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Autore: renmisya22    02/09/2022    1 recensioni
{RANMASA}
Masaki, ripercorre la sua vita sentimentale, mentre si fa cullare dalla corrente alzata dall'altalena.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. A Masaki, 24 anni, piaceva molto quella sensazione che provava quando andava sull’altalena. Amava quando i capelli si scompigliavano al vento, ma soprattutto, quella sensazione lo portava a pensare, a riflettere sul suo passato. Di come aveva conosciuto i suoi genitori quando i due ragazzi decisero che tra tanti bambini, avrebbero scelto proprio lui per essere adottato. Di come poi, aveva passato praticamente tutta la sua vita a vivere senza veri amici e di come la squadra di calcio della Raimon lo avesse portato a legarsi a tante persone, in così poco tempo.
Un ragazzo in particolare, gli era sempre piaciuto: Kirino Ranmaru. Era un suo Senpai ai tempi delle medie, gli piaceva così tanto che aveva preso il vizio di sfotterlo sempre, giusto per vedere il ragazzo corrucciarsi, ma anche per attirare la sua attenzione in qualche modo. A Masaki quel ragazzo dai capelli rosa, con un viso così dolce, lo aveva sempre portato ad avere quella bella sensazione delle farfalle allo stomaco. Solo a ripensare a quella cotta di circa dieci anni prima, gli veniva da sorridere naturalmente. Era poco esperto nel flirt, in realtà. E si sarebbe imbarazzato particolarmente ad usare le tattiche descritto da suo padre Hiroto. Ma forse, sarebbe stato meglio provarci come diceva lui, riflettendoci ora. Forse, quella volta, avrebbe potuto evitare di fare quella fine.
 
 
-Kirino Senpai, ti va di andare a prenderci un gelato? Per festeggiare il tuo diploma, intendo… – aveva proposto Masaki, dopo aver riflettuto tanto su cosa dire. Ovviamente il ragazzo dai capelli rosa, accettò sorridente senza esitare.
Oltre che al gelato, i due parlarono di quei pochi anni trascorsi insieme e di quanto il loro rapporto d’amicizia fosse così cambiato, di come Kirino a primo impatto odiava il comportamento del più piccolo nei suoi confronti soprattutto, ma che poi si abituò e in fin dei conti divenne una cosa abitudinale.
Si erano poi ritrovati sdraiati su un prato ad osservare il cielo, o almeno, il Senpai lo faceva. Masaki era impegnato a guardare un altro tipo di cielo che si trovavano negli occhi del ragazzo che gli piaceva così tanto.
-Senpai, non voglio dirti addio… - sussurrò poi Kariya, dando voce ai suoi pensieri. Il più grande si girò a guardarlo, per cercare di rassicurarlo, dicendo che quello non sarebbe stato un addio. Il più piccolo scosse la testa. -Shindou Senpai mi ha detto tutto… - disse Kariya.
-Che intendi dire?
-Sei stato preso ad un liceo molto prestigioso, lontano dalla città… - Kirino sorrise e annuì, facendo perdere un battito al minore, che però esternamente voleva sembrare calmo. -Quindi, non avremo possibilità di vederci… - si alzò in piedi, porgendo la mano al più grande per aiutarlo ad alzarsi. -È per questo che oggi ti ho invitato a passare del tempo con me… - cercò di sorridere.
-Mi ha fatto piacere. – sorrise lui, abbracciando Masaki per poi voltarsi dall’altro lato, per tornare a casa, ma il minore gli prese la mano per bloccarlo.
-Un’ultima cosa… - disse con il cuore che gli batteva a mille. -Mi sei sempre piaciuto. Tu cosa provi per me? – gli gridò, rosso sulle guance. Era la prima volta che si dichiarava a qualcuno.
Kirino ne fu sorpreso. Diventò poi cupo e sul volto aveva un’espressione molto triste e confusa. -Io ti ho sempre visto come un fratello minore… - sussurrò diventando totalmente rosso e poi scappò via, lasciando il povero Kariya affranto, che prese una pietra per poi lanciarla nel lago lì vicino.
 
 
Solo al ritorno di quel ricordo, Masaki si sentì il cuore frantumarsi come se fosse stata la prima volta. Ma almeno si tolse un grande peso dal suo cuore, era riuscito a dichiararsi alla persona che gli piaceva e non ebbe alcun rimpianto. Aveva imparato molto da quella volta. E grazie a quel rifiuto, aveva deciso di cambiare città. Aveva chiesto a Hiroto e Midorikawa, di andare in una nuova scuola e di perdere qualsiasi contatto con i suoi vecchi compagni di squadra. Voleva evitarli, non voleva più avere nulla a che fare con loro. Nel senso, avrebbe voluto evitare di sentire in giro i pettegolezzi di lui rifiutato da Kirino o robe del genere. Quel suo trasferimento, lo avrebbe reso nuovo, lo avrebbe fatto maturare e forse quei suoi sentimenti per il suo Senpai sarebbero passati.
Purtroppo non riuscì a legare molto bene con i suoi nuovi compagni di classe e di squadra. Erano delle persone totalmente noiose, quindi passò gli ultimi anni di scuola da solo, senza nessun amico stretto. E questo, non lo aiutò a dimenticare il suo Senpai.
Una volta diplomato anche al liceo, aveva ormai raggiunto i diciotto anni e stava iniziando a pensare di andare a lavorare presso l’agenzia dei suoi genitori. In fin dei conti, la paga offerta sarebbe stata buona e oltretutto aveva anche una raccomandazione da parte loro. Lo stesso giorno in cui si presentò al colloquio con suo padre, ricevette poi un messaggio da parte di Tenma con su scritto “rimpatriata”. Anche se in un primo momento era titubante, decise di accettare. “Quella fu la decisione migliore che avessi mai fatto!” pensò mentre i suoi capelli venivano scompigliati dal vento.
 
 
In quel periodo, Masaki si era tagliato i capelli. In realtà, già da un paio d’anni li portava corti. I capelli lunghi gli portavano sempre in mente Kirino. Chissà che faccia avrebbero fatto gli altri, in fin dei conti oltre ai capelli era totalmente cambiato. Era diventato anche abbastanza alto, cosa che lo rendeva felicissimo dato che ai tempi delle medie era il secondo più basso della squadra.
Per la rimpatriata, Tenma aveva imposto a tutti di mettere una divisa di calcio, così avrebbero fatto un’amichevole e poi, essendo ormai tutti maggiorenni, sarebbero andati a bere qualcosina.
-Ciao ragazzi! – disse Masaki, entrando nello spogliatoio. Subito fu sommerso dagli abbracci di Tenma, Shinsuke e Hikaru, che lo riconobbero immediatamente.
-Masaki Kun! – gridò Hikaru, felicissimo di rivedere il suo vecchio migliore amico. -Dove sei stato? Perché non siamo stati in contatto! – piagnucolò.
-Scusa, ho avuto molti impegni!
-Ho sentito dire che lavori per i tuoi genitori – disse poi Tsurugi, avvicinandosi a loro.
-In realtà, sono ancora in prova… - sorrise grattandosi la testa, leggermente imbarazzato.
Poi la porta si spalancò di nuovo e da lì entrò un ragazzo con i capelli rosa legati in una coda alta. Quei capelli, non c’erano dubbi, erano di Kirino. Nel vederlo, Kariya arrossì velocemente e si nascose imbarazzato dietro a Tsurugi. -Pensavo fossimo invitati solo noi… - sussurrò.
-Tenma ha deciso di invitare anche i Senpai. – alzò le spalle e poi decise di andare a salutare i più grandi, che erano arrivati con lui.
Masaki sentiva il cuore battere a mille. Non sapeva come reagire, ma soprattutto si sentiva adirato con Tenma per non avergli detto che anche i Senpai (Kirino Senpai, si intende) sarebbero venuti.
Ma poi si sentì una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione. Masaki si girò automaticamente, ritrovandosi Kirino davanti i suoi occhi.
-Senpai! – gridò, notando subito che ora erano praticamente alti uguali.
Il ragazzo dai capelli rosa sorrise. -Pensavo ti fossi completamente dimenticato di me, dato che non venivi a salutarmi!
Ma il più piccolo, spinto dal forte imbarazzo e dall’ultimo ricordo che aveva con lui, aveva deciso di andare via, ignorandolo totalmente. La sua sola presenza portava il suo cuore a battere fortissimo.
La partita amichevole si concluse quasi subito e fortunatamente i due erano stati messi in due squadre opposte. Andarono poi tutti insieme al pub, per festeggiare la rimpatriata allegramente, ma tra i due c’era sempre grande tensione. Non erano più due ragazzini, erano completamente adulti. Ma Kariya, non aveva il coraggio neanche di parlare con lui. Era troppo imbarazzato da quella situazione. In realtà non sapeva neanche se il Senpai si ricordasse delle sue parole e del suo rifiuto.
Dopo un po’, decise di alzarsi per andare in bagno e sciacquarsi il volto. Ma la porta si aprì ed entrò proprio Kirino.
-Ehi! – disse il più piccolo imbarazzato. -A quanto pare i tuoi capelli sono cresciuti notevolmente! – cercò di trovare un argomento.
-Già, l’ultima volta che li ho tagliati, è stata a seguito del diploma delle medie. – disse riflettendo.
Masaki sussultò, sentendo citare quella giornata. -Ah, figo.
Ed il ragazzo annuì come risposta. I due si guardarono e poi Kariya decise di uscire dal bagno, ma fu fermato dalla presa del maggiore.
-Mi sono sentito solo, durante gli anni del liceo. – sorrise nostalgico. -Avevo bisogno di un fratellino dispettoso anche lì. – ridacchiò. Kariya si sentì morire dentro.
-Sei qui per rivangare il fatto che anni fa mi hai rifiutato? – sbottò deluso da ciò che aveva detto il Senpai. -Non sai quanto io mi sia sentito male quando mi hai rifiutato e sei fuggito via.
-Posso immaginare… - sospirò, guardando verso il pavimento. -In realtà, ho accettato di venire alla rimpatriata, semplicemente per chiederti se i tuoi sentimenti per me fossero ancora quelli… - disse arrossendo leggermente.
-Senpai, sono passati quasi quattro anni. – disse sarcastico. -Ovviamente ho voltato pagina. – si mise le mani dietro la nuca.
Il rosa deglutì. -Ho capito. – sorrise. -Quindi sono stato un vero e proprio stupido.
-Stai dicendo che ti penti di avermi rifiutato?
Il rosa rimase in silenzio e poi, decise di confessare tutto quello che aveva da dire.
 
 
Pensando a come fosse andata a finire quella sera, Kariya iniziò a sorridere gioiosamente come se fosse un bambino. Aveva deciso di ascoltare quello che Kirino Ranmaru aveva da dirgli e non fu assolutamente un errore quello. Il più grande quella volta della dichiarazione, affermò, che era così confuso, così imbarazzato, che non sapeva cosa dire che sbagliò totalmente a formulare la frase e per quel motivo, imbarazzato fuggì via da Masaki. Aveva detto “Ti ho sempre visto come un fratello minore”, ma la sua vera intenzione era quella di dire, “ho sempre pensato che tu mi vedessi come un fratello maggiore”. Quando il più grande gli aveva raccontato tutta la storia, Kariya era scoppiato in una forte risata. Una persona normale, lo avrebbe mandato a quel paese, ma lui, conoscendo benissimo Kirino, si rese conto che quello che diceva era totalmente vero. Effettivamente, in quel periodo riceveva spesso delle sue chiamate, probabilmente per scusarsi. Ma Masaki preferì ignorarlo totalmente, finché non notò che il più grande aveva smesso.
-Masaki, vuoi scendere dall’altalena?! – gridò suo marito mentre lo guardava severo e aveva per mano una bambina dai capelli biondi.
-Zitto, appena perde velocità scendo. – disse come un bambino.
-Ma ci vuole andare Kaori Chan! – lo rimproverò, mentre prendeva la bambina in braccio e si posizionò davanti all’altalena. Masaki sussultò spaventato, perdendo l’equilibrio, cadendo poi tra le braccia del marito e della loro figlia, che si scansò dai due. -Perfetto Kaori Chan, ora puoi andare! – disse allegro Ranmaru, mentre stampò un bacio sulla guancia al marito.
Già. Masaki aveva deciso di perdonare e accettare Ranmaru. Si frequentarono finché il minore non compì vent’anni e poi finalmente si sposarono. Qualche anno dopo, decisero poi di adottare la piccola Kaori, una bambina di soli 3 anni, abbandonata da appena nata dai suoi genitori. Adesso, potevano essere felici per sempre.
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao bellissimi lettori! Ho deciso di scrivere questa storia di punto in bianco, mentre ieri, alla mia villa al mare, riflettevo sulla mia vita mentre andavo sull’altalena. Purtroppo però non ho avuto la fortuna di cadere tra le braccia della persona che amo. Ma fa niente, mi basta che la fortuna l’abbia avuta Masaki. Spero che questa dolce lettura sia stata di vostro gradimento, alla prossima!
   
 
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