Fumetti/Cartoni americani > The Owl House
Ricorda la storia  |      
Autore: DDaniele    18/09/2022    0 recensioni
[The Owl House]
[Huntric – Missing Moment]
Dopo aver scoperto di essere un Grimwalker, Hunter chiede aiuto a Edric, il suo fidanzato, per aiutarlo a scoprire di più sulla sua natura. Per farlo, i due eseguono un incantesimo che permetta di comunicare con gli spettri delle precedenti Guardie Dorate e ricevere così le risposte che Hunter cerca.
La storia partecipa alla sfida Leaves Challenge indetta sul gruppo Facebook “Non solo Sherlock – gruppo eventi multifandom” sviluppando come prompt il testo “I’m not a fan of puppeteers, but I’ve a nagging fear / Someone else is pulling all the strings” tratto dalla canzone Discord di The Living Tombstone.
Genere: Avventura, Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

   Un colpo al vetro della finestra. Un altro subito dopo. Una pausa di quattro secondi. E infine un terzo colpo. Edric, che stava pisolando sul letto della sua camera, riconobbe il segnale che aveva convenuto con Hunter e si alzò per andare alla finestra. Da quando lui e Hunter si erano cominciati a frequentare di nascosto qualche tempo prima, avevano preso l’abitudine di incontrarsi di notte nella sua camera, nella magione dei Blight. Ormai si erano visti spesso, quindi Edric aveva creato con il passare del tempo una routine: nelle prime ore della notte faceva un leggero sonnellino, stando pronto a svegliarsi nel caso Hunter fosse venuto, in genere nelle ore centrali della notte; quando sentiva il segnale, Edric andava alla finestra e apriva per consentire ad Hunter, che di solito arrivava alla finestra al secondo piano volando in groppa al suo bastone magico artificiale che l’Imperatore Belos aveva realizzato appositamente per lui, un ragazzo che non sapeva usare sortilegi, di entrare; dopo che aveva accolto Hunter nella stanza, Edric gli offriva uno spuntino mentre chiacchieravano della giornata appena trascorsa; infine, passavano il resto della nottata o pomiciando sul letto, oppure salendo sul tetto ad ammirare il cielo stellato, oppure andavano in biblioteca a studiare insieme. Quella sera Edric, curioso di scoprire cosa avrebbero fatto durante quell’appuntamento, si avvicinò al vetro della finestra, si sistemò con un buffetto il ciuffo di capelli che gli cadeva sulla fronte, sfoggiò un bel sorriso luminoso in modo da dare ad Hunter un caldo benvenuto, e aprì la finestra. Da lì in poi, le cose non andarono come Edric si aspettava.

   Hunter, che normalmente indulgiava qualche momento a chiacchierare fuori dalla finestra in groppa al bastone – aveva imparato a essere romantico imitando il comportamento dei personaggi della letteratura sentimentale, dunque i suoi modi tendevano a essere un po’ affettati e d’altri tempi –, aveva stavolta il fiato corto, come di chi avesse corso – Edric ebbe l’impressione – per sfuggire da un gruppo di inseguitori. Entrò trafilato nella camera di Edric e guardò fuori dalla finestra per controllare se qualcuno non lo avesse preceduto fin là. Poi, accertatosi di essere per il momento al sicuro, si chiuse rapidamente il vetro alle spalle.

   Edric notò la sua evidente agitazione e lo scrutò per cercare di capire cosa fosse successo. Contrariamente al solito, Hunter non indossava gli abiti di servizio, i quali indicavano il suo rango di Guardia Dorata, un agente d’élite al servizio diretto di Belos, il sovrano delle Boiling Isles, in persona. Normalmente, Hunter indossava sul viso una maschera color giallo oro dalla forma rotonda solcata al centro da una linea, simile alla linea di un naso, che divideva la maschera in due metà simmetriche. Sopra ai vestiti, Hunter portava inoltre un ampio mantello bianco che avvolgeva interamente la sua figura e sulla schiena spiccava il sigillo della Congrega dell’Imperatore, un vessillo a forma di scudo con raffigurato un uccello giallo che spicca il volo. Sotto al mantello, Hunter indossava un corpetto, sempre di colore dorato, che lo proteggeva da eventuali attacchi. Sotto ancora, il ragazzo portava una camicia blu notte dalle maniche lunghe e infine pantaloni, guanti e scarponi marroni. Questa volta, invece, Hunter indossava solo gli abiti personali, ovvero la camicia blu con pantaloni, guanti e scarponi marroni, mentre non aveva con sé i paramenti della Guardia Dorata. Hunter teneva moltissimo alla sua divisa, perché segnalava il suo grado di Guardia Dorata e la sua appartenenza alla Congrega dell’Imperatore. Se non la indossava, Edric rifletté, doveva essere accaduto qualcosa di grave che avesse messo in discussione il suo ruolo al fianco del sovrano.

   Anche il comportamento di Hunter faceva capire quanto fosse sconvolto. Se in genere il ragazzo teneva un atteggiamento sicuro di sé tanto da sembrare a volte arrogante e sprezzante – un tratto che faceva sì che molte persone lo prendessero immediatamente in antipatia, mentre a Edric questa sua caratteristica lo affascinava –, adesso Hunter era scosso da dei lievi tremolii e teneva le mani sulle ginocchia sporte in avanti, un gesto che ricordava quello di un atleta che aveva completato una performance particolarmente impegnativa, oppure ancora – Edric si ritrovò a pensare suo malgrado per una seconda volta – come un fuggitivo che fosse scappato da una banda di inseguitori. A confermare quell’impressione, Edric notò che i capelli di Hunter, rasati ai lati della testa e lasciati crescere al centro in lunghe ciocche color biondo paglia, erano più scarmigliati del solito, probabilmente per colpa del vento. Per di più, i lineamenti squadrati del suo viso, in cui spiccava una cicatrice sulla guancia sinistra la quale faceva il paio con un’identica cicatrice sull’orecchio destro dalla forma a punta tipica degli abitanti delle Boiling Isles, erano velati da un strato di sudore quasi impercettibile.

   Lo stato di nervosismo in cui versava Hunter cozzava con la tranquillità con cui Edric aveva trascorso la nottata fino ad allora. Quest’ultimo, rampollo dei Blight, una famiglia resa facoltosa dal commercio in dispositivi di difesa, era invece un giovane ragazzo dal corpo snello e dinocciolato. Di carnagione bianco pallido, segno di nobiltà insieme al piccolo neo sotto l’occhio destro, Edric aveva dei capelli folti e morbidi grazie un po’ alla genetica a lui favorevole un po’ per i prodotti di haircare con cui li nutriva, profondi occhi gialli i quali davano un’impressione di intelligenza e astuzia, i lineamenti del viso regolari e cesellati. Il corpo era cinto nella parte superiore da una veste color porpora con le maniche blu che gli arrivavano sino ai polsi, avvolgendo la base delle mani sottili e affusolate, e nella parte inferiore da pantaloni grigio blu e comode scarpe marroni da salotto.

   Con il suo aspetto elegante e curato, Edric formava un curioso contrappunto con Hunter, dai tratti più rozzi e sgraziati. Questi era in genere dolorosamente consapevole del suo aspetto fisico, del quale non era soddisfatto, e provava alle volte una punta di vergogna nello stare accanto ad Edric, che lui considerava di una bellezza più classica. Dal canto suo, Edric trovava Hunter affascinante proprio in virtù del suo aspetto più grezzo, ma ogni volta che glielo diceva, sia per flirtare sia per aiutare Hunter a ritrovare fiducia in se stesso, egli si schermiva chiudendosi a riccio. Se qualcuno avesse chiesto loro come si trovavano insieme, Hunter avrebbe detto che formavano una coppia mal assortita – almeno a livello estetico, a livello caratteriale si intendevano alla perfezione e Edric era bravo con il suo sarcasmo a far uscire Hunter dal suo guscio –, mentre Edric avrebbe risposto che formavano una coppia ben assortita a livello tanto estetico quanto caratteriale.

   Edric, notata l’agitazione di Hunter, gli diede lo spazio di respirare e riprendersi. Dopo che l’altro sembrò stare appena meglio, il maghetto dai capelli verdi gli chiese:

   «Cos’è successo? Stai bene, sei ferito?»

   Hunter, appena finito di fare alcuni brevi respiri, sollevò repentinamente il capo.

   «Posso chiederti aiuto?» gli disse, «non lo farei se non fosse assolutamente necessario. Lo sai.»

   «Sì, lo so,» gli rispose Edric, ansioso di mettere Hunter a suo agio e di sapere cosa fosse avvenuto.

   Alla risposta di Edric, Hunter annuì e un guizzo di gratitudine passò sul suo viso.

   «Ho bisogno che tu mi presti un libro di magia. Un tomo proibito della Congrega dei Chiaroveggenti. So che tua madre vi appartiene e ricordo di aver visto il volume nella sezione degli articoli preziosi della vostra biblioteca. Posso averlo per qualche ora? Devo fare un incantesimo spiegato solo lì. Te lo riporterò subito e tua madre non si accorgerà che l’ho preso.»

   «Certo, andiamoci subito,» rispose Edric prontamente.

   Così dicendo, eseguì un cerchio con l’indice della mano destra dal quale fuoriuscì una luce blu. Con questo gesto aveva effettuato un sortilegio che annullava il rumore dei loro passi e delle loro voci, in modo da non svegliare i suoi genitori e le sue sorelle, che dormivano sonni tranquilli nelle loro stanze. Dopodiché, Edric e Hunter uscirono dalla camera del maghetto e si avviarono verso la biblioteca, seguendo il tragitto che erano abituati a prendere grazie ai loro frequenti appuntamenti.

   Raggiunto l’ingresso, Edric poggiò la mano sul pannello in legno massiccio della porta d’entrata e dalle sue dita si produssero cinque linee magiche di luce verde fosforescente – cinque come i membri del casato Blight – che si unirono l’una all’altra formando un ghirigoro, lo stemma della famiglia. Rapida come era arrivata, la luce sparì e la porta della biblioteca si aprì producendo un rumore sordo. Edric e Hunter entrarono e si diressero subito nella sezione più in fondo alle numerose librerie, dove si trovavano i tomi più rari e preziosi. Arrivati all’ingresso della sala, Edric fece cenno ad Hunter di andare a prendere il titolo che gli occorreva. Hunter si portò avanti all’altro e lo guidò in silenzio verso l’angolo a sinistra.

   Vista la copertina del volume in pelle rossastra, Hunter allungò la mano per prenderlo, quando Edric lo fermò.

   «Aspetta! Non puoi prenderlo tu. Questo è un libro di chiaroveggenza di mamma, lo ha stregato con un incantesimo che, se non lo maneggiamo uno di noi Blight, attiva un meccanismo antifurto. Se lo prendi tu, farai comparire un Abominio – per il lettore non mago, un’imponente creatura di creta viola – che suonerà una sirena, allertando chiunque nelle vicinanze del furto, invierà un segnale di localizzazione a mio padre e nel frattempo che lui arriva il mostro ti combatterà per fermarti – o peggio. Non esiste un modo per annullare il sortilegio. Tra noi due, solo io posso prendere il volume.»

   «Allora come posso fare?» disse Hunter agitato.

   «Facile,» gli rispose Edric, «maneggerò io il libro.»

   «No no no,» ribatté Hunter, con una punta di spavento improvviso di cui Edric non comprese il motivo, «non puoi. Dovresti assistere all’incantesimo e… e… scopriresti delle cose che non dovresti sapere.»

   «Piani segreti per la conquista del mondo? Cavolo, se ne hai fammi partecipare,» scherzò Edric.

   «No, non è quello,» rispose Hunter con voce asciutta – come succedeva spesso, non aveva colto l’ironia dell’altro –, «si tratta di me. Mi odieresti e io non posso permetterlo e…»

   Dei colpi assordanti risuonarono dalla porta d’ingresso del maniero.

   «Congrega dell’Imperatore, aprite,» ordinò un agente del sovrano, il quale aveva reso con la magia la sua voce perentoria come se fosse amplificata da un megafono.

   «Dannazione, sono già qui,» imprecò Hunter nella biblioteca al piano sotterraneo.

   «Non sono i tuoi sottoposti? Cosa ci fanno qui?» domandò Edric confuso.

   «Mi cercano, devo andarmene alla svelta.»

   «È a questo che ti serve il libro?»

   «Quasi. Devo chiarire una faccenda.»

   «Allora facciamo l’incantesimo.»

   «No. Qui non funzionerebbe. E poi dovresti assistere al rito. Scopriresti cose che ti coinvolgerebbero in una brutta situazione. Inoltre, sapresti delle cose su di me e…» Hunter esitò prima di continuare, e quando lo fece sembrò addolorato, «mi odieresti. Ti farei ribrezzo.»

   «Cosa dici? Io non…»

   «Aprite la porta,» tuonò di nuovo l’agente dell’Imperatore al primo piano.

   «L’incantesimo ti serve per risolvere questa situazione, giusto?» disse Edric, «allora facciamolo. È l’unico modo. Non puoi continuare a scappare dalla Congrega.»

   Hunter soppesò le sue parole. Aveva ragione, ma non voleva coinvolgerlo. D’altra parte, doveva usare quel tomo per sapere se quanto aveva scoperto sul conto dell’Imperatore fosse vero e, se tutto fosse andato bene, avrebbe messo anche Edric al sicuro. Invece, se si fosse tirato indietro, avrebbe dovuto vivere il resto della sua vita come un fuggiasco. Non solo, quello che era più grave è che non avrebbe fermato il sovrano dal suo piano di sterminare l’intera popolazione delle Boiling Isles. Non si trattava solamente di una faccenda personale, dunque, ma dalle sue decisioni dipendeva il destino di tante altre persone. Questa considerazione lo spronò ad agire. L’unico problema era che Edric avrebbe scoperto la verità sul suo conto – una verità che Hunter aveva appreso solamente qualche ora prima – e questo avrebbe disgustato Edric. Avrebbe perso il suo fidanzato, ma poteva anteporre la sua relazione personale alle salvezza della gente delle Boiling Isles? A malincuore, si risolse a eseguire l’incantesimo.

   «Hai ragione. Seguimi,» disse ad Edric con un sospiro e si avvicinò a una finestra che dava sul retro della magione. Ne aprì il vetro e le grate di protezione, poi mise la mano in una tasca della camicia da cui estrasse la punta del suo bastone magico. Con un colpetto lo fece allungare e disse ad Edric, che lo aveva seguito, di reggersi come lui al manico del bastone. Grazie alla magia, i due volarono dalla finestra della biblioteca sino in cima al tetto. Una volta atterrati lì, Hunter eseguì un cerchio magico con il suo bastone e questo svelò a Edric un dirigibile prima reso invisibile da una stregoneria. Salirono a bordo e presero il volo mentre la porta d’ingresso del maniero si aprì e gli agenti penetrarono all’interno.

   Hunter attivò il pilota automatico impostando la direzione per la Testa del Titano. Poi armeggiò con alcune leve e la valvola del dirigibile per prendersi il tempo di riflettere. Avrebbe dovuto dire a Edric la verità, si disse. Meritava di sapere. Prese coraggio e si voltò verso il fidanzato, che osservava le case sfrecciare sotto di loro.

   «Ascoltami, devo rivelarti una cosa. È una cosa su di me che ho scoperto solo poche ore fa. Non ho ancora metabolizzato cosa significhi, in realtà spero che l’incantesimo possa aiutarmi a farlo. Però meriti di sapere, anche se rovinerà il nostro rapporto,» disse Hunter, esordendo in maniera più mesta di quanto avrebbe voluto. Esitò e poi riprese a parlare veloce, come per non lasciarsi il tempo di fermarsi se lo avesse desiderato.

   «Ho scoperto di essere un Grimwalker. Non sono né umano né stregone, ma sono un essere, un’entità, non so bene come chiamarmi, che l’Imperatore ha creato.»

   «Un Grimwalker?» ripeté Edric confuso.

   «Ma è solo una leggenda, non esistono.»

   Le labbra di Hunter si incresparono in un triste sorriso.

   «A quanto pare, esistono invece. L’Imperatore mi ha detto che lo sono. Inoltre, prima di venire qui ho consultato dei testi e la descrizione di cosa è un Grimwalker mi corrisponde.»

   Hunter si avvicinò a Edric.

   «Il mio corpo è fatto di legno magico.» Così dicendo, Hunter si sollevò la manica del braccio destro, svelando una pelle grigiastra che accarezzò per sottolinearne la ruvidezza.

   «Al posto del cuore ho una pietra magica che pompa energia e per occhi ho due gemme. Sono un mostro. Sarai disgustato, e lo capisco.»

   «Ti ricordi quando Eda ha spiegato a Luz da dove proviene la nostra magia?» ribatté Edric. Hunter rimase spiazzato in un primo momento da questo cambio d’argomento improvviso.

   «Da una sacca di bile che abbiamo attaccata al cuore. Quando l’ha scoperto, Luz è rimasta scioccata. Ma noi maghi non l’abbiamo mai messo in discussione o ci siamo sorpresi. Per noi è normale. Anche Luz l’ha accettato subito dopo. Quindi perché dovrei considerarti diversamente, ora che so che sei un Grimwalker? Tu sei tu, e mi piaci così come sei.»

   «Non c’è solo questo,» riprese Hunter.

   «L’Imperatore mi ha creato come copia di un’altra persona. Un uomo, un umano credo, che lui ha fatto sparire. Non so più chi sono. Io non sono io. Non ho una mia identità. Inoltre, finora ho vissuto la vita che il sovrano ha tracciato per me. Ho messo la mia esistenza a sua disposizione, ho plasmato la mia volontà sulla sua. Se tutto questo è una farsa, io chi sono?»

   «Tu sei tu. Puoi stabilire la tua rotta ora. Forse è un bene che hai scoperto tutto questo. E usare l’incantesimo ti darà altre risposte.»

   «Sì,» disse Hunter annuendo deciso, trovandosi d’accordo sull’ultimo punto.

   «Appena saremo arrivati alla Testa, userò un oggetto che si trova lì per catalizzare la magia.»

   Dopo un breve volo, i due raggiunsero il gigantesco teschio del Titano morto, nel quale l’Imperatore aveva installato una delle sue basi d’operazione. Il luogo pullulava di agenti della Congrega i quali andavano e venivano usando alcuni dirigibili uguali a quello che Hunter aveva rubato prima di fuggire dal castello. Hunter fermò il dirigibile sopra una piazzola davanti all’occhio sinistro del Titano dove i velivoli venivano parcheggiati, attese che uno di loro prese il volo e passò oltre – la magia di occultamento che Hunter aveva usato era più potente della stregoneria ordinaria grazie al bastone artificiale –, dunque atterrò nel posto lasciato vuoto. Lanciò un incantesimo di occultamento su di lui ed Edric ed entrarono nella Testa. Le guardie presidiavano la camera del sovrano a cui si accedeva superando un ponte in pietra calcarea il quale dava su un profondo abisso. Se un intruso avesse voluto intrufolarsi nella stanza dell’Imperatore avrebbe avuto difficoltà nel superare gli agenti, ma Hunter e Edric si diressero verso una scalinata scavata nella roccia che partiva alla destra del ponte e conduceva alla fine del precipizio, dunque non incontrarono nessuno a ostacolarli o ad allertare della loro presenza il dispotico sovrano.

   Hunter e Edric discesero dunque le ripide scale e giunsero alla base del dirupo. Essi si trovarono in un’ampia area circolare dal pavimento e le pareti in una pietra calcarea la quale emanava una luce bluastra. Il terreno era ingombro da mucchi di ossa e innumerevoli maschere giallo oro identiche a quella che Hunter usava nelle sue vesti di Guardia Dorata. Nel vederle, Edric provò un brivido di orrore.

   «Sembra che io non sia il solo Grimwalker che l’Imperatore ha creato,» disse Hunter prevenendo la domanda di Edric.

   «Ne ha realizzati molti altri prima di me e si è liberato di loro,» rimarcò Hunter esalando un profondo sospiro, «quando si sono ribellati. Ci racconteranno loro la loro storia.»

   Così dicendo, Hunter prese una delle maschere dal mucchio. Lo spostamento fece rotolare delle ossa generando un suono macabro.

   «Puoi preparare il libro di Chiaroveggenza?»

   Alla richiesta di Hunter, Edric prese in mano il tomo, che aveva portato con sé, e ne aprì la copertina.

   «Qual è l’incantesimo che ti serve?» chiese Edric.

   Hunter si avvicinò tenendo la maschera tra le braccia. Girò alcune pagine del volume con fare circospetto per controllare che non partisse l’antifurto, poi le scorse più velocemente dopo che si fu accertato che alcun allarme era scattato.

   «Quale sortilegio stiamo cercando?»

   «L’incantesimo Rianimatore. Richiama la coscienza di una persona morta e permette di parlarle.»

   Trovata la pagina giusta, Hunter disegnò a terra il cerchio magico indicato su un’illustrazione e vi pose al centro la maschera. Uscì poi dal circolo portandosi alla destra di Edric, che aveva tenuto il volume aperto e dato indicazioni a Hunter su quale ghirigoro tracciare o come correggere i tratti mal riusciti. Terminati i preparativi, Hunter lesse ad alta voce una formula riportata sul libro e picchiettò con la punta del bastone il disegno tracciato a terra. Da questo emanò una luce dal colore grigiastro simile a neve sporca ed essa percorse l’intricato ghirigoro partendo dai bordi sino a raggiungere la maschera posta al centro. La luce confluì su di essa e venne proiettata in un cono. All’interno di esso comparve la figura di un ragazzo. Questi somigliava moltissimo a Hunter per i capelli biondo paglia e i lineamenti grezzi del volto. Tuttavia, altri elementi erano diversi, come la grandezza delle mani e gli occhi più distanti gli uni dagli altri.

   «Tu sei stato una Guardia Dorata, è corretto?» domandò Hunter con un groppo in gola, intimorito dalla risposta.

   «Esatto,» rispose la figura con un suono gutturale. Mentre pronunciava quelle poche lettere, la voce si fece d’improvviso acuta sino a sparire come se la comunicazione fosse saltata per un secondo. Nonostante questo, Hunter continuò a interrogarla.

   «Sei stato un umano o uno stregone?»

   «Né l’uno, né l’altro. Sono stato un Grimwalker, un’entità che l’Imperatore Belos ha creato a immagine e somiglianza del fratello Caleb, che lui stesso ha ucciso.»

   Hunter sentì la gola chiuderglisi nel ricevere quella conferma sulla sua natura.

   «Lo hai scoperto da te? Come ha reagito il sovrano quando lo hai saputo?»

   «Me lo ha rivelato lui stesso. Ho avanzato dei dubbi sulle sue operazioni e lui li ha interpretati come lesa maestà. Mi ha svelato di essere un Grimwalker e mi ha eliminato.»

   Hunter si fece forza e rivolse al suo predecessore il quesito che gli stava più a cuore.

   «Hai provato a rimanere al fianco dell’Imperatore come la Guardia Dorata, nonostante avessi scoperto di essere un Grimwalker?»

   «No,» rispose l’altro.

   «Quando ho scoperto di esserlo ho disprezzato il sovrano per avermi creato a suo capriccio e ho capito di non avere un’identità mia. Non avrei potuto mantenere l’incarico, non l’avrei voluto. Mi sarebbe sembrato un’impostura. Inoltre, l’Imperatore non mi ha lasciato scelta: mi ha ucciso e ha scaraventato i miei resti in questa voragine.»

   Hunter interruppe il sortilegio cancellando con il piede una parte del cerchio.

   «Perché gli hai domandato se poteva rimanere in carica come Guardia Dorata?» gli chiese Edric.

   Hunter chinò il capo, evitando di rispondere. Evocò altri suoi successori e rivolse loro gli stessi quesiti: erano loro Grimwalker e, se sì, avevano tentato di mantenere la loro identità di Guardia Dorata? Tutti gli risposero di essere stati Grimwalker, ma nessuno mantenne il suo incarico dopo la scoperta.

   «Non dirmi che pensi di rimanere la Guardia Dorata,» disse Edric ad Hunter con tono d’accusa.

   «L’Imperatore ti ha manipolato. È marcio sino al midollo. Non puoi nemmeno prendere in considerazione l’idea di tornare da lui come se non fosse successo niente.»

   Punto sul vivo, Hunter rispose:

   «Invece sì. Non so cosa fare della mia vita. So solo di essere la Guardia Dorata. Non ho un’identità o una volontà mie. Non esisto al di fuori di quel ruolo. Il pensiero di non esserlo più mi terrorizza, mi fa sentire vuoto» spiegò Hunter indicando un punto sul suo petto.

   «Non dirai sul serio,» disse Edric alzando un poco la voce in tono adirato.

   «Ehi, hai sentito qualcosa?» disse una delle guardie in cima alla scalinata.

   «Maledizione,» imprecò Hunter sotto voce.

   «Andiamocene prima di essere scoperti.»

   Hunter lanciò di nuovo l’incantesimo di occultamento e i due tornarono al dirigibile. Una volta in volo, Hunter impostò il pilota automatico e si rivolse a Edric, il quale era rimasto stranamente silenzioso.

   «Parlami,» gli disse Hunter.

   «Capisco come ti senti,» esordì Edric stringendo i pugni in un moto di rabbia rivolto a lui stesso.

   «Anch’io ho vissuto non la vita che volevo io, ma quella che mia madre mi ha imposto. Come per te, mia madre mi ha messo al mondo come uno status symbol che segnalasse la sua posizione di donna adulta e realizzata. Da lì è sempre stata lei a tracciare la rotta per me, facendo sì che i miei successi tornassero a suo vantaggio. Come tu ti senti di esistere solo come la Guardia Dorata, anch’io sono esistito solo come un rampollo dei Blight.»

   «Però mi sono reso conto che tutto questo era sbagliato, ho tagliato i ponti con mia madre e ho fatto quello che ritenevo giusto per me. Mi sono sentito uno schifo all’inizio. Avevo una paura tale che mi sembrava di avere le vertigini. Sono stato tentato un sacco di volte di tornare da mia madre a pregarla di prendere di nuovo lei le redini della mia vita. Ma dopo i primi tentativi di tracciare la mia strada ho scoperto che ero in grado di farlo e mi sentivo più in pace con me stesso perché realizzavo i miei desideri, non i sogni di mia madre. Eppure all’inizio è stato orribile. Mi sono pianto addosso come se stessi vivendo un lutto per il vecchio me stesso. È stata la fine della mia vecchia vita.»

   «Quello che voglio dire,» disse Edric riprendendo il punto del discorso, «è che capisco il tuo smarrimento. Però credo che, come mia madre teneva me in ostaggio, temo che l’Imperatore Belos ti abbia tenuto legato con dei fili invisibili, comandandoti come un burattino. E forse aver scoperto che sei un Grimwalker è proprio la spinta che ti serviva per tagliare quei fili. Non tornare da una persona che ti ha usato per tutto questo tempo.»

   Hunter rimase impressionato da quelle parole. In genere, Edric faceva fatica ad aprirsi, preferendo nascondersi dietro del pungente sarcasmo, e ancora di più quando doveva parlare di sua madre, che lo aveva lasciato traumatizzato. Inoltre, Hunter si sentì come stordito dalla differenza con cui lui e Edric avevano reagito alla situazione.

   «Sai, credo sia come dici tu. Mi sto lasciando suggestionare perché sento che questa è la fine della vita che ho fatto sinora. Sono sempre stato all’ombra di Belos, assecondando la sua volontà come assoluta. Ora che non posso più farlo ho perso la bussola. È come hai detto tu: probabilmente mi sento triste perché sono in lutto per me stesso. Devo dire addio alla mia esistenza dalla struttura precisa, fatta di regole chiare perché imposte da un altro. Però non posso continuare come facevo prima. Ho davanti tante possibilità, ma rimane pur sempre il fatto che questa è la fine di un capitolo.»

   Edric gli si avvicinò e gli diede un lieve colpetto con la spalla.

   «Non vederla come una fine. Vedila come un nuovo inizio. E io ti darò una mano. Ho una certa esperienza nella scrollarmi di dosso genitori e mentori ingombranti. Non per vantarmi,» aggiunse con il tono di voce canzonatorio che usava sempre quando diceva battute. Hunter gli sorrise grato per aver alleggerito la pesantezza del discorso con la sua allegria.

   «Sai, avrai anche paura che io non voglia più saperne di te, ma invece non andrà come speravi. Intendo rimanerti d’intralcio ancora a lungo, caro il mio Hunter, ex Guardia Dorata,» disse Edric e mentre parlava intrecciò le dita intorno a quelle guantate di Hunter. Questo, le labbra increspate in un ampio sorriso, ricambiò stringendo la sua mano intorno a quella del fidanzato.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > The Owl House / Vai alla pagina dell'autore: DDaniele