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Autore: Dreamer47    28/08/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTERS' LEGACIES
Capitolo 2.
 
 
Il freddo della notte la colpí dritta in viso, spostandole i lunghi capelli rossicci dietro alle spalle, 
mentre Abby si muoveva nel buio di quella campagna in silenzio, impugnando la sua pistola e guizzando lo sguardo da una parte all'altra: non aveva mai paura duranti i casi, le era stato insegnato a gestire i sentimenti in ogni situazione e che c'era sempre una soluzione ai problemi. 
Poteva sempre ribaltare la presa durante un combattimento per avere la meglio e vincere, poteva sempre schiacciare il grilletto prima che la creatura di turno si avventasse contro di lei, poteva sempre uscirne viva. 
Non le era mai stato insegnato che perdere fosse un'opzione nel suo lavoro, poiché equivaleva alla morte, e suo padre Jack, il suo maestro, questo non lo poteva accettare. 
Per tanti anni, Abby era stata allevata amorevolmente e riuscì a crescere in una casa e in una famiglia normale, fino a quando all'età di sei anni la sua mamma venne uccisa lasciandola orfana. 
Quando divenne più grande, suo padre decise che fosse arrivato il momento di addestrarla come un soldato e che dovesse sempre distinguere tra il bene e il male, non superando mai la soglia dell'umanità. 
Provò un brivido lungo la schiena quando un urlo disumano arrivò dritto alle sue orecchie, squarciando il silenzio della notte e terrorizzandola: Abby non doveva avere mai paura, non le era stato concesso. 
Ma quando sentí le urla di suo padre, il suo cuore esplose e la paura più profonda si fece largo dentro di lei: iniziò a correre velocemente fra le erbacce alte fino a giungere al capannone di quella vecchia casa da cui provenivano le grida. 
Fu lì che lo vide. Fu quello il momento in cui il suo cuore si spezzò per sempre ed Abby capí che non sarebbe mai più stata felice. Mai più al sicuro. 
Suo padre giaceva a terra in una pozza di sangue, il collo squarciato ed il volto di chi aveva lottato e aveva perso, segnato da un dolore indicibile che aveva dovuto provare prima di spirare. 
Abby lasciò andare la pistola e corse verso la sua direzione, scuotendo il suo corpo privo di vita e cercando invano di chiudere la ferita sul collo del suo papà con le sue dita, mentre la vista le si annebbiava per le troppe lacrime ed il dolore le comprimeva il petto fino a soffocarla: tutto ciò che riusciva ad udire era il battito del suo stesso cuore nelle orecchie, i suoi stessi singhiozzi carichi di dolore mentre percepiva il sangue nelle vene ghiacciarsi, non riuscendo più a percepire la realtà attorno a sé, lasciando andare tutto il suo dolore con un forte urlo.*
 
La porta si aprì di colpo ed Abby sobbalzò aprendo gli occhi e svegliandosi bruscamente madida di sudore, afferrando la pistola dal comodino e puntandola velocemente in quella direzione, mentre il cuore le batteva forte nel petto ed il ricordo di quella terribile notte continuava a rieccheggiarle per la mente. 
"Abby, metti giù la pistola!". 
La voce familiare la riportò alla realtà e subito abbassò l'arma con un gesto meccanico mentre un grande senso di disorientamento invadeva la sua mente, scuotendo la testa ed iniziando a respirare velocemente per lo spavento: si guardò attorno e subito si ricordò di essere tornata m in una delle camere sopra la Road House, dopo le numerose cacce a cui si fosse dedicata nell'ultimo mese nel tentativo vano di smettere di pensare a quella notte e al grande dolore che non la faceva respirare se restava senza fare nulla troppo a lungo, permettendo alla sua mente di rievocare molti ricordi. 
"Stai bene?" chiese Jo avvicinandosi con sopracciglia aggrottate, cercando di scrutarla per capire cosa avesse la sua amica che non andava. 
"Si, ma non entrare più così quando dormo!" esclamò Abby con tono aspro, rimettendo la pistola sul comodino ed asciugandosi la fronte zuppa di sudore, mentre ancora il cuore non accennava a rallentare la sua corsa. Si alzò cercando di schivare le numerose bottiglie che giacessero vuote sul pavimento e guardò la sua amica, che nel frattempo si era avvicinata di più con aria entusiasta. "Che hai da sorridere, Jo?". 
"Beh vedi, sono appena arrivati i Winchester.." rispose Jo sorridendo ancora di più, arrossendo appena e portandosi i capelli dietro l'orecchio con la mano destra, facendo vagare lo sguardo verso il suo armadio. 
In altre circostanze ed in tempi diversi, avrebbe sorriso di quell'aspetto ancora molto infantile di Jo e l'avrebbe quasi trovato un gesto tenero, ma non questa Abby. Questa Abby si sentiva spazientita dai suoi atteggiamenti infantili e avrebbe tanto voluto urlare alla sua amica di svegliarsi e di iniziare a vivere la sua vita andando al college o iniziando a lavorare per conto suo, ma si morse la lingua per rispetto di Ellen, che invece l'aveva accolta aprendendole tutte le porte quando aveva saputo di ciò che fosse successo a suo padre. 
"Hai una cotta per Dean?" chiese Abby sforzandosi di sorridere in maniera complice come avrebbe fatto fino all'anno prima, ma invece venne fuori una smorfia che fece sollevare un sopracciglio alla bionda davanti a lei.
"Può darsi.." sussurrò Jo sorridendo, iniziando a dondolarsi sul posto e ridendo di gusto, iniziando a raccontarle il modo in cui lo avesse conosciuto e la volta in cui fossero stati a caccia insieme. 
Abby roteò gli occhi e poi li portò al cielo, ripensando alle cacce che avesse condiviso con i due fratelli nelle ultime settimane, e chiedendo a qualsiasi divinità la potesse sentire di ucciderla subito per non dover sentire una parola di più della sua amica. "Va bene Jo, ho capito! So perché sei nella mia stanza: prendi quello che vuoi dal mio armadio ma non rovinare i miei vestiti, intesi? Vado a fare una doccia". 
La donna si sforzò di non sentire le urla di gioia che Jo avesse iniziato ad emettere mentre si dirigeva verso il suo armadio, ed entrò nel piccolo bagno che quella stanza le offriva: si sfilò velocemente quei corti pantaloncini colorati e la conottiera nera che indossava per dormire, accendendo il getto d'acqua e regolando la temperatura, sperando che almeno l'acqua calda avrebbe allontanato quei brutti ricordi e quelle brutte sensazioni. 
 
 
Si chiuse la porta alle spalle con i capelli ancora umidi ed ondulati, cercando di ignorare il caos che il passaggio di Jo avesse lasciato nella sua stanza; aveva indossato i suoi adorati jeans aderenti con degli strappi sulle cosce e una canottiera bianca, aveva coperto appena le occhiaie con un filo di trucco, e prese un lungo respiro prima di spingere la porta scorrevole ed entrare nel locale. 
Vide qualche cacciatore intento a mangiare qualcosa seduto ai tavoli e intravide in fondo alla sala i due fratelli con cui avesse cacciato un paio di volte dopo la prima volta a Marshalltown, ma fece finta di non notarli, sedendosi al bancone ed appoggiando gli avrambacci ad esso, assicurandosi che Ellen si trovasse nel magazzino a dare un'occhiata alla merce che doveva arrivare proprio quel giorno. 
Puntò i piedi contro la assi laterali dello sgabello e si piegò sul bancone per sporgersi a prendere una bottiglia di Whisky invecchiato, afferrando un bicchierino per riempirlo fino a metà. 
Sospirò e bevve velocemente il contenuto tutto d'un fiato, poggiando il bicchiere sul bancone e sentendo la gola ed il petto bruciare; fece una smorfia, ma successivamente sentí la voce fin troppo familiare della sua amica parlare con i due ragazzi e captò una delle frasi che aveva sempre odiato sentire. "È ancora sconvolta, il padre è stato ucciso da un demone 6 mesi fa". 
Si versò un altro bicchiere di Whisky, questa volta più abbondante, e mandò giù per la gola anche questo tutto d'un fiato quando sentí dei passi farsi sempre più vicini alle sue spalle. 
"Festeggi qualcosa?". 
Abby si voltò verso il suo interlocutore con aria scocciata e vide Dean sedersi accanto a lei sorridendo ed incrociando le mani sul tavolo, riservarle un'unica rapida occhiata prima di lasciare vagare lo sguardo sull'ampia scelta di alcolici a cui Ellen teneva tanto; la donna guardò Dean in viso, che però non la guardava, ed aggrottò le sopracciglia, ma quando finalmente l'uomo incrociò il suo sguardo, Abby non ci mise più di cinque secondi a distoglierlo.
Con un'occhiata lesse in lui tutto ciò che lei stessa vedeva nello specchio da ormai 6 mesi, uno sguardo carico di sofferenza e di odio verso qualcuno, e ad Abby venne un forte nodo allo stomaco che nulla c'entrava col fatto che avesse appena bevuto il terzo cicchetto di Whisky senza neanche aver fatto colazione. 
Ne versò un quarto ed osservò il liquido chiaro per qualche secondo, prima di voltarsi verso il ragazzo e passarglielo con un sorriso di comprensione; Dean volse lo sguardo confuso verso di lei e successivamente afferrò il bicchiere, sospirando prima di mandare giù quell'alcol che gli bruciò immediatamente il petto.
"Stai bene?". 
Abby sorrise per la prima volta da quando si fosse svegliata quella mattina e scosse la testa, sentendo il viso dell'uomo volgersi verso di lei per osservare la sua espressione, mentre pronunciava un freddo e secco: "No, e tu? Hai un'aria da schifo". 
Dean la guardò con aria incredula, chiedendosi mentalmente perché mai avrebbe dovuto dire una cosa del genere proprio in quel momento, ma solo analizzando i suoi occhi capí che fosse all'oscuro di ciò che fosse successo e che quindi Jo non le avesse ancora raccontato nulla. Si rilassò sullo sgabello e accennò l'abbozzo di un sorriso, voltandosi con il busto nella sua direzione, appoggiandosi al bancone col gomito destro. "Ti va di fare un giro?".
Abby lo guardò con aria divertita e istintivamente sollevò un sopracciglio per chiedergli se non gli fosse bastato il sonoro no che gli avesse propinato le ultime volte che avessero cacciato insieme, quando Dean aveva cercato in tutti i modi di farla cedere per portarsela a letto, ma poi lo sguardo le cadde su quello di Ellen intenta ad asciugare i bicchieri puliti per porli sulla credenza, che la guardava con la solita aria da Tesoro, stanotte hai fatto un altro incubo sulla morte di tuo padre? Oh, povera piccola e il brutto nodo allo stomaco tornò a farle compagnia. 
Si alzò dallo sgabello ed annuì sorridendo. "Prendo la giacca". 
 
 
 
Camminavano in silenzio ormai da una ventina di minuti per le vie del Falls Park di Sioux Falls, rimanendo di tanto in tanto incantati dalle cascate e dalla storia di quel posto: Abby si fermava ad osservare ogni statua ed ogni leggio che riportasse delle informazioni su quel luogo e su come si fosse creato moltissimi decenni prima, quando un villaggio costruì proprio in quel punto prima che i ghiacciai iniziassero a sciogliersi, andando ad alimentare il fiume Sioux che attraversava la città. 
Si sentiva improvvisamente così euforica camminando in quel parco in cui non era mai stata, guardandosi attorno e facendo delle fotografie mentali, pensando che avrebbe inserito quella giornata nella top ten degli ultimi due mesi. 
Dean sorrideva ogni qualvolta la sentisse blaterare su quanto fosse scorbutico e che documentarsi sulla storia di quel posto non lo avrebbe ucciso, ma decise di restare con le mani nascoste nelle tasche della sua giacca di pelle marrone, dato che aveva visitato quel parco almeno un centinaglio di volte quando era piccolo e suo padre scaricava lui e suo fratello da Bobby fino a quando non avrebbe portato a termine la sua caccia; adocchiò una panchina e decise che sarebbe stato un ottimo posto per continuare a fare passare il tempo durante quell'esima brutta giornata, ma Abby insistette molto per prendere prima qualcosa da mettere sotto i denti. 
Quando il ragazzo si rifiutò di mangiare, Abby capí che qualcosa davvero non andasse in lui e che probabilmente fosse arrivata l'ora di smettere di fare la turista in vacanza ed assecondarlo; si sedettero sulla panchina e Dean guardò dritto davanti a sé con sguardo vitreo, mentre Abby iniziò a chiedersi perché le avesse chiesto di uscire se non aveva la minima voglia di parlare. 
La ragazza si voltò nella sua direzione appoggiando il gomito al dorso della spalliera della panchina e lo guardò, notando nuovamente quel suo sguardo triste e sofferente, chiedendosi cosa potesse averlo ridotto in quello stato. 
"Lo so che ogni tanto parlo troppo, ma non penso che la mia parlantina sia in grado di riempire tutti questi silenzi". 
Dean parve destarsi da un vortice di pensieri negativi nel quale fosse finito e voltò il capo nella sua direzione, guardandola con aria confusa. "Cos'hai detto?". 
"Ecco, appunto.." sussurrò Abby sorridendo divertita, scuotendo la testa e guardandolo con aria indagatrice.  
"Scusa, non sono dell'umore: sono un po' stanco" rispose Dean facendo spallucce e tornando a guardare dritto davanti a sé, sospirando rumorosamente e scuotendo appena la testa, mentre milioni di pensieri negativi tornavano a tormentargli la mente. 
Abby si rilassò sulla panchina appoggiandovi la schiena e si morse un labbro, pensando che Dean aveva probabilmente bisogno di un po di tempo e che l'avesse utilizzata come scusa per evadere dal fratello per un po, ma poi capí che doveva essergli capitato qualcosa di davvero orribile per averlo ridotto in quel modo. 
Dean aveva la mascella contratta, il viso piegato in un'espressione seria e concentrata su qualcosa che aveva tutta l'aria di fargli davvero male, mentre si torturava le mani in maniera nervosa, ed il corpo era completamente tirato in una posa fin troppo rigida. 
Fu tentata di chiedergli che cosa lo turbasse così tanto, ma dopo qualche momento vide Dean voltarsi nella sua direzione con negli occhi la stessa sofferenza che avesse letto alla Road House, in cerca di una boa di salvataggio che lo potesse aiutare a non precipitare in quel mare di disperazione in cui fosse finito. 
"Mio padre è morto qualche giorno fa.." sussurrò Dean con un filo di voce, mentre gli occhi si imperlarono di uno strato di lacrime trasparenti, che però ricacciò indietro per non lasciarsi vedere fragile neanche da lei. Una cosa che avevano in comune. "E Sam sta cercando in tutti i modi di farmene parlare, vuole che io liberi i miei sentimenti, ma..".
"Ma tu non ci riesci con lui: tipico rapporto complicato con i fratelli minori.." sussurrò Abby con tono calmo e pacato abbassando lo sguardo e giocando nervosamente con le mani. "Mi dispiace tanto per tuo padre, cosa gli è successo?". 
Dean aprí la bocca per raccontare, ma le parole gli morirono in bocca e rimase a fissarla permettendole di vedere ciò che davvero sentisse in quel momento. Solo dopo qualche minuto trovò la forza per raccontarle ciò che fosse accaduto: dal ritrovamento della Colt alla cattura di John da parte di Meg, dal salvataggio e dal nascondersi in un cottage fino al momento in cui riuscirono a scappare ma un camion colpì la loro auto mandandoli fuori strada. 
Le racconto dell'incidente e di come lui stesso fosse stato davvero vicino alla morte, e di come John avesse donato la sua anima in pasto all'inferno pur di salvare il suo figlio maggiore da una morte sicura. La voce rimase sempre la stessa, il tono sempre pacato e tranquillo, quando però iniziò a incrinarsi per la disperazione ed il dolore per la perdita del padre. 
Abby sentí il cuore iniziare a battere forte e le lacrime fare capolinea sui suoi occhi, così distolse lo sguardo e fu il suo turno di guardare dritto davanti a sé; capiva cosa stesse passando, dopotutto era un'altra cosa che avevano in comune, un padre ucciso da un demone. 
Senza dire niente e senza guardarlo, afferrò la sua mano sinistra e se la portò sulla coscia, stringendola fra le sue: non c'era malizia in quel gesto, cercava solamente un modo per confortarlo per un po. 
Tutto ad un tratto lei non vide più il pallone gonfiato sempre con la battuta pronta piena di doppi sensi, e Dean guardandola vedeva una semplice ragazza col cuore spezzato come il suo e strinse la presa sulla sua mano. 
Rimasero in silenzio per parecchi minuti, perché non c'erano parole da dire che avrebbero potuto alleviare quella sofferenza: si limitarono a stare uno accanto all'altra, a fissare le persone camminare in quel meraviglioso parco, mentre ridevano e vivevano la loro vita con spensieratezza; videro famiglie camminare sorridenti e dei bambini giocare a rincorrersi nel lungo parco, mentre i genitori cercavano di rilassarsi almeno per quella mattina.
Abby si schiarí la gola e trovò finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi, sospirando e sperando che non riuscisse a vedere sotto le crepe che si fossero formate sotto la sua corazza, l'armatura che indossasse ogni giorno per non provare emozioni. "Ce la farai a superare tutto questo..". 
Dean rise nervosamente, senza controllarsi, come se la ragazza davanti a sé avesse detto la cosa più divertente che avesse mai sentito, ma Abby capiva che quella fosse solo una reazione nervosa a tutta quella brutta situazione; lo vide calmarsi e distogliere lo sguardo, così gli strattonò piano la mano, in modo che si voltasse nuovamente a guardarla. 
"Dico sul serio. Ce la puoi fare, lo so che puoi.." sussurrò la ragazza con un filo di voce, sorridendo appena ed annuì convinta, carezzadogli la mano con un movimento circolare del pollice destro. "Ma devi rimanere unito a tuo fratello".
Dean la guardò per dei lunghi momenti interminabili mentre dentro di sé si trovò anestetizzato, come se non riuscisse più a provare nulla dopo ciò che fosse successo, al contrario di quando aveva colpito la sua Impala già distrutta dall'incidente con una spranga di ferro, sfogando il dolore e la rabbia che provasse dentro di sé. Strinse la presa sulle sue mani ed annuì, accennando un sorriso e sospirando, perché forse quella strana ragazza poteva aver ragione. 
 
 
 
"Non mi hai detto dove siete andati e cosa avete fatto"  disse Jo guardando l'amica in cagnesco ed incrociando le braccia al petto, iniziando a provare un po di fastidio dopo ciò che avesse fatto, muovendosi in maniera irrequieta all'interno dell'auto. 
Abby sospirò, perché quella situazione da scolaretta innamorata iniziava a darle sui nervi, così distolse un momento gli occhi dalla strada e la fulminò con lo sguardo, prima di tornare a guardare quell'auto così diversa dall'Impala che Dean fosse abituato a guidare, ma che sfrecciasse sull'asfalto davanti a loro da ormai qualche ora. 
"Jo, abbiamo solo parlato! Aveva bisogno di sfogarsi e l'ho aiutato, fine della storia". 
"Dean non è un tipo da solo parole, soprattutto adesso che è ferito" disse l'amica continuandola a guardare in cagnesco, sentendosi parecchio innervosita e infastidita. 
Abby si chiese come facesse a pensare una cosa del genere su di lei e perché improvvisamente non si fidasse più delle sue parole dopo tutti quegli anni di amicizia e preferì non rispondere, accendendo la radio ed alzando il volume al massimo. 
Jo era riuscita a coinvolgere i due Winchester in una caccia dicendo che gli avrebbe fatto bene smettere di pensare a quella situazione per un po', ed Ellen supplicò Abby di seguirli e di tenere sua figlia al sicuro, così si trovò costretta a mettersi alla guida per oltre 10 ore, per seguire una traccia fino a Red Lodge nel Montana, in cui vi erano stati dei casi di mutilazione di mucche. 
Per Abby era tutto sbagliato e stavano facendo un buco nell'acqua, non avrebbero dovuto seguire alcun caso, specialmente perché erano tutti e quattro feriti e spezzati, ma Jo e Sam avevano insistito molto, quindi si trovò costretta a partire. 
"Svegliami quando saremo arrivate.." sussurrò Jo adagiandosi bene sul sedile, chiudendo gli occhi ed appoggiando la testa al finestrino. 
Abby fece una smorfia nella sua direzione e sospirò scuotendo la testa, pensando che l'unico momento piacevole da passare con lei fosse quando dormiva e si trovasse impossibilitata a parlare: non si sarebbe stupita, però, se tutto ad un tratto Jo avesse iniziato a parlare anche durante il sonno, solo per darle fastidio e a quell'idea, Abby sorrise per la prima volta durante quella mattina. 
 
 
 
 
Si pulí il sangue che le fosse schizzato sul viso e guardò la lama grondante con un sospiro, avvicinandosi e pulendola sulla giacca del cadavere che giaceva a terra ormai senza vita e senza testa. 
Intercettò lo sguardo di Dean, che nel frattempo controllò che tutti stessero bene dopo che avessero appena salvato Gordon dall'attacco dell'intero nido di vampiri; dopo essere arrivati in città ed avere riposato per qualche ora, si erano recati all'obitorio per esaminare una delle vittime, scoprendola con delle lunghe zanne da vampiro nelle gengive. 
Dopo aver seguito varie piste, si erano imbattuti in Gordon che però era poco propenso al collaborare con altri cacciatori, specialmente con due donne che a detta sua non erano fatte per questa vita. 
Adesso Abby si avvicinò all'uomo di colore e lo guardò fulminandolo con lo sguardo, ricordandogli che quella sera fosse sopravvissuto solamente perché lei avesse insistito per seguirlo. 
Gordon cercò di sdebitarsi ed invitò i quattro a bere qualcosa come offerta di pace, e una volta iniziato a mandare giù qualche birra di troppo iniziò a raccontare loro ciò che avesse scoperto durante quella caccia: sapeva da quanti membri fosse composto il nido e chi ne fosse a capo, ma non era ancora riuscito a scoprire dove fosse. 
Quando iniziarono a raccontarsi storie di caccia fin troppo cruenti, Sam scosse la testa e sospirò mentre si alzava, perché davvero non era in grado di sopportare quei discorsi, specialmente per il modo in cui Dean stesse continuando a pendere dalle sue labbra, mentre anche lui esternava ciò che avesse fatto negli anni in cui il fratello aveva passato a Standford. 
Abby si alzò insieme a lui, dicendo che sarebbe tornata in stanza insieme a Sam perché fosse molto stanca e voleva mantenersi in forma per la caccia dell'indomani. Sussurrò un impercettibile non c'è di che e sorrise in direzione di Jo, sapendo benissimo che Gordon sarebbe andato via presto e che lei sarebbe rimasta sola con Dean, perché era questo il motivo vero per cui Jo si ostinasse a cacciare. 
Abby e Sam uscirono insieme dal locale, incamminandosi insieme verso le loro stanze adiacenti del motel, chiacchierando su quel caso e su quanto Gordon non piacesse a nessuno dei due; la ragazza riuscì a notare però come Sam fosse però molto tirato nei suoi confronti diversamente dalle altre volte, ed ipotizzò che fosse per il lutto che avesse appena subito. 
Cercò di chiedergli qualche informazione sul college e su ciò che avesse fatto, come fosse stata la sua esperienza e cosa studiasse, ma poi il ragazzo si fermò proprio in mezzo al marciapiede, a pochi passi dal motel e la guardò in cagnesco. "Senti, sappiamo entrambi che sei qui solo per infastidire Dean, non è necessario parlare!". 
Abby sgranò appena gli occhi e lasciò che la bocca si spalancasse appena, guardando il suo viso adirato con frustrazione; sospirò e fece spallucce, mentre un mezzo sorriso ironico e divertito le increspò le labbra. "Infastidire Dean?". 
Sam continuò a guardarla quasi con ira e assottigliò gli occhi. "Lo vedo il modo in cui vi punzecchiate, ma per favore non coinvolgermi!". 
Abby osservò il modo in cui Sam la guardasse con aria seria e a quel punto fu sicura che non si trattasse di uno scherzo; lo guardò con dispiacere e piegò gli angoli delle labbra all'ingiú. "È quello che pensi davvero Sam?". 
Il ragazzo annuì con forza e non fece subito caso al cambiamento repentino nello sguardo della donna, che sospirò e sorrise amaramente. "Ho colto l'occasione per andare via insieme a te perché volevo stare da sola con te, Sam. Inizio a considerarti un amico e tuo fratello mi ha raccontato ciò che è successo a vostro padre. Volevo solamente dirti che mi dispiace tanto che stiate passando tutto questo e volevo esserti d'aiuto. Ma non sono affari miei, scusami". 
L'espressione di Sam si modificò udendo quelle parole e leggendo nei suoi occhi solamente onestà e dispiacere, e la vide fare spallucce ed accennare un piccolo sorriso imbarazzato prima di voltarsi per compiere gli ultimi passi che la separavano dalla sua camera, dove avrebbe potuto darsi della stupida per aver anche solo pensato di poter aiutare qualcuno. 
"Aspetta.." sussurrò Sam avanzando di qualche passo con un'espressione mortificata e dispiaciuta, cercando di sorriderle. "Scusami Abby davvero, mi dispiace di aver reagito così, è solo che..". 
La sua frase venne interrotta quando vide un grosso uomo colpire Abby dritta alla nuca, facendole perdere i sensi e cadendo rovinosamente a terra, prima che un pugno colpisce anche il suo viso e tutto ciò che vide fu solo nero. 
 
 
 
Quando vide Gordon puntare ed incidere la pelle dell'avambraccio di Sam per stuzzicare la vampira che fosse legata alla sedia, Dean perse immediatamente le staffe ed iniziò a vedere rosso: tornò definitivamente dalla parte di suo fratello e di Abby, che gli avevano raccontato di essere stati rapiti dai vampiri ma che non avessero loro torto un capello. 
I vampiri avevano spiegato loro di aver smesso di nutrirsi di sangue umano da ormai tantissimi anni e che bevessero direttamente da animali grossi come le mucche per sfamarsi, e chiese loro di essere lasciati in pace perché non avevano scelto di essere dei mostri, ma stavano provando ad essere buoni; dopo essere stato rapiti dai vampiri che non chiedessero altro che essere dimenticati, Sam ed Abby furono rilasciati subito dopo e tornarono immediatamente al motel correndo, notando Dean e Jo che stessero camminando per tornare alle loro stanze. 
Abby si accorse subito che qualcosa non andasse nell'amica e capí che qualcosa dovesse essere andato storto con Dean, ma non era quello il momento di preoccuparsi di ciò; Sam ed Abby corsero da loro, raccontando cosa fosse successo, ma entrambi concordarono con Gordon, perché secondo loro non potevano esistere dei vampiri buoni. 
Dopo aver trovato la casa in cui si nascondessero i vampiri, Gordon legò la vampira che stesse a capo del nido dopo aver ucciso tutti gli altri per provare a tutti e quattro i cacciatori che lui aveva sempre avuto ragione e che i mostri fossero irrecuperabili: tagliò il braccio di Sam proprio sopra il viso della vampira, che non appena riconobbe l'odore del sangue umano sfoderò i canini affilati dimenandosi per avvicinarsi alla fonte. 
Ma ciò non fece desistere i cacciatori, che riuscirono ad immobilizzare e a legare Gordon alla sedia pur di non ucciderlo, permettendo alla vampira di scappare per iniziare da capo la propria non-vita da qualsiasi altra parte, consigliandole di rendersi irrintracciabile per sfuggire a Gordon, che sarebbe rimasto legato in quella casa per almeno i prossimi due giorni. 
 
 
Quando aprì gli occhi quella mattina, Abby ricordò immediatamente lo stesso incubo che facesse ogni notte da mesi, rabbrividendo appena quando si rese conto che non fossero solamente sogni, ma che tutto ciò che riviveva la notte le fosse successo davvero. 
Spostò lo sguardo sulla stanza che condivideva con Jo e la vide dormire ancora sotto le coperte, e sorrise pensando che nonostante la trovasse molto petulante e fastidiosa, le volesse un gran bene.
Ripensò alla sera precedente, quando dopo essere tornati al motel dalla caccia ai vampiri, Jo le avesse raccontato il modo in cui avesse provato a parlare con Dean, lasciandogli intuire ciò che sentisse nei suoi confronti e che le sarebbe tanto piaciuto provare ad iniziare ad uscire sola con lui: ma Dean non aveva lasciato speranze, anzi era stato molto chiaro proprio perché teneva molto a Jo, ma non nel modo in cui lei avrebbe voluto. La considerava una sorellina, una bambina rispetto a lui, e cercò di essere il più delicato possibile, e questo Abby non poté che riconsocerglielo mentre lasciava che la sua amica si sfogasse.
Guardò l'orologio e si rese conto che fossero ancora le quattro di mattina, ancora troppo presto per svegliare gli altri e partire: si sedette sul letto ed indossò le sue scarpe ed il lungo cardigan, diregendosi fuori e chiudendosi la porta alle spalle senza fare rumore.
Scese dal portico e si  avvicinò alla sua auto posteggiata proprio davanti alla sua stanza al pianterreno, sfiorando con i polpastrelli la lamiera che sembrava quasi essere vellutata dopo aver passato la cera sulla carrozzeria, e la guardandò con un sorriso malinconico, ricordando quante volte avesse visto il suo papà sorriderle al volante mentre sfrecciava avanti e indietro per il paese con sempre e solo lei al suo fianco.
"Non riesci a dormire, eh?".
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare e si voltò di scatto, trovando Sam avvolto in una grande felpa a pochi passi da lei, che però subito si scusò con un sorriso per averla spaventata in quel modo. 
"Neanche tu, vedo.." sussurrò la ragazza rabbrividendo appena quando la brezza della mattina le colpì il viso, stringendosi ancora di più dentro il cardigan. 
Abby si avvicinò e si sedette sul portico, e dopo poco lo fece anche Sam, che si voltò a guardarla con un sorriso imbarazzato. "Volevo ringraziarti per quello che hai detto prima, su mio padre. Sono ancora molto sconvolto e mi dispiace di averti..". 
La ragazza scosse il capo e distolse lo sguardo, portandosi le ginocchia al petto e sospirando. "No, te l'ho detto: non sono affari miei e non avrei dovuto immischiarmi".
Sam la osservò attentamente: la mascella contratta, lo sguardo lontano dal suo per evitare che potesse scrutare qualsiasi arcano segreto stesse custodendo, la posa rigida, e per un momento gli sembrò di vedere suo fratello. Sorrise all'idea, ma poi tornò serio, osservando ancora la sua aria malinconica. "Cos'è successo a tuo padre?". 
Abby si voltò come una molla nella sua direzione, guardandolo con aria scioccata perché nessuno gli aveva mai chiesto cosa fosse successo, forse perché la notizia si era diffusa presto fra i cacciatori e lei non dovette ripetere quell'orribile storia un'infinità di volte. Sospirò e si rilassò appena, mordendosi il labbro e guardando dritto davanti a sé, mente il cuore batteva forte nel suo petto. "Un demone lo ha ucciso brutalmente e me lo ha portato via per sempre..".
Sam sentí la sua voce temare appena così come il resto del suo corpo e istintivamente le passò una mano sulla schiena, stabilendo un contatto per darle un po di conforto ed aiutarla come lei stesse facendo con lui e sui fratello. "Mi dispiace tanto, Abby. Non sarai triste per sempre".
  
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