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Autore: lolloshima    24/08/2022    2 recensioni
Questa raccolta partecipa alla challenge bimensile #thetimoofourlife indetta dal gruppo facebook Non solo Sherlock.
Parla delle cinque fasi della vita (INFANZIA, ADOLESCENZA, GIOVENTU' ETA' ADULTA, VECCHIAIA) di Akihiko Kaji, il violinista e batterista del manga / anime Given.
Dalla sua infanzia difficile, al successo, passando per gli amori della sua vita.
I personaggi principali appartengono all'autore del manga, Natsuki Kizu, così come la storia di fondo. Le ambientazioni della storia e i personaggi secondari sono di mia invenzione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Kaji, Haruki Nakayama, Ugetsu Murata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1) INFANZIA - PRELUDIO

PROMPT: Stelle

*

“Ma che bambino educato e gentile” cinguettò l’anziana signora prendendo il posto che Akihiko gli aveva lasciato sull’autobus. “E anche bellissimo” continuò la vecchina rivolta a sua madre che, come di consueto, gli aveva levato il berretto dalla testa, liberando la sua chioma chiarissima. “Complimenti signora, davvero un bambino delizioso”.

Sua madre glielo toglieva sempre, il cappello, quando si sentiva in dovere di farlo vedere in faccia alle persone che si dimostravano incuriosite da lui.

Lui, invece, il berretto avrebbe voluto tenerlo ben ficcato sulla testa, con il frontino abbassato sugli occhi, come una barriera che lo separava dal mondo.

Come se non bastasse, quel gesto di sua madre, per lui tanto odioso, sembrava essere un lasciapassare concesso a chiunque ad infilargli le dita tra i capelli e arruffarli, nell’errata convinzione che questo gesto invadente gli ispirasse simpatia.

E invece faceva l’effetto contrario.

Ecco perché preferiva andare a scuola da solo. Sua madre non lo accompagnava mai, a meno che, come quel giorno, non fosse chiamata dall’insegnante.

“Sarà anche carino, ma è una vera peste! Non fa che mettersi nei guai. Per non parlare dei problemi che mi dà a scuola...”

Eccoci, alle solite.

Akihiko alzò gli occhi sottili e li fissò in quelli della signora che gli stava scompigliano i capelli con uno stupido sorriso sulla faccia. Non appena incrociò quello sguardo glaciale, la donna si irrigidì e ritirò la mano dalla testa del bambino. Il sorriso scomparve dalla sua faccia.

“Ma con questo visino da angioletto non può essere così tremendo, no?” provò a minimizzare con voce incerta, più per togliersi dall’imbarazzo che gli aveva provocato quell’occhiata sinistra che per convinzione.

“Non si lasci ingannare, signora! Guardi, se vuole glielo lascio, io non ne posso più di lui! Anche oggi mi ha chiamato la maestra! Aki avrà di nuovo picchiato un suo compagno di classe!”

Succedeva sempre così.

Da quando suo padre se n’era andato a lavorare in Inghilterra, sua madre non aveva fatto altro che dormire, bere e lamentarsi. Di quanto lui fosse indisciplinato, e ingestibile, e irrecuperabile.

Aveva smesso di occuparsi di lui, se non per rimproverarlo.

Non che quando c’era ancora suo padre le cose fossero differenti.

I suoi genitori erano sempre troppo concentrati a litigare, o a scambiarsi effusioni, o a offendersi a vicenda, per badare a lui. O anche per prestargli la minima attenzione.

Ma da quando suo padre si era trasferito, le cose erano andate anche peggio. Sua madre aveva cominciato ad affidare la sua solitudine alla bottiglia, e se ne stava tutto il giorno sul divano, il più delle volte a dormire, intontita dall’alcol.

Akihiko, pur essendo solo un bambino, aveva dovuto imparare presto a tenere pulita la casa, a cucinare, a placare il nervosismo della mamma. E a prendersi cura di lei, soprattutto quando si sentiva male o non riusciva neppure ad alzarsi dal letto.

Con il tempo, si era anche abituato alle lamentele e agli insulti.

Ogni pretesto era buono per riprenderlo: perchè la mattina faceva troppo rumore, mentre si preparava per andare a scuola, e la svegliava; perchè, al suo rientro, non aveva fatto in tempo a preparare il pranzo, e lei si era già alzata dal letto; perchè con i pochi soldi a disposizione lui non riusciva a comprare tutto quello che lei gli chiedeva.

Era convinto che la mamma lo avesse detto anche agli altri bambini, che lui era cattivo. Perché nessuno gli chiedeva di giocare, nessuno voleva fare amicizia con lui.

Per lo più avevano paura, lo evitavano, e i loro genitori si sentivano in dovere di abbracciarli e allontanarli, quando li vedevano in sua compagnia.

Ad Akihiko non restava che comportarsi nel modo che ci si aspettava da lui.

Non si sforzava di piacere agli altri, non chiedeva affetto, e non ne dava.

Solo quando era a scuola, in classe, si sentiva accettato. La maestra Yamada-sensei e tutti gli altri maestri erano molto gentili con lui. Nessuna materia gli sembrava difficile da imparare, e riusciva con poco sforzo ad avere degli ottimi voti.

Eppure la mamma non dava alcun peso ai suoi risultati scolastici. “E’ solo il tuo dovere, non essere arrogante”, diceva, senza degnare di uno sguardo i compiti perfetti che le portava a casa.

Per la sua mamma, lui non valeva niente, o poco di più.

Glielo aveva anche detto, una volta, quando l’aveva fatta arrabbiare davvero tanto.

Rientrato da scuola, l’aveva trovata addormentata sul divano, una bottiglia mezza vuota sul tavolino basso lì accanto.

“Mamma, posso andare a giocare fuori?” aveva detto impugnando il pallone basket.

La mamma non aveva risposto. Dormiva profondamente, a pancia in giù, un braccio abbandonato sul pavimento. Si era avvicinato e gli aveva sollevato il braccio.

“Mamma, sveglia, posso andare a gioc_”

Lei si era svegliata di soprassalto e aveva spinto il figlio con violenza. Akihiko era caduto all’indietro, perdendo il controllo del pallone, che era andato a sbattere contro la bottiglia di vino.

Questa era crollata a terra, frantumandosi in mille pezzi e il liquido scuro si era sparso sul tappeto e sul pavimento. Un odore acre si era diffuso in tutta la stanza.

“Scusa mamma…”

Nel vedere i vetri per terra, lei era andata su tutte le furie.

“Cosa hai fatto? Guarda cosa hai combinato?”

“Scusa, non l’ho fatto apposta...”

“Non fai che combinare guai, non farai mai nulla di buono nella vita!” gli aveva gridato sua mamma, tirandosi su dal divano.

“Ma io non volevo…”

“Non mi interessa, adesso pulisci tutto e poi vattene, non ti voglio più vedere!”

“Ma è solo del vino, adesso pulisco…”

“Cosa vuoi saperne tu? Almeno il vino mi fa stare bene, tu invece mi rovini la vita!”

Nei giorni successivi era andato al kombini e aveva cercato la bottiglia che aveva rotto. Se la ricordava bene la marca, l’aveva letta e memorizzata quando aveva raccolto i pezzi rotti di vetro sul pavimento. Quando l’aveva vista su uno degli scaffali, si era sollevato sulle punte dei piedi, e aveva guardato il prezzo: 1500 Yen (1). Voleva vedere quanto poteva valere una cosa che, per la sua mamma, era più importante di lui.

*

Dopo una decina di minuti, l’autobus si fermò davanti alla scuola.

Sua madre lo arpionò per un polso e lo trascinò a passo svelto fino all’entrata dell’edificio. Akihiko doveva quasi correre, per starle dietro.

Giunti davanti all’aula insegnanti, furono accolti dalla maestra Yamada-sensei.

“Kaji-chan, tesoro, puoi aspettare un attimo qui fuori?” gli chiese dolcemente la maestra, mentre faceva accomodare la mamma all’interno dell’ampio ufficio.

Akihiko si tolse il berretto, perché non voleva essere maleducato e, obbediente, si arrampicò e si mise seduto su una delle panche posizionate sotto le finestre, con le gambe a penzoloni e le mani intrecciate posate in grembo.

“Allora, cos’ha combinato questo delinquente, questa volta?”

“Niente, signora Kaji-san. Akihiko è un bravissimo bambino. Anzi, anche se è di poche parole, dimostra molta curiosità, e i suoi voti sono eccellenti” si affrettò a precisare la maestra.

“Lo può confermare anche il professor Konosuke, l’insegnante che si occupa dell’educazione musicale”, continuò, indicando un giovane uomo che si trovava in piedi dietro la maestra, e che si inchinò educatamente alla signora Kaji.

“E allora cosa volete da me? Non ho tempo da perdere” rispose brusca lei, ignorando la presentazione.

“Speravamo che avesse cambiato idea sul doposcuola” intervenne il giovane insegnante. “Kaji-kun è uno dei pochi ragazzi che non partecipa ad alcun club dopo l’orario scolastico. So che lei ha bisogno di suo figlio a casa, nel pomeriggio, ma volevo informarla che Akihiko ha dimostrato un’ottima capacità di apprendimento per la materia musicale”.

“Noi crediamo che abbia un vero talento per la musica” continuò la maestra. “Il professor Konosuke insegna violino al Liceo, ma qui da noi ha organizzato un ottimo club pomeridiano, dove Kaji potrebbe approfondire la sua passione. Se lei potesse rinunciare a lui, almeno qualche pomeriggio, per Akihiko potrebbe essere una buona opportunità…”.

“Mi dispiace, non ho soldi da buttare! Non potrei permettermi di comprare uno stupido violino, e non posso certo pagare qualcuno per aiutarmi in casa…”

“Con tutto il rispetto, signora” continuò il maestro Konosuke, “Kaji è un ragazzo intelligente e ha davvero molto talento, potrebbe fare grandi cose nella musica. Per non parlare del fatto che è solo un bambino, non dovrebbe dedicarsi a fare il lavori domestici in casa…”

“Lo scusi, signora” lo interruppe la maestra. “Ciò che voleva dire il professore è che qualche ora in più passata a scuola potrebbe portare grande giovamento al ragazzo, ed evitare che combini qualche marachella in giro… La scuola ha a disposizione alcuni strumenti musicali, e noi saremmo disposti a concedere gratuitamente l’uso di un violino a Akihiko. Potremmo fare una prova, se non doveste trovarvi bene, potrà lasciare il club.”

“Fate come volete. Vi accorgerete che con lui è tutto tempo sprecato. E non venite a lamentarvi con me se vi creerà dei problemi.”

Quando la mamma uscì dalla sala insegnanti, dietro di lei la maestra aveva un sorriso aperto, che gli prendeva tutta la faccia.

Alle sue spalle, il maestro Konosuke imbracciava la custodia di un violino. Anche lui sorrideva. Quando incrociò lo sguardo speranzoso di Akihiko, strinse una mano a pugno, sollevò il pollice e annuì leggermente.

L’espressione sul volto del bambino non cambiò, ma i suoi occhi brillarono come due stelle.

Una luce tutta nuova nel buio della sua vita, che da quel momento non sarebbe stata mai più la stessa.

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1) circa 10,00 euro

   
 
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