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Autore: Stillathogwarts    25/08/2022    4 recensioni
Hogwarts, ultimo anno di scuola dopo la guerra.
Due diari gemelli, due anime spezzate dalla guerra che trovano conforto l'uno nell'altra, nella garanzia dell'anonimato.
Hermione Granger torna al castello per completare gli studi e come lei, molti studenti che non hanno potuto sostenere i M.A.G.O. durante il regime dei Mangiamorte fanno altrettanto.
Per ordine del Wizengamot, Draco Malfoy e altri Serpeverde sono obbligati a ripetere il settimo anno come condizione per essere reintegrati in società.
I docenti elaborano un programma per incentivare la cooperazione tra Case, dando il via alla formazione di nuove amicizie e nuovi legami che sfidano i dissapori passati e gettano le basi per un futuro migliore, nei confronti del quale il mondo magico nutre profonde speranze.
Il tutto mentre una nuova minaccia incombe sul castello e mina l'equilibrio appena ristabilito dopo gli eventi orribili della guerra e i buoni propositi degli studenti.
| DRAMIONE (slow burn) | Personaggi leggermente OOC
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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PROLOGO
 
 

 
 
 
 
 
Il bicchiere di vetro colpito da quel poco di luce solare che filtrava dalla finestra produceva strane immagini luminose contro la cupa parete dell’ufficio principale di Malfoy Manor.
Draco Malfoy se ne stava seduto scomposto sulla sedia che fino a poco tempo prima era appartenuta a suo padre, con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva allentato la cravatta, che sembrava sempre soffocarlo negli ultimi tempi, e aveva aperto i primi bottoni della camicia; la giacca che indossava quando era entrato nella stanza giaceva sgraziatamente su una poltroncina dall’altro lato della scrivania.
Si passò distrattamente una mano tra i capelli, mentre con dei movimenti circolari del polso giocava con il liquido ambrato all’interno del bicchiere, facendolo ondeggiare pericolosamente; una bottiglia di Firewhiskey era aperta, poggiata casualmente sul legno pregiato del tavolo, ormai vuota a metà.
Se lo avesse visto, sua madre lo avrebbe rimproverato per non essersi premurato di far scivolare qualcosa al di sotto. “Quello è mogano!” avrebbe obiettato, guardandolo con disapprovazione.
Ma a Draco non importava; a dirla tutta, non gli importava quasi di niente in quei giorni.
Non avrebbe saputo dire se aveva bevuto tutta quella quantità di alcol quella sera stessa o se parte di essa l’aveva consumata la sera prima.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter spegnere i suoi pensieri e non era ancora pronto ad arrendersi all’evidenza, ad accettare il fatto che l’alcol non gli sarebbe stato di alcun aiuto in tal senso.
Non ad un ragazzo, - uomo? Giovane uomo? -, come lui, che portava sulle spalle il fardello di una famiglia antica e nobile, ma ormai sull’orlo del declino; non ad un ragazzo di soli diciassette anni che aveva visto troppe cose, cose terribili, che nessun suo coetaneo avrebbe mai dovuto vedere; non ad un ragazzo che aveva fatto cose orribili a sua volta e che doveva convivere con i demoni spaventosi che infestavano la sua mente ormai da due anni. Non ad un ragazzo che avrebbe dovuto avere tutto e che invece si era ritrovato con un pugno di mosche e un passato da cui riscattarsi. Non ad un ragazzo i cui rimorsi e sensi di colpa stavano lentamente logorando l’anima.
Sbuffò sonoramente, facendo sollevare un paio di ciocche di capelli biondo platino che gli erano ricadute pigramente sugli occhi.
Il suo processo davanti al Wizengamot si sarebbe tenuto il giorno dopo.
Sapeva di non avere scampo, aveva quel maledetto marchio sbiadito, ma sempre visibile, sul braccio.
Sapeva che sarebbe finito ad Azkaban.
Il suo Magi-Avvocato gli aveva detto che la sua opzione migliore per difendersi era quella di giocare la carta dell’età, - dal momento che era minorenne quando lo avevano praticamente obbligato a prendere il Marchio Nero -, e il fatto che non si fosse mai macchiato di crimini definitivi; dubitavano che si sapesse dell’uso della Cruciatus su Thorfinn Rowle, ma l’avvocato era certo di poter raggirare la cosa in suo favore in caso la vicenda fosse divenuta di dominio pubblico; Voldemort gli puntava contro la bacchetta mentre lo costringeva a farlo, quindi rientrava nella categoria di azioni eseguite sotto minaccia, e Rowle stesso era tutt’altro che innocente: era un Mangiamorte a sua volta.
«Al massimo, ti daranno la pena minima» gli aveva detto. «Due anni o giù di lì.»
Un suono amaro, molto simile a una risata sarcastica, lasciò la gola di Draco al ricordo di quella conversazione.
Con i livelli di sensi di colpa che provava e la quasi totale assenza di felicità nella sua vita, o di qualcosa a cui aggrapparsi per il bene della sua sanità mentale, due anni ad Azkaban con la sola compagnia dei Dissennatori sembravano più che sufficienti per farlo scivolare rapidamente nella pazzia.
Era già a un buon punto su quella strada, soprattutto da quando aveva perso anche la sua unica fonte di consolazione ed era rimasto completamente solo con i suoi demoni.
L’aveva trovata un cupo pomeriggio di ottobre a Hogwarts, poco prima che l’Esercito di Silente si impadronisse della Stanza delle Necessità e ne bloccasse l’accesso al resto della scuola; uno degli ultimi giorni in cui Draco Malfoy aveva potuto trovare un po’ di pace, isolandosi dal mondo esterno, nascondendosi proprio in quella Stanza.
Un diario, abbandonato nel luogo in cui tutto era nascosto.
Un diario che rispondeva a quello che scriveva.
Aveva iniziato a riversare i suoi pensieri più intimi e tormentati in quelle pagine in un momento di estrema vulnerabilità; aveva scribacchiato le parole con violenza, in uno sfogo atto a buttar fuori tutti quei sentimenti contrastanti e dolorosi che stava provando e che non riusciva più a compartimentalizzare nella sua mente.
Lo aveva trovato liberatorio.
Allora aveva continuato a scrivere.
E un giorno, qualcuno aveva risposto alle sue parole.
Era andato nel panico, in un primo momento.
Non gli piaceva che qualcuno avesse accesso alla sua sfera interiore, che qualcuno potesse avere modo di conoscere Draco Malfoy al di fuori di quello che aveva sempre presentato al resto del mondo, al di fuori dell’immagine pubblica di sé che aveva costruito.
Ma c’era qualcosa, forse la garanzia dell’anonimato, che lo aveva spinto a continuare quella insolita corrispondenza.
Aveva bisogno di una valvola di sfogo, comunque, di qualcosa che gli permettesse di restare lucido, di non soccombere definitivamente all’oscurità, di non annegare nel buio.
Quel diario era stata la sua luce durante i cupi giorni di guerra.
All’inizio, Draco non sapeva se il suo interlocutore fosse un vecchio proprietario del diario e a rispondergli fosse la sua coscienza mantenuta intatta in quelle pagine o se ci fosse qualcuno, da qualche parte, con un diario gemello a intrattenere quelle conversazioni con lui; ma sapeva, lo aveva intuito, che anche quel qualcuno necessitava di parlare.
E allora aveva continuato.
Aveva conosciuto la persona dall’altro lato in un senso completamente nuovo per lui.
L’aveva conosciuta come non aveva mai conosciuto nessuno prima, instaurando un livello di intimità che non aveva mai avuto con altri.
Aveva continuato a scrivere e a rispondere, riversando in quelle pagine vuote la sua essenza più vera, finché una notte, durante le vacanze di Pasqua, nascosto nella sua stanza al Manor nel vano tentativo di non pensare alla compagna di scuola che era rinchiusa nelle segrete proprio in quel momento, non aveva avvertito la necessità di porgere al suo interlocutore la domanda che lo tormentava di più.
‘Credi che potrei essere degno di perdono?’
La risposta era arrivata qualche secondo dopo e lo aveva immediatamente fatto allarmare.
‘Credo che perdonerei Draco Malfoy se mi porgesse delle scuse sincere.
Quindi, non vedo perché tu, che da quello che scrivi mi dai l’aria di essere profondamente pentito delle tue azioni, non debba essere considerato degno di perdono.
La vita è troppo breve per sguazzare nel risentimento.
E tutti meritano una seconda opportunità, se fanno qualcosa per guadagnarsela.’
Si era pietrificato.
Quelle che aveva letto erano delle parole di incoraggiamento significative, che avrebbero dovuto consolarlo, ma… Ma.
La sua interlocutrice aveva fatto il suo nome e per un terribile istante aveva temuto che lo avesse riconosciuto, per qualche inspiegabile motivo.
‘Draco Malfoy?’
Dopo e solo dopo, Draco si era reso conto che l’errore non era stato suo, ma del suo interlocutore.
‘Era per lo più lui a tormentarmi quando andavo a scuola, non ho pensato che frequentando ancora Hogwarts tu potresti conoscerlo. Almeno, credo che sia ancora lì.
Non era questo il punto, comunque. 
Stavo solo facendo un esempio.’
Si era rilassato a quelle parole, ma era durato solo un istante; perché c’era una persona che lui aveva infastidito più delle altre e quelle parole avevano risvegliato in lui la curiosità di scoprire chi fosse la sua interlocutrice…
Sapeva alcune cose di lei, dai loro discorsi meno grevi.
Che era una lei, per esempio; che era stata una studentessa di Hogwarts.
‘In che Casa eri?’
‘Grifondoro. Tu?’
‘Serpeverde.’
‘Ahi. Importa?’
‘Non ti rivolgerò mai più la parola. Che schifo!’
‘Come vuoi.’
‘No, non è vero.
Non proprio.
Sono solo, sai?’
‘I Serpeverde non hanno una Sala Comune?’
‘Non in quel senso…
Mi sento solo.
Più del solito.’
‘Posso ascoltarti, se vuoi parlare.
Ehm, leggere.’
Le aveva scritto ancora, ovviamente. Non gli importava davvero, che fosse stata una Grifondoro… e poi lei non sapeva chi fosse lui.
Gli aveva detto che non andava più a scuola e non aveva pensato neanche per un istante che in passato le loro strade avevano potuto incrociarsi.
A quel punto, Draco era certo che qualcuno avesse un diario gemello, però.
Aveva avuto la certezza di ciò quando aveva menzionato per la prima volta il contesto storico in cui stavano vivendo, l’ascesa del Signore Oscuro… Anche la persona al di là del diario aveva i suoi timori al riguardo.
‘Sei viva?’
‘Per ora.’
‘Sei… in fuga?’
‘Sì.’
‘Sei una Nata Babbana?’
‘Sì. Qualche problema?’
Aveva tardato a rispondere, quella volta.
Aveva trascorso due notti insonni sentendo quella domanda rimbombare nella sua testa.
Il timore di perdere la sua unica fonte di distrazione e sollievo, la paura di restare veramente solo, dopo mesi in cui aveva potuto fare affidamento su quella sconosciuta, alleviando anche solo momentaneamente la sua disperazione grazie alle sue parole…
‘No, non più.
Credo.’
Aveva visto abbastanza sangue versato da capire che non c’era assolutamente alcuna differenza di sangue tra i Maghi. Aveva visto i Mangiamorte compiere gesti talmente atroci da capire che non erano i nobili della situazione.
Non poteva dirlo a voce alta, ma poteva confidarlo al diario.
Forse, le sue parole avrebbero dato speranza alla persona dall’altra parte, come lei la stava dando a lui.
Per la prima volta nella sua vita, Draco Malfoy aveva avvertito l’esigenza di ricambiare, dopo aver ricevuto.
‘Cosa ti ha fatto cambiare idea?’
‘La guerra.’
‘Cambia tutti.’
‘Già.’
Gli echi di quelle conversazioni lontane lo avevano colpito tutti insieme, mentre collegava i puntini e la sua interlocutrice cominciava ad assumere una forma nella sua mente.
‘Come fai a sapere che non sono Draco Malfoy?’
Glielo aveva chiesto, troppo curioso per lasciar perdere prima di togliersi l’ultimo sassolino dalla scarpa.
Ed era una delle rare volte in cui le risposte stavano arrivando rapidamente; i botta e risposta che erano riusciti ad avere erano pochi, in genere potevano anche trascorrere giorni tra una risposta e l’altra.
‘Draco Malfoy non avrebbe più scritto dopo aver saputo che sono una Nata Babbana.
Anzi, forse avrebbe smesso di rispondere direttamente dopo aver saputo che a scuola ero in Grifondoro.’
Magari persino Draco Malfoy avrebbe potuto sorprenderti.
Per qualche motivo, il ritmo del suo cuore era aumentato dopo quella finta battuta.
‘Draco Malfoy ti direbbe che l’aver parlato con me così a lungo ti ha contagiato con la roba da Grifondiota, portandoti a credere un po’ troppo nei miracoli.
N.B. Non lo direbbe in maniera così gentile.’
Qualcosa in quella risposta lo aveva irritato.
Così era passato oltre.
Aveva deciso di strappare il cerotto.
‘Sei Hermione Granger?’
«Fa’ che non sia lei» aveva pregato, senza sapere esattamente chi. «Fa’ che non sia lei
Ma la risposta a quella domanda non era mai arrivata.
Draco sbuffò, poggiando il bicchiere rumorosamente sulla scrivania.
Afferrò la bottiglia e lo riempì di nuovo.
Del liquido cadde sul tavolo, quando il sonoro pop! dell’elfa domestica che appariva nella stanza all’improvviso lo fece sobbalzare.
Non riusciva a non restare all’erta, all’interno del Manor; ogni suono pareva in grado di risvegliare in lui ricordi torridi e sanguinolenti del periodo in cui il luogo era stato infestato da Mangiamorte e scagnozzi di Voldemort.
«Credevo di aver detto che non volevo essere disturbato», asserì irritato, scrutando in tralice la creaturina.
L’elfa si piegò in un inchino profondo, abbassando le orecchie come per scusarsi.
«A Trixy dispiace molto, Padroncino» disse l’elfa con una vocina stridula e acuta. «Ma Trixy stava pulendo il salotto e ha trovato qualcosa. E Trixy ha pensato che forse il padroncino può averla persa tempo fa, visto che non ci va più lì dentro, Padroncino.»
Draco sollevò un sopracciglio, mentre l’elfa posava un taccuino di cuoio sulla scrivania davanti a lui.
I suoi occhi si allargarono immediatamente, riconoscendone le fattezze.
«Che ci faceva nel salotto?»
«Trixy non lo sa, signore» mormorò l’elfa, spaventata. «Trixy lo ha trovato sotto un divano.»
Aver servito a Lestrange Manor per quasi tutta la vita doveva averla traumatizzata permanentemente.
«Puoi andare.»
Quando la creaturina si fu smaterializzata, Draco fece scorrere le dita sull’oggetto, perso nei suoi pensieri.
Era sicuro di averlo nelle sue stanze.
Aveva riprovato a scrivere, nella speranza di ricevere una risposta; nella speranza che la sua interlocutrice, quella che aveva desiderato, a un certo punto, di poter conoscere di persona, non fosse lei.
Perché lo avrebbe distrutto scoprire che la ragazza che lo aveva tenuto a galla per tutti quei mesi era la stessa che in passato lui aveva ferito più di quanto avesse mai fatto con chiunque altro al mondo.
Perché se fosse stata veramente lei, non avrebbe avuto alcuna speranza di poterci parlare dal vivo.
Forse non avrebbe neanche potuto dirle che era lui la persona che le scriveva dall’altra parte del diario; avrebbe rovinato quel ricordo, dicendole la verità.
E lui avrebbe perso qualcosa che non aveva mai saputo di volere, senza mai averla avuta veramente.
Ma non appena aprì le pagine del diario e le parole corrispondenti ai suoi ultimi messaggi cominciarono a prendere forma davanti ai suoi occhi, i nodi iniziarono a venire definitivamente al pettine.
E la sua certezza divenne realtà.
Aveva tra le mani il gemello.
Ed ormai era ufficialmente comprovato che fosse appartenuto a Hermione Granger… Fino al momento in cui era stata portata a Malfoy Manor il precedente marzo.
‘Sei Hermione Granger?’
‘Non ti venderò ai Mangiamorte, lo giuro. Rispondimi e basta. Devo… sapere.’
‘È inutile non rispondere. So che sei tu e non ho modo di carpire la tua posizione attuale attraverso il diario, comunque. Non hai nulla da temere.’
‘In questo caso, evitare di rispondermi equivale a darmi una conferma… Granger.’
‘Sei viva?’
‘Come stai?’
‘Ti prego, dimmi che sei ancora viva.’
‘Rispondi, per favore…’
‘Sono… Sono Draco Malfoy.
E avrei dovuto fare qualcosa.’
‘Granger… mi dispiace.’
‘Li ha uccisi tutti… I Goblin, gli elfi del Manor…
Sangue… c’è così tanto sangue…
Vedo solo sangue ormai…’
‘Ho bisogno di parlarti.
Rispondimi.
Per favore.’
‘Continuo a riviverlo.
Sto impazzendo.
Devo sapere se sei viva.’
‘Non ce la faccio più.’
‘Mi sento come se stessi cadendo in pezzi.’
‘Per favore, dimmi che sei ancora viva.’
‘Dimmi come… cosa devo fare?’
‘Voglio uscirne. Ho bisogno di aiuto.’
‘Aiutami, ti prego.’
‘Non abbandonarmi anche tu, anche se non merito niente da te.
Per favore.’
‘Un fottuto drago, Granger???’
E poi l’ultimo.
L’ultimo messaggio, scritto prima che si arrendesse all’evidenza che non avrebbe mai più ricevuto una risposta.
L’ultimo messaggio, scritto due giorni dopo la Battaglia di Hogwarts, subito dopo essersi riconfermato per l’ennesima volta un vile codardo.
‘Perdonami.’
Draco chiuse gli occhi, mentre una consapevolezza prendeva forma nella sua mente: Hermione non sapeva che aveva parlato con lui per tutti quei mesi, che si era confidata lui e che aveva aiutato per tutto il tempo la stessa persona che era rimasta a guardare mentre lei veniva torturata sul pavimento del salotto di casa sua.
E dopo quella vicenda, Draco ne era certo, la sua precedente disponibilità nel perdonare persino lui, non era più valida.
Non importava quanto di lui avesse conosciuto veramente tra le pagine di quel diario.
Aveva perso la sua penultima occasione per redimersi quel 2 maggio, quando aveva deciso di attaccare comunque il trio nella Stanza delle Necessità, in preda alla rabbia per aver visto Potter stringere la sua bacchetta tra le mani come se fosse sempre appartenuta a lui, Weasley così vicino alla Granger e lei che faceva finta di niente nonostante le avesse scritto rivelandole la sua identità.
Ma in verità, lei non aveva mai scoperto di aver parlato con lui, tra le pagine di quel diario; solo che lui non lo sapeva e non era mai stato bravo a gestire il rifiuto. E in quel momento, rifiutato da lei era esattamente come si era sentito.
Aveva perso la sua ultima occasione per fare la cosa giusta sempre quel 2 maggio, quando aveva scelto di seguire i suoi genitori un’altra volta e non aveva combattuto accanto ai suoi compagni di scuola.
E Draco sapeva anche che Hermione Granger non si sarebbe presentata in tribunale a dare testimonianza dei suoi veri pensieri su quello che stava vivendo e sulla guerra in generale. Forse non lo avrebbe fatto neanche se avesse avuto modo di scoprire che era lui il ragazzo tormentato che le aveva confidato i suoi pensieri più intimi, che l’aveva inconsapevolmente designata come l’unica persona al mondo a conoscere veramente Draco Lucius Malfoy.
Perché lei era anche la persona che Draco Lucius Malfoy aveva tormentato di più nel corso della sua patetica vita.
E lui non meritava il suo perdono.
Non meritava la sua amicizia.
Non meritava il suo supporto.
Lui non meritava assolutamente niente.






N.d.a.

Salve a tutti!
So di avere due storie ancora in corso, il fatto è che sono già complete su Wattpad e mi sono arretrata nella pubblicazione qui, soprattutto visto che ho deciso di reiscrivermi a EFP solo tempo dopo, il sito non permette la creazione delle bozze e non sempre ho il modo di collegarmi.
Siccome non voglio che succeda anche con questa storia, visto che ho appena iniziato a pubblicarla, ho deciso di pubblicarla in parallelo su entrambi i siti fin dall'inizio.
Volevo ringraziare chiunque abbia seguito le mie storie finora e chiunque deciderà di dare una possibilità anche a questa.
Se vi va lasciatemi una recensione, per me è molto importante ricevere un feedback di qualsiasi tipo (non solo per una questione di soddisfazione personale, ma anche per migliorarmi laddove ci siano critiche costruttive).

Ora tolgo il disturbo, promesso.
Aggiungo solo che l'aggiornamento della storia avverrà ogni lunedì e ogni giovedì
A presto!

PS. Tutte le parti tra virgolette, in corsivo sottolineato, corrispondono ad estratti dai diari. Ho scelto di usare anche la sottolineatura per rendere visivamente l'idea delle righe di un diario, ma se la lettura vi risulta pesante fatemelo sapere e provvederò a trovare un'altra soluzione. Grazie :)
   
 
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