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Autore: New Moon Black    04/09/2022    0 recensioni
[Tratto dal testo]
"Le iridi verdi saettarono frenetiche da una parte all'altra dell'area a sé circostante, a localizzare la fonte di quel rumore.
Una pianta, una lucciola o, magari, le cortecce vecchie e secolari di quel luogo misterioso.
Quando lo udì nuovamente, alzò subito il braccio destro, facendosi poi strada con la lanterna.
Quello che vide, la lasciò senza parole.
Letteralmente.
«No, non ci credo...!»
Riconobbe l'inconfondibile chioma candida di Norman, il suo numero di serie dal lato sinistro del collo e la medicazione che gli aveva fatto prima dell'evasione, per estrarre la micro trasmittente.
In quel momento, Emma non ci vide più e si precipitò al suo fianco, con il cuore che le martellava forte nel petto."
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Storia partecipante al "Writeptember H/C Edition" a cura del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction su Facebook!
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma, Norman
Note: AU, Kidfic, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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•Questa storia partecipa al "Writeptember H/C Edition" a cura del gruppo
Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fancfiction su Facebook.
•Fandom: The Promised Neverland.
•Rating: giallo.
•Numero Parole: 2023.
•Personaggi: Emma, Norman.
•Prompts: 4. Alternative Universe +
5. Bonus: A e B sono l'uno di fronte all'altro, faccia a faccia.
•Genere: Hurt/Comfort, Fluff, Introspettivo.
•Note: What If? AU, Kid-fic.
•Avvertenze: Spoilers dei capitoli 45/46 del manga!
#Writeptember
#FuoriChallenge #GiornoX
•Credits: promise_fu dalla piattaforma di Twitter.
•Avvertenze: Spoilers dei capitoli 45/46 del manga!
#Writeptember#FuoriChallenge #GiornoX
•Credits: promise_fu dalla piattaforma di Twitter





Come back to me...

Safe and Sound


 


All'interno di quella grotta oscura, con solo una lanterna a farle da compagnia,
Emma non aveva la vaga idea di come fosse finita lì.
Si era appena svegliata da un lungo sonno, forse durato per un paio di minuti o qualcosa di più,
e cercò di ricordarsi cosa le fosse capitato per ritrovarsi in quel luogo.
La prima cosa che le venne in mente fu l'esplorazione al mondo esterno e, sia lei e il suo gruppo,
stavano camminando nella foresta, cercando il punto B06-32,
ovvero il rifugio segreto di William Minerva.
Poi, ci fu il tranello dei serpenti di Alvapinera,
che rimasero bloccati nel cunicolo stretto di piante intricate e terra,
ma riuscirono a trovare una via d'uscita in poco tempo, complice la guida del romanzo
lasciato dallo stesso Minerva: "Il diario delle avventure di Ugo".
Dopo ciò, aveva iniziato a sentirsi stanca, affaticata, per via della ferita all'orecchio amputato,
il sinistro per l'esattezza, ma fece finta di nulla per non far preoccupare i suoi amici.

Tuttavia, durante il viaggio, la rossa si era sentita osservata da qualcosa, o meglio,
da qualcuno, nascosto nell'ombra; la cosa la fece innervosire ancora di più quando,
parlandone con Ray e Norman, anche loro avevano provato la sua stessa sensazione di disagio.
E poi, ricordava di essersi trovata davanti al "Demone Bestia", nel profondo della foresta.
A differenza dei mostri che aveva visto lei e Norman alla spedizione di Connie,
questo qui non aveva nè una coscienza, nè sapeva parlare la lingua degli umani,
ma il desiderio del sangue e della carne, era così appetibile che voleva catturarli.
A tutti i costi.

Come riacquistò i ricordi degli avvenimenti avvenuti proprio lì, nel bosco,
un brivido di terrore le invase lungo la schiena, facendole mancare qualche battito.

Si ricordò di essersi separata da Ray e Norman, perché avevano intravisto uno degli Inseguitori e,
mentre la raccomandavano di farsi aiutare da Gilda e Don a guidare i bambini,
doveva correre sottovento e trovare il rifugio.
Lei non era molto d'accordo, soprattutto perché il ragazzino dai capelli bianchi
aveva una brutta ferita al volto, sporcando di sangue sia la sciarpa che il cardigan,
eppure quest'ultimo la rassicurò che sarebbero tornati, sani e salvi, con il suo sorriso gentile e affabile.
Lo stesso sorriso di cui era segretamente innamorata, da quando era solo una bambina.
Aveva avuto il forte impulso di tornare indietro e cercarli, ma non lo fece perché, nonostante tutto,
si fidava di loro; in più, anche se non lo voleva ammettere, erano bravissimi ad "acchiapparello".
Poi, si ricordò di aver sentito freddo, troppo freddo, accompagnato poi da fortissimi mal di testa,
a tal punto da svenire, priva di forze.
Aveva sentito da lontano le voci di Gilda e Anna e, delirante e febbricitante com'era,
non riusciva a sentire cosa stessero farfugliando tra di loro.
Sentiva sia freddo che caldo su tutto il corpo, il dolore su tutta la testa e,
nel profondo del suo cuore, pregò che quel tormento svanisse all'istante.
Parlava anche, nel sonno, e ripeteva quasi sempre le stesse cose.

Norman.
Ray.
Ragazzi, dove siete?

Sudò freddo.
Per quanto tempo aveva dormito?
Presa dal panico, Emma si alzò di scatto, scostando via le coperte bianche.
Peccato però per le vertigini, che la fecero cadere, nuovamente, a terra.

«Ahia, che male...»

Borbottò a denti stretti per la il dolore alla testa e, istintivamente si portò la mano verso una tempia,
massaggiandola piano con i polpastrelli.
Forse non era stata una mossa saggia muoversi con tanta impudenza,
soprattutto perché era a malapena in grado di reggersi in piedi.
Un passo alla volta, pensò, prima devo capire dove sono.
La ragazzina si guardò attorno, circospetta, e mentre si rialzò pian piano facendosi aiutare
con la forza delle braccia e delle gambe, notò alcune cose particolari che, prima, non aveva visto.
Inspirò a fondo, percependo l'odore di umidità e fango, con annesso un pizzico di menta.
Più che una grotta, sembrava una galleria sotteranea fatta di terra, cortecce e rampicanti robusti e dall'aria antica.

C'era uno strano silenzio in quel luogo, per lei troppo angusto e tetro.

Ogni tanto le capitava di sentire delle piccole gocce d'acqua, fare il tipico "plop",
non appena andava a scontrarsi con il terreno.
Nonostante fosse in pensiero per Norman e gli altri del suo gruppo, specialmente per la sua l'incolumità,
per un breve momento, si sentì grata che fosse al sicuro dagli Inseguitori della fattoria di GraceField.
Almeno, fino ad ora.

Non poté fare a meno di pensare che, forse, ci fosse una nota positiva in quella situazione,
a dir poco, surreale.

Sorrise, fiduciosa.
Era consapevole che fosse troppo presto a dirlo, proprio perchè aveva bisogno
di altre prove tangibili per confermare la sua tesi; eppure, all'idea di essersi imbattuta in altri ragazzi,
come lei, scappati dalle altre fattorie per sfuggire al loro destino come "bambini-bestiame",
le fece battere forte il cuore dalla gioia.
Poi, un altro pensiero incoraggiante, le balenò nella sua testolina rossa.

E se, invece, la persona che li aveva soccorsi dagli Inseguitori, fosse lo stesso William Minerva?
Oppure, uno sei suoi alleati?

Purtroppo, non lo sapeva con certezza, doveva verificarlo con i suoi stessi occhi,
ma questo le diede, ancora una volta, la speranza.
A ridarle quella forza, quell'energia e quella grinta a non gettare la spugna,
non di nuovo, al primo ostacolo sormontabile.

Si fece coraggio e, imbracciando il manico dello strumento in grado di portare luce in luoghi bui e spaventosi,
s'incamminò nella galleria, alla ricerca dei suoi amici.
O almeno, sperare di rivedere uno dei ragazzi.

"Magari, sono con la stessa persona che ci ha soccorso...
forse, abbiamo trovato, davvero, uno di loro!"

La luce intensa che emanò la lanterna le illuminò in parte il viso, in precedenza pieno di lividi e sangue secco,
ora cosparso di varie medicazioni, compreso quella che aveva all'orecchio sinistro;
stessa cosa valse sia per i suoi occhi, belli e luminosi come smeraldi, e i suoi capelli,
brillanti e unici come il fuoco, che in questo momento erano disordinati e indomabili come non mai.
Camminando lungo la galleria, vide in lontananza due archi che la portavano
a prendere due vie diverse, una a destra e, l'altra, a sinistra.
Dal punto di vista delle coordinate, date dalla penna, ella non sapeva se stava proseguendo più verso Nord,
o nel lato Est, ma il suo unico pensiero fu che non vedeva l'ora di rivedere gli altri bambini.
E non solo, voleva assicurarsi che, sia Norman e Ray, fossero realmente sani e salvi.
Quando era sul punto di scegliere a quale incrocio andare, udì un suono inusuale, quasi impercettibile.

Si fermò di colpo, guardinga.

Le iridi verdi saettarono frenetiche da una parte all'altra dell'area a sé circostante,
a localizzare la fonte di quel rumore.
Una pianta, una lucciola o, magari, le cortecce vecchie e secolari di quel luogo misterioso.
Quando lo udì nuovamente, alzò subito il braccio destro, facendosi poi strada con la lanterna.
Quello che vide, la lasciò senza parole.
Letteralmente.

«No, non ci credo...!»

Riconobbe l'inconfondibile chioma candida di Norman, il suo numero di serie
dal lato sinistro del collo e la medicazione che gli aveva fatto prima dell'evasione,
per estrarre la micro trasmittente.
In quel momento, Emma non ci vide più e si precipitò al suo fianco,
con il cuore che le martellava forte nel petto.
Poggiò maldestramente la lanterna poco lontano, e osservandolo meglio,
la rossa cercò di capire cosa gli fosse successo.
Tralasciando che fosse steso in quella specie di "letto", lo stesso in cui si era ritrovata lei qualche ora fa,
anche lui aveva delle medicazioni sul viso; specialmente, nel lato sinistro della guancia,
quasi sotto la palpebra in basso.
Ne aveva qualcuna anche al polso sinistro, sopra il dorso della sua mano e, anche,
dal lato destro della sua testa.
Apparentemente, sembrava stare bene, ma a lei non bastava quello come risposta.
Voleva una conferma più che attendibile.
E fu allora che, tante domande, le invasero nella sua mente confusa.

Respira?
È cosciente?
Ma, soprattutto, è vivo?

Le venne in mente una manovra che le aveva insegnato Anna,
quella per misurare la frequenza dei battiti cardiaci, usata dai dottori e medici
per stabilire se ci fosse, appunto, il battito.
Aveva una vasta scelta su dove farlo e il come, anche nelle zone in cui i vasi arteriosi
decorrevano, vicini, alla pelle.
Quale avrebbe scelto?

Polso?
L'interno del gomito?
La tempia?
Oppure, il lato del collo?

Fece un lungo respiro profondo e dopo aver individuato il punto desiderato,
ella si decise a sfruttare quella tecnica, che aveva appreso in campo medico.
Prese con delicatezza il suo polso, volgendolo verso di sé,
poi porse i polpastrelli dell'indice e del medio sulla faccia interna dell'altro lato,
all'altezza della base del pollice.
Esercitò una leggera pressione, tenendo i polpastrelli piatti,
e dopo alcuni secondi, la rossa riuscì a sentire le pulsazioni.
Contò mentalmente i battiti per un minuto intero,
constatando che fossero all'incirca cinquantotto, anzi sessanta battiti al minuto.
Sussultò.

«Norman! Norman!?» esclamò ella, impaziente, cercò di scuotere piano la spalla del ragazzino,
ma non appena vide le palpebre muoversi, sentì le proprie pizzicare terribilmente,
sentendo lo stesso fastidio anche alle ciglia.

Inconsciamente, gli accarezzò la gote con delicatezza, con tutto il palmo,
e prima che se ne rendesse conto, alcune lacrime le bagnarono il viso roseo, leggermente arrossato.
Sorrise, euforica, alla vista delle sue iridi azzurre che, con le luci soffuse delle altre lanterne,
avevano preso una sfumatura più chiara.
Aveva giurato di aver intravisto qualche riflesso viola, o pervinca in alternativa,
in quei occhi, incastonati a regola d'arte in quel viso bianco e delicato.
Come il più prezioso, tra i gioielli.

«Eh... Emma?»

Lentamente, le sue labbra si arcuarono all'insù, in un sorriso felice, sollevato,
mentre le sue iridi verdi luccicarono appena per via delle lacrime.
Dopo un breve scambio di sguardi, varie gocce di rugiada
cominciarono ad uscire copiosamente, bagnandosi in parte, il viso, la camicia e il cardigan pesante.
Stava bene.
Lui, quel maledetto ragazzino dalla mente brillante,
ma tanto pazzo da rischiare di spezzarsi l'osso del collo, stava bene
e ringraziò il Signore che fosse ancora vivo.
Se gli fosse capitato qualcosa di terribile, non se lo sarebbe mai perdonata.
Singhiozzò così forte da attirare la sua attenzione e, sebbene fosse troppo occupata a trattenere
invano quei versi imbarazzanti, Norman era diventato man mano rosso come un peperone,
complice l'eccessiva vicinanza tra i due.
Ma non solo, il signorino qui presente, provava una crescente attrazione romantica
nei confronti della rossa, seppur non ha mai detto nulla per non rovinare il loro, bellissimo,
rapporto d'amicizia.

«N-Norman! Sei qui!»

Si avventò di prepotenza al suo interlocutore, stringendolo forte a sé,
e poggiando le sue mani sulla schiena, sprofondò la testa nell'incavo del suo collo,
ispirando a pieno il suo profumo.
Quello che sentiva sempre ogni mattina, mettendola di buonumore.
Sapeva di muschio, biancheria pulita e di margherite.
Mormorava tra sé e sé, di come si sentisse spaventata all'idea che si fosse fatto male,
o di come, semplicemente, quanto fosse grata che sia riuscito a tornare da lei, sano e salvo.
Una parte di lei, avrebbe voluto dargli uno schiaffo, se non addirittura un pugno,
visto la sua azione sconsiderata, tanto era lo spavento che aveva provato nelle ultime ventiquattr'ore.
Ma, dall'altra, era solo tanto grata che, la sua cotta, fosse con lei.
Al suo fianco.

«Sei vivo! Sei vivo!»

L'albino sgranò gli occhi fino alle orbite, non aspettandosi un risveglio così inusuale,
o quantomeno movimento, e questo lo portò a drizzarsi subito con la schiena.
Ma la foga che ci mise la ragazzina in quell'abbraccio, così intimo e personale,
lo portò a cadere all'indietro.
Lu ricambiò goffamente la stretta e, percependo quel piacevole tepore tra le sue dita,
sussurrò impercettibilmente mille scuse alla sua interlocutrice, per averla fatta preoccupare fino piangere.
Non sapeva dove si trovassero, nè come ci fossero arrivati, nè che fine avessero fatto Ray
e gli altri bambini di GraceField.

Eppure, per una volta, Norman provò una strana sensazione nel profondo del suo cuore,
portandolo a desiderare ancora di più quei momenti d'intimità,
con la ragazza di cui era follemente innamorato.
Solo loro due.
Insieme.







Angolo dell'autor*:

Noremma after all this time???
Vi rispondo io, semplice semplice: A L W A Y S-

Ahem, dite la verità, vi sono mancati il piccolo Einstein passione genocidio
e la Sassy Queen d'Eccellenza?
Io sì, molto, e stavo cercando un pretesto per scrivere un'altra fanfiction a tema TPN
e devo ringraziare il "Writeptember", che mi ha permesso di fare ciò-
Che dire, grazie mille gruppo Facebook “Hurt/Comfort Italia!”
Questa challenge di pubblicare, quasi ogni giorno,
un lavoro scritto si è rivelato abbastanza tosto ma, devo dire che, al momento,
me la sto cavando bene.
Voglio sperare di non avere ripensamenti,
come ad esempio ritirarmi per "forze maggiori", ma hey, salvo restando qualche ritardo,
cercherò comunque di scrivere e portare a termine il compito!
Btw, spero che vi sia piaciuta, non esitate a lasciarmi
qualche recensione/messaggio/commento carino nel feedback, o magari qualche critica costruttiva,
ci tengo molto al mio lavoro e vorrei tanto farvi leggere delle belle storie.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento hahahha :"D

Distinti saluti,
Artemìs.

   
 
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