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Autore: Dreamer47    25/08/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Ciao a tutti, 
mi chiamo Martina e vi presento la mia Hunters' legacies. 
Desidero fare una premessa, prima che possiate leggere il capitolo. 
Sono particolarmente affezionata a questa storia: ci sono voluti due anni per scriverla e per perfezionarne i dettagli, e non è stato semplice. 
Ho scritto Hunters' legacies in un momento delicato della mia vita, cioè dopo aver subito un forte lutto che come leggerete, ho in comune con la protagonista di questa storia. 
È stata un'opportunità per aiutarmi e crescere, spesso per mettere nero su bianco i sentimenti che non riuscivo ad esternare, né tantomeno a capire o a sapere di provare. 
Ogni volta che la rileggo, questa storia mi aiuta e mi guarisce. 
Mi ha aperto letteralmente tanti mondi diversi, tant'è che da quando ho scritto questa storia ho iniziato a scrivere sui più svariati argomenti. 
Scrivere è sempre stata la mia passione, ma dopo Hunters' legacies niente è stato più lo stesso per me. 
Spero che la possiate amare, come la amo io.
Aggiornerò ogni mercoledì e domenica sera. 
Adesso vi lascio in pace e vi lascio leggere il primo capitolo con tranquillità.
Buona lettura e a presto. 
                             

 
HUNTERS' LEGACIES 
CAPITOLO 1




L'odore di cibo scadente e di parecchio alcol arrivò fino alle narici di Sam e Dean quando varcarono la soglia di quel locale: erano passate settimane dall'ultima volta in cui fossero passati dalla Road House dopo aver risolto l'ennesimo caso sotto suggerimento di John, che sembrava ormai fin troppo irraggiungibile.
Il maggiore non riusciva più a sopportare gli isterismi di suo fratello sul trovare il padre, perché proprio come farebbe un bravo figlio aveva deciso di obbedire e di non fare domande, eseguendo i suoi ordini come se fosse un suo superiore. 
Dean aveva fermato la macchina nel parcheggio di fronte la Road House di Ellen, vecchia amica di suo padre che era sempre stata felice di averli lì con lei, pronta a prendersene cura quando tornavano malconci dalle cacce. Lui e suo fratello riuscivano persino a vedere in Ellen quasi una figura materna, o almeno quello che credevano fosse tale. 
I due fratelli avevano parlato spesso ultimamente della loro mamma, chiedendosi in che posto fosse finita dopo che l'avessero vista sotto forma di fantasma nella loro vecchia casa e che li avesse salvati da quel poltergeist; erano passate settimane da quando avevano aiutato quella famiglia a liberarsi dei fantasmi nella casa in Kansas grazie a Missouri, sensitiva amica del loro padre da tantissimi anni. 
Si osservarono intorno prima di dirigersi al bancone dove trovarono il solito viso familiare, che non appena li vide fece un largo sorriso e si sporse per salutarli. 
"Ragazzi, sono felice di vedervi!" esclamò Ellen abbracciando entrambi con le braccia e stringendoli forte. 
Aveva da subito stabilito un forte legame con entrambi, non potendo fare a meno di dispiacersi per cosa avessero dovuto passare da quando Mary fosse morta: Ellen aveva pregato molte volte John di lasciarli a lei quando erano molto piccoli, evitando loro l'orrore delle cacce in tenera età, ma John era molto testardo e l'aveva sempre pregata di smetterla di avanzare delle pretese su dei bambini che non fossero figli suoi.
"Così ci soffochi!" esclamò Dean roteando gli occhi e facendo appena un po di forza per liberarsi dalla presa della donna dietro il bancone, che rise di gusto e non prestò attenzione alla sua scortesia. 
"Come state ragazzi?". 
La donna lo guardò per qualche secondo, prima di prendere due boccali dalla mensola in vetro dietro di lei per riempirli di birra, porgendone una a testa ai due fratelli; il viso di Dean finalmente si accese e le riservò un grosso sorriso, prima di bere qualche sorso della bevenda. 
Amava particolarmente quel posto e la birra che serviva Ellen, ma soprattutto perché tutto ciò che gli venisse offerto aveva un sapore più buono.
"Abbiamo appena concluso un caso, siamo molto stanchi" disse Sam sorridendo e ringraziando la donna per la birra con un cenno del capo. 
"Il caso delle sparizioni nel Minnesota?" chiese Ellen aggrottando le sopracciglia e osservandoli entrambi con aria preoccupata, come solo una madre farebbe. 
"Si, e indovina? Erano umani!" esclamò Dean annuendo con aria disgustata, scuotendo la testa e bevendo un altro sorso di birra prima di continuare. "Hanno catturato la principessina qui al mio fianco e io sono dovuto andare a salvarla!". 
Sam roteò gli occhi ormai stufo delle sue battute e gli diede un colpo sul braccio, iniziando a dire una serie di imprecazioni contro il suo fratello maggiore; Ellen rimase per qualche secondo in silenzio mentre osservava con un sorriso i due ragazzi di ventisei e ventitré anni che discutevano e si prendevano in giro l'un l'altro in modo così normale, dimenticandosi per qualche istante che fossero gli stessi cacciatori che aveva visto entrare nel suo locale qualche istante prima.  
Sospirò ed iniziò a pulire il bancone con movimenti circolari e ripetuti, lanciando di tanto in tanto qualche sguardo ammonitore ad Ash che fregava i clienti del bar con il vecchio trucco del sono troppo ubriaco per giocare a biliardo, ma facciamo una partita e giochiamoci 500 dollari
"Invece voi come state?" chiese Sam quando fu sicuro che suo fratello stesse un po zitto invece di parlare a sproposito per deriderlo, guardando la donna con espressione curiosa e interessata. 
"Già, dov'è la tua splendida figlia?" chiese Dean guardandosi intorno andando alla ricerca della ragazza con lo sguardo. 
Ellen lo fulminò con lo sguardo, sollevando un sopracciglio e puntandogli un dito contro con aria fintamente minacciosa, perché ormai aveva capito che quello scambio di battute su sua figlia fosse diventato per lui un gioco e un modo per farla arrabbiare. 
"Jo è a caccia.." sussurrò Ellen sospirando e facendo spallucce, fermandosi dal pulire e scuotendo la testa mentre alternava lo sguardo fra di loro. 
Non era passato minuto in cui non si fosse chiesta se sua figlia sarebbe tornata a casa tutta intera, ma ormai era tempo che la sua piccola decidesse cosa fosse meglio per lei. 
"Tu l'hai lasciata andare a caccia?" chiese Sam appoggiando i gomiti al bancone con espressione stupita, sgranando gli occhi. 
Dean rise leggermente, muovendo nervosamente il bicchiere fra le mani e abbassando lo sguardo per qualche secondo con un po di insicurezza. "Ricordo che quando è stata a caccia con noi, hai preso un aereo per venirtela a riprendere". 
I ragazzi probabilmente non avrebbero mai saputo, ma fu durante il viaggio di ritorno sull'Impala che Ellen capì che non avrebbe più dovuto trattenere Jo con tutta quella forza, perché avrebbe rischiato di perderla per sempre. Sospirò e fece spallucce, appoggiandosi anche lei al bancone per guardarli meglio. "Già, ma ha insistito tanto per cacciare, ha trovato un caso e ha raccolto molti indizi..". 
"E l'hai lasciata andare a caccia da sola?" si azzardò a chiedere Dean, aggrottando le sopracciglia con incredulità. 
"Sono permessiva, ma non sono pazza: è con un'amica di cui mi fido ciecamente! È una tipa davvero in gamba e poi la conosco da quando era una bambina.." sussurrò Ellen con un sorriso amaro sul volto. "Un po come con voi".
I tre si scambiarono un leggero sguardo e i due fratelli riservarono un'occhiata di incoraggiamento alla donna, che aveva tutta l'aria di essere spaventata e preoccupata per la figlia, nonostante la persona con cui stesse cacciando fosse di famiglia. 
"Starà bene, Ellen" disse Sam sorridendole in ma in maniera dolce, annuendo convinto. 
Dean non fece un tempo a chiedere quando Jo sarebbe tornata, che la porta si spalancò ed un uragano di felicità ed eccitazione fece irruzione nel locale, avvicinandosi a grandi passi verso di loro, mentre Ellen fece il giro del bancone per stringere fra le braccia sua figlia, ringraziando mentalmente Dio che non le fosse successo nulla.  
"Come stai? Stai bene? Sei ferita?" chiese Ellen sciogliendo appena l'abbraccio e osservandola bene alla ricerca di qualche taglio o ferita che avrebbe usato come scusa per non farla tornare più a cacciare. 
"No, sto bene mamma, davvero!" esclamò Jo sorridendo felice ed annuendo, guardando sua madre negli occhi e saltellando per la felicità. "È stato fantastico: io e Abby abbiamo raccolto gli ultimi indizi ad Omaha e abbiamo stanato il branco di lupi, e siamo entrate lì mentre dormivano, li abbiamo uccisi uno dopo l'altro e..".
"Respira fra una frase e l'altra!" esclamò Dean ridendo di gusto, voltandosi verso di lei insieme al fratello e sorridendo nella sua direzione, facendole un cenno di saluto con il capo. "Ciao Jo". 
La ragazza si voltò di scatto nella sua direzione quando sentí quella voce, osservando con sorpresa che i due fratelli fossero seduti proprio qualche metro più in là rispetto a lei e che avessero sentito tutto ciò che avesse detto da quando avesse messo piede al locale. 
Jo sgranò gli occhi e lanciò un'occhiata alla madre, chiedendosi perché non l'avesse avvertita prima della loro presenza. "Sam, Dean. Che ci fate qui?".
"Anche noi abbiamo concluso la nostra caccia ed eccoci qua!" esclamò Sam sorridendo nella sua direzione in un molto diverso da quello che il fratello le stesse riservando. 
Jo roteò gli occhi e si sistemò lo zaino in spalla, che dalla foga non aveva neanche poggiato a terra prima di abbracciare la madre, e fece una smorfia scherzosa nella loro direzione. "Vado a sistemare le mie cose e torno subito, così possiamo parlare un po': potreste aiutare la mia amica con il resto dei borsoni, per favore?". 
"Conta su di noi" disse Dean annuendo divertito, osservando la bionda dirigersi verso il retro del locale per raggiungere la scala che l'avrebbe condotta alla sua stanza al piano di sopra ed Ellen tornare dietro al bancone con un'aria un po più sollevata. Poi si girò verso il fratello minore con aria di sfida ed il suo sorriso divenne più ampio. "Scommetto che quest'amica sarà una nerd come te, bassa e con l'aria da intellettuale! Va' ad aiutarla tu".
"Ma lo sai che sei proprio un cretino? Ed offensivo?" disse Sam sgranando gli occhi e voltandosi nella sua direzione per guardarlo con incredulità. 
"E sarà sicuramente anche lesbica!" esclamò Dean continuando a non ascoltarlo, ridacchiando e facendogli l'occhiolino. "Proprio il tuo tipo".
Sam sollevò un sopracciglio e capí immediatamente quale sarebbe stato il giusto modo per fargliela pagare: chiuse la mano destra a pugno e la posizionò sul palmo aperto della mano sinistra, accennando un sorriso audace nei suoi confronti. 
Vide il fratello piegare le labbra all'insù e gonfiarsi il petto di orgoglio, sicuro più che mai lo  avrebbe stracciato, così dispose le mani nello stesso modo e diede il via con la testa. 
Passò qualche secondo e si alzò dallo sgabello sconfitto per l'ennesima volta a quella partita di Morra cinese, mettendo su un'aria arrabbiata e infastidita dal fratello che nel frattempo se la rideva, mentre le parole di Sam rieccheggiavano nella sua mente. 
"Sempre le forbici, Dean! Sei prevedibile!". 
Oltrepassò la porta del locale riuscendo a udire ancora le risate divertite del fratello e si disse che gliel'avrebbe fatta passare liscia solamente perché non lo sentiva ridere così da ormai troppo tempo, e un sorriso contagiò anche il suo di viso, specialmente quando una grossa auto lucente attirò la sua attenzione nel parcheggio pieno di auto mal ridotte. 
Sollevò un sopracciglio e fece qualche passo nella sua direzione, scorgendo la carrozzeria impeccabile e estremamente lucente di una splendida auto messa sul mercato quasi un decennio prima. 
Scorse una ragazza con una lunga e folta chioma rossa mogano aggirarsi nei paraggi di quell'auto e sorrise audacemente, sentendosi felice di aver perso quella partita di morra cinese con Sam.  Fratello mio, non sai che ti perdi! 
Osservò il corpo della ragazza facendo vagare lo sguardo su ogni centimetro, e a quella distanza sembrava avere a occhio e croce ventidue, massimo ventitré anni, con tutte le curve al posto giusto e dei jeans che mettevano in risalto il suo lato b, risvegliando qualcosa dentro Dean che lo mise sull'attenti: si avvicinò e cercò di presentarsi, ma la ragazza scosse la testa per mandarlo via senza neanche guardarlo mentre parlava animatamente al telefono con qualcuno che aveva tutta l'aria di averla fatta arrabbiare. 
Dean fece un passo indietro e aspettò pazientemente che finisse la sua telefonata, mettendo un po di distanza fra loro per garantirle un po di privacy, ma quando i minuti iniziarono a scorrere e la ragazza si ostinò a non degnarlo neanche di uno sguardo, Dean si diresse verso il portabagagli aperto dell'auto che le appartenesse, osservando i due borsoni scuri che vi fossero dentro. 
Allungò una mano per afferrarne uno per mantenere la parola data a Jo, ma non appena lo strinse una stretta ferrea gli bloccò il polso facendogli mollare la presa sulla tracolla del borsone; Dean sollevò lo sguardo pronto a colpire chiunque lo stesse bloccando, ma incontrò gli occhi azzurri della proprietaria dell'auto ed esitò per qualche secondo indugiando con lo sguardo. 
Fu facile per la ragazza girare il braccio dell'uomo dietro la schiena, bloccandolo con forza contro la propria auto e facendolo gemere appena di dolore. 
"E tu chi diavolo sei?" chiese la donna tenendolo forte, usando un tono freddo e glaciale. 
"Non é come sembra.." iniziò Dean ridendo nervosamente, cercando di voltarsi per annullare la presa e spiegarle la situazione. 
"A me sembra proprio che tu stia rubando dalla mia auto" continuò seccamente la ragazza sollevando un sopracciglio e sporgendosi appena per guardare parzialmente il viso del ragazzo. 
"Tu devi essere Abby: Jo mi ha chiesto di aiutarti con i bagagli". 
Dean cercò di liberarsi pacificamente, ma la ragazza non accennò a lasciarlo, così si vide costretto ad usare la sua forza per sciogliere la presa e girarle attorno con velocità posizionandosi dietro di lei, passandole il braccio sinistro attorno al collo e schiacciandola contro il suo petto, impedendole il movimento. 
"Povera Jo: se è venuta a caccia con te che non sai neanche immobilizzare qualcuno, è un miracolo che sia viva!" esclamò Dean parlandole nell'orecchio con aria da sbruffone, gonfiando il suo ego per aver neutralizzato la sua presa e per averla immobilizzata con successo.
Abby rise di gusto prima di colpirlo con una forte gomitata dritta al fianco, che le permise di liberarsi dalla presa mentre il ragazzo si piegò in due per il dolore, e lo colpí con un pugno al volto per evitare che potesse intrappolarla di nuovo. 
Afferrò i suoi borsoni e chiuse il portabagagli con uno scatto, prima di fare qualche passo indietro gustandosi la scena con un sorriso, osservando l'uomo tornare nuovamente in posizione eretta e sorridere nella sua direzione come se si fosse davvero divertito.
"La gomitata era per avermi messo le mani addosso, il pugno per averle messe sopra la mia auto senza il mio permesso, idiota!" esclamò Abby ricambiando il sorriso e sollevando un sopracciglio. 
Rimasero ad osservarsi per qualche secondo, studiandosi a vicenda con curiosità: Dean vide bene finalmente il suo bel viso, con due pozzi azzurri impertinenti e orgogliosi che lo guardavano con divertimento, osservando come i lunghi capelli rossicci ricadessero fin sotto al seno, mentre il giubbotto nero sagomato di pelle e i jeans aderenti fasciavano il suo giovane fisico atletico, mente mille strani pensieri iniziarono a girare nella sua mente. 
"Sono Dean Winchester, comunque.." sussurrò l'uomo avvicinandosi e porgendole la mano con un sorriso. 
La donna lo studiò con lo stesso sguardo che Dean le avesse riservato, e dopo qualche istante si sporse appena per stringere forte la sua mano, sostenendo lo sguardo con aria fin troppo fiera. "Abby Harrison. E non toccare mai più la mia roba senza il mio permesso o la prossima volta non sarò così gentile". 
Dopo un'altra manciata di secondi, la donna lasciò la presa sulla mano e si voltò sorridendo mentre si dirigeva a grandi passi verso l'interno della Road House. 
"Tesoro, è andato tutto bene, si?" chiese Ellen sporgendosi per carezzarle i lunghi capelli e sorridendo nella sua direzione, osservando con aria apprensiva la ragazza e sua figlia sedute al bancone. 
Abby sorrise ed annuì, pulendosi le labbra con il tovagliolo di carta dopo aver finito il suo enorme panino ed allontanando il piatto con la mano per poi appoggiare i gomiti sul tavolo; la donna iniziò a raccontare ad Ellen ciò che lei e Jo avessero fatto durante quella caccia, omettendo le parti più terrificante come quando un licantropo l'avesse quasi morsa, prima che lei prontamente lo pugnalasse con una lama d'argento. 
Durante il suo racconto, Abby fece finta di non sentire i discorsi dei due ragazzi poco distanti da loro, intenti a bere una birra e parlottare fra loro, ma sorrise involontariamente quando sentí il ragazzo più alto, seduto accanto al tizio che avesse provato a prenderle le borse dall'auto prima, dire: 
"Piantala, la stai mangiando con gli occhi" e fece finta di nulla, voltandosi verso Jo che aveva preso a parlarle della loro prossima caccia. 
Abby tornò seria e scambiò un'occhiata veloce con Ellen, intuendo immediatamente ciò che stesse pensando e che cercasse disperatamente di trattenersi dal dire. 
"Jo, penso che mi prenderò una pausa invece.." sussurrò accennando un sorriso, osservando quello della giovane ragazza scemare. 
Non prestò attenzione alle proteste di Jo, facendo un cenno quasi impercettibile ad Ellen, che si allontanò facendo finta di nulla, udendo sua figlia dire qualcosa del tipo che i mostri sono sempre in agguato e che non poteva permettersi di prendere pause proprio in quel momento. 
"Credevo che dopo la storia con Cassie avessi smesso di fare il cretino con chiunque!".
Abby inclinò la testa lateralmente per sentire meglio la conversazione tra il ragazzo alto e Dean, aggrottando appena le sopracciglia udendo quella frase, ma poi venne strattonata al braccio da Jo, che la guardò con aria scocciata. 
"Ma mi ascolti? Ho detto che sono scomparse 8 persone in due settimane a Marshalltown, vale la pena controllare!".
Abby sbuffò e scosse la testa, osservando gli indizi che Jo avesse già raccolto, chiedendosi quando avesse avuto il tempo per organizzarsi in quel modo, e poi la guardò in viso: la vide fin troppo speranzosa del fatto che avesse accettato, ma Abby scosse la testa perché non voleva mettersi in contrasto con Ellen dopo tutto ciò che avesse fatto per lei negli ultimi mesi. 
"Jo sono davvero stanca, passiamolo a loro!" esclamò Abby sorridendo, facendo scorrere sul bancone il fascicolo ricco di dettagli fino ai due ragazzi poco distanti da loro. 
Sam e Dean si voltarono verso di lei, aggrottando le sopracciglia ed interrompendo la loro conversazione, ed Abby fece segno con lo sguardo di aiutarla ad uscire da quella situazione; osservò Dean sorridere audacemente, afferrando il fascicolo e leggere velocemente le informazioni che contenesse. 
Scambiò un'occhiata con il fratello e Sam sbuffò sonoramente, scuotendo la testa con rassegnazione e bevendo qualche sorso della sua birra. 
"Ma quello è il mio caso!" esclamò Jo aggrottando le sopracciglia e guardandola con astio, ma Abby fece spallucce e le rispose di aver passato troppo tempo fuori dalla Road House e che fosse arrivato il momento di aiutare sua madre. 
Jo si alzò spazientita, imprecando in maniera incompresibile per la rabbia, e Abby rise di gusto, alzandosi ed afferrando il suo borsone abbandonato sull'unico sgabello che la separasse dai due ragazzi seduti affianco a lei. 
Si diresse ancora divertita verso le scale sul retro del locale, osservando distrattamente Jo che si apprestò ad aiutare sua madre con i clienti del bar dietro il bancone, e si dileguò sentendosi fin troppo osservata. 
Dean sentí un dolore fra le costole e subito si rese conto che il fratellino gli avesse dato una gomitata di proposito per fargli distogliere lo sguardo dal fondoschiena della ragazza che fosse appena sparita sul retro, e si voltò verso di lui imprecando ad alta voce e sgranando gli occhi. 
"Il linguaggio!!" esclamò Ellen fulminandolo con lo sguardo e puntandogli contro l'indice della mano destra, prima di allontanarsi a grandi passi per servire una birra ad un cacciatore che si fosse appena appollaiato al bancone qualche sgabello più in là. 
"Ma perché lo hai fatto?!" chiese Dean colpendo con una manata la spalla del fratello, che sgranò gli occhi e lo guardò spazientito. 
"Dobbiamo trovare papà: non lasciarti distrarre, Dean!" esclamò Sam scuotendo la testa e fissandolo con aria seria. 
Dean lo guardò per un lungo istante con aria seria e sbuffò, perché per il suo fratellino non c'era mai stato spazio per il divertimento. 
Dalla morte di Jessica era diventato tutto lavoro e niente distrazioni, focalizzandosi solamente sul ritrovamento di John e sul vendicare la morte della sua ragazza e della loro mamma. 
"Papà non è esattamente rintracciabile in questo momento!  Finiamo la birra e partiamo per questo nuovo caso finché non si farà vivo, ma non scaldarti tanto!". 


Diede gas alla sua auto, pressando con forza l'acceleratore e sorridendo compiaciuta quando sentí il rombo della sua auto che sfrecciava sulla superstrada; aveva sempre adorato quell'auto e aveva imparato tutto su di essa, riuscendo persino a fare qualche piccola riparazione anche da sola, ma il fatto che fosse di suo padre la rendeva ancora più speciale. 
Abby era ormai in viaggio da due giorni ed aveva quasi raggiunto Marshalltown per scoprire se ciò che avesse trovare Jo fosse davvero un vero caso, e quando arrivò al motel per riposarsi un po, non fece caso che qualche metro più in là vi fosse posteggiata un'Impala del '67 perfettamente tirata a lucido e splendente. 
Scese di corsa e prese una stanza, andando a grandi passi fino alla sua camera per riposarsi almeno tre ore, prima di indossare i panni di un'investigatrice privata pagata per ottenere informazioni. 
Dopo aver fatto una lunga doccia rigenerante, essersi truccata leggermente ed aver indossato un tailleur nero in cui la gonna arrivasse a metà coscia, indossò i suoi occhiali da sole e prende le chiavi della sua auto per raggiungere la stazione di polizia e chiedere più informazioni. 
Non appena chiuse la porta della camera alle spalle si accorse di un uomo appoggiato sul cofano della sua auto azzurra metallizzata, in completo nero molto elegante con le mani all'interno delle tasche, appostato ad aspettarla. 
Pensò subito che si trattasse di un demone, ma poi riconobbe il viso del ragazzo che incontrò qualche giorno prima alla Road House e un mezzo sorriso nacque sul suo volto. 
Si avvicinò e quando anche lui la vide si mise dritto e avanzò qualche passo verso di lei. 
"Ci hai messo tanto, Abby..". 
"Sam, giusto? Che ci fai qui?". 
"Sono Dean" la corresse il ragazzo con una smorfia quasi infastidita, sollevando un sopracciglio e non potendo fare a meno di osservare ogni centimetro del suo corpo fasciato da quel completo elegante. "Non mi aspettavo di vederti in questa città. Sono qui per il caso che hai passato a me e mio fratello".
Abby aggrottò le sopracciglia e scosse la testa ridendo di gusto, sorpassandolo e facendo scattare la serratura della sua auto con il telecomando automatico, posando la sua borsa all'interno; si appoggiò con la mano allo sportello aperto e sorrise divertita. "Non ti ho passato il caso, ho solo finto davanti a Jo, altrimenti Ellen non me lo avrebbe mai perdonato, quindi tu e tuo fratello potete andare!". 
"Ho viaggiato due giorni per arrivare qui, non lascerò il caso!" esclamò Dean sorridendo avidamente, facendo spallucce. "Lascialo tu". 
"Neanche per sogno!" rispose la ragazza sollevando un sopracciglio e guardandolo con aria adirata.  "Questo caso è mio!". 
Abby continuò a guardarlo in cagnesco e pensò che quel ragazzo fosse proprio stupido dato il modo divertito con cui la stesse guardando, e si sporse appena nella sua direzione con curiosità quando lo vide dirigersi verso quell'Impala splendida che avesse visto la sera precedente alla Road House. 
"Ci vediamo alla stazione di polizia, ragazzina!". 



Un forte pugno lo colpí dritto al fianco quando si distrasse per osservare la ragazza appena conosciuta essere sollevata di peso da quell'omone tutto muscoli e tatuaggi che si fosse concentrato su di lei dopo aver mandato a tappeto Sam, scaraventandola addosso alla libreria e facendogliela spaccare con la schiena. 
"Abby, stai bene?!" chiese Sam rialzandosi e correndo nella sua direzione, aiutandola a sollevarsi sorreggendola dalla vita. 
La ragazza fece una smorfia per una brutta fitta alle costole e sperò vivamente di non essersene incrinata qualcuna, lasciandosi sollevare dal ragazzo e gemendo appena mentre si pressava la pelle ferita del braccio destro che doveva essersi scorticata con le schegge di legno. "Niente di rotto, ma è quel bestione che mi preoccupa!".
Abby lasciò la presa di Sam e guardò Dean combattere contro l'altro uomo, a cui iniziò a colare dell'ectoplasma da entrambi gli occhi. 
"Hai detto che i loro resti si trovano al cimitero a nord della città?" chiese Abby guardando velocemente il ragazzo accanto a sé, per poi concentrarsi su quell'omone tatuato avvicinarsi verso di loro con aria mista tra il minaccioso e l'ilarità.
"Si, che vuoi fare?!" chiese Sam mettendosi davanti a lei automaticamente a mo' di scudo, per difenderla. 
"Tenete duro!" esclamò la ragazza correndo fuori da quella strana casa abbandonata in cui si fossero ritrovati durante le loro investigazioni. 
Salì in auto e partí a tavoletta, sperando che la sua lotta contro il tempo avrebbe portato i risultati sperati, mentre ripensava a quanto successo in quella strana giornata: dopo che quella mattina Abby e Dean si fossero incontrati nel parcheggio, avevano deciso loro malgrado di unire le forze ed indagare insieme invece di farsi la guerra per chi dovesse seguire la pista. 
Scoprirono che le otto persone scomparse vennero rapite e torturate da due poltergeist che erano stati assassinati quasi duecento anni prima, tornati sotto forma di spirito per vendicarsi verso i discendenti dei loro assassini. 
Abby accelerò sempre di più, riuscendo ad ottimizzare i tempi e ad arrivare in meno di dieci minuti al cimitero: scavalcò il cancello e si diresse verso la cripta dei due coniugi correndo, scassinandone la serratura. 
Scoperchiò le tombe, spostando il freddo marmo che fungeva da coperchio con un grande sforzo, e cosparse le ossa con mezza tanica di benzina lanciando scivolare il suo fedele zippo all'interno, ammirando con un sorriso le fiamme che danzavano e i resti bruciare.
Tornò indietro ed uscì dal cimetero scavalcando nuovamente il cancello alto, arrivando fino alla sua macchina; partí sgommando, facendo la stessa strada a ritroso per tornare dai due fratelli sperando che il suo piano avesse fermato i due omoni posseduti contro cui stavano lottando. 
Attraversò la città violando tutti i limiti di velocità, mentre il suo cuore batteva un po troppo veloce all'idea di non aver fatto in tempo; fermò l'auto proprio davanti l'entrata della grande casa abbandonata, scrutando all'interno ma con scarsi risultati per via del buio della notte e per un momento trattenne il respiro, sperando di non essere arrivata troppo tardi e che i due uomini posseduti dai fantasmi non avessero ucciso Sam e Dean. 
Scese dalla macchina con incertezza e si guardò attorno, non riuscendo a percepire nemmeno un suono e si avvicinò al portico in legno di quella casa fatiscente impugnando la sua pistola e tenendola stretta; non riuscì a prevederlo, né tanto meno a fermarlo, quando un leggero colpo alle gambe la fece traballare, cadendo rovinosomante a terra e facendole mancare per qualche secondo il terreno sotto ai piedi. 
Pensò subito che i due uomini avessero finito con i fratelli e che adesso fosse il suo turno, quando una risata ormai familiare la fece tornare a respirare e a rilassarsi: vide Dean, con una ferita allo zigomo e del sangue sparso sul viso, uscire dall'ombra del portico ed avvicinarsi a lei con un grosso sorriso divertito, e dietro di lui scorse Sam, anche lui ferito al volto ma in maniera meno grave del maggiore, con un'espressione rassegnata, scusandosi al posto del fratello con uno sguardo. 
"Dovevi vedere la tua faccia quando sei scesa dall'auto!" esclamò Dean tornando a ridere, tenendosi la pancia con le mani. 
Abby assottigliò gli occhi per la rabbia ed insinuò velocemente la gamba sinistra fra le sue, tirando con forza e facendolo finire a terra rovinosamente, e questa volta fu il suo turno di ridere di gusto. "Sei un idiota Dean, pensavo di non essere arrivata in tempo o di avere sbagliato ossa". 
Il ragazzo continuò a ridere, ma si trovò costretto a fermarsi quando sopraggiunse un dolore allo sterno ed alla spalla destra, dovuti all'incontro di box che si fosse appena tenuto all'interno di quella  casa abbandonata, che molto decenni prima era stata la tenuta dei fantasmi che ormai avessero smesso di seminare terrore e morte. 
"I due uomini posseduti?" chiese Abby tirandosi a sedere ed alternando lo sguardo fra i due, sorridendo e sentendo il maggiore gemere appena mentre si sedeva sul terreno per mettersi più dritto. 
"Si faranno una bella dormita.." rispose Sam sorridendo e guardando i due ragazzi ancora a terra con aria divertita. "..abbiamo chiamato i soccorsi, quindi è meglio andare via prima che arrivino!". 
Dean si alzò facendo leva sulle gambe e guardò la ragazza ancora seduta con aria di chi gliel'avrebbe fatta pagare, tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi. "Sono d'accordo, fratellino". 
Abby si lasciò aiutare ricambiando il sorriso divertito e si mise in piedi, guardandoli inclinando la testa ed alternando nuovamente lo sguardo fra i due, dicendo con tono canzonatorio: "Vi ho salvato il culo, siete in debito". 
Dean sollevò il dito puntandalo contro di lei e si dovette trattenere dal dirle che andare a controllare quella casa fosse stata una sua stupida idea e che lui e suo fratello l'avessero solamente assecondata; si morse la lingua per non dirle che se loro non avessero seguito il caso insieme a lei, probabilmente sarebbe morta da un pezzo. Sorrise sghembo e per un momento si sentí come un normale ragazzo di ventisei anni, intento a scambiare qualche battuta con una ragazza conosciuta da poco, mentre il fratellino lo prendeva in giro alle spalle. 
"Andiamo a farci una bella bevuta allora, ragazzina".
Abby sorrise e si fece largo fra i due ragazzi, avvicinandosi alla sua macchina ed entrando per accenderla, e dopo pochi istanti senti l'Impala accostarsi alla sua auto. Così si voltò a guardarli con un sorriso."Ho visto un pub aperto mentre tornavo dal cimitero, ci vediamo lì?". 
"Se riesci a starci dietro, certo!" esclamò il maggiore ridendo di gusto mentre faceva rombare il motore della sua Impala, sgommando senza neanche dare il tempo alla donna di rispondere.
Non fu sorpreso quando Abby giocò bene le sue carte e riuscì a superarlo, sicuro che stesse ridendo per la vittoria.
  
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