Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: ZioFaber    28/08/2022    0 recensioni
Amo questa meravigliosa coppia, soprattutto da quando Stefania è andata a casa di Marco, dopo aver scoperto che sua mamma era ancora viva. Ho voluto immaginare alcuni momenti e sensazioni non espresse negli episodi trasmessi, sperando di non divagare troppo. Spero vi piaccia
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina di lunedì 14 marzo Stefania lascia la pensione nella quale si è rifugiata dopo aver ricevuto la visita di Gloria mentre si trovava da sola in casa delle sue amiche. Sa che non potrà tornare nel suo vecchio appartamento, ma ha bisogno di parlare con qualcuno che possa aiutarla, che possa capirla.
L’unico posto che pensa di voler raggiungere è Villa Guarnieri. Là troverà Marco.
Lui è l’unico che sa, che capisce e che può sicuramente aiutarla senza chiederle di spiegare nulla.
Questa decisione non l’ha meditata a lungo; sicuramente è stato spontaneo per lei pensare a Marco.
In questo momento lui non è il suo collega nella redazione della rivista, né tantomeno il fidanzato della sorellastra.
Marco è la persona che incarna la salvezza, la tranquillità, la dolcezza, la soluzione ai suoi problemi.
Arriva alla villa poco prima che lui esca per andare al lavoro; Italo, ricevendo Stefania, avvisa Marco che c’è una visita per lui.
“Per me a quest’ora?”, chiede Marco, sorpreso.
“Sì, è la signorina Colombo”, ribatte Italo.
L’espressione sul volto di Marco muta repentinamente, senza che lui nemmeno se ne accorga.
“La faccia entrare, grazie!”
Una Stefania introdotta nel salone della villa dal maggiordomo, mostra tutta la sua insicurezza e le sue paure; lo sguardo sembra perso nel nulla.
Marco però è felice. Non perché vede lei in evidente difficoltà, ma perché lei è lì. Fra tutti i posti del mondo Stefania ha scelto di andare da lui.
“Stefania! Sono felice che tu sia qui! Ti faccio portare qualcosa? Un tè, un caffè?”
L’istinto del ragazzo cresciuto nel rispetto e nell’educazione sono sempre lì e si presentano in ogni momento. Vuole metterla a suo agio. Subito.
Ma la prima cosa che le ha detto è che lui è felice che lei sia lì.
“Ti ho pensata molto in questi giorni.”
Lei si scusa per averlo disturbato, dicendo che non sapeva dove altro andare;
“Mi sembra di vivere un po’ un incubo!”, è la risposta che da a Marco  quando lui le chiede come sta.
Capisce che Marco stava uscendo per andare al lavoro e si scusa per essersi presentata lì senza preavviso, ma ribadisce, con tristezza, che non sapeva dove altro andare. Gli spiega che ha passato le ultime due notti in una pensione e dice a Marco che Gemma sa tutto, quando lui ipotizza che la sua fidanzata non conosca la verità. Stefania si scusa ancora per averlo bloccato mentre sta per uscire, ma lui le dice che Vittorio è abituato ai suoi ritardi e le chiede – visto che ormai  lei è lì – di permettergli di aiutarla.
“Credo di aver bisogno di sfogarmi un pochino.”, ribatte lei, un po’ confusa, ma sollevata e felice per l’offerta di Marco.
“Marco, sei l’unico che sa tutto e io non me la sento di affrontare il mondo. Non ancora!”
“Bene. Significa che terremo il mondo fuori da qui ancora per un po’! Ti fidi di me?”
Marco pronuncia queste frasi guardando Stefania e porgendole una mano in modo accogliente, provando a trasmetterle un po’ di serenità della quale lei ha davvero bisogno. Lei ricambia lo sguardo, ma non riesce a rispondere a parole; gli occhi però dicono che sì, lei si fida di lui.
“Seguimi!”, è l’invito che lui esprime con dolcezza, mentre le indica la strada da seguire all’interno della villa di famiglia. Arrivano nella foresteria, una stanza che Marco utilizza per lavorare, soprattutto quando vuole restare in pace e silenzio. Invita Stefania ad entrare nella stanza: “Prego!” e continua nella sua paziente ricerca di metterla a suo agio. Sa quanto ciò sia difficile. Stefania ha davvero un gran bisogno di certezze e il fatto che adesso sia con lui, che gli abbia detto che solo lui sa tutto, che ha bisogno che lui sia onesto con lei perché è l’unica persona di cui si fidi è per lui una cosa speciale.
Pur sentendo una grande responsabilità per queste affermazioni, è consapevole che solo nelle ultime settimane il loro rapporto è cresciuto anche esternamente alle mura della redazione della rivista del Paradiso, sviluppando in modo estremamente naturale quella che oggi lui può vedere come un’amicizia vera, sincera, forte e affettuosa. Sa di voler bene a quella ragazza che, prima fra tutte quelle che ha conosciuto e frequentato negli anni, ha saputo tenergli testa, praticamente sfidandolo e ribattendo ogni sua parola, ogni sua frase. Colpo su colpo.
Invece che umiliato e offeso, Marco si è dal primo momento sentito quasi onorato dall’atteggiamento di una ragazza che aveva le idee chiare e sapeva quello che voleva e soprattutto ciò che voleva raggiungere, con fatica e passione. Queste qualità di Stefania lo hanno da subito conquistato, sebbene lui abbia continuato nei mesi successivi, a dare importanza alle frivolezze, alle cose futili e infantili, ai vizi e ai divertimenti. Instaurando un rapporto paritario con la frivola Gemma, con la quale riesce a fingere bene e a fare continuamente quello che ha sempre fatto. Si rende conto che Gemma gli piace; forse più delle ragazze che ha conosciuto e frequentato fino ad allora. Anche lei, a modo suo, sa tenergli testa. Ma i valori che gli trasmette non sono paragonabili a quelli che sente quando parla con Stefania, quando legge i suoi articoli. Stefania è diversa. Non cerca il suo affetto e la sua approvazione, anche se in fondo quest’ultima – almeno dal punto di vista professionale – a lei garbi parecchio. Soprattutto da quando ha letto l’articolo di Marco sulla Metropolitana di Milano, scritto basandosi sugli appunti che proprio lei aveva preparato e gli aveva affidato.
Un articolo finalmente non sprezzante e cinico; non arrogante e provocatorio. Un articolo che Stefania non solo ha saputo apprezzare per il contenuto, ma soprattutto per la maestria dimostrata dal suo mentore nello scrivere qualcosa di bello ed efficace quasi come fosse la cosa più semplice del mondo. “Il massimo risultato con il minimo sforzo”, come diceva un po’ boriosamente lui. Da quel momento lei si era ricreduta sulla sua bravura e competenza professionale. E pian piano, frequentandolo all’interno della redazione e conoscendolo meglio grazie all’affiancamento richiesto dal Dottor Conti, lei aveva capito che avrebbe potuto davvero imparare molto da quel giornalista che aveva giudicato troppo frettolosamente, ma soprattutto in modo errato. Non si era pentita di tutto ciò che aveva voluto dirgli quando si erano conosciuti, a proposito dell’articolo relativo al nuovo svincolo autostradale che prevedeva l’abbattimento di tanti condomini popolari, ma adesso si rendeva conto che il suo talento era davvero cristallino ed era felice che il direttore l’avesse promossa “pupilla” del nuovo arrivato in redazione.
Conoscere meglio Marco, le aveva permesso di vedere oltre il muro che lui erigeva da sempre per tenere distanti tutti; oltre la maschera di arroganza e cinismo che a lui serviva per affrontare meglio il dolore. Chissà se Gemma ha mai pensato alle sofferenze di Marco; a quanto anche lui abbia penato e affrontato un passato doloroso a causa della perdita dei genitori. Probabilmente no. E sicuramente Marco non ha mai nemmeno minimamente pensato di far conoscere alla sua fidanzata questo suo lato intimo e umano. A lei probabilmente interessava solamente la posizione sociale di quel nobile rampollo di una delle più facoltose e nobili famiglie della Lombardia. Di potersi fregiare, un giorno, del titolo di Contessa. E a Marco probabilmente andava bene così, almeno fino a quel fatidico lunedì. Fino a quel 14 marzo, quando la sua giornata viene praticamente stravolta da una visita. La ragazza che si è presentata a casa, nella sua lussuosa villa, non sta ammirando a bocca aperta tutti gli arazzi e i quadri o l’argenteria presente nel salone dove viene introdotta e accolta. E probabilmente non si rende nemmeno conto che quel signore elegante e discreto che ha aperto la porta della villa quando lei ha suonato il campanello, è in realtà un maggiordomo, un servo insomma.
A lei non importa quanti soldi abbia Marco; quanto possa essere grande e lussuosa la villa nella quale abita e quante persone compongono la cosiddetta servitù. Ma, contrariamente a quanto tutti gli altri possano immaginare di lui, queste cose interessano poco anche a Marco. Quando Italo gli annuncia che c’è una visita per lui, a quell’ora del mattino, probabilmente non sa cosa e chi aspettarsi. Ma quando capisce che la persona che è appena arrivata non gli sta facendo una visita di cortesia e non lo inonda di finti sorrisi, non è dispiaciuto o deluso, anzi. Quando vede Stefania il suo viso si illumina. Ha sperato che lei lo cercasse, dopo quell’incontro del venerdì precedente nella panchina della piazzetta, quando lui le ha promesso che non l’avrebbe delusa. Ha pensato tanto a lei durante il fine settimana appena trascorso e, per quanto sorpreso che lei si sia addirittura recata a casa sua, capisce subito che quel suo lato umano ed educato, quello che solo lui e Stefania conoscono, vuole prendere il sopravvento e spingerlo a comportarsi come in fondo ha sempre desiderato, pur senza saperlo. Prima di conoscere Stefania, Marco mentiva a sé stesso ed era fermamente convinto che quella maschera che lei gli ha mostrato fosse in realtà il suo vero volto. Si era talmente abituato a quel ruolo, che avrebbe sicuramente continuato ad interpretarlo e a viverlo per sempre.
Quella giornata stava per segnare un momento decisivo nella sua vita. Non avrebbe mai pensato che da quel giorno lui sarebbe stato un altro Marco, differente praticamente in tutto da quello che nutriva e sollazzava da anni. E, inconsapevole di quanto tutto ciò avrebbe sconvolto la sua esistenza, si apprestava con affetto e tanta passione ad ascoltare, aiutare, sostenere Stefania.
Entrando in foresteria al seguito di Marco, Stefania non può fare a meno che annuire e confermare quanto lui ha appena detto riguardo quel posto.
“Carino, no?”, le ha chiesto lui, con un piccolo sorriso che vuole aiutarla a distendere un po’ la tensione che la opprime.
“Sì, molto!”, è la risposta un po’ frastornata di Stefania. Dopo sguardi smarriti e interrogativi, momenti di imbarazzo quando si è resa conto che sta facendo tardare Marco che deve andare al lavoro, finalmente in quella stanza speciale, il suo viso ora si distende leggermente e lei si rasserena un pochino. Non capisce perché Marco l’abbia portata lì, dopo averle chiesto se si fida di lui.
“Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi; sei mia ospite. Qui vengo solo io!” A Marco sono bastati pochi minuti per decidere cosa avrebbe fatto e come avrebbe aiutato Stefania. E sembra quasi che non ammetta repliche da parte di lei che non si capacita di quell’offerta, cercando subito di rifiutare perché ha già approfittato tanto, forse troppo della sua disponibilità e della sua ospitalità. Dice che non avrebbe dovuto prendere la decisione di presentarsi a casa sua, di lunedì mattina, mettendolo in pratica davanti ad una scelta che lei aveva preso per entrambi, ma in realtà non pensa ciò che sta dicendo. Non può considerarsi felice, assolutamente, ma sa che quella sua scelta, forse discutibile, è la migliore fra quelle che avrebbe potuto fare.
Marco capisce questo suo stato d’animo combattuto e con una facilità che nemmeno lui sapeva di poter mostrare in quel momento, prova a dissuaderla e ad offrirle nuovamente quell’ospitalità che sa che potrebbe concedere a Stefania un po’ di pace e quel rifugio di cui lei ha veramente tanto bisogno. Marco non si chiede se Stefania possa conoscere qualcun altro in grado di aiutarla; certo, al suo arrivo in villa le chiede come mai abbia lasciato la casa delle amiche che – lui credeva – avrebbero potuto aiutarla. Quando lei gli dice che lui è l’unico che sa tutto e che non si sente pronta per affrontare il mondo, lui capisce di essere davvero l’unico; non solo a conoscere tutta la verità, ma anche il solo che può veramente esserle utile. Marco può, ma soprattutto vuole, aiutarla e non dimentica quella frase semplice e breve che le ha detto pochi giorni prima: “Non ti deluderò!” Deludere Stefania non è proprio contemplato nei pensieri e nei desideri di Marco. Sicuramente non vorrebbe andare in ufficio oggi, ma è felice di aver almeno convinto Stefania ad accettare il suo invito. E si stupisce di come riesca addirittura a farla sorridere e a farle, se non dimenticare, almeno affievolire i suoi tanti pensieri dolorosi. La invita a provare la sua sedia, quella sulla quale lui siede tutte le volte che ha bisogno di riflettere perché – a sentir lui – quella sedia sarebbe addirittura terapeutica! Ovvio che Stefania lo guardi con un misto di stupore e incredulità, ma anche sentendosi un po’ presa in giro. E lo guarda addirittura allibita quando lui la invita a provare questa sedia miracolosa, aggiungendo: “Sono serio! Prova!”
Lei non sa nemmeno perché accetta quello strano invito; però sta al gioco che Marco sembra voler assolutamente proporre. E si siede sulla sedia, tenendo la sua borsa poggiata sulle gambe.
“Beh?”, chiede Marco, divertito.
“Molto terapeutico!”, ribatte una Stefania che, almeno in parte, è divertita da quella pantomima.
“Dai, su Stefania! Non farti pregare. Resta qui almeno fino a domani!”
Marco voleva arrivare proprio lì; invitarla a calmarsi e provare a smettere di arrovellarsi con tutti i pensieri che, certo, inondavano il suo cervello. E con la sua scenetta della sedia terapeutica riesce a farla sorridere e a strapparle il consenso che sperava di ricevere.
“D’accordo! Grazie, Marco. Davvero!”
Il primo passo nel percorso che Marco ha architettato in pochi minuti nella sua mente è andato nella direzione giusta. Adesso che le ha fornito un posto dove rifugiarsi, dovrà aiutarla a ritrovare sé stessa, a cercare quell’equilibrio e quella fermezza che lui ha sempre riconosciuto e ammirato in lei. Dopo averle fatto notare la presenza di un apparecchio telefonico nella stanza, suggerendole di utilizzarlo qualora avesse voluto comunicare con la sua famiglia, davanti al netto rifiuto di Stefania, Marco la invita a rilassarsi e a non pensare alle brutte cose che le sono capitate, dicendole che sarebbe tornato lì da lei dopo il lavoro.
Stefania solo in quel momento si ricorda che Marco era già in ritardo quando lei si è presentata nel salone della villa e che, per seguire lei sta continuando a perdere tempo.
“Guarda che io vado solo se tu mi dici che starai bene!”, è la risposta serena e amorevole del ragazzo.
“Ci provo!”, ribatte Stefania, sconsolata al pensiero di restare sola, ma tranquillizzata dall’idea di aver trovato non solo un posto in cui rifugiarsi, ma un amico vero e leale con il quale confidarsi.
In quel preciso momento lei vorrebbe avere qualcosa da dire, qualunque cosa possa servire a trattenere Marco in quella stanza ancora per un po’; non sa ancora quale sconvolgimento subirà la sua vita quando deciderà di lasciare quel sicuro rifugio. Ma sa che Marco riesce a donarle serenità e quelle certezze che fino al momento dello scontro con lui all’esterno del Paradiso erano state improvvisamente spazzate via dalla scoperta della verità che, sicuramente, non avrebbe mai voluto conoscere. Almeno questo è ciò che pensa adesso. Lui rappresenta veramente un felice approdo in un mare troppo agitato perfino per lei. Sa che Marco tornerà a trovarla quando avrà finito di lavorare; non è scontato, ma lei sa che lui vorrà accertarsi che lei stia meglio. Già il fatto di trovarsi lì, con lui, all’insaputa di quasi tutti, sarebbe un motivo valido per stare meglio; ma i pensieri e gli interrogativi sono ancora troppi e vuole solo pensare che il rientro del suo prezioso amico sarà il momento più rassicurante per lei.
Marco prova praticamente le stesse emozioni; anche lui non intuisce minimamente quanto la sua scelta di aiutare, sostenere e ospitare Stefania sconvolgerà la sua esistenza.
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L’arrivo a Milano che avrebbe voluto essere quasi una punizione o una sorta di esilio per quel rampollo sempre in rotta con il fratello maggiore, si è infine rivelato un inaspettato regalo; lui temeva di sminuire il suo talento e le sue ambizioni, accettando l’invito dello zio Umberto a collaborare alla rivista della quale il Guarnieri è l’editore. Ma per quanto inizialmente l’impatto con quella realtà da lui sottovalutata fosse stato rude, aveva presto scoperto alcuni motivi che avrebbero potuto riservargli soddisfazioni non solo professionali. Sicuramente non si aspettava di scontrarsi con Gemma che, pur non vantando ascendenze nobiliari, sapeva tenergli testa e spingerlo a modificare le sue abitudini nell’ambito dei rapporti di cuore. Dopo alcuni incontri/scontri e una discreta frequentazione, anche della sua famiglia, si era addirittura convinto che la signorina Zanatta fosse quella giusta per lui. In quei mesi era riuscito a conquistare la sua fiducia e il suo cuore anche con piccoli gesti inaspettati, sicuramente aiutato dal fascino che comunque al giovane non mancava di certo. E aveva perfino affrontato la temutissima zia Adelaide, per cercare di convincerla che la sua “amica” sarebbe stata degna di frequentare i luoghi che – per convenzione – sembravano destinati solo ai borghesi e alla nobiltà. E, cosa quasi più assurda, era riuscito in questa spericolata avventura; la contessa Adelaide di Sant’Erasmo aveva lentamente apprezzato il carattere di quella ragazza che, pur di umili origini, sapeva tener testa perfino a lei! Il talento di Gemma negli sport equestri aveva definitivamente aperto alla ragazza le porte di quel mondo fatato e incantato. Marco era felice di come le cose erano cambiate dal momento del suo arrivo nel capoluogo lombardo. Ma c’era un’altra presenza che aveva un certo peso nella sua quotidianità meneghina: un’altra ragazza di umili origini, un’altra commessa, collega della sua ragazza. Una fanciulla che, al talento da amazzone di Gemma, contrapponeva una passione ed un chiaro talento per la scrittura e per il giornalismo. L’accettare il lavoro proposto da Umberto come collaboratore della rivista Paradiso Market, non solo frenava il suo spirito ribelle in quanto il suo lavoro avrebbe sempre dovuto essere visionato e approvato dal direttore, ma soprattutto perché quest’ultimo aveva deciso di affiancargli proprio quella commessa “folgorata sulla via del giornalismo”, come lui stesso si era espresso quando l’aveva vista in redazione durante il loro secondo incontro. Avrebbe dovuto essere il mentore di una ragazza che non aveva esperienza e che probabilmente avrebbe rallentato il suo modo di lavorare. Inoltre questa ragazza aveva mostrato, sin dal loro primissimo scontro, un carattere tenace, testardo e combattivo; sicuramente non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno ad un giornalista di razza come lui, di metterle i piedi in testa. E mentre cercava di conquistare il cuore di Gemma, frequentava la sorellastra che, per volere di Vittorio Conti, sarebbe stata la sua assistente. Lui che, abituato a lavorare da solo in modo assolutamente autonomo, tutto avrebbe sopportato ma non una ragazza inesperta da seguire e guidare.
Il tempo aiuterà Marco a capire quanto preziosa possa essere la presenza e la collaborazione di Stefania nel suo lavoro; e fra (molti) alti e (pochissimi) bassi, i due – inizialmente distanti e scostanti reciprocamente – cominciarono a notare ed apprezzare le doti e le qualità dell’altro. Stefania che aveva letto lo sprezzante articolo che Marco aveva scritto poco prima del suo arrivo in redazione, si era disposta negativamente nei suoi confronti, giudicandolo proprio per il cinismo mostrato in quell’occasione; avrà, fortunatamente, altre buone occasioni per valutare il grande talento del suo mentore. Di contro lui si accorgerà che non tutti i praticanti ne sono privi e che questa promessa del giornalismo ha davvero tutte le carte in regola per poter fare una brillante carriera in quel campo.
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Marco è dunque riuscito a convincere Stefania a restare sua ospite “almeno fino a domani”, come ha proposto lui davanti alla riluttanza che lei mostrava per non approfittare troppo della disponibilità dell’amico; lui si accorge che lei è più sollevata di quando è arrivata lì pochi minuti prima, ed è felice di questo; sa benissimo però che i pensieri che affollano la mente della ragazza sono dolorosi e lui vorrebbe fare di più. Avrebbe sicuramente preferito avvisare Vittorio che oggi non poteva recarsi in redazione, magari prendendo un giorno di ferie: l’idea di lasciare Stefania sola in quel momento difficile lo tormentava, ma sapeva che era giusto così.
Probabilmente non gli era mai capitato prima di quel giorno di uscire di casa con tanta apprensione per qualcuno ed era strano che questo qualcuno fosse proprio Stefania, con la quale - fino a pochi mesi prima – aveva solo scontri non proprio amichevoli. Quella giornata non fu facile per Marco; non riusciva a concentrarsi sul lavoro e trovava difficoltoso anche confrontarsi con Gemma, sapendo di doverle mentire riguardo tutto ciò che stava succedendo alla sorellastra. Era molto combattuto a causa di questa cosa, ma non riusciva a non pensare a Stefania. Saperla sola in foresteria, con il solo fidato Italo a conoscenza della sua presenza in villa, gli causava preoccupazioni e pensieri; aveva provato ad offrirle qualcosa da mangiare appena era arrivata, ma lei aveva rifiutato. Adesso sapeva che non avrebbe nemmeno pranzato. Sperava almeno che lei riuscisse a riposare e a rilassarsi, senza pensare a tutti quei problemi. Almeno fino al suo ritorno. Avrebbe dovuto pensare ad organizzare qualcosa per la cena, ma voleva anche continuare a regalarle un po’ di spensieratezza e qualche sorriso, proprio come era riuscito quando aveva insistito con lei perché sperimentasse quanto terapeutico fosse rifugiarsi nella foresteria, sedendosi sulla sedia dove lui era solito meditare. Sapeva che sicuramente un giorno non sarebbe bastato a Stefania per sentirsi nuovamente pronta ad affrontare la vita, la famiglia e tutto il resto del mondo che Marco aveva promesso di tenere fuori da quel luogo magico dove l’aveva introdotta. Quindi avrebbe usato tutta la sua fantasia e la sua delicatezza per proporle di restare almeno fino a quando non si sarebbe sentita di nuovo pronta per il mondo là fuori. E se Stefania avesse accettato di restare qualche giorno in più aveva certamente bisogno di qualche cambio di abiti; Marco aveva pensato anche a questo, mentre cercava di apparire tranquillo e presente sia in redazione che durante l’incontro che ebbe con Gemma per il pranzo. Non sarebbe stato facile bluffare con la sua fidanzata, farle credere che tutto andasse bene, soprattutto perché non voleva mentirle. Ma doveva, o meglio voleva rispettare la parola data a Stefania e che cioè non l’avrebbe delusa o tradita: nessuno avrebbe scoperto che lei si rifugiava nella stanza ad uso foresteria della villa di famiglia dei Guarnieri/Sant’Erasmo.
Quando quel pomeriggio rientrò a casa, Marco aveva con sé due scatole voluminose e si recò subito alla porta della foresteria per assicurarsi dello stato d’animo della sua ospite.
“Sono io!”, disse subito dopo aver bussato dolcemente alla porta chiusa.
Stefania era semisdraiata sul letto e, sentita la voce di lui si alzò, infilò le scarpe e andò ad aprire la porta.
Il suo “Buonasera” a Marco faceva trasparire la sua felicità per quel ritorno tanto atteso. Sorrise e quasi non badò alle scatole che lui introdusse all’interno della stanza.
“Dovremo inventarci un segnale, tipo questo”, disse lui battendo alcuni colpi ritmici su una delle scatole che aveva ancora in mano; quasi a richiamare quel segnale sonoro, Stefania rispose battendo 2 colpi sul retro della porta ed entrambi sorrisero divertiti. L’intento del ragazzo cominciava a dare i suoi frutti. Stefania sembrava più serena di quando, quella mattina l’aveva salutata lasciandola sola a meditare in quella stanza. E sorrideva con lui. Marco era felice per quel primo risultato positivo che faceva ben sperare che avrebbe seriamente potuto aiutare quella sua amica in difficoltà.
“Così almeno sai che sono io quando busso!”, aggiunse Marco sorridendo sonoramente e dirigendosi a posare le scatole su una delle scrivanie.
“Ma, scusami. Non hai detto che venivi solo tu qui?”, replicò Stefania, un po’ perplessa, quasi spaventata all’idea che qualcun altro potesse arrivare in quella stanza dove Marco le aveva assicurato sarebbe stata tranquilla senza sorprese.
“Sì, però sai… questo lo rende molto più intrigante, un po’ come nei film!”
“Va bene, come vuoi tu!”, la risposta divertita di Stefania era la conferma che il clima vissuto fino a quella mattina era decisamente più sereno e disteso.
Lei chiuse la porta e fece quel suo gesto speciale che Marco cominciava ad adorare; ovvero spostarsi la ciocca dei capelli dietro l’orecchio sinistro. Gesto che lei faceva quasi tutte le volte che provava imbarazzo per qualcosa o per qualche situazione. E subito dopo, sempre in modo automatico, tirò le maniche del maglioncino come se volesse ripararsi dal freddo fino a coprire quasi completamente le mani.
“Queste sono per te!”, le disse Marco, indicando le scatole e indirizzandole un nuovo smagliante sorriso.
“Per me?”, chiese lei, guardandolo con aria interrogativa. “Cosa sono?”, aggiunse, facendo una moina che conquistò Marco.
“Beh, per scoprirlo dovresti aprirle!”, ribatté lui, cercando di restare neutro.
“Vado!”, fece lei, avvicinandosi a quei pacchi misteriosi, curiosa e felice allo stesso tempo.
“Marco!!! Grazie mille, veramente. Non dovevi!”, disse lei, scoprendo il vestito blu presente nella prima scatola.
“Beh, spero di aver preso la taglia giusta. Anche perché, non so per quanto tempo ti fermerai qui, ma ho pensato che ti servivano dei cambi, no? E poi ad una Venere non le si addice di vestire con lo stesso abito dal giorno prima”.
“Ti piace il blu?”, fu la replica di Stefania, che nel frattempo aveva aperto la seconda scatola e notato il completo “maglione – pantalone” sempre dello stesso colore.
“Molto!”, rise sonoramente Marco, seguito immediatamente dalla ragazza.
“Grazie, Marco. Davvero non so come ringraziarti!”
“Potresti provarli!”
“Li proverò”
“Stai meglio, oggi?”, aggiunse Marco, notando piacevolmente quanto fosse riuscito a farla star bene e farla sorridere.
“Mi sono tranquillizzata, sì!”, disse lei, quasi incredula per le parole che aveva appena pronunciato.
Se Marco non si aspettava quel cambiamento in così poco tempo, ma ci sperava, di sicuro Stefania era più meravigliata di lui per questa sua reazione.
Cominciavano, senza rendersene conto, a capire che potevano trascorrere piacevolmente il tempo che avrebbero condiviso fra quelle mura. Stefania si ambientava velocemente a quel luogo bello e confortevole e Marco non vedeva l’ora di tornare a casa per rifugiarsi lì con lei e quando stavano insieme sembrava che il tempo passasse troppo in fretta e lui non voleva lasciarla sola. Non voleva sentirsi solo, sapendo che lei stava lì, a distanza di pochi metri dalla sua camera.
Se negli ultimi mesi avevano cominciato a conoscersi meglio non solo professionalmente e a rispettarsi reciprocamente, adesso quella nuova e inaspettata situazione, che sarebbe sembrata un po’ forzata, faceva scoprire ad entrambi dei lati dei rispettivi caratteri che apprezzavano più di quanto non avrebbero sospettato.
E parlarono di tante cose, sempre più curiosi di conoscere meglio l’altro.
Marco non aveva mai provato niente di simile; sebbene, grazie alla sua educazione, lui fosse propenso ad essere generoso e disponibile nei confronti degli altri, aveva però sempre frenato i suoi entusiasmi e cercato di essere, se non freddo, almeno discretamente distaccato per non farsi coinvolgere emotivamente dalle situazioni. Ma soprattutto lui non aveva mai conosciuto una persona come Stefania.
Con Gemma non sarebbe mai riuscito ad intavolare un discorso che non riguardasse un ballo, o una serata divertente e frivola.
Stefania era diversa.
Lui questo lo sapeva, ma stava scoprendo quanto questa diversità potesse intrigarlo e arricchire la sua vita. Per la prima volta cominciava a lasciarsi andare senza seguire l’etichetta e senza preoccuparsi di ciò che gli altri vedevano quando lo guardavano o a quello che si aspettavano da lui.
Stefania non aveva mai provato timori reverenziali nei confronti della nobile casata alla quale lui apparteneva; e anche sul versante lavorativo, sebbene avesse imparato ad apprezzare il talento del suo mentore, istintivamente cercava di trattarlo senza eccessivi riguardi.
E se tutto questo lo intrigava molto, trovarsi con lei più volte nell’arco di una giornata e per diversi giorni di seguito, cominciava a fargli vivere delle emozioni che non conosceva e che voleva scoprire sempre più.
Quella settimana fu decisiva per entrambi, sebbene in modo differente.
Se Marco iniziava a non sentirsi in colpa per il fatto che stava nascondendo quel segreto alla sua fidanzata, Stefania scopriva un lato del carattere di lui che, per quanto brava a capire e leggere le persone, non aveva percepito fino a quel lunedì mattina.
E si rendeva conto che tutto ciò che lui diceva e faceva, era costantemente pensato perché lei potesse stare meglio. Le venivano in mente le parole che Mr. Darcy disse a Miss Bennet, protagonisti del suo romanzo preferito: “Sappia che ogni cosa è stata fatta per lei!” Le sembrava di essere un po’ la protagonista di quella storia d’amore travolgente. E così Marco ‘Darcy’, pian piano, la convinse che – sebbene lei pensasse che il comportamento dei suoi genitori fosse imperdonabile – avrebbero quantomeno meritato un cenno che li facesse tranquillizzare, almeno dopo che avevano scoperto che, lasciando la casa delle amiche, di lei si erano perse le tracce.
E così, ascoltando i consigli di Marco, Stefania provò a parlare con lui raccontandogli la sua infanzia da orfana e le sofferenze patite in tutti quegli anni a causa di quella che solo adesso aveva scoperto essere una enorme bugia. Decise che, se non accettava di fare una telefonata almeno per informarli che stava bene, avrebbe inviato un telegramma.
Ogni domanda, ogni dubbio e ogni incertezza di Stefania si scontravano immediatamente con una risposta, pacata e gentile di Marco. La convinse che purtroppo capita spesso che proprio le persone che pensiamo ci vogliano più bene sono le prime a darci i più grandi dispiaceri e le massime delusioni.
Cercò di convincerla che, se le avevano nascosto una verità tanto scomoda, sicuramente c’era un motivo davvero molto valido e grave. E la invitava a ragionare sul fatto che, comunque, adesso lei aveva l’opportunità di colmare quel vuoto che aveva sempre sentito da quando sua madre era andata via.
Più tardi, quella sera stessa, Marco coinvolse Italo e tornò in foresteria portando la cena per Stefania (sebbene fosse tardi e tutti gli altri fossero addirittura già addormentati).
Scoprendo così, con gioia, che lei indossava il completo maglioncino-pantalone blu che lui le aveva regalato quel pomeriggio; non glielo disse, ma la adorò per questo e dovette faticare per rasserenare il suo cuore che prese a correre all’impazzata davanti a quella visione straordinaria.
Era appena entrato e le confessò che proprio quella sera avevano rischiato di essere scoperti, quando Umberto aveva notato, rientrando a casa, la luce accesa in foresteria.
E le disse, con un sorriso, che era riuscito a rifilargli una scusa e che pertanto Stefania poteva stare tranquilla.
Naturalmente lei non si sentiva affatto tranquilla, nel sentire quelle parole.
“Dio, Marco. Ti sto mettendo in una situazione scomodissima!”
“No, Stefania. Ma che dici? Non sei tu che mi hai messo in questa situazione. Sono io che ti ho chiesto di restare!”
“Perché mi aiuti?”, chiese a questo punto Stefania, guardandolo con un velo di tristezza e di pudore.
La risposta di Marco poteva sembrare sincera e in fondo lo era, anche se – probabilmente – qualcosa in più di ciò che lui le disse stava cominciando a farsi spazio nella sua mente e nel suo cuore.
“Beh, sai. Conosco molto bene quello che provi. Anch’io ho perso i miei genitori quando ero molto piccolo e se mi trovassi nella tua situazione non so come potrei reagire. Però sono sicuro che mi servirebbe un amico!”
Il candore e la dolcezza dello sguardo di Stefania che lo ringraziava, fece una breccia ancora più grande nelle difese ormai non più impenetrabili di Marco.
Stefania cominciava a provare sensazioni nuove e forti; non capiva cosa stesse accadendo realmente. Non poteva, o meglio, non voleva ancora pensare che quella convivenza particolare con Marco potesse toccare delle corde emotive che durante quei suoi primi 20 anni aveva sentito vibrare intensamente solo per un ragazzo; per quel Federico Cattaneo per il quale però nutriva un fortissimo sentimento non ricambiato.
Questa volta percepiva emozioni differenti; le attenzioni e la dolcezza con la quale Marco accompagnava quelle sue giornate apparentemente monotone e solitarie la spiazzava. Era pur vero che si era ricreduta sul suo modo di fare cinico e arrogante, perché frequentandolo e conoscendolo meglio aveva, più di qualunque altra persona, capito cosa veramente celasse sotto quell’armatura fasulla. E adesso lo stava scoprendo in maniera straordinariamente bella. Quel carattere di Marco che lei aveva solo percepito, era in realtà ancor più dolce e profondo di quanto avesse mai immaginato. La sua mente era affollata da mille pensieri e mille domande. Pensava a suo papà che le aveva mentito per tutto quel tempo; alla sua mamma che lei credeva morta ma che da circa un anno le stava accanto, vestendo i panni della sua capocommessa; soprattutto al rapporto che si era instaurato fra loro fin dal primo incontro. Pensava che altre persone era venute a conoscenza di quella farsa e che tutte avevano taciuto, in pratica tradendola. Fra queste anche Gemma che, per quanto non avesse fatto granché per meritarselo, godeva comunque della stima e dell’affetto di Stefania. Pensava a lei soprattutto perché sapeva il suo ruolo nella vita di Marco; non riusciva a decifrare il comportamento di quest’ultimo nei suoi confronti proprio perché così tanto diverso da quello che percepiva fra lui e la sorellastra.
Capiva che Marco, per passare tutto quel tempo con lei in foresteria, doveva trascurare altri interessi e altre persone, Gemma in primis.
Ma tutti quei pensieri si riducevano quasi sempre in una domanda: perché?
Aveva bisogno di capire il perché di tante cose; e fra i tanti perché che la angosciavano, uno la stimolava e la faceva sentire speciale:
“Perché mi aiuti?”, aveva chiesto a Marco. Era pur vero che era stata lei a cercarlo e a rifugiarsi da lui, sicura che lui avrebbe sicuramente dimostrato di essere quell’amico genuino e sincero che aveva promesso di essere:
“Andrà bene!”. “Non ti deluderò!”. “Permettimi di aiutarti!”, erano alcune frasi che lui aveva pronunciato con un candore e una convinzione che avevano regalato a Stefania una speranza e una forza che temeva non potesse più avere. Ma c’erano altre frasi che Marco aveva detto e che avevano toccato quelle corde nascoste dell’animo di Stefania:
“Se hai bisogno… fai un fischio e io arrivo!”, le aveva detto lasciandola a casa di Irene e Maria 4 giorni prima.
“Sono contento che tu mi abbia chiamato!”, diceva il giorno seguente, raggiungendola su una delle panchine della piazzetta della chiesa.
“Sono contento che tu sia qui; ti ho pensato tanto in questi giorni!”, era la frase pronunciata quella mattina, vedendola apparire davanti ai suoi occhi nel salone della villa, introdotta da Italo.
E durante quel lungo lunedì 14 marzo 1963, le frasi che Marco le aveva riservato erano state molto dolci e toccanti. Lui riusciva, con una delicatezza sconosciuta ad entrambi, ad essere presente, pronto e risolutivo. Ogni dubbio che pervadeva la mente confusa di Stefania trovava una spiegazione espressa con quella voce profonda e consolante. E così quando lei, cercando di spiegargli lo sconvolgimento che sentiva per quella verità appena scoperta, gli aveva detto che aveva ormai perso anche l’illusione di consolazione che aveva tutte le notti quando cercava di immaginare la mamma - della quale non aveva ricordi – e questo pensiero l’aiutava a dormire, aveva finito la frase in modo perentorio e sconsolato: “Non mi sono mai sentita così sola!”, la risposta di Marco aveva creato una breccia importante nelle sicure difese di Stefania:
“Guarda che tu non sei sola, Stefania; ci sono io con te! Lo so che tu sicuramente starai pensando che siamo veramente messi malissimo (aggiunse con un sorriso che coinvolse immediatamente anche lei), però puoi contare su di me!”
La giornata poteva anche finire lì; se non provasse quei sentimenti contrastanti e dolorosi, poteva quasi dire di essere felice. Felice di essere lì; felice di avere un vero amico, pronto e disponibile nel periodo più delicato e difficile della sua vita. Felice che quell’amico fosse Marco. Felice di essere lì, sola, con Marco.
Ma quella giornata aveva ancora un piccolo regalo per lei, ma anche per lui. Sì, perché mentre lui diceva tutte quelle cose che nascevano spontanee quando si trovava al cospetto di quella ragazza, la meraviglia e lo stupore per ciò che diceva e faceva coinvolgevano lui stesso che non si capacitava di quanto accadeva lì, in quel momento, con Stefania. Mentre la cena si freddava, le parole di Marco riscaldavano la stanza ma soprattutto il cuore di Stefania che si fece convincere che fosse giusto informare la famiglia che lei stava bene. Non volendo chiamare al telefono, accettò la proposta di  Marco di inviare un telegramma. E per finire la serata nel modo perfetto, lui le propose una passeggiata nel parco della villa, dal momento che tutti ormai dormivano e che – vista l’assenza di nubi – avrebbero anche potuto sedersi sotto un albero per guardare le stelle.
Poteva una giornata cominciata con tanto dolore e angoscia trasformarsi tanto rapidamente in una quasi perfetta? L’altra domanda che albergava nella mente di Stefania era:
“Chi è veramente Marco di Sant’Erasmo?”
Quel ragazzo o meglio quell’uomo, come lei lo aveva definito quando provava a mettere in guardia Gemma dai suoi tentativi di corteggiamento, adesso era un vero mistero per lei. La prima volta che aveva sentito il suo nome era quando leggeva indignata l’articolo che lui aveva scritto promuovendo la costruzione di un vincolo autostradale a discapito dei malcapitati ai quali avrebbero confiscato le abitazioni che sarebbero state abbattute proprio in sacrificio per la nuova viabilità milanese. Un articolo sprezzante e cinico, con il quale quel giornalista senza scrupoli aveva anche infangato il nome e la reputazione di un avvocato che si spendeva per i diritti degli ultimi. E poi l’incontro con lui, nella redazione del Paradiso Market, quel luogo nel quale lei sognava di poter realizzare una carriera spumeggiante; e, peggio, i confronti con lui e la rabbia quando le fu comunicato che avrebbero lavorato insieme. E tutte le volte in cui lui le aveva fatto pesare la sua inesperienza, il suo farsi trascinare da articoli frivoli (per lui), insignificanti per uno che – come vantava spesso dichiarare – aveva intervistato personaggi di spicco del mondo della politica, della finanza e addirittura un Premio Nobel!
E averla snobbata quando lei, entusiasta dall’idea che avrebbe potuto – insieme a lui – intervistare la famosissima attrice Lorenza Diliberto, lui le aveva detto che “non tutte le storie valgono la pena di essere raccontate”. E poi aveva cercato di sbrigare quell’intervista, nella quale non credeva affatto, senza interpellare Stefania per poi chiamarla in suo soccorso quando si era reso conto che l’intervistata gli aveva elegantemente sbattuto la porta in faccia.
E tutte le volte nelle quali aveva sottolineato che “certi lavori, signorina Colombo, deve lasciarli fare ai professionisti”, come l’infelice intervista che Stefania aveva fatto a Cristina Soprano, la cavallerizza del circolo di Milano, mentre Marco – che avrebbe dovuto condurre quell’intervista affiancato da Stefania - l’aveva lasciata sola in un territorio spinoso, perché lui doveva scappare via con Gemma.
E ancora il trattamento non da pupilla ma da servetta, quando le chiedeva di andare a ritirargli i vestiti in lavanderia o dal sarto, o la spediva in caffetteria per portargli il pranzo!
E poi invece, a sorpresa, lui l’aveva intervistata e osannata in un articolo dedicato ai talenti delle Veneri, che sarebbe stato pubblicato sulla loro rivista, definendola capace di capire l’indole delle persone e augurandole una splendida carriera di giornalista, etichettandola come una ragazza speciale. Tutto questo al cospetto di quell’arpia della sorellastra, che emetteva lapilli di gelosia da tutti gli orifizi!
E poi il regalo che le aveva fatto per Natale?
Lei ancora si sentiva combattuta nel cercare di interpretare tutti questi segnali contradditori che lui le inviava.
Di sicuro nelle ultime settimane aveva appurato che lui aveva una delicatezza e un approccio garbato e rispettoso nei suoi confronti, soprattutto da quando Marco aveva capito quanto la fine della storia fra Maria e Rocco avesse intristito e rabbuiato Stefania. E aveva scelto di restare in redazione per farle compagnia proprio per indurla a parlare di questa cosa e a confidarsi con lui, se questo le avesse fatto piacere.
Stefania aveva apprezzato molto questo suo gesto spontaneo, sebbene lo avesse, per tutta risposta, punzecchiato come avevano entrambi sempre fatto da quando avevano cominciato a collaborare con reciproca stima:
“Quindi lì sotto, forse, si nasconde un galantuomo?”, lo aveva incalzato lei, proprio quando lui le aveva confessato di volerle offrire la sua compagnia e il suo sostegno per potersi sfogare un po’.
Anche queste loro schermaglie rappresentavano un gioco che li divertiva; soprattutto Marco accettava di buon grado che qualcuno riuscisse con garbo e determinazione a tenergli testa.
La testardaggine era una dote di entrambi, ma ciò non toglieva che si rispettassero; e almeno all’inizio questo rispetto e questa stima erano prettamente solo professionali.
Tornando alla giornata appena trascorsa, quel lunedì volgeva al termine con la passeggiata nella villa del parco ma soprattutto la sosta nei pressi di un albero del parco a guardare le stelle. Quasi a voler cancellare tutte le cose brutte e storte che aveva vissuto fino a quel momento. E soprattutto, quel finale di giornata contemplava ancora la presenza di Marco vicino a lei. Pensava ancora che avrebbe potuto sentirsi in colpa nei confronti della sorellastra, ma due cose spazzavano via questo pensiero: prima di tutto, per la prima volta stava pensando al suo dolore e non  - come aveva sempre fatto – a ciò che poteva affliggere gli altri; l’altra cosa, non meno importante, era che Marco aveva scelto liberamente di ospitarla e aiutarla. E si era intenzionalmente comportato da perfetto amico, riservandole delle attenzioni davvero molto speciali.
Pertanto, dopo aver inviato il telegramma a suo padre affinché tutti loro si tranquillizzassero, seguì Marco che le mostrava la strada per uscire dalla villa e andare nel parco per la loro passeggiata.
Non pensava che lui potesse sorprenderla ancora; non più di quanto era riuscito a fare durante tutta quella giornata. Marco stesso, che aveva improvvisato spinto e guidato dall’istinto e dalla volontà di riuscire a regalare a Stefania almeno una parvenza di serenità, era stupito dal suo stesso comportamento.
Mentre camminavano nel parco in direzione di una quercia secolare, pensava a quella magica giornata che aveva appena vissuto; e il suo desiderio più grande era che quel lunedì non finisse, perché il brivido di sentirsi insieme a Stefania lo faceva sentire diverso, nuovo. Non sapeva spiegarsi cosa stava esattamente accadendo nella sua mente e nel suo cuore, ma quelle sensazioni gli stavano provocando delle scariche di adrenalina e lui non voleva che tutto ciò finisse.
Di quella giornata era sparito praticamente tutto (lavoro, fidanzata, famiglia); tutto tranne Stefania.
Sentiva che l’aveva lasciata sola per troppo tempo e voleva recuperare, farle sentire che lei davvero non era sola e che poteva fidarsi di lui. Raggiunta la quercia, Marco appoggiò sull’erba una coperta che aveva preso dalla sua stanza e invitò Stefania a sedersi sopra, porgendole la mano per aiutarla a fare ciò. Lei non si era nemmeno accorta che lui aveva sottobraccio qualcosa di ingombrante e voluminoso e si stupì delle sue continue premure e attenzioni. Gli sorrise e in quel momento anche lei riuscì a cancellare tutte le emozioni che l’avevano schiacciata fino a pochi minuti prima. E anche lei adesso vedeva solo Marco, i suoi sorrisi e la sua dolcezza; la delicatezza con la quale lui riusciva ad allontanare i pensieri molesti e a sostituirli con altri dolci e rilassanti. Anche lei sperava che quel lunedì non avesse una fine e provava a pensare solo a se stessa, a Marco, a loro due insieme che riuscivano a tenere il resto del mondo fuori da quel parco silenzioso.
Ricambiando il sorriso, accettò la mano di Marco che la aiutava ad inginocchiarsi sulla coperta stesa sotto la quercia e, istintivamente, si sporse verso di lui per restituirgli la cortesia e aiutarlo a sedersi accanto a lei.
Il ragazzo si sentiva felice come mai si era sentito in tutta la sua vita; non poteva credere che, in un solo giorno, la presenza di Stefania – sebbene lei fosse sconvolta e abbattuta – potesse sconvolgergli la vita in quel modo. Ed era felice di questa cosa; non sapeva cosa provasse e sentisse lei, e cercò quindi di comportarsi in modo tale che la gioia che provava nel sentirsi vicino a lei non fosse troppo palese.
Pensò fosse opportuno continuare ad offrire a Stefania argomenti leggeri perché lei non avesse in mente sempre i malumori e le delusioni che stava vivendo e decise di parlarle di quanto lui avesse apprezzato tutti i progressi che lei aveva fatto in quei pochi mesi.
“Ma, scusami Marco; non puoi di certo parlare in questi termini dell’intervista alla Soprano, non credi? Altrimenti comincerò a pensare che tu stia cercando di  prendermi in giro, sebbene con il tuo solito garbo.”
Il ragazzo non riuscì a trattenere una risata che coinvolse immediatamente anche la sua giovane ospite ed entrambi convennero che proprio no! Dell’argomento “intervista alla cavallerizza” non avrebbero più parlato.
Lo sguardo di Marco si addolcì ancora di più, quando scorse, nella penombra, un tremore da parte di Stefania dovuto ad un brivido di freddo.
“Non so se sentirmi stupido a non aver portato con me un’altra coperta o almeno una giacca; l’ultima cosa che vorrei è che tu possa prendere un raffreddore, ma perdonami se ti confesso che mi spiacerebbe dover rientrare in villa così presto!” Stefania stava per replicare cercando di rassicurare Marco che il suo tremore in realtà era stato un movimento involontario e non sentiva affatto il freddo che cominciava in realtà ad essere pungente.
Lui le si avvicinò con delicatezza, sedendosi dietro di lei e invitandola ad appoggiarsi a lui; lei si bloccò per qualche istante e stava per proporre a Marco che forse sarebbe stato meglio tornare in foresteria, ma lui – sistemandosi meglio – le fece sentire il calore del suo corpo, sussurrandole all’orecchio che se fossero rientrati lei non avrebbe potuto ascoltare il seguito del suo racconto.
Stefania pensò che quella situazione potesse sembrare sbagliata, ma per la prima volta era lei a non sentirsi sbagliata e fuori luogo. Era esattamente dove avrebbe voluto essere; ma soprattutto era in compagnia dell’unica persona con la quale sentiva di poter essere se stessa, senza filtri o maschere.
Rilassò le spalle, chiuse gli occhi e accettò l’abbraccio di Marco. E non sentiva più le parole che lui diceva per aiutarla a sentirsi più serena; quando Marco capì che lei era finalmente tranquilla, la strinse ancora di più in quell’abbraccio, le baciò i capelli e le sussurrò, in modo impercettibile, quanto fosse felice di essere lì con lei.
   
 
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