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Autore: Batckas    30/08/2022    0 recensioni
"Caricò il primo film, deciso a non farsi interrompere da niente. Avvertiva, però, dentro di sé, il desiderio profondo e quasi deviato di guardare M, cercare i suoi occhi, rivedere quel sorriso e capire se lei stesse sorridendo a lui o alla sua figuraccia. J continuava ad imporsi di tenere lo sguardo fisso sul monitor, ma come davanti a una scena raccapricciante, non riusciva a non pensarci e voleva, anzi doveva assolutamente guardare."
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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J era sul treno, doveva tornare a lavoro. A T avrebbe trovato anche la sua fidanzata, L. Era eccitato per entrambe le cose, per fortuna gli piaceva il suo lavoro. Aveva prenotato il viaggio spendendo un po’ più del solito perché voleva viaggiare non solo comodo, ma anche con tutti i possibili privilegi della prima classe. L’aria condizionata rendeva il vagone fresco tenendolo al riparo dalla calura esterna, il posto era comodo e largo, tutto pulito alla perfezione, aveva il laptop poggiato sul tavolino insieme alla bevanda e allo snack che gli erano stati offerti all’inizio del viaggio. Il treno era partito da pochi minuti, avrebbe impiegato ore per arrivare a destinazione. Per spezzare la noia aveva scaricato numerosi film sul pc, intere stagioni di serie TV e, inoltre, non solo aveva musica illimitata a disposizione, nonché podcast e altro, ma anche una console portatile con nuovi giochi da provare. Insomma, se voleva fare tutte le cose che si era preparato, neanche le numerose ore di viaggio sarebbero state sufficienti.
Era in galleria, lo smartphone non aveva linea (sapeva che il viaggio prevedeva numerosi tratti in galleria, per questo aveva deciso di scaricare ciò che gli serviva, così da non dover fare affidamento su un internet instabile, non fidandosi della rete pubblica offerta dalla linea ferroviaria), il rumore monotono del treno gli faceva venire sonno, poggiò il capo al sedile e chiuse gli occhi.
La luce del Sole lo costrinse a svegliarsi, pigiò il pulsante, la tapparella scese concedendogli nuovamente un buio accogliente, nella carrozza c’erano poche persone: un signore di mezz’età che leggeva il giornale, una signora anziana con la figlia che mangiavano degli snack e una donna, bionda, di cui J aveva esplorato le curve quando l’aveva vista prendere posto. Era uno schianto, anche se doveva avere almeno dieci anni in più di lui. Vagando tra i pensieri non si rese conto che il suo sguardo si era posato proprio su di lei che leggeva un libro. La donna si accorse degli occhi verdi che la scrutavano, abbozzò un sorriso. In quel momento J si rese conto di aver fatto una colossale figura di merda, arrossì, distolse lo sguardo con fare impacciato e si finse impegnato a scrivere qualcosa al computer come a voler dimostrare che lo sguardo perso nel vuoto era un momento di raccoglimento nell’attesa della giusta idea. La donna, M, si morse il labbro superiore, J notò quel gesto, il sangue fluì immediatamente al pene. La situazione non solo era paradossale e imbarazzante, ma anche degna dei film porno che guardava con frequenza quando era adolescente (e con molta meno frequenza da adulto). Possibile che M stesse flirtando con lui? No, semplicemente non era possibile. Era stato un gesto istintivo e le immagini che si affastellavano nella sua mente derivavano dall’eccitazione e dalla peculiarità dell’occasione. Da niente di concreto, insomma, e J decise di concentrarsi sui suoi passatempi per trascorrere il più velocemente possibile quel viaggio evitando altre brutte figure. M, nel frattempo, era tornata a leggere. J pensava ancora a quel suo gesto, come se significasse chissà che cosa o avesse chissà quale significato nascosto che stava a lui interpretare. Ma anche se, poi, in realtà M stesse DAVVERO flirtando con lui, a J comunque non sarebbe interessato perché era fidanzato, amava L e non voleva che niente si mettesse in mezzo al loro rapporto.
J si diede un pizzico sulla gamba per riportare il suo cervello alla realtà dei fatti e non alle lucubrazioni di una mente che aveva poco sangue per ossigenarsi perché quello era tutto concentrato nella zona bassa. Era un pensiero eccitante quello di una donna più grande che provava interesse nei suoi confronti. J sapeva di non essere un brutto ragazzo, ma aveva anche la sobria consapevolezza di non essere niente di speciale, anzi, più volte si domandava cosa L avesse trovato in lui. M, probabilmente, si diceva J, era solo stata divertita dal suo buffo tentativo di nascondere la sbirciatina. Di nuovo, quindi, niente di che.
Nulla a cui dare importanza, se non un pensiero, anzi una sensazione da tenere a mente la prossima volta che avrebbe fatto l’amore o si fosse masturbato.
Caricò il primo film, deciso a non farsi interrompere da niente. Avvertiva, però, dentro di sé, il desiderio profondo e quasi deviato di guardare M, cercare i suoi occhi, rivedere quel sorriso e capire se lei stesse sorridendo a lui o alla sua figuraccia. J continuava ad imporsi di tenere lo sguardo fisso sul monitor, ma come davanti a una scena raccapricciante, non riusciva a non pensarci e voleva, anzi doveva assolutamente guardare.
J si arrese all’istinto, una parte di lui pronta ad essere deluso dalle aspettative. M stava sicuramente facendosi i fatti suoi ignorandolo completamente, invece eccola lì con i suoi occhi azzurri e il bel sorriso perfetto a guardare nella sua direzione come in attesa.
Che cavolo stai facendo, si domandava J, sei fidanzato, non puoi flirtare con la prima che passa e che cazzo, piantala subito!
Quei pensieri, però, non gli facevano distogliere lo sguardo, J ed M si stavano effettivamente sorridendo e, mentre quello di lui era lo sguardo di un ragazzo in preda a sogni bagnati, quelli di M erano propri di una predatrice che aveva individuato un bottino facile.
Basta ora! Non sei un traditore. J distolse lo sguardo, per l’ultima volta. Non lo avrebbe fatto più, si diceva e ridiceva in continuazione, ma diamine quanto era tentato di esplorare con gli occhi il bel corpo di M. Dai vestiti della donna si intravedevano le belle curve e… basta.
J iniziò la visione del film, anche se con la mente era a M e a tutto ciò che rappresentava nella sua mente: il peccato. Sapeva di non aver fatto niente con lei e di non voler fare niente con lei, ma la sola idea che avesse ammaliato il suo sguardo lo faceva sentire sporco e colpevole. Cercava consolazione nell’idea che, alla fine dei fatti, aveva resistito alla tentazione, aveva deciso di non commettere adulterio, di non tradire L.
Anzi, pensaci J, se anche M si avvicinerà a te è sicuramente uno scherzo, c’è sicuro qualche telecamera nascosta oppure in qualche modo cercherà di fregarti, lei o chi c’è dietro. Non sei abbastanza fortunato né bello per avere una donna come lei che si interessi a te, quindi non pensarci nemmeno, ricordati che qualsiasi cosa accadrà che la coinvolga: sarà una fregatura. Pensa a L, a quanto la ami e non lasciare che l’eccitazione ti faccia commettere cose di cui poi ti pentirai per tutta la vita.
Nonostante questi pensieri, l’eccitazione di J non passava, l’erezione nei suoi pantaloni era quasi violenta.
Sai cosa fare, non è l’ideale ovviamente, ma sai bene che spesso è solo perché sei arrapato che fai pensieri strani e idioti. Vai in bagno, tirati una sega, pensa lucidamente e dimenticati di M. Certo masturbarti nel bagno di un treno non è una cosa che ti attira particolarmente, ma se è per calmarti e fare un viaggio tranquillo, è meglio farlo. Magari aspetta come va, non guardarla e poi decidi.
Lo raggiunse prima il profumo, poi M. La donna era in piedi vicino a lui, si chinò sulla sua spalla poggiando i seni. M spiegò a J che era in viaggio per lavoro, che sarebbe andata via da Y praticamente per sempre. J non capiva perché gli dicesse tutto ciò. M continuò dicendo che non si sarebbero incontrati mai più, che non si sarebbero scambiati neanche il nome e che ciò che avrebbero fatto su quel treno su quel treno sarebbe rimasto, gli unici a saperlo sarebbero stati loro due, nessuno si sarebbe fatto del male, nessuno lo avrebbe saputo, ma loro due avrebbero potuto godere l’uno dell’altro per la durata del viaggio.
J si era irrigidito, spaventato più che eccitato. Continuava a pensare che fosse una fregatura, uno scherzo di cattivo gusto, eppure le labbra di M erano vicine, la sua pelle pure. La donna, come per convincerlo, si sbottonò la camicetta per lasciargli intravedere un po’ di seno. J doveva rispondere, ma come?
Non voleva farlo, non importava che nessuno lo sarebbe venuto a sapere, lo avrebbe saputo lui, si sarebbe sentito in colpa, il rimorso lo avrebbe schiacciato, probabilmente lo avrebbe confessato a L, si sarebbero lasciati. Abbandonarsi alla lussuria era un danno per lui.
Perché non allontanava M? Perché continuava ad indugiare sulle labbra di lei con gli occhi. Non aveva mai fatto sesso occasionale. Quella sarebbe stata la prima volta. No! Non ci sarebbe stata nessuna prima volta. Non esisteva sesso senza conseguenze, neanche in quel caso in cui non si conoscevano e probabilmente non si sarebbero visti mai più. Se ne sarebbe pentito.
Aspetta.
Si sarebbe pentito di fare sesso con lei o di non farlo?
I due pensieri si confondevano.
Voleva farlo, ma non voleva.
Fece un respiro profondo.
“Mi conceda un attimo.”, disse a M alzandosi e infilandosi in bagno.
Sperando che non lo seguisse in bagno, o forse sperandolo, non lo sapeva, si prese qualche istante, le mani gli tremavano, udì la porta che si apriva.
Perché non l’hai bloccata come fai sempre?
Sono questi i lapsus freudiani? Lo hai fatto di proposito come invito per lei?
M lo baciò.
“No, no…”, J la allontanò con voce tremante, spaccato in due.
Nessuno lo saprà mai, insisteva M, ma quella motivazione non era sufficiente per J. Lo avrebbe saputo lui, ne avrebbe dovuto rispondere a se stesso, non voleva, non voleva.
M si tolse la camicetta. Un reggiseno rosso fuoco conteneva i seni abbondanti.
“Oddio.”, biascicò J, eccitato e terrorizzato. Si domandò come fosse possibile che potesse provare due sentimenti così contrastanti allo stesso momento, un ossimoro vivente. Avvertiva il desiderio di toccarsi, anzi voleva lo facesse lei, anzi voleva che non lo facesse proprio nessuno. M lo baciò di nuovo, si chinò sulle gambe con agilità, gli sbottonò il pantalone, gli accarezzò il membro coperto dalla mutanda.
“No. No.”, disse J. “Ti prego, no.”
Ti sta stuprando? Certo che no, tu vuoi che lo faccia.
Sei un traditore, J.
Sei un bastardo.
L si fidava di te.
E tu l’hai tradita.
Sei un peccatore, J.

M fu chiaramente delusa dalla prestazione di J. Il ragazzo si bagnò le mutande di sperma mentre lei gli accarezzava il pisello duro, ma era convinta che fosse solo un preliminare. Tentò di rianimare il membro moscio dopo l’eiaculazione, ma non ci fu niente da fare. Lo stuzzicò anche con la lingua, ma J era come morto, non parlava, non la guardava, anzi, piangeva.
“Sei un frocio del cazzo.”, disse M rialzandosi e ricoprendosi il seno. Lo avrebbe voluto schiaffeggiare, ma gli faceva ribrezzo: il muco ricopriva le labbra del ragazzo, gli occhi erano gonfi, un rivolo di bava gli macchiava la barba incolta. Si sentiva ridicola e stupida. Neanche una sana scopata era riuscita a fare. Era furiosa, uscì dal bagno lasciandolo aperto, J era ancora in mutande, sporco. Non solo nel basso ventre, ma anche il volto ricoperto di moccio e lacrime.
Dal rumore i passeggeri si erano sporti per vedere cosa stesse succedendo, videro J in quello stato e chiamarono i controllori. Prima di loro passò un addetto delle pulizie. Inizialmente si indignò ed era pronto ad alzare le mani contro quel pervertito, poi lo vide negli occhi: le pupille spente, piene di lacrime, le mani strette l’una all’altra con le unghie che si scavavano nella pelle come per strapparsela. Era un ragazzo di forse trent’anni, con la barba lunga e il viso dolce. Fece scudo con il suo corpo a quello di J per evitare che altri potessero vederlo in quello stato.
Gli fece delle domande, ma J non rispondeva. Qualcosa in lui si spezzò. Come uscito all’improvviso da un sogno vide l’uomo davanti a sé con fare preoccupato. Si rese conto di avere i pantaloni abbassati, scorse quelli che lo guardavano e… non provò nulla. Non gliene fregava niente. Si tirò su i pantaloni, si scusò per l’incidente con l’inserviente e tornò al suo posto vincendo le resistenze dell’uomo e scansando le sue domande. M non lo guardava, concentrata com’era nel suo libro.
A J, di lei e di tutta quella situazione, non importava.
Si sentiva vuoto, spaesato in un’interiorità priva di tutto.
Ma, in fondo, si sentiva libero.
Riprese il film dove lo aveva interrotto.
Ogni tanto una lacrima gli rigava la guancia.

J non parlò mai di ciò che era accaduto.
Ciò che successe su quel treno, restò su quel treno.

 



 
   
 
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