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Autore: Anneth    14/09/2022    0 recensioni
[Fantasy]
[Fantasy]Premessa: la storia prende spunto da un mio personaggio di un gioco di ruolo by chat ed è un mio tentativo di romanzare gli incontri e le situazioni.
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Tutto inizia un secolo dopo dalla sua decisione di allontanarsi dal popolo in cui era cresciuta. Un esilio volontario, ed un cuore irremidiabilmente spezzato. Anima errante in una terra straniera, alla ricerca inconsapevole di un nuovo scopo che la riporti a combattere per qualcosa o per qualcuno.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aria profumava di pioggia. Poteva percepirlo semplicemente schioccando la lingua contro il palato. Ma non sembrava preoccupata, tutt'al più avrebbe cercato un riparo. Come faceva sempre.
La sua figura procedeva ormai da un paio di ore verso nord, lungo quello che sembrava un percorso relativamente battuto. Il sole era ancora alto, ed aveva superato il mezzodì da qualche ora. Se ne poteva rendere conto facilmente, anche dietro la coltre di nubi bianche che venivano pigramente trasportate dal vento di levante.

La foresta di Manahar era quieta, ospitava diverse specie di fauna e flora, particolarmente rigogliosa in quel periodo dell’anno. Un raggio di sole timidamente sfuggì dalla coltre di nubi, facendo rifulgere la lunga chioma blu cobalto. Sarebbe risaltata ovunque, ma in quel verde non sembrava tutto sommato così fuori posto. Lisci e privi di qual si voglia nodo, come se fossero stati spazzolati di recente, incorniciavano un viso ovale e lievemente allungato. I lineamenti possedevano un taglio leggermente spigoloso, disegnando un’espressione perennemente severa sul volto dell’elfa. La pelle possedeva una carnagione poco comune, almeno in quelle zone del continente. Priva di imperfezioni, aveva il colore delicato del glicine, una tonalità di rosa tenue particolarmente tendente al lilla. Ma a renderla quasi aliena, contribuivano gli occhi: bianchi, ma non lattiginosi o vitrei. Vi brillava la vita, e risaltavano la severità del suo animo. Antichi e distanti, celavano una storia che difficilmente qualcun altro avrebbe narrato. Nascondevano un animo ferito ed un triste passato, dietro la dura scorza forgiata da una formazione militare.

Il gorgoglio d’acqua giungeva poco più avanti, ed il suo fine udito se ne accorse ancor prima di scorgerla. Ma fu con un po' di sorpresa che notò di non essere l’unica ad aggirarsi da quelle parti. La luce non era sufficiente da far brillare la fulgida chioma dorata che circondava il viso liscio e chiaro di una mezzelfa dai vispi occhi verdi. Il passo dell’elfa venne rallentato fino a fermarsi a circa due metri, osservando l’altra mentre riempiva un otre dalla fonte.

«Salve», con tono basso e dal fortissimo accento elfico. C’era una nota esotica, differente da qualsiasi altro elfo si potesse incontrare in quelle terre. Era da un po' che non sentiva il suono della sua voce. In un certo senso, era come se l’avesse dimenticata.

L’altra le fece un breve cenno col capo Anche lei indossava abiti comuni, semplici, di chi stava affrontando un viaggio e non aveva paura a farlo da sola. Lo sguardo dell’elfa per un momento cadde anche sul fodero di una spada ed un pugnale, sul fianco della mezzelfa.

«Siete nuova di queste terre, o mi sbaglio? Non credo di aver mai visto qualcuno…» la bionda corrugò la fronte mentre parlava, tra le mani l’otre che intanto veniva tappato. «… Siete un’elfa per caso? » Non completò nemmeno la frase precedente, concentrandosi piuttosto sulle lunghe orecchie a punta che si potevano scorgere fra i capelli blu.
«Se avete terminato..» Il tono dell’elfa era relativamente piatto, poco incline a rispondere a quel genere di domande. Con un’espressione impassibile, alzò la mano sinistra per indicarle la fonte.
La mezzelfa sollevò gli occhi al cielo. «Sei uno di quelli, eh?» era una domanda chiaramente retorica, seguita da uno sbuffo ironico mentre abbandonava ogni tipo di formalità. Prese dunque l’otre, gettandolo in direzione dell’elfa che lo agguantò senza troppi problemi con la mano destra. «Bevi, ristorati.. Dove sei diretta? » le chiese con quel tono squillante, mettendosi comoda su una roccia.
I nervi dell’elfa erano scattati nel momento in cui l’otre era voltato verso di sé. La strinse saldamente, in guardia, mentre seguiva i movimenti della biondina.
«Nord», rispose con il medesimo tono piatto, muovendosi lentamente senza tuttavia avvicinarsi a lei.
«Fate visita al Regno di Nothergard? A trovare la regina? In fondo, sarete entrambe di Beriandil…» stava ancora parlando, quando l’elfa le getta nel medesimo modo l’otre dopo aver bevuto un sorso. Interrompendola.
«No, semplicemente a Nord. E non sono di Beriandil…», le risponde annoiata come se stesse parlando ad un infante. O almeno, questo era ciò che trapelava dal tono.
«Capisco…» sembrava essersi arresa da fare domande. «Beh, io sono diretta a Sud. Ma mi fermerò a Beriandil… Semmai ci ripensassi, magari ci rincontriamo un giorno…» lasciando la frase in sospeso, chiedendo implicitamente il suo nome.

La donna dalla pelle color glicine sollevò appena le spalle, facendo vibrare le frecce nella faretra. Infine, socchiuse gli occhi. Ciò che alla mezzelfa fu visibile in quel momento era un marchio viola scuro che attraversava entrambe le palpebre, dal sopracciglio fino a metà delle guance. Nell’interezza, avevano la forma di due punte di lancia. Fece sfarfallare le lunghe ciglia nere, per poi prendere visibilmente congedo.
«Edelwen.», mormorò lentamente, avviandosi verso il sentiero. «Addio», aggiunse poi, usando l’elfico stavolta.

La bionda l’osservò, ancora interdetta, ma decisamente curiosa. «Runa…», rispose mentre l’altra si avviava. Ed alle parole elfiche rispose con tono di sfida «Alla prossima! ».
Le labbra violacee si corrugarono in un accenno di sorriso, poco più che una smorfia, ma non si voltò.

Inspirò a pieni polmoni l’aria, assaporando quel miscuglio di odori: avrebbe piovuto, nel giro di qualche ora.
 
   
 
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