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Autore: Nidafjollll    10/09/2022    5 recensioni
Fate. Belle e spietate da togliere il fiato.
Con falsi sorrisi e occhi ammaliatori tessono le loro trame ingannando gli sciocchi e servendosi di loro.
Chi fu lo stolto che andò in giro raccontando che loro fossero tanto pure e di buon cuore?
Le fate sono egoiste, sadiche e capricciose. I denti affilati e gli occhi brillanti di malizia.
Questa storia non sarà rose e fiori, ma cruenta e maligna. Verrà svelata la loro vera natura, i loro giochi perversi e la smania di potere.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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01: Promessa






 

Una leggera corrente d'aria fresca entrava dalle finestre spalancate della stanza, smuovendo di poco le tende leggere e solleticando infidamente il corpo nudo di Mirajane; unica erede in vita della nobile famiglia - ormai caduta in disgrazia - degli Ypselanti.
La giovane stava in piedi su una pedana in legno, i piedi nudi e le braccia alzate in una rigida postura; pareva quasi non sentire le blande folate di freddo, essendo ormai abituata alle basse temperature.
Due ancelle vestite di veli e ornate di gioielli le giravano intorno, spalmando sulla sua pelle una lozione profumata alla lavanda e camomilla.
Erano scrupolose nel loro lavoro, non trascuravano nessun angolo e parte.
La pelle della loro giovane padrona era molto sensibile e necessitava costantemente di rimanere ben idratata - specie se il clima era secco e caldo.
Una terza domestica, dall'aria più anziana, fece scendere delicatamente Mirajane dalla pedana, accompagnandola a sedere su un piccolo sgabello in legno per iniziare a spazzolare i suoi lunghi capelli.
La ragazza chiuse gli occhi, beandosi di tutte le cure che stava ricevendo. In particolar modo amava molto sentire le setole morbide della spazzola tra i suoi capelli.
Erano il suo orgoglio.
Lunghi, morbidi e dello stesso colore degli abissi – una tonalità, invece, assai insolita tra gli abitanti delle Colline*.
Urla e schiamazzi cominciavano man mano a sentirsi sempre più, fuori dalla finestra aperta, segnando ufficialmente l’inizio dei festeggiamenti per Beltane*.
Per tutta la giornata si era assistito ad un via vai di servitori e dame che preparavano cibo, ghirlande e tiravano fuori gli abiti più belli da poter sfoggiare.
Nella comunità del mondo magico Beltane era la festa simbolo per eccellenza di rinascita… e ottima stagione per i matrimoni.
Cadeva nel mese di maggio, periodo in cui il grande Dio risorgeva con tutta la sua luce dopo aver dormito sotto terra per tutto l'inverno.
Piccoli focolari venivano accesi lungo le colline al calar del sole, attorno cui la comunità si riuniva per essere benedetta, mangiare e ballare fino all'alba.
Mirajane, a dispetto della maschera fredda e impassibile che esibiva sul viso, non vedeva l'ora di unirsi ai festeggiamenti. Da dove veniva lei feste così grandi e belle non ve n'erano molte.
Era il suo primo Beltane. E anche la sera del suo matrimonio.
Ormai era pronta.
Il suo corpo minuto e abbronzato era decorato da eleganti ghirigori di tintura bianca che si intravedevano sotto la veste di veli avorio che indossava.
I capelli erano stati acconciati in una mezza crocchia, decorati da perle e fiori colorati, mentre gli occhi erano stati lasciati così com’erano.
La ragazza, inizialmente, aveva insistito affinché fossero almeno un minimo truccati con del kajal, ma le sue ancelle si erano ritrovate tutte d'accordo sul fatto che i suoi occhi, talmente neri e grandi da risultare due pozze stagnanti, facevano già il loro figurino senza alcun bisogno di trucco.
Un ultimo ritocco alle labbra tinte di bianco e lasciò finalmente la stanza.
Con al seguito le sue fidate ancelle raggiunse a passo spedito il piccolo salotto al piano inferiore, dove trovò già ad attenderla i suoi genitori.
Come d'abitudine, Eris, la madre, aveva dipinta sul viso un'espressione di totale fastidio malcelato.
Era bellissima come sempre; la copia più invecchiata della figlia, solo con una punta di cattiveria in più nello sguardo.
Al suo fianco, Gavriel, era tutto tranne che bellissimo.
Aveva la pelle squamosa e secca, di un colorito che tendeva all'azzurro e piccole branchie in bella vista sotto le orecchie.
Tutti nella famiglia Ypselanti avevano branchie, in realtà, ma le due donne di casa erano abili a camuffarle tra i lunghi capelli. Inoltre, loro, non avevano nemmeno le squame.
Erano mennow*.
Creature acquatiche dalle leggere caratteristiche di pesce - da non confondere assolutamente con le sirene.
Solitamente le mennow femmina preferivano gli uomini umani o di altre specie, essendo i loro maschi spesso brutti e deformi, ma Eris non fu dello stesso avviso - stranamente.
Certo, Gavriel non era questo granché, ma compensava con cieca obbedienza e indole gentile.
Mirajane stessa adorava suo padre, e suo padre adorava lei.
Esaudiva ogni suo capriccio e desiderio, difendendola e rincuorandola quando la madre la rimproverava troppo duramente o castigava.
Con un rapido sguardo, la matriarca, concentrò su di sé l'attenzione e si prese tempo per esaminare attentamente la figlia.
"Sei in ritardo," sibilò soltanto, infine, non sprecandosi in alcun complimento. "Come sempre, d'altronde."
Mosse le labbra rosse in una smorfia, lasciando intravedere i denti lunghi e affilati, e senza lasciar il tempo a nessuno di aprir bocca, uscì dalla stanza.
In circostanze normali la ragazza si sarebbe sentita irritata o mortificata dalla mancata attenzione e premura dalla madre ma quella serata era troppo importante per lei per lasciarsela rovinare.
In realtà, era una serata importante per tutta la famiglia.
Un'occasione che capitavano una volta sola nella vita.
Mirajane stava per sposarsi; un matrimonio assai vantaggioso per la famiglia Ypselanti.
La mente di tutto ciò era stata, ovviamente, Eris che dopo millemila tentativi era riuscita ad attirare l'attenzione di colui che era uno dei più importanti Lord delle terre di Shide* - un certo Mellos Tysho.
Come ci fosse riuscita era un mistero perfino per il marito; fatto sta che dopo un'ultima disperata lettera dal testo criptato e segreto l'attenzione dell’uomo fu calamitata.
La sete di potere dell'infida mennow era tanta e non appena ottenuto l'invito ufficiale a Corte - dove risiedeva il suo futuro genero - si montò la testa, facendo fare altrettanto alla figlia, riempiendola di promesse di potere e ricchezza.
Solamente cedendo sua figlia a uno dei capi dello Shide, Eris, avrebbe avuto finalmente modo di sfuggire una volta per tutte al controllo e alle tasse salate imposte alla sua famiglia come punizione dalla Regina del Mare.
La figlia - a dispetto di quello che si poteva credere - non ribatté quello che pareva essere il suo destino, anzi, se possibile, ne fu ancor più entusiasta.
Se tutto andava come doveva si sarebbe ben presto trovata nella lussureggiante Corte delle fate con tutti gli agi e comodità che le sarebbero spettati, scappando dalla rigida disciplina di sua madre e a tutti gli obblighi cui era costretta.
Certo, il clima non era dei migliori per un abitante del mare come lei, ma era sicura di riuscire ad abituarsi.
Con addosso gioielli e in tasca oro, Mirajane, si sarebbe abituata perfino a vivere nel deserto.


 

Il sole era ormai tramontato e i festeggiamenti di Beltane erano entrati nel vivo, attirando a Tir Nam Beo* tutti gli abitanti della comunità magica.
Esattamente dietro la grande collina che ospitava il gran Palazzo Reale delle fate vi era un focolare dalla maestosità immane; le alte fiamme scarlatte squarciavano violentemente l’oscurità del buio, regalando luce e calore.
Tutt’attorno al grande fuoco sacro vi erano alti maypole - pali in legno ornati da fiori, edera e frutta matura - attorno cui gli esseri fatati ballavano con lascivia e allegria, brindando con del fresco sidro.
Danzavano tutti, nessuno escluso.
Vi erano graziose fate e pixie* mezzi svestiti - gli occhi neri come catrame e le orecchie affilate, folletti* e goblin* ubriachi, qualche puck* dispettoso e qualche abitante del Mare che spiccava tra la folla.
Gli unici a non essere ancora presenti alla grande fiera era la nobile Famiglia Reale, in elegante ritardo come da protocollo.
Mirajane era a dir poco euforica. 
Ferma al fianco dei suoi genitori si godeva con lo sguardo ogni ballo e danza, bramando con tutta sé stessa di potersi unire a loro.
Eris, invece, sembrava tutto fuorché euforica. Dire che era infastidita e irritata era riduttivo; fulminava con lo sguardo cattivo qualunque essere osasse solo avvicinarsi in prossimità sua o di sua figlia.
Odiava mescolarsi al popolino e odiava ancor di più dover assistere ai loro primitivi festeggiamenti.
Il suo piede iniziò a battere freneticamente a terra, in evidente segno di noia.
“Lord Mellos quando diavolo ha intenzione di presentarsi?” sbottò inviperita, “Devo attendere ancora a lungo? A saperlo non avrei lasciato la residenza così presto.”
Gavriel, al suo fianco, tentò di calmare la moglie con una premurosa pacca sulla spalla, ma tutto ciò che ottenne fu uno sguardo assassino. Ritrasse immediatamente la mano, come scottato.
“Stai dritta composta, mento in fuori e togli quella disgustata espressione di gioia dal volto” ordinò subito dopo la donna, girandosi in prossimità della figlia e colpendole la schiena con la mano a costringerla in una rigida postura.
Mirajane in tutta risposta sbuffò e fu solo grazie al miracoloso e tempestivo richiamo di trombe starnazzanti che si non si beccò una ramanzina sulle buone maniere da Eris.
Tutti i presenti ammutolirono all’istante.
Il Re era finalmente arrivato.

 

Petali colorati segnavano elegantemente il sentiero imboccato dalla nobile Famiglia Reale.
Primo rispetto a tutti vi era il sommo Re Aras; una fata ormai anziana, certo, ma dalla bellezza disarmante. I capelli corvini erano sistemati indietro e tenuti fermi dalla grossa corona dorata e brillante che aveva sul capo.
Gli occhi tondi e furbi si posarono immediatamente sulla famiglia Ypselanti.
Questi ultimi, umilmente si esibirono in un profondo inchino, non osando nemmeno per un istante ad alzare lo sguardo.
Due passi dietro al Re vi era l’affascinante moglie, Cyra.
A differenza del marito aveva lo sguardo tagliente e sottile, attorniato da boccoli argentei che ricadevano morbidi sulle spalle, fino ad arrivare alla vita sottile. Non si era premurata più di tanto ad acconciarli, preferendo di gran lunga lasciarli liberi e sciolti - decorati soltanto da piccole trecce ornate di piccoli fiori.
Successivamente, al loro seguito, vi erano i loro sei figli; ognuno agghindato e dotato di una bellezza diversa e particolare.
Chi avrebbe mai detto che le fate potessero essere talmente belle?
Per tutta la sua giovane vita aveva avuto la ferrea certezza che solo le sirene potessero vantare tanta bellezza e fascino - esseri superiori, in grado di far ammattire gli uomini con un solo sguardo e di ucciderli con un solo canto.
Tuttavia, ora che era attorniata da fate non poteva far altro che ammettere il suo sciocco errore.
Certo, le sirene erano famose per la propria bellezza, ma nemmeno le fate e il popolo delle Colline era da meno.
Accerchiata da tale bellezza Mirajane si sentì in imbarazzo e poco all’altezza. Forse avrebbe dovuto osare un po’ di più per riuscire a calamitare al meglio l’attenzione di tutti.
La musica e i balli ripresero dopo poco, dopo un cenno silenzioso della mano del Re che, dopo uno sguardo gentile verso il suo popolo andò a sistemarsi con la moglie su dei troni di legno e arbusti.
Mirajane e i suoi genitori finalmente si sciolsero da quel rigido inchino, riuscendo a captare la vicinanza di una fata straniera.
Una fata anziana, si direbbe. I capelli parevano fili di pura seta bianca, lisci e lunghi, acconciati in uno chignon basso e gli occhi, di un colore violaceo, erano grandi e all’apparenza gentili.
Certo, era un po’ avanti con gli anni ma anche lui era dotato di un fascino non indifferente; un fascino che riusciva ancora a calamitare l’attenzione di lascive pixie nude.
Dagli abiti che indossava e dall’oro che lo agghindava si direbbe che godesse di una certa importanza. Quindi quando s’inchinò davanti al cospetto di Mirajane ne furono tutti un po’ stupiti.
“E così voi sarete mia moglie.” disse soltanto, un sorriso furbesco a increspargli le labbra.
Alla giovane mennow si gelò il sangue nelle vene. “Moglie?” balbettò, presa in contropiede. Una raffica di pensieri le invase prepotente la mente.
Moglie? di un vecchio? giammai!
A guardarlo si direbbe che la fata avesse il triplo dei suoi anni - se non di più. Certo, Mirajane era entusiasta di sposarsi ma aveva dato per scontato che suo futuro marito avrebbe avuto un’età simile alla sua.
Chissà se sua madre lo sapeva.
Quando provò a girarsi in direzione della madre, uno sguardo pieno di suppliche e interrogativi, ricevette soltanto uno schiaffo che le riportò il volto in direzione del suo promesso.
Se Eris era stupita non lo dette a vedere; giovane o vecchio che sia non avrebbe cambiato proprio nulla: sua figlia lo avrebbe sposato ugualmente.
“Lord Mellos, presumo” sorrise falsamente, abbassando il capo in segno di rispetto. “Quale squisita sorpresa.”
Le due creature si concentrarono in una breve chiacchierata di presentazioni, dove Gavriel venne brevemente presentato e presto accantonato assieme alla figlia, la quale era ancora visibilmente scossa dalla recente scoperta.
Per tutta la discussione, tuttavia, Mellos non tolse lo sguardo da Mirajane. Ripercorse famelico tutta la sua silhouette più e più volte, assaporando solamente il momento nel quale sarebbe stato solo con lei.






***



Glossario fatato:
 

Shide: mondo celtico, parallelo a quello umano, un posto felice dove vi risiedono tutti gli esseri fatati. Talvolta descritto anche come l'oltretomba celtico.

popolo delle Colline / Popolo: chiamato anche 'piccolo popolo', sono gli abitanti dello Shide, composto da fate, elfi, folletti, nani e tutto il resto di esseri fatati.

mennow'donna del mare', esseri fatati dalle caratteristiche di pesce (alcuni hanno la coda, come le sirene, alcune no). Le femmine prediligono i maschi umani o di altre specie, dato che i maschi mennow spesso sono deformi.
A differenza delle sirene non divorano gli umani; se veramente affezionate provano affetto per loro.

Tir Nam Beo: letteralmente 'Terra della Vita' - luogo facente parte di Shide e dove risiedono le fate.

Pixie: simili a fate e folletti, sono estremamente belli. Ricompensano e si prendono cura di chi li tratta bene e puniscono chi manca loro di rispetto. La loro razza è la più piccola.
Si divertono a far perdere gli umani nei boschi, perciò essi devono indossare gli abiti al contrario.

Folletti: essere piccolo e burlone, agile e sfuggente, spesso in grado di volare. Ben conosciuti per la loro malizia, il loro scherzare e la loro suscettibilità. Non sono immortali.

Goblin: spiriti maliziosi e burloni che si prendono gioco di chi entra in contatto con loro. Barbari, crudeli e poco civilizzati, spesso malvisti dalle altre razze.

Puck: spirito ingannatore dei boschi e delle foreste, solitamente maligno e dall'aspetto mutevole. Di notte inganna e attira umani nelle foreste - molto spesso trasformandosi in cavallo e facendosi cavalcare da sciocchi,  portandoli in laghi e facendoli annegare.

  
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