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Autore: Mue    09/09/2009    4 recensioni
Quando Luna trova la pipa di Rolf nelle scuderie capisce che suo marito è sparito.
Harry, Ron e il migliore amico di Rolf le vengono in aiuto ma quando trovano una macchia di sangue e delle strane alghe sembra troppo tardi...
Genere: Generale, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood, Rolf Scamandro, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Menta e Bisque Burley'
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Ho scritto questa storia per il tema “Giallo” del Pigiama Party di Fanworld.
E’ la prima volta che scrivo una fanfiction di questo genere, e non sono nemmeno del tutto certa di essere riuscita nell'intento. Spero, comunque, che mi darete una piccola possibilità *-*
Un grazie come sempre a whateverhappened per aver betato la storia e, in anticipo, a tutti coloro che leggeranno o commenteranno.
Disclaimer: I personaggi e gli elementi creati da J.K. Rowling presenti in questa fanfiction sono suoi e solamente suoi, il resto della storia è tutto una mia invenzione. Questa storia non è scritta a scopo di lucro.

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Capitolo I


12 marzo, Avonfield.

Luna capì che suo marito era scomparso quando trovò la sua pipa nelle scuderie, fredda e sporca di terriccio.
Rolf non si muoveva mai senza la sua pipa; la teneva con sé anche quando non la fumava, nel taschino del mantello.
Una volta le aveva raccontato che era stato suo padre a regalargliela, poco prima di morire. Rolf a quell’epoca aveva quindici anni.
«Non ho mai capito se lo abbia fatto per affetto o con la speranza che m’intossicassi prima del tempo» aveva commentato, soffiando una nube azzurra dalle labbra.
«Perché avrebbe voluto che tu t’intossicassi?» aveva chiesto Luna, perplessa.
«A suo dire, dopo il diploma di Beauxbatons gli avrei rubato il posto di Primo Naturalista Magico Internazionale. Forse voleva impedire che accadesse.»
E aveva sbuffato un’altra nuvoletta di fumo, in silenzio.
A Luna piaceva quel fumo: era di un vivace color fiordaliso e aveva un odore dolce e aromatico molto particolare. Rolf le aveva detto che era il profumo del tabacco che usava.
«E quale usi?» aveva chiesto lei, curiosa.
«Marca Bisque Burley, il miglior tabacco degli Gnomi in circolazione; questa è la varietà di Burley Alato» aveva risposto, compiaciuto.
Burley Alato. Luna ricordava molto bene quell’odore. Naturale che lo ricordasse, dato che suo marito lo aveva sempre appiccicato addosso, persino la notte. Anzi, ormai lo considerava in tutto e per tutto il “profumo di Rolf.”
Ma da tre giorni quel profumo era scomparso. Insieme a suo marito.
E ora, con quella pipa fredda e abbandonata lì da chissà quanto tempo stretta in una mano, Luna lo realizzò pienamente.
Non si era davvero preoccupata, fino a quel momento. Non credeva che fosse necessario. Dopotutto c’erano tante ragioni per cui un uomo poteva non tornare più a casa per qualche giorno. O, almeno, così aveva pensato lei.
Però la pipa di Rolf era lì.
Ma Rolf, lì, non c’era da nessuna parte.
E Rolf non sarebbe andato da nessuna parte senza la sua pipa.
Quindi Rolf era scomparso.
E adesso che cosa faccio?, si domandò Luna.
Si sentiva un po’ attonita, spaesata… si sentiva sola. E impaurita, ma non capiva perché.
Cosa faceva la gente in questi casi? Chiedeva aiuto, sì. Luna doveva chiedere aiuto. Ma a chi? La persona che abitava più vicino era suo padre, ma a quell’ora era alla redazione del Cavillo a lavorare. A Ledbury St Catchpole c’erano i Peakes, gli zii di Rolf, ma Luna non pensava che sarebbero stati di qualche aiuto per cercare una persona scomparsa.
Poi le venne in mente una cosa che Rolf le aveva detto una sera, a letto, quando Luna stava per addormentarsi.
«Se io non ci fossi e tu avessi bisogno di qualcuno, Luna, chiama Rawdon. Lui non ti lascerà da sola.»
Rawdon Greengrass, il migliore amico di Rolf: ecco chi doveva chiamare.
Luna mise la pipa di Rolf nella tasca della sua tunica, si chiuse la porta alle spalle e si mise a correre fino alla casa, dall’altra parte del boschetto di querce che la separava dalle scuderie. Non sapeva perché corresse, ma qualcosa la spingeva a fare in fretta.
Sul davanzale del camino del salotto era rimasta ancora un po’ di Polvere Volante. Luna la gettò nel camino e cercò di parlare. Si accorse di avere la gola secca, ed era una cosa molto strana, perché non aveva affatto mal di gola.
«Villa Greengrass» disse, cercando di essere chiara.
Poi tuffò la testa tra le fiamme guizzanti che si erano levate alte nel camino.
Dall’altra parte c’era una stanza molto elegante, con i tendaggi di broccato alle finestre, tantissimi tappeti sparsi su tutto il pavimento e un paio divani foderati di velluto rosa pallido.
Su uno di questi era sdraiato mollemente un uomo biondo dal profilo squadrato, intento a sfogliare pigramente un libro dalla copertina rossa.
 «Rawdon» lo chiamò Luna.
L’uomo fece uno scatto, completamente colto alla sprovvista e si girò verso il camino. «Luna!» esclamò, attonito. Poi il suo viso si aprì nel consueto sorriso allegro che lo contraddistingueva. «E’ raro parlarti via camino. Che cos’è successo? Rolf sta… Ma che cos’hai?» domandò, tornando serio di colpo quando vide bene il viso di Luna. «Sembra che tu abbia visto un Inferius! Stai bene?»
«Davvero?» chiese Luna, stupita. Non le sembrava di avere un’espressione così spaventata. Dopotutto era molto calma.
Tentò di sorridere, ma si accorse di non riuscirci. «Sto bene.»
«Non mi sembra proprio» disse lui, avvicinandosi al focolare preoccupato. «Davvero, sembri pallida. Sei da sola? Non c’è Rolf?»
«Sì, sono da sola, e…»
«Spostati dal camino» disse Rawdon con decisione. «Vengo lì subito.»
Luna obbedì e si ritirò, tornando nel salotto di Avonfield. Si spostò dal caminetto e un secondo dopo ne emerse Rawdon, che si chinò per uscire dalla cappa e si spolverò i vestiti.
«Allora» disse, voltandosi verso di lei accigliato. «Cos’è successo? Sei davvero sicura di stare bene?»
Luna annuì. «Io sì. E’ Rolf.»
Rawdon si allarmò. «Rolf sta male?»
«Non lo so.»
«Dov’è?» chiese lui, agitato.
«Non lo so.»
Rawdon aggrottò le sopracciglia. «Come sarebbe a dire?»
«Non lo so» ripeté di nuovo Luna, e sentì qualcosa stringerle la gola. «E’ scomparso.»
Poi si rese conto che aveva il viso bagnato. Si toccò le guance e si accorse che stava piangendo.
Era dalla morte di sua madre che Luna non piangeva.
Rawdon la guardò sconcertato. «Luna, che ti prende? Su, non fare così. Ti starai sbagliando…» Tirò fuori un fazzoletto da una tasca e glielo porse. «Rolf non può essere scomparso. Sarà andato a Diagon Alley a compare qualcosa… a fare un giro a cavallo…»
Luna scosse il capo. «E’ da tre giorni che non lo vedo.»
Rawdon si fece serissimo. «Tre giorni?»
Luna annuì e tirò fuori la pipa dalla tasca della tunica. «E prima ho trovato questa. Era per terra nelle scuderie.»
L’espressione di Rawdon era indecifrabile. Prese in mano la pipa, la soppesò tra le dita e la studiò da vicino. Poi alzò gli occhi su Luna.
«Andiamo al Ministero. Subito.»

   
 
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