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Autore: ArwenDurin    04/09/2022    1 recensioni
Blackbonnet/ Stede POV
La reunion tra Stede e Edward o almeno... un tentativo di reunion
"«Che cosa vuoi, Stede Bonnet?»
Il tono fu duro ma con una nota di incertezza che strinse il cuore di Stede.
Te. Soltanto te.
Chiuse gli occhi sospirando e trattenendosi dal dire ciò che ora avrebbe voluto urlare.
Fece qualche passo verso di lui e cominciò a parlare.
«Parlare...con te. Io ti devo così tante scuse, m-mi dispiace così tanto, non so da dove cominciare ma non pensavo che,» si stoppò chiudendo gli occhi e cercando di riprendere il controllo di sé."
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Stede Bonnet
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era stato avvertito dalla sua ciurma di cosa avrebbe trovato, una stanza vuota dove un tempo troneggiava cultura libresca, ma fu irrimediabilmente un dolore nel petto di Stede uno nuovo da aggiungere a ciò che sentiva ma non si fermò, deglutì e si incamminò al centro della stanza.
La cabina del capitano, la sua cabina, era un ritrovo di ombra e silenzio per quanto sapeva di non essere solo, Stede fece qualche passo in avanti e il cappotto chiaro a richiami d’oro che indossava lo faceva quasi essere l’unica luce presente in quel luogo, a parte un timido sole che faceva capolino tra le tende della finestra.
Un umile speranza di aver ricevuto almeno quell’udienza, se così si poteva chiamare, lo fecero parlare.
«Ed.»
Nessuna risposta.
L’uomo si guardò attorno pronto a chiamarlo ancora quand’ecco che qualcosa, o meglio, qualcuno, lo sbatté contro il muro come fosse uscito dalle ombre, e nel volto nascosto dal pesante trucco nero, capì le parole di Lucius; Stede l’aveva trovato in mare, ed era stato lui a indicargli dov’era l’equipaggio e che fosse un miracolo se era ancora vivo perché il Kraken si era risvegliato.
Stede deglutì sgranando gli occhi alla lama che premeva nella sua gola, guardando gli occhi del Kraken neri come fatti d’abisso che lo fissavano fermi e spietati… eppure, lui poteva vedere ancora Edward, lo coglieva dietro la maschera che stava indossando, nel tremore leggero della sua mano e nel fatto che non osava compiere quell’atto nonostante nessuno gli impediva di farlo. 
«Ed.»
Lo chiamò con più convinzione e vide i suoi occhi farsi meno minacciosi e diventare più lucidi, fu il segnale che spinsero Stede a portare una mano sulla sua e lentamente, abbassare la lama più lontano possibile dal suo collo. Edward non si ribellò e seguì il suo movimento, non lasciando però il suo sguardo.
«Guardami, nonostante tutto non riesco ad ucciderti.»
Il forte tono d’accusa con il quale parlò lo fece trasalire mentre il Kraken si distanziò da lui, riponendo il coltello nel suo fianco e voltandogli le spalle, la sua imponente figura copriva la luce del sole eppure le sue spalle erano abbassate, prive di difese, come se fosse stato Bonnet a ferirlo.
«Beh, sono contento che tu non ci riesca.»
Stede deglutì il senso di colpa che opprimente contorceva le sue viscere, e si staccò dal muro sistemandosi i vestiti, un sorrisetto teso in volto.
«Non ti ridarò questa nave, non ci sarà nessun cazzo di patto.»
«Non ho chiesto di vederti per questo.»
Bonnet aveva guadagnato un’altra nave mentre era alla ricerca del pirata Barbanera che aveva requisito il suo galeone, la sua nuova casa sull’acqua gli piaceva e la Vendetta senza Edward oramai non aveva più senso... oltretutto, avevano ben altre questioni in sospeso.
«Che cosa vuoi, Stede Bonnet?»
Il tono fu duro ma con una nota di incertezza che strinse il cuore di Stede.
Te. Soltanto te.
Chiuse gli occhi sospirando e trattenendosi dal dire ciò che ora avrebbe voluto urlare, era libero e consapevole di amare quell’uomo ferito e mascherato d’ombra più di ogni altra cosa al mondo. Avrebbe voluto esternarlo come avrebbe voluto fare in spiaggia quel giorno, senza nessuna ombra a offuscargli la mente, ma nulla nell’atteggiamento dell’altro pirata suggeriva che sarebbe stata una buona idea, lo stesso che preferiva voltargli le spalle piuttosto che incontrare di nuovo il suo sguardo.
Stede aveva pensato che Ed sarebbe stato meglio senza di lui, libero di nuovo di scorazzare per mare e riavere la sua vita, non condannato a viverne una che non gli apparteneva per aver firmato uno stupido documento. Avrebbe rinunciato alla sua felicità soltanto per rivedere Edward Teach felice.
Ma si era sbagliato, aveva sbagliato tutto.
E ora quella distanza, come mai tra loro era accaduto nemmeno nel loro primo incontro, lo ferì più di quanto avesse pensato, ma non si lasciò vincere da quelle emozioni, non l’avrebbe lasciato andare di nuovo, non senza tentare.
Fece qualche passo verso di lui e cominciò a parlare.
«Parlare...con te. Io ti devo così tante scuse, m-mi dispiace così tanto, non so da dove cominciare ma non pensavo che,» si stoppò chiudendo gli occhi e cercando di riprendere il controllo di sé.
«Ho agito senza pensare, è stato questo il problema! Sarei dovuto venire da te e dirti tutto.»
«Perché sei fuggito via?»
Stede avvertì il suo tono rotto come fosse un pezzo di vetro che si era conficcato nel suo petto, Edward si era voltato di profilo per porre quella domanda per adocchiarlo, non andando però oltre quel punto come se temesse che Bonnet fosse un’allucinazione.
Sentì un groppo prendergli la gola nel vederlo così solo, insicuro, e ferito perché era questo che Stede vedeva quando lo guardava, non un mostro, non un ombra, semplicemente un uomo ferito.
Delle lacrime salirono ai suoi occhi con la ferocia del malessere che sentiva dentro di lui e sembrava annegarlo sempre di più, ma non le lasciò andare, non era il momento, non voleva mostrare la sua sofferenza, era Ed colui che contava.
«Non sono fuggito da te, ma da me stesso. Dovevo chiudere la porta della mia vecchia vita che avevo lasciato socchiusa, per iniziarne una nuova con te. Meriti di sapere ogni cosa e io voglio dirti tutto. So che non me lo merito, ma puoi chiedermi tutto, qualsiasi cosa e io…»
«No.»
Edward lo interruppe sollevando una mano guantata in aria che ricadde però subito dopo, e fu a quel punto che decise di voltarsi verso di lui, si appoggiò di spalle alla scrivania con espressione crucciata in volto, e vagò lo sguardo per la stanza senza incontrare il suo.
«Non c’è più Edward, sono il Kraken adesso e non ti devo niente, e tu…non esisti più per me.»
Il suo sguardo lo fissò d’improvviso, occhi scuri ma velati di un brillante luccichio di dolore per chi sapeva guardare, e Stede sapeva farlo, motivo per cui ingoiò l’acidità del suo tono e fece qualche passo verso quell’uomo così spezzato.
«Forse siamo diversi, cambiati, ma siamo ancora Stede e Edward.  Io vedo ancora Ed.»
«Non è possibile, non…»
La sua espressione non poté far altro che addolcirsi quando Edward sbatté le palpebre, stoppandosi improvvisamente come se fosse privato d’ogni parola. Stede si avvicinò ulteriormente mentre il sole più luminoso entrò con più forza nella stanza come se lo stesse guidando.
«Mi dispiace così tanto, non avrei mai voluto questo Ed, devi credermi! E vorrei poter tornare indietro… vorrei seguirti per andare dovunque tu voglia, perché dovunque tu sei io sarò felice.»
Oramai era davvero a pochi passi da lui, Edward lo stava fissando senza muoversi e Stede prese il coraggio a due mani, e fece quello che voleva fare da quando aveva messo piede in quella cabina. Allungò lentamente una mano con il cuore che gli rimbombava nelle orecchie, mentre due dita si allungarono verso il suo volto. 
«Posso?»
«Stede, i-io…»
Si stoppò guardandolo con agitazione, poteva quasi sentire il suo cuore battere d’ansia racchiuso nei suoi occhi, ma Stede gli rivolse un leggero sorriso, lui capiva e non aveva bisogno di altre parole. Soprattutto non dopo il leggero movimento della testa di Edward verso di lui, verso la sua mano, fu piccolo e non guidato dalla ragione o dalla rabbia che l’aveva annebbiato, ma basto a far sì che le sue dita sfiorassero il viso di Edward.
«Va tutto bene, Ed.»
Nel suo sguardo non lesse resistenza ma soltanto la paura tipica di un uomo ferito, ma anche di uno che quindi poteva guarire e Stede ebbe un ulteriore conferma di poterlo toccare, e lo fece, ricordando come Edward stesso l’aveva fatto. Sfiorò con la mano il suo volto, con la stessa delicatezza e devozione che aveva ricevuto sulla spiaggia senza comprenderne davvero l’entità… ma ora ne era consapevole. 
Portò anche l’altra mano a circondare il suo viso, gli occhi brillanti che rilasciavano quelle lacrime che fino ad ora aveva tentato di nascondere, e si lasciò andare a quel sentimento preponderante che gli dava motivo di respirare, che l’aveva di nuovo condotto sulla Vendetta soltanto per poterlo vedere, a discapito del rischio che era avvicinarsi a Barbanera ora.
«Io ti amo, Ed.»
Il suo sussurro fu pieno e rotto dall’emozione di quella confessione mentre occhi scuri di Edward che assumevano stupore, quegli occhi che Stede trovava così veri.
«Ti amo, e se me lo permetterai non ti lascerò mai più.»
Carezzò quel viso così prezioso per il suo essere, involontariamente sporcando le sue mani del trucco nero che l’altro si era dipinto, scoprendo di più il volto dell’uomo che amava: ed eccolo lì il suo Ed!
Lo sguardo di Edward brillò vitalità dalla sua confessione, occhi lucenti come fossero avvolti dai raggi del sole, una visione di bellezza che lasciò Stede senza fiato.
Avrebbe voluto rimanere così fermo nel tempo, soltanto loro due senza nessun rumore se non le onde sommesse del mare e senza nessuna menzogna tra loro, non più.
Ma improvvisamente tutto si interruppe quando Edward parve sentire qualcuno parlare nella nave, Stede non seppe chi fosse, ma fu come se un ombra fosse calata su di lui e gli tolse le mani dal suo volto, abbassando lo sguardo. Stede vide una lacrima solcare il suo volto, sgattaiolare nell’inchiostro nero ora sbavato dal tocco di Bonnet, avrebbe voluto spazzarla via, ritrovare un contatto con lui, ma quando Edward incontrò di  nuovo il suo sguardo, sentì dei brividi scorrergli sulla schiena negli occhi fermi e freddi che ora stava guardando.
«Stai mentendo! Non so quale sia davvero il tuo scopo ma non ti credo.»
La sua voce rispecchiò il suo sguardo, come non lo era mai stato nemmeno quando ancora erano agli albori della loro conoscenza, distante e profonda come provenisse da un abisso senza emozioni, come se con quell’ultima lacrima avesse chiuso gli specchi dell’anima così ben leggibili da parte di Stede.
«No, Ed! Non potrei mentirti!»
«Stammi lontano e fottiti Stede Bonnet! Io ti odio, e non voglio più ascoltare le tue bugie.»
«Ed, ti prego.»
Fu inutile tentare di dissuaderlo, poiché Edward si issò preponderante come un’ombra sul mare, coprendo di nuovo la luce del sole e si distanziò da lui, andandosi a sedere alla scrivania.
Non lo vedeva più, il suo sguardo gli passava attraverso.
Non lo ascoltava più, le sue parole non smuovevano il suo essere.
Edward era imperterrito e distante, sempre più distante… lo stava tagliando fuori da se stesso.
«Ed.»
Stede sentì il suo cuore chiudersi in una morsa, una speranza che naufragava, era così che Edward si era sentito quando non l’aveva visto arrivare? Poté quasi vederlo sul molo sotto il sole che annegava nel mare, attenderlo mentre la speranza scemava.
Fiducia che svaniva diventando un crudo dolore.
Sono stato uno stupido!
«Izzy, Fang!»
D’improvviso i due uomini chiamati furono nella cabina e non erano più da soli.
Era dunque questa la punizione per i suoi errori?
«Ho deciso che Stede Bonnet non verrà ucciso, portatelo pure via e che questo sia il mio atto di grazia.»
I due uomini eseguirono l’ordine prendendolo per le braccia, Stede si ribellò ma con poca convinzione poiché a cosa sarebbe servito? La sua attenzione era su Edward, e la decisione era stata presa e non poteva farci molto se non parlare.
«Ed, aspetta!»
Il nuovo capitano della Vendetta non rispose, puntando lo sguardo da qualche parte nella stanza, immobile e impettito come fosse una statua.
La stretta di Izzy fu più forte nel suo braccio, lo spronò di muoversi, ma Stede non ci badò.
«Ed!!»
Lo guardò mentre veniva portato via dalla sua ex-cabina senza ricevere la sua attenzione in cambio.

«Addio, Stede Bonnet.»
Un sorriso dominò le labbra di Izzy mentre lo guardava scendere sulla scialuppa che l’avrebbe portato via.
L’avrebbe portato via da Ed.
«Ma taci!»
«Fosse per me saresti tu quello zittito per sempre, ma dovresti considerarti fortunato che il mio capitano era di buon umore oggi.»
Nonostante l’arroganza di quell’uomo, a Stede non sfuggì una nota di sollievo appena raggiunse la sua scialuppa, nonché d’importanza che Izzy diede al denominare Edward il suo unico e solo capitano.
Stede cominciò a remare con il cuore pesante, come se stesse affondando nelle onde del mare, fissando lo sguardo nel suo azzurro colore che lambiva la sua piccola imbarcazione. Dopo qualche tempo, si voltò all’indietro trovando la sua nave ad aspettarlo e remò ancora per raggiungerla, ma d’improvviso una sensazione nel petto gli fece alzare lo sguardo e lo vide.
Nella balaustra della Vendetta c’era Edward che lo fissava, era già abbastanza lontano ma sentì i suoi occhi che lo toccavano come fossero ancora insieme.
Sperò scioccamente che dicesse qualcosa, rievocasse l’ordine, oppure urlasse il suo nome, rallentò il ritmo del suo remare, osservando la figura di Ed diventare sempre più piccola, ma non successe nulla… se non due lacrime che scorrevano sul volto di Stede mentre la sua figura diventava sempre più distante e indistinguibile.
Quando raggiunse la sua nave, Stede si appoggiò alla balaustra guardando quello che più di un puntino nero non era, nessuno nella ciurma osò disturbarlo in quel momento per quanto alcuni di loro si scambiarono uno sguardo, Lucius e Pete poco distanti dal loro capitano, lo osservarono afflitti, scambiandosi poi uno sguardo silenzioso.
Stede continuò a fissare colui che era il suo Edward così lontano ora, una figura d’ombra, ancora lì nella stessa posizione nel quale l’aveva lasciato.
Anche lui lo stava guardando? O si stava assicurando sparisse per sempre dalla sua vita?
Edward aveva distrutto il suo cuore, annientandolo e rinnegandolo… ma non provando nessun odio, no… soltanto un lancinante dolore che contorceva ogni parte di sé.
Osservò la Vendetta allontanarsi sempre di più, dove sarebbe poi svanita nel mare, non disse nulla, non manifestò nulla alla sua ciurma, se non un muto e personale dolore silenzioso che nel suo cuore si manifestava urlando.



Angolo Autrice: Eccomi qui ad approdare anche in questo fandom 
😊 questo show mi è entrato nel cuoricino 💗 e adoro i Blackbonnet 💗 non potevo non scriverci su! 🏳‍🌈 è la prima fanfiction, quindi siate clementi ahah
Mi scuso per l'angst🙊, di solito nelle mie fanfiction c'è l'happy ending ma questo racconto mi è venuto in mente e quindi eccolo qui. 

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà 😊
 

   
 
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