Perdonatemi, sorelle mie., pensi, il cuore oppresso dalla pena. Non sei riuscita a uccidere il principe.
Sei condannata a morte.
Ma non sei pentita del tuo gesto.
In fondo, non si può condannare l'amore.
[Il nome "Marina" è dato alla protagonista nella rielaborazione giapponese della fiaba, risalente al 1975. Ho usato quello perché è una riproposizione molto fedele della fiaba di Andersen]
P.S.: la storia partecipa alla challenge "Solo i fiori sanno" col promt "amore sincero", ergo "Delphinium".