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Autore: Panterah    12/09/2022    0 recensioni
Ho incontrato per la prima volta Shon ad una festa in piscina, durante un sogno, e... ho semplicemente deciso di conoscerlo meglio
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano passate due settimane dalla festa in piscina, e non avevo avuto troppo tempo per ripensarci: l’esame che io ed Alessia avevamo in sospeso per la sessione estiva ci aveva fatto dannare più del previsto. Frequentavamo entrambe il secondo anno di Lettere Moderne, e nessuna delle due ci teneva ad iniziare il terzo senza aver dato Latino. Così, dopo aver trovato tutte le scuse possibili per rimandare, ci eravamo chiuse in casa con una scorta di bibite energetiche e noodles precotti per il ripasso finale.
Avevo vagamente ricordato Shon solo quando, festeggiando con la mia coinquilina la sera dopo l’interrogazione, avevo stappato una birra con l’anello, con un involontario sorrisetto che sperai lei scambiasse per soddisfazione. Dopotutto, l’Accademia non si trovava dove studiavamo noi, ma in un’altra cittadina universitaria a quasi un’ora di treno di distanza, e non avevo intenzione di imbucarmi a molti altri party in quel momento. Persino Alessia non aveva più nominato quel “tipo”, né aveva chiesto a Thomas altre informazioni su di lui, prova che eravamo lontani abbastanza.
I primi giorni di settembre si trascinavano lenti, tra persone che ancora postavano foto del mare e studenti fuori sede che iniziavano a cercare affitti decenti in attesa dell’inizio dell’anno accademico. Quella sera, avevo deciso di andarmi a bere qualcosa nel mio pub preferito, da sola. La mia amica diceva che quella era la pista migliore per diventare alcolizzata... dal mio punto di vista, invece, a volte mi piaceva semplicemente uscire senza compagnia, per potermi concentrare sui miei pensieri al di fuori del nostro piccolo appartamento. Per le strade iniziava a tirare un po’ di aria fresca dopo il forno infernale che era stata l’estate, e io non vedevo l’ora che arrivasse l’inverno... per quanto sia un’opinione poco popolare, il freddo mi rendeva felice e decisamente più attiva. In borsa avevo portato un libro da leggere al lume delle luci calde del pub; ormai il personale mi conosceva bene lì, nessuno pensava fossi strana quando restavo nel mio angolino tutta la serata, immersa tra le pagine, ero arrivata persino a studiare lì ogni tanto, quando avevo davvero bisogno di cambiare aria.
Mentre attraversavo la strada di fronte al pub, con la mia canzone preferita che, ovviamente, iniziava nelle cuffiette proprio all’ultimo, notai però qualcosa di insolito. Quella non era una zona particolarmente frequentata, i locali preferiti dagli studenti erano in centro e vicino alle varie facoltà, quindi vedere tutti i tavolini all’esterno pieni di persone fu una sorpresa per me. Era ancora presto per le lauree, quindi intuii si trattasse di un compleanno, di un addio al nubilato, o qualcosa del genere. Ne ebbi la conferma quando, senza che quasi me ne rendessi conto, due ragazze mi vennero incontro non appena misi piede sul marciapiede opposto. Una di loro indossava sopra il proprio vestito un corsetto, una gonna con vari strati di tulle e, in testa, un paio di orecchie bianche da coniglio; l’altra, invece, aveva un abbigliamento simile, cambiava solo il cerchiello da gatto. Nel profondo della mia mente, per un attimo mi sentii Alice, approcciata dal Bianconiglio e dallo Stregatto dopo essere arrivata nel Paese delle Meraviglie.
“Ehi, ciao, scusa hai un secondo?” mi chiesero, mentre io lentamente mettevo a fuoco quello che effettivamente era un gruppo di amici seduto in cerchio attorno ai tavoli, ridendo e con tutta l’attenzione posta sulle due. Vivendo in una città universitaria, non era niente di nuovo per me: già altre volte ero stata fermata da laureandi in costumi strani che mi chiedevano qualcosa per scommessa.
Annuii “Va bene!”
Il Bianconiglio, come già l’avevo ribattezzata, trattenne a stento un moto di gioia, facendomi domandare quanta gente avesse rifiutato la sua richiesta prima di me. Indicò lo Stregatto con fare solenne
“Lei è Sara, oggi ha finalmente ventitrè anni!”
La ragazza in questione sorrise a metà tra il divertito e l’imbarazzato, abbassando leggermente gli occhi verso il pavimento, in modo che qualche ciocca bionda dei suoi lunghi capelli le coprisse il volto. L’atteggiamento mi parve familiare, ma non riuscii ad identificarlo. Notai distrattamente che era piuttosto carina, con il viso dolce a forma di cuore e gli occhi grandi che sorridevano insieme alle labbra carnose. L’unico dettaglio che cozzava con l’insieme era il deciso rossetto nero che indossava, il quale sembrava applicato da poco e, per lo meno, si abbinava con l’estetica da Stregatto. Salutai, e il Bianconiglio continuò, facendomi capire il perché di quel trucco particolare
“Per guadagnarsi il suo regalo, deve superare alcune sfide e guadagnare dei punti. Questa qui vale dieci.” Sara aveva alzato lo sguardo e mi guardava incuriosita con i suoi occhi color miele, per cercare di captare una reazione da parte mia “Vedi il rossetto che indossa?” annuii “Ha bisogno di qualcuno che le dia un bacio per poterselo togliere, ma finora hanno rifiutato tutti quelli a cui abbiamo chiesto.”
In un angolo della mia memoria, riemerse il ricordo di una volta in cui ad Alessia era stata chiesta la stessa cosa, ma il festeggiato era un ragazzo e, sulla bocca, aveva un bello striscio di maionese... lei aveva accettato solo perché era leggermente alticcia. Dopotutto, non mi stava andando male. Inoltre, avevo da poco realizzato ed accettato di essere attratta anche dalle ragazze... era qualcosa che, sotto sotto, sapevo da un bel po’, ma l’essere stata insieme a ragazzi per tutta l’adolescenza non mi aveva molto aiutata a rendermi conto di questo aspetto del mio orientamento sessuale.
Il commento mi sfuggì mentre ero totalmente sovrappensiero, prima che potessi fare qualsiasi cosa per fermarmi
“Mi sembra strano sinceramente!”
Lo Stregatto arrossì, con un leggero sorriso messo in ombra dai capelli, e io aggiunsi quel complimento random alla mia personale collezione di figuracce. Il Bianconiglio scoppiò a ridere e chiese rapida
“È un sì?”
Cercai di dissimulare ciò che avevo appena detto con un’alzata di spalle “Perché no?”
Poi, però, mi rivolsi direttamente a Sara, guardandola negli occhi “A te va bene?”
Era una domanda semplice, ma avevo visto troppe persone, palesemente a disagio durante i loro scherzi, trattenersi per paura di offendere i propri amici. Volevo evitarlo. La notai subito rilassarsi, le spalle che si scioglievano e il mento che si alzava un po’, il sorriso che diventava più deciso.
“Certo! Tra amici siamo d’accordo sui nostri limiti e mi fido che non li supereranno.”
E fu così che feci guadagnare dieci punti alla festeggiata.
Mi ero quasi dimenticata degli amici della festeggiata seduti dietro di lei. Ne ripresi coscienza solamente quando un applauso d’approvazione mi fece capire che avevano apprezzato lo spettacolo. Sara mi ringraziò felice, mentre il Bianconiglio esclamava compiaciuta
“Dieci punti! Dieci punti!” battendo le mani. Mi allungò pure una salvietta del pub, di quelle inutili fatte di carta, ricordandomi del rossetto nero dell’altra ragazza, ora visibilmente sbavato.
Salutai e, ripulendomi, mi avviai verso l’entrata del locale, cercando di sorridere agli invitati al compleanno che avevano ancora l’attenzione rivolta verso di me. Uno sguardo, però, si distinse tra gli altri... in qualche modo percepii la sua decisione e i miei occhi finirono dritti a fissare quelli di un volto ancora familiare nella mia memoria.
Era seduto un po’ in fondo, vicino alla porta, esattamente dove mi stavo dirigendo io. Dalla sua espressione capii che mi aveva riconosciuta ed interpretai il suo sorrisetto come un invito per lo meno a salutarlo; ne ebbi la conferma quando, camminandogli incontro, si alzò dalla sedia e sollevò una mano in segno di saluto. Feci distrattamente caso al fatto che era seduto da solo al tavolino, sebbene si trovasse circondato dagli altri festaioli... mi sembrò strano, ripensando a come era stato l’anima del party in piscina.
Ero contenta di rivederlo ancora.
“Ma guarda chi c’è! Ciao Cris!” mi disse non appena arrivai di fronte a lui.
Per la seconda volta, mi sorprese... anche perché con Martina poteva aver parlato quella sera stessa; noi, invece, non ci vedevamo da settimane. Era anche vero che pure io mi ricordavo come si chiamava, ma comunque...
“Ciao...” finsi di pensarci su “... Josh – no, aspetta... Shon! Allora sei davvero bravo con i nomi!”
“Così sembra” concordò lui, scompigliandosi i capelli sulla nuca; poi, mi guardò negli occhi “Anche tu qui?”
Annuii “Sì, è il mio pub preferito, vengo qui spesso.”
Si guardò intorno per un secondo prima di chiedere “Da sola?”, inarcò le sopracciglia per enfatizzare il tono interrogativo.
Mi strinsi nelle spalle, per poi rispondergli con leggerezza “Sì.”
Sorrise, aggiungendo, in un perfetto tono causale “Ti va un po’ di compagnia stasera?”
Avevo notato dall’inizio la sua incapacità di stare fermo, e ora ne ebbi ulteriore conferma: si era messo le mani nelle tasche dei pantaloni, dopo aver capito che era meglio lasciare in pace i suoi capelli.
“Non sei al compleanno?” indicai alle mie spalle, dove probabilmente la corsa ai punti stava continuando.
“Sì ma” cambiò il peso da una gamba all’altra e, per qualche motivo, gli scappò una risatina che cercò di nascondere abbassando la testa “Sara è mia sorella, sono qui perché me l’ha chiesto e ci tengo a lei, ma lascio lo spazio ai suoi amici che hanno organizzato tutto, e alcuni non li vede da tanto.”
Aveva dato un’intera spiegazione, ma il mio cervello si era fissato in loop su una frase sola, come la puntina di un giradischi rotto che ripassa sempre sullo stesso solco del vinile, finendo per produrre un suono sgradevole. Sara era sua sorella.
Volevo sprofondare. Sapevo che non c’era ragione di preoccuparmi razionalmente... era stato uno scherzo come altri, ma non sapevo perché l’idea di aver baciato sua sorella mi suonava strana.
“Sara è... tua sorella?” il modo in cui pronunciai quelle parole diede chiaramente a intendere che stavo ancora processando l’informazione.
Fu allora che scoppiò a ridere di gusto “Sì” – e dovresti vedere la tua faccia ora – era sottinteso. Scossi la testa, arrendendomi. “In realtà dovrei ringraziarti, erano dieci minuti buoni che stavano cercando qualcuno. In più, a mia sorella fanno bene dei complimenti sinceri a volte, o va a finire che smette di crederci.”
Ok, questo è rigirare il coltello nella piaga – pensai; che si ricordasse ancora di quello che mi era sfuggito per sbaglio allo stesso modo su di lui?
“Complimenti sinceri eh?” ecco di ritorno il sarcasmo. Così, decisi di prendere in mano la situazione “Beh, tecnicamente ti devo una birra, entriamo?”
   
 
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