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Autore: lulette    14/09/2022    3 recensioni
Dal capitolo 4
[Dei, l'aveva colpito. Così forte! Con tutta la forza che aveva. Aveva colpito quel viso così delicato, così fragile, come fragile era tutto di Merlino. Il suo corpo esile. Il suo cuore sensibile. Come aveva potuto colpirlo così?
Lui era da sempre il suo servo più fidato, il suo suddito più entusiasta ed era suo amico.]
["Che volete Artù?"
"Volevo chiederti perdono!"
"Vi perdono, ma sapete meglio di me che lo schiaffo di oggi non era per la risata" disse serio.
"Cosa vorresti dire?"
"Spiegatemelo voi, sire. Siete voi che siete cambiato nei miei confronti"
Di nuovo Artù si soffermò a guardarlo. Nudo sembrava ancora più fragile, ancora più indifeso ed ora che lo aveva vicino pensò che fosse un uomo incredibilmente attraente, sia per la sua nuova bellezza appena scoperta ma soprattutto per ciò che il ragazzo significava per lui.]
Raccolta di one shot dove oltre all'amore, l'elemento in comune è la presenza quasi magica dell'acqua.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Rating: Arancione

Genere: Angst, Fluff, Introspettivo, Romantico

Personaggi: I cavalieri della tavola rotonda, Merlino, Morgana, Principe Artù

Tipo di coppia: Slash 

Note: Missing moments, What if?

Coppie: Merlino/Artù

Contesto: contesto generale vago




 


Ciao ragazze, 

Ecco il lunghissimo capitolo 9 che conclude l'intera raccolta, che ha subito infinite vicissitudini. Bloccata, ripresa, cancellata per errore non una ma due volte. La prima parte di questo capitolo l’avevo già pubblicata tempo addietro. Chi la ricorda può passare direttamente alla seconda parte. Beh, buona lettura






 

Siamo alla fine della terza stagione ma i personaggi che appaiono nei ricordi di Artù sono diversi dagli originali. Morgana é rimasta la dolce ragazza della prima stagione; Morgause qui non é sorella di Morgana ed é un personaggio tutto sommato positivo; forse anche Cendred.





 







16.517 parole


IL DUBBIO DI ARTÙ
















Parte prima




 

Erano partiti la mattina all'alba ed erano stati in missione tutto il giorno. 

Avrebbero passato la notte all'aperto e per fortuna la stagione era mite.

Si trovavano in una foresta del Cheshire, a nord-ovest di Camelot.

Artù e i suoi cavalieri erano alla ricerca di un pericoloso gruppo di briganti, particolarmente aggressivo, che aveva saccheggiato alcuni villaggi appartenenti al regno di Camelot, bruciando case e malmenando qualche povero contadino che si era ribellato alle loro scorrerie. C'era scappato anche il morto.

 

Poco prima Elyan aveva individuato nella zona alcune tracce che probabilmente appartenevano ai malviventi che stavano cercando. Per il momento dovevano solo aspettare: di notte non ci si poteva muovere.

 

Ovviamente Merlino non poteva non esserci. Era lui che si occupava di sfamare la brigata, nonché i cavalli. 

Merlino da un lato detestava queste missioni e cioè quando erano così numerosi, perché la mole di lavoro diventava esagerata. C'era però un'atmosfera carica di vita e nei momenti più tranquilli, come ad esempio la sera, era molto piacevole e anche divertente passare il tempo assieme ai cavalieri, accanto al fuoco a bere e a raccontarsi storie. 

 

C'erano tutti i cavalieri questa volta, tranne Lancelot. Era partito da diversi mesi ormai, dopo essersi accorto che Artù provava ancora dei sentimenti per Ginevra. Aveva lasciato la ragazza in lacrime, dopo averla salvata da un temibilissimo wildreon, con l'aiuto di Artù e Merlino che erano giunti infine a scongiurare il peggio.

In quell'occasione Lancelot si era dichiarato e lei lo aveva corrisposto con trasporto e si erano baciati. 

Dopo l'esilio volontario di Lancelot, le cose tra Artù e Ginevra non erano tornate a posto: lei era sempre giù di morale. Forse lo incolpava inconsciamente di essere stato lui la causa della partenza del cavaliere e Artù stava ricominciando a guardarsi intorno.

Non che fossero arrabbiati, no. Tenevano ancora l'una all'altro, e forse sarebbe stato sempre così, ma Artù non provava più quello scombussolamento interiore quando la vedeva, sempre triste e persa nei suoi pensieri.

Ormai Artù e Ginevra sapevano che era finita tra loro.

 

A Merlino mancava molto Lancelot: era forse il più coraggioso e leale degli uomini di Artù.

Era anche l'unico tra i cavalieri a sapere tutto della sua magia e aveva sempre mantenuto il segreto. Era un uomo amabile e sensibile e se non fosse stato per Artù sarebbe stato lui il suo migliore amico. Almeno con lui avrebbe potuto rilassarsi ed essere completamente se stesso, se fossero riusciti a parlare un po' da soli.

 

Oltre ai cavalieri c'erano anche quattro promettenti cadetti: la mole di lavoro per Merlino era quindi ancora maggiore.

 

Artù era seduto su un masso: stava mangiucchiando un grappolo d'uva con fare distratto ed era piuttosto stanco.

Avevano appena sistemato l'accampamento per la notte e tutti erano indaffarati, soprattutto il suo valletto personale.

 

Erano già parecchi giorni che stava osservando il suo valletto, fin da quando erano ancora a Camelot. Aveva un'idea in mente che lo riguardava e non ci sarebbe stata occasione migliore di questa missione per avvalorare o confutare la sua ipotesi, combattimenti permettendo.

Era iniziato come un semplice divertimento, quasi uno scherzo tra sé e sé, mentre ora faticava a non pensarci ogni qualvolta lo aveva sotto gli occhi.

 

Era molto incuriosito da certi atteggiamenti, all'apparenza 'normali' che Merlino aveva in presenza dei cavalieri.

Questi erano tutti giovani e forti, ardimentosi e fieri, valorosi e devoti, a lui e a Camelot.

Erano anche dei bei ragazzi con volti freschi e fisici prestanti.

E Merlino ogni tanto faceva quel qualcosa che insinuava in Artù il dubbio. Quel qualcosa che non era da lui, perché Merlino era timido! Solo con lui risultava un po' più aperto anche se sempre e solamente con le parole.

Però, a quanto pareva, se ne accorgeva solo Artù, perché gli altri sembravano non notare niente di strano o di particolare.

 

Che avesse preso un granchio?

 

O forse notava quegli atteggiamenti solo perché era la persona che nel gruppo lo conosceva meglio di tutti?

 

Dopo cena, sdraiato vicino al fuoco, acceso non tanto per dare calore ma per fare luce e tenere lontani gli animali pericolosi, Artù come al solito ripensava al suo dubbio su Merlino.

 

Ma in fondo, anche se fosse stato, che cosa avrebbe dovuto importargli? Aveva conosciuto parecchi uomini che erano senza dubbio interessati solo a persone del proprio sesso.

 

C'era re Alined che mostrava una spiccata attrazione per ogni giovane uomo che incontrava, Artù e Merlino compresi e non si premurava di celarlo. In più sembrava avere questa storica relazione con il suo giullare-servitore-segretario, che ridacchiava se il suo re faceva il cascamorto con un altro uomo in sua presenza. Vallo a capire! 

Personalmente se Artù fosse stato al suo posto avrebbe tirato il collo ad Alined come ad un fagiano. Non è che Alined lo facesse apposta per far ingelosire il servo? O forse, e questa era la più probabile, il vecchio re era talmente sordido e insopportabile, oltre a essere tutt'altro che seducente, che il suo presunto compagno era perfettamente consapevole che il re non avrebbe mai cavato fuori un ragno da un buco?

 

C'era poi re Cenred.

 

L'ultima volta che l'aveva visto, fu quando Cenred era appena stato nominato re: doveva avere circa vent'anni e Artù era poco più che un ragazzino. Su di lui all'epoca c'erano già molte dicerie riguardanti squallide maratone di sesso con i suoi cadetti all'interno del suo castello. Sembrava che per passare al livello successivo dell'addestramento, i cadetti, uno alla volta dovessero passare più giorni e più notti nella camera del re, da dove provenivano urla di ogni tipo. Artù ingenuamente, a quei tempi aveva pensato che Cenred li sottoponesse a delle prove fisiche faticose e dolorose per cui erano questi i motivi dei suoni che provenivano dall'interno delle sue stanze.

 

Cenred, allora, portava una barba corta molto curata, aveva capelli scuri lunghi e ondulati, era molto alto e con un fisico possente. Era anche bello con i grandi occhi neri, brillanti e magnetici. Se Artù fosse stato una donna se ne sarebbe sicuramente invaghito. Artù non credeva alle voci sul re perché Cenred avrebbe potuto avere qualsiasi genere di persona avesse voluto, semplicemente alzando un dito. Non aveva bisogno di fare niente del genere per avere quel tipo di prestazione da chicchessia. 

 

Con il tempo anche Cenred smise di nascondere i suoi amanti e ne portava uno sempre con sé, con il quale si faceva trovare spesso e volentieri in atteggiamenti piuttosto intimi e Artù dopo averlo visto con i suoi occhi, capì di essersi sbagliato sul suo conto. 

 

Fino ad allora, Artù era convinto che Cenred fosse innamorato di una sua lontana parente: una ragazza di sedici anni, fredda, forte e battagliera, che si batteva con gli uomini e spesso li sopraffaceva, nonostante la giovane età. Lei possedeva tutte le caratteristiche di un ottimo cavaliere, pur rimanendo una ragazza  molto bella. Si chiamava Morgause e aveva dei meravigliosi capelli biondi: Artù si era preso una bella berretta* per lei, all'epoca.

 

Peccato che lei allora non considerasse, né avrebbe considerato in futuro, nessun uomo. Non le importava degli uomini, se non per combatterci. L'unica persona che riusciva a trasformarle il volto glaciale in uno sorridente e dolce era la sorella di Artù, Morgana. 

 

Era da parecchio tempo ormai che Artù aveva capito che la bionda era pazzamente innamorata di sua sorella. Quindi ecco un'altra persona, stavolta donna, che aveva questo interesse amoroso 'particolare'.

 

E siccome Morgana l'aveva accolta come più che una sorella, più che un'amica del cuore, ad Artù passò per la mente che le persone con 'quell'interesse' potessero essere di più ancora. In fondo sua sorella, da quel che ne sapeva lui, non aveva mai avuto nemmeno un breve flirt con nessun ragazzo, nonostante la sua bellezza e i corteggiamenti continui da parte degli uomini ai quali lei rispondeva sempre in modo malizioso, quasi da dare speranza a ognuno di loro, per poi lasciarli tutti con un pugno di mosche in mano. 

 

Ricordava con fastidio il giorno in cui Morgause, che passava quasi tutto il tempo al castello con Morgana, lo aveva sfidato a duello e per non passare da codardo aveva dovuto accettare. Lei, dopo uno sfiancante combattimento, lo aveva battuto. Lui, che non aveva mai perso prima! E invece stavolta era successo! E contro una ragazza! Che smacco!

Merlino, i giorni a seguire, aveva rischiato grosso: con tutte le battute e i riferimenti che faceva in continuazione, mandava il sangue alla testa del principe, che cominciò a immaginare di sottoporlo alle peggiori torture.

E invece Artù non fece niente, non lo mandò neppure alla gogna, come ormai non faceva più da anni. Forse Merlino voleva solo farlo ridere, cercando di sdrammatizzare quella situazione, che aveva scavato un solco nell'autostima del re.

 

A quei tempi Artù non voleva assolutamente pensare a Morgana e Morgause insieme: era troppo per lui! La sua amata sorella coinvolta in una relazione saffica? Si fosse trattato di un'altra relazione tra due donne, la cosa non lo avrebbe toccato, anzi forse non gli sarebbe nemmeno dispiaciuta - e nel pensarlo Artù sorrise fra sé - ma se si parlava di sua sorella, allora era tutto un altro paio di maniche.

 

Anche Merlino lo sapeva, come tutti del resto, ma non aveva mai menzionato la cosa. L'unico che non lo sapeva e che ormai non l'avrebbe più saputo era Uther, a causa dell'amore cieco che aveva sempre provato nei confronti della figlia.

 

Un giorno Merlino vide Artù particolarmente provato: 

"Cosa vi succede, maestà? Questa settimana non mi avete lanciato addosso nemmeno una coppa e devo dire che comincio a sentirmi trascurato da voi!"

Artù gli sorrise e sospirando aggiunse:

"Pensavo che non avrò mai il piacere di sentirmi chiamare zio da qualcuno."

"Morgana … Chiedetevi solo questo, Artù: "Voi volete bene a Morgana?"

"Sì!"

"Volete che lei sia felice?" 

"Sì!"

 

E Artù capì che non gli serviva altro.

 

"Ti ho mai detto, che a volte mi sembri ... saggio, Merlino?" 

"Saggio? Io?...Nah!" e avevano riso insieme.

 

Dopo dieci anni che le due donne si frequentavano, sempre insieme quasi fossero una persona sola, sembravano ancora felici, anzi più felici che mai. Ogni tanto partivano per viaggi che duravano mesi e ovviamente Morgause era diventata la guardia personale di Morgana. 

'Quando si dice unire l'utile al dilettevole!' Artù sorrise di nuovo.

 

Quindi sia Cenred che Morgause! Forse era una caratteristica di famiglia!

Artù spalancò la bocca, scioccato dai suoi stessi pensieri. 'Qualcuno potrebbe dire lo stesso di me e Morgana! Quindi no, decisamente la famiglia non centra niente!'

 

Ma da dove erano partiti tutti questi pensieri?

Certo, da Merlino!

 

Il servo andava avanti e indietro in continuazione, quasi da fargli venire il mal di mare. 

Questo dubbio per certi versi divertiva Artù, per altri lo infastidiva, ma soprattutto lo confondeva.

 

La sera prima al banchetto di Camelot per festeggiare quella che sarebbe stata appunto la partenza della spedizione, Merlino era stato seduto su una panca a parlare con Gwaine per più di un'ora!

E quell' idiota del suo servo non aveva fatto altro che ridere e ridacchiare tutto il tempo, neanche fosse uno sciocco ragazzino. I due stavano molto vicini e spesso Merlino batteva con il dorso della mano il petto del cavaliere come a dirgli: 'Ma cosa stai dicendo?'

Niente di male, certo, però Merlino non era mai stato così!

Artù non era geloso (assolutamente), ma come osava ignorare il suo principe, per così tanto tempo? Era davvero un pessimo servitore, questo l'aveva sempre pensato. E strano che Gwaine si trattenesse così tanto al banchetto. In genere, appena finito di mangiare, se ne andava in cerca di dolce compagnia. Chissà: forse riteneva di averla trovata!

 

Qualcosa era successo anche quella sera, poco prima.

 

Elyan aveva affiancato Merlino e gli aveva messo un braccio sulle spalle per ringraziarlo dell'ottima cena. Merlino aveva le mani occupate dai piatti da lavare e aveva appoggiato la testa sulla spalla del cavaliere, fermandosi così più di quanto fosse stato necessario, almeno secondo Artù.

 

Il re si sdraiò nel suo giaciglio e piegò le braccia sotto il capo.

 

E per fortuna non c'era Lancelot! 

Loro due insieme erano addirittura disgustosi: sempre a parlarsi nelle orecchie, che tra l'altro Artù aveva sempre considerato un'azione da maleducati. Sempre a parlarsi senza mai staccare gli occhi da quelli dell'altro, a un tiro di bacio: vergognosi! Sempre a stoccazzarsi: Merlino metteva ora una mano sul braccio dell'altro, ora sulla sua spalla e Lancelot, più ardito ancora, gli metteva la mano sulla guancia, sulla nuca e sulla testa, gesto quest'ultimo di cui, pensò Artù con amarezza, si era illuso di avere l'esclusiva su Merlino.

 

In quell'istante, Merlino tornava dal lago dopo aver lavato i piatti. Percival gli andò incontro e lo aiutò ad appoggiare tutto quel pentolame e poi il gigante se lo caricò in spalla come niente fosse.

Merlino mandò un gridolino, di sorpresa o di paura, data l'altezza a cui si trovava da terra. Le gambe erano sorrette dal braccio di Percival, mentre testa e busto penzolavano all'ingiù sulla schiena del colosso.

Merlino urlò più forte ma cominciò a ridere, e a ridere ancora, e ancora.

 

Artù ricordò seccato quella volta in cui lui e Merlino dovevano scappare da un pericolo e essendo il servo infortunato, se l'era caricato in spalla nel medesimo modo. Altro che ridere! Merlino aveva brontolato tutto il tempo: Basta! Mettetemi giù!

 

Percival aveva preso a girare su sé stesso sempre più velocemente e Merlino urlava, ridendo a più non posso.

Quando il ragazzone si fermò e lo mise a terra, Merlino si appoggiò con la testa e con le mani contro il petto del cavaliere. Teneva gli occhi chiusi - da lì poteva vederlo chiaramente - e non rideva più. Probabilmente stava solo cercando di recuperare l'equilibrio, ma Artù si sentiva un po' deluso. Gli altri cavalieri, alcuni coricati nei loro giacigli ed altri in procinto di farlo gli urlarono qualcosa: 

"Guarda che carini!" disse una voce.

"Sembrano Achille e Briseide!" disse un'altra.

"Achille e Patroclo, vorrai dire!" fece una terza e tutti si misero a sghignazzare.

"Questo era per ringraziarti della squisita cena, Merlino" gli sorrise Percival dall'alto.

"Per fortuna ti é piaciuta! Non oso pensare a cosa mi avresti fatto, se non fosse stato così."

 

Staccandosi da Percival, ancora un po' incerto sulle gambe, Merlino andò a inciampare in una radice, cadendo di faccia proprio davanti ad Artù. I cavalieri scoppiarono all'unisono in una grossa risata.

 

Il re si alzò a sedere senza ridere. A volte i suoi cavalieri si comportavano proprio come degli animali.

"Posso aiutarti?"

"No, grazie" disse il servo, sputacchiando polvere invisibile dalle labbra. "É sufficiente che non mi ringraziate anche voi per la cena" disse con un mezzo sorriso, al quale Artù sorrise di rimando.


La mattina dopo Artù si svegliò molto presto e sentì una voce alle sue spalle.

"La colazione è pronta, maestà. Venite a mangiare con me?" Artù sorrise e si girò:

"D'accordo, Merlino ... Leon?" Artù provò una sorta di delusione. Il giorno precedente era riuscito a scambiare giusto due parole con il suo servo. Gli erano mancate la sua irriverenza e la sua allegria.

"Volevo dare un po' di tregua al ragazzo, Artù. Ieri é stato quello che ha lavorato più di tutti" disse il cavaliere.

"Meriteresti una promozione per la tua nobiltà d'animo, Leon!"

"Sono già il vostro vice-comandante, Artù. Non credo che possano farmi comandante, se prima non mi fanno re!"

Artù ridacchiò poi chiese "Come stai oggi?"

"Purtroppo mi devo abituare, Artù. La schiena sono anni che non mi dà tregua. I rimedi di Gaius funzionano, ma solo per qualche ora."

'Ecco' pensò Artù, 'Leon é l'unico con cui Merlino si comporta normalmente. Che non gli piaccia? Forse é troppo maturo per lui?' 

Ma certo! Leon era timido e riservato anche più di Merlino e probabilmente con lui certi atteggiamenti non gli venivano naturali.

 

"Senti, Leon, vorrei il tuo parere su una cosa" disse Artù bevendo il suo infuso d'orzo, "una sciocchezza in realtà ma devi promettermi che manterrai il più assoluto riserbo al riguardo."

"Potete fidarvi Artù, lo sapete!"

"Già!... Sembra solo a me che Merlino abbia una simpatia... speciale … per i ragazzi?"

"Sì, è vero! Merlino adora i cavalieri e loro adorano lui!"

Artù chinò il capo frustrato.

"No, intendevo, un interesse … amoroso … per gli uomini, in generale."

Leon sbarrò gli occhi come fosse una delle cose più sorprendenti che avesse mai sentito.

"Io non credo, ma se lo pensate avrete i vostri buoni motivi. Siete voi che lo conoscete meglio. L'unica cosa che posso dirvi é che Merlino circa un anno fa é stato visto baciare una ragazza."

"Davvero?" chiese Artù sinceramente sorpreso. "E chi?" 

"Non si sa, ma uno dei cavalieri ha pagato due ragazzini perché si intrufolassero nei sotterranei di una casa, dove Merlino era stato visto spesso entrare e loro riferirono di almeno due baci alla medesima ragazza."

"E perché questo cavaliere voleva sapere i fatti di Merlino?" "Voleva fargli uno scherzo. Voleva smascherarlo di fronte a tutti e soprattutto di fronte a voi."

"Gwaine dovrebbe imparare a farsi gli affari propri!" 

"Io non ho fatto nomi, Artù, ma comunque non se ne fece più niente, perché quando la ragazza sparì Merlino era a terra. E comunque se voi avete questo sentore, non é certo qualche bacetto a una ragazza che possa smentire il vostro dubbio."

Rimasero in silenzio per un po', mangiando.

"Se glielo chiedessi apertamente?"

"Non credo che nessuno, con un po' di sale in zucca, andrebbe a dire in giro una cosa di sé così privata ma soprattutto pericolosa come questa. Sapete bene cosa gli fanno! E dopo, Merlino rimarrebbe sulla difensiva e qualsiasi cosa voi faceste non otterreste più una risposta."

"Temevo proprio qualcosa del genere!"

"Forse un modo ci sarebbe per capirlo!" s'inalberò Leon.

"E quale?"

"Tutti noi sappiamo che l'uomo più amato e apprezzato dalle donne siete voi, Artù. Se Merlino dovesse resistere alle vostre... attenzioni, potreste avere la prova che vi serve."

"Stai dicendo che dovrei corteggiare Merlino, qui davanti a tutti?"

"No, non ho detto questo! Basterebbe stuzzicarlo un po', fargli capire qualcosa per poi tirarsi indietro, mettere nella mente di Merlino lo stesso dubbio che voi avete riguardo a lui."

"E se invece avessi ragione io? Rischio che mi salti addosso!"

"Un uomo forte come voi non può temere di essere sopraffatto da un grillo come Merlino."

"Non é questo. Se dovesse rimanerci male? Se dovessi illuderlo?"

"In questo caso, niente da fare. Comunque... siete molto sicuro di voi, vedo" rise Leon "a meno che non vogliate chiedere a Gwaine di farlo. Lui non si fa scrupoli per certe cose. Per lui é tutto un gioco e sguazzerebbe in una situazione del genere, come un orso a mollo nel miele! Inoltre é sempre stato molto apprezzato dal gentil sesso, anche se non tanto quanto voi!"

"Non dirlo neanche per scherzo!" alzò la voce infastidito, Artù provando una specie di crampo all'addome come se Leon gli avesse appena sferrato un pugno nello stomaco.

"Se mai qualcuno dovesse farlo, quel qualcuno dovrò essere io" disse solennemente come se si trattasse di dover sacrificare la propria vita per Camelot.

"Almeno io sarei gentile. Gwaine potrebbe arrivare a farlo innamorare per poi spezzargli il cuore. Sai com'è fissato! E su di lui ho più dubbi che su Merlino, se proprio vuoi saperlo!"

"Sono d'accordo, Artù: é meglio che lo facciate voi" gli disse Leon annuendo "perché io so, come anche gli altri sanno, che voi volete veramente bene a Merlino!"

"Sì, é vero, come voglio bene a te e agli altri cavalieri!"

"Non fraintendetemi, ma credo che teniate a lui più che ad ogni altro!"

"Davvero? E tutti voi pensate questo? Che tenga a lui più di quanto tenga a Ginevra?"

"Fino a qualche mese fa forse no, ma adesso direi proprio di sì!"

Artù rifletté sulle parole dell'amico. "E da cosa lo deduci?"

"Da tutto. Lui é sempre con voi, tutto il giorno, tutti i giorni: i vostri battibecchi continui sono uno spasso! E quando siete insieme sembrate entrambi molto felici!”

"Io sembro più felice, quando c'è lui?" stentava a crederci.

"Decisamente!"

"E Merlino sembra più felice, quando è con me?" chiese con interesse, ma celandosi dietro un serioso cipiglio.

"Molto!"

"É questo che sembra da fuori?"

"Forse anche qualcosa di più!"

I cavalieri e Merlino stesso stavano cominciando a svegliarsi e i due dovettero interrompersi. 

Artù era sconvolto. 'Forse anche qualcosa di più?'


Poco dopo avrebbero dovuto ripartire, ma Percival aveva notato delle tracce fresche che andavano in direzione opposta a quelle trovate la sera precedente. Così Artù decise di mandare due uomini in avanscoperta, proprio da quella parte, perché capissero dove i briganti si fossero diretti veramente.

Ancora per quella mattina avrebbero dovuto aspettare. Quindi, per distrarsi, cosa c'era di meglio che continuare con l'osservazione di Merlino?

 

Artù attendeva il servo per una prima prova: quando il ragazzo gli passò di fronte, senza degnarlo di uno sguardo, con le tazze e i bicchieri lavati tra le mani, Artù si avvicinò a lui velocemente e gli mise una mano sulle spalle, come aveva fatto Elyan la sera prima. Merlino sussultò a tal punto, che fece cadere tutto per terra.

"Ora mi toccherà rilavarle. Era questo il vostro scopo, maestà? Come se non avessi già abbastanza da fare!" 

 

Merlino raccolse il tutto, sbuffando e tornò al lago.

Artù era rimasto bloccato sul posto. 'Non era così che credevo che andasse ... con Elyan, Merlino era stato così ... tenero!'

 

Merlino era seduto su un masso. Era sudato e sentiva gli arti anchilosati: benché fosse ancora presto aveva già pulito e tagliato la cacciagione per lo stufato: era un lavoro infame che gli lasciava addosso un orrido fetore. Avrebbe voluto lavarsi subito per mandarlo via ma temeva che avrebbe dovuto aspettare la sera tardi per fare un bagno.

Quando Artù lo vide, non gli sembrò vero e con molta indifferenza si sedette accanto a Merlino, nonostante il masso fosse 'stretto' per due persone.

"Posso Merlino?" Il servo si alzò all'istante e Artù lo trattenne afferrandogli con la mano un avambraccio. Il re aveva previsto una reazione simile.

"Siediti, per favore! Non volevo toglierti il posto, ma sedermi solo per un attimo, perché ho le gambe stanche e la schiena a pezzi."

"Siete un po' anziano per essere così giovane!" ridacchiò Merlino. "Sto scherzando. Dormire per terra non é il massimo per nessuno."

"Tuttavia rimarrò seduto solo se ti siedi anche tu!" lo redarguì Artù.

"Ma non posso. Ho pulito la selvaggina e puzzo più di un maiale!"

Artù avvicinò il naso a Merlino e inspirò: "Boh! Io non sento niente! Se ci stringiamo, ci stiamo." Merlino si sedette e solo allora Artù gli lasciò il braccio.

Il servitore si sentiva un po’ a disagio e il re gli appoggiò una mano sulla spalla quasi a sorreggersi. 

"Mi sei mancato in questi giorni. Non abbiamo più avuto modo di starcene un po' per conto nostro a parlare..."

"...a prendermi in giro, volete dire!" 

Artù fece un ampio sorriso "Anche! Ma tu non sei da meno!"

"È che qui c'è molto lavoro da fare!"

"Stavo pensando che la prossima volta che verrai in missione con noi, avrai bisogno di un aiuto. Non é giusto che tu debba lavorare in questo modo!"

"É un gesto davvero generoso e... lo apprezzerei davvero tanto."

"Stai bene? Parlo della caduta di ieri sera. Vedo che hai un piccolo livido sulla fronte."

"Non é nulla. Almeno é servita a far ridere i ragazzi!"

"Diventano un po' delle bestie quando bevono!"

"Non dite così! Sono miei amici, ma soprattutto sono amici vostri. Se non fosse per loro, qui sarebbe piuttosto grigio. La vita durante le missioni non è facile."

"Allora posso caricarti in spalla anch'io?"

"No, vi prego!"

"Non sarebbe la stessa cosa che ha fatto Percival?"

"Forse sì, ma voi siete pur sempre il re!"

"Ma sono anche tuo amico, sbaglio?"

"Non sbagliate!"

"Allora perché non mi permetti di comportarmi come fanno loro con te?"

"Noi condividiamo un legame più profondo** Artù, noi non abbiamo bisogno di dimostrarlo l'uno all'altro o alle altre persone.”

Il re si sentì così oltremodo lusingato e felice, che avrebbe voluto solamente abbracciarlo per la gioia e l'affetto da cui si sentiva pervadere in quel momento. Invece, l'unica cosa che fece fu quella di stringere un po' di più la spalla del ragazzo su cui ancora teneva la mano.

Quando si girò verso Merlino, vide che il ragazzo lo guardava a sua volta, con le guance arrossate e gli occhi lucidi.

"Mi hai detto una cosa bellissima, Merlino!"

Il servo scattò in piedi: "Ora, scusate, maestà, ma devo proprio correre. Ci vediamo dopo."

 

Artù rimase di sale, ma ricordando le dolci parole di Merlino, sorrise: avrebbe solo voluto rimanere un altro po' con lui. Pensò poi alla differenza che c'era stata tra il dialogo appena avvenuto tra loro e quelli che aveva visto tra Merlino e Gwaine o Lancelot. Quello che più saltava all'occhio era il comportamento di Merlino. Con gli altri era a suo agio e rideva, con lui era più teso e imbarazzato. Anche se non sempre.

'Forse sto sbagliando approccio?' si chiese. 'Probabilmente non serve ricalcare le medesime situazioni che ho osservato tra Merlino e gli altri cavalieri! Se é vero, come lui ha appena detto che tra di noi c'è un legame più forte, più sentito, dovrei inventare qualcosa che sia all'altezza di questo vincolo.'

 

Artù, però, partiva svantaggiato. Intanto non aveva idea di cosa poter fare e poi Merlino gli aveva detto chiaramente che tra di loro non c'era bisogno di dimostrare niente. E quindi? Forse doveva soprassedere e lasciare che Merlino vivesse la sua vita, senza interferenza alcuna da parte sua e senza voler scoprire a tutti i costi i suoi gusti amorosi. In ogni caso sapeva che il suo modo di vedere Merlino non sarebbe cambiato.

 

Oppure sì?

 

Il ragazzo comunque meritava l'incondizionata accettazione da parte sua, accettazione che gli veniva di dare in maniera del tutto incondizionata, ma c'era anche la questione della discrezione che Artù avrebbe dovuto concedergli, ma riteneva questo, un compito di difficilissima realizzazione per lui. Artù era sempre stato di indole curiosa, ma quando si parlava di Merlino, questa curiosità si trasformava in una vera e propria fissazione. Ed era stato così fin dal primo giorno, fin dalla prima frase che gli aveva rivolto. Ed era ancora così, nonostante gli sembrasse di conoscerlo molto meglio.

Forse con Merlino avrebbe dovuto solamente lasciar parlare il cuore, ma con le parole, Artù era sempre stato poco a suo agio. Lui era portato ad agire, a muoversi, a combattere, a dimostrare il suo valore con le armi in mano. Insomma lui era più pratico, più concreto e si esprimeva meglio con i gesti.

Cosa avrebbe dovuto fare? Abbracciarlo?

 

Si sentiva frustrato: avrebbe dovuto studiare la cosa, organizzarla come si fosse trattato di una sortita di guerra. 

Per il momento, però, si sarebbe limitato ad osservare e eventualmente a cogliere le occasioni che si fossero presentate.


Tutti i cavalieri, tranne Leon che non era troppo in forma, si erano spostati nella zona delle ultime tracce trovate, sperando di trovarne di nuove o cercando di capire qualcosa di più su dove si trovassero i briganti.

Artù tornò indietro prima degli altri, sperando segretamente di rimanere ancora un po' insieme a Merlino. Appena giunse in prossimità del fuoco che ardeva al centro dell'accampamento, Artù sbarrò gli occhi e silenzioso come un gatto si nascose dietro un tronco.

Non credeva ai propri occhi: Leon? Leon e Merlino? E dire che solo poco prima aveva pensato che Leon non potesse piacere al suo servo. Invece, eccoli lì: Leon sdraiato a pancia sotto su una coperta, a torso nudo e Merlino, senza giacca, senza fazzoletto al collo, con le maniche tirate su e sudato come non l'aveva mai visto, toccare la schiena del rosso, accarezzarla e massaggiarla in un modo che ad Artù non piacque per niente. Merlino, con estrema naturalezza si girò verso di lui. Probabilmente l'aveva sentito arrivare. Poi si mise un dito sul naso, come per chiedergli silenzio e con la mano gli fece cenno di avvicinarsi.

 

Artù fu tentato di fare dietrofront e andarsene lontano da lì: l'unica cosa che aveva voglia di fare era trovare un posto isolato, dove avrebbe potuto lasciarsi andare all'urlo liberatorio più potente della sua vita. Stava sudando e tremava dal nervoso. Merlino prese un pezzo di stoffa, si alzò in tutta fretta e lo raggiunse, pulendosi con lo straccio le mani unte, che Artù guardò deglutendo disgustato.

Là, steso, c'era il suo vice, grande amico da sempre, ora 'grande traditore' con la parte superiore del corpo che luccicava dell'olio spalmato da Merlino, l'altro grande, 'ancor più grande traditore'.

 

Merlino, all'apparenza completamente ignaro, sorrise soddisfatto: "Dorme!" sussurrò "era messo piuttosto male, poveretto! Spero di essere riuscito a farlo stare meglio!"

"Non ho dubbi su questo. Hai davvero un gran cuore!" disse Artù con un sorriso forzato che non arrivò agli occhi, ma forse  Merlino non percepì il sarcasmo delle sue parole, o nel caso non lo diede a vedere. Il servo lo ringraziò per poi tornare nel bosco e continuare il suo lavoro.

Artù si sentiva svuotato. Si sedette per terra con la schiena appoggiata ad un albero e portò la testa all'indietro, posandola sul tronco e chiudendo gli occhi. Le belle parole di Merlino che prima lo avevano riscaldato tanto, ora gli rimbalzavano in testa, prive di significato, come un mero riempitivo: erano forse un tentativo di tenerselo buono per poter fare ciò che voleva senza amareggiarlo, per tenere a bada l'istinto possessivo di Artù?

Come al solito gli occhioni blu del ragazzo uniti al suo adorabile sorriso, lo avevano incantato.

Era proprio un asino, come l'altro non smetteva mai di sottolineare.

La soluzione era a portata di mano: lasciar perdere tutte quelle assurde congetture. Era stufo e si appisolò sperando di smettere di pensare.

 

Quando si sentì chiamare, aprì gli occhi e vide Leon davanti a sé, che sembrava l'immagine della beatitudine più profonda. 

"Artù, sapeste! Merlino è un mago!" disse con gli occhi lucidi e un sorriso così grande che Artù non gli aveva mai visto. "Mi ha guarito, con un massaggio! Ad ogni tocco delle sue dita, un po' di dolore in meno. É stata un'esperienza davvero catartica. Ripeto, é un mago!"

"Allora appena torniamo, lo manderò al rogo!" si fece uscire il re, senza allegria.

"No, non in quel senso. Ma forse é uno di quelli che hanno il 'tocco guaritore'!"

Artù disse con uno sguardo un po' opaco: "Leon, sei sicuro di non aver scoperto prima di me, se il mio dubbio su Merlino é reale oppure no?"

"Oh no, Artù, no! Non volevo certo essere io la causa di un nuovo dubbio su Merlino! Siete ... geloso di lui? Mi dispiace ma, come sapete, non stavo affatto bene e lui si é limitato a massaggiare solo la schiena, ve lo giuro!"

"Non preoccuparti, é tutto a posto!"

"Scusate, sire, ma voi avete mai chiesto a Merlino di farvi un massaggio?"

"Sì, quando sono teso gli chiedo di occuparsi del mio collo ed é vero che ha le mani d'oro, ma non mi sono mai ridotto come te, palpitante e commosso, a dichiarare al mondo le sue qualità chiropratiche."

"Se avrete del dolore, vi consiglio caldamente di mettervi nelle sue mani! Se si venisse a sapere che é un così bravo guaritore potreste rischiare di perderlo. Potrebbe diventare ricco, se girasse di paese in paese a curare i dolori come ha fatto con me."

"Farà ciò che vuole. Non potrò fermarlo se deciderà in proposito!"

"Che avete Artù? Normalmente non mi rispondereste mai in modo così rassegnato, ma vi ripeto che se é a causa di ciò che avete visto, sappiate che non era niente, se non il tentativo di un ragazzo di buon cuore nell'atto di curare un amico sofferente. E ora scusate ma devo andare a lavarmi."

"Già... ti manca solo la farina e sei pronto da friggere" rispose Artù, con un lieve sorriso.


Dopo aver fatto abbeverare i cavalli, Merlino si accorse che i cavalieri erano tutti in acqua, per un bagno. Artù dal lago gli si rivolse gentilmente: "Su, Merlino, vieni a fare il bagno!" Il re si era reso conto di aver esagerato con la faccenda di Leon e voleva cercare di passare sopra la cosa.

Merlino stava per rispondergli di no, quando Artù si alzò in piedi. L'acqua era bassa, in quel punto, e arrivava appena alle cosce del giovane reale. Il servo distolse lo sguardo da lui, non sapendo più dove posarlo. 'Il solito esibizionista impudico!'  brontolò tra sé. In quei tre anni Merlino l’aveva visto in pratica più nudo che vestito, ma in quella situazione, all'aperto e con gli altri, il re avrebbe potuto essere più discreto. Gli sembrò quasi che l'avesse fatto apposta e la cosa lo infastidì.

"Grazie, ma non farò il bagno, sire! Ho molto da fare!"

"E cosa? Hai raccolto verdure per un esercito di almeno quaranta persone ed é ancora troppo presto per preparare il pranzo."

"Non é mai troppo presto per preparare il pranzo, specie quando si deve sfamare un'orda di cavallette che mangiano come un esercito di quaranta persone e che, se potessero, mangerebbero anche me!"

E se ne andò, sparendo nel bosco. Raccolse tanta legna, molto più di quella che sarebbe servita. Ogni volta che ne portava un po' al campo, dava un'occhiata veloce in acqua. E vedeva i cavalieri inseguirsi, fare gare di velocità, fare i tuffi, lanciarsi una palla di pezza, schizzarsi e ridere.

 

Doveva andare al lago per riempire un secchio d'acqua per il pranzo. Decise di spostarsi verso una piccola insenatura nascosta da rocce e cespugli. Era un punto incantevole: l'acqua era limpida e profonda e Merlino si sdraiò a pancia in giù calando il secchio legato a una corda, continuando a guardare la luce del sole che si rifletteva sull'acqua abbagliandolo. 

Quando cercò di issare il secchio, si accorse che era pesantissimo, che non riusciva a tirarlo su e temeva che si fosse incagliato in qualcosa sott'acqua.

Una bellissima testa di tritone bionda, fuoriuscì veloce dall'acqua sottostante e Merlino lo vide alzare il volto verso di lui con un grande sorriso.

Il servo cacciò un urletto per lo spavento, poi guardò nuovamente verso Artù, faticando a staccare gli occhi da lui. Era una visione, una versione maschile di Venere che usciva dalle acque. E non si accorse che il principe aveva impugnato la corda del secchio.

"Te lo sto chiedendo ancora, Merlino! Vieni a fare il bagno?" Sorrise malevolo e senza aspettare risposta, tirò forte la corda, facendo precipitare il ragazzo in acqua.


Quando Merlino riemerse, sbottò: "Artù, potrebbe essere divertente, se non mi steste facendo perdere così tanto tempo e sapete bene che non ne ho!"

"Oh, suvvia, Merlino!" e il re gli diede una pacca sul petto con fare complice "non hai tempo per me, ma per massaggiare Leon il tempo l'hai trovato, eccome!"

Il servo boccheggiò lievemente: non se l'aspettava e per un attimo rimase senza parole. Artù continuò con ironia: "Ho parlato con Leon e mi ha detto che si é trattato di un'esperienza mistica. Mi viene da pensare che forse lo é stata anche per te! Fai bene a ritagliarti degli spazi personali, quando riesci a trarre beneficio dal piacere che può derivarne!"

"State blaterando a caso!" rispose il servo irritato, mentre cercava di recuperare il secchio. Merlino si immerse e riemerse frustrato: "É più giù di quanto pensassi! Se non riuscite a recuperarlo voi, Artù, io non credo di farcela!"

"Per forza: hai ancora gli stivali e i vestiti addosso" e il principe gli si mise proprio davanti con un sorriso sfrontato, un po' troppo vicino per i gusti di Merlino, che gli scoccò una breve occhiata diffidente: "Allora, vi chiederei di riportarmelo. Non ho tempo, né interesse a spogliarmi adesso."

Artù fece una smorfia contrariata: "Certo che rilassarsi non é il tuo forte!"

"E il tempismo non è il vostro!"

"Perché non ti fai aiutare da Leon oggi?

Era così estasiato e desideroso di ricambiarti in qualche modo!"

"Ha già preparato la colazione per tutti, al posto mio. In realtà con il massaggio stavo cercando di sdebitarmi con lui!"

"Ma è meraviglioso!" urlò quasi Artù "sdebitati tu, che mi sdebito anch'io! In questo modo non terminerete mai. Chissà dove andrete a finire!?" 

"Da nessuna parte. Leon é solo un caro amico: state vedendo cose che non ci sono. Io non so cosa vi é preso!" e gli diede le spalle, muovendo un passo verso riva, ma Artù lo trattenne da dietro afferrandolo per le braccia.

In quel momento lo scollo della camicia essendo stato tirato da un lato, si allargò scoprendogli una bianca spalla. Di fronte a quella liscia pelle d'avorio, Artù fece fatica a trattenersi: avrebbe avuto voglia di dare un morso in quel punto di Merlino, come si faceva con le dame in un momento di passione; solo che in quei casi si parlava di un bacio e non di un morso. 

Un morso di rabbia e forse sì anche un morso di desiderio; e nel pensare questo avvicinò ancora di più le labbra alla pelle del ragazzo.

"Potreste anche lasciarmi andare, sire!"

"Eh, no! Dopo tu scappi e io non credo di aver ancora finito con te!"

"Se vi piace lo stufato crudo...!"

Artù non rispose perché all'improvviso ebbe una specie di rivelazione: il dubbio che aveva su Merlino non era una mera indagine antropologica sui gusti amorosi di generici valletti reali, quanto un suo tarlo che aveva nei confronti del suo servo, dovuto alla gelosia quando gli altri uomini gli si avvicinavano. Ora lo capiva bene: qualcosa non stava andando per il verso giusto! Mente e corpo non erano sulla stessa linea.

"A tutti i tuoi amici cavalieri, dispensi gesti affettuosi, pacche amichevoli, abbracci, sguardi e risate mentre per il tuo principe hai solo parole, parole belle certo, ma solo quelle."

"State scherzando? Sguardi e risate sono la base del nostro rapporto!"

"E va bene, ma non sono così tangibili e reali come gli altri gesti d'affetto!"

"Vi ho già spiegato prima...!"

Artù lo interruppe: "Sì, ma preferirei di gran lunga che tu ti comportassi con me, come fai con loro!"

Merlino si irrigidì: sentiva letteralmente 'il fiato sul collo' da parte di Artù ed era preoccupato riguardo ai reali motivi che gli impedivano di comportarsi con il re come con gli altri ragazzi. E mai avrebbe potuto rivelarli.

"É perché loro sono sempre così… toccosi!" improvvisò il servo.

"Io credo di essere il più 'toccoso' di tutti!"

"Lo vedo!" aggiunse mesto Merlino, alludendo alle mani del re che gli bloccavano ancora le braccia. 'Maledetto Artù!' pensò 'sempre così orgoglioso, accentratore e...' ma i suoi pensieri furono interrotti da un brivido involontario causato dal respiro dell'altro sulla quella zona così sensibile della sua pelle.

Artù lasciò la presa e Merlino si girò verso di lui, guardandolo con una stilla di insofferenza e dichiarando: "Ho capito Artù... se è ciò che volete...!"

Il servo si appoggiò con una mano a una spalla del re, sorreggendosi, altrimenti sarebbe sprofondato. Mise per pochi istanti l'altra mano sulla nuca di Artù e gli schioccò un grosso bacio sulla guancia. Non contento gli diede un lieve pizzico al viso, e sempre con la mano libera, gli sistemò i capelli dietro un orecchio e sulla fronte, seguì con un dito la linea delle sopracciglia per pettinarle, gli tolse da sotto il mento una goccia d'acqua e un'altra anche da sotto il naso, gli passò la mano dalla guancia fino al collo, strisciando una lunga carezza fino alla spalla poi al braccio, dove gli lasciò qualche breve stretta affettuosa.

Merlino sorrise, si inchinò e tornò a fatica sulla riva: "Vi prego, maestà, ora potete passarmi il secchio?" Artù si tuffò raccogliendo il secchio dal fondo e lo passò a Merlino che se ne andò a passo spedito.

Artù rimase lì immobile, un po' felice e un po' con l'idea di essere stato gabbato ancora una volta.















Parte seconda






 

I cavalieri stavano pranzando quando gli uomini mandati in avanscoperta da Artù, ritornarono e riferirono che le orme erano senza dubbio un tentativo di depistaggio dei briganti, perché dopo aver battuto tutti i sentieri e i fuoripista percorribili a cavallo, gli uomini non avevano trovato nessuna traccia 'fresca' del loro passaggio.

 

Artù era furioso: "Maledetti! Sono riusciti a rallentarci: hanno guadagnato mezza giornata di vantaggio su di noi. Dobbiamo recuperare il distacco. Partiremo subito dopo mangiato.

Merlino avrá bisogno di una mano per il riordino. Qualche volontario?"

Leon alzò subito la mano, seguito da altri cavalieri.



 

Erano a cavallo da parecchie ore. 

Merlino era meno stanco di quel che pensasse. Stare a cavallo per lunghe tratte era normalmente sfiancante, ma lo era molto meno che correre tutto il giorno per preparare i pasti e occuparsi dei cavalli.

Prese quella cavalcata quasi come un momento di rilassamento.

Aveva notato che Artù era un po' strano nei suoi confronti.

Gli cavalcava a fianco ma non lo guardava mai. Non gli faceva neanche tutte quelle battutine insolenti, così tipiche sue, cosa alquanto bizzarra. Merlino ne sentì quasi la mancanza. Le battute di Artù gli davano la possibilità di ribattere con altrettanta ironia e avrebbe voluto continuare a stuzzicarlo come al solito, ma il re non gliene stava dando motivo. Peccato. Le loro schermaglie rappresentavano spesso la parte migliore della giornata, per il servo. Per quanto Artù si sforzasse, Merlino se la cavava sempre meglio del re, con le parole.

 

Forse al fiume aveva esagerato un po' ma si era divertito così tanto a vedere Artù, prima così possessivo e poi stupito per i suoi gesti affettuosi verso di lui.

Si era sentito anche lusingato, poteva ammetterlo. In quel modo Artù l'aveva fatto sentire importante e anche con una sorta di maggior potere su di lui. Aveva l'impressione di poter fare impazzire il re con poco sforzo, se solo avesse voluto. Ne avrebbe approfittato? Non lo sapeva ancora. La stanchezza e il poco tempo a disposizione rispetto alla mole di lavoro che lo attendeva gli davano l’idea che non avrebbe potuto farlo, almeno per il momento.

 

Poco prima del tramonto si fermarono nel bosco, vicino a un fiume, in un luogo decisamente piacevole. 

 

Non c’era stato tempo di riposare dopo pranzo, per cui si accamparono piuttosto presto quella sera.

Artù chiamò Gwaine in disparte, per parlargli di cose importanti.

“Gwaine, dovremmo essere piuttosto vicini, ormai. Prendi un uomo con te e cerca di trovarli. Guarda quanti sono ma senza farti scoprire poi torna a riferire. Te la senti?”

“Certamente Artù! Se dovessi trovarli pensate a una sortita notturna?”

“Dipende da quanti sono. Se fossero troppi rispetto a noi, sì. Avremmo più possibilità. Se tu riuscissi a capire chi è il loro capo e dove risiede, sarebbe il massimo…”

“Farò del mio meglio. Prenderò Elyan con me: è il migliore a mimetizzarsi e sa essere silenzioso come una pantera.”

Artù sorrise pensando a quanto fosse vero.


Tutti si misero a mangiare. Merlino non aveva dovuto faticare particolarmente per quella cena, perché non c’era stato il tempo materiale per prepararla e avevano utilizzato le scorte di cibo pronto portate per quelle occasioni: formaggi, carne secca, pane e frutta.

Dopo cena gli uomini si riposarono sedendosi o sdraiandosi attorno al fuoco. Cominciarono a girare caraffe di vino. Non c’era molta allegria. La tensione era palpabile, però riuscirono a rilassarsi un po' quando  qualcuno tirò fuori qualche simpatico aneddoto. Certo, mancando Gwaine, l'atmosfera non riusciva a decollare del tutto.

Merlino tornò con la solita fila di piatti, mentre Artù, che ancora non gli aveva rivolto la parola dal bagno del mattino lo chiamò per farlo sedere con loro.

"Non posso Artù, ma vi ringrazio molto. Devo ancora asciugare i piatti e metterli via."

"D'accordo" disse il re alzandosi in piedi e seguendolo. Merlino si girò verso di lui con fare interrogativo, al che Artù confessò: "Non riesco a stare fermo. Ti do una mano, così finisci prima."

"Come volete, maestà" rispose Merlino con leggera ansia. Poteva essere imbarazzante starsene da soli, dopo quel che era successo al lago.

Artù si mise ad asciugare i piatti e le coppe, Merlin le pentole e le posate.

"Spero che Elyan e Gwaine siano in grado di fornirci le informazioni che ci servono, ma soprattutto che non vengano scoperti. Dio solo sa quello che potrebbero fargli."

"Non preoccupatevi, sire: Gwaine è una vecchia volpe, Elyan è attento e veloce ed entrambi sono forti e ben addestrati. Merito vostro!"

"Quindi non sei preoccupato per i tuoi 

cari amici?" domandò il re con una punta di rancore.

"Ho fiducia in loro. È diverso. Ovvio che se succedesse loro qualcosa ci rimarrei molto male."

 

Artù stette in silenzio per qualche tempo poi chiese: "Posso farti una domanda personale?"

"Va bene!" 

"Quale dei cavalieri ti piace di più?"

"Dunque, come amico … sicuramente Lancelot, ma anche voi, … lo sapete."

"Non ti ho chiesto questo. Non intendevo come amico. Intendevo come uomo, considerando la presenza, il carattere e il fascino!"

 

'Come se non lo sapesse … quello che vuole è sentirselo dire. Vuole essere elogiato per le sue virtù. Che borioso! Ma io non ci sto …"

 

"Se proprio volete saperlo" sospirò Merlino con aria languida "penso che per bellezza e carisma il mio preferito sia decisamente … Gwaine!

La sua risata, i suoi capelli …"

Artù rimase a bocca mezza aperta, chiaramente sconcertato.

"Quanto ad imponenza fisica, muscolatura in primis, senza dimenticare il suo altruismo e la sua genuinitá, il migliore secondo me è Percival.

Elyan ha il sorriso più incantevole e contagioso del mondo, una voce grave e suadente e lo considero un ragazzo simpatico e intelligente.

Leon è la discrezione fatta persona. È così dolce e disponibile: un perfetto gentleman e ha gli occhi verdi più limpidi che abbia mai visto.

Ovviamente, coraggio e lealtà sono caratteristiche comuni a tutti loro e non saprei farne una classifica…"

 

Artù lo aveva ascoltato con il cuore in subbuglio. L'altro non aveva speso una sola parola per lui e quel lungo elenco appassionato di doti  dei suoi cavalieri, lo turbò non poco. 


Tutt'ad un tratto il re si immobilizzò. 

'Rumore di zoccoli di cavalli … troppi cavalli!' pensò Arthur e, uscito dalla tenda, incominciò a correre come un pazzo verso la fonte di quei rumori, sguainando la spada.

 

"Vedo che sei sempre all'erta, bravo Artù" disse una voce di donna nella penombra.

Il re rimase fermo per un attimo poi scoppiò in una sonora risata . 

"Vieni giù Morgana. Vieni ad abbracciare tuo fratello."

La ragazza scese da cavallo con un agile salto e gettò le braccia al collo del fratello che la strinse forte.

"Che magnifica sorpresa! Non so più quanti mesi sono che non ci vediamo e mi sei mancata" rispose allontanandosi per guardarla meglio.

"Sette mesi, Artù! Ma non è un caso se siamo qui. A Camelot ci hanno informato e siamo qui per darti manforte. Ho portato degli amici … venite!"

Una cascata di capelli biondi volò giù dal cavallo più vicino.

"Beh, lei giá la conosci!" sorrise Morgana con dolcezza.

"Morgause…" Artù si chinò e le baciò galantemente la mano.

"Bentrovato re Artù!"

"Eccolo lì! Non ti lasci mai scappare l'occasione di fare il cascamorto con una bella donna" rise Morgana, maliziosa come suo solito. "Guarda che tanto lo so che avevi una cotta per Morgause…"

 

Artù divenne rosso come una ciliegia, ma decise di contrattaccare con le stesse armi della sorella.

"Questo non è affatto vero! Ma se anche avessi avuto una cotta per lei, qualcun altro me l'avrebbe certamente portata via! E non mi sembra di fare il cascamorto se bacio la mano a mia … cognata!"

 

Non ne avevano mai parlato chiaramente, lui e la sorella e fu una sensazione un po' strana. A Morgause scappò una piccola risata, cosa abbastanza singolare per lei e Morgana rimase a bocca aperta, cosa ancora più singolare.

"Volevo dire che … mi piacerebbe fosse così … se lo fosse…" Arthur si stava impappinando con le parole, al che decise di tacere, mezzo disperato.

 

"Buonasera Artù" intervenne una profonda voce maschile a salvarlo dalla situazione.

Voce che, assolutamente il re non fu in grado di riconoscere. "Devo dire che sei cresciuto moltissimo dall'ultima volta che ti ho visto. Sei un uomo adesso e ti trovo davvero in ottima forma."

 

Due cavalieri avanzarono lentamente verso di lui: sembravano due nobili d'alto lignaggio. 

Artù si avvicinò loro e riconobbe il primo: "Re Cenred? Tutti mi sarei aspettato tranne te!" E si strinsero calorosamente gli avambracci. 

"Anche tu sei cambiato molto e non ti avevo riconosciuto. A cosa devo l'onore della tua visita?" chiese Artù.

"I vostri briganti sono passati anche da noi. Abbiamo un conto in sospeso con loro" spiegò Cenred.

"Venite, prego, avrete bisogno di riposare e di mangiare!"

"Grazie, ma abbiamo cenato. Lascia che ti presenti Humbert***,  il mio valletto personale."

Humbert era un giovane uomo dai capelli lisci, biondi, pettinati all'indietro e dai caldi occhi castani. Era molto curato nel vestire ed elegante nei modi. Era molto bello, anche se di una bellezza del tutto diversa da quella di Cenred. Il re l'aveva presentato con un sorriso e una dolcezza particolari: Artù non ebbe dubbi sul fatto che anche Humbert fosse un amante del re.

"Piacere di conoscerti, Humbert!"

Il valletto rispose al saluto con garbo, inclinando il capo. "È un onore conoscervi, re Artù. Quello che si dice di voi rispecchia la realtà."

"E sarebbe?" chiese incuriosito Artù.

"Un giovane re, forte e splendido!"

"Humbert!" mormorò Cenred interrompendolo e scoccandogli un'occhiataccia.

"Artù, loro sono …" disse Cenred indicando due mastodontici soldati "Agilulf e Armand, i miei più fidati cavalieri. Ognuno di loro vale almeno come dieci uomini in quanto forza e acume."

"Benvenuti" disse Artù alle guardie, accorgendosi che i due uomini erano tra i più grossi e muscolosi che avesse mai visto. Due veri e propri colossi, ciascuno dei quali avrebbe potuto mettere in seria difficoltà un cavaliere della stazza di Percival.

 

In quel momento si stava avvicinando Merlino con una brocca in mano. Quando vide il gruppo di persone attorno ad Artù, si fermò e fece per tornare indietro.

"Merlino!" lo chiamò il re che gli corse incontro sorridendo, gli prese la brocca dalle mani appoggiandola per terra e gli portò le mani dietro al collo. Il servitore trasalì per la sorpresa e quando Artù avvicinò il viso al suo, Merlino sbarrò gli occhi, non comprendendo le ragioni di quel comportamento, soprattutto di fronte a tutte quelle persone. Il sorriso di Artù era gigantesco e malizioso, mentre gli sussurrava: "Siamo circondati, Merlino!" 

Il servo spostò la testa all'indietro per poterlo guardare meglio in viso e con stupore divertito chiese: "Circondati da chi?"

"Lo capirai! Vieni, ti voglio presentare qualcuno" e lo prese per un gomito tornando con lui dal gruppo.

"Merlino, mi sei mancato!" disse Morgana abbracciandolo con trasporto ma tirandosi subito indietro con il naso arricciato, sussurrandogli di nascosto:"Perdonami, ma hai una puzza tremenda!" 

Il servo arrossì fino alla punta delle orecchie.

"Oh … la selvaggina!"

"E hai anche un aspetto sciupato e stanco. Quel prepotente di mio fratello ti schiavizza ancora? Mi sa che dovrò fargli un discorsetto."

"Guarda che vi sento!" sghignazzò Artù.

"No, non è così. È che durante le missioni … è dura per tutti." disse Merlino.

"Questo sembra essere diventato il motto di Merlino" sorrise il re.

"Ma … questi prima non c'erano!" disse la ragazza, tastando impudicamente il petto e le braccia di Merlino, alludendo ai muscoli che il ragazzo si era fatto partecipando spesso agli addestramenti dei cavalieri.

"Morgause, lui te lo ricordi?"

"Certamente, l'ombra di Artù! È un piacere rivederti!"

"Grazie. Anche per me" si inchinò il servo, rimanendo a distanza di sicurezza a causa del suo odore.

 

"Lui è Merlino, il mio valletto" disse Artù con orgoglio, mostrandolo a Cenred.

"Finalmente ti conosco! Morgana mi ha detto meraviglie su di te!" disse Cenred che aggiunse rivolto ad Artù: "Fossi in te, lo nutrirei un po' meglio, ma devo ammettere che hai gusto Artù: è assolutamente adorabile!"

 

Quelle parole scombussolarono l' intero gruppo. Artù e il suo servo gareggiavano a chi arrossiva di più. Morgana scoppiò a ridere, portandosi dietro la compagna. Humbert squadrò Cenred con profondo astio, probabilmente geloso dei complimenti fatti dal suo re a Merlino. 

 

Cenred si voltò verso Merlino. "Questo è Humbert, il mio valletto. Mi piacerebbe che tu gli insegnassi la devozione e la lealtà che hai per il tuo re e per le quali sei famoso."

Humbert alzò gli occhi al cielo.

"Vi ringrazio, maestà, ma credo che parliate di qualcun altro, perché con me Artù dice sempre che sono il servo peggiore che abbia mai avuto" confessò Merlino.

 

Artù mise un braccio sulle spalle del servitore, sorridendo: "Non farci caso, Cenred. Lui è un tipo modesto. Non è solo il mio valletto, ma anche un caro amico. Il migliore, direi." 

"Visto?" mormorò stizzito Humbert al suo re, che forse pentito, continuò: "Per me è lo stesso con lui" e indicò il valletto. E ammetto che quando ha voglia di cucinare, Humbert è insuperabile."

"Non solo per quello, voglio sperare" brontolava sommessamente il valletto di Cenred.

 

"Ma venite a sedervi, sarete stanchi. Merlino per favore occupati dei loro cavalli" ordinò Artù.

Merlino ebbe un moto interno di sconforto. Altre dodici bocche da sfamare, contando i cavalli. Quell'Humbert dava l'idea di uno che si facesse servire più che quella di un servo. Non poteva contare sul suo aiuto.

Cenred si rivolse alle guardie.

"Armand, Agilulf, occupatevi voi dei cavalli e anche di predisporre le nostre tende per la notte. Merlino ha già molto da fare." 

E rivolto ad Artù concluse: "Le mie guardie sono abituate a fare di tutto e purtroppo Humbert non è in salute in questo momento."

Merlino era cosí sollevato che avrebbe voluto andare a baciare ripetutamente le mani di re Cenred, ma si rese conto che non era il caso.







Stava riordinando la tenda adibita a cucina quando entrò Artù.

Il servo non si stupì più di tanto e visto che il re taceva, fu lui a parlare per primo.

"Non vedo l'ora di togliermi questo lezzo di dosso, maestà. Morgana prima era inorridita. Il bagno che mi avete costretto a fare oggi, non è servito a cancellare il pessimo odore di spezie e carne cruda dal mio corpo. Ora che ci penso, siete l'unico che non si è lamentato del mio odore. Persino Leon mi ha detto qualcosa, pur con molta delicatezza." 

 

E dire che Artù non gli era mai stato appiccicato così tanto come quel giorno!

 

Artù avvicinò il naso ai capelli di Merlino e inspirò profondamente, cosa che fece fremere il più giovane per un lungo attimo.

 

"Io sento solo un buon odore … cioè un odore normale …"

Merlino non capiva: "Sarete raffreddato …"

Credevo foste in compagnia dei vostri ospiti. Non è bello che li trascuriate così" commentò Merlin.

"Stai cercando di liberarti di me?" alluse il re.

"Come potrei? Io vivo per servirvi e stare accanto a voi è un piacere oltre che un onore" ironizzò il servo.

"Sì, come no? Comunque i miei ospiti stanno sistemando le loro cose. Si stanno facendo aiutare da Agistulf e Arvald!"

"Chi?" Merlin scoppiò a ridere. "Volete forse dire Agilulf e Armand!"

"Quello che sono! Certi nomi … dovrebbero essere proibiti!"

"Io li trovo affascinanti!"

"I loro nomi?"

"No, loro due. Sono due giovani uomini grandi e possenti, ma sembrano avere la delicatezza di due bambini!"

 

Artù non ne poteva più di quel giochetto, sempre che si trattasse di un giochett e lui non ne era poi così sicuro.

"Ho capito, Merlin! Ogni cosa che incontri oggi, purché dotata di membro erettile, sembra farti sciogliere come una ridicola donnicciola!"

 

Dire che Merlino era basito, era dire poco.

Il ragazzo boccheggiò a lungo, non trovando le parole per esprimere il proprio disappunto.

"Che avete? Non vi ho mai sentito pronunciare parole così volgari…"

"Si vede che non sei mai venuto a bere nelle taverne con me e i cavalieri!  A proposito, perché non sei mai venuto?"

"Forse … proprio per non sentire pronunciare parole così volgari…"

"E quando ci vai per conto tuo, non le senti?" 

 

Merlin sollevò gli occhi verso l'alto. 

Ancora con quella storia! Per un paio di volte che Gaius l'aveva usata come scusa per coprirlo!

 

Il re continuò: "E se non sono abbastanza fine per te, forse sarebbe meglio che tu cambiassi re. 

Cenred non sarebbe mai volgare come me … perlomeno a parole."

"Non parlate male di lui. Avete visto cosa ha fatto prima per me, per non appesantire il mio lavoro? È un re magnanimo, anche se non sono un suo suddito, anche se sono solo il servo di un altro re" si animò Merlino.

 

Artù sentì aumentare la stizza dentro di sé.

"E vi ha detto anche di nutrirmi meglio!" Si infervorò il servitore.

"Perché non ha idea di quanto mangi! Ha detto pure che sei adorabile."

"Se Cenred mi trova adorabile io non posso che sentirmi lusingato!"  

"Non mi stupirei se ti chiedesse di seguirlo nel suo regno, anche perché ti assicuro che lui avrebbe ben altre intenzioni che farti diventare il suo servo."

"Intendete il suo … amante?"

"Non ti piace il re?"

"Non è questo. Lui è bello, coraggioso e generoso, ma …"

"In effetti dicono che a letto sia molto generoso …"

"E poi ha già un amante …"

"Forse quello che vuole è averne due, magari contemporaneamente. Cosa ne pensi?"

 

Merlin diventò rosso più per la rabbia che per la vergogna.

"Dico che, anche se siete il re, certe cose non dovreste dirle nemmeno voi!"

"Non ti piace neanche Humbert?"

"È una splendida buccia vuota, secondo me."

"Sei un puritano!"

"No, sono solo normale. Le cose a tre mi disgustano, per ciò che significano."

"E sarebbe?"

"Si possono amare sul serio due persone simultaneamente? No, quindi è chiaro che si tratta di altro.

Come può una coppia che dice di amarsi, accettarlo? Per me si tratta di un tradimento reciproco e consenziente, molto peggio di un normale tradimento. Nel migliore dei casi significa che i due sono stufi, annoiati e quindi che non sono più innamorati e così facendo, arrivano a perdere la cosa più importante: il rispetto di sé e degli altri. Qualcosa di molto triste oltre che squallido! Ma questa è solo l'opinione di un servo che non conta nulla!"

"Dai basta, fermati! Io scherzavo: volevo solo stuzzicarti un po'!" sorrise Artù sorpreso dalla reazione sconvolta dell'altro!

 

"Avete sbagliato, allora! È un argomento che mi fa male! Comunque non sono interessato a Cenred, né come servo, tanto meno come altro… ed ora se volete scusarmi, ho bisogno di prendermi una pausa!"

 

Merlin se ne andò in fretta: era molto arrabbiato con Artù e il re se ne accorse. Era quello che voleva ottenere visto come Merlino lo aveva fatto arrabbiare a sua volta, poco prima. 

Eppure quello che provava ora non era soddisfazione, ma solo amarezza.


Finalmente Merlino si immerse nell'acqua del fiume. Era tutto il giorno che lo desiderava. Voleva solo rilassarsi e dimenticare le stupide parole di Artù.

Con la magia aveva appena fatto apparire della cenere profumata.

Sentì uno sciacquìo alle spalle, che gli fece fare un balzo e cacciare un piccolo strillo.

"Tranquillo Merlino! Sono Humbert!"

"Oh, Humbert!" 

'Addio al bagno  rilassante!' si disse seccato.

 

"Scusami, ma cos'è questo odore nauseabondo che hai addosso? Me ne sono accorto anche quando ci hanno presentato. Forse eri sotto vento."

'Figuriamoci!' pensò Merlino.

"Ho dovuto pulire la selvaggina."

"Che cosa? Io non potrei farlo neppure sotto tortura!"

 

'Come si vede che non è un vero servo! Si comporta più come un nobile! Sarà anche un tipo raffinato ma è un po' troppo snob per i miei gusti e così, a pelle, mi sta pure antipatico. Però è molto bello. Probabilmente per questo è l'amante di Cenred.'

 

"Ho qui un sacchetto di cenere ed erbe. Spero funzioni: l'acqua da sola non basta a lavare via questo schifo" spiegò il ragazzo ad Humbert.

"Posso vedere? Mmh … che profumo meraviglioso. L'hai preparato tu?"

"Sì, ne vuoi un po'?"

"Ti ringrazio" e ne prese un pizzico spargendoselo sulle braccia e sul petto, cosa che fece anche Merlino.

Humbert si girò di schiena, spostando i capelli da un lato.

"Dietro non riesco. Mi daresti una mano?"

Merlino sgranò gli occhi e allungò il collo controllando che Artù non fosse nei paraggi. Ricordava la faccia del re, quando aveva fatto il massaggio a Leon e chissà cosa avrebbe pensato vedendoli così!"

 

Cominciò dalle spalle e strofinò la schiena del giovane con vigore, nel modo più professionale possibile.

 

"Sei fortunato Merlino!"esordì Humbert, dopo un po'.

"Per cosa?"

"Per Artù. Penso davvero che sia uno degli uomini più belli che ci siano al mondo …"

"Così dicono … "

"Non sei d'accordo? Com'è possibile?"

"No, sono d'accordo. Artù è bello, forte, leale, coraggioso e giusto. Ma ha anche parecchi difetti!"

"Chi non ne ha! Prendi Cenred ad esempio. È bellissimo, non ha paura di niente, è molto virile, se capisci cosa intendo. Anche troppo virile, se è per questo."

Merlin era già arrossito. Non era abituato ad affrontare argomenti così intimi, soprattutto con uno sconosciuto.

Humbert si immerse per sciacquarsi e quando riemerse, ordinò a Merlino:

"Dammi il sacchetto e girati!"

Humbert iniziò dai capelli. "La maggior parte degli odori si concentra nei capelli" e cominciò a massaggiarli sapientemente.

Merlin doveva ammettere che era piuttosto piacevole.

"Dicevo" riprese Humbert "Cenred è fin troppo virile. Questo è il problema. Non gli basta mai, ma io sono abbastanza cagionevole di salute.

Ogni tanto mi tradisce e non mi fa piacere."

"Sei sicuro?" 

"Certo, lui lo ammette. Dice che sono il più importante per lui, ma se ogni tanto gli capita, non riesce a trattenersi. Dice anche che si tratta solo di sesso fine a se stesso e non di amore. Io so che è vero, ma mi dà ugualmente fastidio. Una volta ho anche pianto."

 

Humbert era passato a lavare la schiena di Merlino. A parte sua madre, nessuno gli aveva mai lavato i capelli o la schiena. 

"Quindi?" 

"Ho iniziato a rendergli pan per focaccia. L'unico modo per sopportare le sue scappatelle era fare come lui. Tradirlo! Sciacquati!" E gli spinse la testa sott'acqua.

Quando si rialzò, spruzzando acqua dalla bocca, Merlino gli sorrise tristemente: "Non hai pensato che forse sarebbe meglio per te cercare un uomo che ti rispetti e ti ami veramente? E che  anche Cenred dovrebbe fare lo stesso?"

"Ma sei impazzito forse? Dove lo trovo un altro re che mi voglia al suo fianco? E in più è magnifico e sa farsi perdonare …"

 

Merlino ci rimase male. Perché Humbert si lamentava allora, se aveva già deciso tutto!

"E tu come fai quando Artù ti tradisce? Gli rendi la pariglia anche tu?" gli chiese Humbert con voce suadente, avvicinandosi fin troppo a Merlino.

 

'Superficiale. Vacuo. Ecco perché non lo sopporto! Ed ora questo e le sue assurde conclusioni!' 

Come si permetteva?

"Hai capito male, Humbert" rispose allontanandosi di un paio di passi. "Io e Artù non ci tradiamo perché semplicemente non stiamo insieme!"

"Vi ho visto oggi, faccia a faccia, abbracciàti."

"Ti assicuro che non c'è mai stato altro che amicizia tra noi. Un'amicizia importante, questo sì, ma solo quella."

"Non hai bisogno di mentire. Non con me, almeno. Tra due giorni non mi vedrai più."

"Non m'importa se non mi credi!"

"Beh, se ho sbagliato, scusa. Ma anche Cenred la pensa così su di voi. E Morgana non l'ha mai negato."

"Morgana si diverte solo a stuzzicarci. L'ha sempre fatto!"

"Ma chi ti dice che proprio ora Artù non lo stia facendo con Cenred?" disse Humbert malizioso. "Artù è un sogno e anche Cenred non scherza."

 

"No, non è vero!" s'infuriò Merlino. "Artù non è come te o Cenred. Non ci crederò mai. Sei solo tu che vuoi farmelo pensare!"

 

Humbert scoppiò a ridere.

"Dio! Ma ti vedi? E poi dici che Artù non t'interessa? Solo a parlarne, impazzisci! Ammettilo?"

"Io vado a dormire. Ho perso già troppo tempo qui."

"Solo un momento Merlino. Tieni il tuo sacchetto" e avvicinandosi gli afferrò un polso. 

"Ti chiedo scusa. Non ho giocato bene le mie carte. Avrei dovuto concentrarmi su di te, invece. Farti capire quanto ti trovi attraente. Cenred ha ragione: tu sei davvero adorabile e la cosa più adorabile di tutte è che non ti accorgi di esserlo."

"Lasciami!" disse fermamente Merlino. L'altro lo fece, ma gli appoggiò le dita sul petto, accarezzandolo lievemente:"Stai con me stanotte … saprò essere molto dolce …"

"Sei rimasto indietro e devi pareggiare i conti con il tuo re?" gli chiese Merlino con una smorfia di sarcasmo sul viso. Poi gli tolse sgarbatamente la mano dal petto e girate le spalle si incamminò verso la sponda. Alcuni uomini vivevano vite molto squallide. Fatti loro, non gli importava, ma lui non voleva averci troppo a che fare.




 

"Aiuto!"

Artù si svegliò di soprassalto. Il primo pensiero fu per Gwaine ed Elyan.

"Aiuto! Vi prego, aiutatemi!" continuò la voce di uomo fuori dalla sua tenda. Anche gli altri si svegliarono e si precipitarono fuori.

Humbert, completamente nudo e bagnato, era inginocchiato per terra, tenendosi la testa con una mano.

Cenred corse verso di lui, accasciandosi preoccupato. Morgause con sensibilità insolita per lei, prese una coperta con cui ricoprì il corpo del valletto. Cenred la guardò con gratitudine.

"Merlino …" mormorò Humbert con un filo di voce. Ad Arthur venne un colpo. Sentì una scarica bruciante all'altezza dello stomaco e si abbassò vicino ad Humbert.

"Merlino? Cosa gli è successo? Parla, ti prego!"

"Facevamo il bagno … al fiume…"

'Bagno al fiume? Insieme? Di notte? Perché?' pensò Artù con un nodo in gola.

"Erano quattro o cinque … mi hanno colpito…" Humbert spostò la mano dalla testa e tutti inorridirono: perdeva sangue copioso da un grosso bernoccolo gonfio su un lato del capo.

"E Merlino?" chiese Artù sempre più angosciato.

"Gli hanno tappato la bocca, l'hanno sollevato … non ricordo altro perché sono svenuto, ma ora … non c'è più."

"Leon, Percival, prendete i cadetti e le torce e andate a riva a cercarlo" ordinò Artù.

 

Morgana arrivò di corsa con delle pezze imbevute. "Dobbiamo farlo sdraiare!"

"Portatelo nella mia tenda" disse Cenred ai suoi uomini.

"Un attimo ancora, vi prego" supplicò Artù.

"Li hai visti? Com'erano?"

"Vestiti di scuro … strani cappelli larghi… sembravano briganti."

 

Il re si alzò in piedi.

'Sono quei maledetti! Hanno preso Merlino in ostaggio per ricattarci. Questa sera devono averci spiato e hanno individuato in Merlino la vittima perfetta. Avrei dovuto stare con lui, avrei dovuto proteggerlo… basta!'

Doveva agire subito. Sapeva di non essere perfettamente lucido. Aveva bisogno di aiuto.

 

Nessuno riusciva a trovare Merlino. L'unico segno del suo passaggio erano i suoi vestiti, abbandonati su un roccia vicino alla sponda del fiume.

Era stato ritrovato anche il sacchetto ormai vuoto contenente la cenere profumata.

 

Più tardi erano seduti tutti in cerchio vicino al fuoco. 

"Ho bisogno di elaborare un piano, sicuro e veloce."

"Conta su di noi, Artù." disse Cenred. "Metterò i miei uomini a tua completa disposizione."

"Grazie! La cattura dei briganti diventa ora del tutto secondaria. La priorità è salvare Merlino e portarlo via di là."

'Voglio che torni da me!'

Leon disse cauto: "Voi siete troppo coinvolto Artù. Non sarebbe meglio che andassimo solo noi cavalieri? Ve lo riporteremo!"

"Ho fiducia in voi e so che lo fareste, ma non posso lasciarlo da solo, mi capisci?"

Leon gli sorrise comprensivo e annuì.

Artù tremava dalla tensione e dalla paura per la sorte di Merlino. 

'Se almeno Gwaine ed Elyan tornassero! Forse sono stati scoperti e catturati anche loro! Forse tornando hanno incrociato i briganti che hanno rapito Merlino!"

 

Come richiamati dai pensieri del re, i due uomini a cavallo, sporchi e affaticati comparvero di fronte al gruppo. 

Artù e gli altri cavalieri si alzarono per abbracciarli. Alcuni andarono a prendere cibo e vino per loro.

"Avete visto Merlino?" chiese subito Artù. "No, perché?" domandò a sua volta Elyan.

Leon spiegò brevemente l'accaduto ai due cavalieri che rimasero profondamente addolorati dalla notizia.

"Abbiamo incrociato un gruppo di uomini al galoppo, ma ci siamo nascosti. Non sapevamo che portassero Merlino con loro. Era buio." disse Gwaine con forte rammarico.

"Non avreste comunque potuto fare nulla" commentò Artù.

 

I due cavalieri riferirono al gruppo tutto ciò che avevano scoperto.

Un accampamento di tende. Circa trenta uomini. A mezz'ora di galoppo di distanza. Nessuna donna, nessun bambino.

La tenda al centro dell'accampamento era occupata da Alvarr, così lo chiamavano gli altri ed era il loro capo. Biondo, capelli lunghi portati all'indietro, alto, ben piazzato. Un bell'uomo, strano e pericoloso. Lo avevano sentito vantarsi con gli altri dell'omicidio del contadino.

Morgana che era dietro di loro in quel momento, sbiancò: "Artù, ho conosciuto Alvarr e anche tu. Era a capo di un gruppo di druidi e ha poteri magici. È uno stregone, fra i più malvagi. È subdolo, falso e molto ambizioso. Ti prego di stare attento a lui. È dotato di un carisma magnetico e io fui molto vicina a cedere alle sue lusinghe. È colpa mia se è ancora in circolazione. Fui io a farlo scappare di prigione. Seppi poi che aveva ucciso molte persone."


Partirono tutti. Anche Cenred e Morgause. Gli unici rimasti al campo erano Morgana che si stava prendendo cura di Humbert ed Elyan, convinto da Artù, per restare a proteggere sua sorella e il compagno di Cenred.

Gwaine non avrebbe sentito ragioni pur di andare a salvare il suo amico e comunque Artù aveva bisogno di qualcuno che conoscesse il luogo.

"Artù, c'è un problema" disse Gwaine. "Hanno rapito Merlino in modo da scambiare la loro libertà con la sua vita."

"Non mi fido di loro. Alvarr è uno stregone ed è malvagio. Lo ucciderà e cercherà di uccidere anche noi."

"Anch'io non mi fido, Artù. Un lato del loro campo si trova sul ciglio di un burrone a strapiombo. L'hanno fatto apposta. Ci stanno aspettando! Non riusciremo a coglierli di sorpresa. Meglio non attaccare stanotte. Ci apposteremo e attenderemo un momento più propizio per coglierli impreparati. Sono quasi il doppio di noi e sono armati fino ai denti."

"Dio, Gwaine! Non pensi a Merlino? Tutta la notte in mano a quelli!"

"Se ci facciamo ammazzare, non ci sarà nessuno a salvarlo!"

 

Era ancora buio, quando giunsero all'accampamento dei malviventi e si posizionarono a gruppi di due dietro rocce e cespugli, il più vicino possibile al campo.

Morgause era vicino ad Artù. "Maestà, mi dispiace dovervelo dire così, ma io possiedo … la magia. E voglio usarla per voi e per Merlino.

Artù era esterrefatto, ma non aveva tempo di pensarci. Non in quel momento.

Chiese solo: "Morgana lo sa?"

"Morgana lo sa … da tanto tempo!"

"Se lei si fida, allora mi fido anch'io!"

"Voi lasciate che mi occupi di Alvarr e pensate al resto!"

 

Quando più tardi Artù vide Merlino, strinse i denti per imporsi di non intervenire. Il ragazzo veniva sballottato in qua e in là da un losco energumeno. Era svenuto. Chissà cosa gli avevano dato per ridurlo in quello stato. Merlino non era nemmeno stato rivestito: era malamente avvolto da una coperta, che gli lasciava scoperte le spalle e le gambe.

Fu messo di traverso, a pancia in giù sopra un cavallo. 

Alcuni uomini, tra cui Alvarr stavano mangiando qualcosa, mentre altri stavano piegando le tende o caricando i cavalli.

"È il momento!" sussurrò Arthur, facendo un cenno agli altri.

Uscirono dai loro nascondigli veloci e silenziosi. Artù andò dritto a prendere Merlin e se lo caricò sulle spalle. Doveva stare attento, perché lì vicino c'era il profondo dirupo.

Tutti i briganti sguainarono allora le loro spade, tranne Alvarr.

Morgause con la magia fece spezzare un grosso ramo d'albero, perché cadesse su Alvarr, ma lo stregone si gettò a terra rotolando sui fianchi e lo evitò.

Ogni cavaliere stava combattendo contro uno o due briganti. Tutti tenevano un occhio su Artù e Merlino. L'ordine era quello della ritirata, non appena Artù fosse riuscito a fuggire a cavallo.

Ma il re faceva molta fatica a muoversi liberamente, a causa dell'ingombro e del peso di Merlino. Uno alla volta i cavalieri si paravano davanti al re per favorirne la fuga e combattere al posto suo.

Morgause si preparò per un nuovo attacco magico ad Alvarr, ma lui la anticipò e la fece sbattere contro un albero con la sua magia. La ragazza perse conoscenza.

Agilulf che in quel momemto stava combattendo davanti al re, fu attaccato in contemporanea da tre briganti ed Artù si vide costretto ad indietreggiare verso il burrone, quando altri due delinquenti lo fronteggiarono.

Alvarr si avvicinò ad Artù con il chiaro intento di voler gettare lui e Merlino giù dal dirupo usando la sua magia.

Non fece in tempo però, perché Cenred arrivò contro di lui come un cinghiale inferocito, dandogli un colpo tale da farlo precipitare con un urlo nel vuoto dietro di lui.

 

Nell'istante successivo tutti i briganti gettarono a terra le loro spade, arrendendosi.

"Noi non c'entriamo" cominciò a dire  uno di loro "sì, noi rubiamo, ma non uccidiamo nessuno. È stato Alvarr a uccidere quel pover'uomo."

 

Un altro continuò: "Lui è malvagio e potente. Noi siamo stati praticamente costretti a seguirlo. Chi si è rifiutato di farlo, è sparito poco tempo dopo. E sappiamo che è stato lui ad ucciderli."

Un altro ancora si fece avanti per parlare.

"Per fortuna ora è morto! Noi veniamo tutti da famiglie di contadini, da gente povera. Avremmo voluto ribellarci ma avevamo paura."

 

Artù e il suo seguito tornarono al campo senza fare prigionieri.

Quel che era successo era chiaro. Senza il loro capo quel gruppo di briganti era solamente un altro gruppo di ladri di galline, come ce n'erano tanti. Portarli in prigione per poco tempo e fargli magari dare qualche frustata, non sarebbe servito a cambiarli. Al contrario: avrebbe contribuito a inasprirli ancora di più, contro la corte reale.

 

I sani si occuparono di curare i feriti. Anche Humbert con la testa fasciata, diede una mano a Morgana.

 

Ogni tanto Morgana si faceva prendere dallo sconforto e piangeva, dal terrore che Morgause non si risvegliasse. Non smetteva comunque di darsi da fare, perché l'aiutava a non farsi sopraffare dal dolore. 

Insieme ad Humbert, preparò il pranzo per tutti.

Ogni volta che passava davanti ad Artù, Morgana andava ad abbracciarlo per dare e ricevere conforto.

Artù soffriva proprio come lei.

 

Il re era spaventato a morte.

Come avrebbe fatto senza Merlino? La sua vita sarebbe stata vuota e grigia, per sempre.

In più si sentiva in colpa per Morgause.

A metà pomeriggio la ragazza bionda si svegliò. 

Morgana pianse di gioia e la coccolò a lungo, dicendole dolci parole d'amore che commossero Artù.

Purtroppo, per lui, l'attesa non era ancora finita. 

Cenred si sedette vicino a lui. "Sono sicuro che tra non molto si sveglierá. L'avranno drogato per farlo stare calmo. Con queste droghe ci vuole tempo."

"Cenred, mi hai salvato la vita. Sono in debito con te. Ti ringrazio molto. E se Merlino vivrà, avrai salvato anche lui …"

Nel dire questo Artù scoppiò a piangere. Cenred gli strinse una spalla con forza.


Stava per tramontare il sole quando Merlino aprì gli occhi.

"Artù?" chiamò. "Dov'è Artù?" chiese con Humbert e Morgana.

"Bentrovato anche a te!" disse la ragazza ridendo felice.

 

Quando Artù lo vide sveglio, seduto sul suo giaciglio, non disse nulla. Si buttò in ginocchio e lo abbracciò, posando la guancia sui suoi capelli e versando silenziose lacrime di sollievo.

Dopo il lunghissimo momento, Artù cominciò a borbottare: “Stupido sciocco, che se va in giro nudo per i fiumi, di notte, a tentare i briganti …”

“Anch’io sono felice di rivedervi sano e salvo” sorrise Merlino.

 

Finalmente, quella sera si sentivano tutti felici. Persino Morgause e Merlino riuscirono a mangiare qualcosa, seduti in mezzo agli altri.

 

Artù osservava Merlino da lontano. Qualche cavaliere lo abbracciava, altri gli davano un bacio sulla guancia o sulla testa. Qualcuno gli prendeva la mano con la sua tenendola stretta per un po'. Altri gli davano pacche affettuose sulle spalle o sulla schiena.  Altri ancora gli davano dei colpetti al viso, dolci come carezze.

 

Ora non era geloso. 

Era felice di tutte quelle attenzioni per Merlino. Tutti gli volevano bene. E lui aveva visto la malizia dove non c’era, poiché la malizia era dentro la sua testa, concepita da un desiderio che non avrebbe dovuto esserci, ma c’era.

 

E il suo dubbio su Merlino era in realtà una speranza nascosta. La speranza di poter essere amato da lui, anche se uomo. Anzi di più! Voleva essere amato da lui, in quanto uomo!

 

Il suo dubbio non era altro che lo specchio del dubbio che Artù aveva su se stesso. 

Fin da ragazzino si era reso conto che anche gli uomini potevano essere belli e attraenti. Ma siccome gli piacevano anche le donne, non se n’era mai fatto un problema. Era convinto che fosse così anche per le altre persone.

 

Lui, in più, sarebbe diventato re e doveva dare degli eredi a Camelot. Anche se poteva sempre decidere di adottarne. Molti re l'avevano già fatto in passato. Era comunque un'alternativa che a corte avrebbe fatto storcere il naso a molti.

 

Da quando aveva conosciuto Merlino, prima così irriverente e coraggioso, poi così leale e devoto, infine così divertente e … affascinante, lentamente tutto era cambiato. Solo il rischio di perderlo in quel modo però, aveva rivelato ad Artù, la profondità dei suoi sentimenti per Merlino.

Avrebbe rinunciato al trono per stare con lui? La risposta gli fece paura. Sì, l’avrebbe fatto e per un’unica ragione. Sapeva che sarebbe stato felice con Merlino, come con nessun’altra persona, uomo o donna che fosse.

Tutto però era ancora incerto. Stava facendo i conti senza l’oste. Il suo dubbio su Merlino non aveva avuto ancora una risposta certa. E se anche avesse accettato di amare un uomo, Artù non era sicuro che quell'uomo sarebbe stato lui.

 

Dopo cena, Merlino era seduto da solo vicino al fuoco, mentre gli altri cominciavano a sistemare le loro cose per il viaggio di ritorno e qualcuno già dormiva.

Era molto tardi, ma Merlino non aveva sonno: aveva dormito per quasi un giorno intero, a causa delle droghe che gli avevano propinato o della magia. Gli avevano dovuto raccontare tutto, perché non ricordava niente, se non il momento del rapimento: un momento terribile! Rivedeva Humbert che urlava disperato e che era stato colpito con un bastone, poi più nulla. La testa gli faceva un male cane in corrispondenza di un bitorzolo in mezzo al capo. Avevano colpito anche lui.

 

"Come stai?"

"Sto bene, grazie a voi. Mi avete salvato la vita e consideratemi servo vostro, per tutto il tempo a venire!"

"Attento a quel che dici" sorrise Cenred "perché mi piacerebbe molto portarti a palazzo con me. Sei il ragazzo più coraggioso e leale che conosca. Verresti?"

"Se sono leale come dite, come posso voltare le spalle ad Artù?"

"Lui è molto fortunato e spero che lo sappia. Solo che … Artù è talmente legato al suo ruolo di re e alle convenzioni della corte, che non sono certo che tu possa essere felice con lui … con me saresti libero, libero di essere te stesso sempre e comunque."

"È una bella proposta e vi ringrazio, ma sono piuttosto felice anche qui. È la verità!"

Cenred pensò che in ogni caso non avrebbe meritato uno come Merlino. Il massimo che gli era concesso era avere un uomo come Humbert, un uomo molto bello che gli rimanesse accanto nonostante le sue scappatelle. Non tutti erano in grado di amare nello stesso modo. Forse aveva sperato che uno come Merlino avrebbe potuto dargli di più, renderlo così felice da farlo diventare un uomo migliore. Ma quel cambiamento desiderato poteva avvenire solo partendo da se stessi.

Merlino gli disse solo: 

"Credo che Humbert tenga molto a voi e non solo perché siete il re.

Anche se ha un modo strano di dimostrarvelo."

Il re salutò Merlino con un cenno della testa e se ne andò.

 

Il ragazzo pensò che rifiutare l'offerta di Cenred fosse una cosa da pazzi.

Eppure non era tentato dalla sua proposta. Perché c'era Artù, la cui presenza riempiva la sua mente, i suoi giorni, ogni momento.

C'erano anche quei sentimenti e il desiderio che provava per lui. Erano quelli i motivi per i quali Artù pensava che Merlino lo trattasse diversamente dagli altri cavalieri. Era vero.

Quelle cose che sentiva per il suo re dovevano rimanere celate in profondità dentro di lui. Forse per sempre.

L'avrebbe fatto, se così doveva essere.

Artù doveva pensare prima al suo regno, poi al resto: per questo era un bravo re.

 

Poco dopo sentì dei passi vicini e pensò che fosse Artù: era Humbert.

"Ciao Merlino. Volevo salutarti. Domattina partiremo  Come ti senti?"

"Ancora un po' scosso e tu?"

"A parte un grosso bernoccolo in testa, sto bene!"

"Ti capisco!"

"Mi è dispiaciuto molto sai?"

"Adesso è tutto finito e comunque tu non c'entri!"

"Io non parlavo del tuo rapimento … ovvio che che mi sia dispiaciuto … "

Merlino lo prese in giro: "Ho sentito come urlavi! Sembravi una gallina a cui stessero per tagliare il collo!"

Humbert rimase a bocca aperta poi si riprese: "Vorrei ben vedere! Immagina se quando stai per portarti a letto uno, te lo soffiano via da sotto il naso, in quel modo!"

"Ehi!" fece Merlino scandalizzato. "Tu non stavi portando a letto proprio nessuno. Io …" 

Lo guardò e vide il sorriso sornione di Humbert che chiaramente scherzava e soffiò uno sbuffo divertito dal naso.

 

"Parlavo di quello che ti ho detto ieri sera" continuò Humbert "mi sono permesso di giungere a delle conclusioni sbagliate. Tu non sei affatto come me o Cenred. E nemmeno Artù."

"Anch'io voglio scusarmi per averti giudicato senza conoscerti veramente. E poi, voi due non siete così male. A Cenred devo la vita. Tu stai cercando di salvare il vostro rapporto con le unghie e con i denti, anche se in un modo che credo non concepirò mai!"

"Sei davvero speciale!"

"È la verità. Io non potrei mai farlo, nemmeno per amore!"

"Non dirlo così forte. Potresti doverlo fare, se un giorno Artù si sposerá" aggiunse Humbert serio.

 

Un' ombra  passò sugli occhi di Merlino. 

 

"Scusa, ho parlato troppo come al solito… Artù è fortunato ad essere amato da te. Lo capisco. Sarebbe piaciuto anche a me. Ma non mi hai voluto. È vero che volevo vendicarmi di Cenred, però mi piacevi sul serio."

"Ti è passata in fretta, però" sorrise Merlino.

"Diciamo che non mi hai incoraggiato molto! Non ci crederai ma non devo faticare così tanto, in genere. Se tutti fossero come te, io sarei l'uomo più fedele del mondo!" 

Merlino sospirò e sorrise.

"L'ultima cosa, poi giuro che sparirò" concluse Humbert "Tu non lo sai ancora, ma secondo me, il tuo Artù è irrimediabilmente innamorato di te!" E se ne andò lasciando l'altro rosso come un papavero e con il cuore a soqquadro.

 

Il mattino dopo Merlino si svegliò per  primo. Fisicamente si sentiva bene e portò i cavalli al fiume a bere.

Era ancora scioccato, lo sentiva: aveva i nervi a fior di pelle e scattava per un nonnulla.

Lo shock del rapimento non era ancora passato. Gli sembrava sempre di essere osservato. Come in quel momento.

Udì un nitrito provenire da dietro un'alta siepe e andò a vedere. 'Eppure i cavalli sono sedici!' si disse.

Aggirata la barriera verde vide un bellissimo cavallo nero: era sellato, per cui apparteneva a qualcuno.

Un lieve scricchiolio, proveniente dall'alto, lo portò a voltarsi verso la chioma dell'albero, sopra di sé e ebbe uno scatto fulmineo, quando su un ramo, vide un uomo con una benda sul viso.

Lo riconobbe dai capelli e dai vestiti: era Alvarr. Non era morto come tutti avevano creduto.

Schivò un primo colpo magico e scappò a nascondersi, subito dopo averne sfiorato un secondo.

"Artù!" urlò a squarciagola, completamente nel panico.

Si pentì immediatamente: Artù non era un mago e sarebbe stato in pericolo.'Stupido che sono!" pensò Merlino furioso.

Se Artù o qualcun altro fossero giunti per aiutarlo, Merlin aveva un solo modo per evitare che Alvarr gli facesse del male: affrontarlo a viso aperto.

Merlin uscì dal nascondiglio e gridò.

"Vieni giù! E affrontami da stregone a stregone!"

Funzionò: con un salto degno di un acrobata, Alvarr scese dall'albero e si fermò di fronte a lui, a testa alta.

Merlino aveva i sensi acuiti dalla tensione e lo guardava con un'espressione grave in volto.

I due si mossero praticamente all'unisono, facendo partire una forte luce dalle mani tese davanti a loro, ma Alvarr fu più veloce e Merlino fu scagliato in alto contro un tronco, sbattendo malamente la schiena, cosa che gli tolse il respiro, poi precipitò a terra in un nugolo di polvere. 

Non perse conoscenza ma rimase impietrito dal terrore, quando vide Artù che, alle spalle di Alvarr, gli cingeva un braccio attorno al collo e gli puntava la lama della spada alla gola.

Merlino non riusciva quasi a muoversi e Alvarr concentrò il suo sguardo argenteo sulla spada di Artù, rendendola incandescente, elsa compresa.

Il re lasciò andare la presa sulla spada con un grido terrificante di dolore.

Merlino urlò a sua volta poi, con la forza della disperazione si alzò e vibrò un colpo magico in direzione di Alvarr che riuscì a schivarlo, gettandosi a terra, vicino ad Artù. Il re che si teneva la mano ustionata con l'altra sembrava impazzire dal dolore, non si accorse del gesto magico del suo servo.

Alvarr si alzò per poi scappare e Merlino raggiunse Artù.

"Perdonatemi per questo, Artù. Non odiatemi!" disse Merlino ad alta voce.

Puntò le mani alla schiena del fuggitivo e con gli occhi dorati, pronunciando parole dell'antica religione, scoccò un tremendo colpo ad Alvarr. L'uomo venne sollevato in aria, a un'altezza impressionante e poi sbattuto contro un albero. Ricadde a terra, con una posizione innaturale della testa, dando l'impressione che si fosse spezzato l'osso del collo.

 

Merlino non osava guardare il re. Artù se ne stava immobile con gli occhi lucidi per il dolore. Per il doppio dolore: alla mano e al cuore.

"Merlino, ti prego, dimmi che ciò che ho visto, non è vero! Dimmi che non sei ciò che penso!"

"Fatemi vedere la vostra mano!"

Artù continuava a guardarlo e la non risposta dell’altro, lo annientò. Comprese tutto! Tutte quelle volte, tutte le cose inspiegabili … c'era lui dietro, sempre, … mago Merlino!

 

Con molta delicatezza il servitore pose una mano aperta sollevata sopra quella di Artù. La piaga era spaventosa. Merlino mormorò una frase incomprensibile e una sfera di luce passò dalla sua mano a quella del re.

In un attimo la mano tornó integra e perfetta: Artù avrebbe pianto per il sollievo.

 

E così fu. Grosse lacrime rigarono il suo viso, sia per la sensazione di calda gratitudine che provava per il servo, sia per quella di profondo sconcerto per quello che, dentro di sé, percepiva come il tradimento del suo migliore amico.

Anche Merlino piangeva: "Mi dispiace tanto, Artù! Sono stato sul punto di dirvelo così tante volte."

 

"No. Io questo … non posso! Non lo accetto!

Non hai idea di quanto io sia deluso da te! Mi fidavo … Attento!" gridò Artù afferrando Merlino per la giacca e buttandosi a terra insieme a lui.

Alvarr. Era ancora vivo.

'Dei del cielo, ma non muore mai?' si chiese Merlino spaventato.

Alvarr scagliò un nuovo colpo magico su di loro.

Purtroppo Merlino ebbe la peggio: venne colpito alle gambe.

'Non le muovo più!'

E si sentì perduto, quando vide Alvarr, ormai vicinissimo, pronto a sferrare un ulteriore attacco. Merlin strinse gli occhi: da quella distanza non sarebbe riuscito a sopravvivere.

Artù, come gesto estremo, tirò fuori un pugnale dal gambale dell'armatura e lo lanciò con tutta la forza verso lo stregone.

Alvarr aveva già cominciato a formulare un nuovo incantesimo, quando si fermò, si guardò il petto e cadde a terra senza un lamentò. Il pugnale lo aveva centrato in pieno petto, trapassandogli il cuore.

 

"Dai, vieni Merlino, andiamo via da qui" disse il re piuttosto provato.

"Artù! Le gambe … non riesco a muoverle!"

"Maledizione! Ti ha colpito!"

Il re ci pensò su, per qualche istante, poi lo prese in braccio con agilità, sorreggendogli schiena e gambe con gli avambracci. Merlino portò le sue braccia attorno al collo di Artù, stringendolo forte, per agevolarlo nello sforzo.

"Abbiamo bisogno di aiuto! Ma … non sei in grado di guarirti da solo?" chiese il re dubbioso.

"No. Purtroppo ci vorrebbe un altro mago, e molto potente per giunta!"

"Credo di averlo" sorrise Artù. "E chi?"

A Merlino venne in mente solo Morgana. Possibile che Artù avesse scoperto anche lei? 

"Lo vedrai! Ti voglio tenere un po' in sospeso, come tu hai fatto con me!"

Artù si mosse veloce per raggiungere il campo. 

"Dio, Artù! Mi avete salvato la vita! Di nuovo!"

"Non credo che sarò mai pari con tutte le volte in cui tu hai salvato me, soprattutto quelle di cui non ho mai saputo nulla."

"Mi perdonerete? Arriverete mai a perdonarmi?"

"È ancora presto per parlare di questo, Merlino."

Artù sentiva le sue difese vacillare sempre di più. In fondo, per Morgause, non aveva fatto una piega. Merlino, però, gli era vicino da così tanti anni. Si sentì anche stupido e cieco. Si accorse di tutte le volte in cui avrebbe dovuto capirlo, ed erano davvero tante. Ma non poteva cedere adesso. Lo aveva appena saputo e c'erano mille domande che avrebbe voluto fare a Merlino prima di prendere una decisione.

"Allora, dovrò scappare. Non voglio morire sul rogo, ma non voglio nemmeno andarmene. Io non voglio lasciarvi … fermatevi, per favore!"

Artù era ancora combattuto, ma averlo lì tra le braccia, ferito e ascoltare le sue parole, gli fece capire che il potere di Merlino su di sé, stava per prendere il sopravvento, quasi che l'altro stesse usando la magia, pur senza usarla. Si fermò.

"Avrei bisogno di un po' di tempo per pensare, Merlino … ma posso dirti che non morirai. Tengo ancora a te, purtroppo. E manterrò il tuo segreto."

"Manterrete il segreto con tutti?"

"Ti do la mia parola d'onore."

Guardò gli occhi lucidi di Merlino. Artù si era fermato, ma teneva Merlino ancora in braccio, come se non volesse lasciarlo.

 

"Anch'io tengo molto a voi, Artù" 

"Ora lo so. Sei rimasto con me a Camelot, quando avresti potuto avere l'intera Albion ai tuoi piedi."

"Non mi è mai interessato avere un regno. Volevo stare con voi!"

"È questo che intendevi con legame profondo!"

"Sì, ma non solo questo!"

Merlino prese un ampio respiro poi gli sorrise. "Artù, abbiamo fatto trenta. Facciamo trentuno?"

"Che significa?"

"Io vi amo!" Merlino strinse il capo di Artù tra le braccia, baciandolo senza neanche lasciare all'altro il tempo di capire cosa stava succedendo.

Merlino prolungò il bacio, come per fare capire ad Artù quanto lo volesse.

Lo stomaco del re sussultò per la sorpresa. Si lasciò baciare: era così piacevole.

Quando Merlino si staccò, Artù, mezzo intontito, rimase per un attimo con gli occhi chiusi, come per assaporare meglio quel momento.

"Ecco! Ora non ho più segreti per voi!"

"Meno male … " sorrise Artù senza guardarlo. 

"Non so se sarei in grado di sopportarne un altro …"

Merlin fece un sorrisetto sarcastico: "In effetti non vi ho detto che sono anche l'ultimo …"

"Non oggi, Merlino. Te lo chiedo per favore!" lo interruppe Artù con voce un po' severa.

 

Merlino scostò le braccia dal collo del re e si guardò intorno con occhi persi.

Artù non era felice del suo bacio. Non aveva avuto una particolare reazione alla sua dichiarazione.

Si sentì uno stupido e pensò di aver fatto l'errore più grosso della sua vita. E adesso?

Artù ripartì, veloce, mentre Merlino avrebbe voluto solo sparire.

Dopo un po' di fermò di nuovo.

"Siamo quasi arrivati, Merlino. Quindi se vuoi baciarmi ancora, è meglio farlo ora, perché poi, per un po', non sarà più possibile. Dobbiamo farti guarire, prima di tutto!"

Merlino non riuscì a non sorridere, ma decise di giocare.

Voleva che il re si esponesse di più con lui.

"Vi ho detto che vi amo e vi ho baciato. Se volete un altro bacio, dovrete venire a prendervelo."

Artù lo guardò pensoso e imbronciato.

"D'accordo, mago dei miei stivali!"

E lo baciò, stringendoselo contro con forza.

Lo baciò con la lingua, sorprendendo il mago, che prima non aveva osato tanto. Gli succhiò le labbra con voracità, gliele mordicchiò voluttuosamente. Merlino gli stava dietro come poteva: non era facile avere ragione di un uomo come Artù. Si rese conto di quanto Artù fosse forte, soltanto in quel momento. Se il re avesse voluto, avrebbe potuto fare polpette di lui. E la cosa invece di spaventarlo, lo eccitò tantissimo. E istintivamente Merlin mostrò al re la sua passione violenta: gli tirò i capelli, gli morse il collo, gli alzò la camicia per infilarvi sotto le braccia e graffiare la schiena nuda di Artù.

Il re si lamentava per il dolore, ma gli andava bene lo stesso.

Per parte sua Artù sfilò l'odioso fazzoletto dal collo di Merlino, gli succhiò il collo e il petto fin dove la scollatura della camicia glielo permetteva, infine gli spostò le gambe mettendolo a cavalcioni davanti a sé, sorreggendogli il sedere con le mani, mentre i gemiti di Merlino lo mandavano in brodo di giuggiole.

 

Artù si fermò. Entrambi erano spettinati, ansimanti ed eccitati.

 

"Mettetemi per terra e sdraiatevi con me!" mormorò Merlino all'orecchio del re.

"Prima andiamo da Morgause!"

"Da Morgause? Perché?" brontolò Merlino.

"È lei lo stregone di cui ti parlavo …"

"Davvero? Forse avrei dovuto saperlo! Ma noi stavamo per … non fermiamoci adesso…"

"Non va neanche a me di fermarmi. Credimi! ma … di giorno…vicinissimi al campo… e poi voglio che tu mi corteggi un po' prima!" Artù fece un largo sorriso.

"In che senso?"

"Innanzitutto voglio un massaggio come quello che hai fatto a Leon. Era in visibilio …"

"Mi sono aiutato con un pizzico di magia…"

"E allora puoi usarne un pizzico anche con me. Visto sei un mago al mio servizio…"

Merlino ridacchiò poi fece una smorfia buffa: "Se non volete giacere ora con me, toglietemi almeno le mani dal sedere!"

Artù spostò Merlino in una posizione più consona. "Scusami" e si schiarì la gola. "Poi, voglio fare un bagno notturno al fiume con te" sussurrò piano.

"Ma non dovevamo tornare a Camelot oggi?"

"Troverò una scusa. Partiremo domani… stavo dicendo che tu laverai me con la cenere profumata e io laverò te."

"Come ho fatto con Humbert!" disse Merlino con molta ingenuità.

"Cos'hai fatto tu con Humbert?" quasi urlò Artù.

"Sh! Non è successo niente. Lui ci ha provato ma io mi sono tirato indietro!"

"Mi piacerebbe molto crederti!" ribatté Artù con aria affranta.

Merlino prese il volto di Artù tra le mani e gli disse dolcemente fissandolo negli occhi:

"Artù! Ve lo giuro! Ho sempre avuto solo voi nel cuore!"

Il re si perse in quegli occhi blu, dimentico persino del bagno di Merlino con Humbert e disse sorprendendo l'altro: "Non immaginavo fossi così aggressivo in amore ..."

"Non lo sono."

"Sembravi un gattino inferocito ..." disse Artù con voce soave.

"Un gattino inferocito non ha molte possibilità contro un toro ..."

"Essere paragonato a un toro, non mi dispiace affatto. Ma mi scuso se ho esagerato ... so anche essere tenero ..."

"Vada per il toro tenero, allora!"

Artù sorrise di nuovo: "Tu sai cosa provo, vero?"

"Io non so niente…" 

"Non ti credo, ma è giusto che te lo dica: Anch'io ti amo!"

"Mi amate?"

"Si, non lo sapevi?"

"No, anche se tutti continuavano a dirmelo."

"Tutti chi?" chiese Artù allarmato.

"Morgana, Cenred, Humbert …" Merlino scoppiò in una sonora risata. Ecco a chi vi riferivate quando avete detto che eravamo circondati!"

"In fondo non c'è tanto da ridere, se pensi che ora potremmo farne parte anche noi!"

 

Artù era serio e Merlino si sentì all'improvviso turbato.

"Siete ancora in tempo per ritirarvi. Non è successo niente di irreparabile."

"Non sono abituato a scappare dalle mie responsabilità!"

"Non avete nessuna responsabilità. Sono io che ho commesso un errore. Possiamo dire che abbiamo avuto un momento di debolezza a causa dell'estremo pericoloso vissuto."

"Ci siamo detti che ci amiamo."

"Mi avete salvato la vita e io ero ferito: non volevate deludermi…"

"Ci siamo baciati!"

"Io ero commosso per ciò che avevate fatto per me e voi avete risposto a una mia precisa provocazione."

"Posso dunque affermare nuovamente e senza tema di smentite, che sei un idiota colossale!" disse Artù con aria solenne.

"Questo no, non è giusto!"

"E va bene, lo ammetto. Non mi va di sentirmi un deviato, solo perché amo te. E non mi va nemmeno che gli altri lo pensino! Ma se è il prezzo che devo pagare per averti accanto e poterti amare, allora va bene. Credano pure ciò che vogliono! Perché non potremmo fare anche noi come Cenred e Humbert?"

'Beh, magari non proprio come loro' si disse Merlino, ma aveva capito cosa intendesse dire, Artù. Non sembrava una cattiva idea. 

"Se tu mi ami come dici, io posso renderti molto felice, Merlino, come so che tu renderai felice me."

Merlino sentì il cuore invaso di gioia. Si rese conto di essere stato un po' troppo permaloso e commentò con dolcezza: "Io sono già felice e se voi siete disposto a rischiare così tanto per me… lo sono anch'io! So che non dovrei farvelo fare, ma non riesco più a trattenermi, non ora che so che mi ricambiate. Ma è davvero così?"

"Si, certo, ma ti capisco. Anch'io non me ne rendo ancora conto. Ora dobbiamo andare, però ricordati del nostro appuntamento… stasera ... ma prima, baciami ancora un po'!"



















*berretta= cotta, infatuazione.

** famosa frase di Castiel rivolta a Sam e Dean nella serie tv Supernatural.

***Non c'è mai stato nessun Humbert in "Merlin". Il nome l'ho scelto da quello del protagonista del libro "Lolita." Volevo dare l'idea di un dissoluto, inconsapevole di esserlo. Anche se poi ho cambiato idea, il nome è rimasto.😁





 
   
 
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