrambe le donne, in particolare quella di Dax, chiaramente ancora molto scossa e ferita da quanto accaduto.
«Dottoressa,» aveva a un certo punto osservato un esasperato Bashir, a denti stretti, «quello che a me preme, in quanto mia paziente, è che lei si riprenda dallo stress al quale siete stati sottoposti assieme al simbionte. In secondo luogo,» aveva aggiunto, impedendole di intervenire e di interromperlo, «non sono convinto che Jadzia lascerebbe che qualcuno le si avvicini per più di un semplice rapporto. Ora,» e la fermezza nel suo tono suggerì che non avrebbe accettato scuse alcune, «concentriamoci sulla guarigione. Nel mentre, troverò il modo per… aiutarla anche su quel fronte, d’accordo?»

Qualche ora più tardi, il Tenente Ferrari si ritrovò nuovamente in Infermeria, dopo esservi stata convocata dal Dottor Bashir, il quale aveva fornito poche informazioni via intercom. Non appena individuò il medico, impegnato a comparare alcune analisi con uno dei suoi sottoposti, gli si avvicinò chiedendogli: «Desiderava vedermi, Dottore?»
«Mi dia un attimo, Tenente, e sarò subito da lei,» le rispose distrattamente Bashir, senza alzare lo sguardo dal dispositivo sul quale stava studiando alcuni grafici, probabilmente relativi a uno dei tanti esperimenti che venivano condotti nei laboratori medici della base. Tutto sommato fece in fretta, considerando quanto si rischiasse di perdere per strada uno scienziato quando veniva lasciato troppo alle sue ricerche, alle sue ampolle e ai suoi laboratori.

«Mi segua,» disse, infatti, dopo poco, lasciando il dataPADD al tecnico sanitario con cui aveva parlato fino a un istante prima e facendo cenno alla Ferrari di seguirlo. A differenza dell’ultima volta che si erano visti, la donna quel giorno indossava una divisa tipica delle arti marziali, rosso su rosso, che fece capire al medico che aveva strappato la donna da una qualche attività in sala ologrammi.
«Spero di non averla disturbata troppo,» le disse, mentre si dirigevano verso una zona più tranquilla e meno trafficata dell’infermeria. La donna si limitò a stringersi nelle spalle: «Il Tenente Comandante Worf si è reso disponibile per delle sedute di allenamento alle arti marziali klingon. Quando mi ha contattata, avevamo appena finito il tempo a nostra disposizione. Nessun disturbo, quindi, Dottore.»

Arrivati, infine, nella zona adibita a suo ufficio, Bashir le fece cenno di sedersi, accomodandosi lui stesso sulla propria sedia: «Mi rendo conto che quanto sto per chiederle possa sembrare inappropriato, Tenente, ma ho davvero bisogno di chiederle un favore. Al momento, non vedo alternative.» Ferrari gli fece cenno di continuare, sistemandosi meglio sulla sedia e accavallando le gambe, mani a riposo sul grembo: «Cosa posso fare, Dottore?»
«Immagino che lei non ne sappia molto, visto la permanenza dell’Europa nel Quadrante Gamma fino a pochi giorni fa, ma gli scienziati Trill che abbiamo avuto modo di salvare sono stati a bordo di Deep Space 9 per qualche settimana, con l’intenzione di condurre studi più approfonditi sul tunnel spaziale bajoriano - il Tempio Celeste.» Questo gli valse un leggero cenno del capo da parte dell’interlocutrice: «Sì, forse ne ho sentito parlare mentre ero ancora a bordo di quel trasporto civile. Per quanto ne so, c'era un gruppo di tre Trill. Uno di loro, l'unico rimasto a bordo della Hikawa Maru, non smetteva di ricordarci che avevamo in custodia due dei più importanti scienziati in materia. Deduco che anche lui facesse parte dello staff.»

«Il Dottor Hanor Pren,» annuì Bashir, «uno dei membri della squadra, sì. La responsabile del progetto, tuttavia,, era la donna Trill che siamo riusciti a salvare qualche giorno fa, la Dottoressa Lenara Kahn. Ora, anche se sono sicuro che non sia di dominio pubblico, credo sia il caso che lei lo sappia, prima che io le faccia la mia richiesta: aveva avuto una... relazione sentimentale con un membro del personale del nostro equipaggio.»
Brevemente, il medico fornì a Ferrari un resoconto di ciò che era accaduto durante la loro permanenza sulla stazione, accompagnato da un paio di rapidi riferimenti alla legislazione Trill in merito alla riassociazione: dopo che i precedenti ospiti erano stati sposati, si sconsigliava fortemente ai simbionti di continuare la relazione in nuovi corpi. Non avrebbe dato loro la varietà di esperienze auspicata.
«Mi faccia capire bene, per favore» intervenne Ferrari, «Dax e Kahn erano sposati quando i due erano dentro a una precedente coppia di ospiti. Secondo la legislazione del loro mondo natale, è vietato riassociarsi con il precedente partner in un nuovo ospite, giusto? Come si fa a stabilire chi è davvero il responsabile di queste emozioni, esattamente?» La domanda rimase sospesa nell'aria, in attesa di una risposta che Bashir trovava difficile, se non impossibile, fornire. Sebbene i suoi studi lo avessero reso uno dei maggiori esperti di fisiologia Trill, grazie alla presenza stabile di un ufficiale della Flotta Stellare Trill a bordo della base su cui lui prestava servizio, non era altrettanto esperto di come funzionasse il legame tra le due menti, i due esseri che, da un certo momento in avanti, andavano a comporre l’uno.

«Non sono sicuro di avere risposte soddisfacenti da darle, Tenente,» ammise Bashir, aggiungendo: «Così come non sono particolarmente sicuro che si possano trovarle su Trillius Prime. Nella loro cultura, è più importante far fare più esperienze possibili al simbionte, quindi tutto ciò che si discosta da questa direttiva è vietato.»
L'altro ufficiale si limitò ad annuire: «Immagino che non ci sia una risposta semplice o giusta. O che, se per questo, ci sia una risposta.» Ferrari riportò l'attenzione sulla questione, rivolgendo al medico la successiva domanda: «Come posso essere d'aiuto? Il nostro giuramento ci impone di non interferire con altre culture, anche se sono capaci di curvatura e si trovano a uno stadio evolutivo paragonabile al nostro.» Non capiva bene dove stesse andando a parare la conversazione, perché Bashir avesse bisogno di lei, ma sperava che l'uomo le desse una risposta diretta al più presto.
C’era da dire, inoltre, che non conosceva personalmente le persone coinvolte: era chiaramente l’individuo meno adatto a compiere un intervento del genere. Bashir, invece, sembrava pensarla diversamente: «Direi di lasciare le questioni culturali dei Trill nelle mani dei Trill, Tenente. Altrimenti apriremo un dibattito nel quale nessuno dei due riuscirebbe a venirne a capo con una giustificazione che sia soddisfacente, non solo per noi, ma anche e soprattutto per loro. Ora, quello che vorrei è solo dare a Dax la possibilità di non commettere un errore evitando di parlare con Lenara. Diciamo che se l’è presa parecchio…»
Gesticolando con la mano destra e continuando a parlare, Bashir fece cenno a Ferrari di alzarsi e seguirlo, precedendola verso l'area di recupero, in cui si trovavano i pazienti a lungo termine, seguito dalla donna, che aveva ancora un'espressione scettica sul volto.
   
 
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