Cammini nei giardini
del tuo castello, radiosa come la bellissima giornata primaverile che si dipana
sotto i nostri occhi abbagliati.
Non c’è una singola
cosa fuori posto in te, sei aggraziata e leggiadra come la rugiada del mattino,
come un arcobaleno dopo il temporale.
Ti osservo da
lontano, nascosto dai cespugli che stanno oltre le alte cancellate del
castello. Guai se mi vedessi, arriverebbero le guardie e quell’idraulico, e io
verrei rispedito a casa mia, tra la lava che sbuffa e brucia ogni pensiero,
bello o brutto che sia.
Ogni tanto ridi e la
tua voce si confonde tra gli spruzzi d’acqua della fontana. E’ un mondo
distante anni luce da me.
Non ho mai visto una
donna più bella di te, e vorrei tanto che tu fossi la mia mamma. Vorrei
ammirare ogni mattina lo splendore dell’oro tra i tuoi lunghi capelli, e
rivedere l’azzurro del cielo nei tuoi occhi. Con la tua dolce voce mi daresti
il buongiorno e la buonanotte, ed io non sarei più solo sapendo che ho vicino a
me la mamma più bella e gentile del mondo.
Quante volte ho
sognato il tocco delle tue mani sul mio viso, un tuo abbraccio caloroso, un tuo
sorriso.
Ma tu non lo sai, non
sai niente di tutto questo. Il mio sentimento non è ricambiato, tu non vuoi
essere la mia mamma, né sposare il mio papà. Non vuoi venire a vivere in un
castello dove la luce non splende mai, non vuoi essere circondata da tartarughe
scheletriche e schiere di Goomba rozzi.
Quanto siamo
presuntuosi, vero? Vogliamo strappare la dea della luce al suo regno, vogliamo
rinchiuderla nella nostra oscurità perenne. E’ logico che non possa funzionare,
eppure ancora mio padre ci crede. Io no. Non
più.
Io mi arrendo. Luce e
oscurità non si mescolano, non appartengono l’una all’altra.
E poi c’è lui, Mario…
Mario l’invincibile,
l’inestirpabile erbaccia.
E dire che sarebbe
soltanto un idraulico paffuto, eppure per te è tutto e per noi è desolazione.
Lui ti sposerà e
governerà il Regno dei Funghi, e a quel punto per mio padre non ci sarà più
alcuna speranza, e quel baffuto si girerà i Toad attorno al suo dito
grassoccio, come ha sempre fatto e sempre farà.
Tutti lo amano, tutti
lo acclamano, si vede che muoiono dalla voglia di mettergli una corona in
testa. Te compresa.
Mi
disgusta quel pensiero, vorrei che quella macchia rossa e blu svanisse dalla
faccia della terra.
La tua voce si fa più
vicina, stai parlando con tua cugina Daisy.
“Da non crederci!
Quel pazzo ha osato mandarti l’ennesima proposta di matrimonio?”
Daisy ha una voce
così diversa dalla tua, è sprezzante e tagliente.
“La risposta sarà
sempre no.”
“E che mi dici di suo
figlio?”
Vedo i tuoi occhi
adombrarsi, come un cielo cosparso di nuvole grigie. Non le rispondi.
“E’ tardi,
rientriamo.” le dici soltanto.
Non hai detto nulla
di me, non una parola di tenerezza, ma neanche di disprezzo. Niente.
Non
vuoi mio padre e io per te sono un’ombra che si staglia sullo sfondo.
Adesso non c’è più
nessuno nei giardini del castello. Sono solo con i miei pensieri, mentre mi
alzo e me ne vado.
Non ha più senso per
me stare lì, e non avrà neppure più senso tornarci.
Mio padre ha dedicato
la sua vita ad un sogno impossibile, ed io non riesco a fermarlo, ma per quanto
mi riguarda le illusioni finiscono qui.
Addio, principessa
Peach, futura regina del Regno dei Funghi… Spero tu possa essere felice, tanto
non hai bisogno di me, non ti manco.
Sospiro, mentre una
lacrima mi solca la guancia.
Una, una soltanto. L’ultima.