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Autore: Rosmary    01/09/2022    5 recensioni
Di Elena, e degli echi del suo tradimento, diranno in tanti e in ogni tempo.
L’avevi capito in giorni di tregua, quando i tremori t’avevano scossa con ancora più forza, che a trafugare la tua pace non erano armi sollevate in tuo nome, ma il tuo nome stesso – per lei, gridavano, a causa sua.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Elena vedi, per cui tanto reo tempo si volse»1

 
Tra le pieghe del tempo

 
I.
Vuoti intorno
 
Era abitudine di ogni tempo scavare fossati attorno ai caduti in disgrazia – degli dèi o degli uomini non faceva alcuna differenza, gli uni e gli altri di rado mostravano pietà ai vivi.
Andava bene così.
T’eri convinta in fretta di non esserne degna e avevi guardato quei vuoti circolari con occhi magnanimi, propri di chi era alla disperata ricerca di un castigo prima ancora che del perdono.
La trappola, non l’avevi compresa.
Quella della solitudine scaturita dall’isolamento imposto, che addita colpevoli e allevia altre colpe affidandosi a nenie antiche quanto l’universo stesso.
 
Il tuo nome non si perderà nei secoli avvenire.”
Eppure sarà perduto nei vuoti scavati dalla colpa.”
 
II.
Sconosciuta pace
 
Era esistito un tempo in cui era stato semplice dimenticare quelle Muse insinuanti che ti volevano stirpe di Nemesi – come se tu sola, e non le avidità della natura umana, fossi monito della severità di una giustizia incompiuta.
Urla urla urla.
Oramai erano strati di pelle, compagnie costanti che neanche la quiete di un sonno profondo riusciva ad allontanare.
Parte di te.
L’avevi capito in giorni di tregua, quando i tremori t’avevano scossa con ancora più forza, che a trafugare la tua pace non erano armi sollevate in tuo nome, ma il tuo nome stesso – per lei, gridavano, a causa sua.
 
Verrà il giorno in cui finirà.”
Non per me.”
 
III.
Mascherano cattiveria
 
Era vizio di tutti i tempi raccattare giuste cause per persuadere e ordinare popoli interi a esigere più di altri.
Dicevano fossi la giusta causa.
Ma che lo fossi per aver peccato, non per meriti né per costrizione – a smuovere il mondo era un orgoglio ferito e non un sopruso subito, un moto non d’amore ma d’odio.
Solo lacci di livore.
La verità s’era rivelata a te per caso, come se le Moire avessero voluto tessere un drappo inedito per pura pietà, e t’eri vista colpevole invisibile in una contesa che era sempre stata solo barbarie.
 
La guerra ha bisogno degli eroi.”
E gli eroi della guerra.”
 
IV.
Bolle future
 
Sarebbero esistiti tempi a te sconosciuti in cui la tua ignominia avrebbe forse trovato corpo in una Bolla – a sancire la gravità di azioni che i più avevano chiamato tradimento.
No no no.
Avresti dovuto urlarlo, ma avevi temuto che nessuno t’avrebbe creduta, e l’avevi temuto così tanto da essertene convinta per lungo tempo – le ragioni della colpa conoscevano inganni che nessuna difesa riusciva a smascherare.
Era stato doloroso.
Chinare il capo, implorare il perdono, convincerti che non fossi stata all’altezza di porre un freno alla brama del principe troiano e ai capricci dell’Olimpo.
 
È il perdono che vai cercando?”
Non più. Non sono io ad aver peccato.”
 
V.
Lasciami andare
 
Verranno tempi in cui l’inchiostro riscriverà la tua storia senza riuscire a scacciarne le ombre – e vedranno il tradimento intrecciato al torto indebolirsi senza mai perire.
L’innocenza mai tua amica.
E mormorii a insinuare che il solo essere stata contesa e desiderata fosse esso stesso principio di colpa – più dimessa, Elena, più umile.
 
~
 
Sono vissuta in tutti i tempi e in nessuno, lenta la presa di coscienza, eterno il dolore che porta il mio nome. Che il futuro a me sconosciuto spezzi i lacci e smascheri le narrazioni menzognere di coloro che hanno cercato causa e colpa nel più barbaro dei soprusi.
 
Se sarai migliore, Futuro, allora lasciami andare.
 
 
 



1tratto dal Canto V (vv. 64-65) dell’Inferno della Commedia di Dante.
NdA: questa raccolta di drabble partecipa all’iniziativa di scrittura Cinque fette di torta alla melassa – i miei cinque prompt, estratti da un brano della canzone Giudizi universali di Samuele Bersani, erano: vuoti, cattiveria, bolle, lasciami, pace.
Prima di questo breve racconto non mi ero mai approcciata alla mitologia nelle vesti di scribacchina, ma l’idea di dedicare delle righe a Elena mi accompagna da anni, da quando ho letto L’encomio di Elena di Gorgia.
La caratterizzazione di Elena, così come la chiave di lettura della sua vicenda, è una mia interpretazione del personaggio che inevitabilmente risente del tempo presente e pertanto si sviluppa attorno a un’idea attualizzante (spero di aver scelto la sezione giusta per la pubblicazione, ero indecisa con Originali). La figura che dialoga con Elena è volutamente anonima, mi piace suggerire l’idea di un dialogo con se stessa.
Non mi dilungo oltre e ringrazio chi è giunto sin qui, spero che la lettura abbia valso il tempo dedicatole.
Un abbraccio. ❤
   
 
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