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Autore: Francyzago77    12/09/2022    5 recensioni
Amicizia, amore, famiglia, sfide, passione. E un pallone.
Quanto basta per raccontare una storia semplice ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Riprendili Mark -  lo esortò la mamma tentando di ridargli quei soldi che lui aveva poggiato sul tavolo, tra le bollette e le fatture – sono i tuoi! 

-Qui non c’è il mio o il tuo – ribatté con piglio sicuro il ragazzo – c’è il nostro. Quello che guadagno è di tutti.

-Lo so ma questa volta – proseguì la donna dispiaciuta – ti servivano per qualcosa di importante. 

Gli sfiorò il braccio mentre Mark, sorpreso da quell’affermazione, scuoteva la testa.

-L’avevo capito – aggiunse la madre – che stavi lavorando per una cosa che ti sta a cuore.

Distolse lo sguardo da quello della donna per affermare:

-Far star bene la mia famiglia è ciò che mi sta più a cuore.

-Ti sei sempre sacrificato – continuò con forza la mamma – ma io voglio che tu realizzi i tuoi sogni, non solo i miei o quelli dei tuoi fratelli. Riprendi quei soldi!

-No, non era importante – mentì – volevo solo metterli da parte per uno sfizio, per divertirmi con i miei amici, come fanno tutti.

-E’giusto allora – asserì lei – che tu li riprenda.

Mark sorrise e, scuotendo nuovamente il capo, disse:

-I miei amici aspetteranno.

Si allontanò dal tavolo mentre la madre sussurrò:

-I tuoi amici …

 Non parlò più, prese i soldi e guardò il figlio. Negli occhi della donna c’era solo gratitudine. Si avviò in camera con passo lento e stanco.

Rimasto in cucina, Mark tornò accanto al tavolo, afferrò una di quelle bollette e la scaraventò per terra. Lo stesso fece con le altre. Quei fogli caddero sul pavimento, erano carta ma pesavano come macigni. 

Dopo solo il silenzio.

Nella stanza, ormai, si sentiva soltanto il ticchettio dell’orologio a parete che scandiva il tempo. Poi, d’improvviso, lo squillare del telefono.

Mark andò subito a rispondere.

-Che fine hai fatto! – era Chris dall’altro capo – Sono giorni che non ti fai più sentire, io se non ti vedo divento matta!

-Ascolta – tentò di replicare lui – io ti devo parlare.

-Allora incontriamoci al più presto! – ordinò lei nervosamente.



 

Si erano dati appuntamento al parco, il giorno dopo. 

Mark arrivò trafelato, aveva da poco terminato l’allenamento e si era precipitato sul luogo dell’incontro. 

Poca gente, un timido sole faceva capolino tra le nuvole, per tutta la mattinata era piovuto abbondantemente.

Chris stava accanto al laghetto, passeggiava nervosa avanti e indietro con le braccia conserte e lo zainetto sulle spalle.

Quando lo vide arrivare si fermò, i due si guardarono e mentre lui si avvicinava lei iniziò a dire:

-Non mi hai più cercata, ti fai negare al telefono da una settimana, cosa ti ho fatto?

-Sono qui per spiegarti – tentò di rispondere Mark ma la ragazza era un fiume in piena.

-Chi è? – domandò allora Chris di getto – Chi è quella per cui mi stai scaricando? Perché guarda che l’ho capito. Ti sei trovato un’altra!

-Non c’è un’altra – esclamò Mark – ma come lo puoi solo pensare!

-Sparisci senza dire nulla – continuò la giovane – e cosa dovrei pensare?

-Ascolta – lui cercava di essere calmo – non ti ho più chiamata per un altro motivo. 

Fece una pausa, un respiro profondo e continuò:

-Volevo portarti a cena in quel locale, quello carino sulla via del mare che ti piaceva tanto. Ho lavorato per trovare i soldi ma ora i soldi non ci sono più perché li ho dati a mia madre per pagare le bollette. Non posso farti questo regalo e non potrò fartene altri. Mi dispiace.

Chris si meravigliò e, quasi sorridente, disse:

-Era per questo? Soltanto per questo? Ma cosa m’importa di una stupida cena!

-A me importa! – gridò Mark nervoso – Io ci tenevo non sai quanto a farti una sorpresa di quel genere.

Poi, vedendo Chris attonita e spaventata, continuò con più pacatezza:

-Scusa, non volevo aggredirti ma questa storia mi fa stare male. Io vorrei darti di più e, capire che non posso, mi fa sentire un fallito. Ora dovrò riprendere a lavorare dopo gli allenamenti perché mia madre non può fare tutto da sola. Diventerà difficile vederci e credo che tu meriti molto ma molto di più.

-No Mark – ribatté lei dolcemente ma con forza – a me va bene qualunque cosa tu faccia. È giusto che aiuti la tua famiglia, mi basterà sentire la tua voce per telefono, verrò a vedere le tue partite. Poi, col tempo, sono certa che la situazione migliorerà.

-Veniamo da due realtà troppo diverse Christine – ammise allora lui – ti stancherai di me, dei miei problemi, delle mie mancanze.

-Noi siamo fatti l’uno per l’altra – ammise la ragazza – io l’ho capito da subito e non voglio rinunciare a te. Credimi, non m’importa di tutto il resto. Esco di nascosto, mento a mia madre, litigo con mio fratello per vederti!

-Per quanto tempo potrai continuare? – Mark era fermo e deciso – La tua famiglia non mi accetterà mai, questa è la realtà.

-Quando sarò maggiorenne farò ciò che voglio – rispose subito Chris – basterà aspettare, non ho paura. Non più.

Tentò di prendergli la mano, per cercare un contatto ma Mark preferì allontanarsi in silenzio.

Camminarono fianco a fianco senza parlare, Chris con un peso al cuore, Mark con rabbia e rassegnazione che gli si mescolavano dentro.

Giunti più sotto, quasi all’uscita del parco, Chris si avvicinò al chioschetto di bibite.

-Puoi offrirmi un panino? – chiese a Mark che, stupito, tirò fuori dalla tasca degli spicci.

Prese l’ultimo rimasto e mentre lui pagava, lo divise in due parti.

Andò seduta su una panchina dicendo:

-Mangiane un po’con me, ti prego.

Gli diede una parte di panino, lui, sedendosi, era ancora più sbalordito.

-Non mi interessa – esordì Chris con sincerità – se non puoi portarmi a cena, o in vacanza, se non puoi regalarmi nulla di prezioso, a me basta sentirti vicino. Sto bene così, su questa panchina, con metà panino diviso con te. Non voglio altro.

-Tu sei tutta pazza! – sorrise Mark scostandole i capelli da davanti al volto.

-Per te ci sono diventata! – fu la risposta pronta di Chris, finalmente più serena.

-E io sono pazzo di te – affermò lui, accogliendola fra le sue braccia – dal primo giorno che ti ho vista.



 

Poggiò il cucchiaino sul piattino e portò la tazza alle labbra per gustare quella bevanda calda, da troppo tempo non andava più in posti simili, era frastornata.

-Sono così felice – le disse la signora Mellow con cordialità – che tu abbia deciso di venire. Passare un pomeriggio in compagnia non può farti che bene e questo localino poi è veramente delizioso, non trovi?

La mamma di Mark annuì guardandosi intorno, si sentiva fuori luogo e spaesata ma aveva accettato di uscire dopo le varie insistenze dell’amica.

-Scommetto – proseguì la madre di Danny – che ti stai sentendo in colpa perché stai sottraendo del tempo alla tua famiglia. Ed è qui che sbagli! Pensare un pochino a te e non sempre ai tuoi figli non è un errore, se tu sei serena ne gioveranno anche loro.

E intanto offriva un pasticcino all’altra che, timidamente, rispondeva:

-Hai ragione ma tra il lavoro, la casa e i ragazzi trovo veramente difficile ritagliarmi uno spazio per le mie esigenze.

-Promettimi che non sarà l’unica volta – cercò di spronarla la Mellow – non dico ogni settimana ma almeno due pomeriggi al mese dovrai passarli con me, che ne pensi?

La signora Lenders sorrise ricordando a quando andava fuori con suo marito, era passata un’eternità.

-Ti ho sempre ammirata – continuò l’altra con schiettezza – da quando ti ho conosciuta grazie ai nostri figli. Io fatico con due ed ho tutto l’appoggio di mio marito, tu stai portando avanti una famiglia da sola da anni. 

Ma lei scosse la testa replicando:

-Non sono da ammirare e spesso mi accorgo di aver fatto innumerevoli errori.

-Chi non ne fa? – ribatté immediatamente la signora Mellow – E tu hai dato tutto per i tuoi figli.

-I ragazzi stanno crescendo – ora la donna si confidò a cuore aperto – e con loro crescono anche le preoccupazioni. Matt è un bravo bambino, vivace e affettuoso ma sente sempre di più la mancanza del padre. È un continuo chiedere di lui, lo nomina spesso, vuole sentire i nostri racconti. Il fatto di non averlo conosciuto e di non aver neppure un ricordo con lui lo rattrista ogni giorno di più. Ted non mi dà grosse noie, è studioso e abbastanza responsabile ma anche chiuso e introverso. Ha tredici anni e la sua è un’età critica, come quella di Nathalie che ne ha dodici. Essere l’unica femmina l’ha fortificata ma anche penalizzata. È una sognatrice e ha mille idee per la testa ma, delle volte, le sento delle parole di rassegnazione che mi spaventano. È così giovane ed ha già capito, purtroppo, che non potrà ottenere tutto ciò che desidera. E poi c’è Mark. 

-Non dirmi – la interruppe all’istante la Mellow – che ti preoccupa anche Mark?

-Sì, e molto – ammise la signora Lenders sotto lo sguardo sbigottito dell’altra che replicò subito:

-Non è possibile, Mark non può darti preoccupazioni, è quello su cui hai fatto affidamento da sempre.

-Ed è stato un errore – aggiunse lei con tristezza – l’ho troppo responsabilizzato. È dovuto crescere in fretta, con pochi divertimenti e tanta fatica. Se non avesse avuto il calcio chissà cosa avrebbe fatto!

-Mark è stato un esempio per il mio Danny – sottolineò l’altra – ed io sono felice siano diventati amici. Tuo figlio diventerà una stella del calcio e se lo merita più di ogni altro. Per costanza, perseveranza e capacità. 

-Ha un carattere difficile – disse la signora Lenders – non mostra quasi mai la sua parte nascosta, la più tenera.

Le brillarono gli occhi pensando al suo primogenito.

-Ultimamente – continuò – lo trovo cambiato. Ho una sensazione che mi porto dentro da tempo, attendo solo di avere una conferma.

-Ne hai parlato con lui? – chiese la Mellow incuriosita.

-No, non serve parlare – affermò – tra me e Mark è superfluo. Lo so e basta. Noi mamme sappiamo, sappiamo ancor prima di sentire la risposta.  

 

   
 
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