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Autore: BeautyLovegood    22/08/2022    1 recensioni
Non avrei mai pensato di scrivere una ff su una delle serie più longeve della tv americana. Ho iniziato da poco a recuperare tutta la serie e per ora sono arrivata quasi alla fine della terza stagione, so già cosa accadrà in futuro a quasi tutti i personaggi, ma in questa ff mi voglio concentrare su Elliot Stabler e Olivia Benson quando sarebbe potuto accadere qualcosa tra di loro prima della dodicesima stagione
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donald Cragen, Elliot Stabler, John Munch, Odafin Tutuola, Olivia Benson
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Afferrò la bottiglia e riempì il bicchiere quasi fino all’orlo.

“Perché… non me lo hai mai detto?”.

“Per tante ragioni…”.

“Comincia dalla prima”.

Elliot abbassò la testa e strinse i pugni.

“Non è così facile, Olivia”.

“Non vado da nessun parte. Dopotutto, sono a casa mia”, ironizzò lei pur di convincerlo ad aprirsi con lei, come faceva una volta.

“Tutto è cominciato una sera che abbiamo litigato a cena davanti ai bambini. Kathy era come… esplosa”, spiegò Elliot gesticolando con le mani arrossate.

“In che senso?”.

“Diciamo che lo abbiamo fatto entrambi. I gemelli stavano litigando e io non riuscivo a farli stare buoni, così ho alzato un po’ troppo la voce, ma Kathy mi aveva gridato di non trattare i nostri figli come i criminali che tu ed io sbattiamo in prigione”.

Si fermò per posare le labbra su una mano chiusa, come per trattenere la sua rabbia.

Olivia si fece coraggio e gli sfiorò il dorso dell’altra mano.

“Capita a tutti di perdere la pazienza, Elliot. Cavolo, se avessi ricevuto un dollaro per tutte le volte che lo facevo con mia madre, adesso sarei miliardaria”.

“Magari fosse stata solo una banale litigata in famiglia”, commentò lui. Non si era accorto di aver girato la mano per stringere quella di Olivia.

“Dopo aver chiesto a Maureen e Kathleen di occuparsi dei loro fratellini, Kathy e io eravamo andati avanti per ore a parlare della mia continua assenza nella nostra vita famigliare, che era praticamente l’unica cosa di cui parlavamo. Ha anche aggiunto che non ce la faceva più a passare le notti a letto da sola o con me dieci minuti appena quando sono presente. E poi mi aveva detto…”.

“Cosa? Che cosa ti aveva detto, Elliot?”.

“Che io mi ostino a non vedere la realtà dei fatti”.

“E quale sarebbe?”.

Elliot abbassò lo sguardo sulle mani unite. Accortasi della situazione, Olivia mosse appena la sua, ma in realtà non voleva ritirarla, soprattutto quando Elliot gliela strinse con delicatezza e la guardò negli occhi.

“Elliot…”.

“Secondo Kathy… il nostro non è un semplice rapporto tra colleghi di lavoro…”.

“Ma questo… questo è…”.

Olivia avrebbe voluto usare la parola ridicolo, ma non riuscì a dirla.

“Diceva che… sembri più tu mia moglie rispetto a lei, date le tante ore che passiamo insieme e molte situazioni scomode che abbiamo affrontato insieme, soprattutto quando ci siamo trovati in pericolo di vita”.

Olivia notò solo in quel momento che Elliot non portava la fede al dito, così trovò la forza di ritirare la mano e indietreggiò fino a sfiorare il bancone della cucina con la schiena.

Elliot la guardò a lungo prima di andare avanti.

“Cercai di dirle che tra noi c’è soltanto amicizia, ma lei diceva che ero ridicolo e che era troppo evidente che…”.

Strinse le labbra dalla frustrazione per quello che non riusciva a dire.

“Come… com’è andata a finire?”.

“Uscii di casa per riflettere facendo un giro in macchina, poi si mi sono fermato in un parcheggio per dormire, almeno per due ore, fino a quando Cragen mi chiamò per un nuovo caso”.

Olivia ricordava ancora la notte di luna piena in cui era stata trovata una donna stuprata al molo ed Elliot era arrivato sul posto con l’umore più nero che avesse mai visto sul suo viso. Rispondeva male persino alle battute sarcastiche di Munch e Tutuola dovette trattenerlo dall’usare le maniere forti più di una volta quando le cose non andavano per il verso giusto durante le indagini.

“Comunque, subito dopo aver concluso il caso, ero tornato a casa e avevo trovato un biglietto da parte di Kathy. Era andata dai suoi genitori con le ragazze e i gemelli per una settimana”.

“Mi ricordo che me lo avevi detto”, commentò Olivia. Ora capiva a cos’era dovuto il suo umore durante quella settimana, non riguardava soltanto la nostalgia per i suoi figli.

“Quando tornarono, la presi da parte e le dissi che…”.

Elliot voltò le spalle ad Olivia e si portò le mani dietro la testa, liberando un grugnito frustrato.

“… che l’amavo come la prima volta che l’ho vista e che l’avrei amata per sempre per avermi dato i nostri figli, ma anche che… aveva ragione”.

Olivia fu ben lieta di non tenere il bicchiere di vino in mano, avrebbe fatto una brutta fine sul pavimento. Si sentiva il cuore in gola, ma non si sentiva soffocare.

Elliot si girò a guardarla.

“Ho ammesso i miei sentimenti e mi sono sentito libero, ma anche triste per aver spezzato troppe volte il cuore a Kathy senza volere. Lei diceva che non dovevo sentirmi in colpa nei suoi confronti, perché comunque sono stato un buon marito, seppur poco presente, e che sono un ottimo padre, ma che fosse meglio per tutti porre fine ad un matrimonio che non andava più da nessuna parte. Così in poche settimane, abbiamo firmato le carte del divorzio. Per i gemelli e Kathleen è stato difficile, mentre Maureen… si è mostrata comprensiva”.

Olivia si portò una mano sul cuore. L’è sempre piaciuta la maggiore delle figlie del suo partner.

“Da quanto tempo è ufficiale il tuo divorzio?”.

Elliot si guardò la mano nuda della fede.

“Da due settimane”.

“E dove vivi adesso?”.

“Vivo ancora nel Queens, in un appartamento grande abbastanza da ospitare i miei figli quando vengono a dormire da me”.

“Per la miseria, Elliot, in tutto questo tempo non mi hai mai detto niente! Come posso credere che provi qualcosa per me al di sopra dell’amicizia?”, sbottò Olivia sull’orlo delle lacrime.

“Hai ragione ad essere arrabbiata, Olivia, e mi dispiace tanto, davvero. In tutto questo tempo, ogni volta che mi trovavo a casa da solo, ho pensato a come dirti…”.

Era sul punto di sbattere il pugno sul tavolo, ma riuscì a trattenersi per non spaventare Olivia e le voltò di nuovo le spalle.

Lei si sistemò una ciocca umida dietro un orecchio e si avvicinò al suo amico. Gli sfiorò una spalla per convincerlo a guardarla.

“Forse posso aiutarti io. Sono sei mesi che quasi tutte le notti… sogno… noi due…”.

Elliot rimase senza parole e permise ad Olivia di prendergli entrambe le mani.

“Credo proprio che sia iniziato dopo il caso del molo. Solitamente non ricordo i miei sogni, anche perché non ne faccio molti, e non credo neanche nel destino, ma a questo punto… penso che sia un segno…”.

Non poté fare a meno di ridere.

“Ma sentimi, una scettica disillusa come me che crede in queste fantasie”.

Elliot abbozzò un sorriso. Era tanto tempo, forse troppo, che non vedeva il sorriso di Olivia.

“È solo che ogni volta che ti sogno, mi sento al sicuro e… libera di esprimermi totalmente, come non ho mai fatto in tutta la mia vita”.

Il suo sorriso si spense all’improvviso.

“Ma ho anche paura…”.

“Di che cosa?”.

“Insomma, Elliot, con il mio passato di merda, il lavoro che facciamo e tutte le storie di sesso finite male che scopriamo, ogni volta che nei miei sogni siamo sul punto di fare… certe cose… mi sveglio”.

Olivia si fermò per riprendere fiato, come se avesse corso su un lungo sentiero, invece di esprimere tutta se stessa per la prima volta in vita sua.

Elliot l’attirò delicatamente a sé e l’abbracciò.

“Non ti farei mai del male, Olivia. E anche io ho paura, ma ora più che mai, sento che posso affrontare questo sentimento, se lo vorrai anche tu”, le sussurrò all’orecchio.

“Sì…”.

Fu l’unica cosa che Olivia riuscì a dire prima che Elliot la baciasse. La passione fu talmente forte da doversi stringere a vicenda per evitare di perdere l’equilibrio, soprattutto quando Elliot si piegò in avanti facendo fare un casqué ad Olivia.

“Elliot…”, disse lei a fior di labbra.

“Sì?”.

Si guardarono a lungo senza staccarsi dall’abbraccio e rimanendo nella posizione non tanto comoda.

Ancora una volta, c’era il silenzio, ma questa volta non c’era bisogno di parlare a voce alta per esprimersi.

“Ti amo anch’io, Olivia Benson”.

Lei sorrise, sicura di aver fatto la cosa giusta.

“Che cosa diremo domani a Cragen?”, commentò e risero a lungo prima di ricominciare a baciarsi e spostarsi in camera da letto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spero che vi sia piaciuta questa ff! Potrebbe essere che ne arriveranno altre! Alla prossima

  
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