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Autore: Clementine84    18/09/2022    0 recensioni
“Come ti chiami?” le aveva chiesto lui, rendendosi conto solo in quel momento che non aveva notato nessun cartellino con il nome.
“Emily, ma tutti mi chiamano Emi” aveva risposto lei. “E tu sei?”
Donnie aveva strabuzzato gli occhi, sorpreso. Possibile che non l’avesse riconosciuto?
La ragazza, però, continuava a fissarlo con espressione curiosa, quindi dedusse che non aveva idea di chi lui fosse.
“Donald,” disse, porgendole la mano “ma tutti mi chiamano Donnie”.
Emi gli aveva stretto la mano ed entrambi avevano esclamato, nello stesso momento “Piacere”, dopodiché erano scoppiati a ridere.
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Se Donnie la voleva morta, quello era sicuramente un buon modo per ottenere il suo scopo.
La persona in piedi, davanti a lei, era Nick Carter dei Backstreet Boys, la celebrità per cui aveva una cotta pazzesca da ragazzina.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Carter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CHAPTER 2 - NKOTBSB


A singer in a smokey room
A smell of wine and cheap perfume

 

Tra le feste e l’accumularsi di mille impegni, passò parecchio tempo prima che Donnie riuscisse a tornare alla caffetteria da Emi.

Un freddo, ma soleggiato, pomeriggio di febbraio, però, l’uomo fece il suo ingresso nel locale e venne accolto dall’amica con un sorriso radioso e l’ironico saluto “Ciao, straniero”.

Donnie si avvicinò al bancone e si sporse a darle un bacio sulla guancia, che lasciò la ragazza piuttosto sorpresa, ma chiaramente soddisfatta.

“Ciao, bellezza” ricambiò il saluto, poi, dandosi un’occhiata intorno e notando parecchio movimento nella caffetteria, le chiese, dispiaciuto “Brutto momento per chiacchierare, vero?”

Emi scosse la testa e, lanciando un’occhiata all’orologio appeso al muro, annunciò “Tra poco stacco, in realtà”. Poi, facendogli l’occhiolino, propose “Vai a sederti e aspettami, stavolta il caffè te lo offro io”.

Un quarto d’ora dopo, i due amici erano comodamente seduti al tavolino di fronte alla finestra ed Emi aveva appena finito di raccontargli delle sue vacanze natalizie, trascorse a casa della sorella, in New Jersey, dove lei e il marito avevano annunciato alla famiglia di aspettare un bambino per la prossima estate.

“Tu, invece? Hai qualche novità?” gli chiese la ragazza, bevendo l’ultimo sorso della sua cioccolata calda.

“In realtà sì,” annunciò Donnie, sentendo un sorriso allargarglisi in faccia “ho grandi novità”.

Gli occhi di Emi si illuminarono e lo spronò “Su, racconta”.

Eccitato come un ragazzino, Donnie iniziò a spiegare all’amica come, da un’esibizione quasi casuale fatta al Radio City Music Hall l’estate precedente, durante la quale i Backstreet Boys avevano cantato insieme ai New Kids la loro hit I Want It That Way, il pubblico avesse iniziato a chiedere a gran voce un tour congiunto delle due boyband. All’inizio dell’anno, i manager dei due gruppi si erano parlati e avevano proposto ai ragazzi di far diventare concreta quella possibilità. C’era stato un meeting collettivo a Los Angeles e alla fine tutti avevano accettato l’idea.

“Quindi, a partire dal prossimo mese sospenderò le riprese di Blue Bloods per iniziare le prove e a maggio partirà ufficialmente il NKOTBSB tour” concluse, emozionato.

“Wow, figo!” esclamò Emi, una volta che l’amico finì di parlare.

“Loro li conosci?” la canzonò Donnie, ricordando la conversazione che avevano avuto appena prima di Natale, quando le aveva confessato di essere uno dei New Kids.

Emi annuì, ridacchiando. 

“Stai scherzando? Li ascoltavo sempre da ragazzina, in Italia” rispose. Poi, arrossendo leggermente, confessò “Avevo un cotta pazzesca per Nick Carter”.

Donnie scoppiò a ridere, beccandosi una pacca sul braccio dall’amica, poi, per sdrammatizzare, sentenziò “Beh, quale adolescente non l’aveva?”

“Infatti” concordò Emi, con un sorriso. Poi, cambiando discorso, osservò “Quindi vuol dire che non passerai di qui per un po’”

Donnie annuì e confermò “Qualche mese. Cercherò di fare un salto prima che inizi il tour, ma non ti prometto niente. Dipende da come vanno le prove a LA”.

“Come mai provate a LA?” gli domandò lei, curiosa.

Donnie alzò le spalle. “Noi New Kids siamo tutti un po’ sparsi per il Paese, mentre due su quattro degli attuali membri dei Backstreet Boys vivono a Los Angeles dove, tra l’altro, si trova anche la sede della compagnia che ci sta progettando il palco. È la scelta più comoda” spiegò.

Emi annuì, comprensiva, ma poi confessò “Mi mancherà vedere la tua brutta faccia”.

“E a me mancheranno le tue magliette buffe” ammise Donnie, sincero.

La ragazza ridacchiò e scherzò “Vorrà dire che le fotograferò e ti preparerò un book fotografico per quando torni”.

Donnie, però, le posò una mano sul braccio e replicò, sorridendo “Ho un’idea migliore. Sai cosa facciamo? Ti lascio il mio numero, così puoi tenermi aggiornato più di frequente”

⁓ * ⁓

Da quel giorno, Emi e Donnie iniziarono a sentirsi anche per telefono. 

Di solito erano stupidi messaggi per raccontarsi episodi divertenti ma, a volte, Donnie le mandava qualche foto rubata prima alle prove per il tour e poi, quando i concerti finalmente iniziarono, anche dal backstage. 

Lei, in cambio, mantenne la promessa di aggiornare l’amico sulle magliette indossate e ogni mattina si scattava un selfie allo specchio e lo inviava a Donnie, aspettando con ansia i suoi commenti divertenti.

Gli altri membri dei New Kids prendevano in giro l’amico per questa sua nuova amicizia ma, dopo qualche tempo, anche loro si appassionarono alla saga della t-shirt giornaliera e spesso Donnie faceva sapere a Emi le opinioni dei ragazzi, facendola morire dalle risate.

A fine luglio, quando il tour si avvicinò a New York, Donnie chiamò Emi per invitarla a una delle date previste per Atlantic City, Hershey o Uniondale. Ci teneva che l’amica lo vedesse sul palco e voleva anche presentarle gli altri ragazzi, sia i New Kids, sia i Backstreet Boys, con cui ormai erano diventati amici. 

Purtroppo, alla fine di giugno Martha, la sorella di Emi, aveva partorito. Il marito era rimasto a casa insieme alla moglie finché aveva potuto ma, a metà luglio circa, era dovuto ripartire per raggiungere la sua divisone, così Emi aveva passato qualche tempo dalla sorella, per aiutarla ad assestarsi e ad abituarsi alla vita da sola con il piccolo, quindi non aveva potuto accettare l’offerta dell’amico e aveva dovuto a malincuore declinare. 

Dispiaciuto, Donnie si ripromise di passare a trovarla prima che il tour si spostasse in Canada, a inizio Agosto. Avevano un paio di giorni liberi, dopo il concerto di Uniondale, e Nick Carter gli aveva chiesto di portarlo sul set di Blue Blood, di cui era un grande fan. 

Donnie sapeva che, in quei giorni, Emi era tornata a casa, quindi pensò di unire le due cose e approfittare della visita al set con Nick per passare anche a salutare l’amica, che non vedeva da mesi e gli mancava.

Un afoso pomeriggio di inizio agosto, quindi, Donnie si presentò alla caffetteria e ad Emi iniziarono a luccicare gli occhi non appena lo notò.

Uscì da dietro il bancone e corse ad abbracciarlo, felice, commentando “Guarda chi c’è, il mio cantante preferito”.

Stringendola forte, Donnie replicò “Non mentire”.

Emi ridacchiò e precisò “Okay, il mio cantante preferito di una boy band".

Ridendo a sua volta, Donnie osservò “Meglio”. Poi, lanciando all’amica un’occhiata divertita, aggiunse “Ma scommetto che ti faccio cambiare idea”.

Emi si allontanò di un passo, per guardarlo negli occhi, e gli rivolse uno sguardo perplesso. Donnie le sorrise e annunciò “Ho portato un amico ad assaggiare il tuo delizioso caffè”, dopodichè si spostò leggermente e indicò qualcuno, dietro di sé.

Emi guardò la figura di spalle e si domandò chi diavolo potesse aver portato Donnie. 

Era un uomo alto e snello, ma con le spalle piuttosto larghe. Non riuscì a scorgere il colore dei capelli perché erano nascosti sotto a un cappellino da baseball.

In quel momento, il ragazzo si voltò e a Emi bastò un istante per riconoscerlo.

Se Donnie la voleva morta, quello era sicuramente un buon modo per ottenere il suo scopo.

La persona in piedi, davanti a lei, era Nick Carter dei Backstreet Boys, la celebrità per cui aveva una cotta pazzesca da ragazzina.

O, meglio, una versione decisamente più adulta e, se possibile, ancora più attraente del ragazzo che ammiccava dai poster che aveva appesi in camera sua.

Incapace di reagire, Emi spalancò gli occhi e si limitò a fissarlo, incredula.

Nick le sorrise e la ragazza percepì qualcosa che si contorceva, all’interno del suo stomaco.

Ignaro dello shock che le aveva provocato, Donnie si rivolse a Nick e spiegò “Lei è Emily, l’amica di cui ti parlavo”.

Poi si voltò verso la ragazza e, con un sorrisino divertito, le domandò “Devo presentartelo?”

Emi scosse la testa, frastornata, ma, quando Nick fece un passo verso di lei, trovò il coraggio di tendergli la mano, farfugliando “Piacere”.

“Piacere mio,” rispose Nick, stringendo la mano che la ragazza gli stava porgendo “Donnie parla spesso di te”.

Guardando l’amico con la coda dell’occhio e senza sapere bene da dove le fosse venuta tutta quella spavalderia, quando sentiva il cuore che le martellava nel petto come una mitragliatrice, Emi si sentì ribattere “Spero dica cose belle”.

“Ovviamente” la rassicurò Donnie, ridacchiando.

“Sì, tranquilla” confermò Nick.

Emi notò che aveva abbassato lo sguardo e sembrava particolarmente interessato a qualcosa che si trovava decisamente più in basso del suo viso. Prima che potesse capire di cosa si trattava, però, Nick commentò “A proposito, bella maglietta”.

Confusa, Emi si guardò il petto, per ricordarsi quale, delle sue numerose magliette buffe, avesse deciso di indossare quel giorno. Realizzando che si trattava di quella dei Goonies, sorrise, poi rialzò lo sguardo su Nick e disse “Grazie. È uno dei miei film preferiti”.

Nick sollevò leggermente un angolo della bocca in quello che Emi non seppe chiaramente se identificare come un sorriso o, forse, un sogghigno divertito, poi concordò "È anche uno dei miei preferiti”.

I due ragazzi restarono a fissarsi un istante, in silenzio, poi Emi sorrise e, ricordando i suoi doveri, domandò “Caffè?”

Nick annuì e ricambiò il sorriso, dicendo “Sì, grazie. Cappuccino con triplo espresso”.

Emi gli rivolse uno sguardo curioso e gli chiese “Devi fare il pieno di caffeina?”

Il ragazzo scosse la testa e confessò “No, lo prendo sempre così”.

“Posso consigliarti di limitarti a un doppio espresso?” gli propose lei, premurosa.

“Perché?” volle sapere lui, scettico.

Emi sospirò, prima di spiegare "Perché il caffè che faccio io è piuttosto forte”.

Non ancora convinto, Nick guardò Donnie, che annuì e confermò “Fidati”.

Il ragazzo alzò le spalle e si arrese “Okay allora”.

Emi sorrise e li invitò ad andare a sedersi, mentre lei preparava i caffè.

Nick e Donnie fecero come gli era stato suggerito e presero posto a un tavolino nell’angolo più appartato del locale.

Donnie era un cliente abituale e gli avventori del locale erano abituati a vederlo, tanto che ormai non ci facevano nemmeno più caso.

Essere lì con Nick, però, era tutta un’altra storia. 

Già il fatto di vedere due cantanti famosi che prendevano il caffè insieme sarebbe stato sufficiente a creare un certo scalpore, se uno dei due era Nick Carter, poi, che all’età di trentun anni era ancora considerato uno degli uomini più desiderabili d’America, specialmente da quando aveva messo in stand-by la sua relazione con la fidanzata storica, che tutti credevano avrebbe sposato, ed era tornato sul mercato, si poteva stare certi che, se non avessero preso qualche precauzione, come tenere un basso profilo, i due amici sarebbero stati circondati da fan adoranti in cerca di una foto con il proprio idolo in un batter d’occhio. 

Fortunatamente, non dovettero attendere molto e, dopo appena una decina di minuti, l’amica di Donnie era già di ritorno con i loro caffè.

“Ecco qui,” disse, posando le tazze davanti ai ragazzi “americano per Donnie e cappuccino con doppio espresso per Nick”.

I due ragazzi ringraziarono, poi Emi sentì Nick chiederle “Ti piacciono i Journey?”

Sulle prime, restò spiazzata da quella domanda e si chiese da dove gli fosse uscita, poi realizzò che, con tutta probabilità, Nick doveva aver notato il tatuaggio che aveva sull’avambraccio destro, che riportava il titolo di una canzone dei Journey, e sorrise, prima di spiegare “Sono il gruppo preferito di mio padre e sono cresciuta con le loro canzoni. Don’t Stop Believing è la mia preferita e ho deciso di tatuarmela per ricordarmi che, anche quando le cose sembrano andare terribilmente male, bisogna sempre trovare qualcosa in cui credere”.

Nick annuì, soddisfatto della spiegazione, poi prese un sorso di cappuccino e non riuscì a trattenere un gemito di apprezzamento. 

Dio, quella roba era davvero buona. Uno dei migliori cappuccini che avesse mai assaggiato.

A Emi non sfuggì la reazione del ragazzo e gli rivolse un sorriso radioso, a cui lui non poté fare a meno di ricambiare. 

C’era qualcosa di magnetico negli occhi di Emi quando sorrideva, pensò Nick, era come se sprigionassero luce.

Guardandola con quello che doveva essere uno sguardo malizioso, il ragazzo le chiese, fingendo indifferenza “E in che cosa credi tu, di preciso?”

Emi scosse la testa e, ridacchiando, rispose “In questo momento, credo di dover tornare a lavorare, per cui vi lascio godervi le vostre bevande”. Dopodichè stampò un bacio sulla guancia di Donnie e si allontanò, mentre Nick la seguiva con lo sguardo.

I due ragazzi continuarono a sorseggiare i loro caffè, chiacchierando della visita che avevano effettuato sul set di Blue Bloods, dove Donnie era andato a trovare i colleghi impegnati con le riprese.

A un certo punto, però, Donnie si accorse che Nick era distratto, si guardava spesso intorno e sembrava seguisse qualcosa con gli occhi. Indirizzando lo sguardo verso il punto verso cui era concentrata l’attenzione dell’amico, Donnie realizzò che stava fissando Emi, impegnata al bancone a servire i clienti.

Alzò gli occhi al cielo e soffocò una risatina, prima di richiamare l’attenzione del ragazzo seduto di fronte a lui.

“Nick”.

“Eh?” fece l’altro, senza staccare lo sguardo da Emi.

“Smettila”.

Il tono duro di Donnie fece sì che Nick concentrasse l’attenzione su di lui.

“Di fare cosa?” chiese, ostentando noncuranza.

“Di fissare Emily”.

“Perché?”

“Perché so a cosa stai pensando” gli disse l’amico “e no”.

Iniziando a spazientirsi, Nick incrociò le braccia sul ripiano del tavolo e fissò Donnie negli occhi, prima di domandargli “È impegnata?”

L’amico scosse la testa.

“Allora…interessa a te?” chiese ancora Nick. Doveva essere così, che stupido a non averci pensato. “Non credevo. Se l’avessi saputo…”

“No, non è questo” lo interruppe Donnie. “Cioè, forse all’inizio ci ho fatto un pensierino, ma poi ho capito che non è interessata”.

All’improvviso, un tremendo sospetto iniziò a farsi strada nella mente di Nick e si trovò a domandare, con voce tremante “Gioca per l’altra squadra?”

Donnie strabuzzò gli occhi, esterrefatto, e sbottò “Cosa? No!” 

Tirando un sospiro di sollievo, a quell’informazione, Nick si abbandonò contro lo schienale della sedia e insistette “E allora perché no? È simpatica e anche piuttosto carina”.

“Lo so che è carina” convenne Donnie “ed è anche speciale. Ma è stata ferita in passato e non si merita di stare male di nuovo”.

Offeso, Nick si mise subito sulla difensiva.

“Chi ti dice che la farei stare male?”

L’amico gli rivolse un’occhiata eloquente, sollevando un sopracciglio, e Nick sbuffò, roteando gli occhi.

“Quando la smetterete di considerarmi un ragazzino viziato? Sono cambiato, non sono più così” si lamentò.

“D’accordo, sei cambiato,” concordò Donnie, con un sospiro “ma questo non cambia le cose”.

“Perché?” volle sapere Nick.

“Perché Emi non ne vuole più sapere degli uomini, è stata piuttosto chiara” lo informò Donnie, pacato.

Nick insistette “Potrei farle cambiare idea”.

“Cosa ti fa credere di riuscirci?” gli domandò Donnie, scettico.

Nick gli rivolse un sorrisino malizioso, di quelli che solitamente riservava alle fan e che le facevano andare in estasi.

Donnie rise, alzando gli occhi al cielo, e commentò “Certo, l’infallibile fascino di Nick Carter”.

Anche Nick rise, ma annuì, sicuro di sé.

Donnie si portò le mani davanti al viso e fece un cenno con la testa all’amico, prima di dichiarare “Prego, è tutta tua”.

Incredulo, Nick lo guardò con tanto d’occhi. Non era possibile che l’avesse spuntata così facilmente.

“Posso?” chiese, titubante.

L’amico annuì e lo sfidò “Vediamo cosa riesci a fare”.

Nick si lasciò scappare un sorriso compiaciuto, ma fu subito richiamato dall’amico, che aggiunse “Nick, solo una cosa”.

“Cosa?”

“Promettimi che non ti prenderai gioco di lei” disse Donnie, serio.

Confuso, Nick dovette domandargli spiegazioni.

“Cosa vuoi dire?”

“Se riesci a farle cambiare idea, ma ti accorgi che inizia a provare qualcosa per te, tronca subito, prima che si affezioni troppo. Non voglio che stia male”.

Nick incrociò gli occhi di Donnie e restò colpito dalla determinazione che vi lesse. Era chiaro che l’amico fosse veramente affezionato alla ragazza e che teneva molto a lei. Il tono serio con cui l’aveva pregato di non prendersi gioco di Emi parlava chiaro e Nick si rese conto che si stava infilando in una situazione pericolosa. Se, per qualche motivo, anche non dipendente dalla sua volontà, lui ed Emi avessero iniziato a frequentarsi e le cose non avessero funzionato, Donnie sarebbe andato ad aspettarlo fuori di casa con un machete, pronto a fargli saltare le budella.

Nick deglutì, spaventato, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli dell’amico e iniziò a domandarsi se valesse la pena di correre il rischio.

Emi sembrava simpatica, alla mano e, soprattutto, non aveva dato di matto quando l’aveva visto, anche se Donnie gli aveva accennato al fatto che fosse una fan. A Nick era sembrato di percepire un certo feeling, tra loro, quando si erano parlati, poco prima. Voleva conoscerla meglio per appurare se il suo intuito ci aveva visto giusto e, davvero, avrebbe potuto scattare qualcosa.

Ma voleva anche viversi quell’esperienza con leggerezza, senza sentirsi perennemente giudicato e sotto pressione. Dopotutto, usciva da una storia seria durata anni, e, per quanto strano potesse sembrare, era difficile rimettersi sul mercato, anche per uno come lui.

D’altra parte, però, Nick iniziava a sentire il bisogno di mettere radici e, per farlo, aveva bisogno di trovare una ragazza che gli facesse vedere l’idea di mettere su famiglia come qualcosa di eccitante e non spaventoso. 

Stando a quanto diceva Donnie, però, le cose con Emi non sarebbero state proprio semplici e Nick aveva voglia di faticare per cercare di conquistarla, quando c’erano milioni di altre ragazze pronte a gettarsi ai suoi piedi a un minimo gesto?

All’improvviso, però, una risata risuonò nel locale ed entrambi i ragazzi si voltarono verso il bancone, accanto al quale Emi era accovacciata a terra per accarezzare il cane guida di un anziano signore non vedente. L’animale le stava leccando la faccia in segno di saluto e lei rideva, felice, riempiendo l’aria del suono allegro delle sue risate.

Senza riuscire a farne a meno, Nick si ritrovò a sorridere, assistendo alla scena, e pensò che quella risata valeva mille Donnie Wahlberg arrabbiati davanti alla sua porta.

Non importava se sarebbe stato faticoso, anzi, almeno, se fosse riuscito a conquistarla, sarebbe stato certo che Emi era veramente interessata a lui e non ai suoi soldi o alla sua fama.

E poi avrebbero visto come andavano le cose. Chi diceva che sarebbero andate per forza male?

⁓ * ⁓

Quando, un’oretta più tardi, dopo aver salutato i ragazzi, Emi si avvicinò al loro tavolo per portare via le tazze sporche, notò immediatamente il tovagliolino puntato sotto a quella di Nick. 

Sorpresa, lo sfilò con mani tremanti e dovette rileggere il messaggio almeno un paio di volte, prima di convincersi che fosse vero, che stesse davvero accadendo e non fosse stata catapultata in uno strano sogno adolescenziale.

In una grafia piuttosto chiara, c’era scritto:

Di’ a tuo padre che ha ottimi gusti in fatto di musica. I Journey sono i migliori. E, se ti va, fammi sapere cosa risponde. Grazie dell’ottimo cappuccino, il migliore che abbia mai bevuto.

Seguiva la firma di Nick, che Emi ricordava ancora dai giornali che acquistava da ragazzina, e, cosa ancora più sorprendente, un numero di telefono.

Fu quello a sconvolgerla, obbligandola a lasciarsi cadere su una sedia. 

Se si fosse soltanto trattato del messaggio, avrebbe potuto essere un gesto carino che Nick aveva voluto fare per ringraziarla dato che, molto probabilmente, Donnie doveva avergli detto della cotta che Emi aveva per lui da ragazzina.

Quel numero, però, cambiava decisamente la prospettiva.

Doveva essere il suo numero di cellulare. 

Ma certo, idiota, si disse. Ti pare che lasci il numero di un altro?

Emi chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, prima di riaprirli di nuovo e fissare il tovagliolo che stringeva tra le mani con aria ancora più stupita di prima. Era assurdo, ma, per un istante, aveva immaginato che, una volta riaperti gli occhi, il messaggio di Nick sarebbe sparito e si sarebbe accorta di essersi sognata tutto.

Invece era ancora lì e la lasciava con un dubbio esistenziale che doveva a tutti i costi fugare il prima possibile.

Con gesti meccanici, prese il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans, fotografò il tovagliolo e inviò l’immagine a Donnie, insieme a un messaggio che diceva:

Nick mi ha davvero lasciato il suo numero?

Non dovettero passare nemmeno un paio di minuti, prima che ricevesse la risposta dell’amico:

A quanto pare.

Ancora incredula, Emi si affrettò a digitare un nuovo messaggio:

Perché?

Gli sei piaciuta e mi ha chiesto il tuo numero, ma gli ho detto che poteva arrangiarsi da solo, le spiegò Donnie.

Cosa diavolo dovrei fare? gli chiese la ragazza, confusa.

La risposta dell’amico, però, non le fu di nessun aiuto:

Quello che vuoi.

Emi si lasciò sfuggire un lamento, poi rimise il cellulare nella tasca, ripiegò con cautela il tovagliolino con il numero di Nick e se lo infilò nella tasca davanti dei jeans, prima di recuperare le tazze sporche per portarle a lavare.

Non era nelle condizioni di riflettere in maniera lucida, in quel momento. Ci avrebbe pensato più tardi.

⁓ * ⁓

Quella sera, durante la solita telefonata ai suoi genitori in Connecticut, Emi raccontò al padre quello che era successo quel giorno al locale. Dovette spiegargli chi diavolo era Nick Carter ma, una volta identificato come il biondino la cui faccia ricopriva le pareti della stanza della figlia minore, da ragazzina, Bob Williams sentenziò che il ragazzo guadagnava punti e che, se nella vita privata ascoltava i Journey, allora poteva sorvolare sul fatto che, per lavoro, saltellasse su un palco insieme ad altri tre o quattro padri di famiglia.

Ancora con le lacrime agli occhi per la reazione del padre, Emi chiuse la chiamata e restò a fissare il tovagliolo con il messaggio di Nick, domandandosi cosa dovesse fare.

Quello che vuoi, le aveva detto Donnie.

Il problema era che nemmeno Emi sapeva cosa voleva.

Certo, una parte di lei avrebbe voluto scrivere a Nick e vedere dove l’avrebbe portata quella nuova avventura, dando ascolto ai desideri segreti della sé quindicenne.

Un’altra parte, però, quella più cauta, le ricordava che lui era Nick Carter, lo scapolo più desiderato d’America, che poteva avere tutte le donne che voleva e con una reputazione da playboy che lo precedeva. Perché mai avrebbe dovuto essere interessato a lei, anonima cameriera del Connecticut con il sogno di diventare fotografa e con l’unica peculiarità di essere inaspettatamente diventata amica di Donnie Wahlberg?

Sicuramente voleva solo divertirsi, ma Donnie doveva avergli detto che aveva scelto la ragazza sbagliata. D’altra parte, lui sapeva della promessa che Emi aveva fatto a se stessa tanti anni prima, dopo che Derek le aveva spezzato il cuore. 

Niente più uomini nella sua vita, a meno che non volessero solo essere suoi amici.

Quindi, cosa voleva Nick da lei? Non ne aveva idea.

Non lo scoprirai mai, se non gli dai una possibilità, le disse una vocina nella sua testa. 

Emi, però, sospirò e rimise il tovagliolino nel portafoglio, dove aveva deciso di conservarlo.

 
  
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