Anime & Manga > HunterxHunter
Ricorda la storia  |      
Autore: Giuly_2_21    22/08/2022    0 recensioni
"Un assassino non ha bisogno di amici"
Kalluto aveva sentito suo fratello Illumi dire quella frase innumerevoli volte. E tutte le volte si chiedeva il suo vero significato e il motivo per cui Illumi sembrasse, almeno ai suoi occhi, sempre turbato da essa.
Era dovuto alla loro (malsana) educazione familiare o c'era dell'altro dietro?
Durante un giorno, già di per sè anomalo, il piccolo Zoldyck scoprirà la verità dietro quelle parole…
-
VERSIONE MODIFICATA E REVISIONATA
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Illumi Zaoldyeck, Kalluto Zaoldyeck
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

KALLUTO POV

"Quali strane creature sono i fratelli" aveva scritto Jane Austen in uno dei suoi innumerevoli romanzi e per quando io non sia un suo fan, non posso fare a meno di concordare con lei.* 

I fratelli, soprattutto i miei, sono davvero dei tipi bizzarri; incomprensibili oserei dire.

C'è per esempio Milluki, il secondogenito, un collezionista compulsivo sempre pronto a vantarsi di essere disposto a fare qualunque cosa pur di accaparrarsi uno dei suoi "rari e preziosi" pupazzetti da esposizione per poi l'istante dopo lamentarsi di essere al verde. Insomma ditemi se questa può essere definita una cosa normale.

Oppure c'è Killua, il terzogenito, che in quanto erede della famiglia è favorito, amato, considerato, pieno di privilegi che io potrei solo sognarmeli ... e nonostante ciò ha sempre guardato questo ruolo con astio e farebbe di tutto pur di rinunciarci. Posso dire di trovare semplicemente assurda questa sua scelta?

Altrimenti c'è Alluka, il/la quartogenito/a (mai capito se è maschio o femmina). La sua stranezza non risiede nel comportamento, quanto piuttosto nella creatura celata dentro il suo corpo. Da dove sia venuta, come funzioni e perché abbia parassitato proprio lui/lei sono sempre stati gli argomenti più discussi dalla nostra famiglia, ma nessuno è mai riuscito a capirci qualcosa (anche se sospettiamo che Killua ci nasconde qualcosa a proposito).

Ma persino l'atipicità di Alluka impallidisce se messa a confronto con quella di Illumi. Il primogenito e (al momento) miglior assassino della nuova generazione Zoldyck, è dai gran lunga il più bizzarro fra tutti.

Non mi sto riferendo alla sua abitudine di scavare buche nel terreno e dormirci dentro o al trasferimento da "Pinehead mancato" (parole di Milluki, non mie), bensì alla sua personalità. In quanto fratello maggiore non ereditario, il suo ruolo è sempre stato quello di uccidere e addestrare l'erede e gli altri fratelli (rispettivamente Killua, Milluki e me) nella stessa arte. E così aveva fatto, interiorizzando quel compito a tal punto che sembrava non potesse fare nient'altro. Oltretutto, sia dentro che fuori dall'allenamento, non mostrava mai alcuna emozione che fosse di gioia o di rabbia. Il suo tono di voce, l'espressione del suo viso e il suo portamento era sempre calmo e composto.

Pensate che trovavo la faccenda talmente assurda che una volta, quando avevo circa 5 anni, avevo pure tirato dei colpetti alla sua gamba per controllare che non fosse di metallo, una specie di automa comandato da remoto da mamma o papà.

Tuttavia, man mano che crescevo e venivo addestrato non solo nell'arte dell'uccidere, ma anche a osservare i più piccoli particolari (abilità utile sia nel combattimento che per nascondere le proprie tracce), iniziai ad accorgermi che il volto di porcellana di Illumi che io ho sempre visto perfetto e immutabile di tanto in tanto si crepava. Crepe piccolissime, quasi invisibili, ma pur sempre crepe: i lati della bocca che si piegavano per una frazione di secondo leggermente all'ingiù; i muscoli delle braccia un po' più rigidi del solito; gli occhi, già di per sé neri come la pece, diventare ancora più scuri come se un velo li avesse coperti.

Notai poi che tutto questo non avveniva in maniera casuale, bensì ogni qual volta che venivano pronunciate le parole "amico/i" e il fatto che fosse proprio mio fratello a dirle spesso a causa della frase, ormai divenuta il suo motto, "un assassino non ha bisogno di amici" mi riempiva la testa di domande.

Da quanto tempo capitava?
Perché avveniva solo quando venivano tirati in ballo gli amici?
E perché Illumi continua a ripetere una frase che sembrava turbarlo?

Come se si trattasse di un esperimento scientifico, iniziai a farmi delle ipotesi. La prima era che fosse dovuto alla nostra rigida educazione famigliare. Del resto dovevamo essere dei sicari a sangue freddo. Forse a Illumi ciò non piaceva, ma era stato costretto a farsene una ragione e per via del suo ruolo doveva anche cercare di non lasciarlo trasparire. Si trattava di un'ipotesi semplice ed esaustiva eppure c'era qualcosa che non faceva pensare che non fosse così.

Purtroppo indagare più a fondo era difficile. Per quanto Illumi fosse abbastanza gentile con me (al di fuori dell'allenamento si intende), dubitavo avrebbe svuotato il sacco e chiedere alla mamma o a Milluki, oltre al non avere la certezza che sapessero, avrebbe comportato un quasi certo rimprovero (con conseguente punizione) per essermi interessato a fatti che non mi riguardano (in caso contrario me lo avrebbero detto). Cercai allora di ignorare quelle inutili domande e andare avanti per la mia strada. Per qualche mese ci riuscii, ma poi venne il giorno che stravolse tutto.

Quella giornata era partita come tante altre. Io e Illumi stavamo rientrando a casa dopo una missione ben riuscita (nulla di eclatante; un politico da far fuori per conto di un boss locale). Di buona lena ci eravamo incamminati sul sentiero che portava ai piedi del monte Kukuru dove abitavamo e dopo un'oretta riuscii a scorgere le colossali mura di pietra grigia e levigata che circondavano la proprietà e il pesante cancello a sei porte sormontato da dragoni di bronzo con a destra la piccola cabina dove stava il nostro guardiano Zembro e il suo aiutante. Fu proprio guardando quest'ultimo particolare che notai un'anomalia piuttosto preoccupante.

Guardai mio fratello e dissi: -Non c'è nessuno. Zembro-san non dovrebbe lasciare la cabina incustodita-

-A meno che non sia successo qualcosa di grave- rispose Illumi che, per quanto non lo dava a vedere, dedussi fosse anche lui allarmato -Seguimi e stai in allerta-

Così si avvicinò al cancello, lo aprì con cautela e si infilò dentro con me al seguito. Subito notai Mike, il nostro gigantesco e tetro cane da guardia, sonnecchiare poco più in là. Il canide aprì di scatto gli occhi rossi sangue, ma vedendo che eravamo noi li richiuse subito dopo. Dedussi quantomeno non eravamo sotto attacco. Ma allora che era successo?

Illumi e io ci spostammo a passo leggero e svelto per il bosco che circondava la tenuta e arrivammo nei pressi di un muro diroccato usato come ultimo perimetro entro il quale gli invasori dovevano essere respinti. Lì trovammo di guardia uno dei nostri servitori, una ragazzina di colore con i dread, che ci salutò con un profondo inchino.

-Illumi-sama. Kalluto-sama. Bentornati-

-Canary. Che sta succedendo? Perché Zembro-san non si trova al suo posto?- tagliò corto mio fratello.

-Purtroppo sono successe diverse cose durante la vostra assenza. Ieri notte Killua-sama ha accoltellato Milluki-sama e la signora Kikyo ed è fuggito. Vostro padre ha inviato Tsubone, Amane e Zebro a cercarlo- ci spiegò in maniera breve e coincisa, sebbene notai una piccola inflessione nella sua voce riguardo la parte della ricerca, quasi come se sperasse nel suo fallimento. Nel resto la mamma aveva spesso parlato di quanto Killua si trovasse bene in compagnia di Canary e non era da escludere che lei stessa si fosse un po' affezionata a lui.

Tuttavia non era quella la mia principale preoccupazione né tanto meno lo era la fuga di Killua (una parte di me sospettava che prima o poi sarebbe accaduto). Erano le condizioni di mia madre ad allarmarmi. Killua era un assassino. Era stato addestrato a esserlo. Non era perciò da escludere che le ferite inferte alla mamma si rivelassero letali.

-Le condizioni di mia madre e mio fratello??- chiese Illumi anticipando la mia domanda.

-Milluki-sama ha riportato un taglio lungo il torace e la spalla sinistra. La signora è rimasta ferita al collo e al volto. Nessuno dei due però è in pericolo di vita. Stanno riposando in infermeria-

Illumi annuì appena dopo di che la superò e prosegui verso casa e l'infermeria con me al seguito. Ci inoltrammo nel fitto del bosco, seguendo uno stretto sentiero che diventava mano a mano sempre più ripido. In tutto questo tempo Illumi non disse mezza parola e anche il suo volto era rilassato, fatta eccezione per le sopracciglia un po' aggrottate che interpretai come un segno di preoccupazione.

-Illumi, stai bene?- azzardai.

-Ho solo qualche livido, ma per il resto sono sano- rispose piatto.

Sospirai seccato. Gli volevo bene più di quanto volessi ammettere, ma certe volte mi chiedevo se fosse stupido o mi prendesse in giro.

-E riguardo la situazione con Killua?- aggiunsi allora.

-Purtroppo ho fatto un errore di valutazione, ma la risolveremo in fretta- rispose evasivo come al suo solito.

Prima che potessi insistere ancora arrivammo davanti casa. Illumi aprì la pesante porta di legno lucido e si fiondò nel corridoio a destra con tale rapidità che stentai a stargli dietro. Non capii come mai quella fretta improvvisa. Possibile che voleva evitare domande scomode? Mi sembrava un'ipotesi assurda, ma se quello era l'intento ci stava riuscendo perché quando finalmente lo raggiunsi era già davanti alla porta dell'ambulatorio.

Entrammo in quell'ambiente lungo e stretto, dall'odore persistente di disinfettate e il candore quasi accecante spezzato solo dalle tendine dei letti color verde acqua. Sul terz'ultimo a partire dal fondo stava seduto mio fratello Milluki a petto nudo. Un paio di infermiere gli stavano cambiando le bende, ma avevano qualche difficoltà visto il suo continuo agitarsi. A differenza di Illumi, leggere lo stato d'animo di Mil era una passeggiata. Era palesemente di nero di rabbia se non era per la mascella contratta, i denti digrignati e il rossore sulle gote si poteva intuirlo facilmente dalla serie di ingiurie che lanciava contro Kil.

-Quel maledetto bastardo! Appena torno giuro che lo scortico vivo!- era solo una delle tante.

-Milluki! Piantala di strepitare! Mi fai venire mal di testa!- lo zittì nostra madre.

Anche lei era seduta su un lettino dal lato opposto di Milluki con la schiena adagiata contro una serie di cuscini e sorseggiava una tisana fumante. Delle garze bianche le avvolgevano il collo e i lati del volto, ma per il resto sembrava stare bene. Tirai un sospiro di sollievo nel constatare ciò.

All'ordine di mamma Milluki si zittì, ma tenne comunque un'espressione imbronciata in volto.

Dopo di che mamma appoggiò la tazza sul comodino vicino al letto e prestò attenzione all'ingresso.

-Illumi. Kalluto. Siete tornati- disse accennando un sorriso.

Incitati da un suo cenno di mano ci avvicinammo al letto. Mi sedetti al suo fianco e lasciai che mi accarezzasse la testa. Illumi si sedette invece di fronte a lei.

-Ci hanno riferito che Killua è scappato- esordì immediatamente.
Lei annuì grave.
-Gotoh-san è venuto a fare rapporto poco fa. Nulla da fare. Sembra essere scomparso nel nulla-
La sua voce si ruppe. Si tolse il visore dagli occhi e lo appoggiò sul comodino accanto alla tazza.

In gioventù era stata colpita da una grave malattia che l'aveva lasciata quasi completamente cieca. Nessuna cura era riuscita a ridargli la vista perciò Milluki le aveva costruito un visore a infrarossi che, unito al suo En, l'aiutava a percepire le persone e lo spazio circostante. Non se ne separava mai eccezion fatta per dormire o piangere. E a giudicare dai suoi occhi lucidi quella volta era dovuta alla seconda opzione.

-Il mio piccolino ha cercato di uccidermi. Dovevate vederlo. Lo sguardo gelido. Il temperamento freddo. La precisione dei colpi- riprese -Sono così orgogliosa di lui! Questione di pochi anni e diventerà un assassino degno di suo padre!-
Dopo di che scoppiò a piangere dalla gioia.

Sì. Pure mia madre può tranquillamente rientrare nella categoria delle persone strane. Del resto la mela non cade mai lontano dall'albero.

Illumi la osservò attentamente con la testa leggermente inclinata da un lato.
-Piangi di gioia eppure prima sembravi turbata- disse.
-Non ti si può nascondere proprio niente??- domandò retorica nostra madre asciugandosi le lacrime con un fazzoletto di stoffa.
-Me l'hai insegnato tu- ribatté lui.
-Sì. Sono un po' preoccupata- confessò lei -Ho paura che Killua, da solo e distante da noi, possa allontanarsi dalla via dell'assassino. E se ciò dovesse accadere la famiglia rimarrebbe senza un erede e questo non possiamo permettercelo-

-Non devi temere, Kikyo. Non accadrà-

La voce che aveva rassicurato mia madre apparteneva a mio nonno Zeno appena entrato in infermiera.

-Killua si è ribellato, questo è vero, ma è la gioventù. Può capitare e ciò non significa necessariamente che voglia abbandonare la carriera da sicario- continuò avvicinandosi a passi lenti -E anche se quelle fossero le sue intenzioni, l'arte dell'uccidere e la voglia di sangue scorrono nelle sue vene. Non le può rinnegare neanche volendo. Il suo destino è segnato e presto o tardi se ne accorgerà e lo accetterà. Tu sai che andrà così, Kikyo. Dopotutto non è la prima volta che succede...-

Nel pronunciare quelle ultime parole i suoi occhi azzurro ghiaccio si spostarono da quelli grigi e spenti di mia madre ai nero pece di Illumi.

Fu allora che per una frazione di secondo rividi gli occhi di mio fratello oscurarsi, i muscoli irrigidirsi e la bocca storcersi leggermente all'ingiù. Gli stessi identici segni che mostrava quando sentiva le parole "amico/i".

-Ah. Illumi. Silva voleva parlare con te- disse poi Zeno cambiando subito argomento come se il precedente fossero chiacchiere da poco.

Illumi lo affiancò immediatamente e insieme uscirono dalla stanza. Rimanemmo solo io e mia madre la quale stava mormorando a denti stretti di quanto disapprovasse la calma di suo suocero. Arrivati a quel punto non riuscii più a tenere a freno la lingua.

-Mamma. Prima il nonno ha detto che non era la prima volta che succedeva. A cosa si riferiva?-
Lei sembrò stupirsi di quella domanda a tal punto che ci mise diversi secondi per rispondere.
-Nulla di importante. È successo molto tempo fa- disse infine –Scusa tesoro, ma ora mamma deve riposare-
-Ma...- cercai di insistere.
-Kalluto- mi ammonì lei con un tono che non ammetteva repliche –Non sono faccende che ti riguardano. Ricordati qual è il tuo posto-

Quella risposta mi irritò non poco. Sempre la solita storia. 

Non sono faccende che mi riguardano anche se si tratta della mia famiglia. 

Stai al tuo posto eppure se si tratta di Killua un paio di frustate e tutto perdonato.

Ma perché devo essere sempre e solo io all'oscuro delle cose?!

Perché hai solo 10 anni e sei ancora acerbo, mi risposi da solo. Già. Io sono il figlio più piccolo, il più debole e il più ordinario tra tutti. Sì, qualcuno potrebbe trovarmi strano per via del mio volto effeminato, per il fatto che combatto con dei ventagli di carta o ancora che fossi un po' sadico con le mie prede, ma rispetto ai miei fratelli erano quasi normale. Non ero completamente apatico come Illumi né lagnoso come Milluki. Non ero l'erede a differenza di Killua e nemmeno ospite di un potente parassita dal potere oscuro come Alluka. Era ovvio che venissi poco considerato. Eppure non era giusto. Ho fatto sempre quello che mi veniva richiesto, sempre per il bene della famiglia. Una ricompensa per questo è chiedere troppo?

-Hai ragione- dissi invece scendendo dal letto –Scusa se ho insistito. Buon riposo-

Prima di andarmene diedi un'occhiata a Milluki. I nostri sguardi si incrociarono, ma lui lo distolse subito. Il messaggio era chiaro: lasciami fuori da questa faccenda. Non lo biasimai. Nessun uomo sano di mente vorrebbe far arrabbiare Kikyo Zoldyck volontariamente.

Uscì dalla stanza e andai in camera mia al piano superiore. Entrando venni investito da una folata di aria fresca. I domestici avevano lasciato aperta la finestra così da non far viziare l'aria.

Una parte di me era tentata di togliersi il kimono, andare in bagno a farsi una doccia e poi gettarsi sul letto e dormire un po' prima dell'allenamento pomeridiano. Invece, chiusi la porta ed estrassi dalla manica del kimono un foglio di carta ritagliato a immagine e somiglianza di Illumi.

Era una follia, lo sapevo bene. Ero consapevole del rischio che correvo se venivo scoperto e le possibilità erano alte considerato che la tecnica di spionaggio che volevo usare era ancora in fase sperimentale.

Ma ormai la curiosità mi stava divorando. Avevo bisogno di sapere quello che era successo, dovevo sapere che correlazione avevano la fuga di Killua e il ricordo che continuava a turbare Illumi. Ed era quasi certo che, durante il colloquio con papà, ne avrebbero parlato.
Perciò presi coraggio e attivai la tecnica.

-... non dubito del vostro giudizio- sentì Illumi dire quasi certamente a nostro padre -Tuttavia non dobbiamo dimenticare quanto sia abissale la differenza di carattere e di ruolo che c'è tra Kil e il me di allora. Considerate le premesse diverse è altrettanto probabile che pure i risultati lo siano-
-È vero- rispose papà -Tu e Kil non siete uguali, ma è proprio per questo che sono ancora più fiducioso del suo ritorno. Tu al tempo eri fermamente convinto di poter cambiare il destino, eppure alla fine sei tornato qui di tua sponte. Se persino tu l'hai capito al tempo, allora anche lui, che è molto più volubile rispetto al te di allora, presto o tardi lo farà-
-È quel presto o tardi che mi preoccupa- sembrò insistere mio fratello –Nel mentre potrebbe cacciarsi nel guai-
-Hai provveduto tu stesso per evitare che ciò accada-
-Potrebbe riuscire a neutralizzare la mia tecnica o trovare qualcuno che lo faccia al suo posto-

Sentì mio padre sospirare.
-Noto che la tua vecchia cocciutaggine non sia sparita del tutto- fu il commento divertito di mio nonno.
-È un male?- chiese mio fratello.
-Dipende dai punti di vista- gli rispose ambiguo.

-Quali sono le tue intenzioni?- chiese a quel punto mio padre.
-Rintracciarlo, accertarmi delle sue condizioni, capire le sue intenzioni e agire in base a esse- affermò Illumi.

Ci fu un lungo attimo di silenzio, dove persino io trattenni il fiato in attesa della risposta.
-Va bene- si arrese infine mio padre -Se ci tieni tanto a inseguirlo non sarò io a fermarti. Ho solo una condizione da porti. Non devi costringere Killua a tornare a casa con la forza. Accrescerebbe solo la sua voglia di fuggire-
-Non temere padre. Non userò la forza bruta- disse Illumi -Se non c'è altro di cui discutere, io andrei in camera mia- e così si chiuse la conversazione.

Deluso disattivai la tecnica. Dalle informazioni apprese ero sì riuscito a elaborare un quadro generale, ma mancavano ancora parecchi elementi.

Quando era accaduto?

Perché era accaduto?

Cos'è successo tra la fuga e il ritorno?

E cosa centravano nello specifico gli amici?

Mille ipotesi mi vennero in mente, ma nessuna era certa e questo mi frustava assai. Volevo più informazioni. Ma come fare a ottenerle?

Seguire Illumi nella sua missione per recuperare Killua? No, mi avrebbe quasi sicuramente scoperto e comunque non c'era la garanzia di ricavarne qualche indizio.

Mettere sotto torchio Milluki contrattando informazioni in cambio di un'action figure? No, ci vorrebbe molto tempo e quasi sicuramente direbbe tutto alla mamma.

Allora come?

-Ah. Dannazione- esclamai mettendomi le mani tra i capelli.

-Non male come tecnica. Ma se ci tieni a non farti scoprire, ti conviene attivarla prima di posizionarla sul bersaglio. E magari anche chiudere la finestra prima di cimentarti in azioni illecite- disse una voce famigliare che mi fece gelare il sangue nelle vene.

Con gli occhi sgranati e il respiro corto, alzai gli occhi verso la finestra sperando di essermela immaginata. Purtroppo non era così: Illumi era lì, appoggiato al davanzale, a fissarmi con i suoi enormi occhi scuri come la notte. Tra le mani aveva un minuscolo pezzo di carta, lo stesso che gli avevo messo addosso mentre usciva dall'infermiera.

-Che cosa stavi cercando di fare?- mi chiese. La sua voce era calma, ma fu facile notare che il suo stato d'animo non lo fosse.

Una parte di me, succube del panico, mi suggerì di correre il più lontano possibile da lì, ma la mia parte razionale, tuttavia, non gli permise di prendere il sopravvento e compromettermi più di quanto già non fossi.

Deglutii e cercando di non far tremare la voce confessai. Tanto non avevo via di scampo; almeno dicendo la verità mi sarei risparmiato le torture psicologiche di Illumi che, credetemi, sa essere terribile in quei momenti.
-Stavo cercando risposte su di te-

-Su di me??- ripeté lui.

-Sì. Il nonno, quando ha detto che non era la prima volta che capitava, ti ha guardato e tu sembravi turbato. Anche quando si tira in ballo la questione "amici", lo sembri.
Ho provato a chiedere spiegazioni a mamma, ma non ha voluto dirmi nulla. Così ho provato a usare quella tecnica sperando di capirci qualcosa, ma non è servito a molto. Credimi, non volevo arrivare a mettere il naso negli affari di papà; volevo solo cercare di capire e capirti-

-Perché?-

-Come?- chiesi confuso.

-Perché ci tieni così tanto a comprendermi?- ripeté Illumi.

Una domanda logica e legittima a cui però non seppi rispondere subito perché in verità non ci avevo mai pensato.

Perché mi interessava così tanto conoscere il passato di Illumi? Era solo una conseguenza del mio addestramento? Era per affetto di lui? Oppure...?

-Io ho rinunciato a tutto per la nostra famiglia- iniziai. Forse quello che stavo per dire era troppo. Troppo pretenzioso, troppo arrogante, ma ormai non aveva più importanza.

-Ho rinunciato a una infanzia normale, a una vita normale. Ho sulla coscienza la vita di centinaia di persone, ho visto cose che un bambino normale non dovrebbe mai vedere. Non posso avere relazioni affettive al di fuori della famiglia eppure se per una volta chiedo di sapere qualcosa riguardo ad essa vengo sgridato. Mi chiedi il perché, Illumi. Allora dimmi perché dovrebbe essere una cosa sbagliata preoccuparsi di una delle poche persone con cui mi è concesso creare un bel rapporto? Perché non posso ricambiare anche solo in piccola parte tutto quello che hai fatto per me? Perché non posso essere tuo fratello?-

Infine tacqui e mi preparai mentalmente per la punizione che sarebbe sicuramente giunta.

Illumi mi osservò per un po' in silenzio. Poi scese dal davanzale e avanzò verso di me. Chiusi gli occhi aspettandomi un colpo, ma lui si limitò ad aprire la porta e dirmi semplicemente -Vieni-

Diligentemente lo seguì attraverso i corridoi della villa aspettandomi di arrivare nei sotterranei dove solitamente si punivano i trasgressori. Rimasi sorpreso nel vedere che eravamo davanti alla porta di ingresso.
-Perché siamo qui? Non dovrei essere punito?- chiesi mentre apriva la porta e usciva dalla villa -Ho origliato a una conversazione privata...-
-... e io ti ho permesso di farlo- concluse lui -Sono sia complice che causa della tua trasgressione e non ci tengo a finire nei guai anch'io. Non dopo aver sudato sette camice per ottenere il permesso per rintracciare Killua-

Fu sollevato a sentire quelle parole, ma continuavo a non dirmi dove mi stesse portando né il perché. Sapendo che non sarebbe servito a nulla richiedere, mi limitai a seguire la sua lunga e fluente chioma nera attraverso il bosco lì vicino. Ci inoltrammo nel fitto degli alberi, in una zona che non conoscevo e che a giudicare dall'assenza di sentieri precisi era poco frequentata in generale.

Sbucammo infine in una piccola radura dove l'erba corta e di un verde brillante era punteggiata dal rosso dei papaveri selvatici e dal giallo di qualche spiga di grano solitaria.** Sembrava un luogo incontaminato dall'uomo se non fosse per una piccola torretta di sassi canditi e circolari impilati uno sopra l'altro al centro dello spiazzo.

Illumi si sedette proprio lì di fronte e mi fece cenno di fare altrettanto. Allora lisciai del kimono ed esegui.

-Non avevo mai visto questo posto- esordii.
- Tu sei il primo a cui lo mostro- disse lui -Da bambino venivo spesso qui per staccare dall'allenamento. Ci potevo restare per poco, dieci minuti massimo. Ma per quel poco mi potevo illudere di essere libero. Libero dal mio ruolo; dalle prospettive e responsabilità da primogenito; dalla vita grama che il destino mi aveva assegnato...-

Rimasi sbigottito da quella esternazione non tanto per le parole in sé, ma per il modo con cui le disse. Mai prima di allora l'avevo sentito parlare così tanto rammarico e tristezza. E mi stupii ancora di più nel constatare che la sua espressione rifletteva davvero il suo stato d'animo. Gli occhi bassi e oscurati dalla tristezza; i lati della bocca rivolti all'ingiù; le braccia strette intorno le ginocchia ... ormai non erano più sottili crepe su una maschera di apatia. Non c'era più la maschera. Illumi l'aveva tolta.

-Ho fatto un gravissimo errore di valutazione- confessò lui –Credevo che il colpo di testa che ho avuto da giovane fosse un caso isolato che né tu né Killua avreste mai emulato e perciò non ho mai preso la briga di raccontarvelo. Invece Killua è scappato proprio come ho fatto io 12 anni fa. Non posso più tornare indietro, ma visto che tu sei qui e ti interessa la storia ti dirò tutto-

Fece una piccola pausa prima di aggiungere (e doveva essere stato difficile per lui ammetterlo): -E poi hai ragione. Siamo fratelli. Non possiamo avere altri al di fuori di noi. E così come tu ti sei sfogato con me prima, anch'io posso farlo-

Così dopo un mio accenno affermativo, Illumi iniziò a raccontare.

-L'avrai già capito, io non sono sempre stato ligio al dovere e alla famiglia. Il mio compito era di diventare il miglior assassino possibile e trasmettere tutta la mia esperienza ai fratelli che sarebbe giunti dopo di me.
All'inizio l'avevo presa bene: volevo rendere orgogliosi i nostri genitori e quindi mi impegnavo al massimo per eccellere. Poi sono iniziate le missioni e vedendo nel mondo là fuori i miei coetanei liberi di giocare quanto volevano, ho realizzato la mia situazione: avevo una casa enorme, cibo a volontà, maggiordomi, soldi... ma non avevo la libertà. Avevo una routine da rispettare, dei doveri da compiere e non potevo rifiutare né l'una né gli altri pena la tortura. Non sapevo cosa fare: ingoiare il rospo e adattarmi oppure alzare la testa e ribellarmi? Ma nel secondo caso dove andare e cosa fare dopo? Pensavo che sarei rimasto bloccato in quel bivio per sempre, ma poi qualcosa è cambiato...-

La bocca di Illumi si inarcò in un piccolo sorriso malinconico e capii che eravamo arrivati al clou del discorso.

-Avevo all'incirca la tua età. Nostro padre mi aveva spedito all'Arena Celeste per migliorare le mie prestazioni nel corpo a corpo. In quel periodo, oltre a me, c'era un altro ragazzo nell'arena che aveva stupito tutti con le sue abilità fuori dal comune. Si chiamava Jallish Priet, ma tutti lo chiamavano semplicemente Jale. Era un orfano dai capelli rossi e gli occhi verdi, sempre sorridente e pieno di vita. Desiderava diventare un Hunter per esplorare il mondo, conoscere nuovi posti e nuove persone. All'inizio lo odiai poiché rappresentava tutto quello che non potevo avere o essere. Lo affrontai in arena con l'intenzione di ucciderlo, ma lui era... come dire... troppo luminoso per essere ucciso. Forse non comprendi, ma è difficile da spiegare. Sta di fatto che non riuscì a farlo fuori e persi l'incontro. Quella stessa sera lui venne a parlarmi. Parlammo, parlammo tutta la notte e la mattina seguente realizzai di non odiarlo più, ma di voler stare al suo fianco ed essergli amico. Ci mantenemmo in contatto anche quando tornai a casa. Inizialmente non raccontai nulla a nessuno, ma poi tutto venne a galla. Mamma mi rimproverò a lungo. Diceva che non potevo perdere tempo in una relazione che non sarebbe mai andata in porto; che ero un assassino e come tale non potevo avere amici poiché potevano diventare futuri bersagli e soprattutto che se davvero ci tenevo a quel ragazzo dovevo stargli lontano perché altrimenti avrei finito di ucciderlo con le mie stesse mani-

Illumi fece una pausa. Pensai che dovesse prendere fiato, ma col senno di poi capii che si stava preparando mentalmente a ciò che stava per dire.

-Non l'ascoltai. Ormai avevo scelto cosa fare: ribellarmi e scappare via con Jale. Dovevo solo scegliere il momento propizio. Fortunatamente non passò molto tempo che mamma scoprì di essere incinta di Killua. Sapendo che il piccolo in arrivo avrebbe generato molta confusione, attesi pazientemente il giorno del parto e ne approfittai per uscire dalla magione. Mi incontrai con Jale in città e insieme fuggimmo via. Nessuno ci trovò. Non so se fu per nostra bravura oppure se papà ci lasciò liberi di andare. Non ha importanza.
Per un anno intero io e Jale viaggiammo da un paese all'altro, esplorammo luoghi straordinari, mangiammo cibi strepitosi e ci allenammo. Un giorno incontrammo un vecchio Hunter esploratore di nome Brish che, su insistenza di Jale, ci insegnò a usare il Nen. Dopo qualche mese eravamo diventati abbastanza abili nell'usarlo e Jale si definì pronto per affrontare l'esame e diventare un Hunter. Ricordo che quel giorno mi chiese se volessi andare con lui e affrontare l'esame insieme. E ricordo altrettanto bene che non riuscì mai a rispondergli, dato che venimmo attaccati-

La sua voce si incupì. Intuì immediatamente quello che stava per dire, ma non lo bloccai. Lasciai che fosse lui stesso a confermare o smentire la mia ipotesi.

-Scoprì in seguito che Brish, durante una delle sue missioni, aveva provocato l'ira di un boss locale il quale aveva assoldato dei sicari per ucciderlo. Brish ci disse di scappare e non preoccuparci per lui, ma mentre diceva ciò uno di loro lo sgozzò. Jale si infuriò e decise di attaccare il gruppo per vendetta. Cercai di farlo desistere, ma non mi diede ascolto. Temendo per la sua incolumità, lo seguì e al suo fianco iniziai a uccidere uno per uno quei bastardi-

Illumi fece un'altra pausa e strinse tra le dita il tessuto dei pantaloni fino a sciuparlo.

-Era la prima volta da quando ero scappato che uccidevo qualcuno e stranamente mi era mancato farlo. Diventai presto ubriaco di sangue e persi ogni freno inibitore. Tagliai teste, squarciai gole e spezzai colli senza ritegno finché non eliminai tutti-

Vidi le dita delle sue mano stringere ancora di più il tessuto fin a che non divennero ancora più pallide di quanto già non erano.

-Quando infine la mia furia di sangue sfiorì, vidi Jale davanti a me, pallido come un cencio e con un buco in petto. Mi guardai le mani e vidi un cuore ancora caldo e sanguinante tra esse. Il suo-

Per quanto l'avessi già intuito, quelle parole cariche di dolore mi destabilizzarono. Guardai mio fratello e scoprì avere gli occhi lucidi.

-Per la prima volta da quando lo conoscevo Jale non sorrideva. Mi guardò con i suoi enormi occhi verdi che pian piano diventavano vitrei e mi chiese: -Perché?-. Si accasciò a terra subito dopo e non si mosse più.
Io rimasi lì a guardarlo senza vederlo realmente. Soffrivo, ma non riuscivo né a piangere o né a urlare. Riuscivo a pensare a una cosa sola: lui era morto ed era stata tutta colpa mia. Senza di me avrebbe potuto sostenere l'esame da Hunter, diventare un esploratore, farsi una famiglia, morire nel suo letto di vecchiaia, soddisfatto della sua vita...
E invece è morto nel fango e nel sangue, col petto squarciato da quello che credeva un suo amico. Ma io non ero suo amico. Non lo sono mai stato, altrimenti non lo avrei ucciso...-

Fu allora che compresi il vero significato della frase "Un assassino non ha bisogno di amici". L'avevo sempre interpretata in maniera letterale, pensando quindi che l'animo di un vero assassino non necessitasse di affetto o approvazione da quelli che potevano diventare i suoi futuri bersagli. Ma mi sbagliavo. Quella frase aveva una morale ben più crudele. Significava che era deleterio per quelli come noi avere degli amici perché ciò li avrebbe distrutti emotivamente nel momento in cui li avrebbero uccisi volutamente o meno.

Illumi sembrò riprendere il controllo delle sue emozioni e proseguì.

-Non so quanto tempo passò prima che decidessi di muovermi. Lasciai il corpo lì; portai dietro solo il cuore. Tornai a casa. Non dissi nulla ai maggiordomi né risposi alle loro domande. Parlai solo con mia madre, corsami incontro con Killua in braccio e Milluki al fianco e le dissi solo: -Avevi ragione-. Mi punirono, ma in confronto al dolore per la morte di Jale, non era nulla. Da allora non provai più a scappare o a ribellarmi. Seppellì il cuore, ma non andai mai a recuperare il corpo né pensai più alla carriera da Hunter. Stetti al mio posto occupandomi solo di quello che mi era richiesto di fare: uccidere e addestrare. Nulla di più, nulla di meno-

Così finì il racconto e abbassò la testa nascondendola tra le braccia e le ginocchia.

Io non sapevo cosa dire. Quel fiume di emozioni mi aveva travolto appieno portando alla deriva tutte le parole. Sapevo che Illumi era più emotivo di quanto dimostrava, ma mai avrei potuto sospettare che dietro quella maschera di apatia si nascondesse una voragine di dolore, rassegnazione, malinconia e speranze infrante. Avrei voluto dire qualcosa per consolarlo; dirgli che non era vero, che c'era speranza per noi, ma sarebbe stata solo una menzogna dolorosa.

Non stetti però con le mani in mano. Mi alzai e posizionandomi di fronte a lui, gli cinsi la testa con le braccia.

Non eravamo soliti a mostrare affetto, ma in quel momento sentivo che fosse la cosa giusta da fare. Ne ebbi la conferma quando Illumi ricambiò, cingendo il mio busto con le braccia e appoggiando la fronte sulla mia clavicola.

-Grazie per avermelo detto. E mi dispiace. Per tutto- dissi solo mentre lo stringevo ancora di più a me.

Rimanemmo così per un po'. Illumi non disse nulla, ma sentii il tessuto del kimono all'altezza dei suoi occhi inumidirsi. Lo lasciai fare, mentre io mi persi un'ultima volta nei miei pensieri.

Alla fine Illumi non si era rivelato poi così strano. Anzi, forse ho sbagliato fin dal principio a etichettarlo come anomalo. Alla fine era bastato cambiare prospettiva e acquisire conoscenze nuove per vedere la linea che divide la bizzarria dalla normalità svanire nel nulla.

Allora tutto acquisiva un senso. La maschera di Illumi, la sua apprensione per Killua, quella frase...

E compresi infine il vero motivo per cui ero stato portato lì e il perché della torretta. Non era più solo un luogo di riposo tra un allenamento e l'altro. Quello un luogo di riposo eterno. Per il cuore di Jale e per il suo.

~THE END~

NB (*) Il romanzo citato all'inizio è "Mansfield Park" scritto, per l'appunto, da Jane Austen nel 1814 (confesso di non averlo letto, quindi spero di non aver decontestualizzato la frase per sbaglio. Nel caso, fan di zia Jane, perdonatemi).

NB (**): La radura è ispirata alla prima strofa de "La guerra di Piero" di Fabrizio De André ovvero "Dormi sepolto in un campo di grano/non è la rosa, non è il tulipano/che ti fan veglia all'ombra dei fossi/ma sono mille papaveri rossi".

Autrice time
Ed eccoci qui, alla fine di quella che è (senza troppi giri di parole) una mia personale interpretazione del personaggio di Illumi Zoldyck, uno dei miei personaggi preferiti in Hunter x Hunter (insieme a Hisoka, Killua e ovviamente Kalluto).

L'idea mi venne subito dopo aver sentito il discorso di Silva Zoldyck sul destino di Killua (quello di fine episodio 24) che inevitabilmente ricollegai all'incontro/scontro tra Illumi e Killua all'esame. Ricordo che pensai qualcosa tipo: "Ma dato l'ambiente familiare tossico nel quale sono cresciuti Killua e i suoi fratelli, è possibile che pure Illumi abbia vissuto degli episodi simili e il suo senso di protezione morbosa derivi anche da quello??" . Il resto venne da sé.

(Ovviamente non è mia intenzione giustificare il trattamento che Illumi riserva a Killua nella storia originale. Anche se esso derivasse effettivamente da una situazione di ugual disagio, resta comunque un atteggiamento tossico, morboso e svilente che nella realtà andrebbe denunciato immediatamente).

Ammetto di essermi data un bel po' di carta bianca sia con i caratteri di entrambi (e infatti temo che siano diventati più OOC del dovuto, soprattutto Illumi) e sul loro rapporto (del quale, almeno nell'anime, non è stato mostrato quasi nulla; magari si odiano pure per quello che ne so).

Spero che, nonostante ciò, questa OS vi abbia intrattenuto. Se volete, lasciate pure commenti e stelline. Noi ci vediamo forse in un'altra storia a tema Hunter x Hunter.
Ciao, Giuly♡

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > HunterxHunter / Vai alla pagina dell'autore: Giuly_2_21