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Autore: Sognatrice_2000    13/09/2022    0 recensioni
[C\\\'era una volta Hollywood]
[C\'era una volta a Hollywood]
La notte del 9 agosto 1969 ha cambiato per sempre la vita di Rick Dalton e Cliff Booth.
Un segreto inaspettato viene alla luce e il legame che li unisce diventa ancora più profondo.
“Questa è la storia che nessuno si prende mai la briga di raccontare, perché l’amicizia non è affascinante o spettacolare come le grandi storie d’amore.
Questa è una bella storia, una bella storia finita male.
Forse, semplicemente, per noi non c’era speranza."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Non-con
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9 Agosto 1969

mattina

 

 

 

   

La luce dorata del mattino filtrava attraverso le tapparelle socchiuse, proiettando una serie di fasci luminosi all’interno della camera.

Uno di questi si infranse sul viso di un uomo seduto su una sedia vicino al letto, la faccia affondata nel materasso su cui era crollato la notte precedente.

Rick si portò una mano alle palpebre, schermandosi gli occhi per ripararsi dal sole, stropicciandosi gli occhi con un mugolio infastidito.

Per un attimo la sua mente annebbiata dal sonno rimase immersa in un dolce oblio. 

Aveva rimosso gli eventi delle ultime ventiquattr’ore, tanto che credeva ancora di essere sull’aereo diretto a Los Angeles.

Era mattina inoltrata, probabilmente Cliff era già sveglio, a differenza sua era un tipo mattiniero e non gli pesava svegliarsi presto… Cliff

I ricordi tornarono tutti insieme all’improvviso, e furono dolorosi come una pugnalata allo stomaco.

Gli hippy armati piombati in casa sua la notte prima, il panico, le urla, il sangue, le luci lampeggianti delle auto della polizia, la sirena acuta dell’ambulanza…l’ambulanza che si era portata via Cliff. 

Cliff che lo aveva rassicurato con un sorriso “sto bene, passa la notte con tua moglie, vieni a trovarmi domattina”. 

Cliff che non stava affatto bene, Cliff che più tardi aveva avuto complicazioni, Cliff che adesso giaceva in un letto d’ospedale cieco e paralizzato, la mente frantumata e il corpo inutile. 

Cliff che adesso era ridotto così per colpa sua.

Non avrebbe nemmeno dovuto essere in quella casa.

Se non avessero bevuto così tanto non avrebbero avuto bisogno di chiamare un taxi e Cliff non si sarebbe fermato nella villa di Rick per smaltire la sbornia.

Perché aveva dovuto chiedergli di cenare insieme quella sera? Perché non si erano salutati con una semplice stretta di mano prima di andare ognuno per la propria strada?

Dentro di sé, Rick conosceva la risposta. 

Egoisticamente, voleva prolungare il tempo trascorso con Cliff più che poteva.

Non avrebbe sopportato di svegliarsi l’indomani senza trovare Cliff in giro, senza prima avergli dato un vero addio.

Era stato difficile metabolizzare che avrebbe dovuto dire addio a quello che erano stati nel corso di quegli ultimi dieci anni, a quel noi due contro il mondo che aveva sempre caratterizzato il loro rapporto.

Ma quella mattina Rick si rese conto che anche senza quella dannata invasione hippy non sarebbe mai riuscito a lasciare andare davvero Cliff.  

Lo sguardo di Rick si posò sul suo amico, che dormiva tranquillo, il volto rilassato come quello di un bambino.

Ancora una volta Rick si ritrovò a pensare che uomo straordinario fosse Cliff. Così coraggioso, così generoso.

Talmente generoso da addossarsi giorno dopo giorno tutti i suoi problemi e le sue fragilità, da sopportarlo quando era troppo debole per stare in piedi da solo.

Talmente generoso da sacrificare tutto per proteggerlo da quei fottuti pazzi.

Cosa aveva fatto per meritare un simile angelo?

“Rick!” Una voce squillante lo strappò bruscamente dai suoi pensieri.

Sharon aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza insieme a Jay. 

Indossava un ampio vestito a righe colorate che metteva ancora più in risalto il suo enorme pancione e aveva in mano un enorme mazzo di fiori.

Era una vista così luminosa che Rick non potè fare a meno di rivolgerle un sorriso.

Le fece segno con la mano di tenere la voce bassa, indicando con un cenno del capo Cliff, ancora addormentato, e lei si portò una mano alla bocca, mortificata. “Oh, scusami tanto, non volevo svegliarlo!”

“Non fa niente, signora Tate, sta ancora dormendo.”

“Rick, te l’ho già detto ieri sera, chiamami Sharon, sennò mi fai sentire una vecchietta.”

“Va bene, Sharon. Grazie per essere passati, è un pensiero davvero gentile.”

“Oh, non dirlo nemmeno. Come sta il tuo amico?”

“Cliff è… lui è…” Dio, quant’era patetico. Non riuscì nemmeno a formulare una frase coerente prima di scoppiare in lacrime. Sharon mise i fiori in mano a Jay e abbracciò Rick, che ricambiò con slancio, disperatamente bisognoso di conforto.

Ehi, partner.” La voce di Cliff risuonò improvvisamente nella sua testa. “Non piangere, sii forte. Andrà tutto bene.” 

Ci mise un po’ a rendersi conto che la voce che lo stava consolando in realtà era quella di Sharon, e quando se ne accorse si scostò subito, terribilmente imbarazzato.

“Sono così mortificato, Sharon… non volevo che mi vedessi così…”

“Non essere sciocco, Rick.” Detto da chiunque altro sarebbe sembrato un brusco rimprovero, ma non c’era cattiveria nelle parole di Sharon, solo dolcezza e calore.

“Non c’è nulla di male nell’esprimere i propri sentimenti.”

Il suo sguardo si spostò su Cliff e sul volto si formò uno strano sorriso, come se avesse appena scoperto un prezioso segreto finora celato agli occhi del mondo.

Era un sorriso gentile, che diceva capisco cosa provi.

“Sei molto legato a lui, non è vero?”

“Ci conosciamo da dieci anni. Cliff è…” E’ il motivo per il quale affronto le giornate. È la persona più importante della mia vita, forse anche più di mia moglie. 

“E’ la mia controfigura, ma è anche un mio amico. Un amico eccezionale. Mi ha salvato la vita questa notte, e ha salvato anche quella di mia moglie. Ma lui… lui adesso non può più camminare, né vedere, né parlare. Io sto bene e lui… a malapena si rende conto di chi è e dove si trova…” Rick strinse i pugni tanto da far sbiancare le nocche per non crollare di nuovo, ma la sua voce tremava in modo evidente: “Non doveva andare così, cazzo… dovevo esserci io al suo posto…” 

“Rick Dalton, non dire mai più una cosa del genere.” La voce dolce ma perentoria di Sharon non ammetteva repliche. “Cliff ha fatto le sue scelte, mettendo la tua vita al primo posto. E l’ha fatto perché tiene profondamente a te.” Sharon sorrise, posando la mano sulla guancia di Rick in una carezza gentile. “E’ una cosa bella, sai? Essere amati in questo modo.” Lo sguardo di Sharon si adombrò per un momento. “La maggior parte delle persone cerca per tutta la vita un amore così, ma solo pochi riescono a trovarlo.” Sharon fu improvvisamente colta da una fitta di malinconia. Suo marito Roman non l’aveva mai fatta sentire così amata, anzi, a volte Sharon dubitava persino che l’amasse. 

Non era un segreto che avesse altre donne e che amasse assecondare le proprie pulsioni. 

Non si pentiva di averlo sposato, non dopo che lui le aveva regalato questo bambino che stava per dare alla luce.

Voleva diventare mamma, lo desiderava più di ogni cosa al mondo, ma lei e Roman volevano cose diverse. 

Lei voleva una famiglia, lui una moglie che non lo imprigionasse negli schemi consueti della società.

Roman voleva un rapporto non convenzionale, ma era amore anche quello, giusto? Sharon non lo sapeva.

Era giovane e ingenua, e non aveva ancora imparato a capire bene gli uomini. 

Ma ciò che sapeva era che quello che legava Cliff e Rick era certamente, inequivocabilmente amore.  

Esistono così tanti tipi d’amore al mondo e Sharon non poteva dare una precisa definizione del sentimento che provavano l’uno per l’altro, ma non c’era dubbio che si amassero.

E se non se ne fosse resa conto prima, il modo in cui Rick si era precipitato a vedere come stava Cliff non appena aveva aperto gli occhi non lasciava spazio ad alcun dubbio.

I monitor iniziarono a lampeggiare indicando l’aumento della frequenza cardiaca quando Cliff si svegliò.

I suoi occhi saettarono in tutte le direzioni ma senza riuscire a vedere nulla. Provò a muovere un braccio, una gamba, ma il suo corpo pareva ancorato al letto.

Il respiro di Cliff accelerò in preda ad un attacco di panico quando si rese conto che era circondato dal buio e non poteva muoversi.

“Ehi ehi ehi. Sono qui, Cliff.” Lo rassicurò immediatamente Rick, stringendogli la mano d’istinto. Cliff smise di ansimare quasi subito, tranquillizzato dal suono familiare della voce del suo amico. Rick parlava a bassa voce per non spaventarlo, accarezzandogli teneramente il dorso della mano con il pollice. “Sono qui con te. Lo so che hai paura, ma non ne hai motivo. Ci sono io adesso, mi prenderò cura di te. Andrà tutto bene.” Rick cercò di ricacciare indietro le lacrime, ma alcune sfuggirono ugualmente al suo controllo, rigandogli le guance. Per la prima volta era grato che Cliff non potesse vedere l’uomo debole e patetico che era. “Verrai a vivere con me.” Non era stata una decisione pianificata, ma non aveva bisogno di rifletterci sopra. 

Non avrebbe lasciato Cliff in qualche asettica clinica per il resto della sua vita.  

Rick non voleva tornare ad abitare in quella casa, non dopo quello che era successo, ma non aveva abbastanza soldi per permettersi di alloggiare in albergo, senza contare che 

Cliff aveva bisogno di essere circondato da un ambiente  familiare.

Forse Francesca non sarebbe stata d’accordo, ma a Rick non importava. 

Sua moglie non avrebbe mai potuto capire fino in fondo il legame che lo univa a Cliff e quanto fosse importante per entrambi avere vicino l’altro. 

La sua vita sarebbe cambiata in moltissimi modi a causa di questa decisione, ma Rick non aveva paura. 

Lui e Cliff sarebbero stati insieme, e questo era tutto ciò che contava.

“Avrai la tua stanza e ci sarà un sacco di spazio dove far scorrazzare Brandy.  Temo che dovrai abituarti alla mia pessima cucina però. Oppure andiamo a cena fuori, che ne dici? Ti porto in quel ristorante italiano che volevi provare…”

“Andiamo, Sharon, è meglio se li lasciamo soli.” Disse Jay quando vide che Rick aveva chiaramente occhi solo per Cliff e sembrava che si fosse dimenticato la loro presenza nella stanza.

Sharon annuì e posò il mazzo di fiori sul comodino. “Noi andiamo, Rick, ci vediamo presto. Facci sapere se hai bisogno di qualsiasi cosa.”

“In effetti c’è qualcosa che potreste fare, se non è troppo disturbo. Dovrei andare a prendere alcuni vestiti di ricambio per Cliff dalla sua roulotte. Potreste restare qui con lui finché non torno? Non mi piace che resti solo.”

“Ma certo Rick, non è affatto un disturbo. Saremmo felici di restare con lui tutto il tempo che vuoi.” Rispose Sharon nel suo solito tono gentile. 

Quella donna era così dolce che non sembrava reale.  

La sua gentilezza e l’amore per il prossimo erano qualcosa che Sharon aveva in comune con Cliff. 

In un’altra vita, Sharon e Cliff sarebbero stati una coppia perfetta. Il suo amico meritava di avere vicino una donna bellissima e buona come lei, non un alcolizzato depresso ed egoista.

Sì, Rick era un egoista, se n’era reso conto solo adesso.

Cliff gli aveva dato tutto se stesso, aveva fatto letteralmente qualsiasi cosa per lui, senza mai chiedere niente in cambio.

E Rick cosa aveva fatto per lui? Niente. 

Neanche un atto di gentilezza disinteressata, neppure una parola di ringraziamento.    

Come vorrebbe poter tornare indietro nel tempo e dimostrare a Cliff quanto fosse importante per lui.

Vorrebbe abbracciarlo, vorrebbe ringraziarlo, vorrebbe dirgli che non vuole che vada via, che vuole averlo vicino sempre, ogni giorno, ogni istante. 

Ma tutto ciò che Rick poteva fare adesso era stargli accanto e farlo sentire amato come Cliff aveva fatto sentire amato lui.

Sapeva di non essere degno di Cliff, ma voleva provare ad essere una persona migliore per lui. 

Non appena Rick si alzò dalla sedia e lasciò andare la sua mano Cliff fu preso di nuovo dal panico e ricominciò ad ansimare terrorizzato, così l’attore fu costretto a tornare indietro per rassicurarlo. “Vado solo a prenderti dei vestiti di ricambio e poi torno qui. Non ci metterò molto, starò via un’ora al massimo. Sharon e Jay, i nostri vicini, saranno qui a tenerti compagnia mentre io prendo la tua roba. Ti porto anche i bagle che ti piacciono tanto… ” Rick non sapeva più cos’altro dire per calmarlo. Due grosse lacrime solcarono le guance di Cliff e Rick si sentì impreparato per questa reazione. Dei due, era Cliff quello stoico, che sopportava coraggiosamente il dolore in ogni sua forma, sia fisico che mentale. Rick non l’aveva mai visto piangere, ma adesso era cambiato tutto e il suo migliore amico si era trasformato in un bambino terrorizzato che non voleva essere lasciato solo con degli sconosciuti.

“Shh, shh, buono, Cliff, non piangere. Ecco, così. Sì, bravissimo, sono orgoglioso di te…”    

“Amico, non c’è bisogno di parlargli in quel modo, non ha mica cinque anni.” Jay si rese conto di aver detto la cosa sbagliata quando Rick lo fulminò con occhi minacciosi,  come se volesse ucciderlo con il solo sguardo.

“Ha un danno al cervello, brutto stronzo.” Sibilò Rick infuriato, con l’aria di volerlo prendere a pugni da un momento all’altro.

Jay sgranò gli occhi, sinceramente dispiaciuto. “Scusa, io non sapevo…”

“Ci dispiace moltissimo, Rick, non l’avevamo capito.” Intervenne Sharon, e al suono della sua voce dolce e pacata Rick sembrò calmarsi un po’.

La rabbia svanì, lasciando spazio alla sofferenza, ora scritta su tutto il suo viso.  “La dottoressa ha detto che il suo cuore si è fermato e il cervello è rimasto senza ossigeno per troppo tempo. Quando sono riusciti a rianimarlo la mente è rimasta danneggiata. Non so neppure se Cliff si rende conto che sono qui…” Ancora una volta Rick era sull’orlo delle lacrime. “La dottoressa dice che la sua memoria è rimasta intatta, ma non so se capisce che sono accanto a lui…”  

“Sono convinta di sì, Rick. Non appena ha sentito la tua voce si è calmato subito, non te ne sei accorto? Ti ha riconosciuto, ne sono certa.” 

Le parole di Sharon riaccesero una timida fiammella di speranza dentro di lui. 

Che l’avesse detto per consolarlo o no, a Rick piaceva pensare che fosse così, perché l’alternativa sarebbe stata troppo crudele.

Sharon lo abbracciò nuovamente e Rick la ringraziò, non solo perché aveva accettato di tenere compagnia a Cliff, ma anche e soprattutto per il conforto che lei gli aveva offerto. 

Dato che la sua patente era stata ritirata e perciò non poteva guidare, Rick prese un taxi per arrivare al drive in dietro cui abitava Cliff nella sua roulotte, poi entrò e iniziò a raccogliere alcune delle sue cose.

Prese un po’ dei suoi vestiti, e quando si ritrovò in mano la giacca di jeans di Cliff, la sua preferita, affondò il naso nel tessuto, inspirando il suo odore familiare, un misto di sigarette e colonia di sandalo, che per lui significava sicurezza e affetto. La strinse al petto solo per qualche attimo, per avere l’illusione di abbracciare Cliff, prima di prendere il resto delle sue cose.

Aprì l’armadietto della cucina per vedere se poteva prendere del cibo per il suo amico, magari qualcosa che gli piacesse in modo particolare e che avrebbe potuto mangiare al posto dei pessimi pasti dell’ospedale, ma quando aprì le ante trovò solo una piccola confezione di pasta. Il resto dei ripiani erano interamente occupati da cibo per cani in lattine, notò perplesso Rick.

Ma poi sorrise in un moto d’affetto: certo che Cliff aveva più cibo per Brandy che per sé, era tipico di lui pensare più agli altri che a se stesso.  

Rick continuò a guardarsi in giro e fu sorpreso nel vedere alcuni giornali a fumetti western sparsi qua e là (non aveva idea che a Cliff piacessero cose del genere, e questo era un altro dei suoi rimpianti. C’erano tante cose che non sapeva di lui, tante cose che non aveva fatto in tempo a chiedergli e che adesso non avrebbe mai saputo), ma fu ancora più sorpreso, quasi scioccato, nel vedere una pistola in bella vista su uno dei ripiani della piccola cucina del camper.

Rick non aveva mai creduto alle voci che giravano sul suo conto, su come fosse un tipo poco raccomandabile e avesse ucciso sua moglie durante una gita in barca, eppure, nonostante la pistola fosse proprio sotto i suoi occhi, la sua opinione su Cliff non cambiò affatto.

Cliff era stato in guerra e di certo era stato testimone di fin troppa violenza, per questo doveva essersi tenuto quell’arma, perché era abituato a vedere più potenziali pericoli di un uomo che non aveva mai assistito alla guerra con i propri occhi, e con la pistola probabilmente si sentiva più al sicuro. 

Sì, era senz’altro quello il motivo. Cliff non era un assassino.

L’uomo gentile che conosceva da più di un decennio non avrebbe mai potuto esserlo.

Rick non seppe spiegarsi perché, ma in un gesto puramente istintivo raccolse la pistola e la infilò nel borsone, nascondendola sotto i vestiti di Cliff.

Risalì sul taxi e chiese all’autista di fare una piccola deviazione a Cielo Drive prima di tornare in ospedale.

Gli era venuto in mente che avrebbe potuto portare Brandy in ospedale, corrompendo un’infermiera con la mancia per farla entrare. Avrebbe sicuramente sollevato il morale a Cliff e l’avrebbe fatto sentire meno solo e spaventato.

Tuttavia Rick si rese presto conto che fare un salto a casa sua si era rivelata una pessima idea.

La villa dove abitava era circondata dal nastro giallo della polizia e assomigliava in tutto e per tutto alle scene del crimine che si vedevano in televisione.

Rick fu colto da un sudore freddo davanti a quella scena, rievocando gli eventi della notte precedente.

Orribili e raccapriccianti immagini di corpi sanguinanti e massacrati da numerose pugnalate si materializzarono nella sua mente, rendendosi conto che le cose sarebbero potute andare in modo molto diverso se solo Cliff fosse tornato qualche minuto dopo dalla sua passeggiata con Brandy.

Doveva tutto a lui, la sua vita e quella di sua moglie erano salve solo per merito suo. Se Cliff non fosse stato lì, probabilmente lui e Francesca sarebbero stati uccisi da quella banda di invasati.

Francesca. Il pensiero della moglie gli attraversò la mente in modo quasi distratto, quasi come se la sua presenza nella propria vita fosse un dettaglio di poco conto.

Rick si sentì un pessimo marito in quel momento. 

Sua moglie, terrorizzata e sconvolta dall’invasione di quegli hippy strafatti, si era quasi drogata da tanto era imbottita di sonniferi e tranquillanti, e lui, concentrato com’era su Cliff, si era scordato di lei. 

Lei che sicuramente era ancora a letto e si aspettava di trovarlo al suo risveglio per sentirsi protetta e rassicurata dopo aver rischiato di morire.  

“Francesca!” Dato che la zona era deserta e non c’era nessun poliziotto in vista, Rick si infilò sotto il nastro giallo e si addentrò in casa, continuando a chiamare il nome della moglie. “Francesca! Tesoro, dove sei?” 

Rick perlustrò ogni stanza, ma di sua moglie non c’era traccia. Guardò nell’armadio e notò che mancavano i suoi vestiti, poi diede un’occhiata al bagno e vide che lì non c’erano più le cose. Possibile che sua moglie se ne fosse andata così, senza alcuna spiegazione? Gli ci volle un po’ per rendersi conto che c’era un biglietto sul tavolo della cucina. Lo aprì con mani tremanti e lesse le poche righe impresse sul foglio: 

Credo sia meglio per entrambi se non ci vediamo più. Se ti preoccupi più del tuo stunt-man che di tua moglie mi sembra ovvio quali siano le tue priorità.

Torno in Italia e contatterò al più presto un avvocato per ufficializzare il divorzio.

Ti farò avere i documenti non appena saranno pronti. Addio e buona fortuna.                        

Addio e buona fortuna? Sul serio non era stata capace di dirgli altro? Se n’era andata così, su due piedi, senza nemmeno una spiegazione sensata, senza neppure salutarlo un’ultima volta… perché, poi?

Era stata solo l’invasione di quei dannatissimi hippy ad averla spinta a fuggire o c’era qualcosa di più? E cos’erano quelle parole di gelosia verso Cliff?

Era un’assurdità, perché Francesca avrebbe dovuto essere gelosa di Cliff? Era solo un amico… no, era molto più di questo.
Era più che un fratello e poco meno di una moglie.

Era una costante nella sua vita, era il suo confidente, il suo sostegno nei momenti più bui.

Aveva perso Francesca, ma Cliff era ancora con lui.

E dopotutto chi era più importante per Rick, la donna che conosceva da appena due mesi e che aveva sposato in un momento di follia passeggera o l’amico che gli era rimasto accanto per dieci anni sopportandolo e supportandolo in ogni circostanza, bella o brutta che fosse? 

L’attore conosceva già la risposta.        

Non pianse questa volta; era finito il tempo delle lacrime.

Era tempo di essere forte per Cliff. 

Quando notò Brandy, accucciata tristemente in un angolo del soggiorno, Rick si chinò per accarezzarla sorridendo dolcemente.

“Lo so che ti senti persa senza di lui. Anch’io mi sento così senza Cliff al mio fianco. Ma ora ti porto da lui. Coraggio, andiamo, Brandy. Andiamo a trovare il nostro migliore amico.”

 
  
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