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Autore: Enchalott    12/09/2022    4 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a tutti! :)
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Dopo una guerra ventennale, i Salki vengono sottomessi dalla stirpe demoniaca dei Khai. Negli accordi di pace figura una clausola non trattabile: la primogenita del re sconfitto dovrà sposare uno dei principi vincitori. La prescelta è tanto terrorizzata da implorare la morte, ma la sorella minore non ne accetta l'ingiusto destino. Pertanto propone un patto insolito a Rhenn, erede al trono del regno nemico, lanciandosi in un azzardo del quale si pentirà troppo tardi.
"Nessuno stava pensando alle persone. Yozora non sapeva nulla di diplomazia o di trattative militari, le immaginava alla stregua di righe colorate e numeri su una pergamena. Era invece sicura che nessuna firma avrebbe arginato i sentimenti e le speranze di chi veniva coinvolto. Ignorarli o frustrarli non avrebbe garantito alcun equilibrio. Yozora voleva bene a sua sorella e non avrebbe consentito a nessuno di farla soffrire."
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prìncipi a confronto
 
«Era proprio necessario?»
Yozora rivolse uno sguardo ansioso al guaritore che portava via la fiala con il sangue di Mahati.
«Sì, se vogliamo venirne a capo» ribatté Rhenn «Non morirà, tanto più che ha ripreso conoscenza.»
«Un istante troppo breve, non è fuori pericolo.»
«Allora replicate la cura, ha fatto effetto.»
La principessa lo studiò con disapprovazione mentre raccoglieva i capelli.
«Intendete rimanere anche stanotte?»
«È il padiglione reale.»
«Potreste far allestire un altro letto.»
«Non avete detto che la guarigione è lontana?»
«Sì, ma… siete abilissimo a rigirare le affermazioni! Evitate quell’aria candida!»
«Qui dormo benone e non ho voglia di rivestirmi. Mi cacciate perché Mahati vi attrae anche mezzo morto? Puntate all’intimità completa?»
Yozora sbuffò, ma l’attimo fugace in cui il futuro marito l’aveva ricambiata era stato molto gradevole. Non indugiò sulle sensazioni per timore che Rhenn le captasse.
«Fate come vi pare!»
Lui sogghignò, sistemando il cuscino e incrociando le braccia dietro la testa, rilassato come nel suo talamo. Aveva persino tolto il bracciale ed esibiva la mezzaluna senza problemi. Ma il suo sguardo rivelava tensione.
«Avete letto l’Ooeshki?» le domandò all’improvviso.
«Da poco in verità. Perché?»
«È tanto che non lo sfoglio, vorrei riascoltarlo. Raccontatemelo.»
«Non ditemi che il futuro re dei Khai necessita della fiaba della buonanotte!»
«Magari sognerò la volta in cui non discuterete le mie richieste!»
Yozora trattenne la soddisfazione per la frecciatina andata a segno. Gli occhi di lui ardevano d’irritazione, ma l’inquietudine non era scemata. Forse era un sistema per rilassarsi, scevro di aspetti squalificanti, o suppliva ad altre opportunità di sfogo.
Accontentarlo non mi costa nulla.
Iniziò a narrare con sincero entusiasmo: l’epopea le era piaciuta, i personaggi erano singolari e la trama avvincente. Rhenn socchiuse le palpebre, rallentò il respiro e distese le membra. Capì che era immerso in un sonno profondo quando si interruppe e non reclamò il seguito. Disteso supino con la mano accanto al viso, le sembrò indifeso. Sorrise all’idea astrusa. Poi abbracciò Mahati, che si girò sulla schiena senza lamentare dolore. Il movimento naturale la rincuorò.
La rassomiglianza tra i prìncipi, sdraiati uno accanto all’altro, spiccò netta: il pallore schiariva la carnagione ambrata del secondogenito, avvicinandola a quella avorio del maggiore. Gli occhi chiusi celavano il colore differente delle iridi, l’abbandono del sonno annullava la mimica che li identificava e la lieve differenza d’altezza. Entrambi avevano il naso dritto e regolare, i lobi bucati e il thyr. La difformità più evidente era nella forma della bocca: le labbra di Rhenn erano morbide e sensuali, quelle di Mahati piene e volitive.
Anche il loro bacio è diverso… dèi, devo smettere di pensarci!
Si addormentò in fretta, consumata dalla precedente notte in bianco.
 
La piramide di cristallo palpitava generata dall’eclissi trigemina, un’ombra coronata di sole. Il rosso circolava per le linee abbaglianti che la componevano, linfa vitale, odio e vendetta. L’energia attecchiva come un’erba infestante, insinuava le radici nell’esistente e lo rivoltava, lo soffocava spezzando i legami che lo componevano, dilatandosi a dismisura.
Rhenn avvertì lo strappo, un taglio doloroso nell’anima. Gridò e si contorse, percepì un’assenza, l’urlo di una mutilazione che coinvolgeva ogni cosa.
No! No! Non fatelo… non spezzate i sogni dei mortali!
Le implorazioni d’aiuto gli investirono i timpani, gli rimbombarono nel petto, gli risucchiarono le forze. Non poteva muoversi, era legato da invisibili lacci, cieco, fluttuava in una bolla vermiglia, le fiamme ruggivano e infliggevano un’atroce pena.
Il signore dei Khai… invocate il signore dei Khai!
 
Yozora lo sentì agitarsi tra le coltri, spezzare parole incomprensibili nell’affanno. Lo pensò in preda a un incubo e gli toccò un braccio per svegliarlo.
Lui si inarcò, liberandosi delle lenzuola come se scottassero, gridò di sofferenza.
«Il cielo… cadrà! Scenderà sui mortali! No… no!»
«Rhenn!»
Lo stupore divenne angoscia quando il principe spalancò le palpebre su uno sguardo vacuo, la fronte imperlata di sudore, le membra scosse da un tremito. Lo chiamò, scrollandolo forte. La mano contratta la afferrò, gli artigli le sfiorarono la pelle senza scalfirla.
«Dorme… il sangue di Kushan dorme… destate l’erede…»
«Rhenn! Svegliatevi! Rhenn!»
Lui la rovesciò sul letto con una mossa di arti marziali, come a difendersi da una minaccia letale. Al grido terrorizzato, l’ametista delle iridi riacquisì limpidezza, ma la presa non s’allentò. La guardò, dolcezza e ferocia mischiate nei tratti, il respiro veloce, la bocca schiusa.
«Il discendente… verrà… da questo lo riconosceremo… lui non ha timore…»
Yozora fissò atterrita le dita che scesero a sfiorarla.
«C-che fate!? Rhenn!»
«Colui che conserva il retaggio è sopito, non… vuole…»
Si abbassò, il corpo fremente di desiderio premette su di lei. Le baciò il collo, l’umidità della lingua a percorrerle l’epidermide, le mani s’intrecciarono alle sue. Tutto di lui si preparò ad averla.
«No! Rhenn!»
Yozora scoppiò in lacrime: se l’avesse costretta, ogni legame affettivo si sarebbe annientato nella violenza di cui non pareva conscio. Pregò che Mahati non si riavesse mentre il fratello la teneva sotto di sé in un’esplosione di sensi.
Come lo affronterò? Che dirò a Rasalaje?
«Rhenn» singhiozzò «Mi fate paura, non voglio guardarvi!»
Una contrazione attraversò il viso del primogenito. Allentò la stretta e le percorse la curva dei fianchi, liberandole le braccia.
Lei lo prese per i capelli in preda alla disperazione, attirandolo a sé per celarsi contro il suo petto. Non lo riconosceva, chiudere gli occhi non era una consolazione. Non poteva sfuggirgli, sentiva la sua eccitazione, l’ardore divampare travolgente in ogni sua fibra. L’avrebbe posseduta senza amore, senza saperlo.
Voglio qualcosa di bello, voglio ricordare almeno un istante di dolcezza.
Gli prese il volto tra le mani e lo baciò piano, come se ne condividesse la volontà. Lo sentì sussultare e irrigidirsi.
«Yozora…»
Rhenn sgranò gli occhi ed esitò, sfiorandosi le labbra.
Per l’Arco delle battaglie!
Rimase pietrificato nel sorprendersi a un passo dall’amplesso, nudo sopra la ragazza che tremava e piangeva. Scattò all’indietro.
«Cosa… cosa vi ho fatto?»
Lei scosse la testa, le lacrime silenziose bagnavano il cuscino. Cercava di soffocarle, non voleva che Mahati l’udisse.
«Non eravate in voi.»
Rhenn fu colpito dal riverbero dell’incubo e impallidì. Dopo la visione terrificante della piramide, tutto era diventato confuso, la mente annaspava. Stese la mano, ma lei si ritrasse spaventata. Si sentì male, come se la mancanza provata nel mondo onirico si fosse concretizzata. Disse la verità, certo che non sarebbe servita.
«Ho un vuoto. Non sto mentendo.»
«Io vi credo.»
L’Ojikumaar emise il fiato e si accasciò con la testa tra le mani. La rassicurazione gli procurò un senso di colpa insopportabile.
Non mi è mai successo. Giustificarmi per ciò che il mio inconscio brama.
«Non avete gridato, in tal caso le guardie sarebbero accorse qui. Perché?»
«Se lo avessi fatto, avrei distrutto l’onore di Mahati e il vostro.»
Lui tornò a guardarla tormentato, incredulo. Il cuore divampava feroce.
«Di voi non parlate!? Stavo per violarvi!»
Yozora si strinse nelle lenzuola.
«Quando siamo insieme, uno di noi si fa male, lo sappiamo entrambi.»
«E forte di questa sciocchezza mi avreste concesso il via libera?!»
Lei ricominciò a piangere. Rhenn si passò le dita tra le chiome scomposte ed espirò.
«Venite qui.»
Non c’era ingiunzione, solo una profonda tristezza. Le braccia aperte apparivano un tentativo di ammenda, ma erano una richiesta d’aiuto. Per assurdo era lui quello che aveva bisogno di conforto e, rivelandosi accogliente, sarebbe stato accolto. Non lo avrebbe fatto con nessun’altra. Yozora forzò l’insicurezza. La scia residua di panico era aguzza, ma se avesse respinto il confronto lo avrebbe allontanato per sempre. Perdere Rhenn era la vera brutalità.
Ha perso il dominio di sé, qualcosa l’ha prevaricato. Per un Khai è intollerabile. Voglio capire che gli succede, non farlo sentire un mostro.
L’abbraccio si chiuse con garbo tra le coperte poste a separarli. Lui le aveva avvolte ai fianchi in contrasto alle abitudini, dimostrando quanto fosse a disagio.
«Arrivo sempre in fondo con una donna. Come siete riuscita a scamparmi?»
Yozora si appoggiò alla sua spalla e non rispose. Rivelarlo avrebbe scoperchiato i pensieri profondi e non voleva che le leggesse nell’animo.
«Devo indovinare? Sono bravo con gli enigmi.»
«N-no. L’importante è che stiate bene.»
Rhenn si leccò le labbra e la reminiscenza obnubilata schiarì nel sapore di lei.
«Sto benissimo. Kan’sha
«Perché mi ringraziate?»
«Per il bacio.»
La sentì sussultare, l’essenza femminile che emanava era vergogna e sgomento.
«Vi siete ispirata alle fiabe? Non mi sorprende che Mahati si sia congedato in fretta da Reshkigal, se gli avete riservato un trattamento del genere.»
«I-io non…»
«Ssh. Lo so. Avete protetto mio fratello e la corona, nient’altro. Ogni membro del clan avrebbe agito in tale direzione e questo è lo stile che vi appartiene. Sacrificarvi. L’ho capito da quando vi siete sostituita a vostra sorella e avete salvato il collo a Mirai. Ora però non potete sostenere che non è l’amore per Manati ad avervi spinta.»
Lei spostò il discorso.
«Avete appena pronunciato ahakineti. Mi preoccupate.»
«Ho premesso il “non”. So quello che dico.»
L’altra volta la negazione non c’era!
Yozora si limitò a pensarlo per non complicare la situazione.
«Rifletterò sui miei sentimenti.»
Rhenn inarcò un sopracciglio, convinto che ci fosse poco su cui meditare.
O forse un amore tanto forte non basta? Può provarne di più? Non capisco, la visione mi disorienta, un Khai che ne è pieno è un assurdo.
Prese fiato ed espresse senza veli ciò che gli pesava sul cuore.
«Vorrei parlare di quanto ho visto in sogno e apprendere da voi il resto. Ma preferisco decantare, perciò mi accontenterò di una promessa.»
«Quale?»
«Non permettete che diventi come mio padre. Piuttosto uccidetemi, un colpo di pugnale qui.»
La mano sul cuore. Era serio, la ruga verticale sulla fronte denotava concentrazione, esigenza assoluta.
«Non correte il rischio, Rhenn. Giuro solo per togliervi dalle spine.»
Negli occhi penetranti dell’erede al trono fluttuò un’intensa commozione.
 
«Yozora, siete… reale?»
Mahati socchiuse gli occhi sul viso inquieto della promessa sposa. Provò a sollevare la mano, ma il corpo non rispose. Lei la prese fra le sue: la sentì calda sulla pelle, segno che la temperatura non si era stabilizzata.
«Sì, mio prezioso.»
Non l’aveva mai chiamato così. Non avrebbe dovuto essere a Minkar in mezzo a una guerra, non sotto una tenda dove i guerrieri andavano e venivano, non…
Nuda!?
Constatò per sé la medesima condizione e ricacciò la collera. L’accesso emotivo rinvigorì le percezioni, un’ombra di padronanza riverberò nelle membra raggelate. La spalla sinistra, dove il kori lo aveva penetrato, rimase insensibile.
«Chi ha permesso che vi angustiaste per me?»
«Ci ho pensato da sola.»
«Inaudito. Ho lasciato uno scritto in merito.»
«Alla persona sbagliata.»
Il principe produsse un debole sorriso e appoggiò la tempia al suo seno. Il battito lo cullò in una sensazione di pace e tepore.
Che shambala risieda nella preoccupazione sincera di una donna?
«Da quanto sono incosciente?»
«Una settimana.»
«Cosa?! Che ne è dei Khai? Quanti… quanti morti!?»
«Non agitatevi, vi prego! Non ci sono roghi, l’unico innalzato era per voi ma ora è sepolto dalla neve. Gli dei hanno ascoltato le mie preghiere, non vanificatele.»
Mahati esalò un sospiro.
«Dovrei ringraziarvi anziché pensare all’assedio, ma l’ufficio di Kharnot ha la priorità. Vestitevi, convocherò Sheratan per un rapporto e vi farò scortare a Mardan. Non è luogo adatto a voi.»
Yozora s’intenerì all’espressione caparbia fiorita sui suoi tratti sofferenti. Gli scostò una ciocca dalla fronte, interrompendo il computo degli arretrati bellici.
«Siete vivo per miracolo, non permetto che vi strapazziate.»
«Per oggi non volerò, se la cosa vi tranquillizza. Quanto alla guerra…»
«Vi sta supplendo Rhenn. Il vostro svago preferito non subirà rallentamenti.»
Il secondogenito non replicò, avvertendo in quelle parole un’immensa amarezza. Era stato indelicato. Inoltre pensare ai nemici tra le braccia della sua donna era da idioti.
Lei è mia? Sento questo?
«Di voi mi occuperò io» seguitò la principessa.
«Suppongo di non avere scelta.»
«Vi infastidisce che stia qui?»
«Mi infastidisce non essere in grado di provarvi il contrario.»
Lei avvampò allo sguardo esplicito ma non abbassò il suo. Le iridi nocciola di Mahati scintillarono tra la sorpresa e l’apprezzamento. Non avvertiva ritrosia in lei e durante lo stato d’ipotermia aveva percepito la sua presenza.
E altro. I miei sensi ne conservano traccia.
«Avete dimenticato il pudore per salvarmi la vita» mormorò.
«Siete mio, la vostra vita non ha prezzo.»
Il Šarkumaar fissò la volta della tenda. Le lunghe ciglia ombreggiavano gli zigomi, l’incarnato aveva riguadagnato un tocco d’ambra. I guaritori stavano studiando un antidoto a effetto immediato, ma il preparato empirico aveva sortito esito positivo.
«Non sono ancora vostro, ma ciò che percepisco mi onora. Raccontatemi quanto non ricordo. Ditemi perché non sono morto.»
Yozora lo ragguagliò sull’intuizione che lo aveva preservato, donandogli del tempo.
«Dovrò inchinarmi al divino Kalemi e alla fortuna. Ero già stato colpito, ipotizzo durante la fase sperimentale del kori. Ho resistito più di Kerulen poiché il mio corpo sapeva come reagire, il resto è merito vostro.»
«Come? Non me l’avete detto!»
«Mi hanno ferito centinaia di volte, non ci ho fatto caso.»
«Non cercate scusanti. Quando il vostro reikan è morto, avete di sicuro collegato i fatti ma non vi siete confidato. Parlate con me, Mahati. Sono accanto a voi per appoggiarvi e ascoltarvi, non solo per… gli obblighi matrimoniali.»
«Per quanto concerne la prima parte, sono abituato a sbrigarmela da solo.»
«Non siete solo.»
Il principe abbandonò la contemplazione del soffitto.
«Ne terrò conto, se smetterete di definirli obblighi. Non vi ho costretta, la definizione stride con la piacevolezza del vostro corpo contro il mio.»
«Avete ragione.»
«Il calore interno agisce da contravveleno. Interessante. Come ci siete arrivata?»
«Rhenn mi ha spiegato...»
Il nome del fratello lo disturbò. Il suo odore era ovunque, sapeva che era stato lì, ma credere che fosse intervenuto per assisterlo e non per motivi personali era un errore. E infiammargli il sangue favorendo un accesso d’ira non era certo parte della terapia.
La mano Yozora gli si posò sul petto, placandolo.
«È rimasto con voi finché non vi ha considerato fuori pericolo. Da sola non ce l’avrei fatta, il suo apporto e i suoi consigli vi hanno salvato.»
«Non stento a immaginarlo! Ho avuto momenti di lucidità, proverò ad apprezzare la sua compagnia, ma il resto che mi manda fuori dai gangheri!»
«Se non avesse sopperito alla mia inesperienza, sareste morto.»
«Ho una vaga idea del sistema! Non gli è bastato spartire il letto in queste condizioni private! Vi ha sottoposta a un esercizio con la scusa della terza asheat? È così!? Non vi ha informata che l’ho proibito!?»
Lei stupì nell’apprenderlo, ma mise da parte il turbamento a posteriori.
«Rhenn mi ha indicato il cosa. Non il come.»
Mahati smise di inveire.
«Dovrei essergli grato?»
«Sì. Siete qui e l’ultimo granello della mia infantile riluttanza è caduto. La prospettiva di restare priva di voi mi ha spronata, sono sicura di me e della nostra unione. Se vi rendo eftikye, è merito di vostro fratello. Condonategli quanto vi risulta offensivo, l’intenzione non era quella.»
«Nutro seri dubbi in merito. Ma per quanto mi dite, sono felice. Eftikhara
Sollevò la destra e le accarezzò la guancia.
«Oh, vi muovete meglio, grazie agli Immortali!»
«No, grazie all’irritazione che Rhenn mi cagiona. Aumenta la temperatura.»
Yozora si perse nella dolcezza del suo sguardo. Non l’aveva mai scorta così potente e ne rimase abbacinata.
«Non quanto dovrebbe. Avete i brividi.»
 
Riforniti i bracieri e sostituite le pietre, Mahati ordinò che la vasca fosse riempita: nessuno osò obiettare tranne Yozora, timorosa che si riaggravasse durante lo spostamento. Ma per un Khai lavarsi era liberarsi dalla stanchezza e dagli odori sgraditi, un modo per guarire. I guaritori lo immersero quasi di peso, ma non consentì loro di restare. Pretese lei, lei sola, a guardare la sua fierezza guerriera sfibrata dall’aculeo nemico.
Dopo il bagno la ragazza si assopì tra le sue braccia, sfinita dalle notti di veglia. La ridestò giocando licenzioso con le sue labbra.
«Mahati… come vi sentite?»
«Ho freddo.»
«Richiedo subito l’akacha
«No. Preferisco il vostro farmaco, avrà doppia valenza.»
Yozora inibì al pensiero che da sveglio avrebbe colto ogni carezza. Ma desiderava restituirgli vigore, inoltre l’asheat in sospeso richiedeva un’interazione di quel genere.
«Doppia perché varrà come terza prova?»
«Perché l’idea che mi curiate dandomi piacere è allettante. Ma accetto l’istanza, farò del mio meglio.»
«Oh no! Rinviamo l’ufficialità a quando sarete in forma.»
Il suo bacio passionale la zittì. Lo restituì con pari intensità, allungando le braccia a catturarlo. Lui spostò le mani sui suoi fianchi e la trasse a sé. La lingua indugiò sul suo collo, le zanne solleticarono lascive la pelle delicata, cercando le zone sensibili. Tornò a baciarla finché non rimase senza fiato.
«Siete voi l’indigente!» esclamò lei frastornata.
Mahati rise e sollevò gli artigli recisi.
«Chi devo ringraziare per questo?»
«Vi siete graffiato, non è stato per sfregio. Mi dispiace, so che è disonorevole.»
«Non scusatevi. Ricrescono in una decina di giorni, il mio non era sarcasmo.»
«Oh, allora perché…»
Non le lasciò tempo di comprendere. I pollici scesero sul suo ventre, fermandosi all’ombelico e descrivendo due cerchi lievi per poi imprimersi a fondo. Fu attraversata da un brivido incandescente e, quando le passò la bocca sul seno, non riuscì a trattenere un gemito.
«Perché non potrei toccarvi così. Non potrei sentirvi con altrettanta intensità. Non potrei farvi questo.»
Le dita maschili la percorsero con sensualità e scesero al il punto più intimo.
Yozora avvampò, l’onda rovente si ampliò in ogni recesso e le sconvolse i pensieri, il cuore delirò. Era caldo, il suo respiro le accarezzava l’epidermide, i movimenti erano sciolti mentre la esplorava, attento alle vibrazioni per scoprire come infierire.
«Ditemi dove» le ansimò all’orecchio.
«L-lo sapete meglio voi.»
«Non voglio apparire scontato.»
La ragazza rispose al piacere in crescendo. Seguì la linea falcata della sua schiena, raggiunse la cicatrice dell’enšak e indugiò sul segno a coda di rondine, i polpastrelli della destra scorrevano lungo la muscolatura, la sinistra tra i suoi capelli.
Ah, per l’Arco…!
Mahati gridò d’estasi alla scossa imprevista, puntellandosi sul materasso. Il taglio verticale delle pupille si dilatò, il thyr divampò sul torace alle inspirazioni ravvicinate, un rivolo di sudore scese tra i pettorali e si perse tra le coltri.
«V-vi ho fatto male?» balbettò la principessa.
«Dèi, no! Non smettete! È solo che non pensavo che lì fosse…»
Si accasciò nel suo abbraccio, assaporando la risposta afrodisiaca quando lei esaudì la richiesta. Lasciò che gli infiammasse il sangue, la stimolò affinché non si frenasse finché le energie lo sostennero.
«Perdonate. È una prova sottotono, non contesterò se la dichiarerete fallita.»
Accalorata e pervasa da un benessere senza precedenti, Yozora restò senza parole.
Spingermi ad anelarlo tanto è per lui una prestazione poco brillante?
«Non burlatevi di me. Mi gira ancora la testa, ho perso la nozione del presente.»
«Non siete abituata alle attenzioni di un uomo. Avervi sottratto il raziocinio per così poco conferma il mio fiasco.»
«Volete cagionarmi un infarto?»
«Non morirete per abbondanza di sesso consenziente. Sono un Khai, intendo soddisfarvi a lungo e non una volta per notte. Finché non mi implorerete di penetrarvi e rendervi mia in tutto.»
«Plachereste ciò che sento? Desidero che lo facciate, voglio appartenervi. Ma forse non sono all’altezza e vi ho affaticato anziché invogliarvi.»
Il principe si sollevò su un gomito. Che lei gli parlasse delle proprie sensazioni fisiche senza reputarla un’indecenza o una prevaricazione mentale era un traguardo degno di nota. Che gli confessasse di bramare l’amplesso quanto lui era un’aspirazione realizzata. Le pulsazioni incrementarono.
Ho scelto il momento sbagliato per ridurmi ai minimi termini.
«Vi sottovalutate. Non c’è stata unione carnale, ma in duecento anni non ho mai provato questo piacere.»
«Lo dite per galateo.»
Mahati le prese la mano e l’appoggiò sul cuore: il battito era irruente, energico.
«Per galateo avrei scelto di ostentare un’altra parte di me.»
Lei distolse lo sguardo e gli appoggiò la guancia sul petto. Lui le accarezzò i capelli, inalando il suo profumo, lieto che non avesse invalidato la prova. Mancava l’ultima, che non era gradevole come le precedenti.
Non sceglieremo quando avverrà e non saremo insieme. Ma se qualcuno provasse a farle del male, la morte gli apparirebbe un’inestimabile ricompensa!
«Comunicherò a Rhenn che la terza asheat è superata.»
«Brinderà alle proprie abilità didascaliche.»
«Ehn» sospirò divertito il secondogenito «Invidio la vostra capacità di interpretare in positivo il suo lato peggiore. Spero lo facciate anche con me.»
«Adesso siete voi a sottovalutarvi. Il mio giudizio sarebbe fuori luogo, perciò vi dirò che ogni uomo in questo accampamento, alla reggia e nell’intera capitale era in pena per la vostra sorte e ha pregato, impiegato ogni risorsa per la vostra vita. Per i tutti Khai siete prezioso, nessuno escluso.»
Mahati comprese i sottintesi relativi agli schiavi e ai ribelli, ma non ricusò.
«E per voi, Yozora?»
«Io… vi voglio bene.»
Lui avvampò. Sentirselo dire non era come immaginarlo: la parola ahat, prezioso per la sua gente, non faceva lo stesso effetto, era asettica. Non lo emozionava come la dichiarazione affettiva della donna che gli era stata imposta.
«Basta onorifico» bisbigliò sulle sue labbra.
Eskandar
   
 
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