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Autore: Bombay    27/08/2022    2 recensioni
Dal testo: - L’immagine di lui e Bokuto il giorno del diploma di questo ultimo, gli fece inumidire gli occhi.
Il giorno in cui aveva compreso tante cose e non ne aveva espressa nessuna.
Il giorno che aveva blindato il suo cuore, imbrigliato i sentimenti e seppellito le emozioni.
Il giorno in cui Bokuto aveva iniziato una nuova vita senza di lui, lasciandolo indietro, senza voltarsi. -
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fandom: Haikyu!!

Genere: romantico

Tipo: one shot

Personaggi: Kotaro Bokuto, Keiji Akaashi

Coppia: yaoi

Rating: PG-13, verde

Avvertimenti: spoiler, post time skip

PoV: terza persona

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Note: questa fic è nata da questo prompt di Pandora13 - Akaashi è talmente abituato a imbottigliare i sentimenti e preoccuparsi degli altri, che soffre di attacchi d’ansia e attacchi di panico, soprattutto nel periodo universitario – saltato fuori in una challange “30 days haikyuu!! challenge terza edizione” del gruppo facebookHaikyuu!! Italia”

 

A.A.A. – Ansia. Amicizia. Amore.

 

Aprì gli occhi di scatto nel buio più totale. Deglutì un paio di volte cercando di sciogliere il groppo che aveva in gola, si mise seduto, era in un bagno di sudore eppure tremava, si prese la testa tra le mani cercando di calmarsi.

Il trillo della sveglia lo fece sobbalzare, si concentrò su quel suono ritmico e cadenzato.

Quando l’allarme smise di suonare, anche il suo respiro si era calmato; con cautela, si alzò accese la lampada sulla scrivania, si drappeggiò sulle spalle un plaid ed aprì il libro e il quaderno degli appunti.

Era all’ultimo anno di università, doveva dare l’ultimo esame e discutere la tesi e poi… poi… la sua vita era una incognita.

Con il libro urtò il cellulare e il display si accese. L’immagine di lui e Bokuto il giorno del diploma di questo ultimo, gli fece inumidire gli occhi.

Il giorno in cui aveva compreso tante cose e non ne aveva espressa nessuna.

Il giorno che aveva blindato il suo cuore, imbrigliato i sentimenti e seppellito le emozioni.

Il giorno in cui Bokuto aveva iniziato una nuova vita senza di lui, lasciandolo indietro, senza voltarsi.

 

Kuroo e Bokuto lo avevano trascinato fuori dal campus, quel freddo sabato sera di dicembre, per andare a bere qualcosa insieme, visto che Bokuto era tornato a Tokyo durante una pausa del campionato e quando riusciva a tornava cercava sempre di ritagliarsi del tempo per stare con lui. Erano andati al solito locale, ma quella sera non era proprio serata per Keiji; era davvero stanco ed aveva ancora parecchio da studiare.

Akaashi cercava di concentrarsi sul racconto dell’ex capitano del Fukurodani, ma faceva fatica a seguire il senso. Li guardava ridere e parlare, ma si sentiva un estraneo. Anche se Kuroo lo aveva interpellato più volte per farlo partecipare alla conversazione, lui aveva risposto con brevi e secche risposte. Bokuto invece parlava a briglia sciolta, non si era minimamente accorto del suo inusuale silenzio.

All’improvviso, sentì un peso che gli opprimeva il petto non riusciva a respirare.

“Devo uscire da qui” dichiarò alzandosi, incurante dell’espressione perplessa dei due amici. Bokuto lo fissò confuso, ma Akaashi non attese una risposta o una domanda, uscì dal locale, l’aria gelida di dicembre lo investì, non aveva preso il cappotto non importava.

Barcollò fino ad una panchina e vi si sedette sopra pesantemente, doveva calmarsi, ma respirare diventava sempre più faticoso.

“Akaashi” la voce di Bokuto, gli si sedette accanto, drappeggiandogli il cappotto sulle spalle.

“Sto… bene” ansimò stringendo gli occhi “Ora passa”

Bokuto lo guardò per un lungo momento smarrito, quindi gli si inginocchiò davanti quando comprese quello che stava accadendo.

“Guardami” ordinò, ma Keiji aveva gli occhi serrati con forza “Guardami” intimò alzando la voce, non aveva mai usato quel tono con Akaashi.

Con uno sforzo enorme il più piccolo socchiuse gli occhi e li fissò in quelli color dell’ambra dell’ex compagno di squadra, non voleva che lo vedesse così, ma non ci poteva fare nulla.

“Respira lentamente, ti stai iperventilando

Akaashi lo sapeva, ne era ben conscio, ma non riusciva a controllarsi era una cosa fuori dalla sua portata.

Bokuto gli posò le mani a coppa sulla bocca e sul naso.

“D’accordo respira insieme a me” ordinò risoluto inspirando a fondo, ma il fiato che si infrangeva contro i suoi palmi era ancora troppo veloce spezzato.

“Keiji inspira” comandò mentre l’altro si aggrappava alle sue braccia “Ora espira” impose facendolo insieme a lui, per dargli un ritmo.

“Bravo. Così, di nuovo”

Piano piano il respiro del più giovane si fece regolare, aveva gli occhi socchiusi, la fronte imperlata di sudore, Bokuto allontanò le mani gli si sedette accanto aiutandolo ad indossare il cappotto, gli mise la sciarpa e gli circondò le spalle con un braccio tirandolo contro di sé.

“Hai avuto un attacco di panico, Akaashi” non era una domanda, ma lo sentì annuire.

“È la prima volta?” domandò seriamente preoccupato, ma Keiji non lo guardava nemmeno in faccia.

“No”

“Perché non me lo hai mai detto?” sbottò Bokuto infastidito.

“Perché avrei dovuto dirti una cosa del genere?” bisbigliò fiacco, dopo ogni attaccato era sempre svuotato di ogni energia.

“Perché sono tuo amico” rispose come fosse la cosa più ovvia del mondo.

Akaashi sentì gli occhi riempirsi di lacrime a quelle parole, cercò di ricacciarle indietro, ma non ci riuscì, era troppo vulnerabile in quel momento, le parole dell’altro lo avevano ferito, sapeva che Kotaro non lo aveva fatto apposta, ma questo non leniva affatto la sua sofferenza.

Bokuto era sconvolto, quella creatura tremante non poteva essere il suo Keiji, senza pensare se lo tirò addosso cullandolo piano.

“Perdonami se ho detto qualcosa di sbagliato” mormorò.

Akaashi era sempre presente a sé stesso, sempre in grado di mantenere una compostezza ed una tranquillità in qualunque situazione. Era in grado di riportare in carreggiata chiunque, lui per primo, quando andavano a scuola insieme era una costante. Forse era proprio questo il problema di Akaashi: era arrivato al punto di rottura perché aveva preteso sempre troppo da sé stesso.

Era arrivato al limite proprio ora che era alla fine del suo percorso universitario, dove aveva portato a casa i voti più alti ad ogni esame.

“Permettimi di aiutarti” gli chiese in un sussurro tra i capelli.

“So cavarmela da solo” mormorò contro il suo petto ampio e forte asciugandosi il viso, lui non voleva che Bokuto lo vedesse in quelle condizioni pietose.

“Non lo metto in dubbio” asserì “Fa freddo, casa dei miei è la più vicina, andiamo” lo spronò dolcemente.

“Dov’è Kuroo?” chiese rendendosi conto solo in quel momento di essere fuggito dal locale senza spiegazioni e senza salutare.

“Mi ha detto di non preoccuparmi che lì ci pensava lui”

Akaashi annuì appena era davvero stanco si lasciò guidare da Bokuto, che lo prese per mano senza riflettere, probabilmente per lui era più che normale, ma in Akaashi creò un terremoto emotivo non indifferente, ringraziò la sciarpa che gli copriva parziale il viso e il freddo che gli arrossava le guance.

Camminarono in silenzio, mano nella mano fino all’abitazione dei genitori di Kotaro che, a quanto pareva, non erano in casa.

 

Keiji, seduto sul letto di Bokuto, lanciò uno sguardo alla camera, sembrava di tornare indietro nel tempo. La stanza di Kotaro era rimasta uguale a quando andavano al liceo, avevano passato pomeriggi interi tra quelle quattro mura, fu sopraffatto dai ricordi.

Bokuto lo raggiunse, recava in mano un vassoio con due tazze di cioccolata fumante, si sedette sul letto e gliene porse una.

“Da quando ti succede?”

Akaashi sorbì il primo sorso di cioccolata che lo riscaldò.

“Il primo attacco di panico, l’ho avuto il terzo anno di liceo, al primo allenamento di pallavolo, tu non c’eri. Mi sono ritrovato sul parquet con il fiato corto. Mi sono spaventato da morire credevo di avere un infarto” confessò, ricordava ancora quella orribile sensazione.

Bokuto lo fissava sconvolto, era successo cinque anni prima e lui non sapeva niente.

“Non è più successo fino al secondo anno di università” proseguì quieto osservando il liquido scuro nella tazza.

“Nell’ultimo anno e mezzo, invece, si sono intensificati, forse per lo stress degli ultimi esami e per la tesi” mormorò fissando un punto lontano “Per un periodo ho preso dei farmaci, ma mi intontivano non riuscivo a studiare quindi ho smesso”

Bokuto posò la tazza che stringeva convulsamente tra le dita rischiando di rovesciare il contenuto.

Akaashi aveva affrontato quella cosa da solo senza dirlo a nessuno, ma soprattutto, senza dirlo a lui.

“L’attacco arriva nei momenti più impensabili, mi rendo lucidamente conto che sta per succedere, ma non riesco a controllarlo devo lasciarmi travolgere ed aspettare che si esaurisca” raccontò finendo di bere la cioccolata posando la tazza.

“Ci siamo sentiti e visti in questi anni, perché non mi hai mai detto niente?”

Akaashi si strinse nelle spalle “E cosa avresti potuto fare?” domandò mestamente “Prendere il primo treno o aereo e venire qui?” buttò lì con un sorriso triste.

“Sì” ammise.

Akaashi sospirò piano era tipico di Kotaro agire di impulso, senza riflettere.

Bokuto era arrabbiato con Keiji per non avergli detto nulla e con sé stesso per non essersi accorto di niente.

Le parole gli uscirono dalle labbra prima che potesse fermarle.

“Il tuo problema è sempre stato quello di essere troppo rigido con te stesso e di tenere imbrigliati i tuoi sentimenti e le tue emozioni”

Lo sguardo di Akaashi si fece duro “Da quando sei diventato uno psicologo?” sbottò con sarcasmo. Bokuto incassò il colpo non voleva litigare con lui.

“Voglio solo aiutarti” mormorò sinceramente dispiaciuto.

“Torna alla tua vita Bokuto: fatta di partite e successi. Io ho la mia monotona e ordinaria” rispose stanco.

“Voglio che tra noi non ci siano segreti, voglio che mi racconti quello che ti passa per la testa e che ti fa stare così male” disse Kotaro con impeto.

Akaashi lo fissò, i suoi occhi erano duri ed arrabbiati, non gli aveva mai rivolto uno sguardo del genere.

“Tu vuoi” sussurrò scuotendo il capo alzandosi in piedi era meglio se andava via, ma Bokuto lo afferrò dal braccio e lo fece sedere con forza.

“Vorrei…” si corresse guardandolo negli occhi.

“E quello che desidero io?” bisbigliò così piano che Bokuto lo lesse sulle sue labbra più che sentirlo con le orecchie.

“Non sono così intelligente ed intuitivo come te, devi dirmi le cose Akaashi”

Il giovane scosse la testa “No”

“Sì, di cosa hai paura? Io sono tuo amico”

Li vide gli occhi blu tremare e farsi più lucidi “Già amico” sussurrò con una nota dolente.

Chiuse gli occhi sentiva il respiro bloccarsi in gola e farsi più breve. - Non di nuovo - pensò. Bokuto gli prese il viso tra le mani.

“Guardami” intimò.

Akaashi non si era nemmeno reso conto di averli chiusi.

“Parlarmi” lo pregò.

“Sei uscito dalla mia vita” iniziò, le parole presero a fluire senza difficoltà “E anche se sapevo che sarebbe successo non ero pronto” confessò torturandosi nervosamente il labbro inferiore con i denti.

Si alzò in piedi, il calore del corpo di Bokuto e le sue mani sul viso lo stordivano era già abbastanza scombussolato ed agitato. Si appoggiò all’armadio con lo sguardo sul pavimento, non poteva guardarlo negli occhi si sarebbe perso in quegli occhi color ambra.

“Poi è arrivato l’ingaggio dei Jackal; egoisticamente non riuscivo ad esserne contento” 

Bokuto rimase sorpreso, ricordava perfettamente quel giorno: era stata la prima persona a cui lo aveva detto e Keiji si era congratulato dicendogli che era davvero felice: gli aveva mentito e lui non se ne era reso minimamento conto, troppo preso sa sé stesso e da quel traguardo.

“Ho seguito tutte le partite e tutte le notizie su di te. Hai uno stuolo di ammiratrici e ammiratori notevole”

“Sei geloso?” domandò mentre nella sua testa si faceva strada un pensiero.

“Sì” ammise in un sussurro. Era geloso, anche se non aveva alcun diritto di esserlo. Bokuto non aveva idea dei sentimenti che nutriva per lui, non avevano nessun legame, non poteva pretendere niente.

Tutti quelli che conosceva avevano una relazione più o meno stabile mentre lui si era buttato a capofitto nello studio. Imbrigliando e soffocando una volta ancora i suoi sentimenti.

Bokuto si alzò e lo raggiunse sollevandogli il viso con due dita incontrando i suoi occhi blu stanchi e tormentati.

“Ci sei andato a letto?” domandò all’improvviso in un sussurro, se lo era sempre chiesto e conosceva la risposta, Kotaro tentennò un istante non aveva senso mentire.

“Sì” e lo vide trattenere il fiato “Mai più di una volta: era solo sesso” confidò.

“Uomini o donne?”

“Entrambi”

Akaashi gli posò le mani sul petto sentendo il suo cuore battere forte. Possibile che Bokuto condividesse il suo stesso sentimento? 

“Perché non me lo hai detto?” domandò Keiji rivolgendo la stessa domanda che gli aveva fatto in precedenza.

“Per non ferirti, me ne rendo conto solo ora” confessò erano così vicini che sentiva il respiro caldo di Bokuto sul viso.

“C’è dell’altro, vero, Keiji?” bisbigliò.

“Sì” ma invece di parlare il giovane colmò la distanza tra le loro.

Circondò il collo di Kotaro con le braccia, socchiuse la bocca permettendo al più grande di condurre il bacio e lui si perse in quella bocca che sapeva di cioccolato.

Bokuto si sollevò da quelle labbra morbide, sentendo il respiro di Akaashi farsi corto, ma non era un attacco di panico, solo eccitazione.

“E tu, al campus, quanti cuori hai infranto?” chiese e le guance pallide di Keiji si tinsero di un bel rosso acceso e scosse solo la testa.

“Non ci credo” sussurrò scostandogli i capelli dalla fronte “Un ragazzo bello come te”

A quel complimento le guance di Akaashi divennero, se possibile, ancora più purpuree, si portò la mano alle labbra.

“Era il tuo primo bacio” si rese conto accarezzando la sua guancia, lo vide annuire ancora.

Bokuto lo baciò ancora e lo sollevò ricadendo entrambi sul letto ridendo.

“Insegnami” bisbigliò affidandosi completamente a lui da quella notte nei giorni a venire Akaashi non soffrì più di attacchi di panico.

 

---

Note dell’autrice.

Eccomi qui con la coppia Akaashi e Bokuto, grazie all’ispirazione che mi ha dato Pandora13.

Grazie a chi è arrivato fino a qui e ha voglia di dire la sua.

Alla prossima

Un Kiss

Bombay

   
 
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