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Autore: Orso Scrive    07/09/2022    2 recensioni
In una nebbiosa notte d’autunno, due agenti del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale sono appostati in una strada deserta, in attesa dell’arrivo di un ladro di antichità. Ma non è un quadro come un altro, quello di cui il delinquente si è impadronito: una lunga scia di morti orribili lo ha sempre accompagnato…
Scritta: ottobre 2021; rivista: luglio - agosto 2022
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A&A - STRANE INDAGINI'
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10.

 

 

 

Fuori, nel corridoio, Alberto e Aurora si scambiarono uno sguardo stralunato.

«Riesci a credere a ciò che abbiamo visto e sentito?» sbottò il tenente, perplesso.

La giovane donna si strinse nelle spalle.

«Non mi stupisco più di nulla, ormai», disse. «Incontrare il demonio che briga per ritrovare la sua mogliettina è forse una delle cose meno strambe che mi siano successe da quando ti conosco, Manfredi.»

In quel momento, ancora pallido e scosso, Ceccarelli uscì dalla stanza. Alberto gli puntò in faccia la torcia elettrica e l’accese.

«Non ti muovere e alza le mani!» ordinò, secco. «Ti dichiaro in…»

Aurora agitò la mano.

«Ma lascia perdere, tenente», borbottò. «Non hai sentito quel diavolo o quello che era? Prove contro di lui non ne esistono… e io ho sonno. Cazzo, se ho sonno. Mi è pure passata la voglia di bermi l’idromele bollente. Ho voglia soltanto di andarmene a letto e basta. Se portiamo questo qui in caserma, significa perdere il resto della notte e stare come minimo in ballo fino a mezzogiorno, in attesa che a un magistrato venga in mente di interrogarlo e mandarci a perquisire casa sua.»

Un sorriso inquietante le alterò i lineamenti. Ceccarelli si fece minuscolo. Anche Alberto provò un brivido di paura.

«Ma potrei divertirmi a prenderti a calci nelle palle, ladruncolo da strapazzo, giusto per vendicarmi di avermi fatto passare la notte in macchina», considerò, con la voce ridotta a un sussurro. «Tanto tu non puoi difenderti: commetteresti un peccato, a picchiare una donna. E sai che cosa ti aspetterebbe in quel caso, vero?»

Ceccarelli, tremebondo, tentò di dire qualcosa. Dalle labbra gli sfuggì solo un gemito incomprensibile. Manfredi decise di prendere in mano la situazione. Anche lui cominciava ad avere sonno.

Batté le mano sulla spalla dell’ormai ex ladro.

«Il sottotenente Bresciani ha sempre voglia di scherzare: non farebbe mai del male nemmeno a una mosca», disse. Non fu sicuro di essere riuscito convincente. «Ora fila via e sparisci. E cerca di rigare dritto. Ti teniamo d’occhio come diavoli.»

Ceccarelli non se lo fece ripetere due volte. Non provò nemmeno a dire una parola. Con passo rapido raggiunse le scale e si defilò.

«Potevi farmi divertire ancora qualche minuto», borbottò Aurora, scocciata.

«Ma va’, che non tieni gli occhi aperti», replicò Alberto. «Andiamocene a dormire.»

«Di’ piuttosto che sei tu che caschi dal sonno, Manfredino», lo prese in giro.

Alberto sorrise.

Si presero sottobraccio e scesero le scale.

 
   
 
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