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Autore: Keeper of Memories    18/09/2022    2 recensioni
Storia ambientata durante gli eventi del videogioco "Star Wars Jedi: Fallen Order". I protagonisti sono Cal Kestis, un padawan sopravvissuto all'ordine 66, e Merrin, l'ultima Sorella della Notte di Dathomir (sopravvissuta al massacro del generale Grievous).
Dal testo:
«Come si fa a dimenticare il passato, Cal?»
La sincerità e la purezza di Merrin era sempre qualcosa di disarmante per lui, faceva fatica a trovare risposte alle domande che la ragazza gli poneva, soprattutto quando nemmeno lui aveva quelle risposte.
«Non credo si possa dimenticare. Puoi al massimo trovare qualcuno di simile a te con cui condividere le tue difficoltà e trovare la forza di andare avanti.»
***
[Opera creata per il Writeptember H/C Edition del gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO" su Facebook.]
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Da quando ci aveva messo piede per la prima volta, Cal si era sempre sentito bene su Bogano, quasi in pace.
Quasi.
Sapeva che era dovuto alla Forza, che in quel pianeta splendeva nel lato chiaro, e che quella sua pace era solo un’illusione; un’illusione che immancabilmente risvegliava il suo senso di colpa verso tutti coloro che erano morti affinché lui vivesse.
Scacciò immediatamente quei pensieri, lasciando vagare lo sguardo sul paesaggio verdeggiante dominato dalle rovine Zeffo. Notò Merrin seduta tra le macerie, intenta a fare esattamente quello che lui stava facendo, con l’usuale espressione indecifrabile dipinta in volto. Le sedette accanto.
«C’è qualcosa di strano in questo posto. L’energia è… differente» gli disse, senza staccare lo sguardo dalla linea dell’orizzonte.
«Già, non siamo più su Dathomir.»
«No, proprio no.»
«È come te lo immaginavi? Intendo, il resto della galassia» chiese Cal, accennando a un sorriso.
«È così vasto… riesco solo ora a capire quanto la mia vita su Dathomir fosse limitata» rispose Merrin, posando su di lui uno sguardo meravigliato e confuso allo stesso tempo.
«Mi sono sentito allo stesso modo quando ho lasciato Bracca. Il mondo sembra molto piccolo quando sei intrappolato nel passato.»
Cal spostò di nuovo lo sguardo sul paesaggio, temendo quasi di trovare quel dolore che così ferocemente reprimeva specchiato negli occhi di Merrin.
«Come si fa a dimenticare il passato, Cal?»
La sincerità e la purezza di Merrin era sempre qualcosa di disarmante per lui, faceva fatica a trovare risposte alle domande che la ragazza gli poneva, soprattutto quando nemmeno lui aveva quelle risposte.
«Non credo si possa dimenticare. Puoi al massimo trovare qualcuno di simile a te con cui condividere le tue difficoltà e trovare la forza di andare avanti.»
«Ma io non sono come te.»
Quella semplice frase così carica di solitudine mascherata da solida indifferenza gli fece quasi male. Si voltò a guardarla, dritto negli occhi, trovandovi come temeva quel dolore così famigliare.
«Non sono come te» proseguì lei «Tu hai altri jedi in giro per la galassia, nascosti. Le mie sorelle sono tutte morte.»
«Hai me. Anche se sono un jedi.»
La sicurezza nella voce di Cal era qualcosa di estraneo perfino a lui, non sapeva minimamente a quali riserve emotive avesse attinto, ma non era importante. Sollevò una mano, il palmo aperto verso l’alto, verso di lei.
Merrin guardò Cal per alcuni istanti, dubbiosa. Si vedeva che non era un gesto che le veniva naturale, ma infine posò la mano sulla sua, stringendola leggermente quando le dita di lui si chiusero attorno al suo palmo candido.
Si guardarono per alcuni istanti, leggermente imbarazzati, non sapendo esattamente come proseguire.
 
«Sai… il resto della galassia non sa molto delle Sorelle della Notte. Al tempio jedi si raccontavano storie, ma servivano perlopiù a costringere i padawan più giovani ad andare letto» disse Cal, tentando di spezzare quel pesante silenzio.
«Cosa vuoi sapere, Cal?» Merrin piegò leggermente la testa di lato, facendo sfuggire una ciocca bianca dallo chignon stretto dietro la testa.
«Non lo so… come vivono le sorelle della notte?»
«Uhm, beh… la Madre e le sorelle più anziane insegnano la magia a quelle più giovani. C’ è un rituale dove sacrifichiamo uno dei fratelli e beviamo il suo sangue per connetterci meglio all’energia di Dathomir e ottenere il potere di schiacciare le teste ai nostri nemici solo guardandoli» spiegò Merrin con la sua solita, disarmante tranquillità.
«Wow. Un rituale interessante.»
Cal ebbe un brivido lungo la schiena, mentre le storie che sentiva quando non era nemmeno un padawan gli tornavano alla mente.
«Stavo scherzando. Non facciamo quei rituali…»
«Molto divertente, Merrin.» Cal sospirò, rendendosi conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato.
«… non sempre» aggiunse lei, scoppiando a ridere alla vista dell’espressione basita di Cal.
«Io dicevo sul serio» bofonchiò il giovane jedi.
«Voi jedi siete molto seri. Non mi ricordo molto, ero una bambina.»
«Una bambina con uno spiccato senso dell’umorismo?»
«Una bambina molto difficile. Io e Ilyana scappavamo sempre dal villaggio, le sorelle più grandi dovevano sorvegliarci costantemente. Eravamo delle pesti.»
Il leggero sorriso di Merrin si spense gradualmente e lo sguardo s’incupì, scivolando lentamente sulla mano che stringeva quella di Cal.
«Andavamo nella palude per fare pozioni e parlare dei nostri sogni» proseguì con un filo di voce «Pensavo che saremmo invecchiate insieme; invece, ho dovuto seppellirla, proprio come tutte le altre. Mi manca terribilmente.»
Il primo istinto di Cal fu quello di abbracciarla, e così fece. Tuttavia, si staccò quasi subito, impedendo a Merrin anche solo di capire cosa avesse appena fatto. Non sapeva se sarebbe stato un gesto gradito, né se tra le sorelle della notte fosse qualcosa di comune o culturalmente accettato. Dopotutto, conosceva Merrin da relativamente poco tempo e le Streghe di Dathomir erano ormai una leggenda.
«Scusami, non-»
«Puoi rifarlo?» lo interruppe, rivolgendogli uno sguardo confuso.
«Si. Certo» fu la risposta altrettanto confusa.
Cal abbracciò Merrin, ma questa volta non si staccò subito. Le permise di ricambiare il gesto, le permise di cacciare i sensi di colpa e la solitudine che albergavano nel cuore di entrambi. Il giovane jedi quasi si stupì di quel potere, che così facilmente era riuscito a zittire i suoi sentimenti negativi, e di come quel suo gesto di conforto verso la giovane dathomiriana stesse aiutando anche lui.
Cal ricordò cosa Merrin gli disse la prima volta che si incontrarono, su Dathomir: “Siamo sopravvissuti. Ci adattiamo.”. Forse questo era il modo che il loro cuore aveva per fargli sapere che era giunto il momento di guarire le loro ferite, forse era l’influenza pianeta, o forse era la Forza stessa a chiederlo. Doveva adattarsi e andare avanti, questo Cal aveva capito durante quell’abbraccio che non era durato che pochi istanti, abbastanza però da ricordargli che non era solo.
 
Si separarono poco prima di sentire Greez, che dalla Mantis li chiamava a gran voce per la cena. Scesero dalle rocce su cui sedevano, rimanendo in silenzio, anche se Cal avrebbe giurato di sentire Merrin bofonchiare un “grazie”, mentre con ampie falcate lo superava.

 
   
 
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