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Autore: Fanny Jumping Sparrow    29/08/2022    0 recensioni
La maledizione azteca è finalmente spezzata, la Perla Nera è svanita nella notte e i nostri tre eroi, Jack, Will ed Elizabeth, dopo tante battaglie, si ritrovano tutti sulla stessa nave, dovendo fare i conti con il futuro incerto che li attende una volta tornati a Port Royal.
In questa breve storia in 5 capitoli ho provato ad immaginare come sia potuta andare la loro navigazione.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Jack Sparrow, James Norrington, Weatherby Swann, Will Turner
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I – Non tutti i tesori sono d’oro e d’argento

Lo sparo rimbomba cupo, serpeggiando fra le tortuose pareti della grotta umida e buia, sovrastando ogni altra concitata azione in corso.
La giovane Elizabeth Swann sente che il suo cuore ha un tonfo.
Capitan Barbossa, sospendendo l’incalzante combattimento, ha sorpreso tutti, rivolgendo la sua pistola indietro, proprio contro di lei, e la sua mossa è stata così fulminea e inesorabile che non si è neanche accorta di essere sotto tiro.
Ma anche l’imprevedibile Jack Sparrow ha prontamente impugnato la sua arma e ha premuto il grilletto, esplodendo quella pallottola che, con un’ostinazione non dissimile ad una vera e propria ossessione, ha gelosamente serbato per dieci lunghi anni, destinandola a compiere la sua agognata vendetta sull’uomo che lo ha tradito, umiliato e derubato dell’unica cosa che ama di più al mondo, oltre a se stesso: la sua nave, la Perla Nera.
«Dieci anni che conservi quel colpo e sei riuscito a sprecarlo!», lo deride sarcastico il vecchio rivale, oramai abituato a non provare più alcuna sensazione sul suo decrepito corpo, da quando è rimasto vittima di quell’orrenda maledizione.
«Non l’ha sprecato!», grida di rimando il giovane William Turner, lasciando cadere nel forziere di pietra due monete d’oro, quella che ha reso momentaneamente Jack un non morto e quella che ha dovuto bagnare col suo sangue, essendo l’unico erede del pirata Sputafuoco Bill, anche lui partecipe anni addietro del furto di quel tesoro stregato.
Elizabeth torna a respirare nell’aver capito quale delle due pistole sia realmente andata a segno, i suoi occhi, ancora lucidi e tremanti, si spostano con stupore, ammirazione e riconoscenza su Will e Jack.
Lo spregiudicato ed eccentrico pirata è rimasto torvo e immobile, la canna fumante ancora puntata all’altezza del grondante cuore di Barbossa il quale, incredulo e rammaricato per essere tornato alla vita e averla perduta nello stesso istante, pronunzia solo due stizzite parole prima di stramazzare al suolo con un secco tonfo: «Sento … freddo».

Jack Sparrow indugia a fissare con attenuata ostilità l’avversario sconfitto che giace esanime, gli arti scomposti, gli occhi sbarrati ma ormai ciechi, la bocca dischiusa e silente.
Non è mai stato propriamente un asso con la spada, in compenso ha sempre avuto un’ottima mira, anche se in pochi lo sanno, perché se ne serve molto meno di quanto potrebbe.
Ha sempre ripugnato lo spargimento di sangue gratuito, non è solito uccidere chi l’ha tradito o offeso, perché gode di più a tessere inganni, un’arte sottile che ha imparato ad affinare grazie al suo acuto spirito di osservazione, avvantaggiandosene in svariate circostanze. Un modo di agire scarsamente compreso che lo distingue da altri fuorilegge, grezzi e istintivi, i quali puntano invece soprattutto sulla brutalità e sulla capacità di incutere timore con l’uso indiscriminato della forza.
Crescendo tra efferati tagliagole e ingordi predoni senza Dio e spesso senza cervello, è giunto alla conclusione che la mera violenza sia un mezzo troppo facile e talvolta troppo rischioso. Gli imbrogli invece hanno il ben più soddisfacente vantaggio di non essere intuiti subito e perciò di cogliere alla sprovvista chi non sospetta di essere raggirato, perché troppo ingenuo o perché si crede superiore a lui per intelligenza.
Così è riuscito a sfuggire, quasi sempre, alle situazioni più pericolose e intricate, beffando impunemente chi lo voleva incastrare.
E anche il famigerato Hector Barbossa, malgrado tutta la sua protervia, la sua esperienza e la sua furbizia, alla fine è caduto vittima della sua elaborata tela.
Reprimendo una sgradevole sensazione di nausea alle budella, si allontana dal cadavere del vecchio compagno di sventure e comincia a rovistare tra i cospicui oggetti preziosi ammassati alla rinfusa nei vari angoli di quella caverna dalla sua ex ciurma.
Ci sono cianfrusaglie di dubbio gusto, ma anche diversi manufatti di pregiata fattura e una miriade di pietre rarissime. Con un bottino simile a sua disposizione, se riuscirà a contenere gli entusiasmi dei suoi uomini, potranno vivere di rendita per parecchi mesi, si compiace, immaginando con soddisfazione la pacchia che lo attende, tra svaghi, piaceri e dissolutezze di ogni tipo.

Di tutt’altro genere sono i pensieri che vorticano nella mente del giovane William Turner, mentre si allontana dal grande forziere intarsiato ricolmo di monete azteche.
Il suo sangue alla fine ha veramente spezzato quell’incredibile sortilegio e quindi quei manigoldi poco affidabili non hanno mentito sul suo conto. È figlio di un pirata. Non può più rifiutarsi di crederlo ormai, sarebbe sciocco impuntarsi a negarlo. Si sente per certi versi condannato: pur non volendolo, ha seguito le orme del disgraziato defunto padre.
A nulla è valso tutto il suo impegno nel costruirsi una vita onesta e rispettabile, lontana dalla tentazione di misfatti e facili guadagni.
E nulle ormai sono le sue speranze di poter stare alla luce del sole con la ragazza per la quale prova un fortissimo affetto sin da quando è poco più che un bambino.
Molto più di un semplice affetto o di una mera infatuazione. È un sentimento travolgente, insopprimibile, totalizzante, che in quei pochi nuovi momenti che ha potuto trascorrere al suo fianco, scoprendo in lei un’anima gemella dal temperamento forte e combattivo, si è, se possibile, addirittura rafforzato, come brace rimasta sopita sotto la cenere cui mancava solo una scintilla per accendersi con tutta la sua potenza.
La loro intesa è qualcosa d’innegabile, a tal punto che la prospettiva di doversi separare di nuovo da lei gli sembra un’ingiustizia, equiparabile solo a un supplizio dei peggiori.
Lascia vagare lo sguardo crucciato sugli altri scrigni traboccanti di oro e argento; non ha mai visto così tante ricchezze tutte concentrate in un unico luogo, non ha mai neanche osato immaginare che potesse esisterne una tale quantità, né, di questo è più che certo, potrà mai avere occasione di rivederne altrettante. Gli basterebbe sottrarre una sola manciata di quella fortuna per permettersi una nuova casa, magari una bottega tutta sua, o addirittura una piccola imbarcazione con cui darsi codardamente alla fuga.
Lui però non è fatto così.
Rinsavisce da quelle farneticazioni quando la vede, ferma e ritta sotto un fascio di luce lunare. Aggraziata, ardimentosa. Bellissima.
Trattiene il fiato. Al suo confronto anche il più splendente dei diamanti impallidisce.

Anche Elizabeth Swann è immersa nelle sue più intime riflessioni.
In quei pochi giorni la sua tranquilla e noiosa routine quotidiana è stata letteralmente sconvolta: assalti, tesori, rapimenti, inseguimenti per mare, arrembaggi, duelli.
Ha vissuto una pericolosa ed entusiasmante avventura, ed ha saputo cavarsela egregiamente, uscendone incolume.
Era il suo sogno di bambina quello di poter imbattersi in un intrepido pirata e, ora che ne ha conosciuti molti, ha appurato, non senza una certa delusione, che non tutti sono eroici, ribelli e temerari come i personaggi dei racconti con cui è cresciuta e di cui si è nutrita, nella sua infanzia segnata da una grande solitudine che ha riempito con la fantasia.
I pirati, ha toccato con mano, sono per lo più uomini avidi, abietti e meschini, dediti solo al proprio tornaconto personale, a ingannare, a tradire, a uccidere e soprattutto a rubare. Non le è difficile identificare alcuni cimeli di valore trafugati dalla sua dimora tra quella caterva d’inestimabili tesori, frutto di tante sanguinose scorrerie.
Eppure ha anche scoperto che quel ragazzo timido e gentile, che ha incontrato otto anni prima proprio durante un viaggio per mare, appartiene anch’egli a quel mondo crudele e affascinante, imbevuto di misteri e leggende, scandito da battaglie e burrasche, dominato da passioni intense e fatali.
Forse anche per questo suo sconosciuto legame con quella gente scevra dalle convenzioni e dalle regole, tanto distante da quella artificiosa e asservita che è abituata a frequentare lei, nel profondo ha sempre provato una forte attrazione nei suoi confronti.
Non una semplice attrazione. È sicura che si tratti di amore.
Il coraggio e l’abnegazione impetuosi con cui il suo amico d’infanzia si è lanciato a salvarla, il loro incredibile affiatamento nel combattere, capendosi immediatamente con un rapido scambio di sguardi, la disperazione che l’ha pervasa credendolo disperso, il desiderio fortissimo di essere toccata dalle sue mani ruvide e premurose, hanno accresciuto ulteriormente quella convinzione.
Sono fatti l’uno per l’altra, quello che c’è tra loro è qualcosa di unico, ineguagliabile.
Un’affinità simile non potrà mai provarla con nessun altro. Sa che non potrà mai essere felice con nessuno diverso da lui al suo fianco.
È con distacco e amarezza che si sofferma a osservare quelle ricchezze. Non valgono nulla. Rinuncerebbe a qualunque lusso o privilegio, metterebbe in discussione anche il suo onore pur di poter stare con lui per il resto dei suoi giorni. Deve dirglielo, vuole che lo sappia, prima che sia troppo tardi …
Avverte che si è avvicinato alle sue spalle e si volta, ma, restando inchiodata al suo sguardo caldo, tenero e vibrante, tutta la sua sicurezza e il suo ardore evaporano e non riesce a proferire alcun che, completamente stordita dalle palpitazioni sconnesse che le procurano la sua vicinanza e l’inspirare quel suo odore salmastro e ferroso. Forse lui sta per confessarle la stessa cosa …

Invece neanche Will riesce ad esternare ciò che gli fa sussultare il cuore, perso com’è nelle iridi nocciola dell’amata che appaiono dolci e frementi come non mai. Rimane sospeso nell’attesa di un qualunque cenno di assenso da quelle labbra scarlatte e irrimediabilmente invitanti su cui vorrebbe avere l’ardire di poggiare le sue, fugando il timore di mancarle di rispetto o di essere respinto.
Sanno entrambi di aver rischiato la pelle l’uno per l’altra e che lo rifarebbero senza alcun tentennamento, pentimento o timore altre cento, mille volte, perché niente vale di più per ognuno di loro che l’altrui incolumità.
Si sorridono, emozionati, turbati, consapevoli di ciò che li unisce e che nessuna legge umana o divina, nessun impedimento naturale o sovrannaturale, nessuna persona viva o non morta potrà mai più spezzare.
Durante quel muto dialogo pregno di emozione il tempo sembra essersi fermato, lo spazio dissolto e le parole svuotate di qualsiasi valore, perché sono le loro pupille frementi di trasporto e trepidazione a comunicare tutto e qualunque sillaba o gesto ora sarebbero superflui.
L’amore è come un incantesimo in cui la razionalità si spegne, messa a tacere dal predominio delle sensazioni.

Il clangore di un oggetto metallico scagliato via con noncuranza s’infrange bruscamente su quell’atmosfera magica e sognante, riportando i due giovani innamorati alla cruda realtà.
«Dobbiamo tornare alla Dauntless», ricorda lei costernata, inghiottendo un singhiozzo.
«Il tuo fidanzato si starà chiedendo se sei salva», asserisce di rimando lui, tradendosi involontariamente con un tono permeato dal disincanto.
Elizabeth si sente ferita da quell’amara costatazione e corre via, nascondendogli la tristezza che l’ha improvvisamente attanagliata in una morsa crudele. Sperava non lo avesse ancora saputo, di poterglielo nascondere fino a che non sarebbe stato ufficializzato.
Come può pensare che per lei Norrington conti qualcosa? Lo rispetta e ci conversa, certo, così come le impone l’etichetta, ma non lo ha mai degnato di quell’attenzione o dell’interesse che riserva sempre a lui, per quanto poco tempo possano trascorrere insieme. Non è da lei rimanere priva di favella, sul momento però, troppo offuscata dal risentimento e dallo sconforto, non sa scusarsi o ribattere adeguatamente.
Intravedendo un luccichio tra le sue lunghe ciglia, Will capisce di avere sbagliato di nuovo e s’insulta per essere stato tanto codardo da trattenere la lingua, usandola per parlare a sproposito. Non aveva alcun diritto di disapprovare la sua scelta. E forse avrebbe dovuto essere più determinato, osare di più, tanto le sue folli azioni oramai hanno già palesato quale smisurata passione faccia ardere ostinatamente il suo animo per lei.
«Se stavi aspettando il momento più opportuno … era quello!», irrompe sardonicamente Sparrow, quasi leggendogli nel pensiero. «E ora gentilmente vi sarei molto obbligato se mi portaste alla mia nave», aggiunge poi con fare superbo, incamminandosi all’uscita della grotta con una vistosa corona in testa, svariate collane di perle ad adornargli il busto e una sacca tintinnante di altre suppellettili d’oro che ha minuziosamente selezionato.
Anche se il tesoro più prezioso per il suo cuore, il più bramato dalle sue mani, è quello che lo sta attendendo poco lontano da lì, dissimulato tra le onde tenebrose della notte.

Will lo segue a passi lenti e rassegnati, mentre Elizabeth ha già preso posto su di una scialuppa superstite, tenendo la fronte bassa e le dita intrecciate sul grembo.
«Non vorrai che sia la damigella a remare? Su, mettiti al lavoro e alla svelta!», ordina in uno scatto d’impazienza il pirata con le treccine, sistemandosi sullo scranno di prua.
Seppur riluttante, il giovane fabbro ubbidisce, sedendosi all’estremità opposta, dandogli le spalle, ma trovandosi proprio di fronte alla sua adorata Miss Swann, cercando di indovinare quali emozioni oscurino i suoi bellissimi lineamenti, combattendo ancora una volta contro l’inconfessabile desiderio di allungare una delle sue non troppo delicate mani sulle sue e lenire le sue preoccupazioni con una tenera carezza.
In quella posizione, piegandosi in avanti per manovrare i remi, ad ogni bracciata riesce quasi a sfiorarle il viso e a percepire il suo respiro leggero e tremolante, che vorrebbe fondere dolcemente al suo, in quel sospirato bacio che osa sognare di donarle ogni notte e che non ha avuto la spudoratezza di concretizzare pochi minuti prima.
Ora la presenza di quel terzo e petulante incomodo, lo inibisce ancora di più a riacquistare quell’intimità che si è interrotta così aspramente. Assalito da un penetrante senso di disagio, finisce per concentrarsi unicamente a remare, limitandosi a sbirciarla di sfuggita.
Non può sapere quanto Elizabeth gliene sia grata, pur scoprendosi incapace di evitare di lasciare vagare insistentemente gli occhi, solleticati da lacrime trattenute, su ogni suo energico movimento. Sulle sue braccia agili e forti, da cui vorrebbe essere stretta perdutamente, fino a sentire il suo calore invaderla attraverso i vestiti. Sulle sue labbra socchiuse di cui vorrebbe conoscere il sapore, per scoprire se ne resterebbe inebriata, come ha tanto arditamente fantasticato. Prova quasi dolore fisico a doversi contenere.
Intimidita da quel bisogno impulsivo, distoglie lo sguardo, un po’ sulla volta celeste tappezzata di stelle, un po’ sulla lieve spuma che si forma ai lati della chiglia.
Scivolando su quelle acque placide, in breve sono fuori da quella tetra spelonca e Jack Sparrow, che, come congelato da uno spiacevole presentimento, è rimasto insolitamente silenzioso, incomincia a guardarsi tutt’intorno con concitazione, ricercando in quella densa nebbia che aleggia tra le spigolose scogliere vulcaniche di Isla de Muerta, la maestosa sagoma della sua adorata Perla Nera.
«È difficile individuarla al buio. È questa una delle sue tante qualità», afferma orgoglioso, facendo scampanellare i tanti gioielli che gli pendono dal collo, mentre con una mano si scherma dai lattiginosi raggi della luna piena.
«Capitan Sparrow … », mormora Elizabeth con voce timorosa.
«Lo so cosa vuoi dirmi, dolcezza: certo che saresti la ben venuta a bordo! Io non ho mai creduto alle superstizioni, anzi … », le assicura con un sorriso malizioso che lascia vedere volutamente anche a Turner.
«Ma veramente …» tenta di continuare a spiegare la fanciulla.
«Sì, può venire anche il tuo amichetto. Un mozzo in più fa sempre comodo», le accorda con sufficienza, scrollando le spalle e rimettendosi a scrutare con brama l’orizzonte caliginoso.
«Vi ringrazio per la generosità, Capitano, ma preferisco fare ritorno a Port Royal», risponde irritato il fabbro, riprendendo a remare senza una direzione ben precisa.
«Peggio per te!», ribatte Jack con enfasi quasi puerile. Invero non disdegnerebbe di festeggiare la riconquista della sua Perla intrattenendosi in un bel ménage à trois con quei due freschi novellini, che si sono anche rivelati validi compagni di spada e magari lo saranno anche di bevute. Si sente già stuzzicare squisitamente il palato al solo pensiero dei fiumi di sopraffino rum che lo attendono a Tortuga, insieme ad altri sordidi piaceri.
«Temo che dobbiate venire anche voi, Capitan Sparrow», riesce a riprendere la parola Elizabeth, indulgendo nella cautela per ciò che di spiacevole si accinge a rivelare.
L’interpellato la guarda sbigottito e un po’ preoccupato, al che lei, presasi di coraggio, si decide a raccontare scarnamente quanto accaduto: «Dopo che li ho liberati, i vostri uomini hanno deciso di prendere la nave … hanno detto di dover rispettare il Codice».
L’espressione dello stralunato filibustiere diviene mortalmente seria e dolente, prima che volti il capo a prua, stringendo la mascella, deglutendo un grumo amarognolo.
«Mi dispiace, Jack», lo sostiene la ragazza, realmente dispiaciuta per quell’infelice epilogo.
«Hanno fatto i loro interessi. Che altro mi potevo aspettare», ribatte Sparrow, disilluso e amaramente ironico. Non si è mai scoraggiato davanti ai peggiori colpi infertigli dalla malasorte, che sembra averlo eletto sin dalla più verde età suo bersaglio prediletto, mettendolo continuamente alla prova. Sa di non essere particolarmente gradito né temuto dai suoi pari per via del suo comportamento ambiguo, inaffidabile e poco incline alle efferatezze, eppure quell’ennesimo tradimento gli rode il fegato non meno di altri che ha subito in altre circostanze, in altri luoghi, da altri compagni.
Si è illuso di poter vincere, senza fare i conti con l’ostilità e la volubilità di una banda di truffatori avvezzi a seguire l’offerta migliore. Imparerà mai dai suoi errori?

Quell’imprevisto rivolgimento della situazione ha fatto calare un teso e gelido silenzio tra i tre, lasciando Will interdetto e inducendolo a rallentare il suo già svogliato vogare.
Stupidamente, pur avendo obiettato, era stato pungolato dall’idea di unirsi davvero a quella combriccola di avventurieri e mandare all’aria i suoi buoni propositi di tornare indietro e rimettersi in riga, scontando una meritata pena per la sua condotta disonorevole.
Ancora una volta cerca di attirare lo sguardo di Elizabeth per rimettersi al suo consiglio, quasi come se la consideri la più assennata e sagace tra i presenti, essendogli venuta in soccorso quando meno se l’aspettava.
Quei suoi lunghi capelli dorati, che vorrebbe intrecciare fra le dita per conoscerne la consistenza, ricadono scompostamente sul suo pallido viso, celandogli una risposta o forse suggerendogli che ormai non hanno altre possibilità se non quella di arrendersi a quell’avverso destino.
Nessuno dei due intenderebbe consegnare quello sgangherato briccone, che pure, a suo modo, li ha aiutati a ritrovarsi, alle stringenti maglie della giustizia britannica, ma sono lontani da qualsiasi approdo raggiungibile in meno di un giorno, su di una misera barchetta a remi, nel mezzo delle tenebre, senza armi né provviste, per cui non possono spingersi oltre né tornare indietro.
Così, rassegnandosi alla scelta meno aleatoria, soprattutto per amore della ragazza, Will ricomincia a remare in direzione di quei fanali che fendono come un ingannevole miraggio quella quieta e quasi irreale oscurità.  


A bordo della HMS Dauntless i soldati sono alacremente impegnati a sgombrare il ponte dai bucanieri sconfitti, in parte trucidati e gettati in mare senza tante cerimonie, in parte catturati e trasferiti nelle marcescenti celle di sentina, dove non potranno nuocere alla sicurezza né alla vista degli stimabili passeggeri che in quella traversata si sono uniti all’equipaggio, composto per lo più da marinai giovani e assetati di gloria, guidati dall’ambizioso Commodoro James Norrington.
Non curandosi di dissimulare il suo compiacimento per la positiva riuscita di quell’imboscata, l’altero ufficiale inglese se ne sta impettito sulla balconata del cassero, intento a impartire ordini a destra e a manca ai suoi sottoposti.
Pur consapevole che quella ottenuta è soltanto un’esigua vittoria, confida che ben presto presiederà il comando di una piccola flotta per portare avanti la missione cui si è votato sin dal suo ingresso nella prestigiosa Regia Marina Britannica: debellare definitivamente la pirateria che, come una piaga purulenta, infesta lo Spanish Main, mettendo a repentaglio chiunque lo attraversi per raggiungere le sponde del prospero Nuovo Mondo.
Si è prefissato di assolvere quella temeraria promessa dopo il primo traumatico incontro con quegli spregevoli fuorilegge del mare avvenuto ancor prima di diventare un cadetto, e la manterrà con ogni mezzo, qualunque sia il prezzo da pagare. Sacrificherebbe anche la propria vita pur di lavare l’onta con cui aveva visto corruscare lo sguardo di suo padre nel momento in cui si era lasciato salvare da un lurido pirata. Gli dimostrerà che non ha dimenticato gli ideali e gli insegnamenti da lui trasmessi, diventerà un vessillo della civiltà e dell'ordine, così come voleva lui.

Il Governatore Weatherby Swann, frattanto, dopo aver esultato un po’ goffamente insieme al resto degli uomini, è notevolmente in ansia per la deliberata scomparsa della testarda e indomita figlia. Nella sua indole ribelle non riesce proprio a riconoscere nulla di sé. È sempre stato un uomo posato, privo d’iniziativa e anche alquanto pavido. Fondamentalmente pacifico e contrario all’uso spropositato della violenza, sin dalla gioventù ha mal tollerato la vista del sangue, ripudiando anche solo l’innocuo maneggiare una spada di legno. La sua unica erede invece è di un’altra pasta.
Gli appelli alla morigeratezza e alla sobrietà con cui ha impostato la sua educazione, col suo trasformarsi in una giovane donna sono rimasti, con suo grande cruccio, sempre più inascoltati, ma di quella negligenza lui ha incolpato e continua ad incolpare più il suo scarso nerbo che l’assenza prematura della madre, venuta a mancare in un’età troppo acerba perché Elizabeth possa ricordarla e prenderla ad esempio di virtù.
E poi il trasferimento nei Caraibi, isole ancora selvagge e così climaticamente insidiose, troppo lontane geograficamente ed culturalmente dalla corte di Londra, è stato ancor più deleterio per il plasmarsi del suo carattere, che ha finito quasi per uniformarsi a quelle capricciose maree, capaci di cancellare nel giro di poche ore il frutto di anni di sacrifici.
Dibattendosi in tali affannose considerazioni, l’aristocratico inglese esita ad avvisare il futuro genero dell’incresciosa e preoccupante evasione della sua promessa sposa.
Nessuna ragazza di buon senso e di buona creanza, trovandosi nella sua confortevole posizione, avrebbe mai concepito un’idea tanto strampalata e pericolosa quale fuggire da un riparo sicuro che avrebbe potuto proteggerla da ogni male per gettarsi nella stessa mischia di ladri e assassini.
E con quale irragionevole pretesto, poi? Salvare quel fabbro di umili e incerte origini, per il quale ha chiaramente e insensatamente una sciocca simpatia.
Ad immaginare ciò che le sarebbe potuto accadere o che forse le è già accaduto, sente le vene congelarsi per l’orrore e nello stesso tempo vuole scartare con tutte le sue forze la dolorosa probabilità di averla perduta per sempre in simili biasimevoli circostanze.
Con il cuore in gola muove qualche passo tremebondo verso il comandante della nave, il quale, da parte sua, è ancora troppo preso dal godersi la vittoria e l’esultanza dei suoi, per essersi accorto di quell’allontanamento.
Infine, quando rimane da solo, erto orgogliosamente sul cassero, riesce a trovare il coraggio sufficiente per approcciarlo: «Commodoro, dovrei parlarvi, se posso».
«Certamente, Governatore Swann», risponde sereno quello, incrociando le braccia dietro la schiena, corrugandosi appena nel percepire uno strano tremore nelle parole del nobile.
Swann farfuglia in un sospiro addolorato: «Si tratta di mia figlia».
«Ho predisposto di farla alloggiare nella mia cabina, affinché fosse al sicuro», replica l’ufficiale, non capendo perché mai l’uomo che gli sta davanti abbia un’espressione così angosciata, cominciando a sentirsi pervadere anche lui da una sfuggente inquietudine.
Prima che possa domandargli maggiori delucidazioni sul motivo della sua ambascia, viene distratto dal vociare impellente del tenente Gilette che, sportosi sul parapetto di tribordo, annuncia: «Commodoro! Si avvicina una lancia!»
«Saranno gli ultimi reduci che si arrendono alfine umilmente alla gloriosa Marina di Sua Maestà», constata soddisfatto Norrington, suscitando risa di approvazione.
Ma la sua alterigia viene scalfita non appena può distinguere attraverso le lenti del suo cannocchiale chi siano gli occupanti di quell’imbarcazione di fortuna.



Salve a tutti! Ringrazio sentitamente chi è giunto fin qui e spero che la lettura vi sia risultata piacevole e interessante ^_^

In questo primo capitolo non accade niente di eccezionale, in verità neanche nei prossimi mi discosterò dalla trama canonica, lo scopo di questa ff che ho cominciato ad abbozzare parecchi anni fa, lasciandola poi a prendere letteralmente polvere sui fogli di carta in cui l'avevo scritta, è semplicemente quello di tentare di approfondire e sviscerare i pensieri e le emozioni dei personaggi in un momento cruciale della storia del primo film, quando ancora tutto è in divenire, calcolando che il viaggio di ritorno a Port Royal possa essere durato almeno due giorni.

Conto di pubblicare un aggiornamento ogni 7/10 giorni, essendo già la storia in gran parte conclusa.

Osservazioni, opinioni, commenti e critiche sono sempre ben accetti :)

Al prossimo approdo!)


Ps. Pubblicherò questa fanfiction e altre che ne seguiranno anche su questo forum di recente creazione che consiglio a tutti gli amanti della lettura e della scrittura

https://estel.forumcommunity.net/
   
 
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