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Autore: Amber    13/09/2022    3 recensioni
Tratto dalla storia. [...] Poi… era arrivato Merlin. Lui non aveva solo sfiorato, aveva direttamente grattato la superficie creando un graffio che con il passare del tempo aveva iniziato a sanguinare. Aveva scavato e scavato, si era insinuato ed era rimasto lì, immobile, inopportuno com’era lui stesso e inconsapevole dell’effetto che gli faceva. [...] -Non prendermi in giro. Non hai altre ferite da curare, me ne sarei accorto- -Davvero?- [...]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cosa devo dirvi? Mi mancano i Merthur. Davvero, tantissimo. Ogni tanto sento proprio il bisogno viscerale di tornare da loro, come se tornassi a casa.
Parlando della shot è di nuovo senza pretese e… mi spiace, sto vedendo troppi BL ultimamente, non posso farci niente.
Comunque scriverla mi ha fatto tornare un po’ a casa nella sua semplicità, soprattutto perché sono in crisi nello scrivere (in crisi nera vorrei specificare), perciò prendo tutte le idee che riesco a trasformare in parole come una benedizione.
Siate felici e che il Dio delle ship sia con voi, soprattutto la Merthur perché si.
 
Oswari
 
CICATRICI
 
Arthur ha una ferita invisibile a tutti. È nascosta dentro di se, in un luogo che qualcuno ha appena sfiorato ma in pochi hanno toccato. Gwen ci era arrivata molto vicina, aveva quasi avvertito il suo timido sfioramento… ma era stato solo quello: un leggero sfioramento.
Poi… era arrivato Merlin.
Lui non aveva solo sfiorato, aveva direttamente grattato la superficie creando un graffio che con il passare del tempo aveva iniziato a sanguinare. Aveva scavato e scavato, si era insinuato ed era rimasto lì, immobile, inopportuno com’era lui stesso e inconsapevole dell’effetto che gli faceva.
Certi giorni nemmeno l’avvertiva, riusciva a passare mesi senza sentirla, stando bene, addirittura dimenticandosela e dandosi dello sciocco credendo di aver vaneggiato. Altri giorni la ferita gli doleva talmente tanto da mancargli il fiato. E no, il moretto non aiutava. Lui, che non si accorgeva di niente e con un gesto o una parola sola scavava andando ancora più a fondo. Come se fosse possibile.
Cosa fare quindi?
 
***
 
E’ una giornata come tante a Camelot.
Ogni mansione viene svolta, tutti hanno qualcosa da fare e nessuno è con le mani in mano. Il cortile del castello brulica di sudditi e cavalieri in una via vai movimentato che sa di vita e quotidianità. Nel campo di allenamento ci sono cavalieri schierati che si allenano, gli stallieri domano i cavalli, i contadini si occupano dei campi, i servitori all’interno del castello si occupano di tenere lustro ogni angolo e anche in cucina c’è un gran da fare con i fuochi accesi e le mani sempre in mezzo alla farina.
Anche il medico di corte ha il suo gran da fare tra unguenti e pozioni mentre si chiede, con una nota sin troppo affettuosa, dove sia finito quello stupido ragazzo.
Il sopracitato ragazzo, un moretto che di stupido non ha proprio niente ma con un destino ben oltre l’immaginabile sconosciuto ai più, sta svolgendo l’onere più gravoso e più alto subito dopo la carica massima del regno: essere il servitore personale della suddetta massima carica del regno.
Merlin, questo è il suo nome, ha le braccia conserte e l’espressione in viso determinata mentre il suo Re lo fronteggia dal letto, il lenzuolo a coprirlo sino in vita, la bocca piegata in una smorfia capricciosa e i capelli biondi a coprirgli la fronte
-Merlin- lo sta chiamando, con quella cadenza odiosa che tira fuori solo quando gli viene precluso qualcosa
-No- gli torna a rispondere con forza –E non insistere che non attacca-
-Ma qual è il problema?-
-Sei ferito-
Dolorosamente vero. Il torace del Re è fasciato da quella mattina a causa di un incidente e nulla impedirà alla ferita di rimarginarsi completamente lasciando dietro di se una cicatrice sottile e frastagliata.
La surrealità di tutta quella storia è che Merlin lo Stregone, non il servitore sia chiaro e nemmeno Merlin l’aiutante medico, potrebbe risolvere tutto con un lampo degli occhi e un pizzico di magia, ma troppe persone hanno visto la ferita per poterla far sparire senza destare sospetti. Il Re per primo l’ha valutata e la bionda testa di fagiolo in questione, che non ha avuto nemmeno la decenza di svenire, sa perfettamente che quella ferita comporterà una brutta cicatrice. E Merlin lo Stregone, di cui nessuno conosce l’esistenza se non pochissimi eletti che in quel momento non sono presenti alla discussione, non può far sparire una ferita del genere senza farsi scoprire o almeno senza destare sospetti.
Tutto questo ha comportato i sensi di colpa di Merlin e l’allettamento del Re almeno per quel giorno e il giorno seguente, diretti ordini di Gaius il medico per sventare eventuali infezioni.
Ora, essere il servitore personale del Re comporta tantissime mansioni, tutte molto impegnative e pesanti che di solito implica andare avanti e indietro ovunque il proprio Re decida di andare o farti andare. Cosa succede quindi se il proprio padrone e Re si trova allettato per due giorni?
Di base Merlin alla quasi fine della prima giornata sta valutando, tra un senso di colpa e l’altro, o un incantesimo del sonno da lanciare sul Re o la propria diretta dipartita con un tuffo di testa dalla finestra. Perché tutto si aspettava, aveva anche quasi sperato in due giorni parzialmente liberi tralasciando magari la questione cibo e il cambio della benda, ma di sicuro non si sarebbe mai immaginato che Arthur, il suo Re, il suo padrone, la testa di fagiolo più grande che avesse mai conosciuto, sarebbe diventato il più capriccioso dei bambini.
Lo aveva voluto lì con lui assiduamente e il suo nome non era mai stato pronunciato così tante volte in così poco tempo.
Merlin leggimi questo rapporto.
Merlin rispondiamo a questo invito.
Merlin rispondiamo anche a quella lettera.
Merlin il rapporto?
Merlin ho fame.
Merlin ho sete.
Merlin mi prude lì, qui e là.
Merlin c’è la stanza da sistemare.
Merlin il riflesso del sole mi dà fastidio.
Merlin mi annoio.
Merlin. Merlin. Merlin.
Non aveva dormito, mai e non aveva fatto assolutamente niente da solo. Era solo rimasto lì, con la sua faccia ebete e rilassata a farsi viziare
-Ti stai divertendo vero?- gli aveva chiesto Merlin a un certo punto nel primo pomeriggio, mentre si appoggiava al tavolo sfinito. Arthur gli aveva sorriso, tutto fossette e denti da coniglio, gli occhi azzurri scintillanti.
E poi è arrivata l’ultima richiesta che li porta dritti in quel preciso momento
-Merlin, voglio farmi un bagno- ripete
-No-
-Merlin-
-Assolutamente no-
-Ma perché?-
-Sei ferito, non possiamo bagnare il bendaggio-
-Ci girerai intorno-
-No-
-Sono il Re, te lo sto ordinando-
-E io sono autorizzato a decidere in merito la tua ferita-
-Merlin dai, mi sento sporco-
-Non è un mio problema-
-Allora adesso mi alzo- Arthur ha già lanciato il lenzuolo in fondo al letto e ha già i piedi fuori dal materasso quando Merlin si avventa su di lui, le mani sulle spalle
-No! Gaius ha detto che fino a domani devi evitare sforzi, stare a riposo ed evitare che la ferita si infetti- ripete Merlin facendo pressione per tenerlo fermo. Le spalle di Arthur sono forgiate dall’allenamento con la spada e la pelle nuda sotto i suoi palmi emana il calore naturale di una persona viva e in salute. Gli occhi di Arthur sono su di lui mentre lo afferra per la vita, un sorriso soddisfatto a piegargli le labbra
-Dai Merlin, per favore?-
Il moro lo sta già guardando e sono occhi negli occhi prima ancora di realizzare che il biondo ha giocato sporco con l’unica carta a cui il servitore non sa dire davvero di no.
Perché Arthur lo sta guardando dal basso verso l’alto, il ragazzo che è in lui venuto fuori con la naturalezza di chi sa di poterselo permettere proprio lì, in quella stanza con quella persona, con lui, e non c’è niente che Merlin gli negherebbe con quel per favore venuto fuori da un sorriso del genere
-Come siamo passati da “sono il Re” a “per favore”?- chiede con un sospiro rassegnato
-Perché sono effettivamente il tuo Re e come tale so quando giocare sporco- Arthur glielo rammenta sfregando i palmi sui suoi fianchi coperti dalla maglia e ride soddisfatto mentre Merlin stacca le mani dalle sue spalle
-E va bene- acconsente stringendogli le mani per farsi lasciare –Ma facciamo come dico io altrimenti niente. E stai seduto, composto-
Merlin prende un catino e lo riempie d’acqua, poi trova un asciugamano pulito
-Non riesco a capire perché ti sei fissato con questa storia proprio oggi, adesso- borbotta sedendoglisi accanto e immergendo l’asciugamano nell’acqua –Schizzeremo ovunque e alla fine quello che dovrà asciugare sarò io-
-Su, non essere noioso Merlin- E con queste parole Arthur allunga il braccio destro verso di lui, determinato e soddisfatto.
Il moro quindi si trova ad accontentarlo.
Passa il panno sulla mano, le dita, il dorso e il palmo. Sale verso il polso sino al gomito e poi su arrivando alla spalla nuda. Scivola sulla clavicola e sul collo fino all’altra spalla da cui scende. Il gomito, il polso, l’interno della mano e tutte e cinque le dita. Rimane concentrato mentre torna a bagnare il panno.
Si sente abbastanza ispirato mentre ripercorre lo stesso percorso di prima al contrario.
Le mani di Arthur sono grandi e callose dove stringe l’elsa della spada o dove tiene le redini. Le spalle sono tali da poter sostenere il peso di un intero regno. E forse è questo che ingentilisce Merlin mentre dal collo scende verso il torace facendo attenzione alla benda che copre la ferita. La mano che stringe il panno indugia senza fermarsi mentre trattiene il respiro passando dal torace alla pancia. Il moro nota le cicatrici che conosce a memoria e che potrebbe disegnare a oggni chiusi dopo tutti quegli anni e il senso di colpa che sente sapendo che presto ce ne sarà un'altra lo rattrista.
Sa che per Arthur non è un problema, le cicatrici per lui sono motivo d’orgoglio, ma sapere di poter fare qualcosa per evitarlo senza poterlo fare davvero gli fa venire voglia di confessarsi.
Sono uno Stregone.
Non dovrebbe essere così difficile. Eppure è il punto cruciale di tutta la sua vita e il nodo di tutte le sue bugie
-Ehi- Arthur allunga la mano verso di lui e gli alza il volto per farsi guardare. È serio e Merlin si rende conto di essersi immobilizzato, la mano che stringe il panno lasciata mollemente nell’incavo tra la sua pancia e la coscia –Stai pensando a delle cose strane-
-No-
-Invece si, ce l’hai scritto in faccia-
Il moro sospira e annuisce
-Ti rimarrà la cicatrice-
-Non importa-
-Ma sarà diversa dalle altre, più grande, più brutta-
-Merlin, non mi importa-
Distoglie lo sguardo e accenna a muoversi per far passare il momento, perché se non può essere sincero tanto vale far credere ad Arthur ciò che vuole ma il biondo gli afferra la mano e la tiene inchiodata su di se, il panno bagnato abbandonato sul suo grembo dimenticato.
C’è qualcosa di troppo intimo nel guardare due mani intrecciate nel modo in cui lo sono la sua e quella di Arthur, soprattutto se una è la propria e non sa esattamente come la catena di eventi li ha portati lì in quella posizione. Sente il palmo asciutto di Arthur sul dorso della sua, le dita incastrate tra loro in una presa ferma e decisa
-Perché ti importa di questa cicatrice?-
Il moro si stringe nelle spalle e rilascia un pizzico di verità
-Perché non posso guarirla- ammette
-Questa no-
E’ un riflesso incondizionato anche se la risposta la sa già. Merlin lo scandaglia con una sola occhiata attenta e preoccupata, ma ci mette un secondo a puntare gli occhi sul suo viso e a rimproverarlo
-Non prendermi in giro. Non hai altre ferite da curare, me ne sarei accorto-
-Davvero?-
Arthur alza la mano ancora intrecciata con la sua e se la posa sul petto, sul cuore.
Merlin sbatte le palpebre, le sopracciglia leggermente corrugate. Cerca di tirare via la mano ma Arthur glielo impedisce. Sotto il suo palmo la pelle ambrata è leggermente umida e c’è il suo cuore che batte lì, proprio in quel punto, forte e regolare
-Che succede?- domanda –Stai bene. Non hai niente- Il moro lo osserva con attenzione in viso. Alza la mano libera e gliela appoggia sulla fronte, poi sulla guancia con attenzione, girandogli il viso a destra e a sinistra –Non sei malato, il cuore batte regolare e non hai febbre- si rassicura. Si sposta più vicino a lui, sedendoglisi a pochi centimetri di distanza. Fa scivolare la mano dalla guancia sino al petto dove scosta appena la benda. Si sporge appoggiandosi con confidenza alla mano ancora intrecciata a quella di Arthur e controlla la ferita coperta dall’impasto preparato da Gaius che emana un odore pungente di erbe –La pelle è appena arrossata ma va bene- afferma sicuro e alza gli occhi.
Nella posizione in cui sono Arthur lo sovrasta con tutta la testa e ha gli occhi su di lui, la luce pomeridiana del tardo pomeriggio che entra dalla finestra rende tutta la stanza dorata e incredibilmente calda.
Ed è troppo strano.
È strano avere la mano intrecciata sopra al suo cuore che batte, è strano il modo in cui sono troppo vicini mentre Merlin può respirare direttamente sulla pelle dell’altro, è strana la confidenza con cui gli si è appoggiato contro senza sentire alcuna lamentela da parte del biondo.
È strano il modo in cui si sente a suo agio, come se lui non fosse servitore, apprendista medico e Stregone o che quello a pochi centimetri da lui sia il Re di Camelot, ma come se fossero solo due ragazzi normali, due amici che passano tutto il loro tempo insieme.
È strano anche il modo in cui Arthur lo guarda, come se la risposta fosse ben visibile e chiara ma sconosciuta allo stesso Merlin.
Quello che pensa il moro in un lampo di lucidità, è che probabilmente di tutta quella situazione non ha capito niente
-Arthur?- lo chiama.
E il momento si spezza. Arthur chiude gli occhi, sospira e semplicemente gli lascia libera la mano. C’è una mancanza in tutto quel gesto. Merlin si ritrova di colpo precluso ai pensieri del biondo e la mano che fino a poco fa sentiva calda ora è fredda e abbandonata
-Sei proprio un idiota-
Il moro si raddrizza seccato e incrocia le braccia
-Scusa?-
-Ho detto…-
-Ho capito cos’hai detto! Ma tra i due sei tu che dici cose senza senso parlando di ferite immaginarie. E poi hai fatto anche quella cosa con la mano, come se dovessi controllarti i battiti-
Si guardano e Arthur sospira di nuovo
-Lasciamo perdere. Merlin sei un idiota- ripete. Il moro sta vivamente per protestare ma il biondo non lo lascia parlare. Agguanta il panno umido e glielo lancia in faccia –Fai qualcosa di utile che è meglio-
-Guarda che mi hai fermato tu-
-Ti sei fermato da solo-
-Non è vero-
-Si che è vero-
Si, è vero, ma Merlin non vuole ammetterlo mentre torna a bagnare il panno e continua a strofinargli il corpo con forza. Fortunatamente mancano solo le gambe e la schiena, ma è quest’ultima a mandare in crisi Merlin che usa la scusa di ravvivare il fuoco e di accendere le candele per prendere un po’ di distanza.
Merlin non è cieco e conosce Arthur da troppi anni per non aver mai notato che la schiena del biondo è un’opera d’arte di nervi e muscoli. La base del collo, la conformazione delle scapole e anche la colonna vertebrale potrebbero essere il soggetto di un sonetto erotico, uno di quelli che vengono cantati nei bordelli e che ogni tanto sente cantare dai cavalieri.
Lavare i capelli non è un’opzione chiaramente ed è con un sospiro di sollievo che annuncia di aver finito
-Merlin- Arthur si è appena risistemato sul letto e lo sta osservando mentre sistema il catino e mette ad asciugare il panno davanti al fuoco –Dormi qui stanotte-
-Come?-
Merlin sente la magia implodere mentre si volta verso il suo Re e gli serve tutto il suo autocontrollo per non fare disastri.
Arthur sta ovviamente ridendo di lui e della sua reazione
-Se ho bisogno devi essere qui ad aiutarmi, altrimenti come faccio con il mio riposo assoluto senza sforzi?-
Giusto
-Vostra Maestà, ve ne state approfittando-
-Certo. Sei il mio servitore personale-
Giusto anche questo.
Merlin valuta le sue opzioni per capire come fare senza risultare invadente ma stando comodo. La sedia della scrivania è bocciata, ma la poltrona…
-Non ci pensare neanche- lo redarguisce il biondo intuendo le sue intenzioni dopo aver seguito il suo sguardo
-Non dormo per terra-
-Certo che no-
-E allora…?-
-Dormirai qui, con me-
Il qui con me è il letto, dove Arthur sta battendo elegantemente la mano sul materasso
-Assolutamente no-
-Merlin-
-No-
-E’ solo un letto-
-No e niente di ciò che dirai potrà convincermi a farmi dormire con te nel tuo stesso letto!-
 
-Maledizione-
Merlin sbuffa da quasi dieci interi minuti, praticamente da quando si è coricato nel letto insieme al suo Re ed è la cosa più strana, più imbarazzante e più assurda di tutto quello che gli è successo in tutta la sua vita.
Arthur è nella sua solita parte del letto e Merlin ha occupato una minuscola striscia sul bordo nell’altro lato dandogli sistematicamente le spalle.
Perché si era lasciato fregare di nuovo?
-Io davvero, non ci posso credere- insiste
-Merlin taci-
-Non posso tacere. Guarda in che posizione mi hai messo!-
-Non ti ho messo in nessuna posizione ancora-
-Sono nel tuo letto e tu sei il Re e io sono il tuo servitore e sono scomodo-
Perché si maledizione, lui non ha mai dormito in un letto del genere con un materasso così e dei cuscini con le maledette piume.
Pensa di lanciare il cuscino dall’altra parte della stanza o di usarlo per soffocare Arthur e la sua testa da fagiolo, quando la voce del biondo lo distrae
-Allora facciamo finta che io non sono il Re e tu non sei il servitore. Diciamo che siamo solo due ragazzi che passano insieme la notte per necessità, solo Arthur e Merlin ok?-
Il moro sospira appena e decide di lasciare il cuscino dov’è
-Tanto ormai sono qui- borbotta a mezza voce.
Il silenzio si protrae e Merlin chiude gli occhi cercando di prendere sonno. Arriva a cinquanta quando sente Arthur muoversi. Apre gli occhi e…
Arthur si è portato vicino a lui, strisciando poco alla volta. Sente la schiena nuda del biondo premere sulla sua in un contatto che non ha precedenti e trattiene il fiato perché se si muove rischia di cadere giù dal letto da una parte mentre dall’altra…
-Merlin?-
-Si? Vuoi che cambiamo la benda? Hai male da qualche parte?-
-No, cioè… si- Arthur trattiene un’imprecazione e rimane zitto mentre Merlin si gira verso di lui.
C’è la schiena di Arthur a pochi centimetri dalla sua faccia, la sua nuca e le sue scapole e respirargli addosso è letteralmente una questione di vita o di morte
-Stai bene?- gli chiede pianissimo nel caso si sia addormentato.
Arthur si volta verso di lui e scuote il capo. Ora non c’è più la schiena davanti a lui. Vede la benda che copre la ferita e sente l’odore pungente dell’unguento, respira sul suo torace mentre il pomo d’adamo nella gola di Arthur sussulta
-Merlin-
-Si?-
Intravede un mezzo sorriso, un lampo di denti nel buio
-Niente, volevo solo chiamarti-
-Ma insomma- sbotta il moro, fa per alzarsi ma Arthur è più svelto di lui. Con un braccio lo rimette sdraiato e lo tiene fermo accanto a se, una gambe sulle sue –Arthur, lasciami-
-No. Fammi stare così. Dormi-
-Arthur…-
-Shhh, se ti muovi mi riapri la ferita-
Il dito che gli ha messo sulle sue labbra per zittirlo glielo vorrebbe fare ingoiare ma trattiene un’imprecazione mentre chiude gli occhi
-Merlin?-
-Cosa c’è adesso? E se mi dici di nuovo niente giuro che…-
-Davvero non hai capito prima cosa ti stavo dicendo?-
-Prima quando?-
-Prima-
-Abbiamo detto tante cose prima e di base tu dici un sacco di fesserie-
Arthur gli prende la mano. Intreccia le dita con le sue e le porta al petto, sul suo cuore
-Prima-
Merlin fa mente locale ma non è praticamente più sicuro di niente ormai
-Non volevi una specie di veloce visita? Anche se dovrai aspettare domani Gaius per una più approfondita-
Arthur scuote il capo e gli lascia la mano lì sul cuore mentre torna a posare il braccio sulla sua vita stringendolo
-Sono troppo stanco adesso. Domani te lo dirò più chiaramente visto che non ci arrivi da solo-
-Mi hai dato di nuovo dello stupido?-
-Si-
-Ehi!-
-Fermo fermo- Arthur ride direttamente al suo padiglione auricolare e Merlin si immobilizza –Mi stai guarendo. Non ti è concesso muovere un muscolo-
-Non ti sto guarendo io- gli fa presente
-Si invece. Devi solo tenere la mano proprio dove te l’ho messa prima-
-Ma…-
-Per favore-
E Merlin non può dire di no ad Arthur. Semplicemente non può.
Allarga le dita sopra il suo cuore, sentendo i battiti forti e regolari proprio sotto il suo palmo e chiude gli occhi
-Ok… ma domani mi spieghi-
-Si, domani. Quando sarà rimasta solo una cicatrice-
 
FINE
  
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