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Autore: genius_undercover    17/09/2022    2 recensioni
'[...]
Eccolo.
Quel suono insopportabile quanto meraviglioso, che rimbombava ripetutamente nel silenzio spettrale della nave.
Lui se lo aspettava, lo stava decisamente aspettando, ma sobbalzò comunque: fermo, immobile davanti alla porta della sua cabina, c'era nientemeno che il Kraken in tutto il suo oscuro splendore.'
_
Una specie di fix-it post canon partorita a caldo, dopo aver visto il finale di stagione di questa serie strepitosa.
Sperando che non sia troppo terribile, ti auguro una buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Teach/Barbanera, Equipaggio della Revenge, Nuovo personaggio, Stede Bonnet
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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III
 
“Edward…” 
 
Maledetto. 
Maledetto, fottuto di un codardo di Stede Bonnet.
 
“Edward.” 
 
Chiuse gli occhi, cercando di non abbandonare quel torpore che lo ancorava a terra e gli rendeva le palpebre pesanti.
 
Era vivo, pensò Ed. 
 
Stede era vivo e stava bene. 
Perchè diamine gli avevano detto che era morto?
 
Non aveva creduto ai suoi occhi, quando se l'era ritrovato sul ponte di prua con la barba lunga, due stracci addosso e circondato dagli uomini che lui stesso aveva abbandonato appena dieci giorni prima! 
Si era sentito davvero felice, come poche volte lo era stato in vita sua, ma dopo un attimo il sangue gli era evaporato dalle vene. 
Se non altro, aveva cercato di dominarsi. 
Lui era il Kraken, in fondo! Non avrebbe certo potuto dimenticare tutto per correre ad abbracciare Stede, piangendo e maledicendolo per averlo fatto preoccupare così tanto. 
E poi come aveva osato, quel mezzo pirata, tornare sulla sua nave apparentemente in totale tranquillità, come se niente fosse accaduto e pretendere anche che lui lo stesse a sentire!?
Edward, in quanto terrore dei mari si sarebbe aspettato di essere temuto almeno un po'...invece nè Stede, nè la sua ciurma erano sembrati spaventati dalla sua persona. Cristo, era incredibile, impensabile, una cosa del genere! 
Ma di che cosa erano fatti, quegli uomini? Lui aveva fatto il possibile per terrorizzarli e loro niente, avevano continuato a guardato con reverenza, qualcuno aveva osato mostrare del disappunto, ma non paura. Mai, paura. 
Non temevano niente perché il loro co-capitano era praticamente insieme a loro, oppure la permanenza sull’isoletta nella quale erano stati abbandonati li aveva resi completamente idioti? 
Ed non poteva ancora dirlo con certezza. 
Alla fine, era stata una fortuna che la Marina avesse scelto proprio quel momento per attaccare: se avesse atteso ancora immobile, occhi negli occhi con Stede Bonnet, gli sarebbe fermato il cuore per la rabbia. O per amore. 
No, no, era rabbia, aveva deciso Ed. 
E purtroppo neanche uno scontro di due giorni, era stato in grado di calmare il suo animo. 
Da quando avevano vinto, la tentazione di fronteggiare Stede e stringerlo fino a fargli male era stata fortissima: stava bene, il bastardo. Aveva...combattuto, e anche discretamente! Era stato incredibile vederlo impegnarsi così tanto in un combattimento fisico, lui, che usava la retorica meglio di qualsiasi spada esistente al mondo. 
Edward non aveva potuto fare altro che guardarlo di nuovo con incredulità, debitamente mascherata con lo sdegno più totale. 
Il momento successivo, quando Ivan e Fang l'avevano trascinato via,- dopo aver messo alla gogna l'unico ostaggio che erano riusciti a non uccidere- non era stato capace di fermarli: il dolore era tornato tutto a galla ulteriormente e più il tempo passava, più diventava insopportabile. 
Barbanera, anche se era Barbanera, aveva scoperto di non poter semplicemente tollerare di riavere il Pirata Gentiluomo all'interno della sua stessa nave. 
Certo, era rinchiuso nella stiva e sorvegliato a vista, ma tanto lo disturbava. 
Perchè, perchè continuava a sentirsi tormentato? Perchè la sua immagine non lo lasciava in pace? 
Ed non poteva certo dormire, in quello stato, non riusciva neanche più a mangiare molto. 
In compenso beveva. 
Tanto. 
Di tutto. 
Stava dando fondo a tutte le bottiglie che per puro caso non aveva scaraventato fuoribordo. 
 
“Edward?”
 
Si odiava. 
Però non poteva nemmeno andare avanti in quel modo, bevendo fino ad addormentarsi per tutta la vita...sarebbe finito come suo padre.
No, non poteva, doveva fare qualcosa: non andava bene che Stede se ne stesse tranquillo in cantina, mentre lui si disperava senza sosta per conto proprio. 
Bonnet doveva patire.
Altrochè, se doveva patire! 
Così, mentre il Primo Ufficiale faceva il suo lavoro, occupandosi del redivivo equipaggio, Ed era sceso ogni notte nella stiva, bussando pesantemente contro la porta per spaventare chi si trovava dall'altra parte, poi ci avevano sempre pensato le parole, a completare l'opera.
Tuttavia, l'ultima volta che aveva incontrato il pirata biondo, si era incredibilmente fatto male anche lui. Aveva tentato strenuamente di non farci caso, all'inizio...poi non aveva più potuto sopportare di vederlo ridotto in quello stato. 
Stede era se possibile ancora più pallido, un po' smagrito, decisamente spaventato e con i capelli scompigliati in tutte le direzioni. 
La cosa peggiore da sopportare era sempre il suo sguardo. Quegli occhi verdi e incredibilmente limpidi avevano sempre avuto uno strano ascendente su di lui, avrebbero potuto ghermirgli l'anima e non lasciarla mai per l'eternità.
In ogni caso, Stede non era più Stede e -per disgrazia o per fortuna- Ed era stato abbastanza sobrio da accorgersene.
Allora, in preda a chissà quale idea malsana, o lucidità improvvisa, l'aveva fatto spostare immediatamente nelle sue stanze personali, gli aveva concesso di lavarsi dato che, a lungo andare, l'odore nauseabondo della cantina gli si stava attaccando addosso. 
E Stede non puzzava. 
Mai.  
Da quell'ultima notte, Barbanera aveva cominciato a fare i conti con la propria coscienza pentendosi di tutte le deprecabili azioni che aveva compiuto indirettamente o meno, una dopo l'altra. E come se non fosse abbastanza devastato, le parole del pirata biondo gli si erano conficcate nel cervello: aveva capito che il suo abbandono non era stato completamente intenzionale, qualcuno l'aveva minacciato. 
Forse diceva la verità. 
Forse no. 
Ma allora perchè non avvisare? 
Perchè lasciargli intendere che fosse morto, quando invece era vivo? 
Il Kraken aveva preferito restare nell'ignoranza, piuttosto che domandarglielo di nuovo la sera successiva, deciso come non mai a mantenere le distanze. 
Non voleva rivedere Stede mai più.
 
"Edward!" 
 
“Ah, sei tu, Izzy.” Il terrore dei mari scivolò giù dal giaciglio raffazzonato che aveva organizzato in una stanza casuale della Revenge, per non dormire nella cabina del capitano. Non aveva mai voluto occupare il letto di Stede, neanche in sua assenza. 
La volta in cui aveva varcato la soglia di quella stanza era finita uno schifo.
Aveva quindi deciso di arrangiarsi su una specie di mezzo letto imbottito: Stede un giorno gli aveva spiegato che quello su cui si trovava era un mobile molto comune nelle case nobiliari e che si chiamasse qualcosa come sofà. “Che c’è?” 
 
“Dimmelo tu, che c’è!" Strepitò il Primo Ufficiale. "Ancora rimugini su quel pirata da strapazzo?” 
 
Ed mugugnò in segno di diniego, con la bocca impastata dalle rimanenze dell'alcol e dal sano sonno che ormai gli sfuggiva da tempo immemore. 
Avvicinandosi al tavolo poco distante, afferrò una bottiglia di rum per il collo e si diresse verso il camino spento. Lo fissò un momento con disappunto, quasi si aspettasse invece di vederci dentro le fiamme e bevve un lungo sorso, finchè il liquido non sparì del tutto. “Niente affatto. Lasciami in pace.” 
 
Izzy rimase ad osservarlo con un sopracciglio inarcato, come se non riuscisse davvero a capire quali mali affliggessero l’animo del suo amico, che si stava passando una mano sugli occhi ancora disabituati alla luce. Possibile che stesse ancora così male? 
A causa di un'onda particolarmente alta solcata dalla nave, Ed dovette aggrapparsi istintivamente ad uno scaffale vuoto della libreria un tempo ricolma di libri: era soprattutto colpa del contenuto di quella bottiglia, se non si reggeva in piedi. 
 
“Hai fatto la scelta giusta a liberarti di tutte le sue cose, persino dei suoi uomini." Decretò Izzy, senza ricevere risposta. 
Lui non poteva neanche immaginare che il senso di colpa annidato nell'anima del suo temibile Capitano fosse diventato più  ingombrante di una balena e più fastidioso di una spina. 
Il minimo che Ed poteva fare per quella ciurma di disgraziati, era proprio non occuparsene, dato che li aveva danneggiati anche troppo.
Mentre la sua mente ottenebrata formulava quella considerazione, il pirata più vecchio si era avvicinato alle sue spalle. Edward avvertì la sua mano percorrergli il braccio, ancora prima di vederla.
 
"Izzy, smettila."
 
 “Lascia," ribatté lui, allontanando la potenziale arma dalle mani dell'amico. "Hai bevuto abbastanza.”
 
"Che te ne importa?" 
 
"Non so come accidenti hai fatto a combattere i merdosissimi uomini del Re in questo stato." La mano del Primo Ufficiale non si era mossa di un millimetro. "Quella sottospecie di pirata è ancora nella sua cabina, in attesa dell'esecuzione…"
 
“Izzy, ti avverto—“
 
"…perchè tu non hai ancora intenzione di ucciderlo, non è vero?"
 
Edward si voltò di scatto: in realtà aveva provato, a far fuori Stede. Due volte. Aveva fallito miseramente e Izzy l'aveva capito anche troppo bene. 
"Uccidi l'ostaggio, se ti fa piacere." Disse sbrigativo. "Quel Maynard*, Marynand o come stradiamine chiama. Tanto la nostra posizione è compromessa e la nostra situazione anche. Ci cercano da quando abbiamo lasciato la fottuta Accademia, non ci lasceranno andare finchè non avranno ottenuto la loro giustizia."
 
Izzy valutò. "Sai, durante le torture ho saputo che il nostro caro ostaggio è un pezzo grosso...potrebbero davvero accorciare la tua pena, se lo riconsegnassi ai suoi compagni, anche se solo parzialmente integro. Poi c'è sempre il piano originale: consegnare l’idiota e chiedere un secondo Atto di Clemenza. Pensaci bene, quelli della Marina sarebbero felici di avere Bonnet vivo. Ha ucciso due ufficiali."
 
"Ne ha ucciso uno solo e non è stata neanche colpa sua. L'altro tizio l'ha minacciato con una pistola, non ho idea di come Stede abbia potuto sopraffarlo."
 
"Minacciato? Bonnet? Di che parli?" 
 
"Di niente, deliravo." Il Capitano fece per allontanarsi, ma la sua mano era ancora intrappolata. Sospirò profondamente, per ritrovare la calma e la pazienza. "Lasciami."
 
"Lasciami." Ripeté Izzy, esagerando volutamente l'inflessione lamentosa del suo tono. 
 
“Che cazzo vuoi da me?!”
 
"Sapere che cazzo ti prende!! Ma ti ascolti?" Il Secondo in comando aveva alzato la voce. 
 
Barbanera rimase in silenzio, momentaneamente atterrito. 
 
"Pensi che non me ne sia accorto, vero? Pensi che non veda che ogni notte vai a trovare quel damerino viziato e poi piangi e ti ubriachi fino a sentirti male? 
Pensi che non mi sia accorto di quello che hai fatto per quello stupido scrivano? Prima lo ammazzi e poi lo salvi.
Guarda come ti sei ridotto...io stento a riconoscerti. Mi chiedo chi tu sia diventato ultimamente—"
 
"Un mostro." 
 
"Un rammollito." Corresse Izzy. 
 
E il Kraken perse definitivamente la pazienza. Si liberò dalla presa dell’altro uomo con uno strattone, gli strappò fulmineamente la bottiglia dalle mani per mandarla in pezzi lontano nella stanza e poi lo trasse a sè.
 
"Io sarò un rammollito, ma tu sarai un pirata con il collo aperto, se oserai mancarmi di rispetto un'altra volta." Sibilò a denti stretti, un bagliore febbrile e omicida a incendiargli lo sguardo. La lama del coltello che aveva estratto in appena due secondi dalla fondina legata al suo fianco, riluceva alla luce del giorno sotto la gola di Izzy. "I piani cambiano se quando lo dico io, e se non ti sta bene va' pure a chiedere al povero Lucius quanto può essere fredda l'acqua dell'oceano."
 
"Agli ordini...Capitano." Rispose il Secondo in comando. Aveva il fiato corto e le iridi strette. Ed se ne era accorto, ma continuò a spingere la punta del pugnale contro la sua gola. 
 
Izzy cominció ad avere paura. Sbatté le palpebre un paio di volte. “Non lo fare.” Esalò. “Non…lo fare. Calmati, dannazione.” 
 
Edward sgranò gli occhi e impallidì, come se si fosse reso conto di ciò che stava per fare nel giro di un momento. 
 
“Che cazzo…” Gli sfuggí dalle labbra, mentre si allontanava. Il coltello, fino a poco prima ben saldo all’interno della sua presa, cadde a terra: un attimo ancora e il collo del suo più vecchio amico avrebbe sanguinato. “Izzy!”
 
“Finalmente.” Commentò sarcasticamente quell’ultimo, abbassandosi poi a raccogliere l'arma come se niente fosse. 
 
“Ma sei impazzito?” 
 
“Io?” 
 
“No, il Re. Che diavolo  pensavi di fare?”
 
“Volevo che tornassi indietro.”
 
“E dovevi farmi incazzare in questo modo, maledetto te?!” 
 
“Ci sono riuscito." Fece presente l’uomo. "Edward, sei ubriaco da settimane, non riesci a rimanere lucido per più di cinque minuti di fila.” 
 
“Io…“ Il Capitano fece per ribattere, ma non riuscì. “Non avrei mai voluto tentare di ucciderti. Mi dispiace.”
 
“Al diavolo ti ci mando dopo. Ora dobbiamo parlare.” Decretò il Primo Ufficiale, schivando deliberatamente quelle scuse imbarazzanti. “Guarda qui." Si tolse una piccola pergamena arrotolata dalla tasca dei calzoni e gliela porse. 
 
Ed la studiò con lucida curiosità, poi spezzò il sigillo e l'aprí. “Sai di che si tratta?” Chiese, sinceramente confuso.
 
“Mi prendi per il culo? Lo sai che so leggere poco e niente!” 
 
Barbanera contemplò a lungo le parole dalla grafia svolazzante, vergate d’inchiostro nero, ma nella sua mente confusa le lettere si capovolgevano e si capovolgevano in continuazione. Gli succedeva sin da quando era piccolo. Crescendo, aveva impiegato degli anni solo ad imparare come si leggesse il suo nome. 
In effetti, lui riconosceva unicamente le sei lettere che lo componevano, ignorando nel contempo quale fosse e come si scrivesse il resto dell'alfabeto. 
Ben presto dovette distogliere lo sguardo dall apergamena: un moto di nausea gli era salito alla bocca dello stomaco e non fu in grado di trattenerlo. 
Con somma vergogna si ritrovò a correre al secchio che teneva dietro al paravento e mentre rimetteva anche l’osso del collo, Ed si rese conto di essere un vero asino e di voler rivedere Stede.
Gli mancava. Aveva bisogno di lui come non mai. 
 
“Ehi…” chiamò Izzy, che per minuti interi era rimasto in attesa al centro della stanza, cercando di non vomitare a sua volta. “Ti senti bene?” 
 
Ed finí di svuotarsi lo stomaco, poi rispose debolmente. “A te che cazzo sembra?!”
 
“Mi sembra di ricordare che fossi io, il Vomitoso del gruppo.”
 
“Lo sei ancora: hai vomitato da sobrio. Io non soffro il mal di mare, sono solo un po' ubriaco.”
 
“Possiamo occuparci della questione, per favore?”
 
“Dove hai trovato questa missiva maledetta?”
 
“Era in becco a quell’uccellaccio che gira sempre sulla testa di Buttons.”
 
“Olivia.”
 
“Che?”
 
“È il nome del—lascia perdere.” Ed si pulì la bocca con uno straccio trovato casualmente lì vicino e tentò di alzarsi. 
La testa gli girava. Le viscere gli dolevano come non mai. “Quello è il leone incoronato, il sigillo reale. È roba della Marina.”
 
“Lo sapevo! Bastardi dannati. Cosa vogliono?” 
 
“Be' ecco...io...non sono riuscito a capirlo.” 
 
“Merda...chiediamo allo scrivano?” 
 
“Ti strappo le budella se lo porti qui! Sono convinto che metà di quelle parole siano ultimatum e l'altra metà minacce, non ho bisogno dello scrivano per capirlo!” 
 
Izzy sospirò.  “Lo sai che significa, vero?”
 
“Certo, non sono mica idiota! È questione di giorni, prima che ci attacchino di nuovo, mi pare ovvio, ma noi non abbiamo provviste e gli uomini sono distrutti. Ci conviene scontrarci per terra e poi fare rifornimenti.”
 
“Che ce ne facciamo di Bonnett?” 
 
Ed fu grato di essere nascosto dietro il paravento, o le sue lacrime sarebbero state palesi anche ad un cieco. “Ci penseremo una volta che la dannatissima Marina sarà sistemata.“ 
 
“Ma—“
 
“Ma niente, discuteremo del piano quando lo stabilirò io. Ora sparisci a controllare se c’è qualche nave nei paraggi.” 
 
Lo sguardo di Izzy si illuminò. "Non dirmi che hai intenzione di seminare un po' di terrore come ai vecchi tempi!"
 
"E vattene affanculo!"
 
Izzy non se lo fece ripetere: in pochi passi claudicanti scivolò via dalla stanza e tormentò la povera ciurma fino a quando, quella sera stessa, una nave -la prima di una lunga serie- apparve leggera sul pelo dell'acqua. 
 
 
Stede non sapeva più dove sbattere la testa. O meglio, l'aveva battuta un sacco di volte: a quanto pareva, oltre a disertare i loro incontri, Edward si era divertito ad attaccare ogni tipo di imbarcazione, fosse mercantile, veliero o bagnarola che si fosse parato davanti alla Revenge e la maggior parte degli attacchi erano avvenuti sempre in piena notte, quando lui cercava di dormire...
Pensò che quell'uomo fosse riuscito a punirlo alla grande, per la sua codardìa. Un conto era rischiare la pelle al suo fianco. Decisamente un altro era rimanere in attesa per ore, sperando che la persona che amava stesse bene. 
Stede era presto arrivato al limite della sopportazione, sobbalzando ad ogni sparo di cannone, ad ogni grido che riusciva a sentire attraverso le assi sicure che lo costringevano all'interno della sua stessa nave, con il cuore colmo di ansia. 
Ma non erano state altro che voci confuse, effimere, troppo lontane da lui.
Girandosi su un fianco, lanciò un'occhiata alla stanza semivuota, disordinata, quasi desolata. Non c'era nessun libro con cui distrarsi, nessun passatempo utile per non perdere la testa.
 
"Me lo merito." Pensò, con gli occhi colmi di lacrime. 
 
Ripensò anche a Mary, a come doveva essersi sentita, a come dovevano essersi sentiti Alma e Louis nell'apprendere che la persona che più avrebbe dovuto amarli e proteggerli, li aveva crudelmente abbandonati per un capriccio. 
Ma poi lo avevano perdonato. 
Edward forse non l'avrebbe fatto e se voleva tentare di sopravvivere almeno un altro po' con il senno intatto, il gentiluomo contemplò l'idea di abbandonare la speranza anche solo di rivederlo. Forse Ed era riuscito nel suo intento, ovvero disinnamorarsi e dimenticarsi di lui. Ecco perchè non si era più presentato. 
 
Un improvviso 'clic' metallico proveniente dall'ingresso della stanza attirò la sua attenzione. 
 
“Cosa…” 
 
Il rumore si ripeté altre due volte.  
 
Si asciugò le guance in fretta, felice di non star delirando e si tirò a sedere, rivolto verso la porta. Il battito del cuore gli rimbombava fastidiosamente nelle orecchie, dandogli scariche continue di nervosismo. 
 
Era pieno giorno, valutò. Possibile che— 
 
Infine la porta si aprì, palesando una figura avvolta da lungo cappotto e un cappello a tesa larga in testa. 
 
“Jim…” Esclamò Stede, alzandosi immediatamente dal letto. 
 
“¡Ola, Capo!" Salutò Jimenez con aria estremamente seria.
 
“Ehilà, Stede!” 
 
Al biondo cadde la mascella. "Frenchie! Stai bene!"
 
"Stiamo bene entrambi." Dichiarò il menestrello, con un sorriso appena accennato. Non erano mai riusciti a parlargli, lui e Jim, l'avevano solo intravisto durante il primo scontro con gli inglesi.
 
“Salve, Capitano!” Anche il saluto di Roach fu serio. Il buon Olu gli rivolse un rispettosissimo cenno di saluto con la testa.
 
Lo Svedese, Frenchie e Buttons gli strinsero la mano. 
 
“Oh, cielo ragazzi!” Stede li guardò tutti con commozione ed incredibilmente l’angusta cabina gli parve fosse diventata decisamente luminosa. 
 
“Capo!” Chiamò Black Pete. “Guarda  un po’ chi è tornato!” 
 
“Lucius…” Gli occhi del Capitano divennero nuovamente lucidi di lacrime. Lo abbracciò brevemente. 
 
“Diamine!” Commentò lo scrivano, distaccandosi un secondo dopo. “Neanche mia madre era mai stata così felice di vedermi. Grazie della preoccupazione, tesoro, ma stammi lontano per favore.” 
 
“Che cosa ci fate qui? Chi vi ha fatti entrare? Cielo, come sono contento, per un momento ho creduto che fosse—“
 
“Sappiamo esattamente chi credevi che fosse.” Annunciò solennemente Nathaniel Buttons. “Abbiamo sentito tutto.” 
 
Stede ebbe la buona grazia di arrossire, salvo preoccuparsi subito dopo. “Che cosa sta succedendo?"
 
"Tenemos poco tiempo.” Esclamò Jim, prendendo ufficialmente la parola. “Debemos hablar.” 
 
“Volevamo venire a parlarti subito, ma il Vomitoso ci ha tenuti sotto torchio per tutto il giorno." Interruppe Black Pete. "Pensa, abbiamo anche assalito diverse navi!!"
 
"Davvero? Ho sentito un bel po' di confusione in effetti, ma mi sembrate tutti contenti di aver preso parte queste scorrerie...com'è stato?"
 
"Meraviglioso."
 
"Fantastico"
 
"Una vera forza."
 
Furono alcune delle risposte concitate che il gruppetto diede a Stede. 
 
"Abbiamo derubato e depredato navi francesi, olandesi, italiane, persino due o tre volte più grosse della nostra!" Spiegò entusiasta Lo Svedese. "Vedessi poi quanto è bravo e forte il Capitano, abbiamo sempre vinto!" 
 
Lucius affibbiò al nordico una manata sulla nuca: nel sentir menzionare Ed, Stede aveva abbassato lentamente lo sguardo, divenendo triste come non mai.
La porta si aprì di nuovo all'improvviso e tutti trasalirono finchè testone di Wee John fece capolino. "Muovetevi, dannazione! Gli scimmioni qui si stanno svegliando e io non ho niente di infiammabile a portata di mano!"
 
"Scimmioni?" Chiese Stede, recuperando il fiato per lo spavento. "Che avete combinato a Ivan e Fang?"
 
"Roach coltiva sonniferi." Spiegò sbrigativo Frenchie. "Glieli abbiamo messi nel rum."
 
"E io ve l'avevo detto, che avrebbe funzionato!" Esclamò pomposamente lo scrivano, gonfiando il petto come un pavone. "Infatti se adesso siamo qui davanti a Stede, è grazie a—"  
 
"Oooh, falla finita, Lucius!" Redarguì il menestrello, per poi rivolgersi nuovamente al Capitano. "Passiamo alle questioni importanti: tra poco saremo a terra."
 
"Siamo ridotti alla fame." Mormorò Roach, con un tono amaro che nessuno ancora gli aveva mai sentito usare. "Le navi che abbiamo assalito trasportavano mera merce e le provviste scarse sono finite quasi subito. Non ci sono più. Barbanera non si cura di procurarcele. Credevamo che finalmente volesse fare rifornimento, poi Buttons ha visto una pergamena nella bocca di Olivia proprio prima che il Vomitoso ricominciasse a torchiarci."
 
"Ce l'avete qui?" Chiese Stede. 
 
"Izzy ci ha messo su le mani, prima che potessi avvicinarmi io." Disse Olu, mentre si frugava nelle tasche. "E c'è voluta non poca fatica a reperirla dalla sua camera, ma sì, eccola."
 
Prima che Oluwande potesse porgergliela, Jim adagiò la lama di uno dei suoi pugnali sul palmo aperto della mano del Pirata Gentiluomo. Lui non si mosse, assoggettato dal gelo emanato dal coltello e dal filo tagliente di esso. Sarebbe bastato un niente, per ferirsi.
 
"Siamo in questa situazione de mierda por tu culpa," scandì lentamente Jimenez, "ci tirerai fuori."
 
"E voi vi fidate di me a tal punto da chiedermi di togliervi dai guai?" 
 
La ciurma assentì fiduciosa, mentre Stede sembrava a dir poco sconvolto e un po' insicuro. 
 
"Non c'è tempo per i complessi di autostima!" Incalzò Lucius.
 
"Ni por pensar en tuo comportamiento da cane con Barbanera!" Aggiunse Jim, stavolta piccatə. 
 
"Io…mi chiedo se aiutandovi vi danneggerei di più. Non lo vedo da secoli. Mi sento così male...”
 
"Be', non sta bene neanche lui, se è per questo!" Fece presente Olu, con fare vago.
 
"Cosa??" Il gentiluomo si rianimò immediatamente. "Credevo che l'avesse superata, ormai! Credevo che si fosse dimenticato di—"
 
"Di chi?" Chiese Roach a bruciapelo. "Di te?"
 
Stede annuì imbarazzato e il piccolo gruppo per poco non scoppiò a ridere per quell'assurdità. 
 
"Certo che questi sono proprio senza speranza!" Borbottò Lucius, portandosi una mano sugli occhi. 
 
"Prendila come risarcimento verso di noi per averci abbandonati." Propose allora Frenchie. "Fatti perdonare."
 
"Giuro che vi aiuterò." Promise immediatamente Stede, con voce ferma. "Ve lo devo con la mia vita." 
 
E con somma soddisfazione, Jim ripose la lama per permettergli di leggere la missiva. 
 
"È un mandato di cattura." Disse il biondo, dopo aver letto ben due volte e in completa concentrazione. "Sono sulle nostre tracce da mesi. Rivogliono Maynard con gli altri ostaggi che purtroppo sono morti e vogliono anche noi."
 
"Io lo sapevo!" Esclamò nuovamente Lucius inviperito. Ancora una volta era stato il primo a capire cosa stesse succedendo. "Malfidati." 
 
"Come ci si comporta, in questi casi?" Domandò Frenchie, il quale a differenza degli altri, di scontri con la Marina non ne poteva più. 
 
"Dovremmo consegnarci tutti spontaneamente." Rispose Stede. "Per non avere guai. Avevamo fatto così, la prima volta."
 
"Come sarebbe a dire, consegnarci?" Brontolò Roach. "Siamo pirati! Facciamo quello che vogliamo, in barba a questi inglesi imbalsamati!"
 
"La penso come il cuoco." Dichiarò Buttons. 
 
"Sono daccordo anch'io." Annunciò Lo Svedese
 
"Edward lo sa?" Chiese poi Stede.
 
"Dipende." Rispose Olu, alzando un sopracciglio. "Edward sa leggere?"
 
"Poco. Non mi ha mai dimostrato di saperlo fare."

"Allora no, non lo sa."
 
"Eppure non può essere così imbecille da non averlo capito." Considerò Lucius. "Se lo immagina. È ricercato."
 
"Se è così, perchè vorrebbe comunque scendere a terra?" Domandò Stede. 
Quando nessuno gli rispose, la realizzazione lo colpì in un attimo, potente come una pugnalata. "No...non voglio crederci. Ci deve essere un errore, lui-lui non può farvi una cosa del genere. Non può vendervi per salvare se stesso, questa è una cosa che farebbe Izzy, non lui! Vedrete che non lo farà."
 
"Sembra che sia così, invece." Mormorò Frenchie. "Ti ricordo che poi Izzy ci ha già venduti. Ed è Izzy, insomma! Non credere che Barbanera ti riserverà un trattamento migliore solo perché una volta eravate amici, Stede."
 
"A quel che ne so, se consegnasse noi e l'ostaggio potrebbe ottenere un bello sconto sulla sua pena." Fece presente Lucius.
 
"Non lo farebbe mai." Insistette Stede. "È il vostro Capitano!"
 
"Tu," puntualizzò Jim, "eri il nostro Capitano." 
 
"Allora agirò come tale."
 
"Buono a sapersi." Commentò causticamente Pete, ma il biondo non si offese.
 
"Fai bene a dirlo." Stede incrociò le braccia con aria di sfida. "Ho un piano. Lucius, prendi appunti, per favore."
 
"Agli ordini."
__
 
Ebbero appena cinque minuti di discussione, poi i pirati furono costretti a salutare Stede: Ivan e Fang erano sul punto di svegliarsi. 
 
"Non temete!" Assicurò il Pirata Gentiluomo, anche se in realtà non avevano fatto in tempo a concordare che pochissimi dettagli. "Penso a tutto io, voi tornate a liberarmi quando abbiamo stabilito e mi raccomando, state attenti!" 
 
La ciurma lasciò quindi la cabina controvoglia, e dovette farlo di corsa: l'ultima cosa che Stede sentì furono le grida infuriate di Izzy, rivolte ai due malcapitati che si erano casualmente addormentati davanti alla sua porta, invece che presidiarla. 
 
"Andiamo, Bonnet." Si disse, alzandosi da quel che rimaneva della preziosa scrivania, per avvicinarsi al letto.
Portò il foglio con sè, stendendosi sulla schiena e rileggendo la fine grafia del giovane scrivano. 
Nel frattempo, la voce della sua coscienza era diventata paurosamente uguale a quella di suo padre. "Per una volta in vita tua dimostra di valere e non fallire."
 
Se le cose fossero andate bene, sarebbe riuscito a risolvere tutto sia con i ragazzi, sia con Edward. 
Quella prospettiva lo agitava e insieme gli ridava la voglia di vivere. 
Stede si diede del pazzo ad aver pensato di abbandonare  la speranza: erano bastati pochi minuti con quella marmaglia di uomini per stravolgere ogni insicurezza e sostituirla con la fiducia. 
Erano stati capaci di spazzare via la sua inadeguatezza, compensandola con il loro coraggio e aumentando il suo.  
Per la prima volta in vita sua, Stede avrebbe potuto sentirsi un vero pirata. 
Sorrise al pensiero che sì, avrebbe potuto farcela, e forte di quella nuovissima consapevolezza chiuse gli occhi. Tuttavia, la serenità durò solo per un attimo. 
Un enorme boato aveva riempito l'aria. 
 
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“GALEONE IN VISTA A BABORDO!” Aveva gridato a pieni polmoni l’uomo dei gabbiani, dalla piattaforma del timone. 
 
Appeso al sartiame fino a quando non era partita la cannonata, Barbanera comparve come un’ombra vera e propria sul ponte di prua. 
Non gli serví il binocolo per osservare il vascello di fronte a sè: la King Charles era enorme, grossa almeno il doppio della Revenge e la cosa peggiore erano le altre navi che la affiancavano in una formazione a punta di freccia. 
Avrebbero sparato nuovamente il colpo di avvertimento, e quella volta lo scafo si sarebbe distrutto sul serio. 
 
“Mantieni la rotta, Signor Buttons.” Ordinò il Kraken. “Il nostro viaggio finisce adesso, e anche il loro.” 
 
“Agli ordini!” 
 
“Svedese, issa la bandiera.” 
 
“Subito, Capitano!” 
 
Legato braccia e gambe all’albero maestro della nave, Robert Maynard sorrideva malignamente da dietro il bavaglio che, come il morso di un cavallo, gli teneva la bocca innaturalmente aperta.
La Marina intera era finalmente venuta a liberarlo. 
 
 
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*Robert Maynard è il simpatico ufficiale che di fatto uccise Barbanera. 
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Seeeera! 
Dopo un’attesa infinita sono riuscita a pubblicare! Spero che non ci siano troppi errori e che tutto sto popo’ di capitolo non sia troppo pesante da leggere. 
Ovviamente il resto è già scritto. 
Un grazie infinito a chi sta continuando a recensire e a te che continui a leggere. 
Siete dei tesori!
 
Avanti tutta e a prestissimo!
-gen
 
   
 
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