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Autore: Persefone26998    31/08/2022    0 recensioni
Una serie di flashfic ispirate alle lettere dell'evento "Hidden strife"
Che vi piacciano o meno Kaeya e Diluc, la loro storia è talmente complessa ed emotivamente coinvolgente che non si può non essere ispirati a scrivere
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Diluc Ragnvindr, Kaeya Alberich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola nota di servizio: questa storia è una raccolta ad aggiornamento piuttosto variabile che racconta la mia visione del rapporto tra Kaeya e Diluc; potete leggerci un sottotesto romantico, platonico, fraterno, siate liberi di vedere l'amore tra i due (nella mia visione amore è una parola neutra non collegata sempre all'aspetto romantico). Tuttavia, sul mio profilo vige tolleranza zero per le ship wars (anche da parte di chi shippa Kaeluc, siamo chiari), non ho interesse a convincere nessuno e non necessito di essere convinta di niente; rispettiamoci tra di noi, che la scrittura è un tramite, non un campo di battaglia, grazie <3

La pioggia è un ticchettio regolare sugli infissi del Manor, tanti piccoli rintocchi alla memoria di una vergogna passata che non è sicuro di voler scoperchiare in quella sera di tempesta; il fuoco scoppietta nel caminetto con un bagliore sinistro, sembra quasi volersi aggregare a quella sinfonia di campanelli che si insinua nella sua testa ad ogni scossone che i suoi ricordi danno al vecchio coperchio scorticato che li tiene a cuccia. Non sa esattamente perché ha acceso quel fuoco, piove ma la calura estiva non rende giustificabile un’azione così ossimorica, ma forse è la pioggia che fa brutti scherzi con quel rumore incessante che pare volergli aggrovigliare la gola con i suoi peccati; è che a sentire il rumore del caminetto gli sembra quasi sia possibile coprire il suono dei suoi ricordi.

Certamente è un pensiero figlio dell’illusione, ma starci a rimuginare sopra non farebbe altro che fargli sentire quanto scricchiolante siano le sue barriere, quanto sottile e traballante la corda che lo separa da quel pozzo fatiscente di rimorsi; perché già a sentire la carta vellutata tra le dita e a vedere la danza che la sua calligrafia gli improvvisa davanti agli occhi, un po’ si sente come perle d’uva troppo spremute incapaci di dare anche solo un'altra goccia di succo.

È che il senso di colpa ha la forma di una pupilla stellata e odora tremendamente di pioggia, terra bagnata e fuoco, ha la consistenza dell’acqua che cambia al cambiare del proprio contenitore e il bruciore pungente del ghiaccio; è che con i ricordi non si può scherzare davvero, perché sono corde troppo strette da tirarle a sufficienza per allontanarli e questo, a sue spese, continua a sbagliarlo ogni giorno da quella fatidica notte.

Neanche la lontananza, quel peregrinare continuo di quasi quattro anni in cerca di una risposta che non sa ancora se sia mai esistita, era riuscita a infondergli un minimo di timore reverenziale o a scacciare l’immagine della persona più importante che le sue stesse mani avevano spezzato; e adesso, a vederselo di fronte ogni giorno sia nel bagliore rassicurante della sua uniforme sia nel sorriso tutto denti bianchi e occhi malinconici dall’orlo di un bicchiere di vino, Diluc pensa che se fosse un uomo saggio quel coperchio l’avrebbero già dovuto aprire insieme in un tempo passato.

Kaeya è Kaeya anche adesso che hanno più di vent’anni e i sensi di colpa gli si attaccano alle caviglie con i loro denti aguzzi; Kaeya è ancora una scrittura troppo bella e perfetta per essere umana, Kaeya è ancora una carta profumata di Calla Lily nonostante il passare degli anni, Kaeya è ancora un umorismo insensatamente pungente e un cuore troppo grande da poterci contenere tutta Mondstadt, Kaeya è ancora una striscia di capelli blu e una pupilla fatta di stelle e di un abisso tanto profondo che a guardarlo per troppo tempo rischi di annegarci. Kaeya è ancora Kaeya e Diluc vorrebbe tanto che fosse il mostro delle favole, lo straniero traditore pronto a vendere la loro terra per un piatto di lenticchie e non il sorriso rassicurante che rivolge ai bambini di Mondstadt; mentre sfoglia le sue lettere, quel filo conduttore di una scatola di ricordi che si apre davanti ad un camino in una giornata di pioggia, Diluc vorrebbe con tutte le sue forze poterlo odiare, ma la rabbia di una notte è bugiarda come una candela soffocata sotto una coppa di vetro.

Perché Kaeya è Kaeya e il cuore gli sembra sfilacciarsi dal dolore, mentre inclina il capo e la vista gli si offusca.


 
  
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