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Autore: Lella73    23/08/2022    12 recensioni
Ho sempre sognato di poter offrire un'opportunità di vivere la propria felicità ai personaggi che ho sempre portato nel cuore. Vi propongo quindi la mia storia, che intrecciandosi alla trama nota che tutti amiamo, lascia tuttavia la porta aperta ad altri sviluppi...
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 1 - La Petite Alsacienne

Lasalle era tornato e fra gli uomini il morale era alto. Dopo il salvataggio del principe Aldelos il suo reggimento aveva ricevuto molti elogi e Oscar aveva fatto in modo che a ogni soldato fosse consegnato un pacco alimentare in premio per il buon lavoro svolto. Sapeva che ciascuno di loro aveva una famiglia che contava sul sostentamento che ognuno poteva offrire. Lasalle aveva raccontato come lei si fosse adoperata per farlo rilasciare e tutti i soldati erano rimasti molto colpiti. Alain era venuto a ringraziarla personalmente, a modo suo, e ora gli uomini la trattavano con rispetto e rispondevano con zelo ai suoi comandi. Le cose andavano bene. 

 

Le piacevano i suoi impegni in caserma. Le piaceva l'ordine della vita militare. Dalla finestra del suo ufficio Oscar guardava gli uomini bagnarsi il capo per rinfrescarsi nella calura primaverile, mentre scaricavano e sistemavano nell'armeria il nuovo materiale ricevuto. Appoggiati a un panchetto di legno, nell'ombra, André e Alain prendevano nota di ogni cosa per l'inventario. Quando aveva lasciato la Guardia Reale per comandare i soldati della guardia, in molti avevano cercato di dissuadere Oscar e di farla tornare sui suoi passi, dicendole che quell'incarico non sarebbe stato adatto a lei: le dicevano che i soldati della guardia erano uomini di estrazione popolare, spesso rozzi e indisciplinati..indisciplinanati….. Oscar pensò che al contrario non c'era poi molta differenza rispetto al suo incarico precedente: si trattava sempre di uomini... e onestamente molti di loro puzzavano anche meno di certi damerini della Guardia Reale o di certi "gentiluomini" che aveva dovuto sopportare fingendo di chiacchierare amabilmente, durante le interminabili cene e i balli di Versailles a cui aveva presenziato. Oscar osservò André. Oltre a suo padre, notoriamente un fanatico della disciplina e dell'ordine, André era l'unico uomo che conoscesse che non aveva mai avuto un cattivo odore. Pensò al molto tempo trascorso con lui nel corso di un'intera vita condivisa e si accorse che avrebbe potuto riconoscerlo già solo per l'odore: sapeva di buono, anche dopo i loro duelli di allenamento con la spada o le mille zuffe di ragazzi, lui sapeva sempre di bucato pulito e di sapone…. Suo malgrado, per un fugace momento si affacciò alla sua mente l'immagine rubata senza volere di un André nudo, di spalle, immerso in una tinozza di acqua calda, nelle lavanderie di palazzo Jarjayes. Arrossì non per il pensiero in sé, ma perché quello stesso pensiero sembrava proprio non volerle concedere tregua già ormai da diversi giorni. 

 

Erano tempi difficili e giorni irrequieti. Il Paese sembrava piombare sempre più pericolosamente in un baratro. Volendo ringraziare il generale Bouillé per l'aiuto ricevuto con il soldato Lasalle, Oscar circa tre settimane prima aveva chiesto ad André di accompagnarla fino all'Opera di Parigi in qualità di rappresentante dei soldati della guardia. Durante il tragitto erano stati aggrediti dalla folla che aveva sequestrato e dato alle fiamme la loro carrozza, per poi tentare di uccidere entrambi. Erano stati momenti spaventosi. Oscar aveva tentato di fuggire ma si sarebbe certo trovata a soccombere se non fosse accorsa la cavalleria, capitanata dal conte di Fersen….. Fersen l'aveva trovata semi incosciente e l'aveva condotta in salvo al riparo di un androne. Ripresa la padronanza di sè, Oscar si era resa subito conto di aver perso André, di non sapere dove fosse finito o cosa gli stesse accadendo. Subito aveva provato ad accorrere in suo aiuto ma il conte di Fersen l'aveva trattenuta con forza. Era stato in quel momento che per la prima volta nella sua vita le si era spalancata nel cuore la verità: non poteva vivere senza André. Era così che aveva finito col gridare più a se stessa che non al conte "il mio André è in pericolo!". … il mio André…. Fersen era sembrato sorpreso ma non si era lasciato turbare. Si era dimostrato leale e altruista. "Andrò io a salvare il vostro amico", le aveva detto. Poi se n'era andato rapido e silenzioso, lasciandola sola. Lei era scivolata sui gradini sudici, appoggiandosi a una parete sconnessa e maleodorante, ripetendosi le parole che aveva appena pronunciato con tanta veemenza: "il mio André", il cuore in tumulto dentro al petto, la mente come liberata dalla verità che finalmente aveva chiara dentro di sé. 

 

Rientrati a palazzo Jarjayes avrebbe voluto solo poter restare sola con André, dirgli finalmente che l'amava e che voleva restare per sempre al suo fianco, ma poi era subito arrivato il medico, erano passate alcune ore e lui era crollato esausto. Lei gli era rimasta accanto in silenzio fino all'alba. Tanti pensieri si erano affollati nella sua mente; aveva continuato a pensare a quando lui le aveva confessato il suo amore, con rabbia e disperazione, estorcendole un bacio che lei gli aveva rifiutato, respingendolo con forza. Aveva pensato al dispetto che aveva provato ritrovandoselo fra i soldati della guardia il primo giorno di servizio e a come avrebbe invece voluto poterlo difendere dai commilitoni quando l'avevano pestato. Aveva pensato alle lacrime di André mentre dolorante e ferito la implorava di non sposarsi… ma ancor di più aveva pensato al proprio silenzio. A come non gli avesse quasi rivolto la parola che giorni dopo, dicendogli con freddezza semplicemente che non si sarebbe sposata tanto presto. Quanti muri aveva eretto per tenerlo lontano? Quante volte lo aveva respinto? Era stata cieca! Era stata folle!
 

Oscar distolse lo sguardo dalla finestra e tornò alla scrivania. Dopo tre giorni dall'aggressione lei era tornata in servizio, mentre la convalescenza di André era stata più lunga. Nei giorni in cui lui era rimasto a casa lei non era mai rimasta a dormire in caserma ed era piuttosto rientrata sempre il più presto possibile. Ogni volta era corsa a controllare come stesse il suo André; ogni volta aveva pensato di potergli finalmente parlare. Ma alla fine non era mai riuscita a dire nulla. Le era bastato sapere che lui stesse bene. L'aveva osservato in silenzio mentre dormiva e non trovandolo in camera sua una sera l'aveva cercato. La governante le aveva detto che l'avrebbe trovato nei locali lavanderia e lei vi si era recata. Aveva pensato che André fosse andato a recuperare la divisa pulita, invece l'aveva trovato immerso nella vasca mentre si passava una spugna sulle ferite di un braccio e del torace. Oscar, che l'aveva sorpreso di spalle, era restata muta e aveva pensato che se ne sarebbe immediatamente dovuta andare…. Ma non l'aveva fatto; era rimasta immobile, trattenendo il respiro, a guardare le spalle larghe e i capelli ormai di nuovo lunghi. Era questa l'immagine che ora le si era affacciata agli occhi della mente. La stessa immagine con cui si era addormentata nelle ultime notti.

 

 Oscar cercò di riportare i suoi pensieri alle mansioni quotidiane. Ormai gli uomini avevano finito di sistemare l'armeria e a lei non restava che aggiustare alcuni verbali. Sentì un rumore e quando vide la maniglia della porta abbassarsi senza che qualcuno avesse bussato, seppe che Alain stava per entrare nel suo ufficio. Irruppe, rumoroso e sorridente, con André e Lasalle. Oscar pensò che André sembrasse un principe anche con la divisa dei soldati della guardia; era ordinato, con un bel portamento e i suoi modi gentili. Aveva portato l'inventario, compilato accuratamente. Gérard aveva la sua solita aria timida; rigirava fra le mani il cappello e si guardava i piedi. Alain era disordinato come sempre: senza cappello, con la giubba slacciata e il petto in vista. "Comandante!" le disse "È tutto a posto! André ha già compilato tutto e poi il mio amico Gérard, qui, ha qualcosa da chiedervi!". Lasalle arrossì e quasi in un soffio disse velocemente: "Comandante… non ho potuto ancora ringraziare per quanto avete fatto per me". "Non mi devi niente Lasalle". "Capitano ecco… oggi è giorno di paga….. vi prego, unitevi a noi! Permettetemi di offrirvi almeno qualcosa....". Oscar sorrise: "Davvero Lasalle," ripeté "non mi devi niente, non ti preoccupare….". "Ma comandante!" proruppe Alain "Vi prego, solo una volta…. O Gérard non ci lascerà più in pace!". Oscar stava per ribattere, declinando con gentilezza, quando qualcuno bussò alla porta. Il colonnello D'Agoult entrò con circospezione. "Testa di legno!" tossì Alain; Oscar lo fulminò con lo sguardo, mentre il colonnello iniziava ad annunciare con fare solenne: "Il conte di Girodelle, colonnello delle guardie reali, è qui. Desidera conferire con voi, comandante!". Girodelle? Che poteva volere ancora? Oscar strinse le labbra, espirò più rumorosamente di quanto avrebbe voluto e chiuse gli occhi. Quando li riaprì tutto si svolse in una manciata di secondi. Vide l'espressione di dolore sul volto di André… solo un attimo fugace, prima che il viso si indurisse mostrando una falsa impassibilità. Pensò a come aveva già respinto Girodelle e le sue proposte in maniera inequivocabile e a come aveva dimostrato pubblicamente di non essere in cerca di marito con una dichiarazione plateale al ballo organizzato per lei dal generale Bouillé. Guardò i suoi soldati e in un attimo si decise: non aveva nessuna voglia di ricevere Girodelle, si affrettò quindi a dire, prima che il conte potesse raggiungerla: "Grazie infinite Lasalle. Di cuore accetto il tuo invito. Ho proprio voglia di gustare la buona cucina delle osterie parigine! Mi unirò a voi questa sera!". Non ebbe finito di parlare che Girodelle stava già entrando nel suo ufficio. Ordinato e un po' pomposo, come sempre, le rivolse un inchino: "Madamigella Oscar!" la salutò. Alain stava già ridendo. Oscar maledisse Girodelle: nessuno la chiamava madamigella Oscar fra i soldati della guardia e né come tale la conoscevano! Il colonnello D'Agoult provò a congedare i soldati ma Oscar non gliene diede il tempo: "Non serve che escano" gli disse, brusca. Ci mancava di dover sopportare di nuovo uno sgradito corteggiatore! Oscar salutò Girodelle con tutta l'educazione possibile. Questi era visibilmente imbarazzato dalla presenza di altre persone nella stanza, non di meno tuttavia si propose di accompagnare madamigella fino a palazzo Jarjayes: "Ormai si sta facendo sera," disse "meglio vi scorti io fino a casa"... Oscar trattenne una risposta tagliente: era stata il suo comandante fino a ieri! Quando mai aveva richiesto una scorta?! Rispose cercando di essere cortese ma risultando decisamente sbrigativa: "Mi dispiace colonnello. Sono molto impegnata. Questa notte devo pattugliare le strade di Parigi con un gruppo di soldati scelti! Addio!". Girodelle rimase impietrito e d'Agoult confuso. Lasalle era troppo ingenuo e intimidito per rendersi conto di cosa stesse succedendo. André aveva un'espressione indecifrabile mentre Alain guardava beffardo il proprio comandante, ostentando un sorriso irriverente. Oscar lo avrebbe voluto prendere a schiaffi, ma riusciva solo a domandarsi cosa stesse pensando il suo André…. 

"Soldati della guardia pronti sulla piazza d'armi entro quindici minuti!" ordinò Oscar. "Signorsì signor comandante!" rispose per tutti Alain, in maniera teatrale e volutamente roboante. Sospingendo Lasalle prese la porta, seguito da un silenzioso André e da Oscar. Pochi minuti dopo un manipolo di soldati e il loro biondo comandante uscivano al galoppo dalla caserma in direzione di Parigi. Quando fu certa di aver messo una ragionevole distanza fra sè e Girodelle, Oscar trattenne il suo cavallo e scelse un'andatura meno frettolosa. André era davanti a lei. Fece per raggiungerlo ma Alain le si affiancò prima che potesse farlo. "Madamigella Oscar, insomma!" le disse "È così che vi chiamano a corte? Mi piace sapete? Vi chiamerò anch'io così!". Era ironico, divertito. Oscar non gli rispose. Lui continuò: "Dovete avere davvero una gran voglia di una bella pinta! Non mi era mai capitato di uscire così di gran carriera per andare a bere con i compagni!". Nuovamente Oscar non gli rispose, ma gli rivolse uno sguardo obliquo e tagliente. 

 

Il gruppo si fermò fuori Parigi, presso un'osteria attorniata da un mucchietto sparuto di case; all'esterno, un'insegna di legno dipinta diceva "La Petite Alsacienne". A pochi passi scorreva il fiume e la vegetazione offriva frescura. Scesero tutti ed entrarono. L'oste conosceva i soldati e li accolse calorosamente, offrendo loro un tavolo lungo, sedie e panche. Tutti presero posto. Oscar si sistemò discretamente in fondo, a capotavola, leggermente lontana da tutti gli altri. In breve a ciascuno fu servito un boccale di birra e solo dopo l'oste iniziò a prendere gli ordini per il cibo. André sedeva in mezzo ai compagni. Oscar lo osservava: era gentile e si prestava all'ascolto e alla risata, ma era più silenzioso degli altri. Alain arrivò con uno sgabello e si sedette accanto ad Oscar. "Voi siete un tipo timido?" le chiese. Ma perché diavolo Alain faceva sempre domande tanto dirette? E perché mai ora le stava tanto vicino? Oscar percepì forte e nitido il suo odore di tabacco e lo guardò dritto in faccia, occhi negli occhi: aveva uno sguardo beffardo. Certamente, pensò, doveva avere qualcosa in mente. "No," rispose Oscar senza distogliere lo sguardo "non direi". "Perché allora non chiacchierate un po' con noi comandante?". "Ricopro un ruolo di comando. È bene che io mantenga sempre un certo distacco". "Va bene". La conversazione non proseguì oltre ma Alain non se ne andò. Arrivarono pietanze calde e altra birra, poi bottiglie di vino e di liquore; dopo qualche bicchiere di troppo l'umore degli uomini si fece ridanciano e piuttosto sguaiato. Non tardarono ad arrivare battute smargiasse e racconti scabrosi, ma Oscar viveva da troppo fra uomini e militari per lasciarsi impressionare da spacconate maschili. Erano tutti piuttosto alticci. Oltre a lei e ad André solo Alain, notò Oscar, sembrava avere un'aria decisamente sobria, benché stesse bevendo molto. Dalla sua posizione defilata Oscar continuò a osservare André. Non beveva mai troppo quando era con lei. Sapeva che talvolta beveva in solitudine. Di tanto in tanto, specialmente dopo l'incidente con il Cavaliere Nero, l'aveva sorpreso nelle notti insonni a palazzo Jarjayes con bottiglia e bicchiere, nelle stesse sere in cui anche lei era sgattaiolata nelle cucine alla ricerca di qualcosa di forte. Oscar immaginò che il compagno alla destra di André gli stesse raccontando qualcosa di decisamente buffo, perché lui aveva un'espressione divertita. L'oste si ritirò in cucina e il servizio al tavolo fu affidato a una giovane in costume alsaziano. Riccioli biondo platino sfidavano la cuffietta inamidata sfuggendo qua e là. La carnagione era bianchissima e la fatica del lavoro le aveva arrossato le guance. Il corsetto le stringeva il vitino di vespa e le sospingeva il petto tanto verso l'alto, che i seni generosi ondeggiavano morbidamente mentre la ragazza incedeva con il suo carico di boccali e piatti. Guardandola Oscar pensò che più che di una petite alsacienne si trattasse di una prosperosa alsaziana…. I soldati la accolsero con commenti entusiastici e lei distribuì piatti fumanti e altre bottiglie. Prima di andarsene lasciò accanto al piatto di André un tovagliolo ripiegato. Con un gesto veloce e furtivo lo aprì prima di allontanarsi, lasciando per lui un fiore. André non disse niente ma alzò appena lo sguardo e la giovane ammiccò, con un'espressione invitante. Oscar, che in silenzio aveva seguito tutta la scena, sentì il viso avvampare. Anche i compagni vicino ad André avevano notato l'atteggiamento della cameriera compiacente e i commenti arrivarono puntualmente, camerateschi e ammirati: "Ancora tu André!", "André, ma che ci fai tu alle donne!", "Anche questa André?", "André, ma è vero che ti sei preso la virtù della figlia dell'oste della Bonne Table prima di suo marito?", "Finiscila André o dovremo smettere di venire anche qui!"... Seguirono risate e pacche sulla spalle. Oscar aveva gli occhi sgranati e le labbra le si erano dischiuse per lo stupore. Continuava a guardare André: diceva ai compagni che erano degli stupidi e faceva gesti di sufficienza, ma aveva abbassato il volto e ... sorrideva! 

Oscar battè le palpebre due, tre, quattro volte pensando febbrilmente. Non ci aveva mai pensato: il fatto che lei lo avesse sempre respinto, non significava affatto che altre donne non lo avessero invece corteggiato! Ricordò André sempre pronto a metterla in guardia dai pettegolezzi di corte… non si era mai chiesta come fosse potuto essere sempre così ben informato… invece ora si rese conto che probabilmente erano state dame compiacenti o cameriere "gentili" a raccontargli sempre tante cose….

 Si girò di scatto verso Alain, sentendosi il suo sguardo addosso. Lui la fissava, irriverente. Ma certo! Lui lo sapeva. Sapeva eccome che la giovane cameriera aveva una simpatia per André… e ora le era chiaro: non era certo venuto in mente all'impacciato Lasalle di invitarla! L'aveva spinto lui a farlo! E adesso lui leggeva benissimo sul suo viso le emozioni che si susseguivano una dopo l'altra e poteva sentire il suo respiro spezzato dalla rabbia che suo malgrado sentiva montare inesorabile dentro sè... e vedeva pure la sua espressione stupidamente stupita e ferita. Ma com'era possibile che fosse stata così trasparente… … lei sempre così schiva, sempre così riservata… Si alzò di scatto e a grandi passi guadagnò l'uscita. Montò César e in un attimo si stava già allontanando al galoppo. 

 

André non aveva in realtà mai perso di vista Oscar: qualche sguardo furtivo, i sensi sempre allerta… ormai per lui non era più nemmeno un'abitudine guardarle le spalle, era piuttosto uno stile di vita… Era certo che la serata fosse stata architettata da Alain per qualche motivo che ancora non era riuscito a capire, così non aveva mai perso di vista l'amico. Si era chiesto perché si fosse mantenuto tutto il tempo così vicino a Oscar, finché la cameriera alsaziana non gli aveva lasciato il fiore e aveva visto Oscar volgersi per guardare Alain diritto in faccia e poi andarsene a grandi passi. Si era allora alzato immediatamente, convinto che Alain gli avesse davvero giocato un tiro mancino. Poi invece questi lo raggiunse. "Vai ad accompagnarla André, per favore." disse a voce alta in maniera che tutti potessero sentirlo, "Sono tempi troppo pericolosi per andarsene in giro da soli di notte…". André si rese improvvisamente conto che l'uscita era stata organizzata per lui e lui soltanto e Alain gli stava ora offrendo una scusa credibile per correre dietro a Oscar senza che nessuno potesse preoccuparsene o farvi troppo caso. Era un buon amico dopo tutto… In un attimo fu fuori dalla locanda, in tempo per vedere Oscar già lontana sul suo cavallo bianco. La seguì, lanciando il proprio cavallo senza risparmiarlo in nulla. 

 

Oscar incitava furiosamente il suo César. Lacrime di rabbia e di umiliazione le riempivano gli occhi e più si accorgeva di sentirsi ferita, meno riusciva a controllare la propria rabbia. Ma perché si arrabbiava tanto? Pensò alla sua infatuazione per Fersen: sapeva che lui amava la regina, ma mai si era sentita infastidita per questo. Si era anzi sentita un'intrusa nelle loro vite e basta. Ora invece il pensiero dei seni ondeggianti dell'alsaziana sembrava schernirla e lei non lo poteva sopportare. Si inoltrò in una zona boschiva allontanandosi dal fiume e rallentò. Scese dal cavallo, fece pochi passi e si sedette sull'erba, i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa china fra le spalle. Lasciò che la lacrime scendessero perché si rese conto di non riuscire a fermarle. L'iniziale sollievo nel trovarsi sola si trasformò presto in delusione: sperava infatti che André l'avesse seguita. Poi nel silenzio della notte avvertì rumore di zoccoli; in un attimo André fu davanti a lei, in piedi, con un'espressione dolce e preoccupata. Oscar avrebbe voluto gridargli che doveva essere suo, suo e di nessun'altra! … ma ebbe vergogna: vergogna delle sue lacrime, vergogna della sua gelosia, vergogna per sentirsi disperata per amore mentre la Francia stava per essere travolta da eventi inarrestabili… e così si alzò di scatto voltandogli le spalle e gridò: "André! Vedi un po' di andare al diavolo!", accompagnando le sue parole con un gesto volgare ed eloquente. Non poteva vederlo, ma seppe di averlo colpito. Voleva che si sentisse ferito come si sentiva lei. Pensava avrebbe incassato e stava per andarsene, quando lui proruppe in un ruggito: "Cosa?!?". Oscar si voltò e lo guardò dritto in faccia. Era arrabbiato. Il suo André, sempre dolce e pacato, era veramente arrabbiato: il volto contratto, le sopracciglia aggrottate… Oscar gli si fece incontro e urlò: "Tornatene all'osteria dalla tua bella!". "La mia bella? Oscar! Che dici?!?", André cambiò espressione: fra la rabbia si fece strada lo stupore: "Sei gelosa!" le disse serio, probabilmente più meravigliato di lei. "Sei gelosa! Tu! Perché sei gelosa? Perché, visto che mi hai respinto tutta la vita in mille modi diversi ora sei gelosa? Ti ho confessato il mio amore, ti ho dedicato ogni giorno della mia vita e tu mi hai sbattuto in faccia tutto il tuo amore per Fersen!". "Non era amore"; per Oscar fu un'illuminazione: se ne rese conto solo ora. Davvero non era amore, era stata solo un'infatuazione e lo capiva adesso che sapeva di essere veramente innamorata. Il suo sentimento per Fersen impallidiva a confronto con la forza del sentimento che provava ora. "Non era amore" ripeté, questa volta a voce più bassa…. Guardò André negli occhi: soffriva. "Davvero?" le rispose "Non era amore? Sembrava tanto però… dimentichi che c'ero io in cassetta nella carrozza che ti portava da lui a Versailles con un abito che ho sognato tutta la vita che avessi voluto mettere anche solo una volta per me? Gli avrei voluto strappare gli occhi per non averti riconosciuta e invece sono rimasto ad aspettare con i cavalli! Con i cavalli Oscar!!! Ed ero sempre io quello che ti ha portata a casa mentre piangevi! Ascoltavo la tua tristezza e avrei voluto fermarmi e stringerti e dirti che non avevi bisogno di lui perché avevi me! Ma siamo arrivati e non mi hai nemmeno guardato! Sei salita senza una parola buttando a terra lungo le scale pezzi del tuo vestito… Sono io che ho raccolto quei pezzi perché nessuno ti chiedesse niente il giorno dopo!". Oscar lo ascoltava, mormorò ancora: "Non era amore". André sgranò gli occhi: "Davvero?" continuò "Io ti ho vista quando è venuto a casa nostra…. A CASA OSCAR! A dirti che ti aveva riconosciuta e che non ti poteva amare! Mi sentivo morire mentre scappavi ma non mi hai detto una parola! Quando mi hai detto che non mi volevi più al tuo fianco ero così disperato che ho cercato di aggrapparmi a te ma tu mi hai respinto! Mi sono arruolato per te! E allora dimmi Oscar, perché adesso sei gelosa visto che mi hai voluto sempre così poco!". Oscar raccolse tutto il suo coraggio e gli si avvicinò fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo volto, dalla bocca che le stava gridando addosso tutta la disperazione di una vita. Inspirò. Non poté non pensare che anche in quel momento André sapeva di buono. "Non è vero che ti voglio così poco!" disse in un soffio "Non è vero che non ti voglio! Ti voglio invece. Ti voglio con tutta me stessa. Ti voglio per me…" La voce non più di un sussurro. "Io ti amo. Ti amo André." 

Il respiro le si fece affannoso per l'agitazione e Oscar pensò che se non l'avesse baciato in quel momento il cuore le avrebbe smesso di battere. Pensò a quando lui aveva tentato di baciarla, offrendole il suo cuore spezzato, e a come lei lo avesse respinto. E se adesso lui l'avesse respinta? Si sentì smarrita: e se davvero l'avesse respinta? Guardò di nuovo André; aveva ancora la giubba slacciata da quando era uscito trafelato dall'osteria. Oscar gli afferrò il bavero con entrambe le mani, si sporse verso di lui e lo baciò. Lo baciò trattenendo il fiato. Lo baciò con tutto l'amore che sentiva finalmente per lui. Lo baciò cercando di cancellare tutto il tempo in cui aveva cercato di allontanarlo… lo baciò sperando di non essere respinta… 

… ma André non la respinse. Il bacio di Oscar non era timido né delicato: era il bacio di chi pretendeva con urgenza, il bacio di chi si stava offrendo… Era il bacio che in ognuna delle sue notti di smania aveva sognato. Sentì una vertigine. Non la respinse, la strinse anzi a sè con forza, una mano premuta dietro la schiena esile e l'altra sulla sua nuca, immersa fra i capelli morbidi. Non la respinse affatto, rispose anzi al suo bacio con trasporto. Oscar aprì di più la sua bocca e il bacio si fece più profondo e più esigente. Riconobbe per la prima volta veramente il proprio corpo, ora che era premuto contro quello di André. Scoprì che accaponandosi la pelle si faceva improvvisamente sensibile e che la faceva sentire potente sentire il desiderio di André crescere contro di lei: era inebriante rendersi conto di essere lei la causa del suo desiderio. Oscar lasciò andare il bavero della giacca di André; gli sfiorò il viso in una carezza delicata. 

Staccarono le labbra l'uno dall'altra solo per guardarsi. Due pozze profonde gli occhi di Oscar, di un verde reso cupo dalla passione quelli di André. Si allontanarono un istante, le braccia lasciate cadere lungo i fianchi. Poi André la prese improvvisamente per mano e si avviò quasi strattonandola: il respiro contratto, la mente in subbuglio, il cuore combattuto fra una rabbia prepotente e un amore struggente. L'avrebbe avuta. Sarebbe stata sua questa notte. Una sensazione di vuoto lo colse alla bocca dello stomaco. 

Non camminarono in realtà che per pochi passi. André si fermò togliendosi la giacca e lasciandola cadere a terra. Si sfilò la maglia e aprì i pantaloni. Oscar lo guardò: il petto largo, i capelli che ricadevano lungo le spalle, appena un accenno di barba lungo la linea della mascella, le braccia forti… era André: il suo André, lo stesso André che conosceva e aveva avuto accanto tutta la vita, ma che ora poteva vedere e guardare con occhi diversi. Aprì velocemente gli alamari dell'uniforme e presto potè liberarsene, si sfiló poi rapidamente la camicia restando indifesa nella sua biancheria castigata. André le si avvicinò e si sporse verso di lei, stringendo fra le dita i lembi della veste sottile. Oscar lasciò che gliela togliesse e mentre abbassava le braccia, si accorse dei molti sfregi che segnavano la propria pelle: il braccio rovinato da una vistosa cicatrice dopo l'incidente con il cavallo della principessa Maria Antonietta, la lunga cicatrice sotto la scapola dove era stata infilzata con una spada durante un attentato organizzato dalla contessa di Polignac, il segno indelebile dell'unghia conficcata alla base del collo da Nicholas de la Motte mentre cercava di soffocarla a mani nude… Non era mai stata attenta a queste cose. L'unica piccola concessione alla vanità che si fosse mai concessa era stata da sempre un'attenta cura dei suoi capelli. Le tornò alla mente la scollatura generosa della giovane alla locanda, con quella bella pelle bianca e burrosa; cercò di coprire il ricordo di un taglio di lama appena sopra il seno. Mormorò: "Non è il décolleté della bella alsaziana…". Ma André la stava già guardando con un'infinita tenerezza, accarezzando con la punta delle dita i segni più vistosi: "Conosco ognuna di queste cicatrici. Io c'ero.". Là dove le dita di André la sfioravano a Oscar pareva che la pelle si facesse più sottile, più sensibile. 

Continuarono a spogliarsi senza pudore, per poi ritrovarsi abbracciati e vestiti solo della propria pelle. Si baciarono ancora e ancora, cercandosi con urgenza. André scivolò lentamente a terra, trascinando Oscar con sè, stretta fra le sue braccia. La baciò e l'accarezzò con insistenza, facendo proprio finalmente il suo sapore. Voleva che fosse sua, che gli appartenesse. Accostò le labbra al suo orecchio. "Di' il mio nome Oscar!" le intimò, quasi con prepotenza "Di' il mio nome! Chiamami per nome!" Voleva cancellare per sempre dalla sua mente il pensiero di Fersen, di lei che lo guardava, della sua voce roca che si faceva dolce e stranamente modulata quando parlava con lui… "Di' il mio nome," ripetè "di' il mio nome adesso!". Oscar sentì il peso di André su di sé, abbandonandosi a carezze che non risparmiavano nulla della sua intimità. Le sue parole non erano state più di un rantolo, ma in esse aveva trovato un'urgenza impellente: pronunciate come una preghiera, possedevano invece una forza e una prepotenza disperata che le fecero sentire un bisogno struggente di stringersi ancor di più a lui. "André" sussurrò "André. André. André…". André ascoltò Oscar chiamarlo per nome e guardandola negli occhi scivolò dentro di lei, prendendosi finalmente tutto quello che aveva sognato ogni notte, ogni giorno, ogni momento di un'intera vita passata assieme. Mentre respirava fra i suoi capelli e sulle sue labbra, riconobbe in sè un sentimento quasi di rabbia, che affondava le sue radici in tanti anni di desiderio frustrato, ma il corpo di Oscar era morbido stretto al suo, sentiva la delicatezza della sua pelle profumata e lei gli si offriva con fiducia e dolcezza. 

La rabbia svanì e non rimase in lui che il desiderio di perdersi dentro di lei. La amò allora con dolcezza. Distesi fra l'erba, sulla giubba aperta buttata a terra, vissero il loro amore donandosi l'uno all'altra con totalità. L'umidità e la frescura della notte erano lievi sulla loro pelle. Oscar trovò e scoprì sensazioni nuove che scaturivano dal profondo delle proprie viscere e si lasciò trasportare attraverso di esse abbandonandosi ad André, che assaporò ogni suo fremito cogliendolo nei sospiri, negli occhi che si chiudevano, nella schiena che si inarcava sotto di lui, nella testa bionda gettata indietro offrendo il collo in cerca di baci da labbra avide. Quando infine si concesse di lasciarsi andare dentro di lei, si sentì come liberato e insieme perduto; la dolcezza e la gratitudine con cui lei lo accolse lo fecero sentire commosso, fin quasi turbato. Non l'avrebbe lasciata andare mai più. Rimasero immobili per infiniti istanti in un abbraccio che non voleva terminare con l'arrivo dell'alba. Oscar respirava piano, i rumori della notte li avvolsero. "Resta sempre con me." sussurrò. "Sempre." le rispose André.

 
   
 
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